RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 9 DICEMBRE 2020

https://scenarieconomici.it/il-regalo-del-mondo-in-lockdown-milioni-di-morti-per-fame/

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

9 DICEMBRE 2020

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

… le parole cadono senza legami, quasi si rovesciano e poco manca che precedano lo stesso parlante

LONGINO, Il sublime, Rusconi, 1988, pag. 139

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/manlio.presti

https://www.facebook.com/dettiescritti

Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna. 

Tutti i numeri della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com

 

 Precisazioni

 www.dettiescritti.com è un blog intestato a Manlio Lo Presti, e-mail: redazionedettiescritti@gmail.com 

 Il blog non effettua alcun controllo preventivo in relazione al contenuto, alla natura, alla veridicità e alla correttezza di materiali, dati e informazioni pubblicati, né delle opinioni che in essi vengono espresse.

Nulla su questo blog è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali. 

 Le immagini e le foto presenti nel Notiziario, pubblicati con cadenza pressoché giornaliera, sono raccolte dalla rete internet e quindi di pubblico dominio. Le persone interessate o gli autori che dovessero avere qualcosa in contrario alla pubblicazione delle immagini e delle foto, possono segnalarlo alla redazione scrivendo alla e-mail redazionedettiescritti@gmail.com 

La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

SOMMARIO

Alcuni punti da chiarire della bozza di riforma del MES
70 MILA AGENTI PER UNA GUERRA CONTRO IL POPOLO ITALIANO
LA PANDEMIA E LA SVOLTA AUTORITARIA
Per non dimenticare: era il 21 febbraio 2020
In ricordo di Gian Maria Volonté
IL REGALO DEL MONDO IN LOCKDOWN: MILIONI DI MORTI PER FAME
PARACELSO E LE CAUSE OCCULTE DELLE MALATTIE
Tolkien? Anarchico & tomista
Linguaggio e natura nella biopolitica contemporanea
Avvelenamento Navalny: obiettivo Nord Stream 2
In che modo Facebook affronta il problema delle informazioni false attraverso i fact-checker indipendenti?
Google, Facebook e Airbnb diventano collaboratori fiscali, ma non pagando le tasse
Google, Facebook e Airbnb diventeranno «collaboratori fiscali» della Ue
Un colpo all’elusione fiscale dei giganti del web: dovranno comunicare al Fisco i dati delle transazioni digitali degli utenti
Vittorio Da Rold
I 2 grandi rischi per le banche nel 2021
UN LAVORATORE SU CINQUE PERDERA’ IL LAVORO.
Trump ha realizzato il primo boom egualitario degli ultimi decenni
6-12-2020 Elezioni USA: scattano i primi arresti
C’è la volontà politica di uscire dalla logica emergenziale?
Ex Vicepresidente PFIZER e medico-Deputato tedesco presentano petizione per fermare l’approvazione del vaccino.
Sterilità indotta dal vacccino. L’attuazione del “PIANO” prosegue
Head of Pfizer Research: Covid Vaccine is Female Sterilization
Google e Facebook ancora nel mirino dell’Antitrust Usa

 

 

EDITORIALE

Alcuni punti da chiarire della bozza di riforma del MES

Manlio Lo Presti – 9 dicembre 2020

https://www.pmi.it/economia/mercati/331703/riforma-del-mes-tutte-le-proposte.html

Oggi è in corso il dibattito per l’approvazione della bozza di riforma del MES. La diffusione delle notizie è concentrata sui gruppi politici che approveranno e sulla tenuta della maggioranza.

Nessuno di questi canali di informazione ha allestito una trasmissione, fra le quasi venti esistenti, che illustrasse i punti critici di questa bozza reperibile sul sito del Senato qui:

 http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/01132368.pdf

Le poche notizie focalizzate sui punti critici sono pubblicate e diffuse da canali aventi una portata limitata che, al massimo, tocca le 500.000 visualizzazioni.

Abbiamo circa 20/21 rubriche televisive o web che parlano di qualsiasi minuzia, delle scaramucce fra politici, dei gruppi che si sfaldano e si ricompattano, come nella migliore eterna tradizione trasformista italiana, del covid1984 preso da alcuni esponenti politici, della martellante contabilità impossibile da verificare dal cittadino.

VALANGHE DI NOTIZIE IRRILEVANTI PER SEMINARE COLLASSI COGNITIVI DELLA POPOLAZIONE!

Tutto calcolato dagli alacri allievi di Bernays…

Ulteriori limitazioni alla diffusione di queste informazioni critiche sono aumentate dalla frammentazione di numerosi gruppi di opinione che, gelosissimi della loro autonomia, non hanno capito che la loro esistenza dipende dalla creazione di una alleanza federata per unire le forze. Sulla frammentazione che persiste mi viene il sospetto che tale situazione sia mantenuta dalle diverse fonti di finanziamento di alcuni di questi gruppi.

È da precisare che i cittadini non sanno NULLA sulle fonti di finanziamento e sulla entità delle somme ricevute da questa galassia frammentata di gruppi e gruppetti che però reclamano a gran voce una totale trasparenza da parte del governo in carica, dei partiti, ecc. ecc. ecc.  I DOVERI SONO SEMPRE DEGLI ALTRI!

TUTTO CIÒ PREMESSO

Propongo una lista di osservazioni a caldo di cui, ripeto, si è parlato poco o se ne è parlato parzialmente e male.

La lista è indicativa ma non esaustiva, ovviamente:

Art. 12 a – Pag. 25 – Valutazione MES, BCE E FMI – Chi stabilisce la rimborsabilità dei debiti nazionali?

Art. 12 B – COSA SIGNIFICA “AGGIUSTAMENTO MACROECONOMICO”?

Art. 13 – PRESTITI DEL MES SONO PRIVILEGIATI!

Art. 15A – Il MES rispetta i poteri delle istituzioni e degli organi dell’Unione quali attribuiti dal diritto dell’Unione europea.

Art. 15B – il MES decida sull’impiego del dispositivo di sostegno entro 12 ore dalla domanda del CRU, termine che il direttore generale può eccezionalmente prorogare a 24 ore, in particolare in caso di un’operazione di risoluzione particolarmente complessa, sempre nel rispetto degli obblighi costituzionali nazionali

Art. 16 – INDIPENDENZA DEL D.G. PRESUPPONE LO SCUDO LEGALE?

Pag. 28 – il MES può seguire e valutare la situazione macroeconomica e finanziaria dei suoi membri, compresa la sostenibilità del debito pubblico, e analizzare le informazioni e i dati pertinenti.

A tal fine il direttore generale collabora con la Commissione europea e la BCE per assicurare totale coerenza con il quadro di coordinamento delle politiche economiche stabilito dal TFUE.

Pag. 28 punto 4 – Fatto salvo il paragrafo 1, la condizionalità applicata è commisurata allo strumento di assistenza finanziaria scelto, conformemente al presente trattato.

COSA INTENDIAMO PER “CONDIZIONALITA’” E COME SI ARTICOLA

Pag. 30 – motivi di urgenza che fanno derogare dai meccanismi di maggioranza qualificata

Pag. 33 – punto 4: D.G. E PERSONALE DEL MES RISPONDONO SOLAMENTE AL MES – SCUDO LEGALE?

Art. 8 Pag. 33 – punto 3: Le quote di capitale autorizzato non sono in alcun modo gravate da oneri, pegni ed ipoteche e non sono trasferibili, fatta eccezione per i trasferimenti conseguenti alla

rimodulazione del modello di contribuzione di cui all’articolo 11 in misura necessaria a garantire che la ripartizione delle quote corrisponda al modello modificato.

Pag. 36 – punto 2: I prestiti tramite il dispositivo di sostegno sono concessi soltanto in ultima istanza e purché sia assicurata la neutralità di bilancio nel medio periodo. COSA SI INTENDE PER “NEUTRALITA’ DI BILANCIO?

Pag. 36 punto 5: le operazioni di assistenza finanziaria effettuate dal MES ai sensi del presente trattato siano, ove pertinente, coerenti con il diritto dell’Unione europea, in particolare con le misure di coordinamento delle politiche economiche previste dal TFUE.

Pag. 38 punto 1: purché siano soddisfatti i criteri di ammissibilità applicabili a ciascun tipo di tale assistenza stabiliti nell’allegato III – COSA CONTIENE L’ALLEGATO 3 DI PAG. 55 (ART. 13 E 14 DEL PRESENTE TRATTATO)

Art. 14 – punto 1: DEBITO PUBBLICO SOSTENIBILE – Come è valutato quello italiano?

Pag. 38 – punto 2 e 3: CONDIZIONI ASSOCIATE ALLA RICHIESTA DI PRESTITO – IMPORTANTISSIMO

Aspetto il contributo esperto di qualche studioso disposto a chiarire al meglio tali questioni volutamente senza risposta.

P.Q.M.

Con leale franchezza, devo dire apertamente che non credo affatto che le opposizioni ufficiali parlamentari né i gruppi della dissidenza dei cittadini abbiano assolto ad un completo dovere di trasparenza usando piuttosto la facile arma dell’allarmismo, dei messaggi sparati (a salve) per creare paura, ma soprattutto, confusione e caos: IL CITTADINO DEVE ESSERE STORDITO DA UNA NUBE TOSSICA PERCETTIVA!!!

SI EVIDENZIA QUINDI IL FATTO CHE QUALSIASI GRUPPO, AL POTERE O ALL’OPPOSIZIONE, È CHIAMATO A FARE LA PROPRIA PARTE – E BENE!

NESSUNO DEVE CAPIRCI NULLA!

Ne riparleremo …

 

TEMI TRATTATI

#riformaMES #prestitiUE #condizionalità #debitopubblicosostenibile

#collassopercettivo #caosdisinformativo #scudolegale #mes #bce #fmi

#finanziamentigruppidissidenti #senato #gruppidissidenti

 

 

IN EVIDENZA

70 MILA AGENTI PER UNA GUERRA CONTRO IL POPOLO ITALIANO

 

Dicembre 7, 2020 posted by Guido da Landriano

 

Il ministro degli Interno Lamorgese si è vantata di mettere in campo 70 mila uomini per “Controllare” quei farabutti degli italiani, per evitare che si spostino da comune a comune, che magari, in un momento di follia, voglia passare da Berzano di Tortona a Volpeglino (in tutto meno di 300 abitanti), da Vallo Sabino a Ascrea (in tutto meno di 600 abitanti), per cui possano fare degli assembramenti. Perchè, per qualche testa fina del Viminale Berzano, Volpeglino, Vallo Sapino Ascrea, Castel di Tora, sono comuni grandi ed abitati come Roma , Milano, Napoli, Palermo o Torino. Dato che chi scrive questi documenti, probabilmente, non conosce nulla al di fuori di Roma, non pensa che si richiudono milioni di italiani in micro-realtà con blocchi che non si vedevano dal medioevo. Torniamo all’anno mille con gli sgherri a controllare i confini fra i feudi?

Lamorgese si vanta delle sue forze di occupazione per 70 mila uomini. Per d’are un’idea l’Unione Sovietica, come ci ricorda Marco Rizzo, utilizzò 52 mila soldati per occupare l’Afghanistan, e mosca doveva combattere contro i temibili Mujaheddin, guerriglieri di tutta prova. Perchè la Lamorgese deve minacciare di schierare 70 mila uomini? Teme delle rivolte di massa? Siamo in una situazione di guerra civile? Perchè i contagi sono in calo, quindi non c’è una spiegazione sanitaria, ma poi quale emergenza sanitria richiede i Carabinieri e non i medici? Siamo diventati tutti così stupidi da non capirlo?

Il Governo schiera un esercito contro gli Italiani. Non lo ha schierato contro la criminalità,  tanto che ci sono zone di spaccio senza legge, non li ha schierati per difendere le frontiere, ma li ha schiera contro gli Italiani a Natale!: A questo punto ci vorrebbe un atto di disobbedienza sicura e pacifica, uno scambio di doni fra tutti gli italiani, forze dell’ordine in testa. per far capire che gli italiani  non sono nemici di nessuno che, a sua volta, a Roma o a Bruxelles, non lo consideri un nemico.

Tanto per aggiungere qualcosa, eccovi Paragone sul tema:

VIDEO QUI: https://youtu.be/1VLNTTG0Jis

FONTE: https://scenarieconomici.it/70-mila-agenti-per-una-guerra-contro-il-popolo-italiano/

 

 

 

LA PANDEMIA E LA SVOLTA AUTORITARIA

 

Dicembre 8, 2020 Mimmo Caruso

Come sappiamo la Costituzione non prevede un diritto speciale per lo stato di emergenza ma disciplina la forma più grave di emergenza ovvero lo stato di guerra prevedendo la proroga della durata delle Camere (art. 60, comma 2) e il conferimento al Governo (non al Presidente del Consiglio) dei poteri necessari (non i pieni poteri) nel caso di deliberazione per legge dello stato di guerra (art. 78) mentre, per altro verso, in casi straordinari di necessità e urgenza il governo può emanare decreti legge controfirmati dal Presidente della Repubblica da presentare in Parlamento per la conversione in legge pena la decadenza ex tunc. In entrambi i casi resta ferma sia la centralità del Parlamento sia il principio di collegialità nel senso che il potere decisionale non può essere concentrato nelle mani di un solo uomo.

Tuttavia, i numerosi decreti del Presidente del Consiglio emanati per contrastare la diffusione della pandemia da coronavirus hanno creato, di fatto, un diritto speciale emergenziale capace di limitare e, in alcuni casi, di annullare del tutto diritti e libertà riconosciuti e garantiti dalla Costituzione: la libertà personale (art. 13), di circolazione (art. 16)di riunione (art. 17), di associazione (art. 18), di culto (art. 19), il diritto all’istruzione (art. 34), la tutela del lavoro (art. 35), la libertà di impresa (art. 41) in nome della tutela del diritto alla salute ritenuto preminente sugli altri in questa contingenza storica per cui occorre chiedersi se i provvedimenti adottati dal Presidente del Consiglio siano conformi alla Costituzione tenuto conto dei criteri di proporzionalità, bilanciamento, necessità, temporaneità.

Occorre domandarsi in particolare: a) se il diritto alla salute possa essere davvero considerato preminente; b) se i DD.P.C.M, sia pure formalmente coperti da decreti legge convertiti in legge, possano legittimamente comprimere diritti costituzionali garantiti da riserva assoluta di legge; c) se le misure contenute nei DD.P.C.M. possano essere considerate proporzionate e adeguate rispetto alla reale offensività dell’emergenza epidemiologica; d) se, di fatto, si sia verificata una rottura della Costituzione con riferimento all’equilibrio nell’assetto dei poteri degli organi costituzionali.

Sbaglia chi ritiene che il sacrificio di diritti costituzionali possa essere accettato per la tutela del diritto alla salute ritenuto preminente rispetto a tutti gli altri diritti dell’individuo in ragione dell’aggettivo fondamentale utilizzato dai costituenti nella formulazione dell’art. 32.

Infatti, pronunciando sul caso Ilva, la Corte Costituzionale ha affermato che tutti i diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione si trovano in rapporto di integrazione reciproca e non è possibile individuare uno di essi che abbia la prevalenza assoluta sugli altri per cui anche in una situazione emergenziale occorre operare un ragionevole bilanciamento tra valori non essendo possibile limitare l’esercizio di alcuni diritti costituzionali in nome della tutela di altri ritenuti prevalenti.

Sotto questo profilo, ad esempio, è da ritenere senz’altro abnorme la decisione di limitare la libertà di impresa chiudendo interi comparti economici (palestre, piscine, ristoranti, bar) vieppiù in assenza di evidenze scientifiche sulla responsabilità nella diffusione dei contagi proprio in quei settori.

Il ragionevole contemperamento di interessi di pari rilevanza emergenti da situazioni giuridiche costituzionalmente riconosciute e protette non poteva affatto essere compiuto con lo strumento giuridico dei decreti del Presidente del Consiglio ma doveva essere rimesso al legislatore e quindi al Parlamento anche per mezzo della decretazione d’urgenza.

I decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, infatti, sono atti amministrativi utilizzati per dare attuazione a disposizioni di legge e per la loro natura di fonti normative secondarie non sono idonei né all’opera di bilanciamento tra valori costituzionali né tantomeno possono essere legittimamente utilizzati per incidere sulle libertà costituzionali che possono essere limitate soltanto per legge.

A nulla vale la formale copertura di precedenti decreti legge convertiti in legge dal momento che questi ultimi consistono nella astratta previsione di mere facoltà concretamente applicate, integrate e ampliate dai successivi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri.

E questo è un ulteriore profilo di illegittimità poiché, come avvertito da autorevole dottrina, “nelle materie coperte da riserva di legge assoluta è possibile rilasciare alle fonti subordinate solo l’emanazione di disposizioni di dettaglio necessarie all’esecuzione e perciò solo secundum legem, non praeter e tanto meno contra” (C. Mortati, Istituzioni di Diritto Pubblico).

A ciò si aggiunga che i divieti di spostamento estesi alla generalità dei cittadini e non limitati a luoghi circoscritti, il coprifuoco dalle 22 alle 5, l’obbligo di permanenza all’interno della propria abitazione in mancanza di valida giustificazione per uscire rappresentano privazioni della libertà personale senza il rispetto della duplice riserva di legge e di giurisdizione prevista dall’art. 13 della Costituzione.

Il sacrificio delle libertà costituzionali e le pesanti limitazioni imposte a interi settori economici per mezzo di atti discrezionali del Presidente del Consiglio senza il coinvolgimento del Parlamento non sono affatto giustificati dalla virulenza della pandemia poiché la stragrande maggioranza dei contagiati non accusa sintomi e solo una minima percentuale presenta complicazioni tali da richiedere il ricovero in ospedale. In effetti i dati OMS, recentemente pubblicati, evidenziano che il tasso di letalità del Covid 19 è dello 0,14% assai vicino a quello dell’influenza che è dello 0,10% mentre l’ebola può arrivare al 90% sicché sono in molti a ritenere che la vera preoccupazione del governo sia quella di mascherare le inefficienze degli ospedali per la carenza di posti letto e personale sanitario a causa dei tagli indiscriminati alla sanità nel corso degli ultimi anni per contenere il debito pubblico così come imposto dai vincoli europei.

Ma la conseguenza più grave è che con l’escamotage di una emergenza ospedaliera più che epidemiologica sia stata impressa una svolta autoritaria stravolgendo la Costituzione visto che il Parlamento da fulcro dell’ordinamento è stato relegato al ruolo di comparsa e la suprema autorità dello Stato è il Presidente del Consiglio atteso che i suoi decreti prevalgono sulla legge, annullano i diritti costituzionali e sono sottratti ad ogni forma di sindacato del Parlamento stesso che è solo informato del contenuto dei DD.P.C.M. per graziosa concessione del Presidente del Consiglio.

Nemmeno negli anni drammatici del terrorismo e dello stragismo, vere emergenze nella Storia della Repubblica, si era assistito ad una così alta concentrazione di poteri nelle mani di un solo uomo diventato Presidente del Consiglio per grazia ricevuta e non certo per volontà degli italiani.

FONTE: https://scenarieconomici.it/la-pandemia-e-la-svolta-autoritaria-di-mimmo-caruso/

 

 

Per non dimenticare: era il 21 febbraio 2020

https://www.facebook.com/1994082794164127/posts/2772322989673433/?sfnsn=scwspwa

FONTE: https://www.facebook.com/1994082794164127/posts/2772322989673433/?sfnsn=scwspwa

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

In ricordo di Gian Maria Volonté

Il 6 dicembre 1994 scompariva, a 61 anni, uno dei più grandi attori del Novecento, Gian Maria Volonté. Lo ricordiamo partendo da un avvenimento della sua vita in apparenza marginale ma rivelatore di eloquenti e recondite sfaccettature della sua straordinaria personalità.
di Giovanni Savastano

Io non ho mai ragionato in termini di simpatia o antipatia.
Può anche darsi che molti non mi possano vedere.

A me non interessa niente, perché non intendo vendere niente”.

Se mai si potesse scegliere un testamento spirituale tra le tante idee, pensieri, azioni, identità portate alla vita da Gian Maria Volonté, la suddetta frase, tratta da una sua intervista a Panorama del 9 dicembre 1971, sarebbe certamente eleggibile tra le più rappresentative.

A Maurizio Costanzo, all’epoca, deve essere sfuggita quella riflessione: se l’avesse letta, e con attenzione, forse si sarebbe preparato meglio psicologicamente a ricevere lo statuario Volonté nello studio di “Bontà Loro”, la sua trasmissione Rai di successo che una sera di quasi sei anni più tardi, il 2 maggio 1977, aprì le porte al grande attore sullo sfondo di una forte eco mediatica e di grandi aspettative da parte dell’opinione pubblica e della stampa.

La potenza di quella stentorea battuta finale, “non intendo vendere niente”, cozza, oggi come allora, con l’idea che l’uomo comune ha di chi usa ed espone il proprio corpo-volto-voce per rappresentare la realtà attraverso la finzione: nell’immaginario generale, l’artista che “non vende niente” pare un ossimoro. Difatti, nella affiliazione emotiva ed identificativa che si crea tra spettatore ed attore, sembra che il primo, tramite meccanismi psicologici narcisistici ed onnipotenti quasi infantili, pretenda di ‘comprare’, di possedere il secondo tanto da voler sapere tutto di lui: è il meccanismo del divismo su cui, per decenni, ha proliferato l’industria dello spettacolo mondiale, da Hollywood a Cinecittà. Ma Gian Maria Volonté, nella galassia della recitazione, è sempre stato un pianeta a sé stante, sfuggente a tutte le regole della diffusa e spesso malcelata triade ‘compromesso-conformismo-clientelismo’, basilare cocktail da manuale del ‘venditore’ ma, decisamente, formula killer di ogni creatività inventiva.

Pertanto, in quella puntata di “Bontà Loro”, Volonté, per l’ennesima volta nella sua esistenza, non scese a compromessi: non avendolo mai fatto sui set con i più grandi registi, avrebbe mai potuto cedere alle lusinghe di uno studio televisivo? Il conflitto dialettico, anche aspro, fu la sua linfa esistenziale tanto nella vita che nella carriera; e anche quella sera, sul piccolo schermo, egli diede forma ad una lotta all’ultimo ‘sudore’ (Costanzo commenterà: “…quando non eravamo inquadrati…Volonté ed io ci scambiavamo fazzoletti di carta utili per rinfrancarci”) su un ring per lui nuovo, quello di un salotto televisivo, progenitore dei futuri, dilaganti, ‘talk show’.

Con l’elettrodomestico dal tubo catodico, d’altronde, l’attore, nato a Milano ma cresciuto a Torino, aveva mantenuto sempre un rapporto di sana equidistanza, se si eccettuano le sue numerose apparizioni, tra gli anni ’50 e ’60, in storici sceneggiati Rai di spessore e di successo: in primis “L’idiota” di Dostoevskij con Giorgio Albertazzi, poi “Vita di Michelangelo” e “Caravaggio”, entrambi diretti da Silverio Blasi, fino alla fulminante partecipazione alla puntata in tre episodi “Una vita in gioco” nel popolarissimo “Le inchieste del Commissario Maigret” con Gino Cervi. Fu con il coinvolgimento – d’eccezione – negli show di intrattenimento “Diamoci del tu” di Giorgio Gaber e “Incontro con Joan Baez” (quest’ultimo da lui co-condotto insieme a Sergio Fantoni con testi di Giorgio Calabrese e regia di Enzo Trapani), entrambi del 1967, che Volonté mise una temporanea parola fine, per un decennio, al rapporto con la TV di Stato, in coerenza con quanto da lui stesso espresso in un’intervista a Lina Coletti pubblicata su “L’Europeo” nel 1972 in cui affermava, lapidario: “La TV è un grande stomaco, digerisce Fellini, Rossellini, digerirà Visconti, prima o poi digerirà anche noi”, peraltro in sintonia intellettuale con quanto dichiarato nello stesso momento storico da Pier Paolo Pasolini il quale, ai microfoni di Enzo Biagi, denunciava lo spudorato potere manipolativo dello strumento televisivo.

Volonté – Costanzo. Il match di stasera”, titolava quindi “La Stampa” il giorno della messa in onda della fatidica puntata di “Bontà Loro”.

Quell’intervista fece notizia all’epoca perché si rivelò un incontro-scontro tra due mondi opposti: da un lato, la propensione di Costanzo a carpire dettagli dal privato e dall’intimo dell’attore; dall’altro, la scherma di Volonté nel rimandare indietro questa ‘invasione’ per tentare di trasformarla in un dialogo di interesse generale e politico.

Quel ‘match’ fu uno dei più rilevanti momenti mediatici, simbolo di un punto di svolta (il famoso “cosa c’è dietro l’angolo” di Costanzo?) che, in quella fase storica, stava prendendo piede sull’onda del cosiddetto ‘riflusso’: il travasamento del privato nel pubblico che, a partire dagli anni ‘70, avrebbe progressivamente investito la nostra società, soprattutto grazie alla televisione, fino a confluire nell’edonismo degli ’80. Tutti i giornali e gli intellettuali a cavallo dei due decenni discettavano intorno a questa neo-nata metafora acquatico-ideologica, ‘riflusso’, appunto, indicante il ritiro nel privato, determinato da una delusione collettiva: da Giorgio Bocca (“riflusso è il risvolto della crisi dei miti e dei riferimenti che mancano”) al “Corriere della Sera”, che pubblicò addirittura in prima pagina la lettera di un lettore (poi rivelatasi falsa), il cui focus consisteva nel mettere in piazza la propria intimità sentimentale.

In quel contesto storico Volonté, nel braccio di ferro con Costanzo, sembrò fare inconsapevolmente ma simbolicamente da “diga” alla “inondazione” che i media stavano cominciando a mettere in atto: contro il nuovo motto “il privato è pubblico” inaugurato anche dal giornalista-conduttore, l’attore, fedele alla sua formazione intellettuale, e conforme probabilmente ad una personale ritrosia e timidezza, tentò di ribadire, all’opposto, che il personale è politico, ma non pubblico. Gian Maria venne definito spigoloso, difficile, ombroso dalla stampa dell’epoca: solo pochi intellettuali, con i loro interventi sull’argomento ‘riflusso’ incentrati, in quello scorcio del 1977, proprio sulla nuova formula inaugurata da “Bontà Loro”, colsero il rischio insito nello svelamento del vissuto personale in una cornice mediatica di per sé manipolatoria, foriera di una pseudo-cultura da ‘buco della serratura’ giocata sulla scacchiera di una informazione voyeuristica al prezzo della perdita di un sano pudore. Tra quei pochi emerse Oreste Del Buono, il quale dichiarò che la nuova moda delle ‘confessioni in pubblico’ non era altro che un gioco tra bari che spacciano racconti menzogneri per verità, come in un passatempo da salotto. Tale tendenza generale alla mancanza di reticenza conosce una battuta d’arresto anche grazie a Volonté che, davanti a milioni di telespettatori, solo in apparenza sembra buttarsi nella fossa del leone: “Quali sono i tuoi rapporti con le donne?” esordisce a telecamera accesa il caustico Costanzo. “Mah, i miei rapporti con le donne…” replica l’attore. “Solo in generale, poi scendiamo in particolari… io mi sono un po’ documentato…” lo incalza il conduttore. “Sì va bene… io pretendo di avere un rapporto soprattutto …con la tematica del mondo femminile, della donna… uno degli aspetti più significanti è proprio che questo tipo di tematica si innesta oggi anche nel privato con forza, e questo mi pare un aspetto molto interessante”. Fine primo round: già in questo scambio di battute si evidenziano grammatiche sentimentali e sintassi argomentative agli antipodi. Continuano: “…ma scendendo un pochettino più nel privato, il tuo rapporto con le donne con le quali hai avuto un rapporto sentimentale… qual è il tuo bilancio?”, insiste il giornalista”. La tendenza e l’aspirazione – non sempre ci sono riuscito – è quella di un rapporto adulto, alla pari…”, concede Gian Maria.

Il padrone di casa non si lascia sfuggire la piccola apertura e, nel tentativo di ammorbidire l’ospite-avversario, lo rassicura di non voler fare “dell’autobiografia, vorrei fare un discorso più generale… tu ritieni che sia giusto soffrire se finisce una vicenda e magari non ne comincia un’altra…?”. “Beh, sì, in qualche modo sì… ma se un rapporto è lungo, certo non è facile la soluzione, perché c’è un cumulo… un patrimonio… che a un certo punto s’interrompe… certe cose rimangono come parte di noi”. Tra una sudata e l’altra, rendendosi conto che Volonté cerca di non abbandonare la gentilezza pur mantenendo una durezza di fondo per evitare di personalizzare oltre un certo limite (il suo uso dell’impersonale noi al posto dell’io è quasi costante), Costanzo sposta abilmente l’asse su “una domanda più frivola: so che tu non ami, giustamente, essere definito ‘divo’. Ma poniamo l’ipotesi di una ragazza (che) ti chieda un autografo? Cosa fai? Eviti di essere Volonté, arrossisci?”. L’equilibrio tra il tono colloquiale e la riservatezza viene mantenuto dall’attore con un laconico “No, no, semplicemente dico che forse l’autografo non ha molto senso e che forse è meglio conoscerci così, ci diamo la mano… buonanotte”. Il ‘leone’-Costanzo, pronto per una zampata che azzoppi la sua presunta preda, cerca di affondare il colpo con un insinuoso “magari anche un appuntamento. O no?”.

Non mi è mai capitato”, lo gela, roccioso, Gian Maria, consapevolizzando pian piano che, sebbene avesse promesso di non chiedergli “dell’autobiografia”, il giornalista sta, sottilmente, facendo esattamente l’opposto per arrivare infine a tendergli una trappola tendenziosa quando gli domanda se è vero che lui abiti in una località di mare vicino Roma, “a Fregene se non sbaglio… da solo, è vero? Insomma, non vivi al centro di una città, che sarebbe, forse, un antidoto contro la solitudine… perché hai operato questa scelta?”.

A quel punto Volonté sferra, placidamente, un colpo da k.o., rispondendo, ma con un’altra domanda: “Ma tu dove vivi?”.

Si perde così il confine tra chi guarda e chi viene guardato, tra chi fa domande e chi risponde; i ruoli si confondono, chi osserva il quadro è anch’egli risucchiato nel dipinto. Il conduttore, trovandosi d’improvviso a farsi, suo malgrado, condurre, inciampa in un “Io a Roma, nel centro…”, allorché l’attore lo incalza: Escludi di andare al mare?”, “No”, rilancia un ormai disorientato Costanzo, “non lo escludo, ma voglio dire, io vivo al centro…”. Da quel momento il dialogo si spezza dipanandosi in due rivoli inconciliabili, l’uno che pare avvilupparsi intorno ad una rotonda da traffico cittadino, l’altro che sfocia ineluttabilmente nella libertà del mare aperto: “Io vivo lì perché mi piace molto il mare, sono anche un appassionato velista, sto bene lì…” ribadisce Gian Maria, mentre Costanzo insiste su una presunta lettura psicologica in negativo della scelta del mare come avente un “significato di non voglia di stare con gli altri, di bisogno di chiudersi… o no?”. E Volonté: “Te l’ho spiegato, a me piace molto stare al mare… se poi vuoi un’interpretazione…”. Il round finale è definitivamente dirimente: “No”, insiste il giornalista, “io voglio la verità, quindi non chiedo…”, ma l’attore lo blocca: “Non c’è una sola verità. Il mare a me piace molto… questo non vuol dire che io non veda gli altri, perché è vicinissimo a Roma…”. Non c’è tempo di riprendere fiato agli angoli del ring, e allora Costanzo ripreme lo stesso tasto con un “si avrebbe, o almeno si ha, l’impressione di questo tuo bisogno di chiusura, invece non è vero evidentemente…”.

“Chissà…”, lo smonta Volonté, “forse tutti hanno bisogno qualche volta di stare con se stessi”.

Questa ultima frase segna il confine tra ciò che il mondo dell’apparire, in base a proprie leggi, considera una chiusura, e l’universo dell’essere che si espande invece su percorsi di diritti di intimità non omologata.

Una dinamica comunicativa di tale fatta deve essere stata la stessa sviluppata interiormente dall’attore Volonté nella costruzione dei suoi personaggi: quando gli chiedevano come entrava nei ruoli, rispondeva laconico “non entro e non esco”. Da ‘attore-scultore’ cresciuto nel Teatro ambulante dei Carri di Tespi, lui scansava l’eccesso e lavorava per sottrazione, scalpellando il marmo narcisistico e opprimente dell’Io per dare forma e spazio all’essere identitario – il personaggio – che da lì doveva nascere. Tutto l’opposto, quindi, del linguaggio televisivo già in nuce in quello scorcio temporale, rispetto al quale “Bontà Loro”, tutto sommato, era ancora su un crinale di possibile e decente differenziazione tra realtà e rappresentazione. Ma quella finestra finta che Costanzo apriva nello studio ad ogni inizio puntata, già si affacciava su un mondo di dilagante esasperazione dell’Io televisivo, una identità posticcia fatta passare per vera: da lì alla tv della rissa e del turpiloquio, sdoganata spesso anche dalle sue stesse trasmissioni-epigone, il passo sarà breve. La TV diventerà, a differenza del Cinema e del Teatro, l’unico mezzo usato per creare finzione spacciata per realtà.

Nei giorni seguenti alla messa in onda del ‘match’, le reazioni furono in sintonia con il tono del titolo scelto da “La Stampa”: “Volonté ha resistito”. Una ‘resistenza’ alla spersonalizzazione televisiva infilata sotto le mentite spoglie di una presunta “confessione” personale in pubblico: “Volonté era chiuso” chiosava l’articolista del quotidiano torinese, “Costanzo macinava le sue domande, l’attore le respingeva come un muro. Con una punta di ironia maligna: <<Certo che sono in difficoltà, non sei il personaggio televisivo dell’anno?>>. Costanzo incassa freddamente, Volonté torna alla carica…<<Senti Costanzo, che ne pensi dei giovani?>>. Costanzo risponde ruvidamente <<Mi pagano per far domande>>. Costanzo non ha sedotto Volonté. Peccato”. Quella seduzione, qualora fosse riuscita, forse sarebbe stata percepita dall’artista come una forma di prostituzione del proprio vissuto. Lo intuì probabilmente lo stesso Costanzo quando, nello stilare la pagella stagionale dei suoi ospiti del programma, riservando a Volonté un prevedibile 4, si contraddisse però nel giudizio motivazionale in cui, dopo avere ammesso che l’attore aveva “dato di se stesso un’immagine abbastanza silenziosa, abbastanza interessante”, confessò di essersi irrigidito “con deplorevole petulanza” nella conduzione di quell’intervista. Mentre il giornalista si avviava, sul finire degli anni ’70, a fondare e dirigere un nuovo quotidiano stile tabloid inglese dalla breve vita, chiamato eloquentemente “L’Occhio”, Volonté si ritraeva progressivamente per proteggere l’intimità di un Io non narcisistico, e non in overdose di se stesso: l’Io di un Artista della parola e del corpo che sperimenterà, suo malgrado, un graduale isolamento personale e professionale ed un allontanamento da un mondo esasperato dall’apparire che fagocita l’essere, ben rappresentato, dagli anni ’80 in poi, dalle tv dell’epoca berlusconiana. Dalla fine del decennio ’70, dopo aver regalato al mondo altre monumentali ‘sculture’ cinematografiche, da “Cristo si è fermato a Eboli” a “Il Caso Moro” per arrivare alla consacrazione con “Porte Aperte” di Gianni Amelio, candidato all’Oscar, Gian Maria Volonté dovrà spesso recarsi all’estero per trovare copioni, sceneggiature e personaggi degni della statura del suo talento.

E proprio fuori dai confini del suo Paese, concluderà la sua parabola di vita su un set cinematografico, quello de “Lo sguardo di Ulisse”, girato al confine tra la Bosnia e la Grecia settentrionale. L’ultima sua “statua” identitaria, esule, rimasta incompiuta.

* Psicoterapeuta e docente di Filosofia e Psicologia, è autore di diversi articoli e libri tra cui il saggio biografico “Gian Maria Volonté. Recito dunque sono”, pubblicato da Edizioni Clichy nel 2018.
(6 dicembre 2020)

FONTE: http://temi.repubblica.it/micromega-online/in-ricordo-di-gian-maria-volonte/

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

IL REGALO DEL MONDO IN LOCKDOWN: MILIONI DI MORTI PER FAME

 

Dicembre 7, 2020 posted by Giuseppina Perlasca

Secondo il capo del World Food Programme (WFP), il numero di persone che ora è sull’orlo della fame è raddoppiata a causa della pandemia COVID-19 e dei conseguenti effetti economici delle reazioni del governo al virus.

Il direttore del WFP, David Beasley, che in precedenza aveva avvertito che la “cura” per la pandemia COVID-19 non avrebbe dovuto  essere peggiore della malattia, ha detto venerdì all’Assemblea generale delle Nazioni Unite che 270 milioni di persone stanno ora “marciando verso la fame” a seguito degli effetti economici della pandemia.

“Come avevo avvertito il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad aprile, se non stiamo attenti la cura potrebbe essere peggiore della malattia a causa dell’effetto a catena economica – se non gestiamo interruzioni economiche, interruzioni della catena di approvvigionamento, ecc. . … “Beasley ha detto al consiglio.

“Come avevamo previsto ad aprile, il numero di persone che avrebbero marciato verso il baratro  della fame era già aumentato da 80 milioni a 135 milioni negli ultimi quattro anni, principalmente a causa dei conflitti bellici”, ha continuato il regista, aggiungendo:” Ora il numero di persone che non soffre la fame, ma letteralmente ne muore, è raddoppiato da 135 milioni a 270″.

Se pensate che questo sia un problema che colpisce solo i paesi in via di sviluppo dovremmo ricordarvi che Feeding America, l’associazione che gestisce le banche per il cibo negli USA, prevede che un bambino su quattro soffrirà la fame anche in quel paese per la fine del 2020.

La risposta dei governi mondiali, soprattutto occidentali, al Covid-19 è stata devastante, dal punto di vista economico. Alla fine sarà molto più semplice morire di fame, che di malattia. Un risultato che toccheremo direttamente con mano in Italia, grazie alle illuminate politiche di Conte.

FONTE: https://scenarieconomici.it/il-regalo-del-mondo-in-lockdown-milioni-di-morti-per-fame/

 

 

 

CULTURA

PARACELSO E LE CAUSE OCCULTE DELLE MALATTIE

6 Dicembre 2020  

Fin quando gli uomini non capiranno le ragioni occulte delle malattie, l’epidemia (tutte le pandemie) non sarà debellata.

Questo concetto deriva dalle conoscenze scientifiche e magiche dei Rosacroce e di Paracelso: il meccanismo psichico che spinge l’uomo al vizio della droga, dell’alcool e del sesso, al piacere sfrenato alimentato dalla droga e dall’alcool, è molto probabile che siano alla base dell’epidemia moderna.

E’ importante rilevare che l’uso smodato di droghe e di alcool comporta un’alterazione dei neuroni del cervello e un generale indebolimento del sistema immunitario: in poche parole è una porta aperta all’ingresso di virus e di malattie varie nel corpo umano.

Veniamo ora a Paracelso. Com’è noto Paracelso sviluppò una concezione sulla causa della malattie che lo pose in netta antitesi con la scienza ufficiale del suo tempo, antitesi che dura ancora oggi, per il semplice motivo che Paracelso ha evitato di sostenere esclusivamente e soltanto la causa biologica e materiale della malattia, ma ha indagato in primo luogo le cause occulte che descriveremo nel corso di questo nostro scritto, citando alcuni brani del celebre medico-occultista.

Se nella sfera della nostra anima esistono elementi malefici essi attraggono un’influenza astrale così da sviluppare malattie.

Le cause di tutte le malattie interne derivano egualmente dalla volontà. Tutte le malattie che non sono causate da alcuna azione meccanica proveniente dall’esterno sono dovute a un azione pervertita della volontà nell’uomo non più in armonia con le leggi della natura o di Dio. Se la sua volontà comincia ad agire in contrasto a queste leggi si creerà uno stato di disarmonia che da ultimo si esprime sul piano esterno visibile e non è necessario che la persona malata sia consapevole di questa attività disarmonica, perché la volontà che è in lei produce anche i movimenti armoniosi dei suoi organi interni senza rendersene conto e senza il consenso dell’intelletto.

A proposito della difesa immunitaria che sta alla base della difesa dell’organismo umano da tutti gli attacchi distruttivi delle malattie Paracelso dice:

L’uomo è molto più soggetto alle malattie che non gli animali in stato di libertà perché questi vivono in armonia con le leggi della loro natura mentre l’uomo agisce continuamente contro le leggi della propria natura specialmente nel mangiare e nel bere. Finché il suo corpo è forte, può espellere o superare le dannose influenze continuamente causate dalla sua intemperanza, dalla sua ghiottoneria e dai suoi gusti morbosi; ma un tale continuo sforzo di resistenza implica una seria perdita di vitalità e verrà un tempo in cui una malattia ne sarà il risultato.

Quando l’organismo è indebolito e la sua vitalità in declino possono svilupparsi i germi di altre malattie attraverso dannose influenze astrali, perché il suo potere di resistenza è fiaccato, e così una malattia può svilupparsi da un’altra.

Uno stato morboso del corpo è spesso causato da uno stato morboso della mente. La maggior parte delle malattie è dovuta a cause morali e il loro trattamento dovrebbe essere morale consistendo nel dare istruzioni e nell’applicare rimedi che corrispondono a quegli stati mentali che vogliamo indurre nel paziente.

In una parte della sua opera Paracelso parla dell’abuso di poteri fisiologici nel quale oggi configuriamo l’uso innaturale propiziato e favorito in maniera ossessiva dall’uso di droghe e di eccitanti di vario tipo ed il danno che si produce al sesso femminile che è la prime vittima di questi abusi (stiamo assistendo infatti da una parte a un’alterazione della sessualità nell’uomo che perde la virilità e si va effeminando e  dall’altra alle conseguenze che si riflettono sulla donna sempre meno femminile che tende a mascolinizzarsi: etimologicamente virile viene dal latino: vir, homo; donna (ita) dal latino domina (signora, padrona della casa)).

Molte malattie sono causate specialmente dall’abuso dei poteri fisiologici in conseguenza di che gli organi perdono la loro forza e la loro vitalità. I poteri sessuali possono esaurirsi prematuramente per gli eccessi, e la salute delle donne può essere distrutta dalla frequenza innaturale con cui vengono compiuti atti naturali.

Il vero medico studia le cause delle malattie studiando l’uomo universale. (si vedano a questo proposito gli studi di anatomia di Leonardo da Vinci, ndc) In esso esistono tutte le malattie che furono nel passato e saranno nel futuro.

L’origine delle malattie è nell’uomo e non fuori di esso; ma le influenze esterne agiscono nell’intimo e fanno sviluppare le malattie. Un medico che non sappia nulla di cosmologia saprà ben poco sulle malattie.

Le malattie che hanno cause spirituali includono tutti i mali che sono causati da passioni, cattivi desideri, pensieri disordinati, e immaginazione morbosa.

E’ meno noto che l’immaginazione malefica di una persona può influire sulla mente di un’altra, avvelenare la sua vitalità e danneggiare o uccidere il suo corpo. La ragione per cui questo non è generalmente noto, è che l’immaginazione della maggioranza degli uomini e delle donne, nell’attuale stato di civiltà, è troppo debole, troppo incerta la loro volontà, e la loro fede troppo pervasa dal dubbio per produrre gli effetti desiderati; ed è una fortuna che la loro immaginazione, per quanto malvagia possa essere, non abbia molto potere finché lo stato di moralità non sarà più avanzato di quanto non sia oggi.

L’immaginazione è la causa di molte malattie; la fede è la cura per tutte. Se non possiamo curare una malattia con la fede è perché la nostra fede è troppo debole; ma la fede è debole per mancanza di conoscenza; se fossimo consci del potere di Dio in noi stessi non potremmo mai venir meno. Il potere degli amuleti non consiste tanto nella materia di cui sono fatti quanto nella fede con cui vengono (costruiti) e portati (Izar); il potere curativo di una medicina spesso consiste non tanto nello spirito nascosto in essa quanto nello spirito con cui viene presa. La fede la rende efficace, il dubbio distrugge le sue virtù.

L’Ens spirituale (o volontà) è un potere che può agire sull’intero corpo e produrre o curare ogni genere di mali; non è un Angelo nè un demonio, ma è un potere spirituale che, nel corpo vivente, nasce dai nostri pensieri.

lo spirito, intangibile e invisibile è il principio spirituale che può essere viziato e malato come il corpo e trasmettere al corpo le sue malattie.

Tutte le malattie sono effetti di cause già esistenti. Alcune hanno origine da cause naturali e altre da cause spirituali. Le cause spirituali sono quelle che non sono state create da un uomo durante la sua vita presente ma che ha creato durante le sue vite pregresse. Per queste cause non vi è altro rimedio che aspettare pazientemente finché la forza malefica si è esaurita e la legge di giustizia sia stata soddisfatta perché anche se la giusta retribuzione dei nostri errori potesse essere evitata una volta, sarebbe solo rimandata e il male tornerebbe un’altra volta con in più gli interessi e una maggior forza.

Ogni persona che legge e medita su questi insegnamenti di Paracelso può giungere da solo alla naturale conclusione sul perché ai tempi di oggi siamo costretti a combattere con numerosi malanni e recentemente anche con epidemie che si stanno dimostrando resistenti alle cure (non sempre corrette secondo Paracelso) e pertanto distruttive del genere umano.

FONTE: https://associazioneignis.blogspot.com/

 

 

Tolkien? Anarchico & tomista

6 DICEMBRE 2020 – Sergio Flore

A lungo dileggiato, “Il Signore degli Anelli” (per meriti cinematografici?) è diventato un libro di culto, conteso da destra e sinistra. In realtà, ecco qual è il pensiero politico di J.R.R.

Se già è difficile conquistare quello stretto spazio in cui Letteratura e cultura pop si sovrappongono, le possibilità di occuparlo più a lungo della durata di una moda sono vicine allo zero. Anche per questo Il Signore degli Anelli è un’opera sostanzialmente unica. Il suo impatto culturale è stato enorme, il valore del libro innegabile. Fin dal secondo dopoguerra, quando un oscuro signore sembrava sconfitto, e un altro si faceva sempre più minaccioso, J.R.R. Tolkien e la sua opera hanno dovuto scontrarsi con riletture, interpretazioni, quesiti e appropriazioni da parte di ogni parte politica e ideologica. Comunità hippie, gruppi identitari di destra, pacifisti, democratici che vedevano nel potere di Sauron un’allegoria dei totalitarismi novecenteschi: un po’ tutti hanno provato a trascinare il timido filologo nel proprio campo.

E in Italia? Nel paese di Gramsci il mondo della cultura è il parco giochi della sinistra: per entrarci si deve fare a botte. Nel nostro Paese il Legendarium venne inizialmente ignorato dall’intellighenzia, che tentò poi di bollarlo come opera tendenzialmente fascista, anche per via della popolarità che l’universo di Arda godeva tra i giovani di una certa destra. Ma da almeno due decenni, complice il successo della saga cinematografica di Peter Jackson, il lavoro dell’instancabile Christopher Tolkien, e persino la quantità spropositata di pattume fantasy che deve confrontarsi con la storia dell’Anello del Potere, il fenomeno Tolkien è cresciuto enormemente, decisamente troppo per poter essere liquidato come semplice letteratura escapista. Con un gigante del genere nemmeno la tattica della Reductio ad Hitlerum poteva più funzionare. E quando non puoi sconfiggere il nemico devi cercare di portarlo dalla tua parte. Magari con una nuova traduzione, o con una bella serie tivù targata Amazon Studios. Ma chi scrive deve fermarsi qui. Meglio di lui, e sicuramente in maniera più equilibrata, tratta dell’argomento l’ottimo libro La Società della Contea, scritto da Luca Fumagalli e pubblicato da NovaEuropa Edizioni. Il tema del saggio, circa 140 pagine da gustare per approfondire gli aspetti morali e sociali del Legendarium, è quello del rapporto tra politica e Tolkien, o meglio, tra le principali ideologie e la visione della vita dello scrittore inglese. Nessun endorsement per i repubblicani o per il PD, sia chiaro. L’analisi va in profondità e più che di politica, in effetti, si potrebbe parlare quasi di una vera e propria weltanschauung tolkieniana.

La primissima parte del libro, insieme all’immancabile biografia dello scrittore, descrive la bizzarra avventura editoriale del Signore degli Anelli e i suoi rapporti con le diverse correnti culturali della seconda metà del Novecento, sia all’estero che in Italia. Al di là dell’excursus iniziale, il principale pregio del saggio è sicuramente quello di approfondire il lato politico dell’opera, sfatando allo stesso tempo vecchie semplificazioni, figlie di letture ideologizzate. Prendiamo ad esempio il caso della guerra. È facile trovarsi da una parte o dall’altra della barricata: Il Signore degli Anelli rimette al centro della storia la positività di uno scontro violento contro il male, o, al contrario, descrive l’avversità per la guerra del professore, rievocando i suoi ricordi tra le trincee del primo conflitto mondiale? È facile scambiare per mero pacifismo quello che emerge dallo scambio epistolare dello scrittore con il figlio, impegnato al fronte come pilota della RAF. Tolkien non può però ignorare che in un mondo essenzialmente corrotto dal peccato (la caduta di Melkor) lo scontro bellico non possa essere evitabile. La guerra di Aragorn, Eomer, Faramir e di tutti i personaggi più ‘marziali’ del libro, è però un conflitto difensivo, combattuto sinceramente per il Bene, quando nessun’altra via è percorribile. In termini teologici rispetta alla perfezione le regole della Guerra Giusta tracciate da Sant’Agostino. È un conflitto che nella narrazione resta secondario rispetto a quello spirituale combattuto da Frodo e Sam, ma che offre a molti personaggi l’occasione di giocare la propria parte nella lotta contro il male.

 

 

 

Linguaggio e natura nella biopolitica contemporanea

on-biopolitics-499

di MARCO PIASENTIER

La biopolitica può essere un naturalismo critico? Se lo chiede Marco Piasentier in ‘On Biopolitics. An Inquiry into Nature and Language’ (Routledge, 2020) e nella presentazione del libro che qui mettiamo a disposizione dei lettori.

 

“dato di fatto dell’umano volere, il suo horror vacui:

quel volere ha bisogno di una meta

Friedrich Nietzsche

Il libro si propone di indagare la relazione tra natura e linguaggio, al fine di contribuire a far luce sull’“enigma della biopolitica.”[1] In gioco non vi è lo studio empirico della relazione tra ambiente e invarianti biologici. Oggetto del libro è il legame tra due paradigmi filosofici che trovano nel linguaggio e nella natura il loro punto archimedeo. Il primo paradigma analizza l’essere-nel-mondo dell’uomo, ovvero il suo essere gettato in un’apertura di senso storicamente situata. Il linguaggio è il carattere costitutivo dell’essere-nel-mondo, in quanto la significazione permea i codici e le pratiche culturali di una determinata apertura storica. Il secondo paradigma filosofico consiste nell’immagine scientifica del mondo. Il numero di discipline impegnate nella ricerca empirica è tale da rendere impossibile il delinearsi di un’immagine scientifica unitaria. Nonostante la pluralità dei saperi, è indubbio che i metodi e i risultati delle scienze naturali abbiano fatto da guida nel definire questa immagine.

La biopolitica è uno dei terreni d’incontro e scontro di questi due paradigmi filosofici. Sin da quando le società occidentali hanno varcato “la soglia di modernità biologica,”[2] l’incontro tra questi due paradigmi è stato tanto inevitabile quanto conflittuale. Tra le espressioni più radicali di tale tensione si annovera il tentativo di ridurre un paradigma a epifenomeno dell’altro. Il libro contribuisce ad analizzare e contestare la declinazione biopolitica di questa tendenza. Da un lato, il libro problematizza quelle filosofie della natura che considerano imprescindibile il ricorso a letterali o metaforiche nozioni teleologiche e normative per definire il mondo organico e, di conseguenza, anche l’animale umano. Dall’altro, il testo affronta quegli approcci che riducono ogni concezione della natura a specifici regimi di discorso e potere, rendendo impossibile definire l’essere umano come un vivente. Quando declinati in chiave biopolitica, questi due approcci conducono a esiti diametralmente opposti: il primo individua in una natura teleologica e normativa il fondamento per la politica, mentre il secondo considera ogni nozione di natura un’invenzione politica.

Secondo l’ipotesi del libro, il comune denominatore che lega queste concezioni di natura e linguaggio è un horror vacui di memoria nietzschiana, il quale non consente loro di liberarsi da una visione umana, troppo umana del mondo. Da un lato, una nozione di natura in cui continua ad aggirarsi lo spettro di un disegno intelligente; dall’altro, una nozione di linguaggio che, ponendosi assolutamente in principio, reitera il contenuto ineffabile della rivelazione. Attingendo a una pluralità di saperi – che spaziano dalla svolta linguistica heideggeriana al naturalismo darwiniano – il libro cerca di mostrare che la teoria biopolitica può essere il sito di una diversa relazione tra linguaggio e natura.

 

1. In un passo dell’Etica Nicomachea, caro a diversi teorici della biopolitica, Aristotele si interroga sulla “funzione dell’uomo” (to ergon tou anthrōpou): “come esiste evidentemente una funzione dell’occhio, della mano, del piede e insomma di ciascuna delle membra, così anche dell’uomo si potrà supporre una qualche funzione oltre a tutte queste?”[3] Prestando attenzione all’attualità della domanda posta da Aristotele, il libro suggerisce che il naturalismo contemporaneo offre le risorse teoretiche per pensare una nozione di essere umano, libero da qualsiasi scopo e norma di natura. Tale conclusione non è raggiunta tracciando una linea di demarcazione tra uomo e natura, ma dimostrando che la natura stessa è priva di scopi (purposes) e norme biologiche (biological norms). Se si considera la conflittuale pluralità di teorie in gioco nel contemporaneo dibattito scientifico-filosofico, si intuisce che la possibilità di concepire una natura priva di scopi e norme non è per nulla scontata. Il libro prende in considerazione gli approcci filosofici volti a naturalizzare scopi e norme biologiche, con particolare attenzione a quelle teorie filosofiche che ricorrono a una nozione “teleologica” e “normativa” di “funzione.”[4] In antitesi agli approcci che fanno della teoria darwiniana il punto di riferimento per naturalizzare gli scopi e le norme di natura, il libro si propone di mostrare che una tale interpretazione dell’evoluzione per selezione naturale trasforma la sopravvivenza e riproduzione nei fini ultimi degli esseri viventi. Sulla scorta dei lavori filosofici di Robert Cummins, Paul Sheldon Davies ed altri,[5] il libro sostiene che gli organismi indubbiamente necessitano di certe capacità per sopravvivere e riprodursi in un dato ambiente, ma ciò non significa “che il punto o il fine del vivere sia di sopravvivere e riprodursi (ovvero, il fine ultimo della vita); sopravvivenza e riproduzione sono solo alcune tra le molte cose che un organismo compie.”[6]

In un celebre passo della sua autobiografia, Darwin dà ragione del suo disincanto nei confronti di una tesi che in passato lo aveva particolarmente affascinato: l’argomento del disegno divino formulato da William Paley. L’elaborazione della sua teoria scientifica lo conduce a concludere che “[n]on si può più sostenere, per esempio, che la cerniera perfetta di una conchiglia bivalve debba essere stata ideata da un essere intelligente, come la cerniera della porta dall’uomo. Un piano che regoli la variabilità degli esseri viventi e l’azione della selezione naturale, non è più evidente di un disegno che predisponga la direzione del vento.”[7] Per teologi naturali come Paley, gli organismi equivalgono a complessi macchinari creati da una mente divina; non deve, quindi, sorprendere che egli attribuisca ai caratteri degli organismi scopi e norme biologiche. Contrariamente a coloro che vedono nella selezione naturale un processo capace di naturalizzare gli scopi e le norme di natura, il libro suggerisce che la teoria darwiniana dischiude una visione non teleologica e non normativa della biologia. Daniel Dennett formula una simile tesi, quando scrive che il darwinismo definisce un mondo organico “assurdo (absurd) nel senso esistenzialista del termine: non insensato, ma privo di senso nella misura in cui la sua visione degli esseri viventi è completamente indipendente da ‘significati’ o ‘scopi’.”[8] Nonostante ciò, il filosofo americano maschera immediatamente questa “assurda” concezione del mondo organico con una nozione immaginaria di selezione naturale – “Madre Natura” – che “costruisce” gli organismi e le loro parti “come se” fossero artefatti, finalizzati alla sopravvivenza e riproduzione. Senza voler criticare il fondamentale valore euristico delle analogie e metafore nella ricerca scientifica, va notato che l’interpretazione della selezione naturale come “Madre Natura” è così radicata nella sua lettura della teoria evolutiva, da condurlo a sostenere che “dalla verità del darwinismo segue che voi ed io siamo artefatti di Madre Natura,”[9] ovvero “macchine per la sopravvivenza” (survival machines).[10]

Il libro suggerisce che il vuoto lasciato dalla mancanza di un fine ultimo di natura non va considerato come una lacuna da colmare con antiche o nuove, letterali o metaforiche teleologie naturali. Pensare l’evoluzione dei viventi libera da scopi e norme, tanto quanto lo è il soffio del vento, non implica solo la messa in discussione degli autori che cercano di naturalizzare gli scopi e le norme biologiche attraverso la selezione naturale, ma anche di coloro che individuano nelle metafore del disegno intelligente una imprescindibile precondizione concettuale per dar ragione del mondo biologico. Davide Tarizzo – tra i filosofi che hanno colto con più lucidità le ramificazioni dell’ipoteca teleologica di queste filosofie della natura – invita il lettore a riflettere sulla difficoltà di naturalizzare la teleologia e normatività in biologia, senza introdurre surrettiziamente una “pura volontà di vita,”[11] ovvero una sorta di intenzionalità posta al fondo del mondo organico. Sulla scorta della tesi sviluppata da Tarizzo, sembra legittimo interrogarsi sulle ragioni che conducono ad assumere l’esistenza di scopi e norme di natura, siano essi interpretati in maniera letterale o metaforica. Forse, parte della risposta si cela nel tentativo di contrastare un horror vacui di memoria nietzschiana, ovvero l’idea che non vi sia alcuna funzione naturale dell’essere umano.

Per Aristotele, individuare la funzione dell’uomo era il presupposto necessario per stabilire il compito più alto della politica. Per ragioni che non possiamo qui indagare, è legittimo assumere che egli abbia individuato la funzione dell’uomo in una dimensione altra, rispetto a quella naturale.[12] Eppure, una prospettiva biopolitica che volesse reinterpretare la filosofia aristotelica in chiave naturalistica, fonderebbe la sua politica della vita nel legame tra i presunti scopi e norme di natura e gli scopi e le norme della sfera politica.[13] Al contrario, cerca di mostrare, con l’ausilio del lavoro di diversi filosofi e scienziati, che la natura “non può servire come misura delle società, […] non può offrire una prescrizione di una ‘società veramente umana’.”[14]

2. L’idea di un’umanità gettata nel mondo senza alcun compito da realizzare non è certo estranea ad importarti correnti della filosofia contemporanea. Eppure, la critica a ogni imperativo inscritto nella natura dell’essere umano è stata spesso condotta a spese della possibilità di definire l’origine naturale dell’essere umano. Al fine di far luce su questo punto, è opportuno distinguere due sensi in cui si può affermare che l’uomo non è essenzialmente un essere vivente. Il primo vuole l’umano partecipe di una dimensione altra, superiore rispetto a quella naturale. Il secondo senso non si caratterizza per una nuova o più autentica definizione della differenza antropologica – ovvero della scissione tra uomo e natura – quanto per la mancanza di un’articolazione tra i due termini che la costituiscono. L’essere umano non può essere considerato un vivente, in quanto risulta impossibile fissare tanto una sua origine preistorica, quanto metastorica. In gioco non vi è più un’eccedenza dell’umana essenza rispetto alla dimensione naturale, ma una mancanza, la quale fa del silenzio l’unica risposta possibile al quesito: quid est homo? Ogni definizione dell’essere umano è una costruzione prodotta da specifici regimi di discorso e potere. Tanto una nozione teologica, definita a partire dalla distinzione ontologica tra un’anima e un corpo, quanto una scientifica, antitetica al dualismo teologico in nome di una storia naturale comune ad ogni vivente, appartengono a diverse politiche dell’umano e sono, dunque, invenzioni storiche legate a specifici contesti sociopolitici. Da questa prospettiva, l’interesse filosofico per lo studio della dimensione naturale dell’umano risiede nell’analisi critica del presente, ovvero nell’analisi di quei regimi di discorso e potere che tracciano i perimetri di inclusione ed esclusione propri di una particolare società.

A ben guardare, anche questo approccio filosofico ingaggia un corpo a corpo con la definizione aristotelica di animale politico e cerca di disattivarne il portato normativo, dimostrando che non è l’uomo ad avere una dimensione politica, ma è la politica ad avere l’uomo: se ogni definizione di essere umano dipende da specifici regimi di discorso e potere, anche quella aristotelica e le sue moderne declinazioni biopolitiche andranno inevitabilmente considerate come invenzioni storiche. La filosofia heideggeriana, in particolar modo una certa interpretazione delle riflessioni sul valore filosofico del linguaggio successive alla “svolta” (Kehre), riecheggia sullo sfondo. Nella sua Lettera sull’’umanismo’, Heidegger scrive, proprio in dialogo con la filosofia aristotelica, che “l’uomo non è solo un essere vivente che, accanto ad altre facoltà, possiede anche il linguaggio. Piuttosto il linguaggio è la casa dell’essere, abitando la quale l’uomo e-siste.”[15]

La critica sin qui condotta non si propone di oscurare il fondamentale e imprescindibile contributo del pensiero heideggeriano, ma è volta semplicemente a mettere in discussione quelle interpretazioni che fanno del linguaggio un “inspiegabile principio esplicativo.”[16] Se il linguaggio è posto assolutamente in principio (En archē), la sua origine rimane ontologicamente inspiegabile, ovvero smarrita in un grande silenzio, che non indica né un inaccessibile linguaggio divino, da cui tutti i discorsi scaturiscono, né una dimensione pre-linguistica, indifferente al significato.[17] Questo silenzio è, invece, una pura volontà di significazione. La mancanza di rivelazione, che dovrebbe scaturire da questa svolta linguistica, diventa la premessa per la rivelazione della mancanza di ogni fuori dal linguaggio, ovvero un horror vacui di memoria nietzscheana che satura ogni possibilità di concepire una dimensione indipendente dal linguaggio. Prendendo in prestito un termine reso celebre dalla decostruzione, il libro suggerisce che la pura volontà di significazione, introdotta da questa interpretazione della svolta linguistica, non è riconducibile a una forma di “logocentrismo,” in quanto non vi è un metalinguaggio più autentico ed originario rispetto all’infinito scorrere dei discorsi. Il “logocentrismo” è sostituito da quello che, nel libro, prende il nome di logomorfismo.

Il tentativo di pensare un essere umano libero da ogni compito finisce per essere disatteso, in quanto l’idea che l’essere umano sia preso, senza punti di ancoraggio, nel linguaggio impone un compito: perdersi nel silenzio del linguaggio, il quale non cela un intimo segreto, ma infinita potenzialità di significazione.

3. Michel Foucault – padre dei contemporanei studi biopolitici – ha più volte affrontato la relazione tra linguaggio e natura. Il suo pensiero è complesso e articolato, altrettanto articolata ed eterogenea è la letteratura a lui dedicata. In Le parole e le cose. Un’archeologia delle scienze umane, Foucault scrive di una “esperienza” nietzscheana costituita “attraverso una critica filologica, attraverso una certa forma di biologismo.”[18] Sebbene Foucault non approfondisca i tratti di questa visione filosofica, egli la ritiene “la soglia a partire dalla quale la filosofia contemporanea può ricominciare a pensare.”[19] In “Nietzsche, la genealogia e la storia”, il testo che inaugura il metodo genealogico, Foucault prede le mosse dall’esortazione nietzschiana a pensare “storicamente e fisiologicamente,” al fine di contrastare “l’idiosincrasia del filosofo,” che consiste nel “disconoscimento del corpo” e nella “mancanza di senso storico.”[20] Senza voler fare proclami sulla cifra costitutiva della filosofia foucaultiana e tanto meno sul destino della filosofia in quanto tale, si può comunque desumere che da questi passi emerge un profondo legame con la filosofia nietzschiana,[21] la quale è interpretata come l’incontro tra una prospettiva filologico–filosofica ed una biologico–filosofica. Come Foucault, Nietzsche può essere letto come un pensatore ermeneutico, precursore del postmoderno, oppure come un pensatore naturalista, magari in dialogo con lo stesso pensiero darwiniano. Foucault ci invita a considerare una diversa interpretazione, capace di tenere assieme queste due prospettive. Lo stesso Nietzsche, nella Genealogia della morale, suggerisce la necessità di una “seconda vista” (Zweites Gesicht), ovvero una visione filosofica capace di correggere la miopia del naturalismo, così da mettere a fuoco storia e natura, filologia e fisiologia in una visione unitaria. Senza approfondire i termini del parallelismo, è interessante notare che un importante filosofo americano, quattordici anni più anziano di Foucault, ha articolato – partendo da una posizione diametralmente opposta a quella di Nietzsche–Foucault – una prospettiva simile, che va sotto il nome di “visione stereoscopica” (Stereoscopic Vision) e si propone di oltrepassare la frattura tra “immagine manifesta” e immagine scientifica” dell’essere umano.[22] Al pensiero di Wilfrid Sellars si sono ispirati sia i filosofi che credono nella necessità di naturalizzare gli scopi o le norme di natura, sia i filosofi che hanno subordinato l’immagine scientifica a quella manifesta. Il libro cerca di fare un passo in un’altra direzione, contribuendo a una diversa lettura della relazione tra “immagine scientifica” e “immagine manifesta,” una lettura che potrebbe essere definita, sulla scorta di un’espressione utilizzata da Davide Tarizzo e diversamente declinata anche altrove: naturalismo critico.[23]

Marco Piasentier è Postdoctoral Researcher presso la University of Jyväskylä (Finlandia)

 

NOTE

[1] Cf. Esposito, Roberto. 2004. Bíos. Biopolitica e filosofia. Torino, Einaudi.

[2] Seuil de modernité biologique è un’espressione coniata da Michel Foucault nel testo del 1976 Histoire de la Sexualité. La Volonté de Savoir. Paris, Gallimard. p. 188. Traduzione italiana a cura di Pasquale Pasquino e Giovanna Procacci, Milano, Feltrinelli, p. 127.

[3] Aristotele, Etica Nicomachea 1097b 30–32.

[4] Il dibattito filosofico sul ruolo della teleologia e normatività in biologia è particolarmente interessante, non solo per il tema trattato, ma anche per la ricchezza di contributi. La nozione di funzione ha progressivamente assunto un ruolo centrale in questo dibattito. Tra i testi chiave dei difensori di una nozione “teleologica” e “normativa” di funzione biologica si veda Millikan, Ruth G. 1989. “In Defense of Proper Functions.” Philosophy of Science 56, 2, pp. 288–302; Neander, Karen. 1991. “The Teleological Notion of Function.” Australasian Journal of Philosophy 69, 4, pp. 454–68. Per una introduzione al dibattito si veda, ad esempio: André Ariew, Robert Cummins e Mark Perlman. eds. 2002. Functions: New Essays in the Philosophy of Psychology and Biology. Oxford, Oxford University Press; Lewens, Tim. 2007. “Functions.” In Philosophy of Biology. A cura di Mohan Matthen e Christopher Stephens, pp. 525–48. Amsterdam: Elsevier.

[5] Alcuni tra i contributi più rilevanti sono: Cummins, Robert. 1975. “Functional analysis.” Journal of Philosophy 72, pp. 741–60. Cummins, Robert. 2002. “Neo-Teleology.” In Functions: New Essays in the Philosophy of Psychology and Biology, a cura di André Ariew, Robert Cummins, and Mark Perlman, pp. 157–73. Oxford: Oxford University Press; Davies, Paul Sheldon. 2001. Norms of Nature. Naturalism and the Nature of Functions. Cambridge, MA: MIT Press; Amundson, Ron e George V. Lauder. 1994. “Function without Purpose: The uses of Causal Role Function in Evolutionary Biology.” In Biology and Philosophy 9, 4, pp. 443–69.

[6] Cummins, Robert e Martin Roth. 2010. “Traits Have Not Evolved to Function the Way They Do Because of a Past Advantage.” In Contemporary Debates in Philosophy of Biology, a cura di Francisco J. Ayala e Robert Arp, pp. 72–86. New York, John Wiley & Sons, p. 81.

[7] Darwin, Charles. 2002. Autobiographies, a cura di Michael Nerve e Sharon Messenger. London, Penguin, p. 50. Versione italiana a cura di Nora Barlow, traduzione di Luciana Fratini, Torino, Einaudi, p. 69.

[8] Dennett, Daniel C. 1995. Darwin’s Dangerous Idea: Evolution and the Meanings of Life. New York, Norton, p. 153. Traduzione italiana a cura di Simonetta Frediani, Torino, Bollati Boringheri, p.192 (Traduzione modificata).

[9] Ibid. p. 426; trad. it. 543 (Traduzione modificata).

[10] Tale conclusione non può essere completamente ricondotta al carattere divulgativo del testo di Dennett per due ragioni. La prima riguarda il registro del testo, che può essere considerato solo in (minima) parte divulgativo. La seconda riguarda la visione del mondo organico di Dennett, nella quale la metafora del design sembra essere una ineliminable precondizione concettuale. A tal proposito si veda: Fodor, Jerry. 1996. “Deconstructing Dennett’s Darwin.” Mind & Language 11, 3, pp. 246–262; Ratcliffe, Matthew. 2001. “A Kantian Stance of the Intentional Stance.” Biology and Philosophy 16, 1, pp. 29–52; e Lewens, Tim. 2002. “Adaptationism and Engineering.” Biology and Philosophy 17, 1, pp. 1–31.

[11] Tarizzo, Davide. 2010. La vita, un’invenzione recente. Bari, Laterza. Sebbene il temrine “volontà di vita” sia uno dei fili d’Arianna del testo, ai fini della presente analisi si veda, in particolar modo, il secondo capitolo, pp. 37–160.

[12] Per una diversa intepretazone di Aristotele su questo punto si veda Foot, Philippa. 2001. Natural Goodness. Oxford, Oxford University Press.

[13] Sulla relazione tra pensiero aristotelico e biopolitica si veda anche il raffinato saggio di Giorgio Agamben, “L’opera dell’uomo.” In Agamben, Giorgio. 2005. La potenza del pensiero. Saggi e conferenze. Vicenza, Neri Pozza, pp. 372–384.

[14] Lewontin, Richard C. e Richard Levins. 1985. The Dialectical Biologist. Cambridge MA, Harvard University Press, p. 246.

[15] Heidegger, Martin. 1995. Lettera sull’’umanismo’ . Milano, Adelphi, pp. 60–1.

[16] Cf. Brassier, Ray. 2011. “The View from Nowhere.” In Identities: Journal for Politics, Gender, and Culture 8, 2, pp. 7–23.

[17] A tal proposito, si veda, in chiave critica, il saggio “L’idea del linguaggio.” In Agamben, Giorgio. 2005. La potenza del pensiero. Saggi e conferenze. Vicenza, Neri Pozza, pp. 24–35.

[18] “à travers une critique philologique, à travers une certaine forme de biologisme” citazione da Foucault, Michel. 1966. Les Mots et les ChosesUne archéologie des sciences humaines. Paris, Gallimard, p. 353. Traduzione di Emilio Panaitescu, Milano, Rizzoli, p. 367–8.

[19] Ibid. p. 353. Trad. it. p. 367.

[20] “Histotiquement et physiologiquement” citazione da Foucault, Michel. 1971. “Nietzsche, la généalogie, l’histoire.” In Hommage à Jean Hyppolite. Paris, PUF, pp. 145-172, p.163. Ristampato in Dits et écrits : 1954-1988op. cit., vol. 2, pp. 136-156. Versione italiana a cura di Alessandro Fontana e Pasquale Pasquino, Torino, Einaudi, p. 45.

[21] In diversi saggi e interviste, Foucault ha riconosciuto il profondo debito nei confronti di Nietzsche. Nella suo libro dedicato a Foucault, Paul Veyne scrive che tra tutte le etichette attribute al lavoro dell’amico e collega, forse solo quella di ‘nietzscheano’ calza veramente. Cf. Veyne, Paul. 2010. Foucault. Il pensiero e l’uomo. Traduzione di Laura Xella, Milano, Garzanti.

[22] Sellars, Wilfrid. 1963. “Philosophy and the Scientific Image of Man”. In Empiricism and the Philosophy of Mind, New York, Routledge, pp. 1– 40.

[23] Tarizzo, Davide. 2011. “Cosa chiamiamo naturalismo.” In Prometeo. 29, 115, pp. 34–41. Il termine ‘critical naturalism’ è stato variamente declinato, si veda, ad esempio Roy, Bhaskar. 1998. The Possibility of Naturalism: A Philosophical Critique of the Contemporary Human Sciences. New York, Routledge.

(8 ottobre 2020)

FONTE: http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/10/08/linguaggio-e-natura-nella-biopolitica-contemporanea/

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Avvelenamento Navalny: obiettivo Nord Stream 2

Il 20 agosto una nuova tempesta mediatica ha oscurato i cieli della Russia: a bordo di un aereo decollato dalla Siberia e diretto a Mosca, il noto dissidente Aleksej Navalny è stato vittima di un presunto grave avvelenamento. Su richiesta dei suoi collaboratori, Navalny è stato prontamente trasferito in Germania per le cure mediche: come facilmente prevedibile il caso, che presenta fortissime analogie con l’omicidio di Giulio Regeni, si è dimostrato l’ennesimo tentativo angloamericano per il sabotaggio del Nord Stream 2. Il ruolo della Germania nel panorama internazionale.

Il temutissimo abbraccio russo-tedesco

Qualche colpo basso Germania e Russia, le due estremità di quel Nord Stream 2 tanto odiato dagli angloamericani, dovevano certamente attenderselo: per capire il clima che circonda l’infrastruttura energetica che incarna il temutissimo abbraccio russo-tedesco (abbraccio per cui Londra e Washington hanno combattuto ben due guerre mondiali), è sufficiente dire che, nella fase di ultimazione dei lavori, Mosca aveva ritenuto opportuno che le navi coinvolte nei lavori nel Mar Baltico fossero scortate dalla flotta militare. Un provvedimento precauzionale, quello russo, che arrivava al culmine di pressioni sempre maggiori esercitate da Washington (Londra, non ha più il peso economico per certi giochi e si limita a prestare il Secret Intelligence Service) per tentare di affossare il progetto che rischia di trasformare la Germania nel maggiore hub europeo di gas russo, “prendendo alle spalle” la Polonia schierata su posizioni sempre più atlantiche ed autoritarie: per la prima volta dal termine dalla guerra, gli USA avevano infatti persino minacciato l’imposizione di sanzioni economiche qualora Berlino non avesse gettato la spugna. Se il gemello South Stream è stato facilmente affondato, grazie all’intrinseca debolezza economica e politica dell’Italia, la Germania si è sinora dimostrata molto resiliente alle intimidazioni, consapevole dell’interesse nazionale (ed europeo) a completare l’opera, che incrementa l’integrazione economica con il gigante russo e permette di svincolarsi dal metano liquido, molto più costoso, che Washington vorrebbe vendere ai suoi satelliti europei.

Che il terreno fosse dunque fertile per qualche colpo basso era chiaro già da luglio scorso: certo che nessuno avrebbe potuto immaginare che Londra e Washington ricorressero ad uno schema così simile a quello sperimentato contro l’Italia per tentare di espellere dall’Egitto l’ENI, reduce dalla scoperta del maxi-giacimento Zohr nelle acque del Mediterraneo sud-orientale: l’omicidio Regeni. La notizia del presunto avvelenamento del dissidente Aleksej Navalny ha lasciato pensare infatti, in un primissimo momento, che si trattasse dell’ennesimo tentativo atlantico di destabilizzazione della politica russa: tali considerazioni erano avvalorate dai concomitanti torbidi politici in Bielorussia, dove le capitali occidentali stavano orchestrando l’ennesima “rivoluzione colorata” dell’Est europeo per defenestrare il presidente Aljaksandr Lukashenko. Il sentore che si trattasse qualcosa di diverso è coinciso con la decisione dei collaboratori di Navalny di chiederne, appena possibile, il trasferimento in una struttura medica tedesca: il 22 agosto il noto oppositore russo, più volte incensato dalla stampa occidentale in questi anni per la sua strenua opposizione al governo, è stato infatti caricato su un costoso Bombardier Challenger 604 privato per essere trasportato in Germania. Certo, nei primi giorni, quando i riflettori erano ancora puntati sulle condizioni di salute del paziente, era difficile intuire quali sarebbero stati i risvolti della vicenda, tuttavia, le prime richieste di “chiarimenti” da Berlino a Mosca hanno subito creato lo stesso clima dell’omicidio di Giulio Regeni e le stesse sensazioni: che, cioè, l’obiettivo della manovra, la classica operazione da servizi segreti inglesi, non fosse la destabilizzazione del governo russo, bensì il Nord Stream 2.

Sono stati infatti sufficienti una decina di giorni, il tempo minimo perché il polverone attorno al caso Navalny si posasse, perché la stampa e gli esponenti politici tedeschi (ogni Paese europeo ha i propri “La Repubblica” ed i propri “Roberto Fico”) prendessero di mira il gasdotto, chiedendone la revisione, se non la sospensione tout court: l’azione di contrasto angloamericana al Nord Stream 2 da esterna (sanzioni, minacce di ritorsioni politiche, etc.) si è spostata sul piano interno, venendo “subappaltata” ai tanti lanzichenecchi che popolano Parlamenti, tv e giornali. Tra i massimi sostenitori della necessità di sospendere il gasdotto sull’onda del caso Navalny figura, ad esempio, il presidente dalla commissione per gli Affari Esteri del Bundestag, il cristiano-democratico Norbert Röttgen, che quasi certamente ha ottenuto tale carica grazie alla sua affiliazione all’Atlantik-Brücke, l’organizzazione con cui Londra e Washington (e Tel Aviv) selezionano i profili politici più consoni ai loro interessi. Se buona parte della CDU e dei Verdi premono per la sospensione del progetto, molto più prudente è invece la SPD, che mantiene solidi e datati legami con la Russia che risalgono all’Ostpolitik di Willy Brandt, e sopratutto la cancelliera Angela Merkel, cui sarà certamente chiara la dinamica dell’accaduto: essere cancellieri in Germania significa, infatti, per qualsiasi figura, tenere bene a mente i desideri e la volontà del mondo industriale, da cui dipendono la prosperità e la forza del Paese. Sia la Confindustria tedesca (BDI) sia le organizzazioni economiche rivolte espressamente all’Est europeo e allo spazio economico euro-asiatico (Ost-Ausschuss der Deutschen Wirtschaft) si sono infatti a più riprese espresse a favore della continuazione dei lavori e contro le sempre più insostenibili ingerenze statunitensi.

Il caso Navalny sancirà la fine del Nord Stream 2, come sperano gli angloamericani ed i loro prezzolati politici e giornalisti? Propendiamo per il “no”, anche alla luce del caso Regeni che, pur danneggiando seriamente le relazioni italo-egiziane, non è riuscito, come auspicato da Londra, a far sì che l’ENI abbandonasse il maxi-investimento da 7 miliardi di euro nel Paese mediorientale. Alla base della nostra affermazione, oltre la recente esperienza dell’ENI in Egitto, giocano sopratutto le dinamiche geopolitiche di fondo, ormai troppo forti per essere fermate da un caso Navalny. Dal 2011 almeno (astensione tedesca al Consiglio di sicurezza dell’ONU sulla risoluzione per l’intervento militare in Libia), la Germania si sta sempre più spostando verso Oriente, secondo quelle stesse logiche di espansione economica che già contraddistinguevano la Germania di inizio Novecento. Cina (ormai lanciata verso il primato economico mondiale) e Russia (sempre complementare all’economia tedesca) sono considerati ottimi sostituiti al mercato statunitense, tanto più che i due Paesi, a differenza degli angloamericani, offrono a Berlino uno status di potenza non più subalterna. Tale dinamica è perfettamente nota agli strateghi occidentali che, non a caso, hanno sinora adottato contromisure che vanno ben oltre l’avvelenamento di Navalny: la “nazionalizzazione” della Polonia, sempre più spostata su posizioni anti-russe e a tratti anti-tedesche, e la “ri-atlantizzazione” della Francia (dove gli ultimi echi del gollismo sono ormai morti e defunti) che, dalla Libia all’attuale disputa greco-turca nel Mediterraneo orientale, sta assumendo posizioni sempre più marcatamente subalterne alla strategia angloamericana e distanti da quelle tedesche. La rottura del motore franco-tedesco avverrà, ormai è certo, su iniziativa francese. Non si può che concludere dicendo che la geopolitica mackinderiana, basata sulla dialettica terra-mare, sta acquistando una centralità sempre maggiore.

 

 

 

In che modo Facebook affronta il problema delle informazioni false attraverso i fact-checker indipendenti?

Ci stiamo impegnando per combattere la diffusione di informazioni false su Facebook. Usiamo sia la tecnologia che il controllo umano per rimuovere gli account falsi, promuovere la capacità di valutare la veridicità delle informazioni e interrompere gli incentivi finanziari per gli spammer. In determinati Paesi, collaboriamo anche con fact-checker indipendenti certificati dall’International Fact-Checking Network, un’organizzazione apartitica, per individuare e controllare le informazioni false.
Riduzione della divulgazione di informazioni false
  • Identificazione delle informazioni false: identifichiamo le informazioni che potrebbero essere false con strumenti come i feedback delle persone su Facebook. I fact-checker potrebbero anche identificare notizie da controllare per proprio conto.
  • Controllo delle notizie: i fact-checker si occupano del controllo delle notizie, delle relative fonti e della valutazione della loro accuratezza.
  • Visualizzazione delle notizie false più in basso nella sezione Notizie: se una notizia viene valutata come falsa da un fact-checker, viene visualizzata più in basso nella sezione Notizie. In questo modo, si riduce notevolmente il numero di persone che lo vedono.
  • Provvedimenti contro i trasgressori recidivi: le Pagine e i siti web che condividono ripetutamente informazioni false sono soggetti a riduzione della diffusione e non possono più fare pubblicità.
  • Sfruttamento della tecnologia per trovare le stesse informazioni false: ogni informazione potrebbe avere migliaia o milioni di copie su Facebook. Tali copie sono praticamente identiche all’originale, ma potrebbero presentare piccole differenze, ad esempio il ritaglio o il filtro delle foto. Usiamo l’apprendimento automatico per individuare le copie in modo che i fact-checker possano concentrarsi su informazioni nuove.
Ulteriori informazioni in caso di informazioni false
  • Maggiore contesto sulle informazioni false: quando i fact-checker scrivono articoli con maggiori informazioni su una notizia, vedi un avviso su cui cliccare per scoprire il perché.
  • Far sapere alle persone che hanno condiviso informazioni false: se provi a condividere o se hai già condiviso una notizia che è stata valutata come falsa dai fact-checker, ricevi una notifica. Anche gli amministratori della Pagina saranno informati se condividono notizie ritenute false.
  • Opzioni di valutazione per i fact-checker: scopri di più sulle opzioni di valutazione per i fact-checker indipendenti e le linee guida e gli esempi relativi a quali contenuti rientrano in ogni opzione di valutazione.
Altri strumenti a tua disposizione per individuare le informazioni false e fornire il relativo feedback

FONTE: https://www.facebook.com/help/1952307158131536

 

 

 

Google, Facebook e Airbnb diventano collaboratori fiscali, ma non pagando le tasse, ma denunciando i propri partners

8 12 2020 posted by Costantino Rover

La notizia ha più che dell’incredibile; ha del farsesco: Google, Facebook e Airbnb diventano collaboratori fiscali.

I tre giganti dell’evasione fiscalecampioni in patteggiamenti, però non hanno deciso di pagare le tessa nei Paesi dove fatturano. Piuttosto hanno accettato di fare la spia ai propri stessi pratners. Come? Promettendo di spifferare al fisco i dati relativi alle transazioni a cui i loro servizi online sono collegati.

Insomma se tu decidi di promuovere un tuo prodotto o servizio sui social, attraverso le campagne di vendita su Facebook, YouTube, Instagram, ecc. o utilizzando le loro vetrinevirtuali, le transazioni derivate da esse, potrebbero finire nel mirino del fisco.
Lo hanno stabilito Facebook, Google e Airbnb assieme ai vertici della UE.

Tu fai affari con loro? E loro ti segnalano…

Ecco l’articolo apparso su Il Sole 24 Ore:

Google, Facebook e Airbnb diventeranno «collaboratori fiscali» della Ue.

Proposta della Commissione approvata dai ministri Ecofin: i giganti del web forniranno i dati di chi le utilizza per fare business. Soddisfatto Gualtieri.

Nell’articolo leggiamo che: “La Direttiva ha implicazioni importanti perché, oltre a Google e Amazon, anche Facebook, Instagram, Airbnb dovranno informare il fisco sull’identità di chi si arricchisce attraverso le proprie piattaforme.”.

Raccapricciante il testo della proposta che “mira a rafforzare l’equità, intensificando la lotta contro l’abuso, frenando la concorrenza sleale e aumentando la trasparenza”.

Ma se qualcuno si illude di riscontrare la ben che minima protesta si sbaglia. Al contrario.

La dimostrazione che la corrente va in direzione opposta sta nella corsa all’oro della lotteria degli scontrini.
Appena partita, ha fatto andare in tilt i sistemi di registrazione al concorso.
I polli accorrono, mentre alle loro spalle i grandi evasori tendono la rete assieme ai governi europei.

Tu mi segnali? E io tichiudo le vetrine.

In quanti saranno quelli che invece chiuderanno i loro rapporti commerciali con Google e Facebook è difficile dirlo. Supponiamo che saranno in pochi quelli che seguiranno l’esempio di Spirit of St. Louis; coraggioso marchio di moda a cui avevamo giù accennato in  un precedente articolo sul made in Italy.

Ecco come ha immediatamente risposto alla notizia. Con un breve articolo la start-up di moda, il giorno seguente l’articolo del Sole, ha lanciato il proprio comunicato, appena pochi giorni dopo aver lanciato il suo negozio online.

“Pur non avendo nulla da nascondere… siamo per l’apertura, non per la chiusura entro recinti sempre più stretti.”.

“Spirit of St. Louis non intende collaborare con Aziende che patteggiano con il Governo italiano o a livello europeo il trasferimento di dati sensibili, ovvero di fare attività di spionaggio sui partners invece che concentrarsi esclusivamente sulla promozione delle loro attività.
Non intendiamo consegnare i dati sulle nostre attività commerciali che l’Agenzia delle Entrate non sia già in grado di raccogliere nel normale rapporto tra Aziende e Stato.
Paghiamo già le tasse affinché ciò avvenga, ovvero che lo Stato svolga le sue funzioni. Non è altresì Nostra intenzione dover sospettare che qualcuno possa inviare dati errati così da assumendoci la preoccupazione che ai cronici errori dell’erario, si possano aggiungere anche i Vostri.”

Nonostante i social sarebbero necessari al sostegno di campagne promozionali  dei capi realizzati, Spirit of St. Louis ha deciso di limitarne l’uso per quel che concerne campagne ed esposizione nelle vetrine virtuali sulle piattaforme dei due giganti dell’IT.

All’interno del testo che possiamo raggiungere a questo link, troviamo anche altri spunti che colgono aspetti dal punto di vista dei piccoli produttori.

Quanti avranno la forza di seguire questo esempio?
Cosa ne pensi di questa iniziativa e della risposta che andrebbe data dai fruitori dei servizi di Facebook, Google e Airbnb ?

FONTE: https://scenarieconomici.it/google-facebook-e-airbnb-diventano-collaboratori-fiscali-ma-non-pagando-le-tasse-ma-denunciando-i-propri-partners/

 

 

 

Google, Facebook e Airbnb diventeranno «collaboratori fiscali» della Ue

Proposta della Commissione approvata dai ministri Ecofin: i giganti del web forniranno i dati di chi le utilizza per fare business. Soddisfatto Gualtieri

di Redazione Esteri

Google e Amazon potrebbero comunicare i dati dei loro utenti al fisco. L’Europa trasformerebbe quindi i giganti del web in «collaboratori fiscali» per sorvegliare l’evasione di chi guadagna attraverso il web. Coloro che non si adegueranno potrebbero patire anche lo stop all’accesso al mercato.

È quanto traspare dalla revisione della Direttiva sulla cooperazione amministrativa (Dac7) come proposta a luglio dalla Commissione europea e approvata l’1 dicembre dai ministri delle Finanze dei Paesi dell’Unione europea.

Il ministro dell’Economia e delle finanze italiano Roberto Gualtieri si è detto «soddisfatto per l’accordo Ecofin sulla Direttiva Dac7. Più scambio di informazioni e trasparenza sui redditi prodotti con l’intermediazione delle piattaforme digitali e più cooperazione tra autorità fiscali europee. Un importante passo avanti contro evasione ed elusione fiscale», ha scritto su Twitter.

Via libera alla proposta

La riunione dei ministri dell’Economia dell’Area Euro dà quindi il via libera alla proposta di Direttiva della Commissione europea in merito allo scambio informazioni di carattere fiscale all’interno dell’Eurozona. La nuova direttiva sulla cooperazione amministrativa rafforza le regole di trasparenza fiscale della Ue, estendendo le procedure di scambio automatico di informazioni fiscali anche ai gestori delle piattaforme digitali. La Direttiva ha implicazioni importanti perché, oltre a Google e Amazon, anche Facebook, Instagram, Airbnb dovranno informare il fisco sull’identità di chi si arricchisce attraverso le proprie piattaforme.

Contrasto all’evasione

La Dac7 garantirà che le amministrazioni fiscali ottengano in via automatica le informazioni sulle transazioni effettuate dagli utenti negli stati membri: i dati serviranno per contrastare evasione Iva, dazi e imposte sul reddito. Le piattaforme situate all’esterno della Ue dovranno registrarsi in uno Stato membro e dovranno inviare le informazioni a quest’ultimo (che le condividerà con gli altri stati membri). Arriveranno perciò pesanti sanzioni graduali in caso di mancato rispetto delle regole da parte delle piattaforme; fino alla sanzione massima che sarà la sospensione di accesso al mercato.

Ampio pacchetto fiscale

La proposta della Commissione fa parte di un più ampio pacchetto fiscale che «mira a rafforzare l’equità, intensificando la lotta contro l’abuso, frenando la concorrenza sleale e aumentando la trasparenza», secondo quanto indicato dalla Commissione lo scorso 15 luglio quando ha presentato le misure, e che si inquadra all’interno dell’«ampia e ambiziosa» agenda fiscale di Bruxelles per i prossimi anni. Le attività da segnalare sono varie e includono una platea molto ampia di settori: l’affitto di beni immobili, la fornitura di servizi, la vendita di beni, l’affitto di mezzo di trasporto, investimenti e prestiti nell’ambito del crowdfunding. Le informazioni da raccogliere includeranno le generalità dei venditori, incluso il codice fiscale o il numero di partita Iva, oltre ai dettagli degli importi pagati in ogni trimestre. Attenzione particolare ai venditori che si occupano di locazione di beni immobili che saranno tenuti a fornire anche i dettagli sulle proprietà affittate. Le piattaforme potranno segnalare i dati all’autorità fiscale di uno stato membro, e quest’ultimo potrà scambierà le informazioni con gli altri Paesi Ue.

FONTE: https://www.ilsole24ore.com/art/google-facebook-e-airbnb-diventeranno-collaboratori-fiscali-ue-ADHogt5

 

 

 

Un colpo all’elusione fiscale dei giganti del web: dovranno comunicare al Fisco i dati delle transazioni digitali degli utenti

Foto di gruppo alla riunione dell’Ecofin a Berlino, in settembre 2020. Maja Hitij/Getty Images

I giganti del web dovranno fornire i dati relativi alle transazioni dei propri utenti attraverso delle comunicazioni automatiche alle rispettive agenzie delle Entrate dei paesi europei interessati. Lo ha deciso l’Ecofin del 1 dicembre a Bruxelles che ha approvato la revisione della Direttiva sulla cooperazione amministrativa (Dac7) come proposta a luglio dalla Commissione europea. In sostanza si tratta di una estensione della cooperazione tra agenzie delle Entrate europee.
Il ministro italiano dell’Economia, Roberto Gualtieri, si è detto soddisfatto per l’accordo Ecofin sulla direttiva DAC7. “Più scambio di informazioni e trasparenza sui redditi prodotti con l’intermediazione delle piattaforme digitali e più cooperazione tra autorità fiscali europee. Un importante passo avanti contro evasione ed elusione fiscale”, ha reso noto il ministro su Twitter.
Ma cosa è stato deciso all’Eurogruppo? I ministri hanno discusso dell’estensione delle norme dell’UE sulla trasparenza fiscale alle piattaforme digitali e della revisione della direttiva sulla cooperazione amministrativa. Si tratta di un elemento importante del pacchetto fiscale presentato a luglio dalla Commissione europea. E, in soli cinque mesi, i progressi sono stati rapidi, grazie alla volontà della presidenza di turno tedesca.

“La gradita rapidità dei progressi dimostra chiaramente l’impegno dell’UE per una maggiore trasparenza e cooperazione fiscale. Quando la revisione entrerà in vigore, anche coloro che guadagnano vendendo beni o servizi su piattaforme digitali pagheranno la loro giusta quota di tasse. Ciò non solo garantirà una tassazione equa ma previene l’evasione fiscale, proteggerà le entrate pubbliche e sosterrà gli Stati membri nella loro ripresa economica” dice una nota della Commissione.

Le previsioni normative dovrebbero essere applicabili a partire dal 2022 dopo che gli Stati membri avranno recepito quanto descritto sugli scambi automatici di informazioni fiscali tra agenzie delle Entrate (codice fiscale del venditore, importo delle transazioni ecc.) nella propria normativa entro il 31 dicembre 2021.

 

La direttiva sulla cooperazione amministrativa Dac7 consentirà che le agenzie fiscali ricevano automaticamente le informazioni sulle transazioni effettuate dagli utenti negli stati membri: le informazioni consentiranno di combattere l’evasione in materia di dazi, Imposta sul valore aggiunto e Irpef. Le piattaforme collocate fuori dai confini della Ue dovranno comunque registrarsi in uno Stato membro e dovranno inviare i dati a quest’ultimo (che a sua volta poi le condividerà con gli altri stati partner). La direttiva prevede sanzioni in caso di mancato rispetto delle norme da parte delle piattaforme digitali in modo graduale e fino alla sanzione più pesante, l’armageddon, che può arrivare alla sospensione di accesso al mercato europeo, il maggiore del mondo.

Tassazione dei giganti del web

Il prossimo passo della Commissione Ue sarà integrare la moneta elettronica e le criptovalute nella direttiva. Sarà un altro step per adattare le nostre regole a nuove realtà economiche e modelli di business. “I principi di una tassazione equa, semplice ed efficace si applicano anche al di fuori dell’Europa – riporta sempre la nota della Commissione -. Abbiamo ancora bisogno di un accordo globale sulla riforma del sistema fiscale internazionale, a livello di OCSE e G20. La Commissione è pienamente impegnata a farlo. Ciò significa trovare un consenso globale sul modo migliore per tassare il settore digitale, prendendo di mira le pratiche di elusione fiscale e la pianificazione fiscale aggressiva. Tuttavia, per evitare un mosaico di sistemi nazionali, se non esiste una soluzione di compromesso entro la metà del 2021, la Commissione europea formulerà la sua proposta“. In realtà la Commissione sta attendendo l’insediamento della nuova amministrazione Biden sperando di trovare un compromesso finora mai trovato con Washington che ha difeso a spada tratta le posizioni dei giganti della Silicon Valley.

FONTE: https://it.businessinsider.com/un-colpo-allelusione-fiscale-dei-giganti-del-web-dovranno-comunicare-al-fisco-i-dati-delle-transazioni-digitali-degli-utenti/

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

I 2 grandi rischi per le banche nel 2021

I rischi e i possibili benefici per il comparto bancario internazionale nel 2021 secondo Piyush Gupta, CEO di DBS. L’analisi.

Il 2021 sarà un anno critico per le banche di tutto il mondo, le quali dovranno far fronte a 2 grandi rischi per le proprie casse: il possibile aumento delle insolvenze da parte dei debitori e i tassi di interesse molto bassi.

Questa è l’analisi di Piyush Gupta, CEO di DBS la maggior banca di Singapore, in un intervento a CNBC, durante il quale ha affermato anche come la possibilità di una futura crescita economica e un raffreddamento delle tensioni tra Stati Uniti e Cina potrebbero invece rappresentare due ottime notizie per il comparto bancario internazionale.

Una prospettiva che trova conferme anche nell’allarme lanciato qualche settimana fa da S&P Global Ratings, in cui si prevedeva come per gli istituti di credito il 2021 sarà un periodo ancora più difficile del 2020.

LEGGI ANCHE 

Come investire nel 2021 secondo gli analisti

I 2 grandi rischi per le banche nel 2021

Infatti, come dichiarato da Gupta, gli aiuti messi in campo da parte dei governi nazionali e delle organizzazioni come l’Unione Europea hanno attutito gli effetti negativi della crisi da Covid-19.

Tuttavia, essi hanno anche mascherato l’impatto reale che questa ha avuto sui Paesi e le popolazioni locali, riuscendo a salvare i mercati ma mettendo in pericolo il loro tessuto economico.

Quindi, una volta che le misure di sostegno verranno disattivate, emergeranno tutti i problemi concreti che le famiglie e le aziende potrebbero trovarsi ad affrontare.

Crisi d’insolvenza e tassi di interesse ai minimi

Come già segnalato da diversi analisti, il vero pericolo non risiederà tanto nel debito pubblico, quanto piuttosto nelle centinaia di miliardi di debito privato che le imprese e non solo stanno accumulando.

Questo potrebbe portare a una crisi di insolvenza da parte di player che non potranno onorare i propri obblighi nei confronti delle banche, le quali stanno aumentando le proprie riserve per minimizzare le potenziali future perdite sui prestiti concessi.

Inoltre, gli interventi pubblici potrebbero riuscire a tenere bassi i tassi di interesse dei prestiti anche nei prossimi mesi.

Una scelta benefica nei confronti dei cittadini, almeno nel breve periodo, ma che potrebbe portare a dure conseguenze per gli istituti di credito, i quali si troverebbero a erogare mutui a profitti minimi nei confronti di pagatori non affidabili.

I possibili effetti positivi per il comparto bancario

Al contrario, gli effetti positivi potrebbero arrivare da una ripresa economica globale, così come si sta osservando in Corea del Sud, Taiwan e Cina, dove si sta tornando quasi a livelli pre-Covid.

A questa dovrebbe accompagnarsi anche un disgelo nei rapporti tra Stati Uniti e Cina con l’insediamento del prossimo gennaio di Joe Biden alla Casa Bianca.

Questo scenario appare però molto complicato, viste le ultime dichiarazioni del presidente eletto americano, il quale sembra intenzionato a continuare la guerra commerciale con il Dragone.

FONTE: https://www.money.it/2-grandi-rischi-per-le-banche-nel-2021

 

 

 

 

LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

UN LAVORATORE SU CINQUE PERDERA’ IL LAVORO.

Un disastro annunciato che il governo ignora

 

Dicembre 7, 2020 posted by Guido da Landriano

-Si stima che nel 2021 verranno persi da 1,38 a 1,94 milioni di posti di lavoro. Ci sono due scenari stimati da Cerved sui dati a oggi disponibili di perdita di Pil. Malvezzi aveva previsto un calo  tra -10% e -15%, le stime danno tra -9,7% e -12,8%:, mentre Scenari prevede dal -11 al -13%.  –

Quali sono gli impatti sul lavoro dipendente? Alcuni settori vedranno perdere tra il 12% e il 22% dei posti di lavoro. Cioè un lavoratore su cinque va a casa.

Quali sono le conseguenze? Nel 2021 meno del 50% della popolazione sarà occupata: come pensiamo che meno del 50% della popolazione possa sostenere il restante 50%?

Quello che srebbe necessario non è approvare trattati ancora più rigidi, come la riforma del MES, ma fare l’esatto opposto, cioè demolire Maastricht dalle fondamenta, con i suoi limiti assurdi, e quindi rilanciare il paese conla BCE. Invece ci si sta gettando in un vicolo cieco con la benedizione di Mattarella.

Buon Ascolto

 

VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=__wV4yjw7Wo

FONTE: https://scenarieconomici.it/malvezzi-un-lavoratore-su-cinque-perdera-il-lavoro-un-disastro-annunciato-che-il-governo-ignora/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Trump ha realizzato il primo boom egualitario degli ultimi decenni
Lisa Stanton – 3 12 2020
Sul mensile di sinistra The New Republic Christopher Caldwell scrive dei democratici USA e del loro anemico risultato al Congresso.
I risultati della presidenza Trump sono invisibili dalle città globalizzate, tutte democratiche, dove vive il 90% dei giornalisti, ma Trump ha realizzato il primo boom egualitario degli ultimi decenni. Nel 2019 ha abbassato la disoccupazione al 3,7% (praticamente pieno impiego) e un aumento del 4,7% dei salari più bassi tra i lavoratori. Durante gli ultimi 3 anni di Obama i redditi da lavoro erano aumentati, ma soprattutto quelli del 20% più ricco. Anche durante il virus, il crollo del 31% del Pil nel II trimestre è stato annullato dal rimbalzo del 33% del III trimestre. Solo che il dato favorevole a Trump è stato pubblicato 5 giorni prima del voto: troppo tardi sulla percezione di declino degli elettori, che in gran parte avevano già votato: è questa la vera distorsione provocata dal voto postale di un mese prima del giorno delle elezioni.
Trump ha avuto sfortuna per un caso del destino, ma non desisterà fin quando centinaia di testimoni e documenti, analisi di statistici e dichiarazioni confessorie gli daranno la forza di persistere nell’annullamento di elezioni evidentemente falsate.
Gli andrebbe bene comunque nel fare il capo dell’opposizione con le due Camere a maggioranza GOP in grado di paralizzare il duo Biden/Harris e la maggioranza degli americano che vede il partito democratico come il difensore del privilegio economico: 9 dei 10 stati più ricchi hanno votato Biden, 14 dei 15 più poveri Trump. Se il distretto di Columbia diventasse uno Stato sarebbe il più ricco d’America, con un reddito pro capite superiore del 17% rispetto al secondo, il Connecticut. E a Washington Biden ha battuto Trump 92 a 5. I democratici sono il partito dell’economia globale, quindi delle sue due conseguenze aborrite dai ceti popolari: ineguaglianza e diversità etnica.
“Per questo il fronte popolare di Biden è destinato a sfaldarsi”: come fanno i socialisti Sanders e Warren a rimanere assieme ai ricconi ‘big money’ che hanno regalato ai Democrats la prima campagna da un miliardo di dollari (il 60% più di quanto ha speso Trump)? I piccoli ‘donors’ da 10& l’uno hanno coperto solo il 39% dei fondi di Biden, contro il 45% di Trump.
“Negli anni ’60 del XIX secolo 3 grandi Paesi occidentali, Germania, Italia e Stati Uniti, combatterono guerre simili di unificazione, in cui la parte più dinamica di ciascuna nazione soggiogò la parte più bucolica”. Oggi negli Usa i democrats sono il partito del progresso tecnologico e demografico (Silicon Valley, New York, Boston), i repubblicani dell’arretratezza; una volta i repubblicani erano il partito del capitale e i democratici dei lavoratori. Ma capitale e lavoro hanno bisogno l’uno dell’altro, dinamismo e tradizione no. Quindi l’attuale divaricazione rischia di essere insanabile, e noi speriamo che sia così: è l’unico modo di non darla vinta al Deep State, non solo USA, ma globale.
Mai s’era visto nulla di simile, ci sarà più instabilità in futuro: “Il conflitto non è più fra due visioni d’America, ma fra due popoli differenti”. Ciascuna delle fazioni è convinta di rappresentare l’incarnazione dell’America, contro l’antiamericanismo degli altri, ma è Trump ad aver attratto 10milioni di statunitensi in più rispetto al 2016.
Trump ha realizzato il primo boom egualitario degli ultimi decenni
HUFFINGTONPOST.IT
Trump ha realizzato il primo boom egualitario degli ultimi decenni

FONTE: https://www.facebook.com/lisa.stanton111/posts/3793941183957463

 

 

 

6-12-2020 Elezioni USA: scattano i primi arresti 

13.700 iscritti

Arrestati dipendenti delle poste americane che hanno buttato le schede elettorali nella spazzatura oppure al margine della strade. Notizie di molte altre truffe segnalate dall’Amistad Project.

VIDEO QUI: https://youtu.be/88Ut7DoUqwE

 

FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=88Ut7DoUqwE&feature=youtu.be

 

 

 

 

POLITICA

C’è la volontà politica di uscire dalla logica emergenziale?

Avatar di Davide Rossi, in PoliticaQuotidiano, del 

Il problema non è più Conte, Casalino, il governo italiano e quelli europei. Il problema è: se e quando la massa riuscirà a togliersi il Velo di Maya dagli occhi e la paura di dosso per arrivare a comprendere. Qualcuno di noi già da marzo scorso avvertiva che le misure liberticide attuate dal governo erano pericolosissime, perché avrebbero aperto un varco all’inviolabilità delle libertà individuali dentro il quale, da quel momento, poteva passarci di tutto. Insomma, di scordarsi che si sarebbe tornati indietro ad emergenza virus passata. Ora, si può comprendere che a marzo afferrare questo concetto fosse più complicato: dopotutto eravamo di fronte ad una situazione del tutto inedita e spaventosa, ma adesso, dopo dieci mesi di stato di emergenza è giunto il momento di svegliarsi, alibi non ce ne sono più. Come è possibile non capire che il governo e l’intera classe politica non agiscono per il nostro bene? Come non accorgersi che la Storia non è così lineare, che non è sempre tutto così come ci viene raccontato? Troppo facile e stupido bollare come complottista o negazionista chi vuole analizzare, chi non si accontenta della propaganda ufficiale del Potere. Come se vivessimo in un mondo e in un’Italia dove ai cittadini è stata raccontata sempre la verità.

Vi ricordate Ustica? Nell’immediatezza del disastro e per molti anni successivi, la versione ufficiale fu che l’aereo era precipitato per “cedimento strutturale”. Questa menzogna fu sostenuta attraverso depistaggi ed altri reati da vertici civili e militari dello Stato fino a portare al fallimento della compagnia aerea Itavia, proprietaria del DC-9 in cui trovarono la morte 81 italiani a bordo.  A distanza di tanti anni, la magistratura ha appurato che il DC-9 si era trovato in mezzo ad un teatro di guerra sui cieli italiani e fu abbattuto da un missile militare. Ad oggi, non si conoscono i colpevoli. Chi, al tempo in cui si verificarono i fatti, non si accontentò della verità somministrata dal Potere e sostenne da subito che l’aereo fosse stato abbattuto venne etichettato come complottista. Vi ricordate l’omicidio Mattei? Il suo aereo privato esplose e il presidente dell’Eni a bordo perse la vita. La versione ufficiale fu esplosione accidentale e chi non ci credette, e pensò che invece ad ucciderlo fosse stata la volontà di Mattei di ottenere l’autonomia energetica dell’Italia dalle grandi compagnie petrolifere internazionali, fu stigmatizzato come pazzo cospirazionista. Oggi sappiamo come andarono le cose anche se non sappiamo ancora chi sia stato. Vi ricordate la strage di Bologna? L’anno scorso la Procura generale del capoluogo emiliano ha chiuso l’indagine (dopo quarant’anni) chiedendo il rinvio a giudizio, come mandanti della strage in cui persero la vita 85 passeggeri e 200 rimasero feriti, di Licio Gelli e Federico Umberto D’Amato. Quest’ultimo in quegli anni era direttore dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, cioè il vero referente dei servizi segreti, quindi un altissimo funzionario dello Stato. Siccome ormai costui è morto, non sapremo mai fino in fondo cosa avvenne in quel tragico disastro.

È complottismo questo? È negazionismo? Potrei andare avanti con decine di altri esempi, ma questi dovrebbero essere sufficienti a far venire qualche dubbio, anche al più tetragono degli allineati, sul fatto che non si può prendere tutto ciò che ci viene propinato come sicuramente vero. Ma da quando i poteri che agiscono nella Storia fanno tutto alla luce del sole, ci dicono tutta la verità e si muovono solo per il nostro bene? Io sarò un complottista ma chi pensa questo è un cretino o è prezzolato. E allora i cittadini sono chiamati all’esercizio del ragionamento critico, del pensare con la propria testa, del non farsi dominare dalla fede cieca e dalla paura irrazionale. Volete fare i conti con una realtà che ci grida in faccia che da questa emergenza non c’è alcuna volontà politica di uscire?

La scorsa settimana, su questo giornale il direttore Federico Punzi ha ribadito una sacrosanta domanda cui non viene data risposta:

“E i numeri di ieri in effetti fanno riflettere. Se nelle ultime 24 ore sono entrate 217 persone in terapia intensiva, ma il saldo giornaliero è negativo di 19, vuol dire che dalla terapia intensiva sono uscite 236 persone. Anche ipotizzando che tutte ne sono uscite perché decedute, assai improbabile, ne mancano 757 per arrivare al bilancio totale di ieri di 993 deceduti. Sappiamo che purtroppo molte persone anziane muoiono ancor prima di arrivarci in terapia intensiva, ma addirittura nell’80 per cento dei casi?”.

Potrei citare altre mille incoerenze nella narrazione ufficiale ma l’ho già fatto tante altre volte. Porre queste questioni vuol dire negare l’esistenza del virus? Solo uno sciocco o uno in malafede lo può pensare, vuol dire solo che siamo stanchi di farci prendere in giro, imprigionare, deprimere e impoverire da questi Dottor Stranamore. Vuol dire che, guarda caso, il record dei morti (che nessuno può verificare se non gli istituti che rispondono al governo) capita proprio quando Conte, dopo averci promesso il contrario, ci comunica che anche il Natale lo passeremo in sostanziale lockdown.

Dicevo, da queste restrizioni non c’è alcuna volontà di liberarci: a marzo ci dicevano arriverà la seconda ondata, ora ci stanno già parlando della terza e non so se vi siete accorti di quello che ha dichiarato Ilaria Capua nel talk show di Floris:

“Se lei, Giovanni Floris, si vaccina contro il Covid, non si ammala. Ma può infettarsi e trasmettere quell’infezione se non indossa la mascherina? Sì. Non è che quando arriverà il vaccino saremo liberi tutti, come se niente fosse, anche perché ci vorranno mesi per vaccinare tutta la popolazione, servirà un’organizzazione molto ben pensata, saranno eventualmente necessari anche un piano B e un piano C. Il vaccino non è la panacea”.

È sufficientemente chiaro o no che la palla viene spostata sempre un po’ più in là? Ci credevate quando vi chiedevano di stringere i denti e sopportare fino all’arrivo del salvifico vaccino? Ecco, continuate a stringere forte e a credere alle favole.

FONTE: http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/ce-la-volonta-politica-di-uscire-dalla-logica-emergenziale/

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Ex Vicepresidente PFIZER e medico-Deputato tedesco presentano petizione per fermare l’approvazione del vaccino. Pericoli di reazioni allergiche e di infertilità

 

 posted by 

L’ex vicepresidente e direttore scientifico della Pfizer Dr.Michael Yeadon e lo specialista e parlamentare tedesco del polmone Dr.Wolfgang Wodarg hanno presentato una petizione urgente all’Agenzia europea per i medicinali chiedendo la sospensione immediata di tutti gli studi sul vaccino SARS-CoV-2, in particolare il BioNtech / Studio Pfizer su BNT162b (numero EudraCT 2020-002641-42).

Yeadon e Wodarg affermano che gli studi dovrebbero essere interrotti fino a quando non sarà disponibile uno studio  generale che affronti una serie di seri problemi di sicurezza espressi da un numero crescente di scienziati, scettici sulla rapidità con cui i vaccini vengono sviluppati.

Da un lato, i firmatari chiedono che, a causa della nota mancanza di accuratezza del test PCR , debba essere utilizzato un cosiddetto sequenziamento di Sanger. Questo è l’unico modo per fare affermazioni affidabili sull’efficacia di un vaccino contro il Covid-19. Sulla base dei numerosi e diversi test PCR di qualità molto variabile, non è possibile determinare con la necessaria certezza né il rischio di malattia né un possibile beneficio del vaccino, motivo per cui testare il vaccino sugli esseri umani non è etico di per sé.

Un altro problema è la formazione dei cosiddetti “anticorpi non neutralizzanti” che  può portare a una reazione immunitaria esagerata, specialmente quando la persona sottoposta al test di vaccinazione si troa quindi si trova di fronte al vero virus “Allo stato naturale”.  Questa cosiddetta amplificazione dipendente da anticorpi, ADE,  ed è nota nei vaccini per coronavirus per gatti, In questo caso i mici sono morti nonostante la vaccinazione fosse efficace quando hanno contratto il virus naturale.

Quindi c’è un dubbio sulle ricadute sulla fertilità: ci si aspetta che le vaccinazioni producano anticorpi contro le proteine ​​spike di SARS-CoV-2. Tuttavia, le proteine ​​spike contengono anche proteine ​​omologhe alla sincitina, che sono essenziali per la formazione della placenta nei mammiferi come gli esseri umani. quindi si rende necessario che vengano fatti test per provare che la vaccinazione non crei una risposta immunitaria contro. la sincitina-1, fatto che creerebbe gravi problemi di infertilità dalla durata non determinabile.
Infine i  vaccini a mRNA di BioNTech / Pfizer contengono polietilenglicole (PEG). Il 70% delle persone sviluppa anticorpi contro questa sostanza e questo innalzerebbe il rischio di risposte allergiche potenzialmente fatali al vaccino.

Secondo la petizione poi la durata troppo breve dello studio non consente una stima realistica degli effetti tardivi, come è avvenuto con la sonnolenza legata alla vaccinazione per la febbre suina.

Ricordiamo che Pfizer Biontech hanno chiesto l’approvazione di emergenza del loro vaccino il primo dicembre, e che questa è stata accordata per ora solo dal Regno Unito.

FONTE: https://scenarieconomici.it/ex-vicepresidente-pfizer-e-medico-deputato-tedesco-presentano-petizione-per-fermare-lapprovazione-del-vaccino-pericoli-di-reazioni-allergiche-e-di-infertilita/

 

 

 

Sterilità indotta dal vacccino. L’attuazione del “PIANO” prosegue

Lisa Stanton – 4 12 2020

Il 1° dicembre 2020, l’ex capo della ricerca respiratoria Pfizer Dr.Michael Yeadon e lo specialista pneumologo ed ex capo del Dipartimento di sanità pubblica Dr.Wolfgang Wodarg hanno presentato una domanda all’EMA, l’Agenzia europea per i medicinali, per la sospensione immediata di tutti gli studi sul vaccino SARS CoV 2, in particolare lo studio BioNtech / Pfizer su BNT162b (numero EudraCT 2020-002641-42).
In pari data, la BioNTech/Pfizer ha presentato una domanda di approvazione di emergenza all’EMA ed il suo vaccino sarebbe disponibile in UK già nella prossima settimana (da gennaio in Europa), avendo il governo inglese garantito protezione legale, penale e civile, a tutti i responsabili della multinazionale.
I dottori Wodarg e Yeadon hanno accertato che il vaccino contiene una proteina spike cd. Syncytin-1, vitale per la formazione della placenta umana nelle donne. Poichè il vaccino stimola una risposta immunitaria contro la proteina spike, il suo uso potrebbe portare a sterilità di durata indeterminata di donne ed uomini vaccinati.
Hanno quindi predisposto una petizione in cui chiedono che gli studi sul vaccino Covid non proseguano fin quando non sia disponibile uno studio che affronti i problemi di sicurezza espressi da un numero crescente di scienziati contro il vaccino.
A causa della nota mancanza di accuratezza del test PCR, servirebbe utilizzare il cd. sequenziamento di Sanger per misurare l’efficacia di un vaccino contro il Covid-19, mentre per quello della Pfizer sono stati utilizzati test PCR di qualità molto variabile.
Attraverso la sperimentazione animale, si possono limitare i rischi già noti da studi precedenti e derivanti dalla natura del coronavirus. Le preoccupazioni in particolare riguardano i seguenti punti:
– La formazione dei cosiddetti “anticorpi non neutralizzanti” può portare ad una reazione immunitaria esagerata, specie quando la persona vaccinata si infetta col virus “naturale”. Questa cd amplificazione dipendente da anticorpi, ADE, è nota da tempo, dagli esperimenti con vaccini coronavirus nei gatti. Nel corso di questi studi tutti i gatti inizialmente hanno tollerato bene la vaccinazione, ma sono morti dopo aver contratto il virus “wild”.
– Come detto, il vaccino deve produrre anticorpi contro le proteine ​​spike di SARS-CoV-2, ma le proteine ​​spike contengono anche proteine ​​omologhe della sincitina, essenziali per la formazione della placenta nei mammiferi. Innescando una reazione immunitaria contro la sincitina-1, il vaccino provoca infertilità di durata indefinita non solo nelle donne, anche negli uomini la Syncytin-1 è presente nello sperma.
– I vaccini a mRNA di BioNTech / Pfizer contengono polietilenglicole (PEG). Il 70% delle persone sviluppa anticorpi contro questa sostanza e ciò significa che molte persone col vaccino possono sviluppare reazioni allergiche, potenzialmente fatali.
Nessuno conosce gli effetti a medio-lungo termine, come avvenne coi numerosi casi di narcolessia dopo la vaccinazione contro l’influenza suina.
Quel che i due esperti forse non sanno è che proprio la Pfizer, con vaccini affrettati, nel corso degli anni sterilizzò centinaia di migliaia di donne/ragazze in Africa ed in India.

FONTE: https://www.facebook.com/lisa.stanton111/posts/3797454913606090

 

 

 

Head of Pfizer Research: Covid Vaccine is Female Sterilization

 – 2 12 2020

” alt=”” aria-hidden=”true” />

” alt=”” aria-hidden=”true” />

The vaccine contains a  spike protein (see image) called  syncytin-1, vital for the formation of human placenta in women. If the vaccine works so that we form an immune response AGAINST the spike protein, we are also training the female body to attack syncytin-1, which could lead to infertility in women of an unspecified duration.

Dr. Wodarg and Dr. Yeadon request a stop of all corona vaccination studies and call for co-signing the petition

2020NEWS

On December 1, 2020, the ex-Pfizer head of respiratory research Dr. Michael Yeadon and the lung specialist and former head of the public health department Dr. Wolfgang Wodarg filed an application with the EMA, the European Medicine Agency responsible for EU-wide drug approval, for the immediate suspension of all SARS CoV 2 vaccine studies, in particular the BioNtech/Pfizer study on BNT162b (EudraCT number 2020-002641-42).

Dr. Wodarg and Dr. Yeadon demand that the studies – for the protection of the life and health of the volunteers – should not be continued until a study design is available that is suitable to address the significant safety concerns expressed by an increasing number of renowned scientists against the vaccine and the study design.

Warnings of Infertility Come Directly With Pfizer Vaccine

Oxford – Designer of Covid Vaccine Admits –“Vaccine Will Only Sterilize %70 of The Population”

COVID-19 Vaccine Bombshell: FDA Documents Reveal DEATH + 21 Serious Health Conditions As Possible Adverse Outcomes

On the one hand, the petitioners demand that, due to the known lack of accuracy of the PCR test in a serious study, a so-called Sanger sequencing must be used. This is the only way to make reliable statements on the effectiveness of a vaccine against Covid-19. On the basis of the many different PCR tests of highly varying quality, neither the risk of disease nor a possible vaccine benefit can be determined with the necessary certainty, which is why testing the vaccine on humans is unethical per se.

View the Petition Here:
Wodarg Yeadon EMA Petition Pfizer Trial FINAL 01DEC2020 en Unsigned With Exhibits

Furthermore, they demand that it must be excluded, e.g. by means of animal experiments, that risks already known from previous studies, which partly originate from the nature of the corona viruses, can be realized. The concerns are directed in particular to the following points:

  • The formation of so-called “non-neutralizing antibodies” can lead to an exaggerated immune reaction, especially when the test person is confronted with the real, “wild” virus after vaccination. This so-called antibody-dependent amplification, ADE, has long been known from experiments with corona vaccines in cats, for example. In the course of these studies all cats that initially tolerated the vaccination well died after catching the wild virus.
  • The vaccinations are expected to produce antibodies against spike proteins of SARS-CoV-2. However, spike proteins also contain syncytin-homologous proteins, which are essential for the formation of the placenta in mammals such as humans. It must be absolutely ruled out that a vaccine against SARS-CoV-2 could trigger an immune reaction against syncytin-1, as otherwise infertility of indefinite duration could result in vaccinated women.
  • The mRNA vaccines from BioNTech/Pfizer contain polyethylene glycol (PEG). 70% of people develop antibodies against this substance – this means that many people can develop allergic, potentially fatal reactions to the vaccination.
  • The much too short duration of the study does not allow a realistic estimation of the late effects. As in the narcolepsy cases after the swine flu vaccination, millions of healthy people would be exposed to an unacceptable risk if an emergency approval were to be granted and the possibility of observing the late effects of the vaccination were to follow. Nevertheless, BioNTech/Pfizer apparently submitted an application for emergency approval on December 1, 2020.

CALL FOR HELP: Dr. Wodarg and Dr. Yeadon ask as many EU citizens as possible to co-sign their petition by sending the e-mail prepared here to the EMA.

Not part of the original article but a comment….

After a little research it turns out that Syncytin-1 is also present in sperm, so it’s not only Women that will be steralised but Men as well. https://www.researchgate.net/publication/261257414_Syncytin-1_and_its_receptor_is_present_in_human_gametes

From:http://tapnewswire.com/2020/12/a-quick-glance-at-the-small-print-spells-danger/

” alt=”” aria-hidden=”true” />

SOURCE: https://healthandmoneynews.wordpress.com/2020/12/02/head-of-pfizer-research-covid-vaccine-is-female-sterilization/amp/

 

 

Google e Facebook ancora nel mirino dell’Antitrust Usa

16:02 1 Dicembre, 2020|HITECH

Washington (Usa) – Google e Facebook tornano a destare l’interesse dell’Antitrust statunitense. Secondo il Wall Street Journal, le autorità federali e statali americane starebbero preparando quattro procedimenti per stabilire se i due colossi del web abbiano assunto una posizione dominante rispettivamente nel settore della pubblicità online e dei social media.

L’avvio delle procedure potrebbe avere luogo all’inizio di gennaio, e Facebook sarebbe così chiamata per la prima volta a rispondere del suo operato di fronte all’Antitrust Usa, mentre Google sta già affrontando un processo attivato dal Dipartimento di Giustizia.

I due big del digitale, dal canto proprio, hanno sempre negato le accuse sottolineando che operano in mercati altamente competitivi e che i servizi da loro offerti sono principalmente gratuiti e scelti dagli utenti finali senza alcuna imposizione.

FONTE: https://www.technospia.it/2020/12/01/google-e-facebook-ancora-nel-mirino-dellantitrust-usa/

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°