RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 8 FEBBRAIO 2021

https://comedonchisciotte.org/specie-protetta-non-protetta-fragile/

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

8 FEBBRAIO 2021

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Il pazzo intelligente, quando è guarito che cosa fa?

Finge di essere ancora pazzo

Totò nel film IL MEDICO DEI PAZZI

MAL COMUNE MEZZO GAUDIO, Rizzoli, 2017, pag. 156

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/manlio.presti

https://www.facebook.com/dettiescritti

Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna. 

Tutti i numeri della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com

 

 Precisazioni legali

 www.dettiescritti.com è un blog intestato a Manlio Lo Presti, e-mail: redazionedettiescritti@gmail.com 

 Il blog non effettua alcun controllo preventivo in relazione al contenuto, alla natura, alla veridicità e alla correttezza di materiali, dati e informazioni pubblicati, né delle opinioni che in essi vengono espresse.

Nulla su questo blog è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali. 

 Le immagini e le foto presenti nel Notiziario, pubblicati con cadenza pressoché giornaliera, sono raccolte dalla rete internet e quindi di pubblico dominio. Le persone interessate o gli autori che dovessero avere qualcosa in contrario alla pubblicazione delle immagini e delle foto, possono segnalarlo alla redazione scrivendo alla e-mail redazionedettiescritti@gmail.com 

La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

SOMMARIO

TUTTI A NOVANTA DRAGHI
Carotenuto: gesuiti, è vaticana l’operazione Renzi-Draghi
Le 5 novità che porterà Draghi
ADDIO POLIZIA UMANA! – incredibile presto arriveranno I ROBOT!
Specie protetta, non protetta, fragile
DRAGHI. VIA AL GRANDE RESET DEI DIRITTI E DELLE LIBERTÀ
L’ISTITUTO BRUNO LEONI TRA I MIGLIOR THINK TANK AL MONDO
I SOCIAL NETWORK SONO FUORI CONTROLLO
Le banche creano denaro dal nulla
TORNANO LE ONG NEL MEDITERRANEO
Ci siamo: Città-Stato su misura per le grandi multinazionali
Perché difendo Giorgia Meloni
GIORGIA MELONI: SÌ AD AZIONI UTILI PER L’ITALIA, NO ALLE POLTRONE (E ALLE DENIGRAZIONI)
Programma Mario Draghi: dal lavoro alla sanità, cosa farà il nuovo Governo
Sovranità digitale: in Grecia hanno creato l’alternativa ad Amazon
Come andò con Monti, dieci anni fa

 

 

 

IN EVIDENZA

TUTTI A NOVANTA DRAGHI

Siete tutti d’accordo, tutti a disposizione, tutti allineati. A questo punto, vien da chiedervi: ma perché diavolo ci avete fatto accalorare in tutti questi anni?

E guardate che stiamo parlando soprattutto a una parte politica: la cosiddetta “destra”. Che la sinistra – ad essere appecoronata ai poteri forti – ci ha fatto il callo per l’uso e l’abuso. Ma gli altri? Tutti d’accordo, tutti a disposizione, tutti allineati. In fila per tre col resto di due. E allora a che servono? E, soprattutto, a che serve ancora quel giocattolo rotto chiamato “democrazia”?

Se ce lo dicevate prima, come cantava Jannacci, ci mettevamo il cuore in pace e andavamo al mare. Se le soluzioni di tutti gli apparenti antagonisti convergono in una sola prospettiva – quella di Draghi, cioè di Goldman Sachs, cioè dei Mercati, cioè della BCE, cioè della Trojka – perché diavolo avete abusato del nostro tempo, delle nostre energie, della nostra pazienza?

Passi per Grillo che è un Draghi in sedicesimo, che aveva la missione di aprire la strada al Draghi, come il Battista al Cristo. E lo avevano capito tutti, tranne i grulli, e i grillini. Ma tutti gli altri? Quelli che l’Italia deve uscire dall’euro? Quelli che l’Unione prima o poi imploderà? Quelli che avevano capito tutto ed erano così colti e intelligenti da finire a fare i consigliori del Principe della Grande Opposizione di Sta’ Ceppa. Dove sono, quelli? E adesso, chi li farà i talk show? Ve lo siete chiesti? Chi inscenerà la pantomima della destra de me’ cojoni contro la sinistra di sti’ cazzi? Chi? Ditemelo! Diteglielo ai nostri maitre a penser, ai nostri anchor man, alla nostra intellighentia.

Adesso che pensano la stessa cosa, dicono la stessa cosa, votano la stessa cosa? Miserabile classe dirigente. Anzi, classe “digerente”: che ha digerito e digerirà tutto perché priva di rigore morale, di doti cerebrali e di spina dorsale, ma ricchissima di enzimi digestivi.fessore al più dozzinale pennivendolo – a cantare le lodi di Draghi. Avete calcolato tutto, nella vostra ignobile e pavida inettitudine, tranne una cosa. Quando sarete (e già lo siete!) tutti insieme verrà giù il sipario intero e anche il cerone dalle vostre facce.

Si è sempre detto che la caratteristica dei regimi totalitari è il consenso unanime. Bene, ci siamo arrivati anche noi. Siete tutti d’accordo su tutto: sul premier incaricato, sull’agenda dei lavori, sugli obbiettivi di lungo termine.

Siete i figuranti inessenziali di un regime. Adesso domandatevi: a che diamine servite? Perché dovremmo ancora andare a votare? Perché dovremmo votarvi? Ma soprattutto, perché dobbiamo continuare a pagarvi? Che chiuda il Parlamento. Tanto le cose “giuste” le sanno fare solo “loro”. I quali sono così raffinati da pilotare, e da farsi “scegliere”, persino da quelli che ci illudevamo di aver scelto per combatterli.

Ipnotizzati dalla favola per babbei della sovranità che “appartiene al popolo”.  Siete tutti la stessa identica cosa, tutti d’accordo, tutti a disposizione, tutti allineati. Tutti a novanta Draghi. Come profetizzava il Foscolo, il sacrificio della patria nostra è consumato.

Byoblu è stato sospeso nuovamente da Youtube per un’altra settimana. Per un video… di cinque mesi fa! Leggi qui tutta la storia: Youtube sospende ancora Byoblu. Altri 7 giorni di censura.

FONTE: https://www.byoblu.com/2021/02/07/tutti-a-90-carraro/

 

 

 

Carotenuto: gesuiti, è vaticana l’operazione Renzi-Draghi

Attenti al Vaticano: da lì derivano le svolte, nella politica italiana, compresa la caduta di Conte e l’ascesa di Mario Draghi, subito celebrato come salvatore della patria (ruolo persino facile, dopo l’inguardabile governo dell’ex “avvocato del popolo”). I veri king-maker? Sono loro, i gesuiti: nel 2020 hanno progressivamente emarginato l’ala non gesuitica dell’alleanza curiale “progressista” che nel 2013 portò all’elezione di Bergoglio. A firmare questa interpretazione vaticanista delle contorsioni politiche italiane è Fausto Carotenuto, fondatore del network “Coscienze in Rete”, di ispirazione steineriana, e già analista strategico dell’intelligence Nato. Luce verde innanzitutto dal Vaticano, quindi, per l’avvento dell’euro-banchiere a Palazzo Chigi? «Tutto è stato predisposto perché Draghi ce la faccia: lo si respira ascoltando i media», premette Carotenuto. «E’ addirittura sconcertante, la piaggeria degli adulatori: sanno benissimo che, dietro a Draghi, c’è un potere veramente importante». Sanno, ma non dicono: «I giornali commentano il nulla, fermandosi alle esternazioni dei partiti, senza chiedersi chi muove questi burattini: si parla di tutto, tranne di quello che sta succedendo veramente».

Non c’è da stupirsene: «Il teatrino risale ai tempi della repubblica romana: già allora i capi dei tribuni della plebe, in realtà, erano patrizi». Altra premessa: per Carotenuto, «il Vaticano controlla tuttora saldamente buona parte della politica italiana». Nella sua visione, l’analista Bergoglioindica due piramidi di potere, in contrasto solo apparente tra loro: «Una è la piramide conservatrice, che promuove l’egoismo sociale in modo apertamente dichiarato, mentre l’altra piramide sostiene l’umanitarismo, l’ecologismo, la giustizia sociale. Intendiamoci: tende a sfruttare ideali e buoni sentimenti, creando formazioni politiche che fingono di perseguire questi ideali. Così, le persone vengono ingabbiate in recinti illusori e messe le une contro le altre, in un gioco totalmente deviante». Per Carotenuto, «la seconda piramide è più insidiosa: chi manifesta cattivi sentimenti almeno è evidente, mentre la controparte ipnotizza la gente con le belle parole ma poi genera i Clinton, gli Obama, i Biden e la nostra falsa sinistra, il Pd, i falsi ambientalisti».

Al netto di pochi “incidenti di percorso” (Berlusconi e Salvini, Trump negli Usa e Putin in Russia) è la piramide finto-buonista a detenere le grandi leve: gli Usa con Biden e l’Ue, l’alta finanza, Big Pharma e il Vaticano. «Vogliono un mondialismo spinto all’estremo, fondato sulla verticalizzazione del potere. Grandi alibi per questa accelerazione: il surriscaldamento climatico e la crisi Covid, col risultato di aggravare l’aggressione farmaceutica ed elettromagnetica ai nostri danni». Fin qui, lo sfondo che Carotenuto tratteggia. E la politica italiana? «Le due piramidi sono entrambe presenti in Vaticano», dichiara in un video l’analista di “Coscienze in Rete”. «La piramide finto-buona, gesuitica, nel 2013 ha addirittura ottenuto il Papato, per la prima volta nella storiaIl cardinale Giovanni Angelo Becciualleandosi con una parte importante della potente curia romana, finto-progressista, per abbattere la piramide avversaria, cioè la Chiesa conservatrice, rappresentata da una parte della curia e da pontefici come Wojtyla e Ratzinger».

La “piramide conservatrice”, sempre secondo Carotenuto, sarebbe stata sconfitta «attraverso scandali pilotati (economia, pedofilia), certo basati su fondamenti reali». Risultato: l’elezione di Bergoglio e la designazione del cardinale Pietro Parolin come segretario di Stato, carica importantissima nel potere vaticano. Da allora, sostiene Carotenuto, l’influenza della Compagnia di Gesù non ha fatto che crescere. «I gesuiti si sono sentiti sempre più forti, aiutati dalle loro grandi infiltrazioni nella massoneria, nella finanza, nelle università». Al punto da intraprendere, nel 2020, un’offensiva clamorosa: contro i loro stessi alleati “progressisti”, ma non gesuiti. «Così è scattata la progressiva epurazione, nella curia, degli elementi che erano sì progressisti, ma non appartenenti al circuito gesuitico». Non a caso, sottolinea Carotenuto, «sono emersi nuovi scandali, finanziari e di altro tipo». Morale: il cardinale Parolin «si è trovato  accerchiato, e il cardinale Becciu (il suo “numero due”) è stato fatto fuori con storie come quella delle operazioni immobiliari a Londra, giudicate spericolate».

Il solito teatro, per nascondere i veri giochi? Carotenuto ne è sicuro. Tant’è vero, dice, che si è arrivati ad attuare una specie di golpe, contro la componente non-gesuitica del potere “progressista” vaticano. E cioè: «Prima hanno detto che il segretario di Stato non era più necessario che facesse parte della dirigenza dello Ior, la cassaforte vaticana. Poi si è arrivati a una sorta di editto, da parte del Papa: il controllo delle finanze vaticane è stato tolto alla segretaria di Stato», e affidato a «giovani e preparatissimi gesuiti». Sottolinea Carotenuto: «E’ una cosa enorme: come se il presidente della Repubblica togliesse al premier ogni potere di spesa. Questo è stato fatto: Parolin è ancora lì, ma Parolincompletamente depotenziato, anche nella sua capacità di influire sulla politica italiana». Da quel momento, il traballante regno di “Giuseppi” poteva considerarsi archiviato. «Giuseppe Conte era il successore di Andreotti, in quanto espressione della curia romana e pupillo di un cardinale potentissimo come Achille Silvestrini», scomparso da poco, noto come storico padrino del Divo Giulio. «E chi era il tutor di Conte quand’era studente? Proprio lui: l’allora don Parolin».

Nei due governi Conte, continua Carotenuto, i ministri che contavano erano sotto il saldo controllo di poteri non visibili, e cioè «curia, elementi massonici ed elementi collegati direttamente ai gesuiti». “Giuseppi” divenne premier «perché in quel momento era il punto di equilibrio tra curia e gesuiti, i quali accettarono (attraverso una mediazione) che a Palazzo Chigi andasse un uomo della curia». Quando poi gli equilibri nell’Oltretevere sono cambiati, Conte è rimasto senza protezione. «Certo, gli è stato permesso di restare al suo posto ancora per un po’, perché c’era l’emergenza Covid. Ma poi, ci si è preoccupati dei fondi in arrivo dall’Ue, sommati all’enorme deficit nel frattempo accumulato con l’emergenza». Quindi, sempre secondo Carotenuto, è sorto un concreto problema di gestione. «In Vaticano, si sono detti: non se ne può occupare uno che non rappresenta più il vero potere». A quel punto, continua l’analista, «è entrato in scena un killer, per conto della corrente gesuitica, cioè Matteo Renzi: uno che col 2% è riuscito magicamente a far fuori Conte».

Evidentemente, ragiona l’analista di “Coscienze in Rete”, grandi poteri lo hanno appoggiato: «E’ stranissimo, infatti, che Conte non sia riuscito a rabberciare una maggioranza. Senatori in vendita ce ne sono sempre, Berlusconi docet. E invece tutti, dopo aver detto sì a Conte, poi si ritiravano: convinti da chi?». Sorride, Carotenuto: «A noi raccontano storielline incredibili, come quella secondo cui Conte sarebbe personalmente antipatico a Renzi». A proposito: chi è Renzi? «E’ cresciuto in ambienti vicinissimi ai gesuiti, nella sinistra Dc toscana». RenziAttenti alle date: la sua carriera fulminante cominciò nel 2014, appena un anno dopo l’elezione di Bergoglio. E cos’ha fatto, il grande rottamatore sostenuto dalla stampa e da Confindustria? «Ha eliminato dal Pd le residue componenti di socialismo, di sinistra, trasformando il Pd in una specie di retriva Dc». Perfetto come rottamatore, «ideale per operazioni di killeraggio: così ha rottamato anche Conte».

Quel filo rosso, per Carotenuto, si prolunga fino al Quirinale: «Quando Conte ha dato le dimissioni ed è salito al Colle, sperava chiaramente in un reincarico: era ancora convinto di farcela, in aula. Ma Mattarella il nuovo incarico non gliel’ha dato». C’è stato invece il rituale giro di valzer affidato a Fico: un passaggio formale e senza speranza, utile solo a certificare la morte clinica di “Giuseppi” come primo ministro. «Poi, Mattarella ha messo tutti con le spalle al muro: o Draghi, o elezioni». Meglio ancora: Draghi e basta, visto che il presidente della Repubblica ha spiegato perché ritiene improponibile lo stop elettorale, in piena pandemia e con l’Ue che pretende il Recovery Plan entro aprile, pena lo slittamento degli aiuti, ossigeno vitale per un’Italia allo stremo. «E chi è Mattarella? Viene anche lui dalla sinistra Dc, da sempre vicina agli ambienti gesuiti, ed è iper-europeista: come Draghi».

A quel punto, dice Carotenuto, il cerchio si è chiuso: addio, “Giuseppi”, e avanti Draghi. «Un’operazione molto rapida e ben coordinata», facilitata oltretutto dall’impresentabilità del Conte-bis, un governo senza qualità e affollato di «personaggetti debolissimi (tranne qualcuno, Drag Queenche doveva occuparsi di economia per conto dell’Ue)». Attenti: «Lo si era voluto, un governo così debole, destinato a stentare molto: e i tanti ostacoli che ha incontrato “servivano” a preparare il terreno perché finalmente poi arrivasse il salvatore della patria». Tutti con Draghi, oggi: i media hanno mollato Conte alla velocità della luce. Del resto, ovviamente, l’abilità di Draghi non si discute. Scontato quindi «l’immediato consenso dei grandi poteri internazionali», salutato dal crollo dello spread e dall’impennata della Borsa. Impressionante, ma fino a un certo punto, il servilismo dei media: non uno che ricordi, in questi giorni, i record non esattamente gloriosi dell’ex governatore di Bankitalia e della Bce, già allievo dei gesuiti ai liceo Massimo di Roma, culla della pedagogia gesuitica destinata alla futura classe dirigente.

Carotenuto ricorda il ruolo strategico di Draghi negli anni ‘90, al tempo del Britannia, quando – da direttore generale del Tesoro – agevolò la svendita di un’Italia sotto attacco, privata di strateghi come Mattei e Moro, che ne avevano fatto una potenza industriale. Gli anni del Britannia coincisero con le spaventose privatizzazioni all’amatriciana, cioè il brutale smantellamento del nostro patrimonio industriale e bancario, a cominciare da Iri, Eni, Agip, parte dell’Enel, Autostrade, Imi-Stet e tanto altro. Grande “lubrificatore” delle cessioni: proprio lui, l’efficientissimo Draghi, ancora presidente del Gruppo Carotenutodei Trenta (considerato un’emanazione dell’area Rockefeller). «In quegli anni abbiamo esternalizzato il debito pubblico, fin ad allora interno, mettendo l’Italia nelle mani della grande finanza mondialista, gesuito-massonica». Debole la resistenza della classe politica della  Prima Repubblica, rasa al suolo da Mani Pulite. «Tra i pochi a opporsi alla svendita della potente industria statale fu Bettino Craxi, e sappiamo come sia finito».

Acuminate le parole di Francesco Cossiga, che definì Draghi «un vile affarista, socio della Goldman Sachs e liquidatore dell’industria pubblica». Immaginatevi cosa farebbe, Draghi, da presidente del Consiglio, disse ancora Cossiga: «Svenderebbe quel che rimane (Finmeccanica, Enel e Eni) ai suoi ex comparuzzi di Goldman Sachs». A chi teme che Super-Mario sia ancora lo spietato esecutore dell’austerity, Carotenuto risponde con filosofia: «Gli italiani sono davvero così dormienti? Se, per svegliarsi ancora un po’, hanno bisogno di un altro governo orribile per sperimentare l’ulteriore schiavizzazione, lo avremo». Improbabile, però. Con Draghi, nel 2021 «l’economia potrebbe migliorare, e potremmo anche uscire rapidamente dal Covid». Beninteso: «Lo faranno, se a quei poteri converrà». Così pensa, e parla, un analista tuttora convinto del fatto che il potere gesuitico sia sovrastante, persino rispetto a quello supermassonico, e che risieda in Vaticano la chiave del cambio della guardia nella politica italiana, passando per Renzi, fino ad arrivare a Draghi.

FONTE. https://www.libreidee.org/2021/02/carotenuto-gesuiti-e-vaticana-loperazione-renzi-draghi/

 

Le 5 novità che porterà Draghi

mario draghi(2)

Condividi questo articolo

 

Il nuovo governo presieduto dal Dr. Draghi è la migliore notizia per l’Italia da molti mesi a questa parte. Avrà con certezza assoluta la fiducia e segna una svolta epocale nella politica italiana decretando non solo la fine definitiva dei 5 Stelle, ma ben più importante una netta svolta anti-populista che potrebbe essere, alle prossime elezioni, prodromica di un buon governo di legislatura.

La fiducia a Draghi

È evidente che la fiducia sarà votata. Resta da stabilire se i 5 Stelle si scindono (e non sarebbe un male visto che l’ala Di Battista-Toninelli diventerebbe totalmente irrilevante oggi, domani e per sempre) e se il Pd decide per l’appoggio esterno per difendere Conte e l’alleanza con l’ala governista dei 5 stelle, suicidandosi definitivamente. L’ala radicale dei 5 Stelle non conta nulla politicamente, elettoralmente e continuerà ad abbaiare alla luna senza alcuna competenza. Purtroppo aveva ottenuto il 32% dei voti, ma a mala pena avrà il 5% in futuro, e probabilmente sotto il 2% al nord produttivo, quindi fine di ogni rilevanza. Con loro Travaglio che dovrà occuparsi di non fallire perché nessuno lo ascolterà più per noia.

Il Pd si troverebbe alleato dei 5 Stelle dimezzati con nessuna speranza di vincere le elezioni e con zero contenuti riformisti. Cosa facciano nel Pd in questa prospettiva Giorgio GoriTommaso Nannicini e Stefano Bonaccini non è dato ancora sapere. Di certo questa svolta di Bettini-D’Alema porterebbe il Pd a ritornare ad essere il Pci allineato alle posizioni di Leu e perennemente minoritario e sconfitto alle elezioni. Sarebbe però un contributo di chiarezza visto che effettivamente le posizioni politiche ultimamente sono allineate a Leu e quindi anch’esse con un bacino elettorale largamente minoritario e mai di governo. Presenza di bandiera e per giunta antistorica.

Il motivo per cui una simile sciagura e suicidio non comporti un congresso e un cambio di linea è ignoto. Resta una sconfitta di proporzioni enormi, documentata  dalle interviste di Andrea Orlando nei giorni della crisi che saranno materia per show satirici per anni. Mai visto una simile dose di capriole, concluse con l’atterraggio di naso sul muro di cemento armato. Una sciagura umiliante. La Lega, se mantiene la posizione Giorgetti di appoggio incondizionato a Draghi, si smarca dal populismo e utilizza il treno Draghi per accreditarsi in Europa dopo le comparsate al Papeete di Salvini. La differenza rispetto al Pd è radicale. La lega con Draghi prende l’ascensore per il prossimo governo. Il Pd prende il batiscafo per la fosse delle Marianne da cui non emergerà per un decennio probabilmente.

Cosa cambierà con SuperMario

Draghi porta cambiamenti radicali. Prima di ogni altro la competenza. Il confronto con Conte sarà impietoso. Da una parte un leader, capace, misurato nella comunicazione, umile quando serve perché sicuro di se, ma fermo e netto sulla base delle convinzioni profonde che porta. Dall’altra una banderuola senza idee, senza capacità, con un curriculum taroccato e con Casalino a soffiare sulla immensa, inutile vanità, carattere chiave della personalità di Conte.

Il confronto con i ministri sarà anche impietoso. E anche qui le dichiarazioni passate faranno ridere. “Ho la migliore squadra la mondo” diceva Conte quando voleva evitare il rimpasto, convinto di azzerare Renzi. Il confronto di questa presunta migliore squadra al mondo con il prossimo governo sarà tanto imbarazzante quanto esplicito per le capacità di giudizio di Conte.

La competenza porta con sé una seconda conseguenza che è la fine dalla capacità di ricatto. Non assisteremo più a ricatti e ricattini di lobby di tutti i tipi che sono state la vera anima del governo Conte. Chi ha vissuto dall’interno gli ultimi mesi sa che Conte pur di accontentare tutti, timoroso per vanità di cadere, ha elargito (con i nostri soldi… questo è il dramma) mancette a destra e a manca. Questo finirà in modo drastico e molte mancette verranno ritirate subito. Soprattutto sarà chiaro che le “condizionalità” (ad esempio “sì al governo ma non con la Lega”… ) che in realtà mascherano solo interessi di parte, verranno non solo respinte al mittente, ma si ritorceranno contro chi le ha poste. Gli unici che lo hanno subito capito sono Renzi (che resta l’unico politico vero in un circo di nani e ballerine) e pare anche Salvini a cui sembra tornare un minimo di intuito politico che aveva dimostrato in passato.

Chi non lo ha capito è Nicola Zingaretti (ma cosa si vuole pretendere poverino…) e in misura minore perché in quel caso parliamo di ideologia assurda, l’ala movimentista dei 5 Stelle. Tutti i modesti politici oggi in auge, scopriranno presto che chi pone condizioni, viene prima respinto e poi esposto alla gogna dell’irrilevanza e della sconfitta pubblica, e smetteranno molto presto di porre condizioni.

Il terzo enorme cambiamento sarà l’attenzione alla crescita del Paese. Draghi sa benissimo che la sostenibilità del debito dipende dalla crescita economica. Lo disse prima di tutti a marzo 2020 nell’intervista al Financial Times. Quindi dopo tre anni di assurdità economiche avremo un governo di stimolo alla crescita, che avrà attenzione e rispetto per le imprese, che non sprecherà anche solo un euro per sussidi se non strettamente necessari. Una differenza di atteggiamento epocale rispetto al “Sussidistan” di Conte.

Il clima di fiducia delle imprese che ne deriverà potrebbe avere di per sé conseguenze importanti sulla crescita. Da molti anni, con una parziale eccezione con il governo Renzi, non c’è stata in Italia questo tipo di cultura né tanto meno un governo con queste convinzioni, e io credo che Draghi potrà invece dimostrare nei fatti che si può benissimo essere a favore delle imprese e della crescita, senza essere contro gli “ultimi” e chi ha veramente bisogno di aiuto. Verrà negata nei fatti la vulgata trentennale della sinistra Pd-D’Alema con conseguenze molto durature sulla politica italiana. Due anni sono relativamente pochi ma se le politiche pro crescita avranno successo alimentandosi con l’enorme output gap italiano che Draghi conosce benissimo, e se la Lega, come pare, smette gli abiti populisti, al nord produttivo il plebiscito per questo tipo di cultura di governo che rispecchia la Merkel e Macron, sarà quasi bulgaro, con percentuali mai viste, e potrà assicurare alle elezioni del 2023 un maggioranza fortissima, specie se il cambiamento della legge elettorale non sarà una delle priorità del governo e difficilmente troverà spazio nel parlamento cosi come è messo.

Il quarto e ancora più importante cambiamento è la fine definitiva dell’assurdo “uno vale uno” e del relativo populismo di sinistra da strapazzo. Certo qualche residuo nostalgico ci sarà sempre, ma la morte della visione del parlamento-scatoletta di tonno è scontata. E quindi le prossime campagne elettorali saranno giocate sui contenuti e non su folli promesse demagogiche. Sembra averlo forse compreso Beppe Grillo che sta affannosamente tentando di tenere insieme i 5 Stelle svoltando sulla frontiera “ecologica” dove troverà qualche modesto appiglio. Ma se sarà cosi, come io penso, i candidati dei partiti non dovranno essere “estratti a sorte”, ma piuttosto dovranno essere chiaramente competenti con esperienza e curriculum di qualità. Quindi le elezioni si giocheranno sulla capacità di attrarre i competenti nelle file dei partiti, il che rappresenta un cambio a 180 gradi rispetto al passato, oltre che, come preconizzato da Castagnetti, la cancellazione pressoché competa di questa classe politica che ha palesemente dimostrato di essere totalmente incompetente. E in questo quadro i 5 Stelle spariscono, ovviamente, perché un pagliaccio attrae solo figuranti non competenti.

FONTE: https://www.nicolaporro.it/le-5-novita-che-portera-draghi/?utm_source=partner&utm_medium=link&utm_campaign=porro

ADDIO POLIZIA UMANA! – incredibile presto arriveranno I ROBOT!

DIFFONDI PIÙ CHE PUOI L’ARTICOLO

 

Come abbiamo avuto modo di pubblicare gli scorsi anni articoli sui progressi della Boston Dynamic su robot del genere militare, oggi arriviamo a riportare un articolo di una collaborazione tra la stessa e la Otto Motors, per superare i lavoratori in ogni campo , dunque la prospettiva è la disoccupazione cronica di masse che verranno sostituite da questi robot!

Quanto tempo passerà da che i robot ci amministreranno, o sostituiranno?

Boston Dynamic collabora con OTTO Motors sui Robot

Vedete Google,  ha rilevato Boston Dynamic, si occupa di IA (intelligenza artificiale) quando daranno a questa creatura un QI di 10000 in pochi anni con più ritocchi. Se questi ragazzi hanno robot come questi sotto, immaginatevi che tipo di robot hanno la super élite. Ricordatevi che hanno tecnologie di 30-50 anni più avanzate di quella che vediamo noi…

Non sarebbe il caso ragionare su questa escalation tecnologica che a null’altro serve se non per scopi militari?

Questione di etica fermare questa insana e pericolosa ricerca nel fare copie robotiche del tutto simili agli umani, forse li sostituiranno?  Se non vi saranno prese di posizione, forti e determinate, pensate al film “Terminator“,  ci saranno grossi guai all’orizzonte…
SaDefenza

BOSTON DYNAMIC collabora con OTTO MOTORS su Robot mobili da usare nei magazzini spedizioni

BostonDynamic

L’INTEGRAZIONE DIMOSTRA UN’AUTOMAZIONE FLESSIBILE PER UNA CREAZIONE DEGLI ORDINI PIÙ EFFICIENTE

 Boston Dynamic, leader mondiale nei robot di manipolazione mobile, e OTTO Motors, leader nei robot mobili autonomi industriali (AMR), hanno presentato oggi una demo del futuro dell’automazione del magazzino. In un video pubblicato oggi, il robot logistico di Boston Dynamic, Handle, può essere visto prelevare scatole e costruire pallet su OTTO AMR in un banco di prova del centro di distribuzione.

L’anno scorso, Boston Dynamic ha annunciato i suoi sforzi per aggiungere al magazzino una tecnologia di automazione flessibile e altamente mobile con il suo robot Handle e il sistema di visione artificiale Pick. Da allora, il team ha integrato il software di rilevamento della scatola di Pick nel robot Handle e ha venduto e integrato Pick in celle di lavoro robotiche industriali in siti di tutto il mondo.

Lo scorso anno il robot Handle ha completato le prove di prova con i clienti nei loro magazzini e Boston Dynamic sta collaborando con OTTO Motors per automatizzare ulteriormente lo spazio logistico.

Abbiamo costruito una dimostrazione del concetto di una flotta eterogenea di robot che costruiscono ordini di centri di distribuzione per fornire una soluzione di automazione del magazzino più flessibile“, ha affermato Kevin Blankespoor, vicepresidente dell’ingegneria dei prodotti di Boston Dynamic. “Per soddisfare le tariffe che i nostri clienti si aspettano, continuiamo ad espandere le capacità di Handle e a ottimizzare le sue interazioni con altri robot come OTTO 1500 per applicazioni di magazzino“.

OTTO Motors si è da tempo concentrata sulla risoluzione del problema dello spostamento delle merci nel magazzino tramite AMR come OTTO 1500, fornendo consegne mission-critical in una varietà di ambienti industriali. “È entusiasmante collaborare con altre aziende di robotica all’avanguardia come Boston Dynamic“, ha affermato Ryan Gariepy, CTO e co-fondatore di OTTO Motors. “In qualità di leader nei nostri rispettivi spazi, possiamo applicare le nostre tecnologie per mettere in campo un intero nuovo regno di applicazioni“.

Boston Dynamics e OTTO presenteranno i loro prodotti a MODEX, una fiera leader per l’automazione della catena di approvvigionamento, produzione e distribuzione, dal 9 al 12 marzo ad Atlanta, GA. Guarda Pick di Boston Dynamic in azione e scopri di più su Handle allo stand n. 7494 e trova OTTO allo stand n. 10019.

Boston Dynamic collabora con OTTO Motors sui Robot

Informazioni su Boston Dynamic
Boston Dynamic è un leader mondiale nei robot di manipolazione mobile, che affronta alcune delle sfide della robotica più difficili. Boston Dynamic combina i principi del controllo dinamico e dell’equilibrio con sofisticati design meccanici, elettronica all’avanguardia e software di nuova generazione per robot ad alte prestazioni dotati di percezione, navigazione e intelligenza. Per ulteriori informazioni, visitare www.bostondynamics.com .

Informazioni su OTTO Motors
OTTO Motors fornisce tecnologia a guida autonoma per la movimentazione dei materiali all’interno di impianti di produzione e magazzini. OTTO è considerato affidabile per le consegne mission-critical negli ambienti industriali più esigenti, che spaziano dal settore automobilistico, ai dispositivi medici, aerospaziale, logistica e altro ancora. I clienti includono alcuni dei marchi più riconosciuti al mondo, tra cui GE e Toyota. Per ulteriori informazioni, visitare www.ottomotors.com .


Sa Defenza non ha alcuna responsabilità rispetto alle citazioni, informazioni pubblicate, i dati, le singole opinioni contenute in questo articolo.
Nulla su questo sito è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali

La tipologia di pubblicità che appaiono all’interno del blog non sono sotto il diretto controllo di SaDefenza.org, ma è un algoritmo specifico di google che sceglie i contenuti a seconda degli interessi del lettore, pertanto ogni visitatore vedrà pubblicità diverse, modulate sui propri interessi personali, calcolate da google in base alle ricerche individuali effettuate sui  motori di ricerca.

SaDefenza.org ogni giorno offre gratuitamente
centinaia di nuovi contenuti: notizie esclusive, interviste,
inchieste, video e tanto altro. Tutto questo lavoro però
ha un costo economico. La pubblicità non basta a coprire
il costo dovuto all’elevato numero di accessi al sito.
Per questo chiediamo chi legge di sostenerci
con un contributo minimo, pari al prezzo di un caffè.

SaDefenza.org ogni giorno offre gratuitamente centinaia di nuovi contenuti.
inchieste, video e tanto altro. Tutto questo lavoro però ha un costo economico. La pubblicità non basta a coprire il costo dovuto all’elevato numero di accessi al sito. Per questo chiediamo chi legge di sostenerci con un contributo minimo, pari al prezzo di un caffè.

FONTE: https_www.sadefenza.org/?url=https%3A%2F%2Fwww.sadefenza.org%2F2021%2F02%2Fboston-dynamic-collabora-con-otto-motors-sui-robot%2F

 

 

 

 

ATTUALITÁ SOCIETÀ COSTUME

Specie protetta, non protetta, fragile

Di Patrizia Ligabò, ComeDonChisciotte.org

Il periodo storico che stiamo vivendo, forse il più difficile dal dopoguerra, ci ha, volenti o nolenti, separato.

Gli anziani, i più fragili di ogni società, si sono ritrovati ancora più soli.

Volontà di proteggerli ingenuamente, a fronte di una sanità in ginocchio che non potrebbe provvedere; o di scansare la volontà di gestir loro e confrontarsi con la vecchiaia e tutto ciò che ne consegue?

Questo fenomeno del lasciar a sé stessi gli anziani, era già presente da prima nelle nostre società; non è certo la novità di oggi.

Si vedano i numeri nelle case di riposo, o chi vive da solo nell’abbandono più totale.

Inoltre siamo mortali, lo apprendiamo all’incirca all’età di sei anni, o forse come si vorrebbe oggi crediamo di essere immortali, perché la morte è divenuta tabù! Non si può più invecchiare, né morire, guai a noi!

Dove sia la vera motivazione, se puntiamo ad una reale protezione degli anziani o no, non è facile comprenderlo in questo marasma. Ci vorrebbe quella compassione , che ci permetterebbe di guardare oltre un corpo, un aspetto fisico, o un’età anagrafica.

“In Giappone ad esempio esistono fumetti che insegnano ai ragazzi e agli adulti quali potrebbero essere i bisogni degli anziani, ed a prendersi cura di loro” dichiara il Professor Jason Danely, docente di antropologia presso l’università di Oxford. Autore di “Aging and Loss”, che si svolge nel Giappone contemporaneo. Le persone sono messe sotto pressione volutamente, costrette fra salute e lavoro, due priorità.

Eppure queste società moderne, che tanto hanno voluto dimenticare la morte, la malattia, e l’invecchiamento, ora devono fare i conti con tutti e tre questi fenomeni contemporaneamente.

L’aggregazione sociale diviene sempre meno fattibile, gli anziani un tempo sacri, saggi e memoria storica delle famiglie, ed intoccabili, si ritrovano sempre più soli. A maggior ragione nelle città.
Senza i nipoti, senza gli amici al bar, al circolino, ai giardini, senza le loro attività tanto care nella quotidianità, soprattutto dall’età pensionabile. Quel tempo di svaghi guadagnato, dopo molti anni di sacrifici, di levatacce e lavoro. Dopo anni ad essere genitori, e lavoratori.

Restano solo i veri amici: gli animali, ed i libri. Lo stato non li supporta, o molto poco.
Ci sarebbe chi li vorrebbe segregati in casa, vittime sacrificali per salvare chi è più giovane.

Ecco ci manca solo la selezione tipo lager, a favore del più forte; una soluzione inumana e crudele.

Dario Nava, operatore Oss in Rsa ed appassionato del suo lavoro, mi racconta che molti di loro, malati terminali, chiedevano la lettura dei loro libri preferiti durante gli ultimi giorni. Volevano partire per l’altrove, insieme alle loro memorie più care. Tutto quello che restava loro.

Ecco che allora la lettura diviene compagnia; viaggiamo là dove ormai vetusti, siamo prigionieri forzatamente.
Il lettore accompagna l’uditore, siamo insieme in quegli istanti, non più soli. La crudeltà della morte ai tempi del Covid è morire da soli, un aspetto inaccettabile nel 2021.

Ho visto in parecchie situazioni familiari, dir loro: come vivere, cosa fare, cosa non fare, fino a non farli più respirare, fino a farli sentire incapaci. Certo, molti sono mossi da una sincera iper- protezione, lo comprendo bene. Direi quasi esagerata. Non ci si dovrebbe chiedere se la loro libertà non è forse importante quanto la nostra? Non dovrebbero decidere loro stessi come vivere?

Possiamo far decidere i potenti delle nostre vite come credono, senza opporci tutti uniti, e poi vogliamo fare lo stesso con i nostri anziani? Imporre, a mio avviso, è sempre sbagliato: “Lo faccio per te!”, ciò potrebbe trovare una spontanea e plausibile risposta.. “ Ma chi te l’ha chiesto?”.

Perché l’anziano sa bene che il tempo che gli resta è poco, dunque gradirebbe viverlo come più gli aggrada, finchè il fisico e la testa glielo permettono.

Secondo la SIGG Società Italiana di Geriatria e Gerontologia,  quando in tarda età arrivano i veri problemi, in molti pensano che curarsi non ne valga troppo la pena: in realtà, la spesa sanitaria è per il 40% destinata alle persone anziane e molto anziane. Si ricorda che la spesa pubblica per sanità è inferiore del 10% rispetto alla media europea e la percentuale dei costi a carico dei pazienti è la più alta (23% contro il 15%) (1).

C’è l’errata convinzione che una persona molto anziana non tragga benefici dalle terapie; quello che si sa dagli studi non sempre è applicabile ai malati veri. In Italia, la paura più grande degli anziani però non è esser curati male, ma, secondo uno studio del Censis, diventare non autosufficienti.

Se non moriranno di Covid, o di altre patologie, moriranno di solitudine , di malinconia, di depressione.
Quando questa generazione sarà scomparsa, generazione che ci ha aiutato quando eravamo in difficoltà, ci mancherà, in molti sensi. Ci ha aiutato spesso economicamente, e supportandoci in vari aspetti di una vita frenetica e competitiva. Dunque a volte sono un aiuto, a volte un peso, dipende.

Cerchiamo di averne rispetto finchè esistono e rispetto per la loro libertà d’individui, di esser grati per ciò che hanno fatto per noi.

La solitudine infine riguarda tutti noi; ma restare così soli non è già un po’ morire?

E vivere senza poter più far nulla perchè terrorizzati, si può definire vita? Perché questa comodità tanto esaltata è la peggior schiavitù, come sosteneva il Matma Ghandi.

Così vivendo potrò liberamente (si fa per dire) muovermi nel mio appartamento, ordinando tutto via web, vivendo via web, relazionandomi via web, ma certo… alla fine è tutto identico alla vita reale e… come no… da crederci veramente!

Il mio spazio di relazione si riduce, il contatto visivo, reale, fisico, viene meno ma pare che io non me ne accorga, o forse sembra che non comprenda bene ciò che sta avvenendo.
Mi illudo, ed è umano, che tutto prima o poi tornerà com’era prima, e che questo periodo infinito passerà, senza strascichi.
E potrò anche pensare che la mia solitudine mi sarà stata di giovamento, certo, se fosse una nostra scelta, non un’imposizione.
Scuserete il mio leggero sarcasmo, oggi sono proprio in vena.

Non è affatto difficile essere un autore comico – satirico , perché la realtà in giro supera di parecchio la fantasia.
Dove eravamo rimasti? Si, dicevo… potrò, grazie alle nuove tecnologie del futuro, arrivare anche a 160 anni. Ma c’è solo un dettaglio: il mio cervello è programmato per un tot di anni e basta.

Ovvio, senza dubbio.. ho fiducia nella scienza, e nel sistema, che non è affatto colluso, vai tranquilla! E come no!

E poi anche a quell’età piena/o di silicone e con il seno all’altezza dell’ascella, ed il fondoschiena sollevato, proprio naturale come gli africani, potrò pensare di dimostrare trenta, quaranta anni in meno.
Sicuramente risulterò naturale, si naturale come il vino in cartone venduto per Barolo d.o,c. Ed il rifacimento fisico riguarda entrambi i sessi, sia chiaro!

Ma siamo seri!

Ed ora, tornando alle fonti nel mondo reale: “La Corte europea dei diritti umani (Cedu) di Strasburgo ha condannato l’Italia per aver violato il diritto di una nonna a mantenere i contatti con la nipote, che le era stata affidata sin dalla nascita “(2). Nella sentenza i giudici indicano che tale violazione tuttavia sia stata frutto, dell’ “esistenza in Italia di un problema sistemico” per questo tipo di casi.
A ricorrere alla Corte nel giugno del 2018 è stata Emilia Terna, dopo aver tentato per anni di ristabilire i contatti con la nipote che, nel frattempo, era stata affidata ai servizi sociali.

Nella sentenza, i giudici affermano di non aver trovato prove che confermano quest’ultima tesi. I togati di Strasburgo sostengono invece che le autorità non hanno fatto quanto avrebbero dovuto per assicurare la continuazione del rapporto tra nonna e nipote, e questo, nonostante una decisione del tribunale dei minori che ha stabilito il diritto della signora Terna di incontrare la nipote, e i rapporti di vari esperti che indicavano che il mantenimento del rapporto con la nonna era positivo per la bimba. La Corte ha stabilito che lo Stato dovrà versare alla signora Terna 4 mila euro per danni morali e 10mila per coprire le spese legali.

Il saggio “Serenità. L’arte di saper invecchiare” (Edizioni Fazi) scritto da Wilhelm Schmid, ha alcuni passaggi molto interessanti sul tema:

“È sciocco pensare di aggirare il tempo che passa. Ogni età è affascinante: evitate i chirurghi plastici. Si incomincia a diventare anziani al momento del concepimento, dunque è meglio prepararsi. Come? Coltivando le amicizie, curando l’alimentazione, favorendo i contatti fisici. Abbracciarsi fa bene”.(3)

“I giovani, i giovani, i giovani. Non si parla che di giovani. Per chi fa parte di questa generica ma potente categoria dello spirito, la venerazione dell’avere poca vita dietro e molta davanti è gratificante, forse esaltante. Qui e ora. Ma, appena dopo, è un rischio serio. E nemmeno tanto dopo. “La vecchiaia inizia approssimativamente poco dopo il concepimento” (4), scrive Schmid“Quindi sappiatelo: se vi illudete di aggirare la questione dell’invecchiamento, correte dei pericoli. Arriva sempre e sorprende. Meglio prepararsi. Può sembrare banale, ma nel mondo di oggi non lo è” (5).

Già, saper invecchiare: un filosofo che parla ai vecchi di oggi, ma anche a quelli che lo saranno domani. Per molti, però, la vecchiaia è la perdita della bellezza, della forza, del sesso.

“Non c’è perdita nell’età che avanza. C’è solo cambiamento. C’è la bellezza dell’età, se uno va d’accordo con la sua età. Se ci combatte contro, i segni sul suo volto non sono invece graziosi. Certo, è vero che invecchiando la forza si affievolisce: io suggerisco di mantenere le abitudini, le quali non richiedono forza. Quella che risparmiamo seguendo le nostre abitudini, possiamo usarla per nuove avventure.” (6)

Non facile. La società ama — o finge di amare — i giovani.

Viviamo in una società moderna. E il significato stesso di moderno è la venerazione del giovane, in quanto nuovo. Infatti, se guardiamo bene, questa esaltazione non c’è in Africa, in Asia, tra gli Inuit. È tipica delle società cosiddette moderne come le nostre. Altrove, il rapporto con la vecchiaia è diverso, per molti versi rovesciato (…) e anche da noi fino a un certo numero di anni fa era così. Eravamo giudicati sulla base dell’esperienza e della saggezza, il nuovo in quanto tale non contava. Oggi è il contrario”.(7)

Gli anziani delle società economicamente avanzate, sono dunque condannati a cercare di essere giovani?

L’«anti-aging» è fortissimo nell’industria della cosmetica come in quella della cultura e dell’informazione.

«Il termine stesso anti-aging racconta tutto: è la lotta contro l’età. Un combattimento che è perso in ogni caso: finisce comunque con la morte. È un termine senza senso. Io le contrappongo la art of aging, l’arte di invecchiare, che non è vivere l’età, ma con l’età. L’invecchiamento porta con sé inevitabilmente una certa sofferenza. Si tratta di accettare l’avanzamento dell’età e mitigare la sofferenza. Certo con la medicina, ma anche con una buona alimentazione, l’esercizio fisico, molto contatto con i giovani». Serenità e morte possono convivere?

Nei nostri tempi moderni molte persone non accettano la morte. Io propongo un test che può aiutare. Se non ci fosse la morte? Quanto vorrei vivere, cinquecento anni, mille, diecimila anni? Non c’è mai fine. E cosa faccio in mille anni? A un certo punto, tutto si ripete. A parte che i bambini continuerebbero a nascere mentre nessuno muore e ci sarebbe un terribile problema di sovrappopolazione, sarebbe anche mortalmente noioso. Meglio che ci sia un limite temporale, altrimenti dovremmo essere noi stessi a stabilirlo. E sarebbe molto difficile decidere quando è il momento giusto per la fine”. (8)

Bene, ma quando e come ci si prepara? “Si dovrebbe iniziare a vent’anni. Non per allarmarsi, ma, ad esempio, per stabilire amicizie e preservarle per il resto della vita. L’amicizia cresce di valore via via che dura. È un’esperienza meravigliosa dell’età avanzata, a 60, 70, 80 anni potere incontrarsi con gli amici e ricordare. Si può stabilire un’amicizia anche a 70 anni, naturalmente, ma è diverso, manca la memoria. Prepararsi alla vecchiaia dovrebbe essere un aspetto della vita. E a una certa età avere attorno bambini, nipoti: si usa dire che i bambini mantengono giovani. È una preparazione di lungo periodo. Non è solo un’affermazione filosofica”(9).

Consigli di lettura:

Lettere ed emozioni al tempo del Covid19. Ridisegnando il futuro“. Testimonianze raccolte da Lella Manzotti. Disponibile su : Ibs, Feltrinelli, il Libraccio.
“La morte amica” di Maria De Hennezel. Edizioni Bur.
“Una certa età. Per una nuova idea della vecchiaia” di Vittorino Andreoli Edizioni Solferino
“Il tempo senza età. La vecchiaia non esiste” di Marc Augé

Di Patrizia Ligabò, ComeDonChisciotte.org

ATTILIO ZOBBI

( il cognome è di mia zia, un omaggio anche a lei)
La tua dimora ormai disabitata, giace sconfitta ad attendere un tuo
impossibile ritorno, l’orto, la vigna, gli alveari, le arnie sono arresi.
Il prato ormai divenuto selvaggio in cui conversammo molti pomeriggi di argomenti
più vasti, il tavolino su cui si posarono i caffè , i dolci, le pagine sottolineate, le
fotografie sparse di antenate, di gioventù passate, di prigionie, e di guerre scampate.
I ricordi però restano imperterriti, vivi nelle menti, le sensazioni benefiche non ci
abbandonano, e quell’aurea di amor vero e longevo che fu tra voi due, resta ad
esempio e testimonianza che esso esiste seppur raro.
Come un fiore va curato, come un innesto preservato, e mai dimenticato.
Patrizia Ligabò

NOTE

(1)   E.Marescalco, A.Bordignon, C.Trevisan, M.Devita, A.Girardi, G.Sergi, E.Manzano, A.Coin, Fragilità ed isolamento sociale: fattori predittivi nella progressione del decadimento cognitivoStudio pubblicato nel 2019 a cura di 64° Congresso Nazionale SIGG Società Italiana di Geriatria e Gerontologia, Padova

(2) “La Corte di Strasburgo condanna l’Italia: «Impedisce i contatti nonna-nipote “, Il Messaggero, 14/01/2021

(3) Da “La lettura” inserto del Corriere della Sera, intervista del 03/05/2015 estratti dal saggio “Serenità. L’arte di saper invecchiare” (Edizioni Fazi) scritto da Wilhelm Schmid

(4) Ibidem

(5) Ibidem

(6) Ibidem

(7)Ibidem

(8) Ibidem

(9) Ibidem

Pubblicato da Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org

FONTE: https://comedonchisciotte.org/specie-protetta-non-protetta-fragile/

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

DRAGHI. VIA AL GRANDE RESET DEI DIRITTI E DELLE LIBERTÀ

DIFFONDI PIÙ CHE PUOI L’ARTICOLO

E ora tocca a lui il drago degli espropri alla superciuk levare ai poveri per dare ai ricchi“, Mario Draghi è un economista, accademico, banchiere e dirigente pubblico italiano. Formatosi all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e specializzatosi al MIT di Cambridge, già professore universitario, negli anni novanta diventa alto funzionario del Ministero del tesoro.

Superciuk (Draghi) è l’antesignano antieroe, l’ubriacone del mitico fumetto Alan Ford, “rubava ai poveri per donare ai ricchi“, quel che ha fatto e continua a fare nella realtà politica italiana la classe dei criminali politicanti venduti, lacchè italioti al soldo di poteri esteri, al povero e dilaniato popolo italico!

Superciuk l’antesignano antieroe , ubriacone del mitico fumetto Alan Ford, “rubava ai poveri per donare ai ricchi”, quel che ha fatto in realtà la classe politica italiota al popolo italico

Anche lui, il Marione ha venduto il suo prestigio di “economista“, da perfetto lacchè al servizio di banche estere e interessi trasnazionali, per ritrovarsi 20 anni dopo al timone della BCE a massacrare da quella posizione la sua odiata Italia; ancjhe lui era sul fatidico yacht della famiglia reale “Britannia” , l’ultima estate della Prima Repubblica non era ancora iniziata.

Il 2 giugno 1992 sul panfilo della regina Elisabetta, Royal Yacht “Britannia”, assieme alla peggiore classe dirigente italiota dei venduti dagli Andreatta ai Prodi, Draghi e molti altri lacchè decisero di avviare la privatizzazione d’Italia per aderire al progetto anti-patriottico UE e la sua svendita durata trent’anni.

Oggi Mario Draghi è chiamato a finire con il cesello magico quanto ancora resta da rubare al popolino bue e addormentato con vaccino MRNA e quant’altro li tiene a bada per essere espropriati dei loro beni ultimi : la casa e le piccole proprietà terriera da trasferire come ha fatto Superciuk ai ricchi multiliardari come Bill Gates i Soros , Rothschild e company.

Gli ospiti, del Britannia, erano l’alto comando dell’economia di Stato italiana: il presidente di Bankitalia Ciampi e l’onnipresente Beniamino Andreatta, i due artefici del “divorzio” tra Bankitalia e Tesoro all’inizio degli anni ‘ 80, c’erano i vertici di Eni, Iri, Comit, Ina, le aziende di Stato e le partecipate al gran completo.

L’Europa per entrare nell’Euro chiedeva parecchio si doveva smantellare tutto il bene pubblico: lo Stato controllava treni, aerei e autostrade per intero, idem per acqua, elettricità e gas, l’ 80% del sistema bancario, l’intera telefonia, la Rai, porzioni consistenti della siderurgia e della chimica. I settori di partecipazione erano praterie sconfinate: assicurazioni, meccanica ed elettromeccanica, settore alimentare, impiantistica, fibre, vetro, pubblicità, supermercati, alberghi, agenzie di viaggio. Impiegava il 16% della forza lavoro nel Paese.” da ildubbio
SaDefenza

Draghi. Via al Grande Reset dei Diritti e delle Libertà

Antonello Boassa

Per carità, non è giusto che Mario si debba accollare tutti i meriti, come Francesco Cossiga un tempo ha sostenuto, che l’industria pubblica italiana è stata rasa al suolo per suo merito precipuo.

Vorrei ricordare che non vanno trascurati i servigi alla finanza anglosassone degli Andreatta, dei Ciampi, del baffetto “comunista” (D’Alema) e di altri benemeriti…

Gli va riconosciuta tuttavia la sua costanza contro il patrimonio pubblico italiano e anche l’accanimento a favore delle privatizzazioni che con il loro acume avrebbero dovuto asciugare il debito sovrano, grazie ad una produttività di cui il settore pubblico era incapace.

L’IRI venne spolpata.

Poco male che l’Istituto avesse favorito, grazie ad una politica vagamente Keynesiana una crescita “cinese” al 7% in una formidabile sinergia pubblico-privato.

Poco male che l’occupazione avesse raggiunto livelli ottimali (per una società regolata dal profitto).

Ciò che risultava decisivo era che si affermassero, sotto la spinta anche di altri eroi come Prodi e D’Alema “i capitani coraggiosi” che hanno inferto un altro micidiale uppercut all’economia italica, saccheggiando autostrade, Grill, Alitalia, Tirrenia… e aprendo alle banche tedesche e francesi che hanno potuto comprare a prezzi stracciati gran parte del made in Italy (vedi Moda) ed il patrimonio edilizio, alberghiero del Bel Paese.

Mario è stato sempre presente e vigile durante tutte queste operazioni affaristiche che i maliziosi potrebbero definire truffaldine per non dire criminali.

Vigile non nel senso di fare il palo ma di presiedere alla devastazione e al declino, come direttore del Ministero del Tesoro, come Governatore della Banca d’Italia non più pubblica ma gestita dai privati, e, dopo vari incarichi di alto livello nel sistema bancario internazionale, finalmente presidente della Banca centrale europea ed infine incaricato di formare un governo tecnico-istituzionale da Mattarella, il non dimenticato ministro della difesa, durante i bombardamenti della Jugoslavia.

E’ prevedibile che l’operazione vada in porto ed è anche possibile che Mario abbia ambizioni più alte, quelle che gli hanno fatto assumere un compito non facile, data la litigiosità di facciata delle forze politiche parlamentari.

Alludo ovviamente alla presidenza della Repubblica.

Del resto è stato già incoronato come Nuovo Cesare, Salvatore della patria, non solo dai giornali di regime consacrati già da tempo, ma anche dagli stessi giornaletti “progressisti” che a suo tempo avevano brindato per la vittoria “democratica” del guerrafondaio corrotto Joe Biden.

Cosa ci dobbiamo aspettare in futuro da questo profeta del Great Reset della Nazione, che già dal 1992 aveva cominciato a resettare, certamente con qualche difficoltà allora perchè qualche residuo di opposizione esisteva ancora. Penso un prolungamento coerente della distruzione di diritti del lavoro, di diritti sociali, di libertà di reale opposizione, di manomissione e di azzeramento della Costituzione così arcigna davanti al profitto selvaggio così caro, come evidenziato dalle speculazioni e dai titoli tossici da lui favoriti come da tutto il sistema bancario che hanno portato al disastro finanziario planetario del 2008/2009.

La lettera inviata nel 2011, in collaborazione con Trichet, al governo Berlusconi/Tremonti intimava una maggiore durezza nelle liberalizzazioni, nell’affossamento dei salari, delle pensioni, dello stato sociale, nell’attacco alla Costituzione, durezza su cui i due titubavano… ed è per questo che sono caduti per lasciare spazio, grazie all’innominabile Napolitano, all’altro Mario, Mario Monti che saprà applicare con la ferocia richiesta dall’Unione Europea, drastiche misure contro la sovranità, contro la dignità di tutta una nazione che pullulava di tanti servi obbedienti e affamati che hanno occupato le poltrone desiate del potere dei maggiordomi…

Ma non è tutto. C’è ancora molto da dire su tal personaggio, definito da Cossiga “un vile affarista” e ancora molto sulla combriccola che lo attornierà a che gli renderà omaggio.

Basti pensare all’elogio commosso di Landini…

Dopo la consacrazione provvederò con un altro scritto “Lasciate ogni speranza…”


Sa Defenza non ha alcuna responsabilità rispetto alle citazioni, informazioni pubblicate, i dati, le singole opinioni contenute in questo articolo.
Nulla su questo sito è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali

La tipologia di pubblicità che appaiono all’interno del blog non sono sotto il diretto controllo di SaDefenza.org, ma è un algoritmo specifico di google che sceglie i contenuti a seconda degli interessi del lettore, pertanto ogni visitatore vedrà pubblicità diverse, modulate sui propri interessi personali, calcolate da google in base alle ricerche individuali effettuate sui  motori di ricerca.

SaDefenza.org ogni giorno offre gratuitamente
centinaia di nuovi contenuti: notizie esclusive, interviste,
inchieste, video e tanto altro. Tutto questo lavoro però
ha un costo economico. La pubblicità non basta a coprire
il costo dovuto all’elevato numero di accessi al sito.
Per questo chiediamo chi legge di sostenerci
con un contributo minimo, pari al prezzo di un caffè.

SaDefenza.org ogni giorno offre gratuitamente centinaia di nuovi contenuti.
inchieste, video e tanto altro. Tutto questo lavoro però ha un costo economico. La pubblicità non basta a coprire il costo dovuto all’elevato numero di accessi al sito. Per questo chiediamo chi legge di sostenerci con un contributo minimo, pari al prezzo di un caffè.

FONTE: https://www.sadefenza.org/2021/02/draghi-via-al-grande-reset-dei-diritti-e-delle-liberta/

 

 

 

 

CULTURA

L’ISTITUTO BRUNO LEONI TRA I MIGLIOR THINK TANK AL MONDO

L’Istituto Bruno Leoni tra i miglior think tank al mondoNella nuova edizione del “Global Go To Think Thank Index“ dell’Università della Pennsylvania, l’Ibl si classifica al 132mo posto tra i migliori think tank al mondo. Il rapporto, che censisce oltre 11mila istituti di ricerca, si basa sulle opinioni emerse all’interno della comunità internazionale di think tank, dei gruppi di ricerca e degli esperti.

L’Istituto Bruno Leoni figura inoltre al 76mo posto tra i think tank dell’Europa occidentale, al 124mo nella classifica senza i think tank degli Stati Uniti, al 107mo posto tra i think tank che si occupano di politiche sociali, al 31mo nella classifica sulle migliori campagne di sensibilizzazione e al 31mo posto nella graduatoria dedicata alle migliori collaborazioni istituzionali tra due o più think tank.

In Italia vengono censiti 153 think tank. Nella classifica dei migliori 175 think tank mondiali, oltre all’Istituto Bruno Leoni figurano Ispi, Iai, Fondazione Eni Enrico Mattei, Cmcc e Cesi.

Il “2020 Global Go To Think Thank Index” è disponibile QUI.

Per Franco Debenedetti, presidente dell’Ibl, “questo risultato è particolarmente gradito, dopo un anno difficile come il 2020. Per realtà come l’Istituto Bruno Leoni la pandemia ha significato non solo un’urgenza ancora maggiore nell’alimentare di idee il dibattito pubblico, ma la necessità di imparare a farlo con mezzi nuovi. Vederci riconosciuti, nuovamente, come uno fra i migliori think tank al mondo nonché, ovviamente, del nostro Paese è una soddisfazione, soprattutto a fronte delle difficoltà e delle poche risorse a disposizione. Risorse economiche, perché quelle umane sono invece importanti: a cominciare dalle nuove e giovani energie che ci hanno aiutato a imparare a lavorare e a discutere in modo nuovo, nell’anno del Covid-19”.

FONTE: https://www.opinione.it/cultura/2021/02/02/redazione_ibl-132-posto-migliori-think-tank-al-mondo-italia-censiti-153-franco-benedetti-risorse-giovani-energie-covid-19/

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

I SOCIAL NETWORK SONO FUORI CONTROLLO

È ORA CHE LA POLITICA SE NE OCCUPI! Diego Fusaro e Claudio Messora

Ieri Youtube ha sospeso il canale di Byoblu, reo di avere pubblicato un articolo nientemeno del British Medical Journal. Le censure, gli oscuramenti e gli esili comminati dai social network sono ormai un’emergenza democratica.

Lo Stato ha perso il controllo dell’informazione e non è più in grado di garantire il corretto svolgimento del dibattito pubblico, flusso nevralgico alla base di qualunque democrazia. Di conseguenza si pone un problema democratico: esistono giganti, monopolisti di fatto, afferenti a potenze straniere, che amministrano verità e giustizia all’interno del discorso pubblico. La politica, ovvero i cittadini di cui essa è espressione, deve rientrare in possesso delle leve di comando di una tecnologia che ormai fa Stato a sé e alla quale è consentito derogare perfino ai principi costituzionali che ispirano la civile convivenza di un popolo.

Diego Fusaro e Claudio Messora spiegano perché è necessario indirizzare questo problema, e spingere la politica a normare un presidio democratico ormai completamente fuori controllo.

FONTE: https://www.byoblu.com/2021/02/08/tornano-le-ong-nel-mediterraneo-un-altro-controverso-salvataggio-della-ocean-viking/

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Le banche creano denaro dal nulla

 

Febbraio 7, 2021 posted by Fabio Conditi

3-Moneta Bancaria

Maurice Allais, premio Nobel per l’economia nel 1988, amava ripetere questa frase sulla moneta creata dal nulla dalle banche: “L’attuale creazione di denaro dal nulla operata dal sistema bancario è identica alla creazione di moneta da parte di falsari. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto”.

Sono ovviamente d’accordo con Maurice Allais, ma per comprendere appieno la natura del problema, cambierei l’ultimo periodo della frase, sostituendolo con “La sola differenza è che i falsari non chiedono interessi”.

Nel convegno “Spread, debito e sovranità monetaria nel contesto europeo”, cui ho partecipato il 18 marzo 2019 alla Regione Lombardia, Maurizio Blondet ci ha raccontato il suo incontro come giornalista con Maurice Allais, che gli confidò un fatto curioso: da quando aveva cominciato a parlare del denaro creato dal nulla dalle banche e della sua convinzione che invece dovesse crearlo lo Stato, Allais non venne più invitato in tv e dovette pubblicare i suoi saggi a proprie spese, circostanza alquanto strana per un premio Nobel.

VIDEO QUI: https://youtu.be/QWkO04bapEI

Che l’argomento sia un tabù e che debba essere trattato con attenzione, lo conferma anche un fatto di cronaca molto noto, di cui ricorreva il 7 gennaio 2021 il 6° anniversario, dove però la notizia più importante è tuttora sconosciuta ai più.

Nella strage di Charlie Hebdo, avvenuta alle ore 11:30 del 7 gennaio 2015, furono uccise ben 12 persone, ma tra di loro c’era anche un componente della redazione del giornale satirico, che però era anche un personaggio francese molto conosciuto e famoso: l’economista di area keynesiana Bernard Maris, che il Presidente del Senato francese Jean-Pierre Bel aveva nominato membro del Consiglio Generale della Banca di Francia.

Nei giorni seguenti l’evento tragico e ancora oggi quando lo si ricorda, si è sempre parlato dei componenti della redazione di Charlie Hebdo, senza mai specificare che tra essi c’era una vittima in assoluto molto più illustre, perché era un esperto economico di rilevanza internazionale che ricopriva anche una carica istituzionale.

La sua caratteristica peculiare è che era uno dei pochi economisti conosciuti che aveva dichiarato nei suoi libri ed anche in una sua famosa intervista, che le banche creano denaro dal nulla. “È qualcosa che è davvero difficile da capire”, aveva conclude la sua intervista che trovate in questo breve video:

Purtroppo ancora oggi, il fatto che praticamente quasi tutta la moneta che usiamo sia creata dal nulla dal sistema bancario è un argomento completamente assente nel dibattito politico ed economico. Eppure è proprio questo che determina l’andamento buono o cattivo di una economia.

Nei passi precedenti abbiamo spiegato e dimostrato che per il buon funzionamento di un sistema economico è necessario che la moneta circoli in quantità sufficiente per effettuare tutti gli scambi di beni e servizi, perché se scarseggia o finisce solo sui mercati finanziari, finiamo in recessione e si aggrava la crisi economica.

In questo passo, però, non analizzeremo le conseguenze che la creazione del denaro dal nulla, da parte del sistema bancario, generano all’interno del sistema economico. Cercheremo solo di analizzare con quale sistema le banche creano denaro dal nulla e come vengono gestiti i nostri pagamenti all’interno dell’economia reale, rimandando ai prossimi passi l’analisi delle conseguenze.

Considerato che la creazione di denaro dal nulla da parte delle banche è un argomento molto tecnico, consiglio, prima di proseguire nella lettura, di vedere questo video dove, con delle semplici slides, spiego i passaggi contabili in modo più semplice e chiaro.

VIDEO QUI: https://youtu.be/vIXHE8qgHvg

La moneta bancaria è un debito della banca

Avevamo chiarito nel passo precedente qual è la vera natura della moneta elettronica bancaria, sancita dall’articolo 1834 del Codice Civile secondo il quale il denaro depositato presso un banca diventa di sua proprietà, obbligandola a restituire i contanti su richiesta del “depositante”.

Quindi il nostro conto corrente bancario, in particolare la cifra del suo saldo, è un debito della banca nei nostri confronti, che però, in particolari condizioni, potrebbe non essere restituito tutto o in parte, come è già successo in Grecia con la chiusura di sportelli bancari e bancomat, o in Italia con il bail-in.

Tra l’altro questa eventualità diventa molto più probabile nei periodi di prolungata recessione come quello che stiamo vivendo oggi, dove a causa dell’aumento degli NPLs all’interno del sistema bancario, le banche sono molto più a rischio di fallimento che nel passato.

Per creare moneta le banche utilizzano ancora oggi un sistema contabile che è lo stesso da secoli, la partita doppia, con la quale nel passato venivano create le “note di banco” o le successive “banconote”, mentre oggi viene creata la ben più diffusa moneta elettronica bancaria.

La “nota di banco” rappresentava una promessa di pagamento in monete d’oro, mentre la moneta elettronica bancaria rappresenta una promessa di pagamento in contanti, cioè in moneta a corso legale.

La moneta bancaria è una promessa di pagamento in contanti

Per capire quale tipo di denaro le anche creano, dobbiamo prima distinguere tra:

  • “moneta a corso legale”, che è una moneta ad accettazione obbligatoria ed è l’unica ad avere la capacità di estinguere un debito secondo l’art.1277 del c.c.;
  • “promessa di pagamento in moneta a corso legale”, che è la “moneta elettronica bancaria” ma è ad accettazione volontaria ed ha la capacità di estinguere un debito solo nel momento in cui il creditore consegue la disponibilità giuridica della somma di denaro.

Quindi la banca non crea “moneta a corso legale”, ma una “promessa di pagamento in moneta a corso legale”, che però, essendo i contanti sempre meno utilizzati per effetto delle limitazioni legali all’uso dei contanti, permette alla banca di creare molte più “promesse” rispetto ai contanti che ha.

Infatti stiamo assistendo alla progressiva eliminazione dei contanti negli scambi economici, per favorire l’utilizzo della moneta elettronica, ma questo crea non pochi problemi giuridici, perché ancora oggi la moneta a corso legale costituisce la base monetaria su cui si fonda tutta la moneta elettronica bancaria che usiamo.

Più volte la BCE ha più volte redarguito il Governo per la sua intenzione di “incentivare le transazioni per mezzo di strumenti di pagamento elettronici per l’acquisto di beni e servizi allo scopo di combattere l’evasione fiscale”, perché ritiene che “tali limitazioni o disincentivi devono rispettare il corso legale delle banconote in euro”.

Il processo però sembra ormai irreversibile, la moneta da oggetto materiale cartaceo o metallico, sta diventando sempre di più immateriale e caratterizzato dall’essere solo “una promessa di pagamento in contanti”. Ma se i contanti spariscono, la moneta elettronica bancaria rischia di diventare una “promessa di niente”, che sarà considerata una “moneta a corso legale”, anche se non lo è e non lo potrà mai essere.

Infatti la moneta a corso legale è per definizione uno strumento monetaria dello Stato, che è l’unico che può crearlo perché è il solo che può dichiarare di accettarlo in pagamento delle tasse.

Come le banche creano il denaro

Per capire come le banche creano denaro dal nulla, possiamo fare diverse ipotesi partendo da quella più semplice per arrivare gradatamente a quella più complessa:

  • se depositiamo contanti in banca, le banconote diventano di proprietà della banca e sono inserite nel suo attivo di bilancio, mentre al passivo compare un numero nel nostro c/c, che rappresenta il debito in contanti che la banca ha nei nostri confronti. Se decidiamo di riprenderci i contanti, la banca li preleva dal suo attivo e ce li dà, ma azzera la cifra sul nostro c/c;
  • se chiediamo i soldi in prestito per acquistare un immobile, dobbiamo firmare un contratto di mutuo con ipoteca sull’immobile a favore della banca, che essendo un credito lo inserisce nel suo attivo di bilancio, mentre al passivo compare un numero nel nostro c/c, che rappresenta il debito in contanti che la banca ha nei nostri confronti. Al rogito possiamo trasferire questo debito della banca da noi al proprietario della casa, che quindi potrà richiederlo in contanti, ma non lo farà quasi mai.

I limiti normativi alla creazione di denaro dal nulla

Quando dico che le banche creano denaro dal nulla, l’obiezione più frequente è :

“ma allora come fanno a fallire” ?

Come abbiamo già visto, la creazione è possibile mettendo all’attivo del bilancio la nostra promessa di restituire il denaro creato dal nulla, altrimenti la banca dovrà far fronte alla sua “promessa di pagamento in contanti” con il suo attivo, che quindi deve coprire questo “ammanco”.

Quindi in pratica la creazione di denaro dal nulla con i prestiti, è “garantita” dalla nostra capacità di restituire il prestito ricevuto, ma se per qualche motivo non lo restituiamo, la banca deve utilizzare le proprie risorse.

Per questo motivo c’è sempre stato un vincolo relativo alla percentuale di riserve obbligatorie che la banca deve avere proprio per far fronte a questa necessitò. Ma se fino al 1993 erano  obbligate a conservare una riserva in contanti superiore al 17,5% di tutti i loro depositi, dopo di quella data la Banca d’Italia e la BCE hanno ridotto progressivamente questa percentuale fino all’1% fissato nel 2012, cioè con 1 euro se possono creare 100 euro. Addirittura in alcuni paesi al mondo l’obbligo di riserva è stato eliminato.

Ma l’1% è un limite oggettivamente troppo basso, per questo motivo negli ultimi anni sono state introdotte alcune regole sugli attivi dei bilanci delle banche, le cosiddette regole di Basilea I, II e III, che impongono un patrimonio di garanzia minimo pari a circa l’8% del rischio di credito, che però è meno dell’ammontare di tutti i depositi.

In realtà solo una parte di questo patrimonio di garanzia può essere considerato “liquidità disponibile”, quindi il limite reale è inferiore all’8% sui depositi creati, ma se anche volessimo prendere per buono questo valore, la moltiplicazione monetaria sarebbe comunque superiore a 1 a 12, che significa che nella migliore delle ipotesi con 1 euro le banche possono creare circa 12 euro dal nulla.

Come avvengono i pagamenti tra le banche

La domanda che viene spontanea a questo punto è la seguente: come fanno le banche ad effettuare i pagamenti tra banche diverse se la riserva obbligatoria è così bassa ? Ricordiamo che un trasferimento di denaro da un c/c di una banca ad un c/c di un’altra, corrisponde al trasferimento di un “debito” della banca nei confronti del cliente, quindi nessuna banca accetterebbe questo trasferimento senza richiedere un equivalente in riserve per coprire questo debito.

Nel caso quindi di un pagamento nei confronti di un soggetto cliente di un’altra banca, teoricamente il pagamento tra le due banche dovrebbe essere regolato con un trasferimento di riserve equivalenti, ma, non avendone a sufficienza, le banche utilizzano altri sistemi per evitare di doverle usare.

Visto che ogni giorno avvengono molti pagamenti tra tutte le banche che sono collegate alla Banca d’Italia, quest’ultima può effettuare tutte le compensazioni tra le entrata e le uscite da ciascuna banca, utilizzando il suo sistema di compensazione multilaterale Bi-Comp, in modo da ridurre limitare l’eventuale uso di riserve. Infatti se la banca X ha avuto entrate per 100.000 euro e uscite per 120.000 euro, l’importante è che abbia riserve per la differenza, cioè per 20.000 euro.

Ma anche i residui dopo la compensazione, possono essere risolti, in alternativa al pagamento in riserve, con un prestito sul mercato interbancario oppure direttamente con un prestito della Banca d’Italia. Questo perché in un sistema bancario “chiuso” le entrate e le uscite sono matematicamente compensate, quindi se c’è una banca che ha un residuo da pagare in riserve, ci saranno sicuramente una o più banche che dovranno riceverlo, e che possono essere disponibili a sostituire questo pagamento con un prestito sul mercato interbancario.

La BCE e Target II

Visto che però il sistema bancario non è chiuso, perché l’Italia fa parte del SEBC, cioè del Sistema Europeo delle Banche Centrali gestito dalla Banca Centrale Europea, ci saranno sicuramente pagamenti verso l’estero che possono creare “scompensi”, per questo motivo è stato creato un meccanismo di compensazione svolto dalla BCE, chiamato Target II che immette riserve della BCE all’interno del sistema bancario “debitore”.

Quindi Target II non è un debito dell’Italia nei confronti della BCE, ma un debito del nostro sistema bancario, prevalentemente privato, verso la BCE, che verrà naturalmente saldato quando la moneta creata dal nulla con i prestiti, verrà nel frattempo restituita da chi l’ha richiesta. Considerato però che nel frattempo viene anche creata moneta dal nulla con nuovi prestiti, in realtà questo “debito” del sistema bancario italiano tende a crescere all’infinito per effetto del continuo disequilibrio nelle bilance di pagamento tra i diversi stati europei, ovviamente a vantaggio della Germania.

Conclusione

Le banche creano dal nulla una moneta elettronica che è in sostanza una “promessa di denaro”, che però noi ci scambiamo come se fosse “moneta a corso legale”.

Le limitazione all’uso dei contanti, ha determinato la condizione che più del 90% di tutta la moneta che usiamo è una “promessa di denaro” che le banche creano dal nulla con le nostre garanzie.

Purtroppo in Italia oggi le banche italiane sono controllate prevalentemente da azionisti stranieri, che prestano sempre meno all’economia reale perché preferiscono le speculazioni finanziarie.

Se lo Stato italiano avesse un sistema bancario come ha la Germania, dove più del 50% delle banche sono pubbliche, anche in Italia lo Stato potrebbe creare denaro per le famiglie e le imprese.

Con un moltiplicatore minimo di 1 a 12, lo Stato potrebbe, con soli 30 mld di euro, prestare all’economia reale più di 360 mld di euro, senza aver bisogno di chiedere prestiti ai mercati finanziari o alle istituzioni europee.

La banca pubblica potrebbe anche prendere prestiti a tasso negativo dalla BCE (TLTRO, Targeted Longer-Term Refinancing Operations) come Unicredit, che nell’ultima asta di è aggiudicata ben 94,3 mld di euro ad tasso negativo intorno a -0,75%.

Solo se diventiamo consapevoli che oggi praticamente tutto il denaro che usiamo viene creato dal nulla dal sistema bancario con i prestiti, allora saremo in grado di capire perché il debito pubblico e privato cresce continuamente, ma soprattutto riusciremo a cambiare paradigma per trovare soluzioni concrete e realizzabili per uscire dalla crisi.

Perchè LORO non molleranno facilmente, ma NOI NON MOLLEREMO MAI.

La moneta sarà di proprietà dei cittadini e libera dal debito.

© Fabio Conditi – Presidente dell’associazione Moneta Positiva

Nel nostro sito trovate gli altri passi: https://monetapositiva.it/


FONTE: https://scenarieconomici.it/3-passo-le-banche-creano-denaro-dal-nulla/

 

 

 

 

IMMIGRAZIONI

TORNANO LE ONG NEL MEDITERRANEO

UN ALTRO CONTROVERSO SALVATAGGIO DELLA OCEAN VIKING

8/2/2021

Sono tornate le navi ONG nel Mediterraneo. Mentre l’attenzione dell’Italia intera era focalizzata sulle consultazioni tra Mario Draghi e vari partiti, oltre 400 migranti sono stati trasbordati dalle acque libiche fino alla Sicilia, dove saranno fatti sbarcare.

Una multinazionale dell’umanitario

Protagonista di questa manovra di trasporto è stata la nave battente bandiera norvegese Ocean Viking, facente capo all’organizzazione non governativa SOS Mediterranee. Una sorta di multinazionale del settore umanitario, registrata in ben quattro Paesi: Francia, Germania, Italia e Svizzera. Ci troviamo quindi ad uno spartito già visto: nave norvegese, organizzazione multinazionale, ma il porto preferito di destinazione resta sempre l’Italia.

Nonostante il fermo amministrativo che aveva impedito la navigazione alla Ocean Viking fino al dicembre 2020, la nave norvegese è tornata subito attiva nel Mediterraneo, raccogliendo immediatamente la segnalazione lanciata da Alarm PhoneUn’altra organizzazione controversa che segnala alle navi ONG la localizzazione dei migranti presenti al largo delle coste libiche.

La stessa organizzazione è stata fondata da padre Mussie Zerai condannato in passato per smercio di droga. Occorre poi ricordare che, oltre alle sospette accuse di legami tra padre Zerai e alcuni trafficanti di migranti, Alarm Phone ha tra i suoi obiettivi dichiarati “l’eliminazione dei confini”. Possiamo quindi ragionevolmente affermare che ci troviamo di fronte ad un’organizzazione che agisce contro l’autorità legale degli Stati.

Non ci sono altri porti se non l’Italia?

Così la Ocean Viking si è lanciata verso la localizzazione segnalata da Alarm Phone, nelle acque della zona sar libica, la zona di mare rivendicata dalle autorità di Tripoli sotto la sua giurisdizione. Come di consueto, dopo l’operazione si salvataggio, la Ocean Viking si è diretta verso quello che secondo il suo capitano è considerato il porto più sicuro: l’Italia. In realtà dalla zona sar libica il porto più sicuro sarebbe quello di Zarzis, in Tunisia.

Eppure questa destinazione viene ostinatamente ignorata dalle navi ONG. Così come l’isola di Malta, sempre assente durante queste operazioni. Sembra quindi che l’obiettivo principale della Ocean Viking sia quello di far arrivare il gruppo di migranti direttamente in Italia, ignorando altri porti.

I migranti: le vittime di un sistema di sfruttamento economico

Gli oltre 400 migranti, di cui già 8 trovati positivi al Covid, saranno fatti sbarcare in Sicilia. E poi? Saranno redistribuiti tra i Paesi europei? Chissà. Finora non si è consolidata una prassi, ma solo la rara generosità volontaria dei Paesi membri. Nel frattempo il Partito Democratico si è affrettato ad inserire nella lista delle proposte a Draghi lo Ius Culturae.

Un modo per rendere più facile l’ottenimento della cittadinanza da parte della popolazione immigrata e chissà sperare di ottenere così qualche voto in più in una futura campagna elettorale? In mezzo a questi interessi politici e intrecci della malavita, i migranti rappresentano le vere vittime di un sistema economico che ha interesse a sradicare le persone dalla terra d’origine per trasferirle dove il mercato richiede manodopera a basso costo.

Nel frattempo continuano ad essere tanti, troppi gli aspetti controversi e irrisolti legati al movimento delle navi ONG nel Mediterraneo. Il rischio è che queste organizzazioni possano nascondersi dietro la bandiera del salvataggio ad ogni costo, mentre chi le finanzia e le manovra risponda invece ad interessi molto più materiali.

FONTE: https://www.byoblu.com/2021/01/17/i-social-network-sono-fuori-controllo-e-ora-che-la-politica-se-ne-occupi-diego-fusaro-e-claudio-messora/

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Ci siamo: Città-Stato su misura per le grandi multinazionali

Da RT

(Traduzione automatica)

5 febbraio 2021 23:08 / Aggiornato 32 minuti fa

Reinventare la città azienda? Il Nevada tenta “Zone di innovazione” autonome per le grandi imprese (tecnologiche) con TASSE E TRIBUNALI propri

Il governatore del Nevada Steve Sisolak sta cercando di attirare aziende high-tech nel suo stato con un’offerta per consentire loro di formare efficacemente governi indipendenti a livello di contea, in grado di imporre tasse e persino di formare tribunali.

Alle aziende con una “tecnologia innovativa” viene offerta la possibilità di cimentarsi come stati sovrani in miniatura, secondo la nuova legislazione statale pubblicata mercoledì dal Las Vegas Review-Journal. Mentre Sisolak ha accennato all’idea durante il suo discorso sullo stato dello Stato il mese scorso, pochi dettagli sono stati resi pubblici fino ad ora.

Queste cosiddette “zone di innovazione” vengono commercializzate per attirare le aziende tecnologiche – forse quelle alle prese con le tasse elevate e il feticismo del blocco della Silicon Valley – con ampi spazi aperti e la libertà di fare quello che vogliono sulla propria terra.

Neanche questa è un’esagerazione: le società che accettano la posta in gioco e si trasferiscono in Nevada potranno formare i propri governi locali con l’autorità equivalente di una contea. Potranno imporre tasse, formare tribunali e distretti scolastici, fornire servizi governativi e agire essenzialmente come entità sovrane. Le zone saranno controllate da tre membri del consiglio di sorveglianza simili ai commissari di contea, e i proprietari dell’azienda manterranno la bilancia del potere su chi siede nel consiglio.

“Il Consiglio può istituire un tribunale di giustizia”, ​​afferma il progetto di legge ottenuto da LVRJ. Inoltre, con poche eccezioni per proprietà immobiliari, carburante e beni personali tangibili, “il Consiglio può imporre qualsiasi tassa o commissione autorizzata da una contea”.

L’esercizio di qualsiasi potere o dovere da parte del Consiglio sostituisce l’esercizio di tale potere o dovere da parte della contea in cui è situata la zona di innovazione.

La proposta ritiene che il modello di governo tradizionale sia “inadeguato” per attirare inquilini di successo e lo stato ha in mente un tipo di azienda molto particolare per il nuovo programma. Le aziende dovrebbero possedere almeno 78 miglia quadrate di terra non sviluppata e disabitata, che ricadano all’interno di una singola contea senza sovrapposizione di alcuna area attualmente di proprietà. Candidarsi richiederebbe 250 milioni di dollari in assets e prevedere di investire almeno 1 miliardo di dollari nel nuovo sito nel prossimo decennio.

Blockchains LLC, con sede a Sparks, è una società che intende sfruttare il pacchetto e, secondo quanto riferito, si è impegnata a costruire una “città intelligente” a est di Reno. Altre società blockchain, tecnologia autonoma e AI, Internet of things, robotica, wireless, biometria ed energia rinnovabile sono alcuni dei settori per i quali Sisolak sta lanciando il tappetino di benvenuto.

Il Nevada ha avuto relativamente buona fortuna nel sottrarre delle megacorporazioni alla California, diventando il sito della gigantesca Gigafactory 1 di Tesla per la produzione di batterie agli ioni di litio delle auto elettriche. L’azienda ha persino ottenuto i diritti per estrarre il proprio litio nello stato. Il CEO Elon Musk sta anche aprendo una fabbrica fuori Austin, in Texas, dopo aver litigato con lo stato della California sui suoi mandati di blocco (e presumibilmente sulle sue tasse elevate, che il Texas non ha). Mentre Tesla ha ricevuto un’agevolazione fiscale di $ 1,3 miliardi per aprire la sua fabbrica in Nevada, Sisolak sembra contare sulla sovranità come incentivo superiore per l’espansione delle società tecnologiche.

Mentre il modello della ‘città azienda’ potrebbe richiamare alla mente le pratiche di lavoro abusive della fine del XIX e dell’inizio del XX secolo – con lavoratori pagati in ‘valuta’ aziendale inutilizzabile fuori città e talvolta persino rinchiusi, presumibilmente per loro protezione – aziende come Facebook (Menlo Park) e Google (Mountain View) sembrano essere al lavoro per rinnovare l’immagine della città azienda.

Da qui:

RT.COM https://www.rt.com/usa/514779-nevada-tech-sovereignty-blockchain/ 
Reinventing the company town? Nevada teases self-governing ‘Innovation Zones’ for Big (Tech) business with own TAXES & COURTS — RT USA News
Nevada Governor Steve Sisolak is trying to lure high-tech firms into his state with an offer to allow them to effectively form independent governments at county level, capable of levying taxes and even forming courts.

FONTE: https://comedonchisciotte.org/forum/spazio-aperto/ci-siamo-citta-stato-su-misura-per-le-grandi-multinazionali/

 

 

 

POLITICA

Perché difendo Giorgia Meloni

In questo momento storico in cui la parola data ha perso qualsiasi valore, una leader che resta sul punto ancora c’è

Marco D’EgidioIngegnere e blogger – 8 02 2021

Non ho mai votato a destra, tanto meno per l’estrema destra di Giorgia Meloni; e non intendo certo farlo in futuro. Permettetemi però di spendere qualche riga per “difendere” la leader di Fratelli d’Italia.

Per che cosa? Nessuna infamia degna di nota, sia chiaro. Nessun bisogno di un avvocato difensore, addirittura di centrosinistra come me. Soltanto un enorme macigno: l’onta di avere detto no al governo Draghi. La vergogna di essersi relegata all’opposizione in un momento come questo, quando tutti-tutti, perfino Matteo Salvini, perfino l’altra destra che credevamo sovranista e populista, sono rimasti folgorati sulla via di Montecitorio. Possibile che questo miracolo non sia toccato anche a Giorgia Meloni? Lo stigma dell’Italia migliore è caduto su di lei.

Da speranzoso sostenitore del prossimo governo Draghi, penso che Meloni non abbia fatto male a restare fuori. Anzi, mi faccio coraggio, lo dico: ha fatto bene. Non perché il premier incaricato non meriti fiducia, ha infatti ragione il leghista Giorgetti: abbiamo ingaggiato Cristiano Ronaldo. Ma perché in questo momento storico in cui la parola data ha perso qualsiasi valore, in cui i politici non cambiano, ma rovesciano la propria idea dalla sera alla mattina (o forse restano sempre della stessa idea, ma fingono dalla mattina alla sera), ecco, in questo momento di credibilità zero-assoluto delle persone e dei partiti, una leader che resta sul punto ancora c’è. Sarà un punto sbagliato? Probabilissimo. Ma il solo non accodarsi alla schiera dei folgorati da Super Mario per me è un merito: di coerenza, questa dimenticata.

Poi, se analizziamo il suo discorso subito dopo l’incontro con Draghi alla Camera, vi leggiamo due elementi importanti che depongono a suo favore: nessuna pregiudiziale sul premier – rinominata alla sua maniera “opposizione patriottica”, ma intendeva pragmatica, nell’interesse del Paese – e nulla osta a convergere eventualmente sui singoli provvedimenti (ci mancherebbe, diranno alcuni, ma intanto l’ha detto, punto suo).

Insomma, chi è che sostiene che si possa fare buona politica soltanto stando al governo e non anche all’opposizione? Lo sostiene forse chi pensa che il governo Draghi sia il non plus ultra che mai ci possa capitare in questo semi-secolo. Io lo spero vivamente, ma non sono facile alle glorificazioni.

Secondo questo ragionamento fideistico, al di fuori del perimetro della maggioranza ci sono i barbari. Senza colore politico preassegnato, qui non c’entra la deformazione culturale sinistrorsa e radical chic: barbaro è chi non vi rientra, liberi voi di scegliere. In questo caso, i barbari sono i Fratelli d’Italia, rimasti ancorati a una visione del mondo di destra “pura”, irriducibile ai compromessi, orgogliosa della propria identità e via dicendo lungo quella direzione che porta verso il nero.

Non discuto, da sinistra, la pochezza di una simile visione: affari appunto di destra. Apprezzo però il coraggio della leader nel rimanere fedele alle proprie posizioni, senza sconfessarle alla leggera per i più svariati motivi, spesso riconducibili al potere. Il Movimento 5 Stelle ha governato, nell’ordine: con se stesso (l’era della scatoletta di tonno), con la Lega, con il Pd, e adesso governerà anche con Forza Italia.

Il Pd, non ne parliamo: è il partito più governista da dieci anni. La Lega in mezz’ora di colloquio con Draghi è diventata quasi più europeista di Draghi stesso (evviva, finalmente). Meloni resta quello che è. Sbaglierà, ripeto e anzi me lo auguro, perché significherebbe che il governo governa bene. Ma si può dire che è seria?

Ma lo fa per i voti, per sgranocchiare qualche voto populista a Salvini e forse anche ai 5 Stelle. Può darsi, in quel caso sarebbe non solo coerente e seria, ma pure politicamente furba: continuo a vederci poco di male, perché il tornaconto elettorale fa parte della vita, e tra chi cambia idea per un incarico in più, e chi non la cambia per un voto in più, preferisco il secondo, anche se non condanno il primo (il vincolo di mandato non esiste, per fortuna).

E infine un’ultima considerazione. Il prossimo governo Draghi sarà, speriamo davvero, il governo migliore (non dei migliori). Ma resta un governo di (quasi) unanimità nazionale. Se c’è quel “quasi”, è grazie a Giorgia Meloni, che ha detto no. C’è più bisogno di un partito in più in maggioranza o nei ministeri, o di un unico, piccolo partito all’opposizione? Diffidiamo dei numeri bulgari. Mantenere una minima dialettica in Parlamento, e non solo in Consiglio dei ministri, fa molto sana democrazia, quale siamo e restiamo in Italia.

FONTE: https://www.huffingtonpost.it/entry/perche-difendo-giorgia-meloni_it_6020fdaec5b6c56a89a290c4

 

 

 

GIORGIA MELONI: SÌ AD AZIONI UTILI PER L’ITALIA, NO ALLE POLTRONE (E ALLE DENIGRAZIONI)

Giorgia Meloni: sì ad azioni utili per l’Italia, no alle poltrone (e alle denigrazioni)Si chiama Giorgia. È una donna, è una madre ed è cristiana, come la leader di Fratelli d’Italia ha ricordato qualche tempo fa da un palco, facendo impazzire il web con l’ironico tormentone remixato che l’ha vista protagonista. Ma la Meloni è anche altro: per esempio coerente, oltre che ironica. La coerenza non è cosa di tutti oggigiorno, ma Fratelli d’Italia ne ha voluto fare caparbiamente una bandiera, scegliendo di rimanere all’opposizione del futuro Governo di Mario Draghi, senza per questo non apprezzarne l’autorevolezza o il venir meno al bene del Paese. La posizione è ben chiara e netta, dalle parti di FdI, non si vuole infondere alcun equivoco. In altri termini, non si intende apparire come coloro che non mantengono gli impegni presi con il proprio elettorato, entrando a far parte di una maggioranza con il M5S e il Partito Democratico, rei di aver dilapidato risorse in bonus inutili, portando l’Italia ad un punto di non ritorno.

Così la Giorgia nazionale, che fino a qualche anno fa rappresentava una percentuale ad una sola cifra (4 per cento) e oggi è assestata al 16 per cento, senza giri di parole ha subito fatto intendere la propria presenza costruttiva in Parlamento, per sostenere senza sé e senza ma qualsiasi iniziativa vantaggiosa per il bene dell’Italia, pur rinunciando a qualche poltrona ministeriale. Questo tipo di contributo richiede una logica di azione ben precisa del nuovo esecutivo, segnando un solco di discontinuità rispetto al passato, anche sull’emergenza sanitaria, puntando su ciò che il mondo finanziario, quello delle imprese, dei professionisti, dei lavoratori autonomi e non solo si aspettano. Cioè investimenti seri su di essi e non meri palliativi. La tattica posta in essere da Fratelli d’Italia è molto semplice: si radica nella convinzione che nello scenario attuale il centrodestra rappresenti la minoranza nelle rispettive aule di Camera e Senato. In sostanza costringere il Governo, dall’opposizione, a mediare ogniqualvolta si giungerà ad un tema che spaccherà la stipata maggioranza. Essere in tal modo, quindi, un punto di riferimento e di coagulo per tutte le parti che non si riconoscono in questa maggioranza. Riflettendoci, è pur logico che in Parlamento vi sia qualcuno che incarni il ruolo dell’opposizione, un fattore chiave che rappresenta solo un bene per la democrazia.

Questa distinzione la si può condividere o criticare sul piano politico, ma non autorizza chicchessia a giungere a considerazioni poco appropriate che rasentano delle forme di denigrazioni, come quelle che, ahimè, sono comparse in un articolo della Stampa. Si è trattato certamente di una caduta di stile, al quale ha dovuto correre subito ai ripari lo stesso direttore della testata, Massimo Giannini, scusandosi pubblicamente con Giorgia Meloni destinataria di tali bassezze che hanno coinvolto senza alcuna logica anche la piccola figlia. Se il buongiorno si vede dal mattino, questo non fa ben sperare, anzi fa ipotizzare quale potrebbe essere il clima nei giorni a seguire. In uno scenario così complesso e difficile della nostra nazione, in vista di tempi decisivi che segneranno il futuro di tutti noi, appare del tutto evidente evitare certi episodi. Spegnere immediatamente simili atteggiamenti è doveroso, non portano a nulla, ma solo a pregiudizi, a far aumentare le tensioni e a rendere infuocato il contesto, innescando quella misera sassaiola nei confronti di chi ha il pur legittimo diritto di pensarla in modo diverso. Si chiama per l’appunto democrazia.

La stessa Giorgia Meloni ha dichiarato di non avere pregiudizi nei confronti di Mario Draghi, pur non votando la fiducia, ma non per questo le è passato dalla mente di denigrarlo. Alle volte si dovrebbe trarre il dovuto insegnamento. La linea intrapresa da Fratelli d’Italia scaturisce dalla consapevolezza – dopo aver lanciato a tutto il centrodestra, senza successo, la proposta di andare verso l’astensione – di potersi tenere svincolati, liberi di valutare un programma, vedere la squadra e soprattutto gli obiettivi, sapere come ci si intende muovere. Se si presta la dovuta attenzione, sono le stesse cose che anche l’Unione europea chiede all’Italia per il Recovery plan circa i vari temi e le misure su come procedere. La Meloni altro non ha fatto che chiedere le stesse cose al futuro Governo. In fondo, nessuno di noi comprerebbe una scatola di cioccolatini solo perché attratti dalla confezione, senza conoscerne prima il sapore. Il sapore allo stato attuale è da considerarsi amaro, se non altro per un fattore, quello che la politica, di fatto, è stata commissariata per propria incapacità. La colpa di alcuni è ricaduta su tutti. Al momento una certezza, comunque, vi è: il tentativo Mario Draghi di uscire dall’impasse, per poi ridare la parola alla politica tra un anno, forse, nella speranza che questa abbia ancora voce.

FONTE: https://www.opinione.it/editoriali/2021/02/08/alessandro-cicero_giorgia-meloni-elettorato-fdi-draghi-governo-opposizione-m5s-maggioranza-imprese/

Programma Mario Draghi: dal lavoro alla sanità, cosa farà il nuovo Governo

 Alessandro Cipolla

 8 Febbraio 2021

Il programma di Mario Draghi sarebbe già in fase di definizione: dalla sanità al lavoro fino alle imprese ecco cosa farà il nuovo Governo.

Quale sarà il programma di Mario Draghi? Quali sono le priorità del nuovo Governo?
Se nella prima tornata l’economista ha sondato le disponibilità dei vari partiti, trovando un «no grazie» soltanto da parte di Fratelli d’Italia, nel secondo giro di consultazioni l’ex numero uno della BCE esporrà alle varie delegazioni cosa intende fare nella sua avventura a Palazzo Chigi.

Durante il fine settimana, nella tranquillità della sua residenza umbra di Città della Pieve, staccando per un giorno dal caos romano Draghi avrebbe delineato i possibili punti del programma del suo esecutivo.

Il Presidente del Consiglio incaricato così esporrà ai partiti cosa intende fare in un momento così difficile per l’Italia, stretta tra la morsa della pandemia e quella di una crisi economica che si annuncia essere tristemente da record.

Da quanto trapelato finora, il programma del governo Draghi dovrebbe avere alla base la missione della “coesione sociale, con i primi tre punti delineati dall’ex governatore che riguarderebbero la sfera del lavoro, quella delle imprese e quella della sanità.

Il programma del Mario Draghi

Fin da quando il Presidente Sergio Mattarella ha annunciato la sua volontà di affidare un mandato a Mario Draghi, subito si è scatenata una ridda di voci e ipotesi sulle azioni del possibile esecutivo.

Il tema più dibattuto è stato senza dubbio quello di una eventuale patrimoniale, ma anche quello del Reddito di Cittadinanza e Quota 100: in tanti cercano di profetizzare quelli che potrebbero essere gli scenari.

Naturalmente Draghi dovrà prima capire quali forze lo sosterranno in Parlamento, visto che ormai è scontato che il suo governo sarà un misto tecnico-politico con alcuni big dei partiti che potrebbero anche entrare nella squadra dei ministri.

A prescindere dalle esigenze politiche dei partiti che formeranno la sua maggioranza, Mario Draghi sembrerebbe comunque aver già delineato alcuni punti chiave della sua azione di governo: la guida dell’esecutivo sarà infatti ben salda nelle sue mani, ma l’economista di certo non potrà ignorare gli umori dei partiti.

Recovery Plan

Stando a quanto riferisce La Repubblica, il Recovery Plan potrebbe essere sostanzialmente cambiato dato che nel programma del nuovo Governo Draghi un punto fermo pare essere quello dell’aumento della spesa pubblica a sostegno della sanità.

Dovremmo spendere molto di più per la salute – ha dichiarato Draghi lo scorso settembre – perché la pandemia ha evidenziato l’importanza di avere buone strutture di assistenza e un sistema robusto”.

Lavoro

Per quanto riguarda il lavoro, il programma di Draghi dovrebbe prevedere uno stop per i sussidi a pioggia, con gli incentivi che dovranno essere finalizzati “a creare nuovi lavori e non a salvare i vecchi”. Resta da capire adesso come si muoverà il governo a fine marzo, quando scadrà il termine del blocco dei licenziamenti.

Imprese

Nel mondo delle imprese è atteso un giro di vite per le cosiddette aziende “zombie”, ovvero destinate a fallire e tenute in vita soltanto attraverso aiuti esterni, mentre il sostegno pubblico alle aziende dovrebbe essere mantenuto.

Rispetto al Conte-bis, il nuovo governo stando al Draghi pensiero dovrà in generale avere più “coraggio”, soprattutto per quanto riguarda le azioni dedicate alla nuove generazioni. Altro punto fermo sarà quello del forte europeismo, anche se la Lega dovesse entrare nella maggioranza.

FONTE: https://www.money.it/Programma-Mario-Draghi-cosa-fara-governo

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Sovranità digitale: in Grecia hanno creato l’alternativa ad Amazon

A dire il vero non è una novità, il sito di E-commerce greco denominato Skroutz (dal dickensiano Ebenezer Scrooge) è stato fondato nel 2005 da Georgos Hatzigeorgiou, Georgos Avgoustidis e Vasilis Dimos. Riscosse da subito un grande successo e ad oggi è il principale sito di comparazione prezzi ed e-shop in Grecia con oltre 170 dipendenti e una sede di 2.200 m.q. a Nea Ionia.

La filosofia è totalmente opposta a quella del colosso statunitense fondato da Jeff Bezos e, secondo il fondatore, è il segreto del loro successo: “La creatività e il lavoro di qualità provengono da menti rilassate e persone felici” sostiene Georgos, e alla fine, continua “come sai, le idee migliori ti vengono in bagno”.
Così i dipendenti possono contare su una settimana di 4 giorni lavorativi, orari super flessibili e, tra i vari perks che offre l’azienda, corsi di ballo, di lingue, e tavoli da ping pong per rilassarsi e stimolare la creatività.

Come funziona?

Il sito è prima di tutto un aggregatore, dove i commercianti da ogni parte del paese possono iscriversi e proporre la loro merce, anche se si trovano in un’isola sperduta. Indicano il prezzo, i costi e tempi di spedizione, sfruttando l’infrastruttura logistica dei corrieri greci, in particolare quello delle Poste greche che è il più economico e capillare.
Quindi è anche un ottimo sistema per comparare i prezzi, il consumatore ha ampia scelta e costruisce un rapporto diretto con il commerciante. Cliccando sul prodotto desiderato, infatti, si viene reindirizzati sul sito del commerciante dove si completa la procedura di acquisto e il pagamento (quasi sempre in Grecia è possibile pagare anche in contanti alla consegna, con un lievissimo sovrapprezzo).
Ormai i tempi di consegna sono spesso da 1 a 3 giorni lavorativi (possono variare a seconda del commerciante), adeguati agli standard odierni ma rispettando gli orari e i ritmi di lavoro normali dei corrieri e dei negozianti.

Skroutz di suo vende pochissima merce, contrariamente ad Amazon, perché i protagonisti sono i commercianti che possono affiancare ai prodotti il logo del loro negozio. Per accedere al servizio pagano a Skroutz una piccola commissione e accettano alcune regole per uniformare la politica sui resi e i costi di spedizione. E’ anche possibile per il commerciante optare per regole diverse, Skroutz non impone nulla.

Una volta completato l’acquisto, ogni comunicazione avviene direttamente con il commerciante via mail, o via telefono se è necessaria qualche informazione ulteriore.

Amazon ha annunciato più volte negli ultimi anni di voler entrare in Grecia, ma finora non ha mai fatto alcuna mossa concreta. A breve aprirà un ufficio ad Atene ma solo per la parte Web Services. Che lo spazio sia già ben saturato? In ogni caso, qui in Grecia non ne sentiamo alcuna mancanza e non ve n’è alcun bisogno. Piattaforma greca, commercianti greci, corrieri greci.

Fonte: https://sovranitaalpopolo.home.blog/2021/02/01/sovranita-digitale-in-grecia-hanno-creato-lalternativa-ad-amazon/

Pubblicato il 01.02.2021

FONTE: http://didentro.com/sovranit%C3%A0-digitale-in-grecia-hanno-creato-l-alternativa-ad-amazon-967.html

 

 

 

STORIA

Come andò con Monti, dieci anni fa

VENERDÌ 5 FEBBRAIO 2021

L’ultima volta che fu affidato il governo a un economista esterno alla politica eravamo in mezzo a una grossa crisi, benché diversa: alcune cose funzionarono, altre no

 Mario Draghi e Mario Monti alla sede della Banca d’Italia, Roma, 31 maggio 2017 (ANSA/CLAUDIO PERI)

L’attuale situazione politica, quella di un presidente del Consiglio incaricato come Mario Draghi scelto fuori dalla politica per cercare di risolvere una crisi di governo che si era sviluppata nel contesto di una crisi assai più grave e ampia, ricorda per molti versi quello che accadde nel 2011, quando l’ex commissario europeo Mario Monti formò un “governo tecnico”, il secondo nella storia repubblicana dopo quello presieduto da Dini alla fine degli anni Novanta. Non sappiamo ancora come sarà composto l’eventuale governo Draghi, ma le prime impressioni sono che invece si possa probabilmente arrivare a un governo più tradizionalmente “politico”, cosa che lo renderebbe ulteriormente diverso da quello di dieci anni fa. Ma il contesto e la genesi dell’incarico anomalo hanno fatto ricordare a molti l’eccezionalità di allora. Mario Monti era un economista di 68 anni, noto per i suoi ruoli nelle istituzioni economiche dell’Unione Europea e nell’Università Bocconi a Milano, e con una visibilità pubblica legata soprattutto alle collaborazioni con il Corriere della Sera.

Come andò il governo Monti è stato oggetto di estese discussioni, e ancora oggi certi aspetti di quel governo ritornano ciclicamente nel dibattito politico: ma che risultati ottenne davvero il governo Monti è un discorso più complesso di come viene solitamente presentato. Utile, tra le altre cose, per capire cosa accomuna e cosa distingue quell’esperienza da quella che potrebbe aprirsi adesso, al di là delle analogie più superficiali.

Il contesto
La crisi finanziaria del 2008, cominciata negli Stati Uniti con il fallimento della banca Lehman Brothers, aveva provocato nell’Unione Europea una grave recessione e, a partire dal 2010, la cosiddetta crisi del debito sovrano. Il debito di alcuni paesi era cioè aumentato in modo molto rischioso, e una bancarotta dell’Italia era diventata non solo realistica, persino probabile. Dal 2008, al governo c’era Silvio Berlusconi, e Giulio Tremonti era il suo ministro dell’Economia e delle Finanze.

Il 3 agosto del 2011 Berlusconi intervenne alla Camera per un’informativa sulla crisi e cercò di rassicurare tutti sulla solidità del sistema economico, bancario e politico del paese, nonostante il crollo della Borsa. A fine ottobre mandò una lettera all’Unione Europea con i propositi per affrontare la situazione e in novembre, dal G20 di Cannes, Berlusconi dichiarò che i consumi non erano diminuiti, che sugli aerei si faticava a prenotare un posto, e che i ristoranti erano «pieni». Pochi giorni dopo, con il compito di verificare l’attuazione delle misure promesse, in Italia arrivarono i commissari europei.

Nel frattempo, e nel giro di pochi mesi, lo spread aveva raggiunto livelli record, e quando toccò quota 574 punti, il 10 novembre del 2011 il Sole 24 Ore mise in prima pagina un titolo enorme: “Fate presto”, una citazione di un famoso titolo sul terremoto in Irpinia del 1980. Il giorno prima, il 9 novembre, l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva nominato Mario Monti, ex commissario europeo, senatore a vita. Poco dopo, come senatore a vita, Monti si presentò al Senato dove era in discussione la legge di stabilità, ultimo atto del quarto (e ultimo) governo Berlusconi.

A quel tempo quello di Monti era il principale nome, praticamente l’unico, che veniva fatto tra i possibili presidenti del Consiglio che potessero guidare un governo capace di attraversare la grave crisi economica e finanziaria, di avere statura internazionale e un profilo super partes. Tra chi evocava un commissariamento della politica e della democrazia, chi si rassegnava al fallimento della classe politica e riteneva necessario un aiuto esterno, e chi in questa stessa richiesta vedeva comunque un’opportunità, Monti riuscì alla fine a formare un governo scegliendo personalità al di fuori della politica attiva. Rimase in carica dal 16 novembre del 2011 all’aprile del 2013.

Nel governo Monti c’erano professori universitari, avvocati, un magistrato, un banchiere (Corrado Passera), due giuristi, una prefetta (Anna Maria Cancellieri), un ambasciatore e anche un ammiraglio (Giampaolo Di Paola, unico caso nella storia della Repubblica di un militare ancora in servizio a diventare ministro). Alcune ministre sarebbero state ricordate più di altri.

«All’epoca lo stato non era sicuro di potersi finanziare, erano in dubbio i pagamenti delle pensioni e i pagamenti degli stipendi dei dipendenti pubblici. C’era una pressione vera dei mercati finanziari» riassume Ferruccio De Bortoli che all’epoca era direttore del Corriere della Sera. «I mercati costrinsero Berlusconi a rinunciare alla presidenza del Consiglio. Allo stesso tempo – e questo dovrebbe essere di insegnamento – vi fu una responsabile presa di posizione delle forze politiche: di Berlusconi, e delle forze politiche. Un gesto di responsabilità nazionale che però durò assai poco».

Il governo Monti cadde quando nel dicembre del 2012 il Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi lasciò la maggioranza e quando, subito dopo l’approvazione della legge di stabilità, Monti rimise il proprio mandato al Presidente della Repubblica, scegliendo poi di candidarsi alle politiche del 2013 alla guida di una lista centrista.

L’economia
Una volta ricevuto l’incarico, Monti dichiarò subito di voler completare per intero il mandato, e nel discorso che fece al Senato e alla Camera, che poi gli votarono la fiducia, parlò di un «governo di impegno nazionale» che si sarebbe retto su tre pilastri: rigore di bilancio, crescita ed equità.

«In un primo momento», scrisse il Post in un editoriale del 2013, «il governo Monti diede la sensazione che degli interventi drastici e dei cambiamenti di direzione fossero stati presi, e che i ministri avessero delle idee in testa. Sbagliate, in alcuni casi, sbadate in altri, e chissà dove avrebbero portato: ma per diversi mesi sembrò si stesse andando da un’altra parte, con altre persone e altri approcci, almeno. Sembrava diverso. Non ci diede passioni ed entusiasmi, il governo Monti, ma almeno ci convinse che fosse sensato rinunciarci per un po’ e inevitabile fidarsi».

Quello di Monti fu il governo delle “scelte impopolari” e dell’austerità, delle riforme economiche, fiscali e previdenziali che l’Unione Europea chiedeva all’Italia e che i partiti non erano stati in grado di attuare. Fu quello della riforma delle pensioni di Elsa Fornero (contenuta nel cosiddetto “decreto Salva Italia”, la prima norma introdotta dal governo Monti), dell’IMU sulla prima casa, del pareggio di bilancio in Costituzione, delle liberalizzazioni, e della razionalizzazione della spesa pubblica.

Ferdinando Giugliano, opinionista di Bloomberg ed esperto di economia che scrive anche per Repubblica, dice che il giudizio più condiviso sul governo Monti «è che impiegò il suo capitale politico per le misure di consolidamento fiscale, mentre lasciò in larga parte inevasa la sua agenda di riforme strutturali». Il successo forse maggiore del governo, spiega, «fu la riforma Fornero, uno degli interventi che aiutò di più la sostenibilità dei conti pubblici a lungo termine e che favorì l’equità intergenerazionale. Questo al netto del fatto che la riforma è stata poi politicamente catalogata come un disastro».

Nonostante la discussione sul bilancio complessivo del governo Monti sia ancora in corso, oggi molti economisti credono che le scelte di aumenti delle tasse fatte in quel periodo siano state eccessive. Giugliano spiega che «Monti si trovò a operare in un contesto difficile e a dover fare delle scelte di politica di bilancio molto forti: e non è detto che quelle soluzioni siano state le migliori. Ma dato il contesto forse c’era poco altro che si potesse fare».

Dario Di Vico, giornalista del Corriere della Sera, spiega a sua volta che sul governo Monti grava una sorta di damnatio memoriae: «Penso che ci sia un punto mediano, nelle critiche anche eccessive che circolano. Ha fatto delle cose importanti, e ha fatto anche degli errori. Storicamente resterà il fatto che in un momento di grave crisi, ha messo in sicurezza il paese».

Le riforme
È vero che il governo Monti venne considerato un “governo tecnico” di emergenza, ma è anche vero che intervenendo sul risanamento dei conti prese molte decisioni che ebbero conseguenze politiche: la riforma del lavoro e la sostanziale modifica dell’articolo 18, la responsabilità civile dei magistrati, l’assenza di interventi sul conflitto d’interessi e la stessa riforma delle pensioni. Ed è sul piano delle riforme che, secondo gli osservatori, il governo Monti si rivelò più debole.

La riforma Fornero costituiva il punto principale del cosiddetto “decreto Salva Italia”. Fu presentata come un cambiamento necessario, per lo stato dei conti pubblici, anche se doloroso: sostanzialmente, allungava i tempi necessari per andare in pensione ed estendeva il metodo contributivo. Inizialmente fu accolta piuttosto bene dall’opinione pubblica, che alla fine del 2011 era molto preoccupata dai rischi derivati dalla situazione economica e dalla crisi della zona euro, ma poi venne criticata in maniera sempre più trasversale. Scritta in fretta e in un momento di emergenza, non dedicava sufficiente attenzione ad alcune categorie: per esempio i cosiddetti “esodati”, persone che avevano accettato il licenziamento in cambio di aiuti economici per arrivare fino all’età della pensione. Con l’entrata in vigore della riforma questi esodati si ritrovarono in un limbo, un lungo periodo scoperto sia dagli assegni frutto dell’accordo che da quelli pensionistici.

De Bortoli racconta che all’epoca disse che il governo Monti «aveva una sola cartuccia: la riforma delle pensioni, che fu fatta velocemente, ma così velocemente che si dimenticò degli esodati, tanto che nel tempo abbiamo avuto otto deroghe a quella stessa legge. Fu  una riforma brutale, ma necessaria, e va tenuto conto che in emergenza non c’è garanzia di equità. Quando si arrivò all’altra riforma necessaria, quella del lavoro, vennero fuori tutti i problemi del rapporto con le parti sociali, che avevano già ingoiato una legge sulle pensioni abbastanza dura».

Furono mesi, quelli del governo Monti, di proteste generali: protestarono tassisti e camionisti, benzinai e avvocati, farmacisti e giornalai, operai, notai, professori, studenti, movimenti e sindacati.

Le proteste contro Monti, Roma, ottobre 2012 (ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)

«A un certo punto, quello di Monti sembrò un governo tecnocratico» spiega Di Vico: «Affrontò le questioni con competenza, prese anche decisioni molto coraggiose perdendo però di vista quello che stava avvenendo e senza accompagnare le riforme con un’attenzione alle dinamiche sociali. Fece tagli rapportati all’agenda di quel tempo, correttamente rapportati a quella fase, ma senza la capacità di raccordarsi con le persone e le parti sociali».

Monti, ha scritto Giugliano in un recente articolo, non riuscì «a ottenere abbastanza sostegno per riforme durature e significative»: «iniziò il proprio mandato con un forte sostegno popolare, che iniziò a crollare mentre cercava di approvare una riforma del mercato del lavoro impopolare».

Monti e l’Europa
Ciò che decisamente cambiò, con il governo Monti, fu il ruolo dell’Italia in Europa. Come era andata con Silvio Berlusconi fino a quel momento, è forse riassumibile nel famoso video dell’ottobre 2011 quando la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy, rispondendo alle domande dei giornalisti sulla fiducia che riponevano nel presidente del Consiglio italiano, sorrisero a metà tra l’imbarazzo e lo scherno, anticipando una risata collettiva della sala stampa.

FONTE: https://www.ilpost.it/2021/02/05/governo-monti-bilancio/

 

 

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°