RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 4 OTTOBRE 2019

https://it.sputniknews.com/opinioni/201910038147785-sorpresa-cinese-missili-piu-moderni-di-quelli-russi-o-usa/

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 4 OTTOBRE 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Non c’è proprio differenza tra giustizia e vessazioni?

GEORG Ch. LICHTENBERG, Osservazioni e pensieri, Einaudi, 1966, pag. 147

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/

 

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Tutti i numeri dell’anno 2018 e 2019 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com

 

 Precisazioni

 

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La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.

 

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EVENTO CULTURALE

 

SOMMARIO

La nuova minaccia si chiama “ius culturae”

L’Ue obbliga Facebook a eliminare contenuti illeciti

Alain Soral condannato a due anni di prigione per aver condiviso il video rap anti-Rothschild: “Gilets-Jaunes”. 1

Le vere ragioni della visita di Pompeo in Italia. 1

Sanità: Zingaretti fa il paladino in tv, ma poi taglia a tutto spiano. 1

Tutte le ‘ombre’ di Nicola Zingaretti 1

Non poteva permetterselo e si è disegnato da solo l’album delle figurine. 1

Otto e Mezzo, Nicola Porro dileggia Lilli Gruber: “Clamoroso scoop, al mare si va in costume”. 1

Scoop della Gruber: al mare si va in costume. 1

Sorpresa cinese: missili più moderni di quelli russi o USA?

Declassified Emails Reveal NATO Killed Gaddafi to Stop Libyan Creation of Gold-Backed Currency. 1

Gaddafi’s last words as he begged for mercy: ‘What did I do to you?’ 1

La nausea di Céline era vera, quella di Sartre molto meno. 1

Perché Elsa Morante è così importante. 1

L’Ue impone a Facebook di eliminare i commenti ritenuti illeciti o illegali 1

DEMOCRAZIA LIBERALE E CAPITALISMO MALATO.. 1

“Gli italiani infettano gli immigrati”. Ed è polemica sulla tesi di Burioni 1

11 BARCONI TUNISINI ASSALTANO LAMPEDUSA, POLIZIOTTO: “SBARCANO GALEOTTI TUNISINI E TG VE LO NASCONDONO”. 1

Greta: nuovo leader mondiale prevede catastrofe per la Russia. E non solo!

IL CANE DI CASALEGGIO.. 1

GRETA CREATURA DI ENRON.. 1

PROGRESSO TECNOLOGICO E GLOBALIZZAZIONE.. 1

RIBELLI SIAMESI /1. MASSIMALISMO ROSSO E NERO.. 1

RIBELLI SIAMESI /2. UTOPIA E REALTÀ.. 1

 

 

IN EVIDENZA

La nuova minaccia si chiama “ius culturae”

30.09.2019 Di Gian Micalessin

 

Pd e Cinque Stelle appoggiano un progetto della Boldrini per la concessione della cittadinanza ai figli di stranieri che a differenza dello “ius soli” non richiede nemmeno la nascita in Italia, ma solo la frequentazione delle nostre scuole. Una legge che rappresenterebbe un regalo ai trafficanti di uomini e un rischio per la sicurezza nazionale.

Altro che “ius soli” la vera minaccia oggi si chiama “ius culturae”. A volerlo è, ancora una volta, un Pd più preoccupato degli immigrati che degli italiani. Ma stavolta il meccanismo per far accedere alla cittadinanza migliaia di ragazzini figli di stranieri è ancora più perverso. Se lo “ius soli” si “accontentava” di trasformare in cittadini italiani i figli di stranieri nati nel nostro paese il nuovo progetto di legge cancella anche l’indispensabile requisito della nascita all’interno dei confini nazionali.

Grazie allo “ius cultarae” diventerebbe italiano qualsiasi minore straniero, nato in Italia o entrato nel nostro Paese entro il 12esimo anno di età, che abbia frequentato regolarmente, per almeno cinque anni, uno o più cicli di studi o seguito percorsi di istruzione e formazione triennali o quadriennali per la qualifica professionale. Al figlio di una coppia di migranti arrivato nel nostro paese a cinque anni basteranno insomma cinque anni di elementari per ottenere la cittadinanza.

La prima firmataria di un progetto che sembra studiato per rimettere in pista uno “ius soli” ancor più lassista e pericoloso è l’ex presidente della Camera Laura Boldrini appena transitata nelle file del Pd dopo l’addio alla sinistra di Liberi ed Uguali. I veri artefici della sua trasformazione in legge potrebbero essere però i 5 Stelle. Nella passata legislatura il Pd, temendo serie conseguenze elettorali, si era ben guardato dal portare all’approvazione lo “ius soli”. Stavolta sfruttando la copertura politica offertagli da un movimento Cinque Stelle deciso ad avvallare lo “ius culturae” il Pd sembra pronto ad accelerare il più possibile l’iter approvativo.

“Se per tagliare i parlamentari ci vogliono solo due ore, come dice Di Maio, per fare lo “ius soli” e restituire un diritto negato a tante persone ci vogliono solo pochi giorni” – ricorda Matteo Orfini incalzando da sinistra il suo stesso Pd.

A incoraggiare la sinistra contribuisce il sostegno dei vertici della Chiesa. “Lo ius culturae – afferma il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei – è da promuovere, perché l’integrazione, senza il riconoscimento da un punto di vista normativo

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https://it.sputniknews.com/opinioni/201909308141344-la-nuova-minaccia-si-chiama-ius-culturae/

 

 

 

 

 

 

 

L’Ue obbliga Facebook a eliminare contenuti illeciti

03.10.2019

La Corte di giustizia europea ha stabilito che i singoli Paesi possono costringere Facebook a eliminare i contenuti illegali. La decisione è stata presa in seguito al ricorso effettuato dallʼex leader del partito dei Verdi austriaci, Eva Glawischnig-Piesczek. La replica sui social: evitare di limitare la libertà d’espressione.

Questa la svolta, per alcuni versi storica, avvenuta oggi, che va ad aprire nuovi fronti nel complicato mondo giurisprudenziale che gira intorno al mondo dei social network. Secondo le disposizioni stabilite dalla Corte di giustizia europea, qualsiasi Paese europeo avrà, d’ora in poi, il diritto di imporre l’eliminazione di contenuti considerati illegali o illeciti, incluso quelli che incitano all’odio, impedendone la visione sia all’interno dell’Ue che in tutto il resto del mondo. Non solo, la Corte obbliga anche il social network stesso a operare autonomamente, qualora venisse a conoscenza della presenza, sulle proprie pagine, di informazioni illegali.

La decisione della Corte è arrivata dopo il ricorso effettuato dall’ex leader del Partito verde austriaco Eva Glawischnig Piesczek: dopo che la deputata aveva citato in giudizio il social network e richiedendo a Facebook di rimuovere contenuti diffamatori sul suo conto a livello globale, la Corte suprema austriaca si era di fatto rivolta alla Corte suprema europea che ha rivalutato la situazione.

I pro e i contro della sentenza

La sentenza, che secondo le parole della Corte non viola le norme europee né la libertà di espressione, è un brutto colpo per i colossi social come Facebook, il quale, fino ad ora, non aveva responsabilità di controllo ma solo di rimozione di contenuti in seguito a segnalazioni. “È un forte cambiamento rispetto al regime attuale, che prevedeva obblighi solo per i contenuti dichiarati illeciti e notificati alla piattaforma, ma non per quelli futuri”, dichiara Innocenzo Genna, esperto di policy digitali a Bruxelles.

Non solo, questa sentenza solleva molte questioni, come libertà d’espressione, censura e diritto internazionale: “Nessun problema per la rimozione di contenuti identici, ma dobbiamo intenderci su identico perché identico per un sistema automatizzato non è identico per un umano. C’è il rischio che venga rimosso un contenuto che contiene quello rimosso criticandone la pubblicazione” commenta l’avvocato Guido Scorza, presidente dell’Istituto per le politiche dell’innovazione.

Altro punto affrontato invece da Eline Chivot, analista presso il Center for Data Innovation, la quale ha detto che questa decisione rischia di aprire un vaso di pandora, poiché “ciò che è proibito in una nazione potrebbe non esserlo in un’altra, anche

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https://it.sputniknews.com/mondo/201910038150441-lue-obbliga-facebook-a-eliminare-contenuti-illeciti-/

 

 

 

 

 

 

 

 

Alain Soral condannato a due anni di prigione per aver condiviso il video rap anti-Rothschild: “Gilets-Jaunes”

3 Ottobre 2019 – Guillame Durocher
unz.com

 

La scorsa settimana, l’intellettuale nazionalista e anti-sionista francese Alain Soral è stato condannato a due anni di prigione per aver condiviso un video rap intitolato “Gilets-Jaunes“.

Il videoclip (guardatelo mentre ancora potete farlo) è tipico dei giubbotti gialli nella loro denuncia dei media francesi, delle élite politico-finanziarie e nel loro appello per la democrazia diretta, in particolare per il già noto e proposto Référendum d’Initiative Populaire, o RIC.

 

VIDEO QUI: https://youtu.be/rxFchAvqwK4

 

Nel video si chiede anche anche l’abrogazione della legge bancaria del giugno 1973, nota come legge “Pompidou-Rothschild,” in riferimento al presidente francese dell’epoca e alla banca d’investimento per cui lavorava. I critici [di questo provvedimento] sostengono che la legge ha ridotto la Francia alla schiavitù del debito, costringendola ad indebitarsi sui mercati finanziari, invece di favorire l’autofinanziamento attraverso la banca nazionale.

Il video mostra anche una pira su cui vengono simbolicamenti bruciati alcuni personaggi: il presidente Emmanuel Macron, vari media (TF1, Le Monde, BFMTV …), la banca Rothschild e, in modo più scabroso, potenti Ebrei appartenenti all’élite (Jacques Attali, Bernard-Henri Lévy, Patrick Drahi).

Il rapper sottolinea: “E se parliamo di media e di Macron, dovremmo parlare di Drahi. Il suo conto in banca è in Israele e qui non paga tasse.” Drahi, un oligarca franco-israeliano-portoghese, nato in Marocco e residente in Svizzera, negli ultimi anni ha acquisito una grossa fetta dei media francesi.

Nel caso in cui la denuncia del potere che le elite ebraico-globaliste e ebraico-sioniste hanno nella sfera finanziaria e nei media non fosse abbastanza esplicita, il video afferma anche: “Non stiamo parlando di una cosiddetta minoranza oppressa. Stiamo parlando della maggioranza deliberatamente trascurata [di lavoratori, agricoltori e pensionati] . . . La Francia ha deciso di liberarsi dei Rothschild.

Mentre vengono pronunciate le parole “la cosiddetta minoranza oppressa”, si vedono le immagini della cena annuale della CRIF, l’influente organizzazione francese ufficiale della lobby ebraica, un evento in cui la crème de la crème dell’élite politico-mediatica francese viene regolarmente a genuflettersi.

Il rapper elogia i “prolo patriotes” (lavoratori patriottici) che si stanno ribellando e denuncia gli oligarchi “parassiti” che si arricchiscono, mentre, allo stesso tempo, chiedono austerità alle masse. La canzone si conclude con: “I Francesi sono stufi di questi parassiti. I Francesi sono stufi, non sono razzisti. Rivolta nazionale!” L’autore è un certo “Goy Maleducato.”

Nel video sono inclusi diversi simboli filoarabi e filo-mussulmani. Drahi viene

 

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https://comedonchisciotte.org/alain-soral-condannato-a-due-anni-di-prigione-per-aver-condiviso-il-video-rap-anti-rothschild-gilets-jaunes/

 

 

 

 

 

 

 

Le vere ragioni della visita di Pompeo in Italia

Francesco Giubilei – 2 ottobre 2019

La visita del Segretario di Stato Mike Pompeo a Roma, il più importante rappresentante della politica estera del governo Trump, avviene in un momento molto delicato non solo per gli Stati Uniti ma per l’intero scenario geopolitico globale. Non è un caso che il suo arrivo in Italia sia in concomitanza con la celebrazione dei Settant’anni della Repubblica popolare cinese. Più che un segnale al nostro governo è un vero e proprio avvertimento come spiega il giornalista americano Andrew Spannaus: “sappiamo che l’amministrazione americana aveva posto precisi paletti all’esecutivo precedente sul tema molto delicato dei rapporti con la Cina. Ora Pompeo vuole avere garanzie sul posizionamento del nuovo governo, pur essendo il presidente del Consiglio lo stesso del governo precedente”.

La strategia di Pompeo è quella classica in diplomazia della “carota e bastone”: da un lato cerca garanzie sul posizionamento dell’Italia all’interno della Nato e nei confronti degli Stati Uniti con incontri e vertici, dall’altro è pronto a utilizzare i dazi commerciali (che andrebbero in prevalenza a colpire i prodotti Made in Italy) come strumento di ritorsione nel caso di una troppa apertura dell’Italia verso la Cina.

La stipula del memorandum della Via della Seta da parte dell’Italia come prima nazione occidentale durante il precedente governo ha allarmato non poco gli americani. La nostra posizione geografica al centro del Mediterraneo, la vicinanza con i Balcani e con la Grecia dove gli investimenti cinesi sono ingenti (in particolare sulle infrastrutture e i porti) e la firma dell’accordo con la Cina per uno snodo commerciale

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http://blog.ilgiornale.it/giubilei/2019/10/02/le-vere-ragioni-della-visita-di-pompeo-in-italia/

 

 

 

 

 

 

 

Sanità: Zingaretti fa il paladino in tv, ma poi taglia a tutto spiano

1 Marzo 2019

 

Zingaretti in tv fa il paladino dei cittadini, ma la Regione sulla sanità taglia a tutto spiano. Un esempio recente? La chiusura del punto di primo intervento negli ospedali di Ronciglione e Montefiascone.

Il deputato del Movimento 5 Stelle Gabriele Lorenzoni cita anche il caso dei due ospedali in provincia di Viterbo, per rispondere al presidente della Regione Lazio, che nei giorni scorsi, durante un’apparizione alla trasmissione “di  Martedì”, aveva affermato che non avrebbe permesso al governo nazionale di toccare i servizi pubblici per fare cassa. Tra questi la sanità.

“Evidentemente – attacca Lorenzoni sui social – Zingaretti non si è ricordato dei veri e recenti tagli fatti proprio da lui che hanno portato la sanità nel Lazio al collasso, la peggiore d’Italia”.

Lorenzoni cita il “Rapporto Oasi 2018”, curato dal Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale dell’Università Bocconi, nel quale per il Lazio “si evidenzia anche il record della mobilità passiva, quella dei viaggi della speranza in cerca di

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https://www.ilviterbese.it/2019/03/01/sanita-zingaretti-fa-il-paladino-in-tv-ma-la-regione-taglia-a-tutto-spiano/

 

 

 

 

 

Tutte le ‘ombre’ di Nicola Zingaretti

Da vincitore indiscusso delle competizioni elettorali a segretario del Pd. Ecco le luci e le ombre della carriera politica di Nicola Zingaretti

Francesco Curridori – Lun, 04/03/2019

 

Segretario della Sinistra giovanile, eurodeputato, presidente di provincia e presidente di Regione. Nicola Zingaretti, uomo di basso profilo, nella sua trentennale gavetta nelle file del Pci-Pds-Ds-Pd ha sempre ricoperto ruoli molto importanti ma mai decisivi.

Fino a oggi.

La carriera politica di Zingaretti

L’elezione a segretario nazionale del Pd rappresenta la prova di maturità per Zingaretti che ha vinto tutte le competizioni elettorali a cui ha partecipato e che detiene nel Lazio il suo personale “bottino” di voti. Nel 2008, mentre il centrosinistra perdeva Roma dopo 25 anni di governo, lui veniva eletto presidente della provincia. Nel 2013 sarebbe spettato a lui il compito di ‘riconquistarla’ ma la caduta della giunta di Renata Polverini lo obbliga a correre per il ruolo di presidente della Regione Lazio. Ruolo nel quale viene riconfermato un anno fa, proprio lo stesso giorno in cui il Pd renziano prendeva una sonora batosta alle Politiche. Vince di misura contro Stefano Parisi ma tanto basta a Zingaretti per sostenere di essere il primo e unico presidente del Lazio ad aver ottenuto la rielezione. Fin qui sembrerebbe di trovarsi di fronte a un fenomeno della sinistra più dura e pura, o come preferisce definirla, “plurale ed inclusiva”. In estrema sintesi: una sinistra antirenziana. Ma la realtà dei fatti, invece, ci pone davanti a un uomo dalle molteplici ombre.

Il malgoverno dell Regione Lazio

Non stiamo parlando delle inchieste nate dopo Mafia Capitale e per le quali il neosegretario del Pd ha ricevuto solo richieste di archiviazione da parte della Procura di Roma. Ci riferiamo, invece, al malgoverno della Regione Lazio. Prima di tutto non è affatto vero, come Zingaretti ha sostenuto nel corso della sua ultima campagna elettorale, che la sanità del Lazio sia più commissariata. Anzi, il ministro Giulia Grillo, solo

 

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http://www.ilgiornale.it/tutte-ombre-nicola-zingaretti-1656667.html

 

 

 

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Non poteva permetterselo e si è disegnato da solo l’album delle figurine.

La Panini lo ha premiato con un regalo unico

12 giugno 2019

Non aveva soldi per comprare l’album di figurine e lo ha disegnato da solo. La Panini lo ha scoperto e lo ha premiato!

Pedro è un bambino che adora il calcio e sognava di avere un album di figurine dei suoi giocatori preferiti, non avendo i soldi per comprarlo ha deciso di disegnarselo da solo! La Panini lo è venuto a sapere e, toccata dalla vicenda, ha deciso di fargli una piacevole sorpresa.

Questo ingegnoso bambino di 8 anni vive a Bauru, la città dove Pelé ha giocato all’inizio della sua carriera. Il piccolo è appassionato di questo sport come tanti suoi coetanei ma non ha la fortuna di essere nato in una famiglia con sufficienti risorse economiche per poter acquistare il classico album di figurine dei calciatori.

Fortunatamente, però, il piccolo è dotato di grande inventiva e creatività e, senza scoraggiarsi, decide di realizzare il proprio originalissimo album disegnandolo da solo, utilizzando un semplice quaderno senza copertina e ricalcando lo stile della Panini.

E, pensate, è riuscito a disegnare ben 126 figurine delle 682 che compongono l’album in commercio, raffigurando in maniera del tutto singolare campioni noti come Messi e Neymar ma anche gli stemmi delle varie nazionali e

 

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https://www.greenme.it/vivere/sport-e-tempo-libero/bambino-disegna-album-panini/

 

 

 

 

 

 

Otto e Mezzo, Nicola Porro dileggia Lilli Gruber: “Clamoroso scoop, al mare si va in costume”

3 ottobre 2019

Non smette di far discutere la “performance” di Lilli Gruber contro Matteo Salvini, nella puntata di Otto e Mezzo di martedì 1 ottobre, in onda su La7.

Scatenata come non mai, ha chiuso anche la puntata con quello che potrebbe essere definito un insulto sessista: rimproverando il leader della Lega per il fatto di andare in costume in spiaggia (sic), gli ha dato del ciccione. “Magari senza pancia“, ha chiosato la Gruber riferendosi alla prossima volta in cui si mostrerà in costume da ministro.

E ora, contro Lilli la rossa, piove l’affondo anche di Nicola Porro, che le dedica

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https://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/13511236/otto-e-mezzo-nicola-porro-lilli-gruber-matteo-salvini-clamoroso-scoop-mare-si-va-costume.html?wt_mc=sfoglio

 

 

 

 

 

Scoop della Gruber: al mare si va in costume

www.nicolaporro.it

Alessandro Gnocchi, 2 ottobre 2019

VIDEO QUI: https://youtu.be/9qijbY-oqH0 

Cari amici, la notizia più importante passata un po’ sotto silenzio – e il merito va dato ai cronisti di Otto e mezzo guidati da Lilli Gruber – è l’aver scoperto che la gente, di norma, sta in spiaggia in costume da bagno. Si tratta di una notizia che non ci aspettavamo e che ci coglie completamente di sorpresa. Forse meritava un reportage più articolato questa scoperta usata per mettere in difficoltà un ex ministro della Repubblica, presente in studio: tale Matteo Salvini.

Questi, infatti, avrebbe la colpa di essere stato al mare – nel mitico Papete – in costume da bagno e a panza scoperta.

Detto che la notizia ci lascia stupefatti, volevamo osservare che, a parti invertite

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https://www.nicolaporro.it/scoop-della-gruber-al-mare-si-va-in-costume/

 

 

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Sorpresa cinese: missili più moderni di quelli russi o USA?

03.10.2019 Di Dmitry Kornev

 

La Cina ha conseguito successi straordinari nella costruzione di missili. Negli armamenti dell’Esercito cinese sono presenti missili balistici intercontinentali che potrebbero raggiungere qualsiasi obiettivo dislocato in Eurasia od oltreoceano. Ed è persino probabile che quanto ad alcuni sistemi missilistici la Cina abbia superato Russia e USA.

Il primo ottobre 2019 a Pechino si è tenuta una maestosa parata militare dedicata al settantesimo anniversario della nascita della Repubblica Popolare Cinese. La parata tenutasi in piazza Tienanmen a Pechino ha visto la partecipazione di 15.000 soldati, 580 mezzi, 160 tra aerei ed elicotteri. Tuttavia, dal punto di vista militare il pezzo forte è stata la dimostrazione dei nuovissimi sistemi missilistici. Gli esperti sono stati colpiti in particolare dal drone ipersonico di ricognizione WZ-8 e dai sistemi missilistici equipaggiati con testata ipersonica DF-17, i missili da crociera ipersonici DF-1000 e i missili intercontinentali DF-41. Tutti questi sistemi non erano mai stati presentati prima d’ora.

Il drone da ricognizione WZ-8 non ha eguali al mondo

Di fatto non esistono ancora informazioni attendibili circa il nuovissimo drone da ricognizione WZ-8 presentato al pubblico per la prima volta in questi giorni. Si possono solo trarre alcune conclusioni circa le sue caratteristiche a partire dal suo aspetto esterno, dalle sue dimensioni e dagli scarsi dati presenti in Rete. Il drone è stato progettato seguendo il modello aerodinamico dei velivoli senza coda. Estremamente insolito è il fatto che, a giudicare dall’aspetto esterno, similmente ai missili da crociera sovietici degli anni ’60 e ’70, il drone sia equipaggiato con un motore a due tempi a propellente liquido. Inoltre, si osserva che il drone decolla non a partire da una piattaforma di lancio terrestre, ma da un vettore aereo: questo si evince dagli elementi del sistema di sospensione posizionati sull’area superficiale del drone.

È possibile ipotizzare che il drone raggiunga la velocità ipersonica: probabilmente, almeno 2-3 Mach. La quota di volo probabile del WZ-8 potrebbe essere di 20.000 m o più, mentre il suo raggio d’azione tenuto conto delle dimensioni e dell’eventuale riserva di carburante potrebbe raggiungere gli 800 km. È altamente probabile che il drone sia dual mode: al di fuori del territorio nemico potrà viaggiare a velocità inferiore per risparmiare risorse, mentre in fase di ricognizione all’interno dell’area presidiata dai sistemi di difesa missilistica del nemico ricorrerà a una modalità di volo a velocità più elevate. In tal modo, grazie all’elevata qualità aerodinamica del drone è possibile garantire un’autonomia di volo persino maggiore. A questa sarà necessario aggiungere anche l’autonomia di volo del velivolo vettore.

Si osservi che le moderne forze armate delle nazioni leader in campo bellico non dispongono di armamenti di questo tipo. La distruzione di simili droni risulterebbe difficile per i moderni sistemi di difesa contraerea, ma sarebbe comunque una missione realizzabile. Tuttavia, qualora la parte attaccata non disponesse di un moderno sistema di difesa contraerea, le incursioni di questi

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Declassified Emails Reveal NATO Killed Gaddafi to Stop Libyan Creation of Gold-Backed Currency.

Gaddafi’s last words as he begged for mercy: ‘What did I do to you?’

 

Declassified Emails Reveal Ghadaffi was brutally murdered because France wanted to maintain their financial stranglehold on African Nations.

One of the over 3,000 new Hillary Clinton emails released by the State Department on 2016 New Year’s Eve, contain damning evidence of Western nations using NATO as a tool to topple Libyan leader Muammar al-Gaddafi. The NATO overthrow was not for the protection of the people, but instead it was to thwart Gaddafi’s attempt to create a gold-backed African currency to compete with the Western central banking monopoly.

The April 2011 email, sent to the Secretary of State Hillary by unofficial adviser and longtime Clinton confidante Sidney Blumenthal with the subject line “France’s client and Qaddafi’s gold,” reveals predatory Western intentions.

The emails indicate the French-led NATO military initiative in Libya was also driven by a desire to gain access to a greater share of Libyan oil production, and to undermine a long term plan by Gaddafi to supplant France as the dominant power in the Francophone Africa region.

The Foreign Policy Journal reports:

The email identifies French President Nicholas Sarkozy as leading the attack on Libya with five specific purposes in mind: to obtain Libyan oil, ensure French influence in the region, increase Sarkozy’s reputation domestically, assert French military power, and to prevent Gaddafi’s influence in what is considered “Francophone Africa.”

Most astounding is the lengthy section delineating the huge threat that Gaddafi’s gold and

 

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https://www.kiafriqa.com/post/declassified-emails-reveal-nato-killed-gaddafi-to-stop-libyan-creation-of-gold-backed-currency?fbclid=IwAR1CEXb44mAVZbdcyw5xcdTG5RS0MlsZbyquBlUPs7XWKkDUXa2cKEYca1I

 

 

 

 

 

 

 

Gaddafi’s last words as he begged for mercy: ‘What did I do to you?’

 This article is more than 7 years old

As National Transitional Council fighters fought their way into Sirte, radio intercepts spoke of ‘an asset’ in the besieged city. But no one knew until the final moments that the deposed dictator was within their grasp

Peter Beaumont and Chris Stephen

Sun 23 Oct 2011

 

Unconscious or already dead, former Libyan leader Muammar Gaddafi is seen in this still image taken from video footage on 20 October, 2011. Photograph: Esam Omran Al-Fetori/Reuters

Osama Swehli is bearded and wears his hair long, tied back in a thick ponytail. A soldier with the National Transitional Council’s fighters in the Libyan coastal city of Sirte, his English is fluent from his time living in west London.

Until the fall of Sirte – Muammar Gaddafi’s home city – Swehli was one of those who listened in to the radio frequencies of the pro-Gaddafi defenders of the besieged city.

Twelve days ago, the Observer encountered Swelhi at a mortar position in Sirte close to the city’s still contested television station at the edge of District Two where the Gaddafi loyalists would be trapped in a diminishing pocket. “We know some of the call signs of those inside,” Swehli explained, as men around him fired mortars into the areas still under Gaddafi control.

“We know that call sign ‘1’ refers to Mo’atissim Gaddafi and that ‘3’ refers to Mansour Dhao, who is commanding the defences. We have an inkling too about someone known as ‘2’, who we have not heard from for a while and who has either escaped or been killed.” That person, he believed, was Abdullah Senussi, Muammar Gaddafi’s intelligence chief.

“There is someone important in there, too,” Swelhi said, almost as an afterthought. “We have heard several times about something called ‘the asset’ which has been moved around the city.” Precisely who and what “the asset” was now is clear, even if most government fighters in and around the city could not believe it at the time. They were convinced that Libya’s former leader was in all likelihood hiding in the Sahara desert. But the asset was Gaddafi himself, who would die in the city, humiliated and bloody, begging his captors not to shoot him.

 Intervening in Libya in 2011 was the right thing to do

Bernard-Henri Lévy

Already the last minutes in Gaddafi’s life have gained a grisly status. A spectacle of pain and humiliation, the end of the man who once styled himself the “king of the kings of Africa” has been told in snatches of mobile phone footage and blurry stills and contradictory statements. It is the longest of these fragments of a death – a jerky three minutes and more shot by fighter Ali Algadi on his iPhone and acquired by a website, the Global Post – that describes those moments in the most detail. A dazed and confused Gaddafi is led from the drain where he was captured, bleeding heavily from a deep wound on the left side of his head, from his arm, and, apparently, from other injuries to his neck and torso, staining his tunic red with blood. He is next seen on the ground, surrounded by men with weapons shouting “God is great” and firing in the air, before being lifted on to a pickup truck as men around him shout that the ruler for more than four decades should be “kept alive”.

There are other clips that complete much of the story: Gaddafi slumped on a pickup truck, face smeared with blood, apparently unconscious; Gaddafi shirtless and bloody on the ground surrounded by a mob; Gaddafi dead in the back of an ambulance. What is not there is the moment of his death – and how it happened – amid claims that he was killed by fighters with a shot to the head or stomach. By Friday, the day after he died, the body of the former dictator once so feared by his Libyan opponents was facing a final indignity – being stored on the floor of a room-sized freezer in Misrata usually used by restaurants and shops to keep perishable goods.

If there is an irony surrounding the death of Muammar Gaddafi, it is, perhaps, that he should have

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https://www.theguardian.com/world/2011/oct/23/gaddafi-last-words-begged-mercy?fbclid=IwAR3M6m7luH7kqoPPBJWsr9wz2s2b7SHRbdljGzXvg2MUkaghxyYXbD7sef0

 

 

 

 

 

 

CULTURA

La nausea di Céline era vera, quella di Sartre molto meno

Il breve ma attento studio di Jean-Pierre Richard rivela tutto il disgusto dello scrittore verso l’esistenza

Luigi Iannone – Mer, 02/10/2019

 

Pochi hanno avuto la fortuna di leggere Nausée de Céline di Jean-Pierre Richard, originariamente messo in appendice a La bella rogna, la traduzione italiana del Les Beaux Draps, edita nel 1982, e subito ritirata dal mercato per una questione di diritti.

Louis F. Céline

Positivamente recensito da Le Figaro magazine in occasione della sua ristampa nel 2008 («Si contano a bizzeffe gli studi dedicati all’autore del Viaggio al termine della notte, ma se dovesse restarne uno solo, forse sarebbe proprio questo qui, quel Nausea di Céline, che regge in meno di 100 pagine»), questo piccolo gioiello viene ora finalmente riproposto nel nostro paese dalle Edizioni Passaggio al bosco.

Ed è evidente sin dal titolo che col termine «nausea» si preavverte il lettore del riferimento a Sartre e all’ostilità reciproca. Un odio che si innesca nel 1945, quando questi cuce sull’altro un vestito da antisemita al soldo dei nazisti, e quello replica con uno spassoso e spietato pamphlet (All’agitato in provetta).

Richard utilizza tale termine riconnettendolo a quella vicenda ma ha il merito di andare oltre, tentando di decrittare attraverso il suo significato metaforico la condizione umana nell’immaginario di Céline. E Sartre serve appunto da termine di paragone. Se infatti il suo disgusto d’esistere si muove intorno ad una dimensione metafisica e non scade mai nella decifrazione dell’epidermide, il dottor Destouches si muove nel solco sensoriale degli eventi. Ed è la carneficina della guerra, ben decritta nel suo Voyage, a rivelargli la centralità della carne e di tutto ciò che è primordiale e materiale. Quello fu il primo contatto con la nausea, la rivelazione che il corpo è in realtà solo «carne destinata al sacrificio». Quando Bardamu, nelle prime pagine, giunge in un macello all’aria aperta dove si taglia il cibo della truppa, così lo descrive: «Ce n’era per chili di trippe esposte, di grasso in fiocchi gialli e pallidi, di montoni sventrati

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http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/nausea-c-line-era-vera-sartre-molto-meno-1761636.html

 

 

 

 

 

 

 

Perché Elsa Morante è così importante

17 SETTEMBRE 2019

AUTORE: MANUEL SANTANGELO

 

Proprio come il protagonista dell’Isola di Arturo, neanche Elsa Morante frequentò le scuole elementari, passò invece l’infanzia al Testaccio, storico quartiere popolare di Roma. E forse è proprio lì, al numero 7 di via Anicia che affondano le ragioni di quell’amore viscerale che ha sempre legato Morante all’umanità più autentica. La scrittrice che odiava i cocktail, le riunioni e tutto quello che appariva obbligato e formale, che considerava vero scrittore solo chi “di tutto si interessa, fuorché di letteratura”, aveva l’obiettivo di dar voce a quell’universo povero ma sincero in cui era cresciuta. Sulla rivista Nuovi Argomenti, nel 1959, spiegava che “la sua massima aspirazione [era] rappresentare la realtà”. Così i suoi personaggi, come tutti i buoni personaggi della letteratura, presentano sempre una psicologia realistica e sono accomunati dal fatto che, come lei, della storia rifiutano “dottrina, strutture e istituzioni”. E in quest’ottica il libro che meglio racconta Elsa Morante come scrittrice e anticonformista è La Storia, con la esse maiuscola. Un’opera tarda, uscita nel 1974 dopo una lunga gestazione: un’epopea collettiva dove si concretizza il suo desiderio di raccontare un microcosmo in cui i veri protagonisti sono personaggi umili e onesti, in balia dei capricci di una storia manovrata dal potere.

Carlo Bo fu entusiasta di questa ambizione e, già qualche giorno dopo l’uscita, scrisse sul Corriere: “Ecco un libro che resterà e avrà un peso ben preciso non soltanto per chi lo ha scritto ma anche e soprattutto per i suoi lettori che saranno molti e non lettori scelti, lettori-addetti ai lavori ma lettori comuni, suscettibili di accettare e sviluppare sentimenti e reazioni d’ordine politico in senso alto, meglio morali”. La Morante aveva voluto espressamente che il libro uscisse subito in edizione economica, proprio per arrivare a quante più persone possibile e scardinare l’idea che la cultura fosse un’esclusiva di pochi. La Storia annoverava tra i suoi protagonisti gli ultimi e si doveva far sì che anche loro potessero, se non leggerlo, almeno parlarne. Il libro si apre con una chiara dichiarazione di intenti in questo senso. A mo’ di dedica si trova infatti una citazione del poeta peruviano César Vallejo: Por el analfabeto a quien escribo, “All’analfabeta per cui scrivo”.

Nella primissima edizione del libro si trovava poi un’altra frase che risulta essere un’indicazione utile per capire questo libro: in copertina, sotto un’iconica foto di Robert Capa, Morante fece scrivere “uno scandalo che dura da diecimila anni”. Lo scandalo cui si faceva riferimento era quello rappresentato proprio dal potere, nell’accezione più ampia possibile. Sono il potere e il suo desiderio che da sempre annientano gli uomini, soprattutto quelli più umili e destinati a subirlo. Come spiegò la scrittrice in una conferenza trascritta col titolo “Pro o contro la bomba atomica”, il compito dell’arte era quello: “Di impedire l’autodistruzione della coscienza umana” attraverso il potere.

Nella nota introduttiva alla prima edizione americana del suo libro spiega: “Essendo, per mia natura poeta, io non ho potuto fare altro, anche qui, che un’opera di poesia. E in proposito l’esperienza m’insegna che purtroppo anche la poesia può, a molti, servire da alibi. Come se la poesia dovesse accontentarsi della propria ‘bellezza’, fosse solo un arabesco elegante tracciato su una carta. Allora io devo avvertire che questo libro, prima ancora che un’opera di poesia, vuol essere un atto di accusa, e una preghiera”. Morante era convinta che l’arte, anche sotto forma di scrittura, si potesse considerare il contrario della disgregazione e fosse quindi necessaria per disinnescare “l’occulta tentazione di disintegrarsi” propria dell’umanità contemporanea.

“Il potere e la violenza sono tutt’uno”, fa dire l’autrice al suo alter ego Davide Segre, la pulsione a distruggere e distruggersi nasce proprio da questo connubio. Non è un caso che il libro inizi con un atto violento: lo stupro da parte di un giovane soldato tedesco alticcio, che mette incinta la timorosa maestra Ida prima di morire in Africa, vittima di un potere ancora più grande e violento. Attraverso il racconto delle vicissitudini di personaggi come la debole Ida, l’autrice racconta le vicende del secondo conflitto mondiale e ne evidenzia il principale paradosso: coloro che non volevano la guerra, sono stati costretti a subirla in nome della folle sete di potere di pochi.

Ida si trova a gestire da sola due figli molto diversi in un periodo difficile: il piccolo Useppe, frutto della violenza del soldato tedesco, rappresenta insieme al bestiario di cani e gatti inventato dalla Morante l’innocenza e la purezza. Come tutto ciò che è naturale e spontaneo, Useppe è simbolo di una bellezza sincera e portatrice di speranza. In una pagina di diario, Morante commentava così l’affermazione dell’amato Moravia, che le aveva detto che gli abeti erano brutti: “Che pazzia è questa! Un albero, un animale, un bambino sono sempre belli. Quello che è naturale è sempre bello”. La scrittrice credeva infatti nell’autenticità come antidoto a una società che, come diceva anche l’antropologa Mary Douglas, “più è investita di potere, più disprezza i processi organici sui quali è fondata”.

L’altro figlio di Ida, avuto dal precocemente scomparso marito Alfio, è Nino, che all’inizio del libro si professa fascista pur avendo origini ebraiche, senza avere idea di cosa realmente significhi: abbraccia il fascio solo perché gli sembra la maniera più facile per incanalare la sua voglia di vivere nella maniera più piena. L’errore di Nino lo accomuna a Marco, il protagonista di Tiro al piccione, film d’esordio di Giuliano, recentemente restaurato e ripresentato a Venezia: entrambi i personaggi sono spinti al Fascismo da confuse idee patriottiche e da una difficile

 

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https://youmanist.it/categories/cultura/elsa-morante

 

 

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

L’Ue impone a Facebook di eliminare i commenti ritenuti illeciti o illegali

La Corte di Giustizia europea ha stabilito che d’ora in poi qualunque Paese può ordinare a Facebook di eliminare post, fotografie e video che contengono contenuti ritenuti illeciti

Aurora Vigne – Gio, 03/10/2019

 

Una decisione che riguarda Facebook e che cambierà tutto. È quella della Corte di Giustizia europea, che ha stabilito che d’ora in poi qualunque Paese può ordinare a Facebook di eliminare post, fotografie e video.

Ma andiamo con ordine. La sentenza avrà come conseguenza che i Paesi potranno espandere i divieti su contenuti ritenuti illegali oltre i confini nazionali.

La decisione della Corte arriva in seguito alla denuncia dell’allora deputata austriaca Eva Glawischnig Piesczek, che aveva citato Facebook Ireland dinanzi ai giudici austriaci. La politica chiedeva che venisse ordinato a Facebook di cancellare un commento pubblicato da un utente su tale social network, ritenuto lesivo del suo onore, nonché affermazioni identiche e dal contenuto equivalente. A fronte di tale situazione, l’Oberster Gerichtshof (Corte suprema, Austria) ha chiesto alla Corte di Giustizia europea di interpretare la direttiva sul commercio elettronico.

Repubblica riporta inoltre il commento di un esperto di policy a Bruxelles: “Si tratta di una decisione molto importante in tema di responsabilità delle piattaforme social, in particolare Facebook, per la quale è stato previsto un obbligo, dietro richiesta di un giudice, di monitorare l’attività dei propri utenti al fine di evitare la proliferazione di contenuti illeciti identici o similari. Il punto di partenza sarebbe però un contenuto illecito riconosciuto da un giudice nazionale”, dice Innocenzo Genna.

Secondo quanto disposto dalla Corte, ora il social dovrà rimuovere “le informazioni oggetto dell’ingiunzione o di bloccare l’accesso alle medesime a livello mondiale, nell’ambito del diritto internazionale pertinente, di cui spetta agli Stati membri tener conto”.

Ma andiamo con ordine. La sentenza avrà come conseguenza che i Paesi potranno espandere i divieti su contenuti ritenuti illegali oltre i confini nazionali.

La decisione della Corte arriva in seguito alla denuncia dell’allora deputata austriaca Eva Glawischnig Piesczek, che aveva citato Facebook Ireland dinanzi ai giudici austriaci. La politica chiedeva che venisse ordinato a Facebook di cancellare un commento pubblicato da un utente su tale social network, ritenuto lesivo del suo onore, nonché affermazioni identiche e dal

 

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http://www.ilgiornale.it/news/cronache/lue-impone-facebook-eliminare-i-commenti-ritenuti-illeciti-o-1762815.html

 

 

 

 

 

ECONOMIA

DEMOCRAZIA LIBERALE E CAPITALISMO MALATO

Cristofaro Sola03 ottobre 2019

 

A proposito di democrazia liberale, è bene che se ne discuta. Tuttavia, sarebbe opportuno farlo tralasciando romantici ritorni di fiamma ottocenteschi, a cominciare dalla messa in discussione della natura dell’odierno capitalismo al quale il pensiero liberale è indissolubilmente legato. Se oggi gli istituti della democrazia occidentale si vedono minacciati dall’avanzata dei sovranismi, dei populismi e delle teorie sulla democrazia illiberale la principale ragione è il fallimento del modello capitalistico.

Dopo la caduta del muro di Berlino e il dissolvimento dello spauracchio sovietico l’economia di mercato non ha centrato l’obiettivo di far progredire l’umanità nel benessere, come pure i fautori del liberismo avevano pronosticato dovesse avvenire, garantendo al genere umano di progredire in pace e in prosperità. Al contrario, una volta cancellato il rischio della vittoria su scala globale dell’utopia comunista, la concentrazione capitalistica ha accresciuto il suo potere globale, aumentando la precarizzazione del lavoro, le disuguaglianze e provocando lo scivolamento nella povertà di segmenti significativi dei ceti medi produttivi tradizionali con il conseguente incremento del disagio sociale. È stata vulnerata la struttura portante del capitalismo, cioè la capacità di migliorarsi costantemente in virtù della libera concorrenza tra le imprese. Hanno preso piede opachi oligopoli che hanno conquistato rendite di posizione sfruttando la debolezza della politica e la corruttibilità dei politici. Cosicché a un ristretto numero d’individui è stato permesso di arricchirsi a scapito della stragrande maggioranza degli esseri umani. Ma non è scritto nelle Tavole della Legge che i popoli debbano subire passivamente le conseguenze della distorsione di un sistema in origine corretto e universalmente desiderabile. Sta nell’ordine delle cose la sollevazione degli sfruttati.

La crisi della globalizzazione è stato il campanello d’allarme suonato nelle stanze dei bottoni del capitalismo arrembante, neoliberista e mercatista, perché provvedesse ad autoriformarsi prima che la reazione immunitaria delle comunità producesse efficaci anticorpi. Per enfatizzare il cambio di passo del capitalismo si potrebbe asserire che la Storia ha chiamato e le menti più brillanti del capitalismo occidentale

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http://opinione.it/economia/2019/10/03/cristofaro-sola_capitalismo-pensiero-liberale-democrazia-occidentale-sovranismi-populismi-globalizzazione-martin-wolf/

 

 

 

 

 

IMMIGRAZIONI

“Gli italiani infettano gli immigrati”. Ed è polemica sulla tesi di Burioni

Il virogolo Roberto Burioni sul suo sito Medical Facts sostiene che “siamo noi italiani a trasmettere batteri agli immigrati”. Ma le sue parole fanno discutere

Luca Romano – Mer, 28/11/2018

Il virogolo Roberto Burioni sul suo sito Medical Facts sostiene che “siamo noi italiani a trasmettere batteri agli immigrati”.

Di fatto, come riporta La Verità, l’articolo apparso sul sito di Burioni cita una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet Infectious Diseases, una edizione che si occupa proprio di malattie infettive. Sul suo sito Burioni scrive: “I batteri resistenti – tenetevi forte –, i migranti li contraggono quando sono costretti a vivere, pigiati con altre centinaia di persone, in condizioni inumane in Paesi in cui i batteri resistenti agli antibiotici sono presenti in maniera molto abbondante. Indovinate qual è uno di questi Paesi? Avete indovinato: l’Italia, che non solo è un luogo di primo approdo per i migranti, ma anche un Paese (insieme alla Grecia), che primeggia in Europa per la presenza di questi pericolosissimi batteri resistenti ai farmaci.

Dunque, non siamo noi che prendiamo questi pericolosi batteri dagli immigrati (le evidenze di trasmissione alle popolazioni locali sono ancora molto scarse)”. Una tesi di certo abbastanza forte che ha fatto parecchio discutere. Quelle del virogolo sono

 

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http://www.ilgiornale.it/news/cronache/italiani-infettano-immigrati-ed-polemica-sulla-tesi-burioni-1608703.html

 

 

 

 

 

11 BARCONI TUNISINI ASSALTANO LAMPEDUSA, POLIZIOTTO: “SBARCANO GALEOTTI TUNISINI E TG VE LO NASCONDONO”

SETTEMBRE 30, 2019

’annuncio dell’apertura dei porti italiani ha scatenato i tunisini. Che, sappiamo, essere in larga parte ex detenuti.

Altri due barchini, con a bordo 15 e 16 tunisini, sono infatti stati avvistati stanotte, a poca distanza dalla costa di Lampedusa, da una motovedetta della Guardia di finanza che li ha guidati in porto. In poco più di 24 ore, a partire da sabato sera, si sono registrati complessivamente 11 approdi di clandestini sull’isola.

VIDEO QUI: http://vs.ansa.it/sito/video_mp4_export/i20190929134538022.mp4?_=1

Oltre 200 clandestini erano arrivati a Lampedusa in appena 12 ore su 9 barconi arrivati uno dietro l’altro ognuno con 20-25 clandestini, sbarcati direttamente in porto o sulle spiagge dell’isola: una vera e propria operazione militare.

Ieri, anche una quarantina di clandestini – che hanno dichiarato di essere algerini – erano sbarcati in Sardegna su più barchini.

L’unica nota positiva della giornata è la guardia costiera libica che ha riportato indietro un barcone con 70 invasori a bordo. Mentre un altro con 50 sarebbe dato per disperso. È un attacco senza precedenti. Con Salvini, arrivavano in un mese! Come accade in Grecia:

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https://voxnews.info/2019/09/30/11-barconi-tunisini-assaltano-lampedusa-poliziotto-sbarcano-galeotti-tunisini-e-tg-ve-lo-nascondono/

 

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Greta: nuovo leader mondiale prevede catastrofe per la Russia. E non solo!

03.10.2019

La ragazzina svedese, diventata ufficialmente la persona più rilevante del pianeta la settimana scorsa, è balzata agli onori della cronaca a livello globale.

Il primo ministro australiano, commentando le dichiarazioni di Greta Thunberg, mette in guardia i giovani dall’“inutile panico” ambientalista. Greta Thunberg dovrebbe unirsi ai sindacati di modo che la sua battaglia possa essere al contempo utile per il clima e per i diritti dei lavoratori. Questo l’invito dei giornalisti radical chic. Solamente così si può riportare una vittoria.

Greta Thunberg ha sfidato a suon di battute anche Donald Trump. Il presidente americano, commentando le lacrime di rabbia della ragazzina, ha affermato che si tratta di “una ragazzina felice che vuole un futuro bellissimo e roseo”. Thunberg in risposta ha sostituito la descrizione del suo profilo Twitter con questa frase di Trump.

I media stanno tentando di capire come sia possibile che una “ragazzina strana” che solo un anno fa dava fastidio da sola alle granitiche istituzioni svedesi si sia tramutata nella persona più rilevante del pianeta. E durante le loro ricerche hanno scoperto l’incredibile lavoro portato a termine da veri e propri professionisti della pubblicità.

Greta Thunberg è l’“anti-Trump”, riportano alcuni dei media più importanti. Greta è focalizzata su un futuro possibile, mentre Trump su un passato immaginario.

In linea di massima, indipendentemente dai passi che percorrerà in futuro questa ragazzina svedese, il fenomeno a lei collegato ha già preso avvio. Più di un milione di studenti in tutto il mondo stanno scendendo in strada con una certa frequenza per i cosiddetti “scioperi per l’ambiente” invece che andare a scuola. Gli adulti in giacca e cravatta ascoltano i rimproveri dei giovani senza darci troppo peso, mentre le grandi multinazionali tacciono spaventate.

I conservatori, i difensori dei combustibili fossili e delle bistecche succose il venerdì, non possono dire nemmeno una parola a Greta perché la pagherebbero cara. Infatti, da qualunque lato la si guardi, Greta è un’icona ideale.

È una ragazzina e nessuno potrebbe trovare suoi scheletri nell’armadio: infatti, non ha alcun precedente.

È una ragazzina con la sindrome di Asperger: ovvero è indifesa e questa è la sua più grande corazza. Infatti, chiunque la critichi per la sua sindrome, è destinato alla pubblica gogna.

In una diretta di Fox News uno degli invitati l’ha definita, senza pensarci, una “malata di mente”. In risposta, il canale televisivo, scusandosi pubblicamente, ha promesso che quella persona non avrebbe più partecipato alle trasmissioni del canale.

È una giovane studentessa: ossia, le sue dichiarazioni non possono essere criticate

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https://it.sputniknews.com/mondo/201910038146197-greta-nuovo-leader-mondiale-prevede-catastrofe-per-la-russia-e-non-solo/

 

 

 

 

 

 

 

POLITICA

IL CANE DI CASALEGGIO

di Pietro Di Muccio de Quattro – 03 ottobre 2019

 

Il pensiero politico dei grillini è basato sul credo della fine delle ideologie. “Il Movimento 5 Stelle non è né di destra né di sinistra”, amano vantarsi. Il che è pur sempre un’ideologia, a parte il residuale centrismo. Parlando della loro classe dirigente, una marchiana contraddizione salta subito all’occhio della nostra mente, e cioè quella che consiste nella vera e propria ideologia, nel pieno senso della parola, professata da Davide Casaleggio, il guru pensante e decidente del grillismo in atto.

Ci riferiamo alla “democrazia digitale”, il cui embrione, in ambito partitico, sta nella piattaforma elettronica dell’associazione Rousseau. Il semplice fatto di auto-attribuirsi il nome del filosofo francese forse più ideologico depone irrimediabilmente contro la pretesa di presentarsi a-ideologici o antiideologici.

Nella lunga lettera (una pagina intera, quasi un piccolo saggio) al Corriere della Sera del 17 settembre 2019 “I 7 paradossi della democrazia. A sbagliare non è mai chi vota”, Casaleggio, elencando e spiegando tali paradossi, ritiene d’individuare i difetti della democrazia insanabili, è da presumere, nelle condizioni date, ma sanabili invece attraverso la “democrazia digitale” estesa all’ambito nazionale. Scorrendone la formulazione dell’ideologo grillino, se ne ricava che i suoi paradossi non sono né verità nascoste né verità sorprendenti, talché già definirli paradossi è paradossale, mentre a noi piuttosto sembra appropriato qualificarli paralogismi, cioè falsi ragionamenti dovuti ad equivoci ed illusioni, solo in apparenza veri. Seppure concedessimo che quei paradossi implicassero il significato sottinteso da Casaleggio e seguaci (forse qui meglio chiamarli followers!), constateremmo che ognuno dei descritti paradossi, rectius difetti, della democrazia reale si attaglia pure alla millantata “democrazia digitale”: dalla partecipazione alle decisioni fino alle conoscenze per decidere a ragion veduta, per non dire della profusione di proposizioni contorte e oscure come questa: “Che si parli di riunioni degli azionisti di un’azienda o di un partito politico, i delegati o i rappresentanti scelti sono soluzioni temporanee a un problema legato all’efficienza decisionale, non all’incompetenza nel saper decidere cosa è meglio”.

Citando il padre, Casaleggio crede di schermirsi col dire che “scambiare per dittatura la democrazia diretta è come affermare che Gandhi era un pericoloso sovversivo antidemocratico”. Noi lasceremmo fuori Gandhi pure da una similitudine siffatta, per giunta così azzardata, visto che la democrazia diretta evoca piuttosto i soviet, e sappiamo com’è andata a finire. Sulla scia della celebre distinzione di Constant tra la libertà degli antichi e la libertà dei moderni, istituiremmo invece il parallelismo tra la democrazia degli antichi, diretta, e la democrazia dei moderni, rappresentativa, per inferirne che la “democrazia digitale” non è affatto un terzo genere di democrazia bensì un atavismo mal vestito di modernità, aspirando a realizzare un’agorà integrale mediante click continuativi quanto ossessivi.

La democrazia diretta al tempo del web risulta una pura formulazione verbale. Infatti

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http://opinione.it/editoriali/2019/10/03/pietro-di-muccio-de-quattro_m5s-classe-dirigente-casaleggio-democrazia-digitale-associazione-rousseau/

 

 

 

 

 

 

 

GRETA CREATURA DI ENRON

Maurizio Blondet  3 Ottobre 2019

Mi è stato rimbalzato questo:

 

Qualche mio lettore ha visto la puntata dei Simpson dove appare questa circostanza?  Quando è stato?

In quale contesto?

Perché come ricorderete ci sono state anticipazioni profetiche degli autori della molto sofisticata e intelligente serie di comics.

Non si vuol credere che un certo gruppo possieda facoltà preternaturali, capace di oscuri miracoli.  O si tratta di una specialità dello straordinario mondo di Hollywood chiamato “Programmazione Predittiva?”.  Qualcosa di molto simile alla magia.  Possiamo parafrasare l’Amleto: “Ci sono più cose nell’intelligence di quante ne sappia la tua filosofia, Orazio”.

L’amico e scrittore Nicolas Bonnal ha segnalato che le circostanze della selezione di Greta erano state raccontate in un romanzo di John Hersey, datato 1960, intitolato “The Child Buyer”, il compratore del bambino. Dove si parla appunto di un bambino disturbato mentale ma anche super-intelligente di una cittadina americana, che un addetto di una grande impresa chiamata “United Lymphomilloid, sinistro conglomerato che gestisce un  progetto di sicurezza  nazionale per il governo”  cerca  di comprare,  per  un progetto che non viene mai chiaramente enunciato.

 

Ora sappiamo per certo che Greta Thurnberg è stata, se non comprata,  affittata dai suoi genitori,  l’attore Svante Thunberg e la cantante lirica Malena Ernman, coppia nota dell’ultrasinistra svedese, ad una entità chiamata “We don’t have time”, il cui scopo dichiarato è “rendere responsabili del cambiamento climatico governanti e imprese”, che utilizza la fissazione della piccola autistica  sul riscaldamento climatico. I genitori così hanno procurato alla piccola, malata di Asperger, una occupazione remunerata.

Come è stata selezionata Greta per la sua utile fissazione? Nel maggio 2018  il primo quotidiano svedese, Svenska Dagbladet, lancia un concorso per il miglior tema sull’ambiente, e la ragazzina ha vinto il secondo premio.  Un militante climatico-ecologico,  di nome Bo Thorén, leader del gruppo Fossil Free Dalsland, avvicina i vincitori del concorso con la proposta di insegnare “ uno “sciopero

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https://www.maurizioblondet.it/greta-creatura-di-enron/

 

 

 

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

PROGRESSO TECNOLOGICO E GLOBALIZZAZIONE

 

Villy de Luca (*)01 ottobre 2019

 

Progresso tecnologico e globalizzazione hanno influenzato il mercato e innescato la quarta rivoluzione industriale. Un nuovo paradigma è tutt’ora in evoluzione. Di certo impone un nuovo significato di “fare impresa” e obiettivi coerenti da perseguire. In tutte le sedi tecniche si concorda su un ruolo dell’impresa, nel XXI secolo, capace di non sacrificare il valore sociale ai numeri del conto economico e dello stato patrimoniale. L’obbiettivo è delineare nuovi percorsi, all’interno dei quali, l’impresa italiana possa garantirsi uno sviluppo equilibrato fra innovazione ed etica.

La globalizzazione offre opportunità di crescita che aumenta in progressione aritmetica ma costringe ad affrontare difficoltà che aumentano in progressione geometrica. Se, da un lato, l’abbattimento dei confini geografici permette alle aziende italiane di vendere prodotti e servizi ad una platea sempre più ampia, dall’altro apre il mercato nazionale a concorrenti esteri che spesso operano in contesti sociali e legislativi radicalmente diversi. Il “premio in palio” per il vincitore è sicuramente più ricco, ma risultare vincitore nel mercato è sempre più difficile.  

In questo contesto le imprese italiane sono in difficoltà anche perché poco supportate dalle politiche fiscale e tecnologica. Il mercato globale consente alle imprese di affermarsi se sono capaci di sviluppare il loro business secondo due direttrici alternative, entrambe potenzialmente vincenti: diminuzione del prezzo a parità di qualità del prodotto o servizio offerto, ovvero aumento della sua qualità a parità di prezzo.

Data la scarsità delle nostre risorse primarie e il costo elevato della manodopera (per un eccessivo costo del lavoro) il mercato ha indotto le piccole e medie imprese italiane a focalizzarsi sulla qualità del prodotto. Sarà pure un

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http://opinione.it/economia/2019/10/01/flavio-de-luca_globalizzazione-etica-impresa-innovazione-mercato-brand-gaetano-zambon/

 

 

 

 

STORIA

RIBELLI SIAMESI /1. MASSIMALISMO ROSSO E NERO

di Gustavo Micheletti – 11 settembre 2019

 

 

Il saggio di Paolo Buchignani Ribelli d’Italia rivela le contiguità politiche che nel nostro recente passato hanno caratterizzato i rapporti tra le varie tipologie di ribellismo rivoluzionario di destra e di sinistra, fornendoci una chiave per comprendere meglio non solo la storia italiana nell’ultimo secolo e mezzo, ma anche gli scenari politici attuali.

La battaglia politica condotta da massimalisti e comunisti contro la componente riformista e socialdemocratica del socialismo italiano ha avuto un ruolo e un rilievo fondamentali per la successiva storia nazionale ed europea. Quando in Europa, all’inizio degli anni venti, i comunisti e i socialisti massimalisti volevano conquistare il potere con la violenza rivoluzionaria, i socialdemocratici e i socialisti riformisti, che i primi bollavano spesso come revisionisti o socialfascisti, accettavano la democrazia liberale e parlamentare. Ma se in Europa questi secondi ebbero ben presto la supremazia sui primi, questo non avvenne in Italia, né prima, né durante, né dopo il ventennio fascista. All’interno del Psi i massimalisti erano sempre stati in maggioranza e “la componente riformista di Turati e Matteotti uscirà soltanto nel 1922, alla vigilia della «marcia su Roma», troppo tardi per incidere positivamente sulla crisi politica e impedire l’avvento del fascismo”.

Il trattamento sprezzante riservato ai riformisti dalla componente maggioritaria e massimalista del Psi sarà adottato anche da Gramsci all’interno del suo partito: “I riformisti e gli opportunisti – scriveva su L’ordine nuovo – nonostante la loro pretenziosa fraseologia scientifica, sono completamente usciti dalla tradizione della dottrina marxista e rappresentano, nel campo della lotta operaia organizzata, un’infiltrazione di agenti ideologici del capitale”.

Le ideologie rivoluzionarie che costituiscono la matrice comune da cui, durante i primi decenni del Novecento, prenderanno spunto in Italia le posizioni politiche di comunisti e fascisti sono (oltre al già sedimentato pensiero di Mazzini, Marx, e poi Lenin e Bakunin) il pensiero e l’iniziativa politica di Alfredo Oriani, le opere di Gobetti, dei vociani e dei futuristi, dei sindacalisti rivoluzionari e dei socialisti massimalisti. Le loro analisi teoriche e i loro programmi politici dettero vita ad un humus culturale fecondo e inquieto, fervido di concezioni della società e della storia che hanno spesso diversi elementi in comune e che hanno anche reso possibili collaborazioni e amicizie tra personalità politiche assai diverse.

Il libro di Paolo Buchignani – docente di Storia Contemporanea presso l’Università per stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria – ha il grande merito di fornirci un quadro dettagliato di questi rapporti, evidenziando elementi utili, quando non decisivi, per un riesame critico di questo periodo storico, delle sue temperie culturali e dei legami ideologici che hanno caratterizzato i rapporti tra opposte formazioni di “rivoluzionari”, soffermandosi spesso su dettagli e aspetti poco noti anche ad appassionati lettori o studiosi di storia contemporanea.

Per fornire qualche esempio dei rapporti di contiguità tra concezioni della società apparentemente opposte, si potrebbe iniziare con l’epoca in cui Mussolini era ancora un giovane direttore dell’Avanti e di Utopia. A questa seconda rivista collaboravano anche Amedeo Bordiga e Angelo Tasca, che erano considerati, come lo stesso Mussolini, degli eretici. Del resto i comunisti, compreso Antonio Gramsci, condividono con “l’agitatore di Predappio” la comune discendenza da Oriani e dal sindacalismo rivoluzionario e mutuano anche da lui alcuni tratti significativi, quali “il giacobinismo, il volontarismo, le argomentazioni con le quali viene attaccato il Psi, tanto nella componente riformista (accusata di parlamentarismo, di gretto economicismo, di collusione con la borghesia) quanto in quella massimalista, a cui si imputa di predicare la rivoluzione, ma di essere incapace di farla, perché prigioniera, come i riformisti, della cultura positivistica, deterministica,

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RIBELLI SIAMESI /2. UTOPIA E REALTÀ

di Gustavo Micheletti – 12 settembre 2019

 

 

Ormai, dopo la destalinizzazione, per molti giovani comunisti e socialisti la rivoluzione avrebbe dovuto prendere le mosse da prima di Stalin e andare oltre Stalin. Ciò che si proponevano era l’abbandono di una prospettiva politica liberale e parlamentare per procedere – come sostiene Danilo Breschi – a passi spediti verso “la democrazia diretta, sostanziale perché proletaria” la quale appariva loro come “la nuova meta di un comunismo tornato alla purezza delle origini”.

Proprio quella democrazia diretta che oggi sta tornando ad essere considerata come un orizzonte politico e un fine plausibile, quella democrazia diretta che aveva costituito un punto fermo persino nella Repubblica del Carnaro di dannunziana memoria, veniva allora recuperata da chi vedeva nel superamento rivoluzionario del sistema capitalistico e nella realizzazione della società senza classi la possibilità di realizzarla in via definitiva. Essa era vagheggiata dai giovani che dettero vita all’ondata protestataria della fine degli anni sessanta, da quegli stessi giovani che – come spiega Buchignani – guardavano “alla Cina maoista, alla Cuba castrista, al Vietnam, a tutta una cultura terzomondista, da Che Guevara ai Dannati della terra di Frantz Fanon”, prendendoli spesso come riferimenti cruciali in maniera acritica. Questi giovani, infatti, per un verso rifacendosi al vecchio massimalismo socialista e al leninismo, per altro all’anarchismo e alle altre matrici ideologiche sopra elencate, avviarono un laboratorio politico che avrà una notevole influenza sulla storia italiana fino agli anni di piombo.

In particolare, il paradigma leninista che tendeva a equiparare il capitalismo e le liberaldemocrazie occidentali a forme edulcorate di dominio fascista, e per cui era “necessario ingaggiare, su scala mondiale, una dura lotta contro la “piovra” capitalista”, fu tanto efficace e pervasivo che arrivò a permeare, anche sulla spinta della teologia della liberazione, alcuni settori del mondo cattolico, fino a indurli considerare il capitalismo degli anni sessanta come “una degenerazione della cultura moderna come lo è stato il nazismo, responsabile del secondo conflitto mondiale e della Shoah”.

All’egemonia esercitata in ambiti sempre più vasti della società dai paradigmi marxisti-leninisti la cultura liberaldemocratica non seppe in quegli anni opporre una valida resistenza. Molti intellettuali di sinistra giunsero spesso a liquidare qualsiasi obiezione riproponendo tali paradigmi come gli unici evidenti, fino a concludere, come in un editoriale di Potere operaio del 20 Dicembre 1967, che socialdemocrazia e fascismo apparivano chiaramente come “due facce della stessa medaglia, lo sfruttamento capitalista”. Più in generale, la democrazia parlamentare, la democrazia borghese, vengono viste in quegli anni da molti giovani appartenenti ai gruppi extraparlamentari di sinistra come maschere per coprire il sostanziale volto fascista della società capitalistica.

Il Pci prenderà da loro le distanze con una certa energia nella seconda metà degli anni Settanta, quando la stagione del terrorismo era già iniziata: Renato Zangheri, sindaco comunista di Bologna, li definì “teppisti”, Lucio Lombardo Radice “nuovi squadristi”. Per Enrico Berlinguer con costoro non era “possibile stabilire un dialogo”, in quanto “lucidi organizzatori di un nuovo squadrismo”, essi

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