RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 7 LUGLIO 2020

http://www.meteoweb.eu/2020/05/immagine-la-domenica-del-corriere-1962-2022/1434575/

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 7 LUGLIO 2020

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Il proletariato moderno è ansioso di cancellare nel linguaggio ogni traccia del regime della servitù 

MARCEL PROUST,  All’ombra delle fanciulle in fiore, Mondadori, Vol. I, pag. 969

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/manlio.presti

https://www.facebook.com/dettiescritti

Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna. 

Tutti i numeri della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com

 

 Precisazioni

 www.dettiescritti.com è un blog intestato a Manlio Lo Presti, e-mail: redazionedettiescritti@gmail.com 

 Il blog non effettua alcun controllo preventivo in relazione al contenuto, alla natura, alla veridicità e alla correttezza di materiali, dati e informazioni pubblicati, né delle opinioni che in essi vengono espresse.

Nulla su questo blog è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali. 

 Le immagini e le foto presenti nel Notiziario, pubblicati con cadenza pressoché giornaliera, sono raccolte dalla rete internet e quindi di pubblico dominio. Le persone interessate o gli autori che dovessero avere qualcosa in contrario alla pubblicazione delle immagini e delle foto, possono segnalarlo alla redazione scrivendo alla e-mail redazionedettiescritti@gmail.com 

La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

SOMMARIO

Bambini sottratti alla madre per volontà dei servizi sociali e portati in una casa famiglia
Abolire obbligo di mascherina, divieto di assembramento e distanziamento sociale.
La “seconda ondata” la vogliono creare loro. Con l’obbligo di vaccino antinfluenzale
Clandestini all’assalto dell’Italia: sbarchi a raffica su tutte le coste
SESSO, AMORE E REPRESSIONE IN «1984» DI GERGE ORWELL
Bianchi con colpe degli altri si mettono in ginocchio
Lavoro a distanza con il 90% di faldoni?
L’India schiera altre truppe nella valle di Galwan dopo che la Cina lo rivendica come suo territorio
Palestina, lo stop di Trump, ma Netanyahu non molla la cisgiordania
Nuovo lockdown? Si metterebbe una pietra sopra l’economia italiana
Le briciole del Mes
Migranti, sindaco 5S pugnala Conte&Co: “Radical chic venite al porto…”
I migranti, il Covid e il virus dell’ipocrisia
Che s’adda fà pe campà ……
LE PENSIONI NEL MIRINO DELLA MERKEL?
LA FRANCIA VUOLE RIPORTARE TUTTA LA PRODUZIONE DI CERTI FARMACI IN PATRIA
Biden e l’indebolimento della lobby LGBT
Con un governo italiano più filo Usa, Germania kaputt. Parla Pelanda
FILTRATA L’AMBIZIOSA STRATEGIA EUROPEA SULL’IDROGENO (Soprattutto Nordica…)
Vladimiro Giacché, The Covid-19 crisis and the European Banking Union

 

 

IN EVIDENZA

Bambini sottratti alla madre per volontà dei servizi sociali e portati in una casa famiglia
Lisa Stanton – 30 giugmo 2020
Sono sempre più frequenti nel Lazio i casi di bambini sottratti alla madre per volontà dei servizi sociali e portati in una casa famiglia.
L’ultimo è del 7 giugno: gli assistenti sociali hanno prelevato coattivamente un bambino di 3 anni dall’asilo per portarlo in ambiente protetto. La mamma del piccolo, una professionista con laurea e master, racconta che dopo un unico incontro di un’ora con gli assistenti sociali a Roma, determinato dalla separazione in corso col marito, hanno provveduto alla ricollocazione del piccolo in casa famiglia.
E’ stata invece condannata la responsabile di una casa famiglia del Lazio per i reati di maltrattamento ai danni di minori ospiti presso la struttura da lei gestita. Le donne della struttura ed una coraggiosa assistente sociale hanno supplito al ruolo dei centri anti-violenza e consentito al Tribunale di emettere la sentenza.
Nel Lazio il fenomeno della sottrazione di minori è ormai diffuso e strettamente connesso al tema dell’impiego di risorse pubbliche investite in strutture prive di finalità di assistenza, ma allettate dal massimo profitto.
Certo, non è ancora paragonabile a quanto succedeva e succede in Emilia o in Piemonte, ma in questi anni Zingaretti ha indicato la via.
In Emilia la commissione d’inchiesta aveva indicato 24 punti di criticità sul sistema degli affidi, ma il presidente Bonaccini li ha poi esclusi dal dibattito politico.
Anche qui l’opposizione ha chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta sul sistema delle case famiglia, ma la Regione Lazio non l’ha nemmeno discussa.

FONTE:https://www.facebook.com/lisa.stanton111/posts/3329916383693281

 

 

 

Abolire obbligo di mascherina, divieto di assembramento e distanziamento sociale. Misure che servono solo a spaventare la gente fino al vaccino

Il governo è quasi a lutto nel vedere i numeri del contagio e dei decessi scendere
inesorabilmente. Come diceva Tarro, il caldo si sta portando via il virus, grazie anche alle cure efficaci applicate da dottori, come De Donno con la plasmaterapia, che hanno capito come sconfiggere il “nemico invisibile” nonostante i mille ostacoli frapposti da un governo di criminali sciagurati, ricorrendo in alcuni casi anche a quelle autopsie che il ministero della Salute aveva – eufemisticamente – “sconsigliato“.
Ma nonostante la fine del lockdown e il parere di illustri medici (come il dott. Zangrillo, il dott. Bassetti e il dott. Clementi , che hanno parlato di virus “clinicamente sparito”), qualcuno ancora insiste a parlare di “emergenza”, a spargere il terrore di una nuova ondata e a proporre idee folli per la vita quotidiana e il nostro futuro prossimo.

Prendiamo la recente decisione del ministro Azzolina riguardo al ritorno a scuola, per
cui servirebbero (nella sua mente contorta) visiere, plexiglass e mascherine obbligatorie. Un obbrobrio contro cui si sono prontamente pronunciati medici ed educatori.
E prendiamo le dichiarazioni del “commissario” Arcuri (il nazista che voleva privare della libertà chi non avesse scaricato l’app Immuni), secondo cui la normalità dovrebbe tornare “solo con il vaccino”, parafrasando in toto il suo dante causa Bill Gates.

Già, il vaccino. Tutta questa farsa del Covid19 sembra ruotare attorno al vaccino
“salvifico” di Gates, per il quale anche il fido zerbino dei poteri forti Conte ha deciso lo stanziamento di 287 milioni di soldi pubblici.
Ed è questo il vero motivo per cui si tengono in vita misure ormai sempre più inutili
come la mascherina obbligatoria, il distanziamento sociale e il divieto di assembramento.

La prima, non solo è una misura inutile, ma anche dannosa.
Diversi medici (leggi anche qui) hanno sottolineato come l’uso prolungato della mascherina (che in ogni caso è assurdo portare all’aperto, dove ci si può distanziare) provochi ipossia (diminuzione dell’ossigeno assimilato) e ipercapnia (aumento dell’anidride carbonica inspirata, a causa dell’accumulo nella mascherina stessa). Inoltre la mascherina favorirebbe l’accumulo di germi, funghi e microbi, che resterebbero ad essa attaccati, per cui dovrebbe essere cambiata dopo poche ore di uso.
Sia in Cina che in Italia ragazzi sono morti per aver svolto attività sportiva con la mascherina, e la Azzolina ora vorrebbe imporla obbligatoriamente per tutti gli studenti di ogni ordine e grado. L’ennesimo crimine di un governo che, lungi dal tutelare la popolazione, sta facendo del suo meglio per farla a pezzi.
Ma poi vengono fuori alcune verità interessanti, e si capisce che tutte queste precauzioni sono inutili.
Sia il dott. Puro dello Spallanzani, sia il dott. Tarro,  e persino l’Oms, hanno dichiarato che gli asintomatici non sono pericolosi, e che il rischio di contagio da parte loro è estremamente basso. Alla stessa conclusione è giunto uno studio cinese di poche settimane fa.
Inoltre il dott. Tarro, il prof. Montanari e anche il dott. Fauci (idolo dei Dem di tutto il globo) hanno chiarito che la mascherina è inutile per i soggetti sani e per coloro che non presentino sintomi particolari.
In pratica, la mascherina servirebbe solo a proteggersi e a proteggere gli altri dalle
goccioline di saliva infetta emesse da un contagiato dal Covid che tossisca o starnutisca.
Va da sé, quindi, che è sufficiente che le persone che accusano questi sintomi stiano
a casa, e che indossino la mascherina solo se devono tossire o starnutire e non possano
distanziarsi. Lo strumento è utile anche per il personale sanitario, sempre a contatto con individui malati. Ma al di fuori da questi casi, la mascherina non serve a nulla.

Poi c’è il distanziamento sociale.
Se gli asintomatici non sono pericolosi, anche la norma del distanziamento sociale ha poco senso. Se qualcuno è malato o ha dei sintomi, è giusto che stia a casa e non entri in luoghi pubblici. Se invece non si hanno sintomi di alcun tipo, allora non c’è nulla di cui preoccuparsi, e anche questa misura risulta insensata.
A giustificare il distanziamento sociale, resta solo l’eventualità che qualcuno sia
positivo al Covid senza saperlo, non presenti febbre o altri sintomi evidenti, eppure improvvisamente si ritrovi a tossire o starnutire in pubblico rischiando di contagiare qualcuno. In quel caso, farebbe bene ad avere la mascherina con sé e ad indossarla.

Il divieto di assembramento
Vale quanto detto per il distanziamento sociale. Un asintomatico, non pericoloso per definizione, dovrebbe anche essere libero di incontrare chi gli pare, pure a breve distanza. Resta solo compito dell’individuo assicurarsi di non presentare sintomi
sospetti prima di incontrare altra gente.
Va da sé che tutto ciò porta a rivedere le famose “linee guida” imposte agli esercizi commerciali, alle scuole e per la frequenza di tutti i luoghi pubblici.

I guanti
Alla lista delle misure insensate, bisogna aggiungere l’obbligo di guanti nei
luoghi pubblici quali i supermercati. Secondo l’Oms stessa, i guanti piuttosto che proteggere dal contagio potrebbero essere veicolo di infezioni, la stessa posizione
di dottori come Stefano Montanari.
Un’altra misura fastidiosa e inutile da rimuovere al più presto: basta un po’ di
igiene personale o l’uso di gel per le mani prima di entrare nei locali.

Plexiglass, visiere e altre castronerie
Stendiamo poi un velo pietoso sugli ultimi deliri del ministro Azzolina, che vorrebbe far entrare gli studenti in classe solo se muniti di mascherina, visiera, plexiglass tra i banchi e – perché no – anche un box separatore.
Ci chiediamo perché non si circondi anche ogni banco di filo spinato elettrificato,
in modo da separare meglio ogni pargolo dal resto dell’umanità.
Inutile dire che le associazioni di genitori ed educatori si sono già attivate per cancellare queste bestialità, e la “ministra” ha già fatto dietrofront sul plexiglass, quindi si spera che ben poco di ciò arriverà a settembre.
Ma resta il fatto che Azzolina e co. “ci hanno provato”.

In conclusione: tutto questo casino per il vaccino

E’ evidente anche ai ciechi che queste misure hanno ben poco a che fare con la salute e molto con un esperimento psico-sociale di massa.
Gli ideatori di questi deliri, i veri burattinai del governo-sciagura abusivo in carica, restano uomini legati ai Rockefeller (e quindi a Bilderberg/Trilaterale) e a Oms/Gates.
Quindi è loro piacere testare quanto lontano si possono spingere nell’imporre misure
assurde, liberticide, insalubri e impopolari nel nome dell’”emergenza”, e quando scatta la giusta reazione popolare.
Inoltre queste misure sono mirate a creare un clima di “pericolo percepito” per la popolazione, che dovrebbe temere il contagio da un virus ormai clinicamente morto e
sepolto, fino all’arrivo del vaccino salvifico.
E’ ridondante pure ripetere che il vaccino non servirà a nulla, come ribadito da illustri
dottori non pagati da Gates (TarroRaoult ecc.), e che quindi bisognerà opporsi sin da ora ad ogni imposizione sia di quello anti-Covid che di quello antinfluenzale, che ZingarettiDe Luca e Gelmini vorrebbero obbligatorio per fasce estese della popolazione e che potrebbe – questo sì – innescare una seconda ondata di contagi da Covid.
Liberiamoci da qualsiasi paura del Coronavirus, da tutte le “precauzioni” inutili che ci hanno imposto fino ad oggi, e da qualsiasi progetto di imposizione vaccinale.
Preoccupiamoci, piuttosto, di far ripartire economicamente e socialmente un Paese che rischia di essere messo in ginocchio dall’ennesima crisi creata ad arte dai soliti
burattinai sovranazionali.

FONTE:https://oltrelebarricate.wordpress.com/2020/06/10/abolire-obbligo-di-mascherina-divieto-di-assembramento-e-distanziamento-sociale-misure-che-servono-solo-a-spaventare-la-gente-fino-al-vaccino/

 

 

 

La “seconda ondata” la vogliono creare loro. Con l’obbligo di vaccino antinfluenzale

La pandemia ci ha fatto scoprire che esistono persone dotate di meravigliosi superpoteri.
In particolare, quello che va per la maggiore in questi giorni travagliati, è la
preveggenza.
Abbiamo scoperto che personaggi come Bill Gates, la famiglia Rockefeller, Jacques AttaliAnthony Fauci e persino i membri della Commissione europea, sono tutti dotati di questo superpotere, specie quando si tratta di prevedere l’arrivo di pandemie e le reazioni degli Stati.
Ma anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo diversi veggenti nazionali. Come la virologa Ilaria Capua e Walter Ricciardi.

Questi oracoli, che vorrebbero sostituirsi al divino Otelma, da giorni vaticinano su una sicura seconda ondata di contagi da Covid, al pari del sommo Fauci. Il governo sembra averli presi in parola, dal momento che vorrebbe estendere lo stato d’emergenza sino al 31 gennaio 2021.
E tutto ciò mentre i contagi e i decessi si riducono, in tutta la penisola tranne la
Lombardia, a numeri da influenza stagionale.

Ma da dove viene tutta questa sicumera? Evidentemente dalla stessa fonte d’ispirazione di Gates, Rockefeller e Fauci: la certezza di chi sa che qualcosa accadrà, perché E’ STATA PROGRAMMATA.
Prima ha iniziato Zingaretti, rendendo con un’ordinanza la vaccinazione antinfluenzale
obbligatoria per tutti gli over 65 del Lazio a partire da settembre.
Poi ha proseguito Vincenzo De Luca, promettendo lo stesso provvedimento per la Campania.
Ma il colpo di grazia è arrivato in questi giorni, con la mozione della Gelmini alla Camera, che vorrebbe impegnare il governo a estendere l’obbligo di antinfluenzale agli
over 65, al personale sanitario e a tutte le categorie per cui è ora raccomandato, su tutto il territorio nazionale.

Per chi ha seguito le vicende dei contagi ascoltando voci diverse dal solito Burioni,
questa è una pistola fumante. Lo hanno detto in diversi: il dott. Tarro, il dott.
Mariano Amici, un recente studio militare statunitense (qui la traduzione), la dottoressa Mikovitz: il vaccino antinfluenzale aumenta del 36% le possibilità di risultare positivi al Coronavirus.
Tarro cita anche una ricerca olandese del 2008, in cui il vaccino antinfluenzale avrebbe attivato un’epidemia di pneumococco e meningococco .
Secondo questi scienziati, le vaccinazioni diffuse sono state tra i fattori che hanno
causato la strage di Covid in zone come Bergamo e Brescia.
La dottoressa Mikovitz, in Plandemic-The movie, si spinge ancora più in là: secondo lei,
quando si inietta il vaccino antinfluenzale, si iniettano dei coronavirus (min. 18 del video). Da qui l’alto numero di positivi ai tamponi.
Addirittura a marzo, il vicedirettore medico per l’Inghilterra Jonathan Van-Tam, ha dichiarato che i cittadini britannici che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale per la stagione invernale sono stati avvertiti di autoisolarsi per 12 settimane, perché risultano essere a “massima categoria di rischio”.

Se tutte queste ricerche e pareri scientifici non sono clamorosamente errati, l’idea di imporre la vaccinazione antinfluenzale alle categorie più a rischio a partire dal prossimo autunno, avrebbe il solo effetto di far impennare nuovamente i contagi e i decessi da Covid19 (o presunti tali), causando proprio quella “seconda ondata” che in tanti danno per certa.
Per chi sa, un piano criminale a tutti gli effetti, una strage pianificata.
Per chi non sa, un clamoroso errore di valutazione, che rischia di costare molto caro
a tutti.

Sia per la vaccinazione antinfluenzale, come per qualsiasi altra vaccinazione (compresa
quella anti-Covid), bisogna pretendere ORA il ritiro di ogni obbligo e il rispetto
del diritto costituzionale alla libertà di scelta in ambito terapeutico.
Ciascuno può cominciare inondando di mail e messaggi gli indirizzi e i profili social
di Gelmini, Zingaretti e De Luca. Dovranno poi seguire manifestazioni di piazza e ogni
forma di protesta collettiva, fisica e virtuale.

Il vaccino di massa è l’obiettivo principale del piano pandemico. E’ essenziale chiarire fin da subito che non sarà tollerata alcuna imposizione in tal senso.

P.s. Paolo Mieli in un’intervista a La7 ha dichiarato che, in caso di seconda ondata, la “svolta autoritaria in Italia sarebbe sicura”. Ecco a cosa serve una nuova onda di contagi.

FONTE:https://oltrelebarricate.wordpress.com/2020/05/19/la-seconda-ondata-la-vogliono-creare-loro-con-lobbligo-di-vaccino-antinfluenzale/

 

 

 

 

Clandestini all’assalto dell’Italia: sbarchi a raffica su tutte le coste

Nelle ultime ore sono sbarcati centinaia di migranti in più parti d’Italia. Dalle coste siciliane, con maggiore concentrazione a Lampedusa, fino a quelle del territorio di Sulcis in Sardegna. Nel frattempo salgono a 30 i migranti positivi sulla nave Moby Zazà

Non c’è pace per le coste italiane prese “d’assalto” nelle ultime ore da una serie di sbarchi di migranti. Da Lampedusa alle coste siciliane in genere, fino a quelle del territorio di Sulcis in Sardegna, si sta assistendo ad un notevole flusso di arrivi agevolato anche dalle attività delle Ong.

Queste ultime da quando hanno ripreso la loro missione nel mar Mediterraneo non si sono mai fermate contribuendo a far crescere in modo imponente l’arrivo dei migranti sul suolo italiano.

Ieri notte la nave Ocean Viking di Sos Mediterranee ha recuperato 16 migranti che erano su una barca in vetroresina in pericolo a 40 miglia nautiche a sud di Lampedusa e lo ha fatto sotto le istruzioni del Centro di coordinamento di salvataggio maltese. Attualmente a bordo dell’imbarcazione vi sono 180 persone e si è in attesa di un porto sicuro.

Quest’ultimo nel frattempo è stato garantito ai 43 migranti che si trovano a bordo della nave Mare Jonio di Mediterranea Savinh Humans e recuperati lunedì scorso a circa 40 miglia dalla città libica di Zuara. La nave battente bandiera italiana si stava dirigendo verso Pozzallo per il trasferimento dei migranti nel suo hotspot, ma lì non ci sono più posti: è quindi arrivato il via libera da parte delle autorità italiane per il porto di Augusta dove la nave si è diretta. “Siamo felici per loro– si legge in una nota dell’Ong- hanno assegnato come porto sicuro quello di Augusta finalmente al sicuro in Europa”.

 

 

 

La situazione in Sardegna non è per nulla più tranquilla: altri 15 migranti, probabilmente di origine algerina, ieri notte sono arrivati nelle coste di Sulcis. La loro imbarcazione è stata scortata da un mezzo navale della Guardia di finanza dopo l’avvistamento al largo della spiaggia di Porto Pino, nel territorio di Sant’Anna Arresi.

Non sono giorni facili nemmeno per Lampedusa dove solamente ieri si sono susseguiti 8 sbarchi per un totale di 116 migranti di origine tunisina tenendo costantemente impegnate le motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza. È stato proprio il velivolo di Sea Watch, il “Seabird” che, ad un giorno dalla sua presentazione ufficiale da parte dell’Ong tedesca,ha avvistato tra queste cinque imbarcazioni in difficoltà. Nel frattempo l’hotspot dell’Isola è stracolmo con 200 persone presenti quando invece ne può ospitare solamente una novantina. Dunque sono in corso le operazioni per il suo svuotamento. Questa mattina circa 80 migranti sono in trasferimento a Porto Empedocle tramite il traghetto di linea.

Proprio lì a Porto Empedocle, in rada, vi è la nave Moby Zazà che dalla scorsa settimana conta a bordo in “zona rossa” 28 migranti positivi al Covid. I casi di positività al virus adesso sono aumentati salendo a 30. Altre due persone infatti sono rimaste contagiate. Per uno di loro i tamponi hanno dato con certezza esito positivo, per un altro l’esito è dubbio ma viene trattato comunque come caso positivo. Ieri, una donna di 31 anni positiva, che si trovava a bordo della nave quarantena, è stata trasferita all’ospedale Cervello di Palermo in via precauzionale perché alle prime settimane di gravidanza.

FONTE:https://www.ilgiornale.it/news/cronache/immigrazione-assalto-coste-italiane-1874216.html

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

SESSO, AMORE E REPRESSIONE IN «1984» DI GERGE ORWELL

1984 è uno dei testi fondamentali non solo del genere distopico, ma dell’intera letteratura inglese. Proposto e riproposto in scuole, licei e università, questo romanzo di George Orwell datato 1948 presenta un futuro (ai tempi) prossimo in cui il mondo è suddiviso in tre grandi potenze totalitarie.

orwell

In Oceania vive Winston Smith, impiegato al Ministero della Verità, dove si occupa della cancellazione di documenti sfavorevoli al regime. L’uomo, straziato dal suo stile di vita, cerca di sfuggire all’occhio sempre vigile del Grande Fratello. Tra tutti gli atti di ribellione compiuti da Winston, il più importante è la relazione con Julia, una ragazza sovversiva dietro a una facciata per bene che la vede parte della Lega Antisesso.

Il sistema cerca infatti di distruggere ogni tipo di rapporto umano – affettivo o sessuale – così da poter controllare la massa con più facilità. All’amore e all’attrazione si contrappone quindi una politica dell’odio, della solitudine. L’individuo è lasciato solo nella sua debolezza, evitando così ogni tipo di coalizione. La castità di conseguenza diventa una virtù, i figli vengono creati in provetta o coi pochi rapporti consentiti – il matrimonio ha l’unico scopo di procreare e dare nuova popolazione al sistema – mentre le relazioni amorose sono vietate in quanto nocive. La prostituzione è illegale, tollerata solo nel caso in cui possa dare sfogo ai prolet, la classe più povera, tenendoli così a bada.

Nel mondo sorvegliato dal Grande Fratello, l’istinto è peccato poiché l’energia sessuale deve essere convertita in forza del Partito. Utilizzando le parole di Orwell: «I rapporti sessuali dovevano essere considerati come una sorta di operazione minore, lievemente disgustosa, come per esempio farsi fare l’enteroclisma». Non per nulla, due termini della neolingua creata dal sistema si concentrano proprio sui rapporti sessuali. Si differenzia infatti il buon sesso dal sesso reato: il primo è un atto con il solo scopo di procreare; il secondo è invece un reato punibile in qualsiasi sua forma.

Danilo Caruso nel suo saggio sull’argomento lega questa repressione alla dottrina cattolica più estrema. In 1984 la donna è percepita come un essere sottomesso, un mero oggetto di procreazione a cui non è permesso neppure profumarsi o truccarsi per non far cadere in tentazione gli uomini. Julia infatti per essere più attraente si trucca, ritrovando la femminilità negata dal Grande Fratello.

Un elemento di grande importanza è poi l’odore. Il profumo delle prostitute è lo stratagemma che Orwell usa per risvegliare i sensi del popolo addormentato, Winston compreso. L’olfatto – nonostante sia il senso più difficile da rendere in prosa – diventa l’elemento che maggiormente riesce a risvegliare gli istinti umani più nascosti.

Tratto da "Nineteen Eighty-Four" di Michael Radford (1984).
Tratto da “Nineteen Eighty-Four” di Michael Radford (1984).

In un clima in cui la sessualità è uno dei mali per eccellenza, i pensieri di Winston davanti alla bella Julia appaiono naturali ma ribelli, inaspettati. Il suo amore per la donna del resto è inizialmente un’attrazione mista a violenza, un senso di odio sopraffatto dal desiderio. È l’unione tra eros e thanatos, tra bisogno di amare e di distruggere:

Vivide e magnifiche allucinazioni balenavano attraverso la sua mente. La colpirebbe a morte con un manganello in caucciù. La legherebbe a un palo e la ucciderebbe piena di frecce scagliate come san Sebastiano. La violenterebbe e taglierebbe la sua gola al momento culminante. Meglio di prima, inoltre, comprese che il motivo di ciò era che lui la odiasse. La odiava perché era giovane e bella e come un’asessuata, giacché vorrebbe andare a letto con lei e mai lo farebbe, poiché attorno alla sua piacevole e flessuosa vita, la quale sembrava chiederti di abbracciarla, là era solo l’odiosa scarlatta fascia, aggressivo simbolo di castità.

Ed è proprio la castità a turbare Winston, sposato con una donna devota al Partito, che si avvicina al marito solo per “fare il loro dovere”, ovvero procreare. Orwell presenta con grande delicatezza l’amore inesistente tra i due coniugi: «Non  appena si accostava a Katharine, lei sembrava ritrarsi, irrigidirsi.  Abbracciarla era come stringere una marionetta di legno con gli  arti  snodabili. Anche quando era allacciata a lui, Winston provava la strana sensazione che nello stesso tempo lo stesse respingendo con tutte le sue forze».

1984 julia
Tratto da “Nineteen Eighty-Four” di Michael Radford (1984).

Insoddisfatto da un matrimonio perfetto soltanto alle telecamere Grande Fratello, i sogni di Winston sono così popolati da una Julia ribelle e senza veli, come lui nemica del Partito. Dal sogno si passa poi alla realtà: gli incontri dei due si svolgono con estrema cautela nelle zone (apparentemente) non video sorvegliate, come la radura di un bosco o una stanza segreta.

Julia e Winston intessono una storia d’amore segreta e tumultuosa e si scoprono essere due ribelli in grado di comprendere il subdolo meccanismo adottato dal regime. Durante i loro incontri – amorosi e politici – riflettono quindi su quanto la castità possa condannare il popolo: «Quando fai l’amore stai consumando energia; e dopo ti senti felice e non ti preoccupi di niente. Loro non possono sopportare che tu ti senta così. Loro vogliono che tu sia sempre carico di energia. Tutto questo marciare su e giù, e l’acclamare e le bandiere ondeggianti sono semplicemente sesso andato in rovina».

1984 j e w
Tratto da “Nineteen Eighty-Four” di Michael Radford (1984).

La relazione tra Julia e Winston è quindi una questione di rivolta verso il sistema, l’unione di due persone illuminate e coraggiose, ma sole al mondo. Non è l’attrazione reciproca a unire i due amanti – non solo – ma il loro comune nemico, il loro comune desiderio di sentirsi umani in un mondo di umanità negata.

Il cuore di Winston ebbe un balzo. Dunque Julia lo aveva fatto dozzine di  volte.  Bene,  avrebbe  voluto  che  lo  avesse  fatto centinaia,  migliaia  di  volte. Tutto ciò che lasciava trasparire corruzione gli trasmetteva una speranza sfrenata. […] Ti piace farlo? Non voglio dire se ti piaccio in parole povere io, voglio dire la cosa in se stessa?L’adoro. […] Il loro amplesso era stato una battaglia, il culmine una vittoria. Era un colpo scagliato all’indirizzo del Partito. Era un atto politico.

Conosciamo la tragica fine dei due protagonisti di 1984, ma il modo in cui Orwell rappresenta una storia d’amore tanto particolare stupisce a ogni lettura. La sessualità, un elemento letterario che di solito si sviluppa tra tabù e provocazione, diventa qui una strategia di controllo delle masse, spingendo il lettore non solo a godere della prosa dell’autore inglese, ma anche a riflettere sulla vita reale, al di fuori delle pagine.Dalila Forni

1991. Studentessa di Lingue e Letterature Europee ed Extraeuropee a Milano. Vivo di letteratura, pastasciutta e buona birra.

FONTE:https://www.frammentirivista.it/sesso-amore-repressione-1984-george-orwell/

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Bianchi con colpe degli altri si mettono in ginocchio

Irina Osipova II 8 06 2020

Persone che si incatenano e si mettono in ginocchia solo perché bianche. Non è razzismo questo? Senza piantagioni e schiavi si assumono le colpe degli altri SOLO PERCHÉ BIANCHI. Come inventarsi un modo per sottolineare le differenze, appunto, estetiche, e dare un pretesto per fomentare l’odio razziale vero. Quell’odio che armato di bomboletta spray imbratta i monumenti, fregandosi di secoli di civiltà, strafottendosi dell’estetica e del buon senso, spacca le vetrine, distrugge le attività commerciali, crea paura nelle persone, accusa di razzismo chi osa dire che TUTTE le vite valgono, da un pretesto per preparare le armi da fuoco per chiedere nei 10 punti agli stessi bianchi in pratica di donare i loro beni immobili e mobili ai black and brown.
Forse è arrivata l’ora di smettere di speculare sul colore della pelle propria e degli altri e chiedere allo stato di rendere più accessibile l’istruzione per TUTTI, rendere la sanità non più un bene di lusso, ma un DIRITTO PER TUTTI, chiedere di combattere la disoccupazione e infine buttare la bomboletta, ripulire i monumenti, staccarsi il piercing, stirarsi la camicetta, rimettersi in forma e agire per fare dei piccoli passi faticosi, ogni giorno, come gli altri, volti a migliorare la propria vita.
No, è più facile dire – il mio colore della pelle è diverso, datemi tutto e subito. Solo a me e a chi ha più melanina degli altri!

FONTE: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=917556135334760&id=100012411455175

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Lavoro a distanza con il 90% di faldoni?

Sisto Ceci 7 LUGLIO 2020

Sabino Cassese , caposcuola del diritto amministrativo in Italia ” La pubblica amministrazione italiana ha una organizzazione del lavoro PRE – TAYLORISTICA , nel senso che , davvero , persino il basilare tempi e metodi che e’ all’origine della societa’ industriale del 900 , non e’ mai stato assorbito .Questo per dire che negli uffici pubblici italiani e’ sempre stata sconosciuta persino la piu’ semplice razionalita’ economica e organizzativa che ha permeato il secolo scorso e che , in altri paesi , si e’ trasmessa al mondo degli uffici privati e pubblici .altro che il passaggio ai modelli di flessibilizzazione estrema, qui siamo ancora a prima del taylorismo , taylorismo che ha avuto nel tempo almeno 15 step evolutivi !!!! e che la nostra amministrazione si e’ persa in toto. Del resto in Italia , nessuno , proprio mai nessuno , ha controllato il lavoro della nostra P.A., i livelli di produttivita’ erano gia’ assai bassi prima , figuriamoci ora con lo smart working , per molti e’ stato ed e’ tuttora un grande periodo di vacanza, e’ il riflesso dell’assenza di pensiero e strutturazione delle cose nell’Italia di oggi, e’ tutto evanescenza , sono tutte bollicine ”
NDR . del resto come fare smart working nel regno dei faldoni , decine di milioni, e della carta e’ veramente un mistero glorioso, ma loro dicono che riescono a farlo .In sostanza noi abbiamo l’economia privata che ,la concorrenza interna e internazionale , costringe oggi , ogni giorno, a misurarsi con la digitalizzazione dei processi lavorativi , con la sperimentazione dell’intelligenza artificiale , con la robotica , la fibra ultraveloce e la PA che va avanti ancora a dorso di mulo e ,con i suoi tempi ultrabiblici, ha ingessato e devastato il paese….e Conte continua a parlare di ripresa…….ma de che …e vogliono ancora assumere altri 400.000 dipendenti pubblici , per fare cosa ? Perche’ votino per loro alle prossime elezioni politiche….e il cerchio si chiude .

FONTE:https://www.facebook.com/sisto.ceci/posts/3352395121542319

 

 

 

Il silenzio dell’outsider, di fronte all’apocalisse in corso

A volte succede di essere stanchi. Dopo un po’, anche i megafoni si stancano. Anche i veggenti, o anche i solo i testimoni oculari. Va così: è in arrivo un cataclisma, e i pochi che lo sanno in anticipo – magari perché ne sono coinvolti, in modo diretto o indiretto – si guardano bene dal dirlo. Qualche outsider se ne accorge, o almeno sospetta che stia avvenendo qualcosa di strano, e così comincia ad annunciarlo ad alta voce. Gli allarmi dell’outsider non è detto che siano precisi e attendibili, è sempre possibile prendere cantonate. Subito, però, la platea si divide. I detentori ufficiali della verità tacciono la notizia. La maggioranza ignora l’outsider o lo considera un pazzo, un esibizionista, non immaginando che l’outsider è il primo a sperare in cuor suo di essersi sbagliato: se ha parlato, l’ha fatto d’istinto; il suo non era nemmeno altruismo, era solo un riflesso di conservazione della specie – la necessità fisiologica di condividere una certa preoccupazione per un possibile pericolo. A quel punto, quando ormai i ruoli sono definiti, i detentori della parola ufficiale cominciano a menzionarlo, l’outsider, con un atteggiamento di sufficienza irridente: a che punto siamo arrivati, se ci sono in giro squilibrati di questa fatta?

A loro volta, gli outsider fanno squadra: fondano gruppi, partiti, case editrici. Scrivono libri, tengono conferenze. Qualcuno di loro comincia a essere quasi idolatrato, presentato come il possessore di una verità definitiva. La nuova religione piace, e Silencemerita che vi si investa in modo professionale. Alcuni outsider, ormai famosissimi, utilizzano con sapienza una tecnica sopraffina: le sparano grosse, le loro affermazioni iperboliche, avendo però cura di associarle sempre a notizie effettive, utili a supportare la credibilità dell’iperbole; quando poi l’iperbole sarà inevitabilmente smascherata, insieme a quella crollerà anche la parte scomoda del messaggio, quella veritiera. Funziona talmente, il profilo escatologico della religione, che sono gli stessi detentori ufficiali della parola pubblica a utilizzare lo schema cultuale, arrivando a proporre semplici minorenni, surreali e spaesate, come illuminate baby-sacerdotesse del futuro: i destini del mondo, appesi all’indice puntato della piccina vaticinante, ultimissima versione dell’outsider di prima classe – non più manipolato, ma direttamente fabbricato dai detentori della parola, i gran maestri dell’illusionismo.

E’ in queste condizioni che, appunto, un giorno il cataclisma lungamente annunciato irrompe sulla faccia della Terra, manifestando la sua devastante potenza. Se la cronologia della catastrofe è dipesa anche dall’incessante opera degli outsider, dall’effetto a lungo termine delle loro preoccupanti affermazioni, non lo si saprà mai. Qualcuno l’ha lasciata deflagrare, l’apocalisse, temendo che il suo gioco stesse per essere scoperto? La cosiddetta emergenza, in altre parole, è un espediente infernale per rubare il tempo e impedire che maturasse una certa consapevolezza dei meccanismi collaudati del grande squilibrio planetario, sempre rappresentato come infelice circostanza fisiologica, non dolosa ma solo colposa? Se la domanda risuonasse in un tribunale, la verità giudiziaria – per emergere – avrebbe bisogno di prove incontrovertibili, o almeno di qualche confessione convincente e ben argomentata. L’imputato che si alza e ammette, di fronte alla corte: ebbene sì, sono Silenziostato io, l’ho fatto con questi miei complici; la nostra storia conferma che ne siamo capacissimi, e la nostra motivazione è facilmente comprensibile. Uno spettacolo solo teorico, naturalmente, al quale difficilmente qualcuno assisterà.

Lo spettacolo che invece va in scena è di tutt’altro tenore, sempre fantapolitico ma purtroppo reale. I prigionieri della caverna, in larga maggioranza, si accaniscono con l’outsider accusandolo innanzitutto di essere evaso. Nella caverna, intanto, la situazione è ulteriormente precipitata: i coatti devono sottostare a misure coercitive prima impensabili, e prepararsi a subire esperimenti inimmaginabili. E’ per il vostro bene, sottolinea la voce dagli altoparlanti: e guai a chi disobbedisce. Ogni caverna ha i suoi gestori formali, e i suoi formali oppositori. Sicché, ai coatti accade di dividersi anche su quelli: c’è chi approva il gestore della cattività, qualunque disposizione imponga, solo perché appare in disaccordo con il suo oppositore – solo virtuale, beninteso, perché nessun oppositore mette davvero in discussione la caverna, cioè l’esistenza di una dimensione di sostanziale cattività, spacciata per normalità. Questo, in ultima analisi, aumenta la solitudine dell’outsider: gli si rinfaccia un’insopportabile presunzione, come se si divertisse a recitare il ruolo del grillo parlante e ne traesse alimento per la sua autostima, addirittura per il suo successo sociale.

C’è outsider e outsider, naturalmente: è molto variabile, il grado di attendibilità dei presunti rivelatori. Per loro parla la storia personale: se hanno alle spalle anni di attività, si potrà facilmente verificare quale sia stato, nel tempo, l’esito delle loro previsioni. Poi c’è una categoria parallela, quella degli insider: si tratta di testimoni particolarmente preziosi, perché provengono direttamente dal cuore della caverna. Meglio: dal centro di comando dei gestori cavernicoli. Il loro vangelo è il più arduo da assimilare: occorre decantarlo e metterlo alla prova, prima di poterne digerire le conclusioni. La loro esposizione descrive un sistema a orologeria, assai più temibile di quello evocato da molti fantasiosi outsider. Tanta spietatezza fa paura, perché risulta affidata a esecutori di taglio ordinario, quasi banali. A fare la differenza non è il singolo interprete, ma la potenza di uno schema formidabile: quello di chi per primo l’ha inventata, la caverna, progettando di farne la sede di una il-silenzio-dei-gigantizootecnia politica e sociale, culturale, finanziaria, emozionale. Tutto è perfetto, nel chiuso della grotta: la mitologia religiosa, la cosiddetta conquista dello spazio extraterrestre, il perimetro della civiltà, l’indiscutibile storiografia corrente, il nuovo culto della sicurezza scientista.

Non è dato sapere quale risultato possa scaturire, dall’impegno coraggioso degli insider, nella nuova zootecnia apocalittica dominata dall’uso obbligatorio delle cosiddette mascherine sanitarie. Si registra in compenso una grande stanchezza, da parte degli outsider: hanno preceduto largamente gli insider, hanno parlato quando quelli ancora tacevano, hanno visto avverarsi buona parte delle loro previsioni – scambiate per profezie – e adesso faticano a dialogare col vicino di casa: lungi dallo scorgere il disegno sovrastante, il più delle volte il sant’uomo si limita a scaricare la sua rabbia sul singolo gestore cavernicolo (o a scelta, sul suo occasionale oppositore), tra il sacro campionato di calcio nel frattempo ripreso e le grossissime seccature di tipo pratico che stanno cominciando a turbare la pace tombale della caverna, alla voce approvvigionamenti. Ci prova, l’outsider, a introdurre il suo ragionamento, ma si accorge che il tentativo è vano: non esiste più un alfabeto comune, è crollato il ponte che univa la sua casa a quella del vicino. Così, l’outsider ha l’impressione di intuire Colomba Minervequanto sia perfetta, la caverna, e si spinge a pensare quando sia facile, in fondo, plasmare la cervice dei suoi abitanti, mantenendoli all’oscuro delle loro reali possibilità.

E’ stanco, l’outsider, perché ha la sensazione di aver speso inutilmente le sue energie, sia pure con i suoi mezzi limitati, e spesso finendo fuori strada. E’ stanco, ma al tempo stesso sente che l’apocalisse potrebbe avere in serbo doni insospettabili: potrebbe riuscire là dove ha fallito lui. Di fronte a un terremoto, persino i cavernicoli più ostinati potrebbero essere indotti a lasciare finalmente la tana, scoprendo sopra la loro testa un cielo di stelle. E non è tutto, perché l’apocalisse agisce e trasforma ogni cosa in profondità, facendo emergere in ciascuno un desiderio d’aria, sole e luce. Le spiegazioni sono sempre in bocca a chi si volge dietro di sé, scrutando quel che s’è lasciato alle spalle: forse i pensieri sono come i sogni, che trasportano frammenti di assoluto inevitabilmente corrotto e degradato dal linguaggio, che è difettoso e insufficiente per definizione. L’assoluto invece non ha bisogno di discorsi: sa chiamare ciascuno, senza più fare differenze tra cavernicoli ed evasi, sordomuti e chiacchieroni. Così sorge un bisogno improvviso e ineludibile: ci si immerge in un tempo sospeso, quello in cui tutto infine accade. E si assiste a un immenso silenzio vivente, del tutto inatteso, più eloquente di mille parole.

(Giorgio Cattaneo, “L’apocalisse il silenzio dell’outsider”, dalla pagina Facebook di Cattaneo del 5 luglio 2020).

CONFLITTI GEOPOLITICI

Oltre 250 truppe dall’India e dalla Cina si erano scontrate in una schermaglia il 5 maggio nella regione del Ladakh durante il pattugliamento delle frontiere. Da allora, le due parti hanno iniziato a schierare truppe aggiuntive in modo aggressivo per rivendicare una valle fluviale, che è rimasta un punto critico dal 1962.

L’India ha schierato ulteriori truppe nella controversa Valle del Galwan dopo che la Cina ha rivendicato la regione come suo territorio e dispiegato centinaia di truppe dell’Esercito di liberazione popolare in dozzine di tende.

Citando fonti di difesa, The Economic Times ha riferito che i soldati vengono inviati da altre aree e nella Valle di Galwan.

“Pare che i rigidi protocolli COVID-19 siano stati sospesi poiché la situazione si è intensificata”, hanno detto fonti di difesa indiana.

L’esercito popolare di liberazione ha affermato di aver ripristinato con successo lo status quo nella valle di Galwan, un quotidiano statale, secondo quanto riportato dal Global Times lunedì.

Le truppe di difesa di frontiera cinesi “hanno rafforzato le misure di controllo delle frontiere e hanno fatto le mosse necessarie in risposta alla recente costruzione illegale in India di strutture di difesa lungo il confine nel territorio cinese nella regione della valle di Galwan”.

Tuttavia, l’India considera la Valle del Galwan come parte di Aksai Chin, che New Delhi afferma essere suo territorio ma attualmente è sotto il controllo cinese. Lo scorso novembre, l’India ha pubblicato una mappa politica con i dettagli dei confini che mostra Aksai Chin, attualmente amministrato dalla Cina, come parte Ladakh indiano. Il ministero degli Esteri cinese aveva fortemente obiettato la mossa di Nuova Delhi sul Kashmir.

Tuttavia, affermando che la regione della Valle del Galwan era sul territorio cinese, la “fonte militare” ha detto al Global Times che “le azioni della parte indiana hanno gravemente violato gli accordi tra Cina e India in materia di frontiere, hanno violato la sovranità territoriale della Cina e danneggiato le relazioni militari tra i due paesi”.

La nuova escalation Cina-India

La recente escalation al confine è iniziata durante l’ultima settimana di aprile, quando i soldati indiani e cinesi sono stati coinvolti in schermaglie durante il pattugliamento, ma la situazione è ulteriormente peggiorata dopo che le truppe sono state coinvolte in scontri nel lago Pangong Tso nel Ladakh orientale il 5 maggio, seguite da Naku La in Sikkim il 9 maggio.

Il capo generale dell’esercito indiano Manoj Mukund Navrane aveva affermato che le lievi ferite subite dalle truppe erano dovute al “comportamento aggressivo di entrambe le parti”. Pechino “ha esortato l’India a incontrare la Cina a metà strada, evitare azioni che potrebbero complicare la situazione delle frontiere e creare condizioni favorevoli per lo sviluppo delle relazioni bilaterali, la pace e la stabilità della zona di frontiera”.

L’attuale situazione di stallo tra i due paesi è la più lunga dalla 73 giorni di scontro a Doklam nel 2017. I paesi condividono un confine vagamente delimitato di 4.000 km, che rimane una questione di conflitto tra i due vicini.

FONTE:https://it.sputniknews.com/difesa/202005199099467-lindia-schiera-altre-truppe-nella-valle-di-galwan-dopo-che-la-cina-lo-rivendica-come-suo-territorio/

 

 

 

Palestina, lo stop di Trump, ma Netanyahu non molla la cisgiordania

 

Luglio 7, 2020 posted by Costantino Rover

Palestina, l’interminabile resistenza continua, stop degli USA all’annessione della cisgiordania, ma Netaniau non molla.

Nella data del 1 luglio doveva essere annunciato ufficialmente il piano di annessione  di una parte dei Territori Occupati Palestinesi, nello specifico la Valle del Giordano.

Ma …. tanto rumore per nulla!

Scritto da Michela Chimetto

L’inossidabile Netanyahu, nonostante la sua arrogante baldanza ha dovuto rallentare, i suoi sodali americani lo hanno frenato!

Il pretesto è l’emergenza sanitaria in America e pure in Israele, dove l’infezione ha ripreso a diffondersi ma in realtà la vera motivazione è che attualmente il mondo guarda all’ annessione in modo abbastanza critico – a parte i soliti noti complici di Israele – e questo ha sicuramente inciso sulla decisione di sospenderla.

Il mondo ha girato le spalle anche sulla questione della cisgiordania

Purtroppo è solo un rinvio ; quando l’attenzione  di un mondo sempre molto distratto sarà altrove, il governo israeliano non rinuncerà a prendersi ufficialmente ciò che da lungo tempo ha deciso, ignorando le risoluzioni ONU e perfino la Convenzione di Ginevra laddove si afferma che una terra occupata militarmente non può essere annessa: la Cisgiordania è stata occupata da Israele, nel giugno 1967 con la guerra dei sei giorni.

Del resto, come affermano molti Palestinesi  della Valle del Giordano, l’annessione è già un dato di fatto.

Perché allora è fondamentale opporsi a questo atto unilaterale?

 

Una volta stabilito che parte dei Territori Palestinesi Occupati diventano terra israeliana si sancisce in modo drastico la fine del Processo di Oslo, che pure non è mai stato realizzato, e la fine di qualsiasi azione per concordare  una soluzione equa  della questione palestinese.

Ma fatto che non è accettabile , non nel nostro tempo, l’annessione sancirebbe una situazione di apartheid: nella stessa terra con-vivrebbe un popolo con TUTTI  i diritti assieme a quello palestinese al quale TUTTO è negato: dall’accesso all’acqua, alla possibilità di spostarsi sia all’interno che fuori dai confini, dall’accesso a beni e servizi fondamentali  che i Palestinesi con redditi molto  bassi non potrebbero permettersi.

La situazione è già molto compromessa: l’occupazione militare è durissima, la terra palestinese è massacrata dalle costruzioni illegali dei coloni  che continuano a sorgere, le violazioni dei diritti umani sono quotidiane con uccisioni , ferimenti , incarcerazioni arbitrarie, distruzioni di case a alberi.

L’assedio di Gaza

A Gaza, l’assedio israeliano non permette l’arrivo di cibo, acqua potabile, farmaci; frequenti sono i bombardamenti notturni , anche se la nostra servilissima informazione non ne dà notizia.

A ciò si è arrivati perché finora nessuno tra quelli che contano ha protestato, nessuno tra quelli che potrebbero ha condannato, nessuno tra quelli che dovrebbero ha comminato sanzioni a Israele, pur  in  presenza di comportamenti gravemente illegali: Israele è al di sopra della legge!

Il silenzio e l’inattività  dell’Europa e delle istituzioni internazionali che si limitano a deboli condanne di prammatica, i tradimenti dei paesi arabi, delineano un quadro di totale solitudine dei Palestinesi.

E come ha scritto pochi giorni fa Alberto Negri “nessuno si inginocchia per i Palestinesi, siamo complici di un nuovo crimine”.

Michela Chimetto , attivista per i diritti umani

FONTE:https://scenarieconomici.it/cisgiordania/

 

 

 

ECONOMIA

Di 

Il tasso di disoccupazione sale attestandosi al 7,8%, a pagare maggiormente per la crisi dovuta al Covid sono le fasce più deboli: le donne, i giovani e chi è in possesso di un contratto temporaneo.

Con la fine del lockdown, come rilevano i dati Istat, aumentano le persone in cerca di un lavoro, ma le imprese si trovano in forte difficoltà ad assumere personale. A soffrire particolarmente per la crisi sono i giovani e le donne, i lavoratori con contratto a tempo determinato.

L’emergenza Covid come si riflette sul mercato del lavoro? Quali prospettive si vedono all’orizzonte con una possibile seconda ondata? Ne abbiamo parlato con Francesco Seghezzipresidente Fondazione Adapt (Associazione fondata nel 2000 per promuovere studi e ricerche nell’ambito delle relazioni industriali e di lavoro).

— Qual è stato l’impatto del Covid sul mercato del lavoro e quali sono le prospettive con una possibile seconda ondata di epidemia?

— L’impatto in Italia è stato mitigato dal blocco dei licenziamenti, quindi gli effetti negativi si sono concentrati sulle fasce non protette da questo blocco, ossia chi era in possesso di un contratto a termine. Nel momento in cui scadeva il contratto non veniva rinnovato. Parliamo di oltre 300 mila occupati in meno da marzo a maggio.

Con una possibile seconda ondata, se questa sarà segnata dalle chiusure aziendali come è successo nella prima fase del lockdown, si metterebbe una pietra sopra l’economia italiana. L’aspetto principale secondo me è capire quando verrà meno il blocco dei licenziamenti, è probabile allora osservare un impatto molto forte sul mercato del lavoro con delle conseguenze negative di riassestamento. Alcune aziende non potranno più sostenere certi costi perché la domanda è calata e saranno costrette ad intervenire con un taglio degli occupati. Vediamo segnali di ripresa, ma non in tutti i settori e non tali da riportarci ai livelli precedenti.

— Cresce il numero di disoccupati, ma non c’è una risposta da parte delle imprese che non assumono più. In teoria quindi i disoccupati non faranno che aumentare se non si interviene?

— Ci sarà un importante aumento della disoccupazione. Le persone finito il lockdown cercano lavoro, ma allo stesso tempo le imprese hanno difficoltà ad assumere perché la domanda non è in grado di generare un ciclo espansivo del mercato.

— Quali sono le fasce più colpite da questa crisi del lavoro?

— Sicuramente le persone che hanno un contratto temporaneo. Ovviamente i giovani, laddove c’è un blocco delle assunzioni i giovani per primi vengono impattati e pagano più di tutti le conseguenze. Anche le donne vengono colpite, oltretutto hanno sulle loro spalle il peso di una difficile conciliazione fra scuole chiuse e carico lavorativo. Tante volte le donne decidono di smettere di lavorare purtroppo, perché non ci sono le condizioni per supportarle in questa situazione complessa.

— Sempre più donne ora cercano un lavoro: sono state le prime a perdere il lavoro o semplicemente ora per arrivare alla fine del mese anche le donne che non lavoravano prima si sono messe alla ricerca di un impiego?

— È una dinamica che abbiamo già visto con la crisi precedente. In Italia hanno lavorato sempre poche donne. Durante la precedente crisi i mariti hanno perso il lavoro e quindi le donne hanno cominciato a cercare un lavoro. Nella situazione attuale le donne sono state indebolite dal fatto che tanti lavori, come i servizi alla persona, sono stati duramente colpiti, si tratta di lavori con forte prossimità e vicinanza fra persone. Vi è una importante incidenza di donne con contratti temporanei, per prime quindi sono state messe in difficoltà.

— Come si può risolvere questa situazione? Quali politiche potrebbero essere in grado di invertire questa preoccupante rotta?

— Credo che occorra individuare alcuni settori chiave in cui pensiamo l’economia possa riprendersi generando lavoro. Bisogna facilitare gli investimenti sia pubblici sia privati in questi settori, non va fatta una cosa generalizzata. Vanno identificati quindi i settori dove il nostro Paese può essere più competitivo, in parallelo bisogna lavorare molto su aspetti come la formazione per far sì che i lavoratori in cassa integrazione abbiano competenze maggiori di quelle che avevano inizialmente.

— Abbassare le tasse alle imprese per incentivarle ad assumere?

— Costa molto. Si potrebbero abbassare le tasse agli imprenditori che decidono di tenere aperte le imprese e non usare la cassa integrazione. Il numero sarebbe inferiore e favorirebbe il lavoro e non la cassa integrazione, un’attività costosa e improduttiva. Certe imprese hanno timore di smettere la cassa integrazione, ma se fossero aiutate nel corso del lavoro potrebbero rischiare di più e riaprirsi al mercato.

FONTE:https://it.sputniknews.com/intervista/202007059272476-nuovo-lockdown-si-metterebbe-una-pietra-sopra-leconomia-italiana/

 

 

Le briciole del Mes
Thomas Fazi – 1 07 2020

La battaglia sul MES, se non si fosse capito, ha una valenza puramente simbolica: 30-40 miliardi sono briciole a fronte delle necessità di finanziamento dell’Italia, e comunque parliamo di una cifra che un paese come il nostro, in regime di sovranità monetaria, non avrebbe alcun problema a reperire sui mercati o direttamente dalla propria banca centrale a tasso zero.

Anzi, anche oggi, con l’euro, l’Italia potrebbe tranquillamente reperire quella stessa cifra sui mercati (per quanto al tasso più penalizzante fissato dalla BCE, ma questo fa ovviamente parte del disegno): basti ricordare che a una recente asta dei BTP quinquennali, il tesoro ne ha emessi 14 miliardi a fronte di una richiesta di più di 100 miliardi. Ci sarebbe bastato soddisfare la richiesta che c’era per avere da subito più liquidità di quella offerta dal MES.

E allora perché il governo non l’ha fatto? Perché altrimenti tutta la narrazione sul MES sarebbe crollata. Il messaggio che si vuol far passare – “il futuro della sanità pubblica italiana dipende dalla linea di credito del MES” – è quello secondo cui l’Italia sarebbe spacciata senza l’aiuto finanziario dell’Europa.

Come abbiamo visto, non è affatto vero. Anche col cappio dell’euro, l’Italia potrebbe tranquillamente reperire quei soldi – proprio perché sono relativamente pochi – con le normali aste collocamento dei titoli di Stato; e a maggior ragione potrebbe farlo – a tassi di interesse molto più convenienti e senza subire il ricatto della BCE – nel momento in cui recuperasse la propria sovranità monetaria.

Ma questo il popolo non deve capirlo. Oggi, nel momento in cui il consenso nella popolazione italiana per l’euro e la UE è ai minimi storici, è fondamentale per le oligarchie economico-finanziarie nostrane – di cui il PD è il braccio armato politico – rinsaldare l’ideologia del vincolo esterno, secondo cui l’Italia sarebbe spacciata senza l’Europa, quando ormai dovrebbe essere chiaro che è vero l’esatto opposto.

Il dibattito sul MES – orchestrato ad arte, come detto, attraverso un’asfissia finanziaria auto-indotta dal governo – serve solo a questo. Non ha nulla a che vedere con i soldi in sé, e men che meno, ovviamente, con la salvaguardia del sistema sanitario nazionale, picconato proprio dal PD, su richiesta dell’Europa, nell’ultimo decennio.

FONTE:https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=3047300622029722&id=100002494419255

 

 

 

IMMIGRAZIONI

Migranti, sindaco 5S pugnala Conte&Co: “Radical chic venite al porto…”

Situazione insostenibile a Porto Empedocle (Agrigento): “Assembramenti sulle navi, ma gli sbarchi continuano. Al governo ci sono dei radical chic. Lamorgese e Conte vengano qui”

Invece di fare i radical chic da Roma, seduti sui loro comodi scranni, vengano qui a capire e a vedere la situazione disastrosa.

Immagine di repertorio

A vedere piangere le persone per questa tragedia economica e vedere migrare i nostri figli”. Questo il durissimo sfogo di Ida Carmina, il sindaco grillino di Porto Empedocle (Agrigento). La pentastellata ha commentato senza giri di parole l’imminente sbarco dei 180 migranti che si trovano a bordo della Ocean Viking; lei si è recata sul posto per osservare l’evoluzione della situazione, anche se si attendono ancora indicazioni precise visto che devono prima arrivare i risultati dei tamponi fatti ieri ai naufraghi.

Il primo cittadino ha lanciato un appello al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e al presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “Da lontano le cose assumono una dimensione diversa, e toccarla con mano è diverso“. Perciò ha invitato entrambi a venire a Porto Empedocle. Intanto è arrivato un messaggio da Luigi Di Maio: il ministro degli Esteri ha da subito dato la sua disponibilità a spendersi per trovare una giusta soluzione. “E io gli ho detto che elaboreremo tutta una serie di richieste, prima fra tutti di spostare la nave da qui a Pozzallo“, ha aggiunto la Carmina.

“Un nuovo disastro”

Il sindaco 5S si è detto preoccupato per l’arrivo dei migranti, anche se non toccano terra poiché vengono trasbordati direttamente sulla nave quarantena Moby Zaza. La paura è che tutto ciò possa bruciare la stagione turistica. “Già a causa del Covid abbiamo avuto grossi danni economici, ecco perché chiediamo un aiuto economico“, ha spiegato. Intanto è stata avanzata la richiesta di far spostare la nave quarantena Zaza da Porto Empedocle a Pozzallo: “Il sindaco di Pozzallo Ammatuna fino a ieri si è detto disponibile a riceverli, perché lui ha le strutture adeguate. Io no“.

La nave Sea watch prima e ora la Ocean Viking sono state fatte stare dieci giorni a Pozzallo, ferme in rada, e poi portate a Porto Empedocle: che senso ha? La grillina ha inoltre lamentato il fatto che nessuno la informi sui trasferimenti dei migranti: “Sono arrabbiata sì, perché io amo il mio paese. Porto Empedocle è un paese splendido, e venire distrutti economicamente per questa immagine falsata non è giusto“. La Carmina ha poi denunciato una questione gravissima: a bordo delle navi “non si rispettano i divieti di assembramento“. Dunque un solo caso rischierebbe di mettere in serio pericolo l’intero contesto: “Noi stiamo vedendo che le Ong spesso trasportano persone infette, è deleteria questa modalità con cui trasportano le persone assembrate“.

Porto Empedocle, grazie agli sforzi dei cittadini, è Covid-free. Ma si è rischiato comunque il collasso sociale ed economico: quando è stato scritto per sbaglio che Porto Empedocle era considerato un focolaio, sono arrivate centinaia di disdette. Il che ha provocato “un disastro enorme“. Nel frattempo il primo cittadino continua a ricevere delle telefonate da coloro che si lamentanto “della situazione disastrosa“. “Questa popolazione è allo stremo e c’è il pericolo che la gente possa dare fiducia all’antistato. Ecco perché lo Stato deve fare sentire la sua presenza“, ha avvertito. Infine, nello sfogo all’Adnkronos, ha così commentato l’esultanza di Zingaretti dopo aver appreso la notizia dello sbarco della Ocean Viking: “Finalmente cosa?…“.

In serata, è arrivato l’ok per far entrare la nave della ong a Porto Empedocle.

FONTE:https://www.ilgiornale.it/news/politica/sfogo-sindaco-grillino-nuovo-disastro-sbarco-immigrati

 

 

 

I migranti, il Covid e il virus dell’ipocrisia

Live Sicilia – 29 GIUGNO 2020

Salvini è tornato subito alla carica.

Non arriveremo mai, per carità, a rubare il linguaggio decisamente eccessivo, una miniera per la comicità di Crozza, usato dal vulcanico governatore della Campania per (s)qualificare il condottiero di Pontida Matteo Salvini. Tutte espressioni, chiamiamoli pure insulti, per quel che ci riguarda inaccettabili anche nell’ambito di un confronto politico acceso, sparate a raffica in un video di pochi minuti dal presidente campano Vincenzo De Luca. Ciò premesso, però, è davvero difficile digerire le continue provocazioni alla comune intelligenza perpetrate dal capo della Lega, probabilmente in affanno nel tentativo di recuperare terreno elettorale, pestando e ripestando l’intruglio razzista di cui va matto, aggiornato in versione Covid-19, da propinare al cittadino giustamente spaventato da un virus tuttora pericolosamente circolante e reduce da lunghi arresti domiciliari. Appena è saltata fuori la notizia dei 28 casi positivi – comunque da accertare in modo più approfondito – sulla nave scelta dal governo per la quarantena dei migranti salvati in mare il Capitano, in verità sempre più “sgallonato” osservando i sondaggi, non ha perso tempo non solo ad attaccare il governo – e ci sta – ma a scagliarsi ancora una volta verso i suoi bersagli preferiti. Uomini, donne e bambini che non hanno soltanto il torto di avere la pelle nera ma anche, e forse soprattutto, il torto di non essere del Nord Italia, possibilmente lombardi o veneti. Sì, perché il Nostro se l’è presa pure con i bulgari di Mondragone (nel Casertano) risultati positivi, braccianti agricoli che di nero conoscono solo il lavoro nei campi da sfruttati e sotto i caporali; se l’è presa con i napoletani, che neri non sono e italiani per giunta, per l’incauta festa dei tifosi partenopei a suggello della conquista della Coppa Italia. L’accusa del seguace di Alberto da Giussano, appresa la notizia dei 28 positivi sulla nave “Moby Zaza”, è quella rivolta al governo di mettere a rischio la salute degli italiani. Anzi, è il caso di riportare quasi per intero le dichiarazioni del segretario del Carroccio: “Porti spalancati, navi da crociera per ospitare gli immigrati, decine di clandestini col Covid-19, sanatoria da catastrofe e Taser per le forze dell’ordine dimenticato: il governo perde tempo per cambiare i decreti sicurezza…mette in pericolo l’Italia e gli italiani”. Ecco, lo dice lui: “Il governo mette in pericolo la salute degli italiani”. Lui, che non ha detto una parola quando è avvenuta la catastrofe sanitaria nella regione più ricca d’Italia guidata dalla Lega. Lui, che è rimasto in silenzio quando all’inizio della Fase2 è scoppiato il finimondo nelle zone della movida di Lombardia e Veneto. Lui, che ha pensato bene di organizzare il 2 giugno, festa nazionale di tutti gli italiani, una manifestazione a Roma delle opposizioni, insieme ai recalcitranti alleati di FdI e di FI, creando un enorme assembramento di gente senza mascherina e, in qualche caso, in vena di insultare il Capo dello Stato. Lui, che non perde occasione nei suoi giri per il Paese di “stringersi a coorte” con i suoi fan per selfie e foto di gruppo, in violazione delle regole sulle distanze, evidentemente pronti secondo il reale significato dell’esortazione contenuta nel nostro Inno a lottare uniti e compatti (fin troppo) per cacciare lo straniero.

E’ inutile, non riusciamo a essere intellettualmente onesti quando trattiamo il dramma dei migranti. Nel bene e nel male non riusciamo proprio a trattarli da esseri umani, come un problema – perché il tema degli sbarchi soprattutto adesso tale è, ipocrita negarlo – che va affrontato con gli strumenti dei diritti e del diritto, delle precauzioni sanitarie uguali per bianchi e neri, settentrionali e meridionali, della cooperazione europea e tra Stati, degli aiuti lì dove è negata la sopravvivenza, la libertà e la pace. Non ci riusciamo, però riusciamo a far finta di dimenticare una verità ormai accertata, e cioè che il coronavirus l’abbiamo portato noi a loro in Africa, non il contrario.

FONTE:https://livesicilia.it/2020/06/29/i-migranti-il-covid-e-il-virus-dellipocrisia/

 

 

 

Che s’adda fà pe campà ……

Sisto Ceci – 5 luglio 2020
il Prof Boeri , continua a insistere che gli immigrati ci pagheranno le pensioni , ne lavora 1 su 100 , raccogliendo pomodori e cocomeri , attivita’ ,secondo Boeri ,ad alto valore aggiunto , come faranno non si sa , e ha anche replicato che chiudendo le frontiere mancheranno 38 miliardi di contributi da qui al 2040 , ora da qui al 2040 mancano 20 anni , mancherebbero 1,5 miliardi di € l’anno, se invece noi sommiamo quello che ci costeranno gli immigrati da qui al 2040 , scopriremmo che , chiudendo le frontiere ,risparmieremmo oltre 200 miliardi di € .Prof Boeri capisco che uno lo stipendio se lo debba pur guadagnare anche con le sviolinate al datore di lavoro , in questo caso Renzi / Gentiloni , ma fare il servo sciocco, il lacche’ fino a questo punto……..un soprassalto, solo un soprassalto, nulla di piu’, di dignita’ e coerenza ………ecchediamine

FONTE:https://www.facebook.com/sisto.ceci/posts/3348990155216149

 

 

 

LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

PENSIONI NEL MIRINO DELLA MERKEL? PROBABILE, per lei è normale avere i pensionati alla fame

 

 posted by 

Oggi Il Giornale pubblica un interessante articolo su come la Merkel abbia messo nel mirino il sistema pensionistico italiano, che, nella sua idea , è la causa di tutti i nostri mali. Naturalmente Giuseppi Conte segue, proporrà la fine anticipata di Quota 100 già nel 2020, inizio 2021, invece che nel settembre 2021, e presumibilmente un  aumento dell’età pensionabile perchè., sino al 2019, si è innalzata l’aspettativa di vita.

Ricordiamo che il sistema pensionistico italiano prevede la possibilità di aumentare l’età pensionabile sull’aspettativa di vita, cosa, teoricamente, corretta, ma c’è un colossale però: infatti il COVID-19, con la moria che ha portato, purtroppo, nelle classi di età più avanzate, porterà sicuramente ad una forte riduzione dell’aspettativa di vita. Se le norme fossero serie avremmo magari un anno un aumento dell’età pensionabile, magari in congiunzione con la fine di quota 100, ma a questo dovrebbe seguire un successivo abbassamento. Però vedrete che questo non accadrà, perché il Padrone comanda, e l’Italico servo obbedisce.

Del resto per la Germania è normale tenere alla fame i pensionati è abbastanza normale: un pensionato standard che per 45 anni ha versato un contributo di reddito medio e va in pensione all’età prevista minima in Germania riceve una  pensione di base di   € 1.284,06,  che corrisponde al 48,1% dell’ultimo stipendio lordo. Però questa non è una pensione media, ma una sorta di pensione “Ideale” per coloro che hanno una vita lavorativa completa. In realtà la vera pensione media è molto più bassa, e si abbassa con il crescere degli anni perché sempre meno tedeschi riescono ad  entrare in fabbrica a 18 anni e ad uscirne a 67n senza perdere anni di lavoro.

Se si è lavorato solo parzialmente la cifra viene decurtata e non è strano sentire di tedeschi con cifre ben inferiori. Ecco perché in Germania il sistema è a due colonne, se non a tre, dove la seconda è una pensione ad accumulo basata sui fondi pensione di categoria e certe volte anche su assicurazioni private. Dato che i fondi pensione investono sulle obbligazioni, pubbliche o private europee, vi siete anche spiegati perché la politica di QE e di tassi di interesse negativi della BCE li sta mandando in malora: i versamenti dei contributi non rendono nulla, anzi rischiano perfino di avere un rendimento negativo.

Alla fine quindi il sistema italiano, fondato quasi tutto sul sistema pubblico, risulta incomprensibile alla Merkel, che ne sottovaluta la capacità di stabilizzazione economica, indipendentemente dalla politica monetaria, e di redistribuzione. Per lei il nostro sistema è il male assoluto, indipendentemente dalla sua capacità di autosostenersi. Quindi anche per Giuseppi è qualcosa da demolire….

Morale della favola: se avete diritto a quota 100 approfittatene subito….

FONTE:https://scenarieconomici.it/pensioni-nel-mirino-della-merkel-probabile-per-lei-e-normale-avere-i-pensionati-alla-fame/

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

LA FRANCIA VUOLE RIPORTARE TUTTA LA PRODUZIONE DI CERTI FARMACI IN PATRIA. Noi invece facciamo le feste a villa Pamphili

 

Giugno 19, 2020 posted by Giuseppina Perlasca

Come riportato da Le Figarò, la Francia ha deciso di riportare dentro i confini nazionali tutte le fasi di produzione di alcuni farmaci , fra cui il Paracetamolo. A dirlo è stato Macron in persona: “Da giovedì lanceremo un’iniziativa per trasferire alcune produzioni critiche”, ha annunciato martedì il presidente della Repubblica dopo una visita a una fabbrica di Sanofi a Marcy-l’Étoile, nel Rodano. “Nessuno può immaginare che un giorno la Francia non sarà in grado di consentire a tutti di accedere alle cure, alle cure e ai farmaci”, ha detto Olivier Véran giovedì scorso, proprio mentre si trovava con il presidente presso la stessa fabbrica.

La decisione fa seguito ad un’indagine del governo secondo la quale la francia, come buona parte dei paesi europei, si è trovata impreparata di fronte all’esplosione  del COVID-19, anche per prodotti ordinari quali il paracetamolo. Appunto per questi motivi l’intervento del governo francese si concentrerà inizialmente sul paracetamolo, di cui si vuole riportare in Francia l’intera catena produttiva, dal principio attivo sino al farmaco finale. Attualmente i maggiori produttori di paracetamolo sono in Oriente, India e Cina,m e lo scoppio del Covid-19 aveva messo in forte dubbio proprio queste forniture. In Francia esiste il  CSF (Comité stratégique de filière des Industries et Technologies de Santé, Comitato Strategico della filiera delle industrie e tecnologie nella sanità) Un comitato ministeriale che si occupa della produzione di farmaci e tecnologie farmaceutiche necessarie per il sistema sanitario d’Oltralpe.

Questa si chiama “Politica industriale” ed è quello che fanno normalmente i paesi quando si rendono conto di essere di fronte a delle debolezze di carattere strategico. Lo stesso ha fatto la Germania comprando una quota della CureVac per 300 milioni. Non vanno a Bruxelles a piagnucolare, non fanno gli “Stati generali” per mangiare tartine al caviale mentre la nazione è alla miseria. Prendono delle decisioni forti , con capacità, e le supportano. Invece Conte fa festicciole per intrattenere sindacati e quei sempre più pochi rappresentati della classi sociali che si accontentano delle tartine. Però presto arriverà il Redde Rationem.

FONTE:https://scenarieconomici.it/la-francia-vuole-riportare-tutta-la-produzione-di-certi-farmaci-in-patria-noi-invece-facciamo-le-feste-a-villa-pamphili/

 

 

Biden e l’indebolimento della lobby LGBT

Pelanda intravede la possibilità che gli USA, persino a trazione Biden, possano rafforzare l’Italia in funzione anti cinese ed anti tedesca, ma considera essenziale l’indebolimento della lobby LGBT attualmente al potere nel paese.
Pelanda non considera la possibilità che Biden, il quale ha rinunciato ai comizi elettorali ed ai dibattiti TV per le sue precarie condizioni mentali, possa essere ancora sostituito da Michael Obama nella corsa alla Casa Bianca. Alcuni analisti, invece, credono che possa essere proprio Obama il candidato alla vicepresidenza e che, nel caso di un’improbabile vittoria democratica, possa svolgere le funzioni al posto di un Biden malato.
L’analisi è comunque interessante perché prefigura il ruolo essenziale della Russia e di Taiwan/Corea/HongKong nel prossimo decennio.
FONTE:https://www.facebook.com/lisa.stanton111/posts/3344664882218431

Con un governo italiano più filo Usa, Germania kaputt. Parla Pelanda

Intervista con il professor Carlo Pelanda, che spiega: “L’America preme per cambiare governo. Con un esecutivo meno filocinese in Italia si smonta anche il dilettantesco progetto tedesco di equidistanza con Pechino. Biden alla Casa Bianca riprenderebbe il trattato economico euroamericano di Obama e la Cina sarebbe finita”

Alta tensione tra Stati Uniti e Cina su Hong Kong, che rappresenta solo l’ultimo capitolo di una saga che per molti è la Guerra fredda del Ventunesimo secolo. Dello scontro tra le due superpotenze e del ruolo dell’Europa Formiche.net ha parlato con Carlo Pelanda, docente di Geopolitica economica all’università Guglielmo Marconi. L’esperto di studi strategici racconta che gli Stati Uniti premono per un governo meno filocinese in Italia. E con Roma più vicina a Washington, anche il flirt tra Berlino e Pechino sarebbe destinato al fallimento.

Professor Pelanda, come giudica le difficoltà con cui il governo italiano ha affrontato la questione Hong Kong?

È evidente che come tanti altri governi, europei soprattutto, quello italiano non voglia offendere la Cina.

Per paura di una dura reazione economica da parte di Pechino o per i rapporti tra partiti e governo cinese?

È difficile distinguere le due cose. Ma a differenza della Germania, che sta tentando un’acrobazia geopolitica provando a mantenere l’accesso ad ambedue i mercati nonostante le due superpotenze siano in guerra, l’Italia è meno dipendente dall’export verso la Cina e per questo potrebbe tentare di avere una posizione più filoamericana.

Alla fine la prenderà secondo lei?

Dovrà prenderla. Il punto è che non abbiamo un centro di strategia che lavora in termini di analisi costi-benefici: non esiste un Consiglio di sicurezza nazionale o un think tank strategico che formuli idee e strategie di interesse nazionale oggettivo. Esiste un governo confuso, che ha una linea filoeuropea e filoatlantica ribadita dal Quirinale, ma che sulla Cina si tace.

Come mai?

È una posizione di politica interna: ci sono persone in Parlamento e al governo che sono state raggiunte da incentivi da parte della Cina, che è molto capace di esercitare influenza e dispone dei mezzi per poterlo fare in maniera incisiva. Ora però la Cina è destabilizzata e teme gravi danni non solo reputazionali ma teme anche di essere circondata: ormai il re è nudo, la Cina sa di essere tossica e che nessuno le crede più. Così deve mettersi la divisa del soldato: ha modificato la sua strategia di influenza rendendola più minacciosa. Basti pensare alla guerra economica mossa contro l’Australia che aveva osato dire che l’epidemia era dovuta anche ai silenzi cinesi sui primi casi: poi è arrivata al punto di dichiarare che forse sarebbe il caso di estendere la Nato al Pacifico.

Più minacciosa anche in Europa?

Pensiamo al caso di Volvo e all’idea di fusione con la cinese Geely (che è proprietaria del marchio svedese): sembra quasi che la Cina stia cercando di incassare le posizioni che ha sul piano industriale di influenza preparandosi a una situazione più bastone e meno carota. Vediamo una Cina più minacciosa in particolare verso chi, dopo aver incassato soldi, incentivi e supporti per la carriera politica, ora potrebbe giocare qualche piccolo scherzo, anche soltanto di parola.

È quello a cui assistiamo su Hong Kong?

In pochi parlano — a parte gli Stati Uniti — perché la Cina l’ha definita una linea rossa. I governi europei sono guidati dalla Germania e dalla sua strategia un po’ disperata visto quanto è connessa con la Cina. E stanno zitti.

Per quanto riguarda quello italiano?

Un po’ per questo, un po’ perché è molto influenzato dal lobbying cinese. Ed è il motivo per cui l’America sta premendo per cambiare governo. Con un governo meno filocinese in Italia si smonta anche il progetto un po’ dilettantesco della Germania di cercare un’equidistanza europea — non neutralismo — tra Stati Uniti e Cina.

Sulle pressioni di Washington su Roma torneremo tra qualche istante. Come mai “dilettantesco”?

È tipico del modo tedesco di pensare: è geniale sul piano della tattica ma mostra imbecillità sul piano della grande strategia. Alla fine la Germania non ce la farà e dovrà riavvicinarsi all’America, pur con una certa riluttanza. E questo avverrà soprattutto se l’Italia si schiererà già decisamente sul fronte atlantico considerato anche che la Francia non ha alcuna intenzione di seguire la Germania sull’equidistanza tra America e Cina.

Una vittoria alle presidenziali di novembre di Joe Biden potrebbe accelerare il riavvicinamento dell’Europa agli Stati Uniti?

Sicuramente una presidenza Biden, soprattutto se con uomini dell’amministrazione Obama in alcuni incarichi come il commercio estero, andrebbe a riprendere il trattato di libero scambio euroamericano anche se un po’ meno ambizioso di quello impostato da Obama dal 2013 al 2016. Certamente renderebbe più facili le relazioni tra Unione europea e Stati Uniti.

Anche con la Germania?

Non necessariamente: la Germania, come la Cina, ha stufato sia i democratici sia i repubblicani e non è considerata un partner affidabile.

Quali lo sono invece?

La Francia sicuramente. E l’Italia a certe condizioni.

Eccoci. Quali?

Che ci sia un governo diverso. La parte filocinese è molto influente e molto in alto nelle posizioni politiche italiane ma è molto piccola. E con un governo più filoatlantico in Italia, la Germania è kaputt.

E se ci fosse Biden presidente? Le pressioni statunitensi sull’Italia si farebbero più o meno forti?

Più forti visti i rapporti tra la sinistra americana e la sinistra non comunista italiana. E anche per l’Italia avere un presidente democratico renderebbe più facile una convergenza più forte.

Parla di “convergenza più forte”, non di riconvergenza. Come mai?

Perché nella sostanza delle cose l’Italia è più convergente della Germania. L’America non è preoccupata che l’Italia diverga dalla Nato bensì che non ci sia un governo serio che segua la realtà atlantica. E per questo sta facendo pressioni per cambiare.

Continuiamo a immaginare uno scenario con Biden alla Casa Bianca. Come cambierebbe la postura degli Stati Uniti verso la Cina?

L’idea del Partito democratico, molto più carico di ideologia democratizzante rispetto a quello repubblicano, nei confronti della Cina è di cambiare regime. Il presidente Donald Trump, invece, non vuole rischiare la guerra e usa la dissuasione, cioè la minaccia, per ottenere un accordo. Con Biden presidente e un Congresso democratico ci sarebbe una presa di posizione ideologica: la Cina è la nuova Germania nazista e dobbiamo combatterla.

Ci dobbiamo preparare a una guerra?

Ovviamente non significa che comincerà una guerra. Significa una nemicizzazione molto forte, per esempio rendendo più evidenti le relazioni con Taiwan chiamandola la vera Cina o sostenendo la resistenza interna che si sta formando ormai da un paio d’anni. Lo scenario preferito per chi è interessato ad accendere un’attenzione maggiore contro la Cina è quello con il Partito democratico alla Casa Bianca e al Congresso. Però c’è un problema.

Quale?

In tema di grande strategia, Trump e i suoi collaboratori hanno capito che bisogna in qualche modo includere la Russia al fine di circondare la Cina e condizionarla. Il Partito democratico ha però una russofobia profonda. E lasciando fuori la Russia, la Cina è salva.

E se sopraggiungesse il trattato economico euroamericano che evocava prima?

La Cina sarebbe finita. Si formerebbe nuovamente un polo di comando del pianeta fatto da Euroamerica, che ha la maggiore potenza economica, finanziaria e militare. E ormai la Cina ha rivelato la sua natura.

Con Trump sarebbe diverso?

No, perché pur con una situazione molto più difficile con Europa e Germania, c’è una ormai tendenza storica alla riconvergenza euroamericana di fronte a un nemico che si chiama Cina.

Parliamo, infine, della Via della Seta. Il Covid-19 avrà ripercussioni su questo progetto?

Il progetto della Via della Seta non esiste più.

In che senso?

I cinesi non hanno più i soldi per essere i principali investitori in quel tipo di infrastrutture a causa del disastro interno iniziato già nel 2019, prima del Covid-19: hanno un debito che raggiunge il 300 per cento e una grave crisi bancaria. Da una parte è un regime autoritario che può nascondere le cose e fare interventi che le democrazie non possono; dall’altra, però, i soldi sono i soldi. La Via della Seta era un progetto di risposta alla politica di Obama di fare due aree americocentriche, una nell’Atlantico e una nel Pacifico, che escludessero i cinesi. Quella strategia è stata superata e la Cina si sta difendendo non avendo più le risorse per attaccare. Quelle che rimangono le sta utilizzando più vicino a casa per evitare di farsi circondare.

FONTE:https://formiche.net/2020/07/intervista-pelanda/

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

FILTRATA L’AMBIZIOSA STRATEGIA EUROPEA SULL’IDROGENO (Soprattutto Nordica…)

 

Luglio 7, 2020 posted by Guido da Landriano

Oilprices ha fatto filtrare un documento sulla strategia relativa all’idrogeno a livello europeo. Un documento interessante anche perché spiega come e chi utilizzerà i fondi del Recovery Fund che, come confermato dalla presidenza teutonica, saranno concessi solo per progetti verdi. Si tratta di progetti mirati solo a specifiche aree, a specifiche nazioni. 

Nel panorama delle tecnologie di energia rinnovabile, il potenziale dell’idrogeno è visto in diversi settori. È ciò che l’AIE definisce una tecnologia di “integrazione”, cioè che permette di collegare diverse fonti di energia con i diversi utilizzi, permettendo di spingere con forza verso la decarbonizzazione , cioè verso fonti di energia che non liberino carbonio nell’ambiente. Può rendere più efficienti le fonti energetiche pulite e aumentare la flessibilità generale del sistema. Ciò che ha aumentato il suo fascino, oltre alla necessità di base per affrontare i cambiamenti climatici, è il notevole calo del costo delle energie rinnovabili, che rende più fattibile la produzione su larga scala di idrogeno a basse emissioni di carbonio. Questi fattori hanno motivato un numero crescente di piani e progetti pilota in tutto il mondo, raggiungendo un punto culminante di annunci per nuovi progetti l’anno scorso.
Ora stanno iniziando ad apparire i contorni di come funzionerà l’idrogeno nei futuri sistemi energetici e i percorsi per arrivarci. Una regione di particolare importanza è il nord Europa.  /
Ma è un momento critico in cui lo slancio è rallentato in gran parte a causa della pandemia. Con il recupero, non è certo che gli investimenti in idrogeno a basse emissioni di carbonio continueranno a crescere. Saranno richiesti impegni forti e specifici da parte di aziende e governi per stimolare la domanda e favorire i mercati.

Un’enfasi mutevole

L’attuale produzione mondiale attuale di idrogeno a basse emissioni di carbonio è una piccola quantità. Tuttavia, vi è una crescente attività su più fronti, con nuovi progetti pilota e primi progetti commerciali che appaiono con uno slancio senza precedenti fino a quest’anno. Suggeriscono in che modo governo e imprese daranno vita a mercati puliti dell’idrogeno.
Gli esperti hanno notato un cambiamento nell’enfasi. Fino a poco tempo fa, il settore dei trasporti è stato al centro dell’attenzione per l’idrogeno pulito, con sforzi per sviluppare veicoli elettrici a celle a combustibile (FCEV) e stazioni di rifornimento di idrogeno. Sono stati fatti alcuni notevoli passi avanti. Secondo l’AIE, il mercato FCEV ha continuato ad espandersi soprattutto in Cina, Giappone e Corea. E alla fine del 2019, c’erano 470 stazioni di rifornimento di idrogeno in funzione in tutto il mondo, con un aumento di oltre il 20% rispetto al 2018 (ma numeri ancora adeguati solo a livello locale come sperimentazione, NdA). C’è stata persino la produzione di due treni a celle a combustibile da parte di Alstom in Germania, con altre in arrivo il prossimo anno. ma l’area di attività si sta espandendo oltre i trasporti. Governi e aziende stanno lavorando insieme per aumentare l’idrogeno verde con progetti in tecnologie chiave per l’uso finale e produzione a basse emissioni di carbonio (ma, evidentemente, sempre da fonti di idrocarburi , NdA). Sebbene il punto di partenza sia veramente di base, i nuovi progetti prevedono l’impiego su larga scala di elettrolizzatori da cento megawatt. Hanno applicazioni nell’industria pesante, nella produzione chimica, nel calore per le città e nell’importante area di stoccaggio dell’energia.
Uno sguardo ad alcuni importanti progetti mostra l’estensione della pianificazione per l’elettrolisi su larga scala, le applicazioni industriali e lo spiegamento di reti a gas per trasportare idrogeno per molteplici scopi. Questi compaiono nel database dei progetti sull’idrogeno dell’AIE, che offre un registro completo dei progetti di idrogeno a basse emissioni di carbonio commissionati, in pianificazione o costruzione in tutto il mondo negli ultimi vent’anni. È possibile accedere al database online.

Un Nord Europa alla guida.

L’enfasi mutevole può essere vista soprattutto nel Nord Europa, dove ora si trovano grandi concentrazioni di progetti. Le energie rinnovabili alimenteranno gli elettrolizzatori per produrre idrogeno per le industrie dei centri industriali settentrionali. Altri progetti si concentrano su energia e calore per i distretti urbani. Le applicazioni chiave includono elettrolisi su larga scala, cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio (CCUS) e utilizzo di reti di gas naturale.
Alcuni importanti progetti sono descritti brevemente qui.
Elettrolisi: ci sono una serie di progetti pianificati per elettrolizzatori a idrogeno che produrrebbero idrogeno da elettricità decarbonizzata. I progetti tedeschi e francesi sono leader.
In Germania, un progetto power-to-gas a Emsland nella regione della Ruhr è stato chiamato “Hybridge” per la sua capacità di accoppiare reti elettriche e gas. In una partnership del gestore del sistema di trasmissione Amprion e dell’operatore della rete di gas Open Grid Europe (OGE), l’elettricità prodotta da energia rinnovabile verrà convertita, mediante elettrolisi, in idrogeno e metano. Le società implementeranno un elettrolizzatore da 100 MW, con l’idrogeno risultante trasportato da un gasdotto OGE e la rete di gasdotti esistente in tutta la Ruhr e oltre. L’inizio del progetto è previsto per il 2023.
In Francia, nella regione di Les Hauts de France, nei dintorni di Dunkerque, uno dei progetti più ambiziosi di energia elettrica a gas costruirà cinque unità di produzione di elettrolizzatori a idrogeno da 100 MW in cinque anni. Il progetto, una partnership tra l’industria francese H2V e la norvegese HydrogenPro, introdurrà idrogeno nella rete di distribuzione del gas naturale al fine di decarbonizzare il gas naturale utilizzato per il riscaldamento e la cottura nonché per i trasporti.Questi ambiziosi progetti europei hanno controparti di elettrolisi su larga scala in Nord America.

Il più notevole è un progetto di Renewable Hydrogen Canada (RH2C), con sede nella Columbia Britannica, che è supportato da un’utilità del settore privato e da investitori. La società prevede di costruire un grande impianto di elettrolisi nel BC, per produrre idrogeno rinnovabile attraverso l’elettrolisi dell’acqua alimentata da energia idroelettrica locale e si snoda al largo delle Montagne Rocciose. Nel frattempo, negli Stati Uniti, la ricerca dedicata all’elettrolisi per la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili è incentrata nell’Ufficio per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili del Dipartimento dell’Energia.
Industria: la maggior parte dell’attuale domanda di idrogeno riguarda la raffinazione del petrolio, il settore chimico e la produzione di acciaio. Pertanto, la principale opportunità a breve termine per ridurre le emissioni nel settore industriale è quella di sostituire l’idrogeno a combustibile fossile con idrogeno elettrolitico prodotto da fonti rinnovabili (idrogeno “verde”) o con CCUS (idrogeno “blu”). Ciò è possibile nella produzione di sostanze chimiche come ammoniaca e metanolo e nella raffinazione del petrolio. E l’idrogeno elettrolitico sta guadagnando slancio nella produzione dell’acciaio, con un grande impianto dimostrativo in costruzione in Svezia che dovrebbe essere operativo entro il 2025.
Lo sviluppo di infrastrutture che accoppiano la produzione convenzionale di idrogeno con CCUS sta procedendo in una vasta gamma di applicazioni. Secondo l’AIE, alla fine del 2019 erano in corso sei progetti con una produzione annua totale di 350.000 tonnellate di idrogeno a basse emissioni di carbonio. Inoltre, sono stati annunciati più di 20 progetti da lanciare negli anni ’20, per lo più parte nei paesi intorno al Mare del Nord.
Uno di questi progetti, noto come H-vision, realizzerà un’infrastruttura a idrogeno blu nell’area del porto di Rotterdam nei Paesi Bassi. Consisterà nella produzione di idrogeno con CCUS in quattro impianti di reforming a vapore, con una capacità totale di 15-20 tonnellate di produzione di idrogeno all’ora. Produrranno idrogeno per gli impianti industriali nel porto, con la conseguente CO2 da sequestrare nei giacimenti di gas impoveriti sotto il Mare del Nord o utilizzata nella produzione chimica. Il consorzio contiene 14 parti all’interno del porto e altre nella catena di processo. A partire da uno studio di fattibilità del 2019, il loro obiettivo è realizzare il progetto completo entro il 2030.

Griglia del gas: secondo l’AIE, diversi progetti in tutto il mondo stanno già iniettando idrogeno nelle reti di gas naturale esistenti. È possibile miscelare fino al 20% di idrogeno su base volumetrica in una griglia del gas con modifiche minime o addirittura nulle all’infrastruttura o agli elettrodomestici degli utenti finali.
Un enorme progetto pilota per convertire le reti del gas in idrogeno nel nord dell’Inghilterra è in programma ora. Annunciato per la prima volta nel 2016, il progetto H21 Nord dell’Inghilterra (H21 NoE), è una collaborazione di due distributori di gas britannici, Northern Gas Networks e Cadent, e la norvegese Equinor (precedentemente Statoil). Hanno prodotto un modello di idrogeno che utilizzerà l’attuale infrastruttura di distribuzione di gas naturale a servizio di una regione di 5 milioni di abitanti, comprese diverse grandi città per utenti domestici e industriali, con applicazioni come calore, energia e trasporti.

I pianificatori del progetto lo vedono come un modo per raggiungere la “profonda decarbonizzazione” che non poteva essere raggiunta con la sola energia elettrica rinnovabile. Per fare ciò richiederà la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS). Il ruolo di Equinor è quello di costruire un impianto di produzione di idrogeno utilizzando un processo di reforming standard con gas naturale. La CO2 catturata verrà trasportata offshore allo stoccaggio sottomarino. Una pipeline di trasmissione dell’idrogeno appositamente costruita si collegherà alle reti locali di distribuzione del gas. La nuova conduttura di trasmissione è necessaria perché l’iniezione di idrogeno nelle condotte di trasmissione del gas è più difficile (sebbene Snam dell’Italia abbia già dimostrato la fattibilità di miscelare l’idrogeno fino al 10% nelle reti di trasmissione del gas).
L’implementazione del progetto avverrà tra il 2028 e il 2034. Si prevede che raggiungerà una profonda decarbonizzazione del 14% della domanda di calore del Regno Unito entro il 2034. La sua larga scala e un impatto significativo sulle emissioni di carbonio renderanno H21 NoE la prima economia mondiale dell’idrogeno su scala. Se dovesse avere successo, getterà le basi per espandere tale sistema in tutto il Regno Unito, decarbonizzando una grande percentuale di calore, trasporto e energia domestica entro il 2050. In effetti servirà da modello per molti altri paesi.
Un progetto più modesto in Francia si chiama GRHYD (Gestion des Réseaux per l’iniezione d’Hydrogène pour Décarboner les énergies, ovvero la gestione della rete attraverso l’iniezione di idrogeno per la decarbonizzazione dell’energia). Lanciato nel 2018, è gestito dalla società di servizi energetici Engie con partner locali e supporto del governo francese. L’attuale fase è un progetto power-to-gas che impiega energia rinnovabile per fondere fino al 20% di idrogeno nella rete del gas naturale per un distretto di Dunkerque. Sta dimostrando la fattibilità tecnica di questo approccio per uso domestico.

Un momento critico

Il mese scorso l’AIE ha pubblicato il suo rapporto speciale annuale sulle prospettive energetiche mondiali con il titolo “Recupero sostenibile”. In esso, l’agenzia colloca l’idrogeno tra i sei settori chiave su cui i governi dovrebbero concentrarsi per la ripresa economica, invitandoli a “dare impulso all’innovazione nella tecnologia cruciale” aree che includono idrogeno, batterie, CCUS e piccoli reattori nucleari modulari “.
E in un recente rapporto sul monitoraggio dell’integrazione energetica 2020, l’AIE definisce l’idrogeno una delle numerose tecnologie di integrazione “sempre più cruciali” per una transizione energetica a basse emissioni di carbonio. Il rapporto rileva che lo scorso anno si è sviluppato un importante slancio politico, che elenca dieci iniziative internazionali e piani nazionali che sono apparsi nel 2019. Questi includono discussioni di alto livello sul G20 e piani di definizione degli obiettivi da parte di Corea, Giappone, Paesi Bassi, Australia e Canada.
Chiaramente il movimento dell’idrogeno è in un momento critico quando è richiesta una continua innovazione. Il ruolo del governo rimarrà importante man mano che le industrie alle prime armi cercheranno di ampliare e trovare mercati. I governi dovranno fornire un sostegno diretto e mirato a progetti in grado di realizzare progressi tecnici e di mercato. E dovranno aiutare a stimolare la domanda in settori in cui compaiono buone opportunità a breve termine.
Il Nord Europa, dove i progetti di idrogeno a basse emissioni di carbonio stanno appena iniziando a guadagnare dimensioni significative, sarà una regione importante da tenere d’occhio. Il lavoro svolto in tutta la regione dovrebbe produrre miglioramenti tecnologici su una vasta gamma di applicazioni ed espandere l’uso dell’idrogeno a nuove applicazioni. Il successo in questa regione aiuterà altri paesi e regioni a continuare a perfezionare le loro strategie e tabelle di marcia sull’idrogeno e a fissare obiettivi realistici per la diffusione di tecnologie specifiche.

Vladimiro Giacché
Vladimiro Giacché
Independent Researcher
Department Member
Vladimiro Giacché is Chairman of Centro Europa Ricerche S.r.l., member of the Board of Directors of Banca Profilo S.p.A. and Head of the Internal Audit Unit of Arepo BP S.p.A.. From January 2008 to September 2015 he was also Head of the General Affairs Unit and until April 2016 Secretary of the Board of Directors of Sator S.p.A. Formerly, from 2006 to 2007, he worked at Capitalia S.p.A. as Head of the CEO’s technical staff, organizing and overseeing the research and reporting activities for the top management of the holding company and managing media and institutional relations. Prior to this, from 1995 to 2006, he worked at Mediocredito Centrale, as Head of the Human Resources Development Division (until 1997), later becoming Assistant of the Chairman and Deputy Head of the Research and External Relations Division (1997—1999). In 1999, he was named Head of the CEO’s technical staff of Banco di Sicilia (at the time controlled by Mediocredito Centrale). Later, from 2000 to 2006, he served as Head of the Internal Auditing Department of Mediocredito Centrale and also, from 2002 to 2003, as Head of the External Relations Department ad interim. He was board member of Agitec S.p.A. (1999-2006) and Chairman of News 3.0 (2010-2013). Since 2000, he is member of the Italian Association of Internal Auditors. Before joining Mediocredito Centrale, Vladimiro Giacché worked at RAI as director of the TV program “Multimedia Encyclopedia of Philosophical Sciences”. Vladimiro Giacché published several books and essays on economic and philosophical matters, as “Finalità e soggettività. Forme del finalismo nella Scienza della logica di Hegel” (CNR 1990), “La filosofia. Storia e testi” (co-authored by G. Tognini, La Nuova Italia 1996) and “Storia del Mediocredito Centrale” (co-authored by P. Peluffo, Laterza 1997), “Escalation. Anatomia della guerra infinita” (co-authored by A. Burgio and M. Dinucci, DeriveApprodi 2005), “La fabbrica del falso. Strategie della menzogna nella politica contemporanea” (DeriveApprodi 2008, 2011; third and revised edition: Imprimatur 2016), “Titanic Europa. La crisi che non ci hanno raccontato” (Aliberti 2012, 2 ed.; German ed. 2013), “Anschluss. L’annessione. L’unificazione della Germania e il futuro dell’Europa” (Imprimatur 2013; Diarkos 2019, 2. ed.; German ed. 2014; French ed. 2015), “Costituzione italiana contro trattati europei. Il conflitto inevitabile” (Imprimatur 2015). “Hegel. La dialettica” (Diarkos 2020). He translated into Italian and edited the Marxian writings on crisis: K. Marx, “Il capitalismo e la crisi” (DeriveApprodi 2009, 2nd ed. 2010); he also edited Lenin’s economic writings from 1917 to 1923: Lenin, “Economia della rivoluzione” (Il Saggiatore 2017). Many of his papers have been published in collections and on Italian and foreign journals. He studied at the Scuola Normale Superiore of Pisa and at the Ruhr University of Bochum (Federal Republic of Germany), and he received a MA and Ph.D. cum laude from the Scuola Normale Superiore of Pisa.

FONTE:https://scenarieconomici.it/fiultrata-lambiziosa-strategia-europea-sullidrogeno-soprattutto-nordica/

 

 

Vladimiro Giacché, The Covid-19 crisis and the European Banking Union: time for a fix, EP Econ, Public Hearing, 15 June 2020

Vladimiro Giacché
92 Views4 Pages

 

European Banking Union,
Economic effects of COVID-19
Published in: https://www.centroeuroparicerche.it/wp-content/uploads/2020/06/Giacche_AudizionePE_15-06-2020.pdf European Parliament – Committee on Economic and Monetary Affairs Public Hearing on the Covid-19 outbreak, its expected impact on the EU economy and possible policy responses including monetary and fiscal measures Monday 15 June 2020, 15.45-18.45 Panel 2 (17.05-18.45) – Possible economic policy responses to the COVID-19 outbreak including monetary and fiscal measures Vladimiro Giacché – Chairman of Centro Europa Ricerche (Rome) Introductory statement: The Covid-19 crisis and the European Banking Union: it’s time for a much needed fix
CONTINUA QUI: https://www.academia.edu/43482920/Vladimiro_Giacch%C3%A9_The_Covid-19_crisis_and_the_European_Banking_Union_time_for_a_fix_EP_Econ_Public_Hearing_15_June_2020

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°