RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 5 SETTEMBRE 2022

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 5 SETTEMBRE 2022

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Il liberalismo culturale confluiva così nel liberalismo economico che, al  fine di permettere l’espansione senza fine del mercato, cerca di distruggere tutte le forme tradizionali di esistenza, a cominciare dalla famiglia, che è una delle ultime isole d resistenza al regno del solo valore commerciale. La classe dominante ha abbandonato il sociale per impegnarsi in un crescendo di diritti a vantaggio di gruppi minoritari  trasformati in altrettante lobby rivendicative.

ALAIN DE BENOIST, Populismo, Arianna editrice, 2017, pag. 20

 

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SOMMARIO

Il PNRR DI DRAGHI E SODALI E’ COPIA CONFORME DEL PRD DI LICIO GELLI
Sri Lanka: caccia al politico per strada. La folla cerca sangue. Il futuro dell’Europa, se non cambia strada
Scuola e obblighi vaccinali ex Lorenzin
Apocalisse in atto
Il dipartimento della Difesa Usa onora soldati banderisti
La UE complice del piano USA di gettare l’Europa nel caos
LA STORIA DEL GRANDE RESET DELL’UOMO: DAL TRANSGENDER AL TRANSUMANESIMO, DA TAVISTOCK ALL’OMS – PARTE PRIMA
LA STORIA DEL GRANDE RESET DELL’UOMO: DAL TRANSGENDER AL TRANSUMANESIMO, DA TAVISTOCK ALL’OMS – PARTE SECONDA
PIENA COME UN OTRE
IL SORRISO DI EVOLA
Giorgio Agamben. Il fuoco e il racconto
Gas, la Borsa è truccata: ecco chi sta uccidendo l’Italia
Amazon blocca le review negative al prequel “Politicamente corretto” de “Il signore degli anelli”. Rischio flop?
Amazon blocca le recensioni negative sulla sua serie Woke Il Signore degli Anelli
Gas, Alessandro Sallusti: “Putin non c’entra. Chi sono gli alleati infedeli che lucrano sulla guerra”
Monofagia
La strategia occidentale per smantellare la Federazione di Russia
Nuovi sviluppi dell’affare Hunter Biden
L’altra faccia di Winston Churchill
Nagasaki: quando l’atomica rase al suolo la città più cristiana del Giappone

 

 

EDITORIALE

Il PNRR DI DRAGHI E SODALI E’ COPIA CONFORME DEL PRD DI LICIO GELLI

di Manlio Lo Presti (scrittore esperto di banche e sistemi finanziari)

Le numerosità delle polemiche sul PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Sintesi consultabile qui:https://www.camera.it/temiap/documentazione/temi/pdf/1253627.pdf?_1621605046374 ) continuano con intensità collegate alla situazione del momento. Il Piano appare e poi scompare dai radar dell’italico dibattito politico. La discontinuità fa capire benissimo che sono pochi coloro che hanno seriamente letto per intero il testo della LEGGE 29 dicembre 2021, n. 233 – Disposizioni urgenti per l’attuazione del PNRR – di ben 80 pagine fittissime nel numero 48/L del 31-12-2021.
Circolano analisi elogiative e contrarie. Tra questi estremi esiste un ampio spazio, che le fazioni politiche ed i soggetti economici e sociali potrebbero utilizzare per trovare il maggior numero di temi condivisi sui quali poter iniziare l’azione politica (partecipata in parte). La concertazione con l’opposizione eviterebbe sconquassi istituzionali, lentezze o addirittura battute d’arresto.
Purtroppo, nel nostro agitato Paese prevale la cultura del nemico da eliminare, da annientare. Gli argomenti e le possibili linee guida non contano. La conflittualità infinita genera incertezza, che impedisce di trovare una propria linea per lo sviluppo della democrazia, e del conseguente miglioramento socioeconomico. Caos ed ingerenze esterne pervasive e pesanti hanno finito per bloccare e deindustrializzare la ex-italia all’interno di un processo che risale a tempi precedenti rispetto al fatidico 1992 che, nella narrazione prevalente, segna uno spartiacque dal quale è iniziata l’involuzione italiana. Questo comodo punto fermo ha facilitato le analisi e disegnato posizioni teoriche e politiche barricadiere che hanno generato la cultura del nemico da purgare, in luogo della progettazione di una cooperazione fra maggioranza ed opposizione almeno su alcuni temi fondamentali per la salvezza della Repubblica. Nei modelli parlamentari anglosassoni non esiste l’ostruzionismo ossessivo spesso presente nella storia italiana.
Le lingue imperiali hanno da sempre fatto largo uso di acronimi, un po’ per brevità, soprattutto per non far capire nulla ai cittadini. L’impero romano ne è un esempio con il suo latino imperiale, lo fa da sempre la lingua inglese ufficiale, lo fa l’unione europea secondo una preziosa pubblicazione elaborata dalla Università della Calabria scaricabile qui: https://glossarissimo.wordpress.com/2015/02/08/it-pdf-siglario-dellunione-europea-mario-lo-feudo/ E noi cosa facciamo? Imitiamo. Nasce l’acronimo P.N.R.R. Fa scena. Dovrebbe incutere rispetto. Il suo contenuto continua ad essere un mistero. Viene citato come uno spauracchio da agitare contro i dissenzienti ed i dubbiosi, entrambi catalogati per questo come complottisti, fascisti, ecc. In una prossima occasione mi impegno a farne uno schema riassuntivo comprensibile. Diciamo subito che è un testo irrogato dall’alto, non negoziato in sede parlamentare dove è stato accettato a corpo, senza dibattiti seri. Per far finta di aver fatto qualcosa i parlamentari hanno sparato una raffica immensa di considerazioni di sapore ideologico (atlantismo, debito pubblico, spread, ecc.). È un testo contenente un coacervo di dichiarazioni di principio, ma anche di disposizioni minuziose, pignole, notarili che allungano il testo con malcelato scopo di renderlo incomprensibile, eccetto i pochi mandarini che lo hanno scritto e coloro che lo devono “bollinare”, cioè la Corte dei conti, in questo caso meno severa del solito (chissà perché?) Lo stile è pesante e denota uno scarsissimo livello linguistico. Non è un caso che l’ultimo concorso per l’accesso alla magistratura è stato rinviato per l’infimo livello dell’italiano degli elaborati, come confermato in un articolo dell’ultra governativo quotidiano La Repubblica leggibile qui:
https://www.repubblica.it/politica/2022/05/21/news/il_flop_del_concorso_in_magistratura_agli_esami_scritti_passa_solo_il_57_per_cento-350550371/
Siamo molto lontani dalla asciutta chiarezza espositiva del testo P.R.D. (Piano di Rinascita democratica) elaborato dai sodali di Gelli e ritrovato nel doppiofondo della borsa della figlia nel 1982 all’aeroporto di Fiumicino al suo rientro in Italia da Nizza : https://www.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2010/07/Il-Piano-di-rinascita-democratica-della-P2-commentato-da-Marco-Travaglio.pdf
PNRR e PRD presentano molti tratti comuni. Sono stati imposti energicamente dall’alto da elites esterne all’Italia; sono entrambi con titoli acronimi; sono perentori; non ammettono negoziati né contraddittorio democratico parlamentare; hanno sostenuto la riduzione dei parlamentari; hanno lo scopo di rovesciare l’ordinamento democratico ritenuto un rallentamento ed un ostacolo ai piani dei vertici mondiali. Le nazioni-bersaglio sono martellate e ricattate con lo spread, un arbitrario strumento di paragone con i titoli germanici. Poi ci sono i prestiti concessi dai pretoriani della beneamata B.C.E. – Banca Centrale Europeua (Mes, Trattato di Lisbona). Poi il caporalato internazionale codificato dalla normativa a nome Bolkestein. Poi le classifiche delle società di valutazione Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch, tutte in terra USA. Il debito pubblico è motivo di censura dai soloni comunitari ma nessuno si augura che tale debito sia estinto: crollerebbero decine di banche anglofrancotedescheUSA che vivono sugli interessi italiani! Non si elimina la gallina dalle uova d’oro …
Alla luce di quanto appena narrato comprendiamo la stretta somiglianza degli acronimi PRNN e PRD. Tra loro esiste una continuità realizzata da una lunga sequenza di governi ricattati e asserviti. Gli ultimi capi di governo non sono stati neanche designati dalle Camere italiane, ma indicati dal Dipartimento di Stato americano, dal W.E.F. (World Economic Forum) di commissari UE (Unione Europea), dalla N.A.T.O. (North Atlantic Treaty Organization), dal Pentagono, dalla C.I.A. (Central Intelligence Agency).

È la libertà, bellezza!

FONTE: https://www.lapekoranera.it/2022/08/14/il-pnrr-di-draghi-e-sodali-e-copia-conforme-del-prd-di-licio-gelli/

 

 

 

IN EVIDENZA

Sri Lanka: caccia al politico per strada. La folla cerca sangue. Il futuro dell’Europa, se non cambia strada

Luglio 9, 2022 posted by Guido da Landriano

Che succede ad una “Classe dirigente” quando fallisce completamente il proprio obiettivo di garantire un minimo di benessere e stabilità al proprio popolo? Che viene cacciata in modo violento.

Lo Sri Lanka è un paese fallito, senza più denaro per comprare cibo e carburante, dove le pompe di benzina sono chiuse ai privati, l’energia viene erogata in modo non continuo e la gente mangia, se va bene, una volta al giorno. Tutto questo è stato generato da un mix di fattori esterni (la fine del turismo per il covid) e interni (errori politici nell’agricoltura e nell’energia oltre che ruberie diffuse).

Ora la disperazione sta spingendo ad atti estremi verso coloro che la popolazione ritiene responsabile dei disastri. Prima di tutto è partita una manifestazione oceanica che si è diretta verso il palazzo presidenziale per chiedere le dimissioni.

Il presidente ha chiesto all’esercito di intervenire. Le truppe armate di fucili d’assalto – accorse per rinforzare la polizia a guardia della casa del presidente – sono state costrette a sparare in aria per trattenere la folla fino a quando Rajapaksa non è riuscito a fuggire, ha dichiarato una fonte della difesa all’agenzia di stampa AFP a condizione di anonimato. “Il presidente è stato scortato al sicuro”, ha aggiunto la fonte. “È ancora il presidente, è protetto da un’unità militare”.
Almeno 34 persone, tra cui due poliziotti, sono state ferite, hanno riferito fonti ospedaliere all’Associated Press. Due dei feriti sono in condizioni critiche.

Il presidente dello Sri Lanka Gotabaya Rajapaksa è fuggiro dalla sua residenza nella capitale Colombo e si è rifugiato in una base militare.

La gente, affamata, si è servita nelle cucine presidenziali

Quindi è partita la caccia ai personaggi politici, come il deputato ed ex politico Rajitha Senaratne, che cercava di rifarsi una verginità politica unendosi alla folla. Non gli è andata bene

Altri politici sono costretti a trovare protezione in installazioni militari. Il caos impera e c’è il coprifuoco, anche se non viene rispettato.

Guardiamo bene questi video: in caso di fallimento, che si sta profilando, delle politiche dei governi europei, questo è quello che ci aspetta il prossimo inverno.

FONTE: https://scenarieconomici.it/sri-lanka-caccia-al-politico-per-strada-la-folla-cerca-sangue-il-futuro-delleuropa-se-non-cambia-strada/

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Scuola e obblighi vaccinali ex Lorenzin

Anche se per l’anno 2022/23 i giochi sono fatti, è utile tornare sulla questione delle iscrizioni scolastiche per i bambini che non hanno ottemperato o non intendono ottemperare agli obblighi previsti dalla legge Lorenzin (il problema torna a porsi comunque a fine anno per le nuove iscrizioni).

Come è noto, la legge 119/17 all’articolo 1 prevede che sono “obbligatorie  e gratuite”, le  vaccinazioni  anti-poliomielitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus influenzae tipo b, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella.

Non è questo il luogo per spiegare che tale obbligo è irrazionale, ingiusto, immotivato e controproducente, anche se ne varrebbe la pena e infatti non dobbiamo dimenticare che sono proprio i bambini le prime vittime degli intrallazzi ben documentati tra big pharma e la peggior politica di questo Paese, sin dai tempi del ministro De Lorenzo per passare dal famoso incontro in USA con l’Italia “capofila” delle campagne vaccinali e finire con gli obblighi ultramiliardari di Anti-COVID-19 farlocchi.

E’ previsto anche che l’obbligo sia rivisto dopo 3 anni (articolo 1 Ter): “Il Ministro  della  salute,  con  decreto  da  adottare decorsi tre anni dalla data di  entrata  in  vigore  della  legge  di conversione  del  presente  decreto  … puo’  disporre  la  cessazione dell’obbligatorieta’ per una o piu’  delle  vaccinazioni  di  cui  al comma 1-bis.” Dopo oltre 5 anni il Ministro della salute non ha disposto proprio nulla, nonostante le malattie menzionate siano per lo più rarissime, altre curabili, altre inesistenti come difterite, tetano e polio (queste ultime certo non per merito dei vaccini, visto che anche la polio fu sconfitta con un vaccino che non si usa più).

In questo testo condivido una spiegazione inviatami da un genitore, Marcello Venturi, che mi prega di notare che  a rigor di legge l’articolo 3-bis della Legge Lorenzin  (citato in calce con la nota 1)  NON impedisce iscrizione, accesso e frequenza ai bambini, seppur non in regola con l’obbligo vaccinale vigente. Il motivo è squisitamente tecnico ma vale la pena conoscerlo. Ecco quanto mi invia il sig. Venturi (che si è avvalso della collaborazione di Alessandra Ghisla e dell’Avvocato Alessandra Devetag):

Vanno divise le competenze dei dirigenti scolastici (acquisizione della documentazione ai fini dell’iscrizione scolastica) da quelle dei funzionari asl/medici vaccinatori (controllo dello status vaccinale del minore fino al raggiungimento dell’obbligo di Legge o sanzione). Tutto questo è ben descritto nell’ art.3bis (1) valido a partire dall’ anno scolastico 2019-20 in poi.

Secondo l’art.3bis (1),  si deve verificare uno scambio di elenco iscritti dalla scuola all’asl al 10 marzo 2020; ritorno dell’elenco iscritti dall’asl alla scuola con la dicitura “non in regola” e dettaglio dei vaccini mancanti entro il 10 giugno 2020; invito da parte dei dirigenti scolastici al deposito della documentazione, al comma 3 nella forma del libretto vaccinale (vaccinato) od esonero/differimento (non vaccinato per questioni mediche) o formale RICHIESTA DI APPUNTAMENTO PER VACCINAZIONE (in via di vaccinazione/esonero/omissione) o certificato di omissione (chiusura dell’iter/sanzione) dal 10 al 20 giugno 2020; deposito da parte dei genitori dal 20 giugno al 10 luglio 2020; entro il 20 luglio 2020 i dirigenti devono segnalare all’asl SOLO chi non ha depositato nulla ed è prevista la decadenza dell’iscrizione per nidi e materne SOLO nel caso del mancato deposito. POI PIU’ NULLA. A settembre suona la campanella anche per chi ha depositato la formale richiesta alla vaccinazione e può continuare per tutto il percorso educativo.

SI AVETE CAPITO BENE, la legge Lorenzin, sotto l’art. 3.bis, non impedisce l’iscrizione e la frequenza di nessun bambino anche se non in regola con il calendario vaccinale!
L’obbligo imposto dalla legge non è la vaccinazione ma la presentazione dell’appuntamento vaccinale, cosa ben diversa.

Come e perché funziona
1) Legge sulla privacy: i dati sanitari come anche lo stato vaccinale sono dati sensibili quindi protetti da privacy. Vuol dire che non solo non possono essere visionati da soggetti non autorizzati dalla legge ma anche che i soggetti autorizzati non possono visionarli ma soprattutto utilizzarli fuori dal contesto indicato dalla legge (in questo caso la legge Lorenzin). Non basta quindi che un DS ( dirigente scolastico) sia a conoscenza dello stato vaccinale del bambino per impedire l’iscrizione, in quanto queste informazioni devono essere utilizzate nei modi e nei tempi dettati dall’impianto normativo, pena violazione della privacy ovvero reato perseguibile dalla procura a ZERO spese per il cittadino. Un DS che dovesse non confermare l’iscrizione per il bambino che ha seguito l’art.3bis, se denunciato ai CC ( denuncia gratuita per il cittadino) rischia una condanna penale e un risarcimento danni per violazione della privacy – su un minore quindi con aggravante.

2) legge 219/17 consenso informato: potete in ogni momento rifiutare un trattamento sanitario (come la vaccinazione) senza nessun tipo di pressione, ricatto, ritorsione.
Una volta preso l’appuntamento vaccinale è possibile annullarlo, rifiutare la vaccinazione.

Quindi:
dal 20 giugno al 10 luglio (dell’anno xx) i genitori devono richiedere formale richiesta di vaccinazione e trasmettere tale richiesta alla scuola, pena la decadenza dell’iscrizione (solo per nidi e materne). Iscrizione effettuata in gennaio che viene perfezionata e resa effettiva con la richiesta di vaccinazione.
Questa procedura è chiaramente confermata anche dalla circolare ministeriale del MIUR (2) che è un ORDINE DI SERVIZIO per i dirigenti scolastici statali che sottolinea l’osservanza del 3-bis (che dal 2019 ha ABROGATO TACITAMENTE l’articolo 3) e che  il deposito della documentazione deve avvenire dal 20 giugno al 10 luglio della PRIMA E NUOVA ISCRIZIONE (questo per non disturbare la continuità scolastica del minore visto che non ha ancora cominciato il suo primo giorno e conosciuto scuola, maestri e compagni).

Ma allora cosa è accaduto visto che la maggior parte dei genitori (e sembrerebbe avvocati) a distanza di anni (dal 3bis) ancora non si è resa conto del reale impianto normativo della legge?

La pressante propaganda governativa ha convinto tutti che la legge Lorenzin impediva l’ingresso a scuola per i bambini non in regola con il calendario vaccinale.  I genitori erano convinti che non c’era nulla da fare, i DS invece che erano stati chiamati ad ergersi patriotticamente contro i “novax”, considerati ormai senza più diritti.

Niente di più distante dalla realtà, ma la propaganda aveva ormai distorto ed invertito le vere regole del “gioco”.

Ora che sapete la verità potete rileggere l’art. 3bis (1) con mente lucida di chi ha capito l’inganno.
(1) Art. 3-bis. Misure di semplificazione degli adempimenti vaccinali per l’iscrizione alle istituzioni del sistema nazionale di istruzione, ai servizi educativi per l’infanzia, ai centri di formazione professionale regionale e alle scuole private non paritarie, a decorrere dall’anno 2019. 1. A decorrere dall’anno scolastico 2019-2020 nonche’ dall’inizio del calendario dei servizi educativi per l’infanzia e dei corsi per i centri di formazione professionale regionale 2019-2020, i dirigenti scolastici delle istituzioni del sistema nazionale di istruzione ed i responsabili dei servizi educativi per l’infanzia, dei centri di formazione professionale regionale e delle scuole private non paritarie sono tenuti a trasmettere alle aziende sanitarie locali territorialmente competenti, entro il 10 marzo, l’elenco degli iscritti per l’anno scolastico o per il calendario successivi di età compresa tra zero e sedici anni e minori stranieri non accompagnati. 2. Le aziende sanitarie locali territorialmente competenti provvedono a restituire, entro il 10 giugno, gli elenchi di cui al comma 1, completandoli con l’indicazione dei soggetti che risultano non in regola con gli obblighi vaccinali, che non ricadono nelle condizioni di esonero, omissione o differimento delle vaccinazioni in relazione a quanto previsto dall’articolo 1, commi 2 e 3, e che non abbiano presentato formale richiesta di vaccinazione all’azienda sanitaria locale competente. 3. Nei dieci giorni successivi all’acquisizione degli elenchi di cui al comma 2, i dirigenti delle istituzioni del sistema nazionale di istruzione e i responsabili dei servizi educativi per l’infanzia, dei centri di formazione professionale regionale e delle scuole private non paritarie invitano i genitori esercenti la responsabilità’ genitoriale, i tutori o i soggetti affidatari dei minori indicati nei suddetti elenchi a depositare, entro il 10 luglio, la documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni ovvero l’esonero, l’omissione o il differimento delle stesse, in relazione a quanto previsto dall’articolo 1, commi 2 e 3, o la presentazione della formale richiesta di vaccinazione all’azienda sanitaria locale territorialmente competente. 4. Entro il 20 luglio i dirigenti scolastici delle istituzioni del sistema nazionale di istruzione e i responsabili dei servizi educativi per l’infanzia, dei centri di formazione professionale regionale e delle scuole private non paritarie trasmettono la documentazione di cui al comma 3 pervenuta, ovvero ne comunicano l’eventuale mancato deposito, alla azienda sanitaria locale che, qualora la medesima o altra azienda sanitaria non si sia già attivata in ordine alla violazione del medesimo obbligo vaccinale, provvede agli adempimenti di competenza e, ricorrendone i presupposti, a quello di cui all’articolo 1, comma 4.

(2)
Circolare MIUR per l’anno scolastico 2022/2023
https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Nota+prot.+29452+del+30+novembre+2021.pdf/2419f781-fadb-07c9-9a8e-38db00ee41a3?version=1.1&t=1638268739012

Riferimenti per maggiori informazioni o approfondimenti: Alessandra Ghisla gruppo Telegram libera coscienza: https://t.me/liberacoscienza

Pubblicato il 2 settembre 2022 alle 11:48
FONTE: https://sfero.me/article/scuola-e-obblighi-vaccinali-ex-lorenzin
Apocalisse in atto
Federica Francesconi 4 09 2022
Nota per inquadrare l’Apocalisse in atto.
Secondo il paradigma della Quarta rivoluzione industriale elaborato da uno dei teorici dell’ideologia mondialista, Klaus Schwab, conosciuto anche come Grande Reset, essere cittadini integrati nel XXI secolo significa:
– usufruire di tutto tramite Passaporto verde che presto verrà microchippato nei corpi
– cambiare sesso ogni volta che ti va a seconda dell’umore e dell’ormone del momento
– accettare la pedofilia come uno dei tanti orientamenti sessuali in circolo
– essere insettivoro, cibarti cioè di bacarozzi e cavallette. Poi di plastica. Poi di carne umana
– lavorare 20 ore al giorno senza possedere nulla, nemmeno l’auto e la casa di proprietà. Seconda variante: non lavorare affatto, essere mantenuti dallo Stato con qualche sussidio e non possedere nulla.
– introdurre nel tuo corpo sostanze nocive al fine di distruggere il tuo organismo
– rinunciare al diritto ad educare la prole per consegnarla allo Stato già in tenerissima età, il quale provvederà a programmarla negli Asili nido secondo i dettami del paradigma mondialista
– smettere di consumare energia elettrica, acqua e gas per vivere allo stato brado con la scusa di rovesciare le dittature che si oppongono al Grande Reset
– rinunciare a pensare criticamente per abbracciare in blocco il non pensiero distopico con cui istituzioni scolastiche, Tv e web ci martellano 24 ore su 24.
Se questo andazzo non è l’incipit dell’Apocalisse (abbiamo solo un assaggio dell’orrore che verrà), ditemi voi che cos’è. Reset in inglese significa azzerare o rimettere in piedi dopo una distruzione e allude alla catastrofe simbolicamente rappresentata dalla caduta della Torre dei Tarocchi e alla Torre di Babele nella Bibbia. Il tentativo dei maghi neri del mondialismo di rimettere in piedi su nuove basi distopiche un mondo la cui distruzione è stata pianificata da loro stessi, fallirà. È il pensiero simbolico che crea la realtà, non il contrario. Il simbolo precede la realtà, la orienta e la trasforma in continuazione. Babilonia la Grande prostituta è già caduta sul piano simbolico, metafisico o escatologico e presto lo sarà anche sul piano storico. Abbiate fede nella potenza del simbolo.
FONTE: https://www.facebook.com/1165264657/posts/pfbid0DeMZnorNoMmRu6gBQdRrKDuA5FMDesPhsdin7CVmpy493MKi6nKA1phpzpAFvM2Cl/

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Il dipartimento della Difesa Usa onora soldati banderisti

Il dipartimento della Difesa Usa ha organizzato, dal 19 al 28 agosto 2022, nel complesso sportivo del Walt Disney World Resort, in Florida, gli Warriors Games. Vi hanno partecipato 300 atleti feriti o invalidi.

I premi sono stati consegnati dall’umorista e giornalista John Stewart (oggi su Apple TV), molto popolare fra i giovani.

Ospite d’onore un’importante delegazione di atleti ucraini, preparatasi per un mese nel Regno Unito. Ha conquistato 57 medaglie.

Tra gli atleti vincitori figurano Ihor Halushka del Reggimento Azov e Yulia Palevska del Settore Destro: due soldati nazionalisti integralisti.

La partecipazione di soldati banderisti a giochi organizzati dal dipartimento della Difesa si spiega solo con la progressiva affermazione dell’ordine segreto Centuria in seno agli eserciti occidentali.

FONTE: https://www.voltairenet.org/article217901.html

 

 

 

La UE complice del piano USA di gettare l’Europa nel caos

ESPAÑOL FRANÇAIS

Josep Borrell, Alto rappresentante per la politica estera UE, non solo annuncia la sospensione dei visti ai turisti russi, assestando un altro duro colpo al settore turistico italiano ed europeo. In una riunione dei ministri UE della Difesa ha dichiarato: “I Paesi dell’Unione Europea hanno discusso l’ipotesi di una missione di addestramento per le forze ucraine sin da prima della guerra: ora è il momento di agire”. Con l’invio di armi e l’addestramento delle forze di Kiev la UE diviene un paese belligerante contro la Russia a fianco della NATO. Allo stesso tempo Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, ribadisce che bisogna: “porre fine alla nostra dipendenza dagli sporchi combustibili fossili russi”. Annuncia così la decisione della UE di proseguire sulla via che sta provocando in Europa una devastante crisi economica, dovuta al prezzo del gas cresciuto da 15 euro a oltre 300 euro al megawattora.

La vera causa non è il fatto che la Russia non ci fornisce più gas, ma che la Borsa di Amsterdam, quella che decide il prezzo del gas in Europa, appartiene a una società finanziaria statunitense, che ne determina il prezzo in base a meccanismi speculativi e politici. La stessa ENI, mentre compra gas russo a basso prezzo, lo rivende ad alto prezzo secondo le quotazioni di Amsterdam. Una vera e propria truffa ai danni degli italiani coperta dal governo Draghi,

L’Europa viene allo stesso tempo messa sempre più in pericolo dall’enorme quantità di armi che NATO e UE inviano in Ucraina. Washington ha annunciato forniture militari per altri 3 miliardi di dollari, parte del “pacchetto di assistenza” da 40 miliardi di dollari approvato dal Congresso. Di queste forniture – dimostra un servizio della statunitense CBS – la maggior parte finisce nel mercato clandestino delle armi, in mano a organizzazioni terroristiche e criminali. Un ulteriore grave pericolo è provocato dal fatto che le forze ucraine – armate, addestrate e di fatto comandate dalla NATO – sparano con i cannoni e i missili forniti loro da NATO e UE sulla centrale nucleare di Zaparozhye attualmente sotto controllo russo, esponendo l’Italia e l’Europa al gravissinmo rischio radioattivo di una nuova Cernobyl.

FONTE: https://www.voltairenet.org/article217905.html

 

 

LA STORIA DEL GRANDE RESET DELL’UOMO: DAL TRANSGENDER AL TRANSUMANESIMO, DA TAVISTOCK ALL’OMS – PARTE PRIMA

A Londra chiude la clinica per la «riattribuzione di genere» dei minori. E’ l’occasione per compiere un viaggio, tra passato e presente, verso lo stravolgimento della nostra società

Di Sonia Milone per ComeDonChisciotte.org

Sospeso il Gender Indentity Development Service (GIDS) della clinica Tavistock di Londra. Per un anno non potrà somministrare terapie per la transizione di genere a bambini ed adolescenti, di cui è leader mondiale. Lo ha ordinato il Servizio sanitario inglese (NHS) a seguito delle gravi infrazioni rilevate da un’indagine guidata dalla dottoressa Hilary Cass. Novemila cartelle cliniche hanno dimostrato l’abuso di farmaci sperimentali prescritti, da almeno dieci anni, al di fuori dei minimi standard di tutela.

Non è la prima accusa che viene rivolta contro Tavistock. Nel 2020 la giovane Keira aveva citato in giudizio la clinica dichiarando di aver subito pressioni per diventare maschio (cosa di cui si è pentita), che l’hanno portata a prendere bloccanti della pubertà a 16 anni, testosterone a 17 e doppia mastectomia l’anno dopo. L’Alta Corte inglese ha rigettato la denuncia, nonostante una prima sentenza avesse, giustamente, stabilito che i minorenni non hanno la maturità per dare un consenso informato e valutare in modo consapevole il trattamento a cui vengono sottoposti.

Che qualcosa di anomalo stesse capitando in quella clinica era noto già dal 2005 quando la dottoressa Sue Evans inizia ad accusare l’istituto londinese di collusione con gruppi di pressione Lgtb, come Stonewall e Mermaids. Ma è solo nel 2018 – quando finisce sui giornali il rapporto agghiacciante firmato dal responsabile dei servizi per gli adulti – che la verità inizia ad emergere.

La Storia del Grande Reset dell'Uomo: dal Transgender al Transumanesimo, da Tavistock all’Oms - Parte Prima

Il dottor David Bell accusa Tavistock di spingere migliaia di ragazzini verso la transizione di genere, senza averne approfondito la storia personale con un adeguato percorso psicoterapeutico. Lo psichiatra fa specifico riferimento ai pazienti affetti da autismo, disabilità, trauma (la maggioranza di coloro che si rivolgono alla clinica) che vengono etichettati come trans, anche dopo due sole visite, attribuendo il loro disagio unicamente al fatto di essere “intrappolati nel corpo sbagliato”. Il rapporto gli è costato un’azione disciplinare a cui hanno fatto seguito le sue dimissioni, ma ha trovato la solidarietà di altri medici turbati da quanto stava accadendo. “Non potevo andare avanti così, non potevo più guardarmi in faccia”, ha confessato un dottore dopo che un bambino di soli otto anni era stato indirizzato al trattamento farmacologico.

La terapia è invasiva, irreversibile e sperimentale: le conseguenze a lungo termine non sono ancora state sufficientemente studiate, ma si sospettano anomalie nello sviluppo del cervello, della fertilità, delle ossea. E tutto ciò viene somministrato a ragazzini semplicemente confusi, con soldi pubblici. Le statistiche dicono, infatti, che la maggioranza (una quota tra il 60% e il 90%) dei casi di disforia si risolve spontaneamente poiché l’identità di genere si stabilizza col tempo: in termini scientifici, il fenomeno è noto come “desistenza”.

Nello specifico, il trattamento prevede farmaci ipotalamici per ritardare la pubertà, inibendo lo sviluppo degli organi sessuali per ridurre così l’impatto del futuro intervento chirurgico. Lo sviluppo naturale del fisico viene, quindi, bloccato chimicamente e i corpi vengono congelati in una dimensione fuori dal tempo dove restano asessuati come fogli bianchi su cui, un domani, riscrivere il genere desiderato. È una cancel culture applicata direttamente al corpo: sei femmina ma ti senti maschio?

Cancelliamo il tuo corpo biologico e, come in un video game, maschile e femminile diventano un avatar che puoi ridisegnare quando e come vuoi tu. Anche se, in realtà, è come vogliono loro….quelli che, in un delirio di onnipotenza, aspirano a rifondare sulla natura, l’artificiale come una seconda natura. I trans-gender sono già un prodotto del trans-umanesimo e della sua volontà di trascendere i limiti dell’umano dati dalla natura. Entrambi presuppongono la radicale oggettivazione del corpo, la sua riduzione a contenitore astratto e la sua riformattazione in chiave tecno-medicale. Per l’economia neoliberale il tipo ideale di corpo è il robot, inteso come funzionalità assoluta e asessuata. Un corpo che non ha malattie, solo virus… come sa Bill Gates passato direttamente dai PC ai vaccini.

Siamo di fronte a un esperimento biopolitico sulla carne viva dei più giovani. Il lager legalizzato di Tavistock è stato momentaneamente fermato, ma il Governo inglese non fa nessun passo indietro sulla politica di genere. Il gender avanza in tutti gli Stati mascherato dalla retorica della lotta alle discriminazioni. In Italia, ad esempio, l’AIFA ha recentemente autorizzato per i casi di disforia la somministrazione di Triptorelina, un bloccante degli ormoni fin’ora usato solo in caso di due specifici e gravi tumori. Come se fosse normale (e senza conseguenze) bloccare lo sviluppo di quella macchina perfetta e misteriosa che è il corpo umano e banalizzare la formazione dell’identità sessuale isolandola, con un taglio medico, dalla complessità delle implicazioni fra natura e cultura, cioè dalla vita.

Il primo a comprendere il boomerang che stava arrivando è stato Michel Foucault che, nel 1974, ha coniato il termine “biopolitica” per indicare come la medicina stava diventando una strategia politica. Il filosofo francese ha segnato un punto di non ritorno nella presa di coscienza dei rapporti fra il sapere e il potere di cui anche la scienza è l’esito, nonostante le sue pretese di imparzialità e neutralità.

La teoria del gender svela, come pochi altri fenomeni in atto, la carica ideologica che si nasconde dietro il “regime di verità” che si vuole imporre urbi et orbi.

Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate

scriveva Gilbert Keith Chesterton, nel 1905, profetizzando l’avvento di un’era in cui dire una cosa normale sarebbe diventato rivoluzionario. (1)

È criminale sottoporre adolescenti e addirittura bambini a trattamenti chimici invasivi”, scrive la dottoressa Debra Soh smontando, punto per punto, le supposte basi scientifiche del gender. Non esiste nessuna neutralità o fluidità di genere: “fare credere il contrario è un crimine verso esseri in formazione”. (2)

Infatti, la teoria del gender, oltre a essere un falso scientifico, è nata da un crimine vero e proprio. Nel 1967 i genitori di Bruce Reimer, di soli due anni, bussarono alla porta dello studio di  John Money, endocrinologo di Baltimora, poiché il piccolo aveva subito una lesione ai genitali a seguito di un intervento di circoncisione.

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John William Money

Il dottore convinse la coppia a crescere il bambino come una femmina e lo sottopose fin da subito a terapie ormonali e interventi chirurgici.

Approfittando di una famiglia fragile con problemi di alcolismo, Money voleva dimostrare che “non si nasce maschi né femmine, ma lo si diviene” in base all’autodeterminazione del soggetto. Dopo aver aperto la prima clinica al mondo specializzata nella riassegnazione di sesso, Money presentò, in un libro, pubblicato nel 1972, il caso del piccolo Bruce come la prova trionfale della sua teoria: era riuscito a creare un’identità femminile in un bambino nato maschietto.

L’esperimento, in realtà, finì in tragedia: nel 2002, all’età di 38 anni, Bruce si suicidò dopo aver tentato per tutta la vita di riappropriarsi dell’identità di uomo che gli avevano rubato. Non era mai riuscito a calarsi nel ruolo femminile che gli avevano imposto, compromettendo il suo equilibrio per sempre.

Da Money a Tavistock, la clinica degli orrori è rimasta la stessa e i mostri continuano a girare indossando camici bianchi

Nonostante il fallimento di quell’unico esperimento su cavia umana e malgrado la chiusura della sua clinica per gravi illeciti, Money venne acclamato come il fondatore della teoria gender e della plasticità psico-sessuale dei bambini.

La sociologa Marguerite A. Peeters e la giurista Elisabetta Frezza hanno documentato, tappa per tappa, il percorso che ha artificiosamente elevato a dogma l’invenzione del gender. (3)

Dapprima il suo successo presso il movimento femminista e i circoli omosessuali degli anni ’70 che credettero di trovarvi una base scientifica per le loro battaglie contro la famiglia patriarcale e lo schema maschio-femmina stabilito dalla natura.

Poi la sua strumentalizzazione da parte degli enti per il controllo delle nascite. Infine, il suo approdo alla Conferenza di Pechino dell’Onu, nel 1995, dove è divenuta legislazione (grazie a un colpo di mano ben orchestrato da alcuni potenti gruppi di pressione) e di qui, a cascata, su tutte le normative nazionali.

Fondamentale in tutto questo percorso il ruolo svolto da Planned Parenthood Federation, ente americano per il birth control (fondato nel 1946 dall’eugenetista Margareth Sanger), che è ancora oggi la principale partner e ispiratrice dell’UNFPA, il Fondo dell’Onu per la Popolazione.

Ad esempio, alla fine degli anni ’60, Planned Parenthood stila per l’Oms un memorandum strategico con l’obiettivo di ridurre la natalità in cui indica come incrementare percentualmente l’omosessualità, oltre a come ristrutturare la famiglia, posticipando o evitando il matrimonio.

E non è, forse, l’attuale, fanatica, promozione politica del gender un invito alla sterilizzazione dell’intera società? Poiché, da che mondo è mondo, la riproduzione della specie necessita della complementarietà della donna e dell’uomo.

Si verrebbe così a chiudere il cerchio di un’ossessione che ha pervaso le élite fin dall’inizio dell’Ottocento, dopo che l’economista Thomas Robert Malthus aveva teorizzato l’esaurimento delle risorse planetarie a causa dell’aumento demografico.

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Thomas Robert Malthus

Nel 2021 l’Onu ha persino introdotto delle specie di liste di proscrizione per chi non rispetta l’ideologia gender, nel paradosso per cui la difesa delle diversità diviene la dittatura del pensiero unico, con allegata la persecuzione dei dissidenti.

Il gender non ha nulla a che vedere con la lotta contro l’omofobia. L’agenda gender è punto essenziale dell’agenda Onu 2030 e su di essa gli investimenti sono altissimi. Lgtb è la quarta lobby più potente al mondo sostenuta da 379 aziende di Big Tech, dalla Fondazione Rockfeller e da George Soros che, insieme alle rivoluzioni arancioni, finanzia lautamente le rivoluzioni arcobaleno di mezzo pianeta.

Rappresenta una tappa fondamentale verso il Grande Reset, il grande azzeramento di ogni identità: da quelle collettive (nazionali, culturali e sociali) sino a quelle più intime e sessuali. È in produzione seriale l’uomo-trans: tran-sessuale, trans-nazionale, trans-umano, in transito perenne nel nomadismo della precarietà esistenziale.

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Il genere è abolito come fondamento oggettivo, essenziale e socialmente riconoscibile per spogliare l’individuo delle ultime forme di appartenenza.

Non si nasce più maschio o femmina, ma in un indifferentismo sessuale che espropria le persone dell’identità più profonda per emigrare in una massa globale indifferenziata. Le nuove frontiere della sessualità sono solo l’ultimo stadio di un lungo processo di spersonalizzazione e de-individualizzazione dell’umano, nel senso di cancellazione di ogni principio di individuazione distintivo.

Il corpo si struttura, innanzitutto, nella differenza maschile-femminile, ora deve obbedire ad un imperativo di spogliamento su cui fondare un’equivalenza generale che neutralizza la potenza della diversità nell’ambiguità omologante dell’unisex.

Il corpo così decostruito, uniformato, negato nella sua differenza può essere riorganizzato come materiale inerte al pari di un oggetto. E se è un oggetto può essere trasformato, “genderizzato”, hackerato, potenziato, impiantato, ingegnerizzato geneticamente (come vedremo dopo).

È una manipolazione dei corpi interamente fondata su uno schema di repressione: il sessuale viene disincarnato dal corpo per essere amministrato dal politico secondo modelli tecnocratici. È una prigionia ideologica, non una liberazione progressista dai pregiudizi.

Lungi dal promuovere il rispetto delle differenze delle minoranze, il globalismo anela proprio a distruggere ogni diversità annichilendola nell’Uno medesimo e indistinto. Uomo e donna sfumano la loro distinzione nella maschilizzazione della donna e nella femminilizzazione dell’uomo, fino alla loro dissoluzione nell’unisex, un mutante in continua metamorfosi. L’androgino è l’abitante ideale del nuovo mondo globalizzato, privo di confini, liscio e senza ostacoli, in bilico sulla soglia della fluidità permanente, idonea alla velocità dei flussi e alla circolazione di merci, persone o informazioni.

Il genderismo è stato eletto da un sistema di potere economico, politico e mediatico votato a smantellare ogni vestigia di civiltà, cultura e tradizione.

Maschile e femminile rimandano, infatti, alla coppia padre e madre in rapida rottamazione a favore di genitore 1 e genitore 2 nella sperimentazione di nuove strutture sociali. La rivoluzione antropologica in atto prevede di rovesciare l’ordine millenario garantito dall’istituzione della famiglia, nucleo fondante del tessuto sociale. Ordine, all’interno del quale, ciascuno, con le proprie peculiarità, cerca di trovare il proprio posto.

Lo hanno dichiarato in tanti, e da parecchi decenni, non solo le femministe e gli omosessuali dell’area estremista, ma anche gli intellettuali della Fabian society, i filosofi della Scuola di Francoforte, i direttori dell’Oms: fondere i sessi, rovesciare i ruoli e abolire la famiglia così come la conosciamo.

Le società non sono entità immobili, nel passato hanno sempre modificato i loro costumi e le loro usanze nel tempo lento del loro sviluppo naturale, ma nessuna comunità al mondo ha mai osato mettere in dubbio la primarietà dell’unione uomo e donna poiché significa mettere in discussione il fondamento stesso della discendenza umana. Il matrimonio è, infatti, tratto specifico antropologico (anche se non ovunque è monogamico), insieme al culto dei defunti.

Oggi, invece, domina un’accelerazione che spinge verso l’imposizione di un nuovo modello sociale che, però, non è scelto democraticamente. Questa svolta apparentemente liberale del genderismo, infatti, si compie all’interno di uno spazio interamente repressivo, dove alla coercizione violenta ne è stata sostituita un’altra, più sottile e subdola perché non riconoscibile.

Ne è la prova il fatto che la struttura capofila nella transizione di genere sia proprio quello che è considerato, da 101 anni, il centro mondiale dell’ingegneria sociale per la manipolazione occulta delle masse.

La clinica Tavistock ha la particolarità unica di essere un centro di studi psichiatrici e un centro di ricerche militari.

Nasce, infatti, nel 1921 sotto il patrocinio dell’Ufficio per la guerra psicologica dell’esercito britannico ed è diretta da un militare, lo psichiatra John Rawlings Rees. È finanziata, fin dal 1930, da lobby potentissime come la Rockefeller Foundation e la Macy Foundation. I suoi clienti sono enti governativi, università, multinazionali, ecc.

Inizia la sua attività specializzandosi nello studio dei traumi psicotici dei reduci della Prima Guerra Mondiale scoprendo come l’esposizione al terrore dei bombardamenti li avesse resi particolarmente influenzabili con reazioni prevedibili (in termini tavistockiani “profilabili”).

Da allora, la ricerca a Tavistock è sempre stata focalizzata su studi sperimentali per capire il punto di rottura della mente in condizioni limite, come nel caso dei prigionieri di guerra. Rees sosteneva che “le guerre non si vincono uccidendo l’avversario, ma minando e distruggendo il suo morale e conservando il proprio”. (4)

L’attenzione passa poi dal singolo alle dinamiche di gruppo, grazie all’apporto fondamentale di Kurt Zadok Lewin, cofondatore della psicologia della Gestalt.

La Storia del Grande Reset dell'Uomo: dal Transgender al Transumanesimo, da Tavistock all’Oms - Parte Prima
John Rawlings Rees

Nel 1945 Rees pubblica un libro in cui teorizza che metodi analoghi a quelli sperimentati in guerra, possono essere applicati su intere società o gruppi in tempo di pace e crea un reparto speciale di esperti che fungono da consiglieri su questioni militari, politiche, economiche e culturali.

Nel 1957, un altro psichiatra di Tavistock, William Sargant, documenta i suoi studi in un suo libro in cui spiega che

vari tipi di credenze possono essere inculcate in molte persone dopo che la funzione cerebrale è stata deliberatamente disturbata da paura, rabbia o eccitazione accidentali o volutamente indotte. Tra le conseguenze più comuni di questi disturbi si possono annoverare una capacità di giudizio temporaneamente menomata e una suggestionabilità ingigantita. (5)

Parole profetiche, alla luce di quanto accade da quasi tre anni, in cui le persone sono costantemente bombardate da notizie su guerra, pandemie, eco-catastrofi…

Gli psichiatri di Tavistock sono, inoltre, i primi a comprendere l’importanza dei nuovi mezzi di comunicazione come radio e televisione e a studiarne gli effetti clinici sulle persone già alla fine degli anni ’40.

Rilevano, ad esempio, come la tv produca uno stato di semi-coscienza caratterizzato dalla fissità dello sguardo che rende lo spettatore particolarmente suscettibile ai messaggi contenuti nei programmi. A metà degli anni ’70, l’istituto pubblica uno studio, firmato da Eric Trist e Fred Emery, che raccoglie vent’anni di osservazioni sull’impatto della televisione sulla società americana.

FINE PRIMA PARTE 1/2

QUI LA SECONDA PARTE

Di Sonia Milone per ComeDonChisciotte.org

31.08.2022

Sonia Milone. Architetto, specializzata in antropologia culturale, è autrice di articoli e saggi dedicati all’arte e all’architettura (con un occhio particolare rivolto alle “culture altre”) per esplorare, con differenti coordinate critiche, le aree dei transiti, dei flussi e delle derive che solcano i territori della contemporaneità.

 

NOTE

  1. Gilbert Keith Chesterton, Eretici, 1905
  2. Debra Soho, The end of gender. Debunking the myths about sex and identity in our society
  3. Marguerite A. Peeters, Il gender, una questione politica e culturale, San Paolo edizioni, 2014. Per Elisabetta Frezza si vedano le interviste su Byoblu
  4. John Rawlings Rees, The shaping of psychiatry by war, 1945
  5. William Sargant, Battle for the mind, 1957
  6. Bertrand Russel, L’impatto della Scienza sulla Società, 1951
  7. Alla fondazione del Wfmh partecipa anche Norman Montegu, governatore della Banca d’Inghilterra
  8. Julian Huxley, Unesco, its purpose and its philosophy, https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000068197
  9. Margaret Sanger, The pivot of civilization, 1922
  10. Ricordo che l’Unar ha firmato la “strategia Lgtb” della Fornero che ha recepito parte della Raccomandazione UE del 2010 citata nel testo, strategia che è stata recepita in toto dalla “Buona Scuola” di Renzi.
  11. Mario Mieli, Elementi di critica omosessuale, 2017, Lafeltrinelli

Pubblicato da Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org

FONTE: https://comedonchisciotte.org/grande-reset-dal-transgender-al-transumanesimo-da-tavistock-alloms-la-storia-parte-prima/

 

LA STORIA DEL GRANDE RESET DELL’UOMO: DAL TRANSGENDER AL TRANSUMANESIMO, DA TAVISTOCK ALL’OMS – PARTE SECONDA

Ultima puntata del viaggio, tra passato e presente, verso lo stravolgimento della nostra società

Di Sonia Milone per ComeDonChisciotte.org

Il giornalista L. Wolfe ha scritto che, negli ultimi anni, la ricerca dell’istituto si è concentrata sui “salti di paradigma”, ovvero sulle “modalità per provocare mutamenti dei paradigmi culturali nelle società umane, attraverso l’instaurazione di ambienti sociali perturbati e la manipolazione delle dinamiche occulte di gruppo”.

Un esempio di “salto di paradigma” è proprio la modifica antropologica dell’uomo attraverso l’ideologia gender.

Noam Chomsky, il più autorevole intellettuale vivente, ha scritto che “la propaganda è per la democrazia quello che il randello è per lo stato totalitario”. Siamo abituati a pensare al totalitarismo come quello dei carri armati: forme antiche, superate. Il nuovo totalitarismo è mediatico, digitale, non sanguinario ma non per questo meno repressivo.

La dittatura del pensiero unico, oggi, avanza manipolando i mass media e ogni settore della comunicazione, compresi quelli considerati neutrali e apolitici come il mondo della musica, del cinema, della pubblicità, in modo da produrre un condizionamento inavvertito che direziona la pubblica opinione verso valori decisi nelle centrali di potere.

GRANDE RESET: DAL TRANSGENDER AL TRANSUMANESIMO. DA TAVISTOCK ALL’OMS – LA STORIA, PARTE SECONDA

Obiettivo strategico primario è rieducare le nuove generazioni, aggredite su più fronti da una prepotenza narrativa progender che cerca di instillare nella loro mente certe suggestioni e stati d’animo, creati scientificamente a tavolino. Una generazione drogata dai social, dai video, dai film risulta facilmente psico-programmabile.

Persino i cartoni animati inseriscono contenuti Lgtb, come Walt Disney che modifica le fiabe classiche sostituendo la matrigna di Biancaneve con una drag queen. Anche la Barbie si aggiorna e diventa gender neutral: oggi maschio, domani femmina.

 

GRANDE RESET: DAL TRANSGENDER AL TRANSUMANESIMO. DA TAVISTOCK ALL’OMS – LA STORIA, PARTE SECONDA

L’attrice Angelina Jolie (ambasciatrice Onu, progressista, ecologista, insettivora) ci mostra da anni come ha, orgogliosamente, trasformato il figlio di 7 anni in una bambina con la collaborazione dell’ex marito, Brad Pitt, che ora va in giro indossando la gonna. Molto di recente, Jolie ha partecipato al concerto dei Maneskin, eletti dal sistema a paladini italici del nuovo conformismo politicamente corretto del pansessualismo.

GRANDE RESET: DAL TRANSGENDER AL TRANSUMANESIMO. DA TAVISTOCK ALL’OMS – LA STORIA, PARTE SECONDA
Shiloh, la figlia “gender variant” di Angelina Jolie e Brad Pitt

D’altronde, la trasgressione politicamente diretta ha sempre esercitato un certo appeal sui giovani. L’autrice di Harry Potter, J. Rowling, invece, ha pagato un duro prezzo quando si è pubblicamente scagliata contro la follia gender tanto da essere emarginata dal mondo del cinema, nonostante i miliardi che ha fatto guadagnare..

I ragazzi ignorano che dietro le quinte c’è un sistema di potere feroce. Tutti i media sono, infatti, nelle mani di un piccolo gruppo di monopolisti animati dall’ambizione messianica di cambiare il mondo. Controllano Hollywood, Netflix, tutte le televisioni, la stampa, i social, finanziano le università, la ricerca scientifica, ecc. In questo momento, Amazon sta finanziando le scuole americane di ogni grado.

Gestiscono le risorse chiave del mondo globale, l’intero corpo di informazioni della popolazione, in grado di mutare gli orientamenti dei cittadini e di modificare pesantemente la vita dell’umanità.

La manipolazione dei mass media è il mezzo con cui provocare dei cambiamenti indotti, senza il nostro consenso e senza che ce ne rendiamo conto. Se i canali di comunicazione sono le braccia, centri come Tavistock ne sono la mente, il luogo dove si elaborano le strategie per influenzare le masse.

Per ottenere un condizionamento collettivo potente l’ideale sarebbe formattare l’individuo fin da piccolo, come aveva ben compreso il premio Nobel Bertrand Russell (membro della Fabian society, il cui simbolo era un lupo travestito da agnello) che nel 1951 scriveva:

fra i metodi moderni di propaganda il più influente è quello denominato educazione. Gli psicologi del futuro disporranno di un gran numero di classi di bambini scolarizzati su cui sperimenteranno diversi metodi per produrre l’incrollabile convinzione che la neve è nera […].

Altri risultati si faranno presto strada: primariamente, che le influenze familiari sono un ostacolo. Secondariamente, che non si può fare gran che se l’indottrinamento non inizia prima dell’età di dieci anni […]

Io già lo prevedo. Quando la tecnica sarà stata perfezionata, ogni governo responsabile dell’istruzione di una generazione sarà in grado di controllare i suoi soggetti in tutta sicurezza senza il bisogno di esercito o di polizia. (6)

Bertrand Russell

Infatti, per far credere ai bambini che “la neve è nera”, sono stati, oggi, sguinzagliati nelle scuole italiane, di ogni ordine e grado, migliaia di psicologi per diffondere la teoria del gender mascherandola con le belle parole di educazione all’inclusività e all’affettività. Nemmeno i più piccoli vengono risparmiati da una precoce familiarizzazione con fenomeni non adatti alla loro età.

Gli alunni vengono così formati alla lotta contro gli stereotipi sessuali per essere rieducati alla fluidità permanente: da maschio a femmina, da femmina a maschio e infinite variazioni, in una corsa al “progresso” che trascina i più indifesi in un gioco allo sbando.

Si insegna loro il nuovo linguaggio inclusivo, in cui persino usare le desinenze maschili e femminili è offensivo, meglio il “neutro” che non è mai neutrale ma addestra a stabilire i nuovi limiti del dicibile che sono i limiti del pensabile. Anziché smascherare questa messinscena planetaria del gender e disinnescarne la carica eversiva, presidi ed insegnanti si prestano, inconsapevoli, a condurre gli agnelli davanti al lupo.

Più che liberare una persona dal corpo sbagliato, il rischio è di intrappolare tutta la prossima generazione nelle gabbie di un’ideologia. Questa è la “Buona scuola” voluta da Matteo Renzi nel 2015 che ha recepito in toto la “strategia Lgtb” di Elsa Fornero, ministro con delega alle pari opportunità del mai eletto governo Monti.

I numeri parlano chiaro: a Tavistock c’è stato un aumento del 1000% di richieste di minorenni per la transizione di genere nel periodo 2015-2020. Sono cifre che, ormai, dimostrano la diffusione di massa del fenomeno.

La Storia del Grande Reset dell'Uomo: dal Transgender al Transumanesimo, da Tavistock all’Oms - Parte Seconda
Bambini festanti durante un Gay Pride

Bisogna chiedersi, a questo punto, il motivo reale di un così ingente sforzo di risorse messo in campo dai poteri finanziari per promuovere il gender. La storia di Tavistock è illuminante, a tal proposito, per rileggere, in contro luce, alcune dinamiche politiche rimaste, per lo più, nell’ombra.

La clinica, infatti, è stato il luogo in cui si sono incontrati, lavorando insieme al direttore John Rawlings Rees, lo psichiatra G. Brock Chisholm (anch’egli militare come Rees) e il biologo Julian Huxley.

Tutti e tre sono convinti sostenitori dell’eugenetica che, lungi dall’essere un fenomeno circoscritto al Nazismo, è una “scienza” fondata da Francis Galton nel 1883, insegnata nelle università e condivisa da stimati intellettuali allo scopo di “migliorare le doti ereditarie delle generazioni future della razza umana”. Di fatto, studia come favorire la riproduzione dei migliori e limitare o vietare la riproduzione degli “inadatti” (malati, disabili, alcolizzati, delinquenti, ecc.).

Scrive, ad esempio, Huxley:

Gli strati più bassi, presumibilmente meno dotati geneticamente, si riproducono relativamente troppo velocemente. Per questo motivo è necessario insegnare loro i metodi di controllo delle nascite; non devono avere un accesso facilitato all’assistenza o alle cure ospedaliere, per evitare la produzione o la sopravvivenza dei bambini; una lunga disoccupazione dovrebbe essere un motivo di sterilizzazione

Julian Huxley

Huxley fonda l’Unesco nel 1946 e, insieme a Rees, fonda la Wfmh (Federazione mondiale della sanità mentale) nel 1947, mentre Chisholm fonda l’Oms nel 1948, di cui sarà direttore fino al 1953, per poi divenire presidente della Wfmh nel 1957. (7)
Le idee eugenetiche dei tre scienziati passano direttamente dalla clinica di Londra agli organi sovranazionali dell’Onu, insieme ai progetti di ingegneria sociale maturati a Tavistock.

Julian Huxley lo esplicita espressamente nelle linee guida redatte per l’Unesco, tutt’oggi pubblicate sul sito. Scrive:

Le capacità mentali umane potrebbero certamente essere ulteriormente incrementate per mezzo di deliberate misure eugenetiche, se consapevolmente ci disporremo ad incentivarle. Il progresso non è automatico o inevitabile ma dipende dalla scelta umana e dallo sforzo di volontà. Prendendo le tecniche di persuasione e informazione e vera propaganda che abbiamo imparato ad applicare come nazione in guerra, e deliberatamente unendole ai compiti internazionali di pace, se necessario utilizzandole, come Lenin previde, per superare la resistenza di milioni verso il cambiamento desiderabile. (8)

L’Unesco, lungi dal promuovere la Cultura, nasce con lo scopo deliberato di indirizzare lo sviluppo del mondo verso il “cambiamento desiderabile”, ossia l’eugenetica, manipolando le masse: il riferimento a Tavistock è lampante. E per farlo l’Unesco lavora in tandem con la Wfmh e con l’Oms, come dichiarato da Huxley stesso.

Poiché il termine “eugenetica” comincia a non essere più molto popolare dopo il processo di Norimberga, Huxley gli cambia nome nel 1951: “forse il termine transumanesimo andrà bene”.

Lo scopo dell’eugenetica è mettere sotto il controllo della scienza la riproduzione umana. In ciò, Margaret Sanger ha svolto un ruolo fondamentale assicurando la continuità tra il pensiero di Huxley e le politiche di controllo delle nascite.

Non sono ancora stati sufficientemente approfonditi i rapporti diretti fra i due, ma la Sanger ha vissuto a Londra dove è diventata l’amante dello scrittore H. G. Wells, membro dell’Eugenics society e amico della famiglia Huxley. Nel 1927 organizzata a Ginevra una Conferenza mondiale sulla popolazione a cui partecipa lo stesso Julian.

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Margaret Sanger

Nel 1946 la Sanger fonda Planned Parenthood Federation (di cui diviene presidente dal 1952) che, come abbiamo visto prima, è fra i principali enti che promuovono la teoria del gender creata da John Money nel 1965.

Celebrata come una delle donne più influenti del secolo, paladina della parità di genere, inventrice della pillola anticoncezionale, la Sanger è, in realtà, una delle peggiori razziste del ‘900.

Nella sua opera principale, pubblicata nel 1922, raccomanda “l’eliminazione della gramigna umana“, ossia la “sterilizzazione delle razze geneticamente inferiori“, di cui compila un accurato elenco comprendente “negri, ispanici, indiani americani“, nonchè “fondamentalisti e cattolici“. (9) Il suo slogan è “più bambini per gli adatti; meno per gli inadatti; questo è lo scopo principale del controllo delle nascite”.

Dal 1939 si occupa del “negro project“, campagne di educazione sessuale e di emancipazione delle donne, dietro cui nasconde le sue reali intenzioni: “non vogliamo che circoli la voce che intendiamo sterminare la popolazione negra”.

Nel 1973 la comunità afro-americana registra una riduzione del 25% di nascite. Alveda, nipote di Martin Luther King, accusa Planned Parenthood.

Grazie alla Sanger, Planned Parenthood diventa il punto di intersezione fra le politiche eugenetiche e il gender. I finanziatori sono sempre gli stessi, su tutti la Fondazione Rockfeller e la Fondazione Ford.

Se nel ‘900 l’eugenetica avanzava strumentalizzando i diritti delle donne e dei gay, nel XXI secolo procede con la propaganda pro gender. Che cos’è, infatti, una famiglia arcobaleno se non due persone che, per avere un figlio, devono ricorrere alla scienza per assembrare materiale genico XX e XY?

La funzione fondamentale del gender è concorrere a trasferire massivamente la procreazione naturale verso la riproduzione artificiale, su cui gli apprendisti stregoni sono già pronti ad allungare le mani.

Dalla famiglia tradizionale alla famiglia arcobaleno, da madre e padre a genitore 1 e 2, dal ventre della donna al laboratorio in vitro, la finestra di Overton non è solo aperta ma palesemente spalancata sulla manipolazione genetica. La tecnica del CRISPR, il “taglia e cuci”del DNA, oggi consente di ricombinare i geni con una precisione impensabile prima.

Nel 2018, sono nate le prime due gemelle con genoma alterato che verrà trasmesso alla loro progenie. La scusa è stata immunizzare gli embrioni dal virus dell’Aids, la conseguenza è stata la sperimentazione di doti mnemoniche aumentate.

Entro 5 anni è previsto l’utilizzo di uteri artificiali (ectogenesi), come ha dichiarato il direttore di BioTexCom, clinica per la fecondazione in vitro e la maternità surrogata.

Secondo il filosofo Byng Chul Han lo sciame è la condizione dell’uomo del XXI secolo, possiamo aggiungere che lo sciame è quello delle api, dove l’unica a fare figli sarà l’ape regina, metaforicamente la biogenetica.

Se nel 1947 Huxley scriveva “nonostante ogni politica eugrenetica radicale sarà per molti anni politicamente e psicologicamente impossibile, sarà importante per l’Unesco controllare che i problemi dell’eugenetica siano esaminati con la massima cura possibile affinché ciò che per ora è inimmaginabile diventi almeno immaginabile” (8), oggi l’inimmaginabile è del tutto realizzabile.

Ovuli biologicamente superiori, fertilizzati da spermatozoi biologicamente superiori, si decantavano nelle categorie alfa, beta e alfa+“, scriveva in “Ritorno al mondo nuovo” Aldous Huxley nel 1958, immaginando un futuro dove alle donne sono asportate chirurgicamente le ovaie, i bambini vengono generati dentro gli incubatori e le parole “padre” e “madre” sono diventati insulti.

Quell’Aldous che, come il fratello Julian, aborriva la “delinquenza genetica” che inquina la razza umana superiore, da correggere con la procreazione controllata scientificamente.

Se la riproduzione della specie venisse rimpiazzata dalla riproduzione artificiale la tirannia della famiglia biologica sarebbe finalmente spezzata”, scriveva Shulamith Firestone, paladina della prospettiva di genere e leader dell’ala femminista estremista.

L’ex direttore generale dell’Oms, G. Brock Chisholm, aveva ben compreso che la maggiore barriera a tutto ciò – che, orwellianamente, chiamava “sviluppo della civiltà”- fosse il concetto di “giusto e sbagliato” che riteneva necessario sradicare per “rimuovere dalle menti degli uomini il loro individualismo, la fedeltà alla tradizione della famiglia, il patriottismo nazionale ed i dogmi religiosi“.

Vedeva i genitori come soppressori della migliore natura dei bambini e riteneva che l’educazione sessuale dovesse essere introdotta obbligatoriamente già in quarta elementare per cancellare “le idee dei vecchi”.

Ci si chiede se nel concetto di “giusto e sbagliato” trasmesso dalle famiglie e contestato da Chisholm, rientri anche la liceità di minorenni (cioè di soggetti “immaturi” per definizione, essendo il loro sviluppo psico-fisico non ancora maturato) a compiere scelte anche irreversibilii, come la Gender clinic di Tavistock ha drammaticamente dimostrato. La concezione del bambino per l’Onu è, infatti, quella di un soggetto che si autodetermina, a scapito della potestà genitoriale.

È opportuno chiedersi fino a che punto si vuole arrivare. Il riferimento normativo per la cosiddetta difesa dei diritti Lgtb dell’Unione europea è la Raccomandazione del 2010 del comitato dei Ministri degli esteri, dove al punto 18 leggiamo:

gli Stati membri dovrebbero assicurare l’abrogazione di qualsiasi legislazione discriminatoria ai sensi della quale sia considerato reato penale il rapporto sessuale tra adulti consenzienti dello stesso sesso ivi comprese le disposizioni che stabiliscono una distinzione tra l’età del consenso per gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso e tra eterosessuali

In pratica, un invito a legalizzare la pedofilia considerata una forma, fra le altre, del comportamento sessuale. Infatti, certe centrali della neolingua hanno già coniato il nuovo nome, “Minor attracted person” o “Map”, giusto per non offendere nemmeno più i criminali nel grande progresso della tolleranza umanitaria.

E, infatti, oggi siede all’Unar (Ufficio nazionale antirazzismo, che fa capo al Dipartimento delle pari opportunità) (10) il circolo omosessuale Mario Mieli, il cui fondatore ha scritto: “Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica”. (11)

Questa è l’Unione europea, vassalla dei Dem americani nel senso di Clinton, nel senso di Epstein. Questi sono l’Onu, l’Oms e l’Unesco che, ingenuamente, le persone credono essere l’apice della collaborazione fra Stati per il bene dell’umanità.

Mentre è esattamente l’opposto, la loro fondazione da parte di influenti privati, strateghi politici e ingegneri sociali, rientra nell’obiettivo di creare organizzazioni sovranazionali con cui erodere le sovranità nazionali, cioè le democrazie.

Non stupisce che proprio l’Istituto Tavistock abbia organizzato nel 1989 un ciclo di conferenze dedicate al ruolo delle Organizzazioni non governative nell’indebolire le nazioni. Se le persone non sono messe a conoscenza di questioni di tale portata è perché Tavistock ha lavorato molto bene..

L’Odissea termina con il ritorno a Itaca di Ulisse, l’eroe dell’erranza che ha rinunciato all’immortalità e ai transumanamenti offerti da Circe e Calipso. Ma per tornare veramente a casa deve sostenere un’ultima prova: Penelope (simmetrica ad Ulisse in astuzia) chiede di spostare il letto nuziale. Solo il re e la regina sanno che è inamovibile perché è stato costruito sul ceppo di un ulivo secolare che affonda le sue radici nelle profondità della terra. Il talamo è il simbolo dell’albero della vita che inserisce la coppia nel ciclo delle generazioni, nella profondità del tempo. Tempo che Penelope, con il suo tessere e disfare la sua tela mai finita, aveva sospeso, salvando il regno.

Il filo, nella mitologia greca, rappresenta sempre il destino umano che le tre Moire srotolano alla nascita, arrotolano al fuso durante lo scorrere degli anni e infine tagliano con la morte. Solo dopo che Ulisse si è reinsediato nella linea verticale della discendenza, Penelope può terminare la sua tela e il tempo può ricominciare a scorrere.

Questi non sono stereotipi, sono archetipi.

FINE – 2/2 –

QUI LA PRIMA PARTE

Di Sonia Milone per ComeDonChisciotte.org

31.08.2022

Sonia Milone. Architetto, specializzata in antropologia culturale, è autrice di articoli e saggi dedicati all’arte e all’architettura (con un occhio particolare rivolto alle “culture altre”) per esplorare, con differenti coordinate critiche, le aree dei transiti, dei flussi e delle derive che solcano i territori della contemporaneità.

NOTE

  1. Gilbert Keith Chesterton, Eretici, 1905
  2. Debra Soho, The end of gender. Debunking the myths about sex and identity in our society
  3. Marguerite A. Peeters, Il gender, una questione politica e culturale, San Paolo edizioni, 2014. Per Elisabetta Frezza si vedano le interviste su Byoblu
  4. John Rawlings Rees, The shaping of psychiatry by war, 1945
  5. William Sargant, Battle for the mind, 1957
  6. Bertrand Russel, L’impatto della Scienza sulla Società, 1951
  7. Alla fondazione del Wfmh partecipa anche Norman Montegu, governatore della Banca d’Inghilterra
  8. Julian Huxley, Unesco, its purpose and its philosophy, https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000068197
  9. Margaret Sanger, The pivot of civilization, 1922
  10. Ricordo che l’Unar ha firmato la “strategia Lgtb” della Fornero che ha recepito parte della Raccomandazione UE del 2010 citata nel testo, strategia che è stata recepita in toto dalla “Buona Scuola” di Renzi.
  11. Mario Mieli, Elementi di critica omosessuale, 2017, Lafeltrinelli

Pubblicato da Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org

FONTE: https://comedonchisciotte.org/la-storia-del-grande-reset-delluomo-dal-transgender-al-transumanesimo-da-tavistock-alloms-parte-seconda/

 

 

 

 

CULTURA

PIENA COME UN OTRE
Oggi si sentiva “piena come un otre”, non di cibo ordinario, ma di altra sostanza e forma. Era necessario più del primo e non andava confuso con quello dell’anima, anche se era da lì che nasceva. Si trattava di un impulso con una forza maliarda e incantatrice che la ricopriva di palpiti. Premeva da sotto la sua pelle, affinché creasse realtà spaziose dentro disegni e parole, con un tracciato che andava a posarsi nel dominio dell’Arte. Per lei, questo dominio era la vera realtà del vivere, l’unico a tenerle la mano attimo dopo attimo, anche quando era apparentemente sprovvista di pennelli e parole che, però, dimoravano all’interno di un bozzolo eterno con cui lei era stata creata. Tutto il resto, grazie a un imperioso snobismo dell’Anima, la sua, veniva osservato solo per poter essere sublimato al soffio di questa ebrezza folle e sapiente.
Francesca Sifola scrittrice
sito ufficiale: www.francescasifola.it
Facebook fan page: http://www.facebook.com/pages/Francesca-Sifola

IL SORRISO DI EVOLA

Il sorriso di EvolaA modo mio, vorrei dire alcune cose, giocando sul filo di quell’ironia che certamente avrebbe mostrato da par suo, il vero e unico personaggio di questa strana piece, ovvero il famigerato Barone NeroJulius Evola, riguardo le ultime scontate e intristenti polemiche sorte sulle sue opere esposte al Mart di Rovereto da alcune settimane.

È noto a molti, se non a tutti, che chi scrive si sia formato in gioventù anche – non solo – sul pensiero di Evola, soprattutto ovviamente sull’aspetto della tradizione, dei simboli, della ricerca interiore e metafisica, per non usare l’abusata parola “esoterismo”, quest’ultimo che poi avviene proprio con la conoscenza del Nostro con un altro grande “maledetto” dalla critica contemporanea e postmoderna, che risponde al nome di René Guénon. Altrettanto sinceramente dirò che trovo tutta la polemica contraria all’Evola pittore semplicemente inutile, ridicola, faziosa e persino controproducente alla stessa fonte che l’ha edificata, ricorrendo con la consueta mancanza di approfondimento e di originalità, alle solite, abusate e sterili critiche che ricollegano Giulio Cesare Evola non soltanto all’esecrato Ventennio ma persino alle alte sfere nazionalsocialiste e, in ultimo, facendone un filoputiniano ante Vladimir Putin.

Perciò non starò a ripetere quanto già abbondantemente detto da altri in merito, non ne vale la pena e sempre per citare Evola stesso, con un detto Tuareg che lo riallaccia al collega metafisico francese: “La carovana passa, i cani abbaiano”. Oppure per rimanere in tema graalico, altrettanto caro e studiato dal Barone ghibellino e imperialista – perciò non particolarmente gradito al fascismo, come ampliamente documentato con inoppugnabilità storica – citando il detto gallese “lasciate fare ad Uther Pendragon ciò che può. L’Eden (un fiume del luogo) scorrerà dove sempre ha scorso”.

L’Evola pittore, dunque, non piace? Può essere, ciò è legittimo. Certamente preso in sé, acriticamente, non possiamo dire che sia una mano eccelsa e straordinaria, ma questo non ha importanza visto che nell’ottica nella quale egli si pone la “tecnica pittorica” sarebbe di minor importanza rispetto alla volontà “magica” di produrre con il pensiero attivo. Evola non è Jan van Eyck né Hans Holbein e neppure Ubaldo Oppi. Infatti, proprio tra le fila del gruppo Novecento, a lui posteriore, l’avremmo certo visto più a suo agio, ma l’attività – brevissima – dell’Evola pittore giunge prima e persino poco dopo quella da lui non amata – e da me con lui, anche questo è un segreto di Pulcinella – del Futurismo.

Il Barone dalle unghie laccate di verde, il dandy aristocratico e ironico del Primo dopoguerra anche se allievo di Giacomo Balla nell’uso del pennello, non avrebbe mai potuto essere “futurista”, quindi non gli restava che il movimento Dada, anche se ormai giunto sul suo esaurirsi e come tale, in quella luce crepuscolare dell’autunno avanguardistico di Tristan Tzara e altri, produce quelle opere.

Piaccia o non piaccia con tutto l’apparato di teschidaghe e fasci littori, nulla Egli ha a che fare. Se ne facciano dunque una ragione i critici militanti che muovono da sinistra per ideologie preconcette. Noi appunto, come la “carovana”, andiamo avanti ricordando, immodestamente, come chi scrive si sia occupato proprio di un aspetto mai sino ad allora considerato dell’attività artistica di Evola, che sono le copertine e le grafiche dei suoi libri, pubblicati per l’editore e critico d’arte, Vanni Scheiwiller. Chi volesse – ebbene sì faccio volentieri pubblicità all’editore principe di Julius Evola in Italia, che è Mediterranee – può leggere il mio testo e quello di altri ben più dotti di me sull’opera artistica del Nostro, in Teoria e Pratica dell’Arte d’Avanguardia. Manifesti, Poesie, Lettere, Pittura con le riproduzioni anastatiche di Arte Astratta, Le Parole Obscure du Paysage Interieur e del catalogo della mostra Der Sturm (Berlino 1921), del 2018, presentato poi alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, con Carlo Fabrizio CarliGianfranco de TurrisVitaldo Conte, l’editore Gianni Canonico e in ultimo me medesimo. E gente nel pubblico ce n’era tanta, ve lo posso garantire e forse è proprio questo che infastidisce chi vorrebbe ridurre l’arte a tetra ideologia di un passato ormai storicizzato.

Non aggiungerò altro, essendomi già sin troppo diffuso su qualcosa che forse non avrebbe neanche meritato ulteriore considerazione, dandogli così ancor più visibilità, ma tant’è tra queste “rovine” non possiamo esimerci, come Evola avrebbe voluto, di mantenerci saldi, “intransigentemente aristocratici, in questo mondo di mercanti, di ingabbiati” e di troppe altre cose meschine e volgari, nelle quali non ci riconosciamo.

FONTE: https://www.opinione.it/cultura/2022/07/11/dalmazio-frau_julius-evola-mostra-mart-rovereto-critica-sinistra-ideologia/

 

 

 

Giorgio Agamben. Il fuoco e il racconto

20 Giugno 2014

Parola di filosofo: le classifiche dei libri più venduti sono «infami» («sì, infami», ribadisce). Osservate dalle alture spirituali che sono la dimora abituale di Giorgio Agamben, molte altre cose, com’è facile intuire, potranno apparire ancora più detestabili ed inutili. Tacciabile d’infamia è soprattutto quell’immane e universale degradazione che ha trasformato l’arte, la letteratura, la religione e la stessa filosofia in «spettacoli culturali» privi di ogni «efficacia storica».

Per non parlare, aggiungo io, di una critica letteraria capace di risultare, con eccezioni sempre più rare, nello stesso tempo vacua ed asfissiante, e cronicamente incapace di intuizione. Anche per questo la lettura dei saggi raccolti in Il fuoco e il racconto equivale a un atto salutare di liberazione. Ebbene sì, proprio perché sappiamo che la vita è breve, e i suoi possibili significati sempre incerti e caduchi, tanto vale concedere a se stessi le maggiori ambizioni, e puntare dritto nella direzione delle cose supreme.

Si può non essere d’accordo su molti singoli giudizi, certamente, ma la fiducia che volentieri si concede alle argomentazioni di Agamben discende dal fatto che, per lui, quel volare alto a cui si accennava non è affatto una posa, una strategia per acquistare autorevolezza. Nell’eterna commedia dell’arte intellettuale, Agamben non indossa nessuna maschera. Vola alto perché non sa volare altrove. E ci trasmette, prima ancora che un certo numero di conoscenze, la passione per un metodo interamente fondato sulla «capacità di sviluppo» riconosciuta nelle parole degli scrittori che ama.

Nella sua essenza più intima, l’atto di lettura consiste proprio in questo: appropriarsi del già detto, del già pensato, per condurlo oltre le soglie del non ancora detto, dell’impensato. Esemplare in questo senso è il saggio (forse il più coinvolgente dell’intera raccolta) dedicato all’«atto di creazione». Il punto di partenza di Agamben è una conferenza del 1987 di Gilles Deleuze, nella quale il gesto creativo è definito come un «atto di resistenza».

La formula lo convince proprio perché le sue implicazioni sono rimaste inespresse, e permettono a chi viene dopo di andare più a fondo. Cos’è esattamente che «resiste», nella creazione ? Un’inveterata abitudine fa apparire le cose più semplici di quello che sono. Se pensiamo a un’opera, pensiamo automaticamente a una potenza, a un’abilità, a un talento che l’artista trasforma in un atto, in una manifestazione concreta di un’energia interiore che altrimenti rimarrebbe muta e sepolta.

Non è un pensiero sbagliato, ma incompleto. Il fatto è che questa forza che conduce dalla potenza all’atto è troppo immensa per posare sulle spalle del singolo individuo, fosse pure Michelangelo o Tolstoj. Simile alle manifestazioni della natura, ha un carattere fondamentalmente impersonale, che ogni singolo artista, con un movimento che ha del paradossale, boicotta a modo suo.

E’ proprio a questo punto che l’idea di «resistenza» appena abbozzata da Deleuze si rivela preziosa, a patto di venire sviluppata. Perché in un delicato e mutevole gioco di equilibri, il singolo è colui che oppone alla possibilità di fare quella di non fare, alla parola trovata tutto l’inespresso che la circonda. Dunque noi ci esprimiamo anche attraverso il nostro tenace resistere all’espressione, ed è questa riserva di libertà a determinare quello che chiamiamo stile. Se non avessimo questa risorsa, e ci limitassimo a considerarci i docili strumenti di una potenzialità che si realizza senza ostacoli, a rigore non potremmo nemmeno parlare di «arte».

Illuminanti in questo senso sono alcune figure di artisti prersenti nell’opera di Kafka, caratterizzate proprio da «un’assoluta incapacità» che riguarda proprio…la loro arte. Come il grande nuotatore, che pur avendo conquistato il «record mondiale», non sa dire come lo ha ottenuto, visto che pur avendone sempre avuto il desiderio, non ha mai trovato il tempo di imparare a nuotare. «In realtà, io non so nuotare»: l’indimenticabile confessione del campione kafkiano equivale, per ogni artista, al «conosci te stesso» dell’oracolo delfico.

Abbiamo intuito qualcosa di fondamentale del processo creativo quando riusciamo a comprendere che «il grande nuotatore nuota con la sua incapacità di nuotare». Non c’è nemmeno bisogno di aggiungere che è questo tipo di pensiero, così illuminante e capace di procedere nella contraddizione, che viene sistematicamente rimosso o censurato in un’epoca in cui non si chiede nient’altro all’artista che di dar forma agli effimeri spettacoli del successo, della moda, del «romanzo ben fatto».

L’esatto contrario delle meditazioni di Agamben potrebbe essere riconosciuto negli stolidi precetti dello storytelling che si impartiscono nelle cosiddette scuole di scrittura, con il loro sistematico obliterare le imprevedibili esigenze del singolo in nome di un’«efficacia» che nel migliore dei casi potrà avere solo delle conseguenze commerciali. Per sua natura, infatti, il mercato non può essere altro che una macchina fondata sull’«impersonale». E proprio in questo, forse, consiste l’«infamia» delle classifiche denunciata da Agamben.

A dispetto dell’apparente varietà delle loro trame e dei loro personaggi, in effetti, è innegabile la sensazione che tutti i libri di successo si assomiglino profondamente. Considerato come artigiano del plot, questo tipo oggi dominante di scrittore deve procedere proprio ricorrendo sempre di più all’elemento «impersonale» della creazione.

Come sempre quando si chiude un libro di Giorgio Agamben, la sensazione è quella di scendere da un tappeto magico. La festa è finita: bentornati nella stagione dei premi letterari, dell’ultimo giallo del vecchio maestro, della nuova saga familiare della giovane promessa. Ma una domanda sorge spontanea: chi ci impedisce di restare lassù, in compagnia di Agamben? Ce l’ha ordinato il medico, di essere più stupidi di lui?

Questo pezzo è apparso in precedenza sul Corriere della sera.

FONTE: https://www.doppiozero.com/giorgio-agamben-il-fuoco-e-il-racconto

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Gas, la Borsa è truccata: ecco chi sta uccidendo l’Italia

04 settembre 2022a a a
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Gas, la Borsa è truccata: ecco chi sta uccidendo l’Italia
Gas, la Borsa è truccata: ecco chi sta uccidendo l’Italia
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L’Europa prova a mettere all’angolo Vladimir Putin aprendo alla definizione di un tetto ai prezzi del gas. Intanto però resta il problema delle quotazioni “drogate” da fattori geopolitici e non da dati reali. “La Borsa è truccata”, è il titolo forte del Giornale su questa spinosa questione: l’accusa è rivolta soprattutto all’Olanda, con la Borsa che giocherebbe a favore delle speculazioni, facendo schizzare alle stelle i costi.

Intanto il prezzo del gas continua a oscillare in maniera paurosa: a maggio 2021 si pagava 20 euro al megawattora, ieri invece 240 e qualche giorno fa addirittura 340, un record assoluto che si spera non venga mai ritoccato. Un’eventualità che però non si può escludere, soprattutto se la Russia dovesse decidere di chiudere del tutto i rubinetti. “Oggi sul mercato tanti vogliono comprare – ha spiegato un trader al Giornale – come Cina e India, e pochi vogliono vendere, perché il rischio di non avere gas è altissimo. Con tanta domanda e poca offerta il prezzo sale”.

E poi c’è il problema delle speculazioni. Il ministro Cingolani aveva parlato apertamente di truffa e aveva annunciato una task force europea per negoziare il tetto anti-speculazione, ma finora non è successo nulla in tal senso.

FONTE: https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/32944600/gas-borsa-truccata-chi-sta-uccidendo-l-italia.html

 

 

 

Amazon blocca le review negative al prequel “Politicamente corretto” de “Il signore degli anelli”. Rischio flop?

Settembre 5, 2022 posted by Giuseppina Perlasca

Amazon ha voluto prendere un’opera molto amata (Il Signore degli Anelli) e di trasformarla in un veicolo per una propaganda “woke” e politicamente corretta, che comprendeva messaggi femministi intersezionali e un casting forzato per una storia che originariamente era scritta antico documento storico dell’Inghilterra. Immaginate se una compagnia decidesse di fare un film su una mitologia fantastica africana e metà del cast fosse composto da bianchi? Non avrebbe avuto molto successo…

Questa volta però i fan del Signore degli Anelli, molto fedeli e molto ben abituati da ottime opere sia letteraria sia cinematografiche si sono ribellati a questa distorsione e non hanno apprezzato il prodotto. Allora meglio mettere a tacere i critici e far finta che non esistano.

Amazon e la sinistra in generale non ne sono felici. Amazon è particolarmente preoccupata perché ha già speso miliardi in costi di produzione per uno show che ora ha un punteggio di ascolto del 37% su Rotten Tomatoes. Sembra che abbiano deciso di non permettere che la stessa cosa accada sul loro sito web. Amazon sta bloccando le recensioni per 72 ore per “eliminare i troll”. Ciò significa che molto probabilmente rimuoverà numerose recensioni negative e manterrà tutte quelle positive per aumentare artificialmente l’indice di ascolto dello show. In passato si sono avuti sospetti di questo tipo di comportamento da parte di Amazon e di altri siti web quando si trattava di produzioni con i woke, ma questa è la prima volta che dichiarano apertamente la censura delle recensioni negative. Come minimo, è un segno di panico tra l’establishment hollywoodiano che si trova ad affrontare una diffusa esposizione della propria propaganda.

Fino a non molto tempo fa, se un’azienda o una società si trovava di fronte a un’intensa reazione da parte di milioni di clienti, cercava di risolvere il problema e di tranquillizzare le persone che avevano investito denaro nelle loro tasche. Negli ultimi anni, però, le cose sono cambiate. Ora, se a milioni di persone non piace un prodotto, vengono attaccate e svergognate dalle aziende come “bigotte, razziste, misogine, ecc.”. L’idea è piuttosto autoritaria: il consumatore è ora vincolato all’establishment e ai suoi partner commerciali. Lo spettatore non è più re, ma un suddito da manovrare ed educare. Se l’establishment approva un prodotto, non è consentito disapprovarlo o criticarlo. Se lo fai, sei una persona cattiva con intenzioni maligne. Il rapporto azienda/acquirente è diventato un rapporto proprietario terriero/contadino. Nella loro mente hanno lanciato perle di propaganda e, poiché siete dei porci, le vedete solo come spazzatura.

Nel caso dei media popolari e dell’intrattenimento in streaming, quando il pubblico o un fandom critica un prodotto, la risposta delle aziende è quella di chiamarlo “bombardamento di recensioni”. In realtà,. semplicemente, le persone esprimono il proprio parere e, quasi sempre, la propria delusione verso delle produzioni che mostrano solo la propria assoluta arroganza nel voler piegare i grandi classici ad una stupida e banale modernità che, fra l’altro, è ben poco creativa.

FONTE: https://scenarieconomici.it/amazon-blocca-le-review-negative-al-prequel-politicamente-corretto-de-il-signore-degli-anelli-rischio-flop/

 

 

 

 

Amazon blocca le recensioni negative sulla sua serie Woke Il Signore degli Anelli

DI TYLER DURDEN
DOMENICA 04 SETTEMBRE 2022 – 22:00

Non molto tempo fa, se un’azienda o una società subiva un’intensa reazione negativa da parte di milioni di clienti designati, cercherebbero di risolvere il problema e placare le persone che mettono soldi nelle loro tasche. Negli ultimi anni, però, le cose sono cambiate. Ora, se a milioni di persone non piace un prodotto, vengono attaccati e svergognati dalle aziende come “bigotti, razzisti, misogini, ecc.” L’idea è piuttosto autoritaria: il consumatore è ora obbligato all’istituzione e ai suoi partner commerciali. Se lo stabilimento approva un prodotto, non è consentito non gradire o criticare quel prodotto. Se lo fai, sei una persona cattiva con intenzioni dannose.

Il rapporto impresa/acquirente è diventato un rapporto proprietario terriero/contadino. Nelle loro menti hanno gettato perle di propaganda e poiché sei un porco, la vedi solo come spazzatura.

Nel caso dei media popolari e dell’intrattenimento in streaming, quando il pubblico o un fandom criticano un prodotto, la risposta aziendale è chiamarlo “review bombing”. Non esiste, ovviamente, una cosa del genere. Come società di produzione, devi riconoscere che a un gran numero di persone non piace il tuo film o programma TV e stai perdendo clienti: non li possiedi, loro possiedono te.

Per Amazon, l’intenzione era quella di prendere un’altra proprietà amata (Il Signore degli Anelli) e trasformarla in un veicolo per una propaganda più sveglia, inclusi messaggi femministi intersezionali e casting forzato della diversità per una storia che è stata scritta come un’antica documentazione storica dell’Inghilterra . Immagina se una società decidesse di fare un film su una fantastica mitologia africana e metà del cast fosse bianco? Non andrebbe molto bene…

“The Rings Of Power” è il peggior caso di propaganda di sinistra mai creato? No, ma è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Questa volta il fandom è in forte opposizione e non ha paura di parlare. Il consumatore americano è diventato stanco e frustrato dall’iniezione infinita di politiche di giustizia sociale nella nostra cultura dell’intrattenimento e ora stanno combattendo e parlando apertamente.

Amazon e la sinistra in generale non sono contenti di questo. Amazon è particolarmente preoccupata perché ha già speso miliardi in costi di produzione per uno spettacolo che ora ha un punteggio di ascolto del 37% su Rotten Tomatoes. Sembra che abbiano deciso che non permetteranno che la stessa cosa accada sul proprio sito web.

Amazon sta attualmente bloccando le recensioni per 72 ore al fine di “eliminare i troll”. Ciò significa che molto probabilmente rimuoveranno numerose recensioni negative e manterranno tutte le recensioni positive per aumentare artificialmente la valutazione del pubblico dello spettacolo. C’è stato il sospetto di questo tipo di comportamento da parte di Amazon e di altri siti Web in passato quando si trattava di svegliare le produzioni, ma questa è la prima volta che hanno dichiarato palesemente la censura delle recensioni negative. Per lo meno, è un segno di panico tra l’establishment di Hollywood mentre affronta un’ampia esposizione della sua propaganda.

FONTE: https://www.zerohedge.com/political/amazon-blocks-negative-reviews-its-woke-lord-rings-series

 

 

 

ECONOMIA

Gas, Alessandro Sallusti: “Putin non c’entra. Chi sono gli alleati infedeli che lucrano sulla guerra”

Certo, le sanzioni sono un problema, ma l’errore non è stato nel vararle – di fronte all’invasione di un paese amico non si poteva stare con le mani in mano- bensì non prevederne le conseguenze e quindi attrezzarsi per tempo.

«Che la risposta di Putin alle sanzioni sarebbe stata prima o poi il giro di vite sul gas lo davo più che scontato, direi ovvio», ripete come un mantra Paolo Scaroni, anni passati alla guida dell’Eni e profondo conoscitore delle logiche russe. Il suo allarme, scattato per tempo, è rimasto inascoltato e ora ne paghiamo le conseguenze. Al punto che anche l’imperturbabile Sergio Mattarella ha perso la pazienza e ieri per la prima volta ha puntato il dito contro l’Europa: adesso basta – ha detto il presidente – con lentezze e furbizie. E Matteo Salvini ha preso la palla al balzo: queste sanzioni vanno riviste.

Mattarella e Salvini usano parole diverse ma la sostanza è la stessa, che che ne dica la sinistra: così non funziona, cambiamo strada. Non certo Mattarella, ma penso neppure Salvini, intendono arrendersi a Putin, dargliela vinta calando le brache su sanzioni e gas. No, penso che soprattutto Mattarella parli a una generica nuora, l’Europa, perché suocere intendano. E chi sarebbero queste suocere? Ancora una volta bisogna ricorrere all’esperienza di Scaroni che in una recente intervista al Wall Street Italia ha fatto nomi e cognomi.

Le cose stanno così: la Nato, che sulla vicenda Ucraina non è esente da responsabilità, ha giustamente imposto l’unità granitica dei paesi membri sia sul fronte militare che su quello economico. Bene, siamo d’accordo, è che tre dei paesi che ne fanno parte, Stati Uniti, Olanda e Norvegia, con la conseguente crisi del gas si stanno arricchendo, in quanto estrattori, come mai prima d’ora (di fatto vendono al prezzo deciso da Putin), mentre gli altri, soprattutto Italia, Germania e Francia, sono finiti nella palta. Insomma, l’Europa sta permettendo a tre paesi Nato di arricchirsi, addirittura speculare, sulla pelle degli altri soci di avventura. Per questo Mattarella ha detto basta e Salvini pure. Non c’entra Putin, c’entrano alleati infidi e furbetti che non vogliono condividere il peso inevitabile delle sanzioni. Che poi, nei fatti, sono i migliori alleati del despota di Mosca.

FONTE: https://www.liberoquotidiano.it/news/economia/32940712/gas-alessandro-sallusti-putin-non-c-entra-alleati-infedeli-lucrano-guerra.html

 

 

LA LINGUA SALVATA

Monofagia
Leopardi spiega parole
mo-no-fa-gì-a

SIGNIFICATO Alimentazione basata sull’uso quasi esclusivo di un unico alimento o di un solo gruppo di alimenti

ETIMOLOGIA dal greco monophaghìa ‘il mangiare da solo’, composto da mònos ‘solo’ e da phagìa, che indica l’atto del mangiare (phàghein).

«La caratteristica alimentare di molti parassiti è la monofagia»
Alla fine della guerra, dopo un lungo viaggio di ritorno attraverso il Mediterraneo, solo pochi degli egineti che erano partiti per Troia poterono toccare di nuovo le sponde della loro isola natìa. Immaginate la felicità delle loro famiglie: ma con che cuore gioire mentre tutto il resto di Egina piange la perdita di figli, fratelli e mariti? Ecco allora che, rientrati tutti nelle proprie case, i più fortunati celebravano segretamente il ritorno dei propri cari con conviti e cene a cui nessun altro poteva partecipare.

Secondo Plutarco, da questo antico episodio era nata una festa, ancora viva ai suoi giorni, che celebravano alcuni abitanti dell’isola greca di Egina in onore di Nettuno: per sedici giorni essi mangiavano soli, in silenzio, senza alcun domestico che potesse servirli, e terminavano poi la festività con un solenne sacrificio finale. Tale pratica di mangiare in solitudine aveva dato origine al nome di coloro che prendevano parte alla celebrazione, i cosiddetti “Monofagi” di Egina.

Nella lingua greca infatti, la voce monophagìa – formata con la radice del verbo relativo al mangiare, phàgein, e con l’aggettivo mònos che vale come ‘solo, isolato, unico’ – indicava specificamente l’azione di mangiare soli.
A quanto ci racconta Leopardi, tale usanza era presso gli antichi considerata in mondo assolutamente negativo e il titolo di “monofago” veniva utilizzato persino a titolo offensivo, perlopiù con l’accezione di “egoista”:

Il mangiar soli, τὸ μονοφαγεῖν, era infame presso i greci e i latini, e stimato inhumanum, e il titolo di μονοφάγος si dava ad alcuno per vituperio, come quello di τοιχωρύχος, cioè di ladro.

Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri

Subito dopo aggiunge: “io avrei meritata quest’infamia presso gli antichi”.
In vari passaggi dello Zibaldone, egli racconta infatti della propria predilezione a trascorrere il momento dei pasti senza la compagnia né di altri commensali né di servitori. Con delle riflessioni che sembrano strizzare l’occhio ai testi di medicina ayurvedica, egli spiega come dall’alimentazione derivi gran parte del benessere non solo fisico ma anche mentale delle persone, e che dunque il momento dedicato al nutrimento dovrebbe essere vissuto da ciascuno con una certa consapevolezza, secondo i propri tempi e le proprie inclinazioni “e non secondo quelle degli altri, che spesso divorano e non fanno altro che imboccare e ingoiare”.

Con la solita acutezza dalle tinte quasi sarcastiche, aggiunge poi come sia assurdo che proprio “quell’unica ora del giorno in cui si ha la bocca impedita, in cui gli organi esteriori della favella hanno un’altra occupazione […] abbia da esser quell’ora appunto in cui più che mai si debba favellare”.

Sarà tuttavia perché questo tipo di usanza solitaria non ha preso molto piede nelle abitudini moderne che, ad un certo punto della sua storia, monofagia si trasforma: quel mònos, che in greco era riferito al soggetto dell’azione (colui che mangia è “solo”), si fa invece oggetto, e la monofagia diventa il nutrirsi di un unico alimento (o genere di alimenti).

Oggi si può sentir dunque parlare di monofagia in ambito biologico, quando ci si riferisce ad insetti e parassiti che vivono alle spese di un’unica specie vegetale (come la fillossera della vite o la mosca dell’olivo); oppure può dirsi di quel comportamento alimentare frequente nei bambini piccoli che si rifiutano di assaggiare cibi diversi dai soliti uno o due. Negli adulti si tratta di una vera e propria patologia che, protratta nel tempo, può causare gravi casi di malnutrizione.

Una parola che con la sua metamorfosi sa raccontare di abitudini che mutano e di culture in movimento, che ci ricorda di pensare alla lingua come ad un vero e proprio organismo vivente in continua trasformazione, che senza alcuno sforzo e con semplicità evolve nel tempo per adattarsi a luoghi, costumi e tradizioni.

Parola pubblicata il 05 Settembre 2022

FONTE: https://unaparolaalgiorno.it/significato/monofagia

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

La strategia occidentale per smantellare la Federazione di Russia

Riallacciandosi alle strategie della Germania durante la prima guerra mondiale, nonché degli Stati Uniti e dei nazionalisti integralisti ucraini durante la guerra fredda, gli Occidentali hanno istituito un Forum dei Popoli Liberi di Russia, allo scopo di riavviare il processo di esplosione dell’URSS, creando movimenti separatisti e infine l’indipendenza di venti regioni del Paese.

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L’IMPERO DI GERMANIA DI GUGLIELMO II CONTRO L’IMPERO DI RUSSIA DI NICOLA II

Agli inizi del XX secolo, prima delle guerre mondiali, l’Europa centrale era profondamente instabile. In questa estesa pianura si affrontavano due grandi poteri: a occidente gli imperi germanico e austroungarico, a oriente l’impero russo. Le popolazioni erano spinte a scegliere il protettore, pur sapendo che i confini erano già stati modificati innumerevoli volte e che nessuna frontiera poteva ritenersi definitiva.

Ma l’impero russo era inerte da diversi secoli e i sudditi versavano in uno stato d’ignoranza e di assoluta miseria; l’impero germanico era invece diventato epicentro mondiale della scienza e si sviluppava molto velocemente. La maggior parte degli intellettuali dell’Europa centrale scelse di conseguenza la Germania contro la Russia.

Durante la prima guerra mondiale i ministeri degli Esteri tedesco e austroungarico promossero un’operazione segreta congiunta: la creazione della Lega dei Popoli Allogeni di Russia (Liga der Fremkvölker Rußlands – LFR) [1]. Per animarla reclutarono molti intellettuali di alto livello. Lo scopo era fare implodere l’impero russo, favorendo la nascita di movimenti separatisti. La Liga esortò gli Stati Uniti (che entrarono in guerra solo nel 1917) a liberare le popolazioni russe asservite.

Dmytro Dontsov, futuro fondatore del nazionalismo integralista ucraino [2], sostenne il movimento, da cui fu persino retribuito. Diresse spudoratamente la filiale di Berna ed editò il mensile in francese Bulletin des nationalités de Russie (Bollettino delle nazionalità di Russia).

La World League for Freedom and Democracy ha tenuto l’ultimo congresso annuale il 22 gennaio 2022 a Taiwan.

GLI STATI UNITI CONTRO L’UNIONE SOVIETICA

Peraltro, alla fine della seconda guerra mondiale l’OSS [Office of Strategic Services] e successivamente la CIA organizzarono il trasferimento nel terzo mondo di dirigenti anti-comunisti dell’Asse e li riciclarono in diversi governi. Crearono una Lega anti-comunista dei Popoli dell’Asia (Asian Peoples’ Anti-Communist League) attorno alla figura del cinese Chiang Kai-shek, nonché una Lega Anticomunista Mondiale (World Anti-Communist League – WACL), cui aderì l’ex primo ministro nazionalista integralista ucraino, il nazista Yaroslav Stetsko [3]. Quest’organizzazione segreta, che nel 1990 assunse la denominazione di Lega Mondiale per la Libertà e la Democrazia, ha sede ancora oggi a Taiwan.

Non è casuale che alla guerra in Ucraina siano seguite le provocazioni a Taiwan: si tratta del prolungamento di questa strategia. La Lega è ancora finanziata dai servizi segreti di Taiwan e le sue attività sono coperte dal segreto-Difesa.

Dmytro Yarosh, attuale consigliere del comandante in capo delle forze armate ucraine, ha fondato, con l’emiro di Ichkeria, il Fronte Antimperialista contro la Federazione di Russia.

I NAZIONALISTI INTEGRALISTI UCRAINI CONTRO LA FEDERAZIONE DI RUSSIA

Nel 2007, ossia sotto la presidenza di Viktor Yushechnko, il nazionalista integralista ucraino Dmytro Yarosh fondò a Ternopol (Ucraina occidentale) il Fronte Antimperialista, un’organizzazione finalizzata a far esplodere la Federazione di Russia. Ma, mentre le iniziative degli anni Dieci del Novecento si fondavano sull’attrattiva dell’impero germanico e quelli della guerra fredda sull’anticomunismo, l’operazione del 2007 si appoggiava agli jihadisti [4].

Il primo emiro islamico di Ichkeria (Cecenia), Dokka Umarov, avrebbe dovuto partecipare all’atto fondativo, ma non riuscì a uscire dalla Russia perché ricercato a livello mondiale. Inviò però un messaggio di sostegno e fu eletto copresidente dell’organizzazione. Vi parteciparono jihadisti di Crimea, Adighezia, Daghestan, Inguzia, Cabardino-Balcaria, Karacaj-Circassia e Ossezia.

Dmytro Yarosh, insieme a molti nazionalisti integralisti ucraini, combatté in Cecenia a fianco dell’Emirato Islamico di Ichkeria. All’epoca la stampa occidentale parlava di un movimento di liberazione nazionale e ignorava che Umarov avesse imposto la sharia.

La mappa dello smantellamento della Federazione di Russia diffusa dal Forum dei Popoli Liberi di Russia.

IL FORUM DEI POPOLI LIBERI DI RUSSIA

Oggi, quando le opere di Dontsov sono una lettura imposta ai 120 mila soldati delle milizie nazionaliste integraliste ucraine e Dmytro Yarosh è consigliere del comandante in capo delle forze armate ucraine. accade che uno sponsor non identificato — probabilmente il BND tedesco, la CIA statunitense, l’MI6 britannico, l’AW polacco, il VSB lituano e lo SBU ucraino — abbia organizzato il 23 e 24 luglio 2022 a Praga il Forum dei Popoli Liberi di Russia (Free Nations of Russia) [5].

Sembra che lo SBU abbia esitato a partecipare e che questo sia uno dei motivi che hanno spinto gli Stati Uniti a raccomandare al presidente Volodymyr Zelensky di revocarne il direttore.

L’espressione Popoli Liberi riprende quella usata dai nazionalisti integralisti ucraini, fra loro l’economista Lev Dobriansky. Dobriansky, insieme al presidente Dwight Eisenhower e a Yaroslav Stetsko, fondò il Comitato Nazionale delle Nazioni Prigioniere (National Captive Nation Committee) ed ebbe anche un ruolo nella fondazione della Lega Anticomunista Mondiale. Sua figlia Paula ha svolto un ruolo centrale nell’apparato di propaganda della segreteria di Stato e dell’agenzia di stampa Thomson Reuters. In particolare è stata sottosegretaria di Stato per gli Affari globali durante la presidenza di George W. Bush. Il presidente Donald Trump si è opposto alla sua nomina a sottosegretaria di Stato agli Affari politici.

Il Forum dei Popoli Liberi di Russia usa il pretesto dell’autodeterminazione dei popoli per giustificare la spartizione della Russia. Quando l’URSS si dissolse liberò 15 Stati, fra i quali la Federazione di Russia. Ora si mira ad allargare la divisione, creando una ventina di nuovi Stati, non solo nel Caucaso, ma anche in Siberia, modificando completamente la mappa della regione, ossia delle regioni confinarie della Cina.

Ma, se è vero che esiste un reale problema di sviluppo in alcune regioni della Russia, è altrettanto vero che si sta risolvendo, grazie alla costruzione di nuove vie di comunicazione fra est e ovest, nonché, da una decina d’anni, fra nord e sud. I popoli che i servizi occidentali vogliono “liberare” non hanno mai manifestato la volontà di uscire dalla Federazione di Russia, a eccezione della Cecenia, oggi rappacificata.

Non è un caso che nell’operazione speciale contro i «nazisti» ucraini in Donbass [io preferisco la definizione “nazionalisti integralisti ucraini”] l’esercito russo metta in risalto le unità speciali cecene: un modo per rammentare che, dopo due terribili guerre, le rivendicazioni cecene sono state soddisfatte. Il presidente della Repubblica di Cecenia, Ramzan Kadyrov, esorta il suo popolo a vendicarsi delle esazioni commesse in Cecenia dai nazionalisti integralisti ucraini.

Il 15 agosto 2022 il presidente russo Vladimir Putin, acutamente consapevole della strategia occidentale, ha annunciato la convocazione a Mosca di una conferenza mondiale antinazista.

FONTE: https://www.voltairenet.org/article217761.html

Nuovi sviluppi dell’affare Hunter Biden

Aluglio, il senatore Repubblicano Chuck Grassley ha chiamato in causa un agente speciale dell’FBI, secondo lui implicato in un piano per screditare le informazioni contenute nel computer di Hunter Biden. In un’audizione al senato, il direttore dell’FBI, Cristopher Wray, si è dichiarato sconcertato dalle informazioni in possesso del senatore Grassley.

Intervistato il 25 agosto da Joe Rogan, il presidente e amministratore delegato di Meta (Facebook), Mark Zuckerberg, ha rivelato che l’FBI si era messo in contatto con la sua équipe per metterla in guardia sulla disinformazione russa e di aver per questo motivo censurato tutte le informazioni del New York Post sul contenuto del computer di Hunter Biden.

Il giorno successivo, il 26 agosto, l’FBI ha pubblicato un comunicato in cui riconosceva di aver messo in guardia i proprietari dei social network, ma in maniera generica, senza citare esplicitamente Hunter Biden. Il direttore dell’FBI, Cristopher Wray, ha licenziato uno dei suoi agenti speciali, Timothy Thibault, accusato di aver abusato del proprio ruolo per manipolare i media. Thibault si dichiara innocente e si dice sicuro che un’inchiesta approfondita metterà in luce che non ha commesso ciò di cui viene accusato.

Il 29 agosto i senatori repubblicani Chuck Grassley (Iowa) e Ron Johnson (Wisconsin) hanno scritto a Mark Zuckerberg per chiedergli precisazioni su quanto l’FBI ha detto alla sua équipe.

La vicenda suscita clamore perché il contenuto del computer sequestrato dall’FBI dimostra la corruzione di Hunter Biden e il coinvolgimento del padre. Ma, a inizio agosto, lanciatori di allerta hanno dichiarato al senatore Grassley che l’FBI aveva montato un piano per discreditare le informazioni provenienti dal computer di Hunter Biden per proteggere il padre, il presidente Joe Biden.

L’ex direttore dell’intelligence nazionale, Richard Grenell, ha sottolineato che nessun agente, tra la cinquantina di dipendenti dell’FBI che hanno dato istruzioni ai social network, aveva informazioni che permettessero di sospettare che le affermazioni del New York Post fossero disinformazione russa. Con questa dichiarazione Grenell smentisce i numerosi esponenti dell’intelligence che il 19 ottobre 2020 tentarono invece di far credere che l’affare Hunter Biden fosse disinformazione russa [1]..

Nel discorso in cui ha annunciato l’operazione militare speciale russa finalizzata a far rispettare la risoluzione 2202 in Ucraina, il presidente Vladimir Putin si è riferito a Hunter Biden (amministratore del gigante degli idrocarburi ucraino Burisma) e ai suoi amici, definendoli una «banda di drogati» che ha saccheggiato le ricchezze dell’Ucraina. In seguito, il ministro della Difesa russo ha pubblicato alcuni documenti che dimostrano come Hunter Biden, attraverso una società fondata con il figliastro dell’ex segretario di Stato John Kerry, ha pilotato per conto del Pentagono il programma militare di ricerche biologiche in Ucraina.

Donald Trump Jr., figlio dell’ex presidente Donald Trump, affronta la vicenda degli intrallazzi di Hunter Biden nel libro Liberal Privilege: Joe Biden and the Democrats’ Defense of the Indefensible, Gold Standard Publishing (2020).
L’inchiesta del New York Post è stata lo spunto per un altro libro: Laptop From Hell: Hunter Biden, Big Tech, and the Dirty Secrets the President Tried to Hide, di Miranda Devine, Post Hill Press (2021).

 

FONTE: https://www.voltairenet.org/article217900.html

 

 

 

STORIA

L’altra faccia di Winston Churchill

Winston Churchill, primo ministro del Regno Unito durante la seconda guerra mondiale e leader dell’opposizione conservatrice dopo la fine del conflitto, riteneva che, per intimidire il Cremlino e tenere in rispetto “il comunismo”, si dovessero lanciare bombe atomiche su città dell’Unione Sovietica.

Lo storico britannico Richard Toye ha scoperto negli archivi del New York Times diversi testi che fanno riferimento a un memorandum scritto da Julius Ochs Adler, ex ufficiale dell’US Army, diventato dopo la guerra redattore capo del quotidiano, sul contenuto di un’intervista a Churchill del gennaio 1951, ossia sei anni dopo la fine del conflitto e appena sei mesi prima del ritorno di Churchill alla carica di primo ministro.

Secondo Julius Ochs Adler, Churchill pensava che bisognasse usare la bomba atomica perlomeno su una città sovietica ogni 30.

Del resto Churchill non si limitava a raccomandare bombardamenti nucleari sull’Unione Sovietica. Il politico britannico pensava infatti di utilizzare la bomba atomica anche contro la Cina, all’epoca governata da Mao Zedong.

Si vedano anche:
− « La Seconde Guerre mondiale aurait pu prendre fin en 1943 », par Viktor Litovkine, Réseau Voltaire, 30 mars 2005.
− « Si l’Armée rouge n’avait pas pris Berlin… », par Viktor Litovkine, Réseau Voltaire, 1er avril 2005.

FONTE: https://www.voltairenet.org/article210808.html

 

 

 

 

Nagasaki: quando l’atomica rase al suolo la città più cristiana del Giappone

Agosto 9, 2022 posted by Guido da Landriano

Fungo atomico di Nagasaki

Oggi cade l’anniversario dello sgancio della seconda bomba atomica sul Giappone. La campagna atomica fu decisa da Truman dopo che il Giappone aveva rifiutato le condizioni presentate dagli alleati a Ptsdam a fine luglio, cioè una resa totale. A questo punto, dopo Hiroshima, fu deciso di utilizzare una seconda bomba atomica “Fat Man”, basata su una tecnologia diversa di implosione del materiale fissile disposto a sfera, da cui derivò il nomignolo.

Il 9 agosto 1945, un altro bombardiere americano B-29, il Bock’s Car, partì da Tinian trasportando Fat Man, la bomba a implosione di plutonio. L’obiettivo primario era l’Arsenale di Kokura, ma una volta raggiunto il bersaglio, si accorsero che era coperto da una pesante foschia e da fumo. Il pilota, il maggiore Charles Sweeney, si diresse verso l’obiettivo secondario, la fabbrica di siluri Mitsubishi a Nagasaki. Questa città era, tradizionalmente, il centro cristiano del Giappone. Qui la religione era giunta fin dal XVI secolo con i Gesuiti giunti coi mercanti portoghesi.

La bomba cadde nella stretta valle di Urakami, a nord-ovest del centro di Nagasaki. Esplose a circa 1.600 piedi sopra la cattedrale di Urakami alle 11:02. Delle 286.000 persone che vivevano a Nagasaki al momento dell’esplosione, 74.000 rimasero uccise e altre 75.000 riportarono gravi ferite. I danni furono meno estesi, poiché l’esplosione fu circoscritta dalla valle del fiume e in parte dal fatto che la bomba fu sganciata a circa 3 km dall’obiettivo. La bomba aveva una potenza stimata di 22 chilotoni. Ecco l’immagine della città prima e dopo lo sgancio.

Come a Hiroshima, nell’area vicina all’ipocentro, tutto ciò che era combustibile prese fuoco a causa dell’impulso termico, ma nessuna tempesta di fuoco estensiva inghiottì la città. A Nagasaki, quasi tutto ciò che si trovava nel raggio di mezzo miglio dall’esplosione fu distrutto, comprese le strutture pesanti. Più di un terzo dei 50.000 edifici nell’area bersaglio di Nagasaki furono distrutti o gravemente danneggiati. Anche la Mitsubishi Steel and Arms Works e la Mitsubishi Torpedo Plant furono completamente distrutte. Dopo l’esplosione su Nagasaki iniziò a cadere anche una pioggia nera.

Nel 1950, oltre 140.000 persone erano state uccise come conseguenza diretta del bombardamento atomico. A causa del caos totale dell’epoca e della perdita dei registri della popolazione di entrambe le città, le cifre delle vittime sono approssimative. Molti dei sopravvissuti ai bombardamenti sono rimasti segnati da cheloidi e danni invisibili dovuti all’esposizione alle radiazioni della bomba. Gli studi dimostrano che il cancro, in particolare la leucemia, ha colpito i sopravvissuti più spesso di quanto ci si aspetterebbe.

Questo fu, per fortuna, l’ultimo caso di utilizzo di una bomba atomica su un obiettivo civile. Era previsto lo sgancio di una terza bomba, ma fu cancellato per la resa del Giappone.

FONTE: https://scenarieconomici.it/nagasaki-quando-latomica-rase-al-suolo-la-citta-piu-cristiana-del-giappone/

 

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