RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 31 MARZO 2021

dal web

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

31 MARZO 2021

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

 Poi il grande Chronos fece del divino Etere l’uovo splendente.

FRAMMENTI ORFICI, TEA, 1989, PAag. 68

 

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SOMMARIO

La voglia di stabilità del Messico
Il Dottor Mariano Amici in diretta da Bruno Vespa (se questa non è dittatura!!)
UE SIGNIFICA CONFLITTO D’INTERESSE
Beatrice Pediconi, Nude – z2o Sara Zanin Gallery
Room 237 – la simbologia di Shining
Talenti come Los Angeles, set di House of Gucci dentro Zita Fabiani: arrivano Al Pacino e Lady Gaga?
“Mozart e Beethoven basta, sono suprematisti”: rivoluzione all’Università di Oxford
Il direttore degli Uffizi Eike Schmidt: “L’attacco a Dante è frutto di ignoranza”
ALLA MARINA NON È PERMESSO RICORDARE LE BATTAGLIE COMBATTUTE NELL’ULTIMO CONFLITTO
Usa: lo spettro della guerra civile
Hanno chiuso il canale di Byoblu
Magaldi: ristori-flop. Oligarchi con Letta, contro Draghi
UE SIGNIFICA CONFLITTO D’INTERESSE
IL LIBRO CHE PREPARÒ IL DECOLLO INDUSTRIALE DELL’OCCIDENTE
OBBLIGO VACCINALE: DIFENDERSI LEGALMENTE
UN PROGRAMMA EUROPEO PER LA DESTRA LIBERALE
“La vittoria sul paganesimo, la lotta alle eresie, l’ordine monastico”

 

 

EDITORIALE

La voglia di stabilità del Messico

Terzo appuntamento con “Le Costituzioni”.

Manlio Lo Presti introduce il primo articolo della Costituzione messicana dove viene definita la garanzia individuale di un Paese nato dall’unione di una serie di nazioni.

VIDEO QUI: https://youtu.be/IatkiFOeWqM

FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=IatkiFOeWqM

 

 

 

IN EVIDENZA

Il Dottor Mariano Amici in diretta da Bruno Vespa (se questa non è dittatura!!)

E’ SUCCESSO IERI SERA NEL PROGRAMMA PORTA A PORTA IL PIU’ IMPORTANTE PROGRAMMA IN FASCIA SERALE.

DOPO UN BREVISSIMO BOTTA E RISPOSTA TRA VESPA E AMICI (UN INSULTO DA PARTE DI VESPA ALL’INTELIGENZA UMANA), HA ZITTITO E CENSURATO IL DOTT.AMICI CON ARGOMENTAZIONI E MOTIVAZIONI A DIR POCO ASSURDE.

VIDEO QUI: https://youtu.be/LTHylmSbrmY

FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=LTHylmSbrmY

 

 

UE SIGNIFICA CONFLITTO D’INTERESSE

Ue significa conflitto d’interesse

Sta avverandosi la profezia (lo scrivente ve lo dice da un decennio): le multinazionali finanziarie puntano a gestire direttamente i bilanci degli Stati. Ci siamo arrivati, ed il grimaldello per gestire i soldi pubblici (quindi i soldi nostri) lo ha fornito il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, affidando al fondo speculativo Blackrock la gestione finanziaria della “svolta green nell’Unione europea”. Un paradossale conflitto d’interessi, perché Blackrock controlla le principali aziende private (multinazionali) europee. Soprattutto è la struttura che ha il fiato sul collo dei singoli Paesi membri per via del cosiddetto “debito sovrano”.

Blackrock ha anche appoggiato la diversificazione degli investimenti di Bill Gates dal cibernetico al farmaceutico: ovvero l’investimento nel laboratorio di Wuhan. Non dimentichiamo che Bill Gates ha oggi nel governo italiano un gran bel cavallo di Troia: ovvero Vittorio Colao che, oltre a gestire a Londra il fondo Atlantic (è consulente finanziario di Microsoft per il 5G cinese), è l’attuale ministro italiano per “l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale”; ovvero l’uomo che attuerà in Italia i dettami della politica green europea nel settore della digitalizzazione, come da Agenda Onu 2030. Non dimentichiamo che, dopo la sentenza della Corte costituzionale tedesca, Colao potrebbe benissimo rammentare al premier Mario Draghi che le politiche fiscali dell’eurozona prevedono anche espropri massivi di beni nei Paesi sovraindebitati (vedasi caso isole, aeroporti e porti in Grecia).

Con l’entrata di Blackrock, i veri premier Ue si chiameranno Jp Morgan ChaseDeutsche Bank e tutte le strutture hedge fund in cui fanno consulenza le società create da George Soros e Gates. Non dimentichiamo che Blackrock detiene l’autonoma capacità generatrice di crisi: ovvero chi non segue le sue scelte subisce crescita negativa, recessione, calo occupazionale… in via diretta cala così lo zampino dei mercati nella produzione di leggi a favore di multinazionali cibernetiche e farmaceutiche. Con l’emissione dei Recovery fund (quindi di debito) è arrivato puntuale l’avvoltoio Blackrock nella gestione di Ue e suoi Paesi membri. Blackrock ha investito sui nuovi programmi globali d’indebitamento: punta sull’incremento di debito degli Stati e, quindi, dei singoli individui verso il potere. Il nuovo incremento debitorio metterà insieme le famiglie di basso reddito di BelgioFinlandiaItaliaSpagnaFranciaLibanoNuova ZelandaNigeriaNorvegiaSvezia e Svizzera. L’obiettivo dei gruppi d’ingegneria finanziaria è creare nuovi massimi per il debito, quindi alzare l’asticella. I potenti della terra non parteggiano per Usa o CinaEuropa o Russia: sono strutture sovrannazionali che, grazie ai contratti (infilati nelle pieghe di trattati e poi di leggi), possono legalmente controllare gli Stati attraverso banche e multinazionali. Il loro strumento principe per creare debiti si chiama “bond”: per pagare i debiti verso i potenti della terra gli Stati dovranno tagliare servizi (pensioni, sanità), posti di lavoro, stipendi ed opere infrastrutturali.

Oggi Blackrock è il fondo d’investimento a cui Ursula von der Leyen affida l’economia dell’eurozona. Auspicando che tutti gli Stati membri dimostrino fiducia verso lo speculatore internazionale. Blackrock è un fondo Usa con patrimonio di circa ottomila miliardi di dollari: ovvero un fondo ricco due volte l’attuale Pil europeo. Ergo, sotto “crisi pandemica” Blackrock ha pensato bene di comprarsi l’Europa e le sue deboli politiche protezionistiche. Il fondo ha guadagnato solo ed esclusivamente attraverso speculazioni sulla sofferenza economica di Stati e grandi aziende: non dimentichiamo che Blackrock era con Soros quando ci fu la speculazione allo scoperto sulla lira (nel 1992), poi letta dai mercati come segnale della definitiva eliminazione della Prima Repubblica in Italia.

Blackrock è già presente nei Consigli d’amministrazione delle principali banche mondiali: per esempio, in Italia è azionista di peso di Intesa Sanpaolo (al momento la più grande banca italiana), poi controlla Banco PopolareUnicreditRai WayBanca Popolare di MilanoTelecom ItaliaFiatAssicurazioni Generali. Medesima situazione si presenta in tutti i Paesi del pianeta, seppur con qualche resistenza: non dimentichiamo che certi trust russi, nati sotto l’egida di Blackrock, sono stati attenzionati dall’Amministrazione Putin.

L’agenda green dell’Unione europea viene ora appoggiata (anzi fatta) da Blackrock perché il fondo intende pigiare (investire) su normative europee che mettano fuori legge attività commerciali ed artigianali, ma anche la vita domestica dei singoli cittadini. “Subito un piano per azzerare le emissioni di Co2” è la minaccia di Larry Fink (presidente ed amministratore delegato di Blackrock) che punta sull’imminente sconvolgimento del sistema economico mondiale: per esempio, in Ue sarà obbligatoria entro il 2030 la domotica domestica, quindi dovremmo ogni quattro anni sostituire gli elettrodomestici con altri sempre più green, e perché questo si realizzi la nostra privacy domestica verrà per sempre congedata. Questo perché noi vivremo sempre più relegati tra le mura domestiche: la svolta green prevede “vacanze virtuali” (con tattile e maschera), smart working, spesa e pietanze recapitate a domicilio e riduzione delle abitudini turistiche dell’uomo (meno mobilità, meno inquinamento). In pratica prigionieri di Blackrock.

Nell’immediato, e grazie al contratto siglato da Ursula von der Leyen, Blackrock comprerà (soprattutto in Italia) le aziende in fallimento, o quelle in sofferenza: quindi le rivenderà con una riverniciata green ad operatori controllati (microchippati) dal fondo speculativo. Perché tutto profumi di legalità, la Commissione Ue permetterà a Blackrock di emettere un parere su tutti gli investimenti vincolati dal “Recovery fund”. Oggi in molti si chiedono che fine abbia fatto la denuncia degli ottanta europarlamentari, che evidenziava i legami tra influenti membri della Commissione Ue ed il fondo newyorchese. L’ultima iniziativa è stata tutta della presidente von Der Leyen, che ha appaltato direttamente a Blackrock lo studio su “integrazione e governance” degli obiettivi ambientali e sociali europei. Ora Blackrock non ricorrerà più ad oscuri alti burocrati amici, ma suggerirà direttamente all’Ue le scelte utili ai soci del fondo speculativo. Emily O’ Reilly (Garante europeo sui conflitti d’interesse) ammette: “Nonostante la denuncia, la consulenza non è stata revocata, l’incarico a Blackrock è rimasto. La svolta green è una mera opportunità di guadagno per un fondo speculativo”.

Oggi, è utile ricordarlo, il debito dei popoli verso il potere ammonta al 322 per cento del Pil mondiale: il creditore teme di non poter più riscuotere. Il potere si chiede cosa possa prendere in cambio del danaro. La risposta immediata è nel resettare patrimonialmente, per legge, l’intero pianeta. Nella nostra piccola Italia gira troppo contante: e troppo non si muove, arenato nelle cassette di sicurezza delle banche o nascosto sotto il classico materasso. Chissà se l’Italia non possa rivelarsi utile cavia sul reset del risparmio (bruciare i depositi bancari) e per riequilibrare danni da “crisi pandemica” e nuovo indebitamento: anche Mario Draghi dovrà attenersi ai consigli di Blackrock.

FONTE: http://www.opinione.it/economia/2021/03/31/ruggiero-capone_ue-conflitto-interesse-blackrock-profezia-multinazionali-debito-svolta-green/

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

Beatrice Pediconi, Nude – z2o Sara Zanin Gallery

di 

Beatrice Pediconi torna a Roma con la sua terza mostra personale da z2o Sara Zanin Gallery e un corpus di lavori inedito: “Nude”, a cura di Cecilia Canziani
Beatrice Pediconi, Nude, Installation View, third room, ph. Giorgio Benni

Un white cube allestito con opere quasi interamente bianche che inizialmente fa pensare a Le Vide, ma avvicinandoci alle immacolate carte possiamo scorgere aliti impalpabili di colore. Sembrano disegni, forse acquerelli, pitture iperminimaliste, però l’artista ci parla di fotografia… com’è possibile? Dopo cinque anni a New York, Beatrice Pediconi si trova bloccata a Roma nella primavera del 2020. Il lockdown diventa per lei occasione di approfondire la ricerca sull’uso della tecnica dell’emulsion lift e su una riflessione intorno al medium fotografico. Fino a che punto si può decostruire una stampa prima che questa si disintegri? Fin dove arriva la capacità della pellicola di conservazione della memoria prima che questa venga dimenticata, prima che il suo soggetto acquisti significato nuovo per noi o dopo di noi? Ritrovando vecchie polaroid scartate, le era nata un’idea di manipolazione della pellicola in forme inesplorate, di spinta ai limiti delle possibilità materiali e concettuali del mezzo. Questo sentire diventa atto in Pediconi nel fare a pezzi le proprie stampe e immergere le striscioline ricavate in acqua, fino a che lo strato di colore non si alza dal supporto, per poi catturarlo con un pennello. A questo punto, l’emulsione fotografica si fa impalpabile come seta e fuori dall’acqua non potrà sopravvivere se non la si trasferisce subito in una seconda vasca, dove si imprimerà spontaneamente nelle fibre di un foglio vuoto.

Beatrice Pediconi, Nude, Installation View, first room, ph. Giorgio Benni

Nasce così la serie di lavori Untitled, di cui abbiamo qui esposta una buona selezione. La mostra si apre con un diario di 43 fogli di piccole dimensioni, che scandiscono i giorni della quarantena vissuta dall’artista a Roma. La seconda sala ci introduce ai pezzi di grande formato, presentandoci anche un trio di brevi notebook in formato LP, dove i segni impressi assumono il fascino di un alfabeto segreto. Infine, il percorso si chiude con le carte scorniciate e imponenti che ci permettono di apprezzare tutto il gioco di velature e sfumature che il colore della stampa ha assunto nella sua nuova vita, come se fosse uno strato di pelle. Senza volersi definire fotografa – Pediconi si muove da sempre tra diversi linguaggi – l’artista s’interroga in questa mostra sullo statuto della fotografia e lo fa a 360 gradi, a partire dalle sue origini fino a ciò che ne resta dopo aver attraversato un processo complesso e in un certo senso snaturante. Nude parla di fragilità, di strappo e di perdita, ma anche della possibilità trasformativa di creare dai ricordi nuovi intimi linguaggi, tracce fresche che nascono dal gesto umano ma che saranno altrettanto fluide e imprevedibili nel loro modo di depositarsi. Come scrive Cecilia Canziani, “anche quando sembra resistere a comunicare e a restituire l’impressione della realtà, la fotografia esiste comunque come oggetto. Scompare l’immagine, o scompare la memoria dell’immagine, ma la fotografia rimane come corpo materiale. É ciò che resta”.

FONTE: https://www.exibart.com/arte-contemporanea/beatrice-pediconi-nude-z2o-sara-zanin-gallery/

Room 237 – la simbologia di Shining

Venerdì sera su Sky hanno trasmesso Shining e in prima visione assoluta il documentario del regista statunitense Rodney Ascher sulla simbologia che nasconde. Il film non poteva che chiamarsi Room 237 e se avete Sky On Demand siete ancora in tempo per vederlo o salvarlo. Io mi sono rivista Shining e poi direttamente i 102 minuti di analisi simbolica.

Che dire, Rodney Ascher ci fa un po’ il lavaggio del cervello, però io ai messaggi subliminali e alla simbologia nascosta dietro alle opere d’arte ci credo quasi sempre: il codice Da Vinci, la morte di Paul McCartney, i messaggi a sfondo sessuale nei film della Disney, perfino il non-detto di Manzoni. Anche perché è molto facile che quello che a noi appare solo come un pericolante e improbabile volo pindarico, nel genio di un uomo con quoziente intellettivo pari a 200 non sia altro che un simpatico scherzetto.

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Il documentario l’ho visto una volta ed era notte fonda quindi questi cinque punti sono solo alcune delle cose che ho registrato (le più interessanti e le più comprensibili a una prima visione).

ECCO A VOI QUINDI 5 COSE (ALMENO) CHE NON SAPEVATE DI SHINING:

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1) Tra le varie ipotesi formulate nel segno della teoria del complotto lunare secondo cui il video dell’allunaggio sarebbe un falso, compare anche il nome di Stanley Kubrick. La teoria dice che a costruire il famoso video sarebbe stato proprio lui, grazie alle grandi abilità di regia e agli effetti speciali apparsi in 2001: Odissea nello spazio. Ora, al di là del fatto che l’allunaggio ci sia effettivamente stato o meno, la questione è: se Kubrick ha davvero girato quel video, di sicuro non ha perso l’occasione per inserirne qualche riferimento in Shining. E infatti di riferimenti ce ne sono eccome! Innanzi tutto c’è una scena in cui il piccolo Danny indossa proprio una maglia con scritto APOLLO 11 USA. Nel libro di Stephen King da cui è tratto il film, poi, la stanza misteriosa è la 217 e non la 237. La spiegazione di Kubrick a questa modifica fu che la direzione dell’albergo temeva che, esistendo di fatto la 217, in futuro i clienti non avrebbero più voluto soggiornarci. Ma questo è falso. 237 mila sono le miglia che separano la Terra dalla Luna. Inoltre sul cartellino della chiave c’è scritto ROOM N° 237. Con le lettere R-O-O-M-N le uniche parole che si possono formare sono MOON ROOM: la stanza della luna. La stanza del segreto. Inoltre il litigio stesso che sorge tra Jack e Wendy quando lei scopre che il romanzo che il marito diceva di star scrivendo non era esattamente ciò che lei pensava, potrebbe inscenare il disagio del regista nei confronti della moglie, tenuta all’oscuro del suo segretissimo incarico.

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2)  Stephen King non fu affatto contento delle modifiche che Kubrick apportò alla sua storia. Naturalmente al regista non gliene fregava niente della storia originale, era solo la cornice ideale per la sua opera d’arte. Se provate a ricordare o ancora meglio se andate a rivedere il film, prestate ben attenzione alla scena in cui Mr. Halloran guida sotto la bufera di neve diretto all’albergo e incrocia un incidente. E’ perfettamente visibile che i due mezzi incidentati sono un grande camion e una Volkswagen rossa. Ma quella macchina rossa è esattamente la macchina della famiglia Torrance nel romanzo, che è invece gialla nel  film. Un messaggio chiaro al povero e illuso Stephen King.

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3) Prima di girare Shining, Kubrick studiò tutte le più recenti teorie sui messaggi subliminali. In Shining ce ne sono moltissimi delle tipologie più diverse. Un classico esempio è quello del cassetto sulla scrivania che diventa un’erezione nella scena del colloquio di Jack con il direttore dell’albergo. Un altro è il viso di Kubrick nel cielo nuvoloso appena dopo la scomparsa del suo nome durante i titoli di testa. Un altro ancora è la rivista che Jack legge nella hall davanti al suo datore di lavoro: Playgirl. Ma ci sono altre scelte curiose, più o meno subliminali. Per esempio nell’ufficio del direttore, la finestra è “impossibile” se considerata in relazione alla pianta dell’albergo. Quando Danny è al lavandino e sta per avere la sua prima visione del fiume di sangue, sulla porta della sua camera c’è un adesivo di Cucciolo, il più piccolo dei sette nani. Tuttavia nella scena successiva, l’immagine scompare (Danny si è lasciato alle spalle l’infanzia e l’innocenza?). Quando Jack rimprovera la moglie di averlo disturbato mentre lavorava, una sedia alle sue spalle scompare. Nella scena in cui Wendy e Danny guardano la tv, il televisore è senza fili. Messaggi subliminali o semplici scherzetti?

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 4) Il film sarebbe una grande metafora dell’Olocausto. L’esperto intervistato nel documentario ci spiega i due indizi che lo hanno spinto a concludere questa tesi. La macchina da scrivere di Jack è di una marca tedesca (Adler = aquila) ed è un oggetto su cui il regista non smette di richiamare l’attenzione (cambia addirittura colore nel corso del film, da bianca a blu-grigia). Inoltre il numero 42 ritorna spesso (sulla maglia di Danny e di un’ospite dell’albergo all’inizio, su una targa etc.) e tutti sappiamo che il 42 è l’anno in cui viene predisposta la soluzione finale della questione ebraica. Se poi vogliamo proprio fare i pignoli: room 237, 2x3x7=42. Se poi vogliamo partire per la tangente, la data della fotografia che chiude il film è 4/7/1921 che se sommiamo tutti i numeri ci dà proprio 42 (4+7+1+9+21). QUESTO L’HO TROVATO IO IN QUESTO MOMENTO, O MIO DIO. Ma non finisce qui il riferimento ai grandi crimini dell’umanità. All’inizio del film viene detto che l’albergo sorge sopra un grande cimitero indiano e infatti nel film le immagini che ritraggono gli indiani d’America sono ovunque, senza contare il barattolo con la scritta Calumet (la pipa indiana). E a proposito della memoria storica cade il discorso di Mr Halloran: quando qualcosa di brutto accade in qualche posto, è difficile cancellarlo e chi possiede lo Shining lo vede ancora. E ancora Mr Grady nel bagno rosso dice a Jack di non ricordare di aver ucciso la propria famiglia.

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 5) Shining è un film che va visto anche all’indietro. Questo è il trucco di Danny per fuggire al padre che lo insegue nel labirinto innevato. Anche Wendy nella sua lite con il marito indietreggia con in mano la mazza da baseball fino in cima alle scale. Allora perché non provare a sovrapporre le immagini di Shining dall’inizio alla fine con quelle di Shining dalla fine all’inizio? In effetti non si può non ammettere che certe scene sembrano fatte apposta per essere viste in questo modo. Innanzi tutto l’inizio-fine: sembra una cartolina di invito alla festa del 4 luglio sul lago. Per un attimo poi il nome di Jack Nicholson si sovrappone perfettamente alla macchina gialla e alla fila di fotografie in cui c’è la foto in cui lui compare. Spesso la visione delle due gemelle coincide con l’inquadratura di Wendy e infatti lo studio del film associa spesso queste due figure. Alla scena del colloquio iniziale in cui Jack e il direttore parlano in modo tranquillo e distaccato dei fatti accaduti alla famiglia del guardiano anni prima, si sovrappone la sua corsa folle nel labirinto.

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E questo non è che un assaggio del documentario di Rodney Ascher.

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Titolo: Room 237

Regia: Rodney Ascher

Anno: 2012

Stars: Bill Blakemore, Geoffrey Cocks, Juli Kearns

FONTE: https://pizzaecimena.wordpress.com/2013/03/25/room-237-la-simbologia-di-shining/

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Talenti come Los Angeles, set di House of Gucci dentro Zita Fabiani: arrivano Al Pacino e Lady Gaga?

Lo storico negozio di alta moda Zita Fabiani a Talenti sarà uno dei set usati per le riprese del nuovo film di Ridley Scott, ‘House of Gucci’, con Lady Gaga, Al Pacino, Adam Driver e Jared Leto. C’è già chi spera di vedere le star di Hollywood passeggiare per via Ugo Ojetti, anche se molto probabilmente la location sarà super blindata.
CRONACA 30 MARZO 2021 10:33di Natascia Grbic

Talenti come Los Angeles: da lunedì 29 marzo fino al 3 aprile nel quartiere romano sono in corso le riprese dell’ultimo film di Ridley Scott, ‘House of Gucci’, in uscita nelle sale cinematografiche a novembre 2021. C’è quindi chi spera di vedere Lady Gaga, Al Pacino, Jared Leto e Adam Driver camminare per via Ugo Ojetti e chissà, magari anche scattargli qualche foto. La location scelta per il film è Zita Fabiani, storico negozio di Talenti che per l’occasione sarà trasformato in uno store di Gucci: c’è fermento tra gli abitanti della zona, anche se c’è chi vocifera che sarà impossibile vedere gli attori dato che Zita Fabiani ha più di un’entrata per accedere al locale. E non sono quelle cui solitamente entra la clientela. I sogni però sono duri a morire, ed è molto probabile che in tanti proveranno a recarsi di fronte al set per poter vedere le star di Hollywood.

Lady Gaga e Al Pacino a Talenti, divieto di parcheggio nella zona

Il fatto che Zita Fabiani sia stata trasformata nel set per il nuovo film di Ridley Scott comporterà ovviamente alcuni disagi per i cittadini, con limitazioni al traffico veicolare e al parcheggio. La Polizia Locale di Roma Capitale ha disposto il divieto di sosta su via Corrado Alvaro in entrambi i lati, dall’intersezione con via Renato Fucini fino a quella di largo Pugliese. Non si potrà parcheggiare l’auto nemmeno nello spiazzo di largo Pugliese, utilizzato ogni mattina da chi va al lavoro e lascia la macchina vicino al capolinea degli autobus. Non si potrà parcheggiare nemmeno tra via Ugo Ojetti e via Renato Fucini, oltre a via Righelli e a via Bonnard.


in foto: Lady Gaga nei panni di Patrizia Reggiani

FONTE: https://www.fanpage.it/roma/talenti-come-los-angeles-set-di-house-of-gucci-dentro-zita-fabiani-arrivano-al-pacino-e-lady-gaga/

“Mozart e Beethoven basta, sono suprematisti”: rivoluzione all’Università di Oxford

“Mozart e Beethoven basta, sono suprematisti”: rivoluzione all’Università di Oxford

Basta con il colonialismo, l’egemonia della cultura dei bianchi e il suprematismo nella musica. La prestigiosa Università di Oxford, secondo le informazioni raccolte da The Telegraph, è pronta a rivoluzionare il piano di studi musicale per riequilibrare ‘l’egemonia bianca’ con la cultura e le origini degli studenti di colore. Il Consiglio di Facoltà dovrà pronunciarsi a breve, ma è già in atto una vera e propria rivoluzione culturale 

Nel Regno Unito si pensa già al prossimo anno accademico che vedrà, si spera, tornare nelle aule gli studenti alle prese con i nuovi corsi. Secondo le indiscrezioni raccolte dal quotidiano The Telegraph, i professori della prestigiosa Università di Oxford sono orientati a rivoluzionare i corsi di studi musicali etichettati come “colonialisti”. Il colonialismo inglese ha avuto la sua massima espansione dal XVII al XIX secolo nel nord America, in India, in Africa e in Australia. Inevitabilmente nei secoli a seguire ci sono state delle influenze culturali orientate verso il “potere bianco”, un movimento ideologico basato sull’idea generale che gli uomini bianchi siano superiori agli altri gruppi etnici. L’evoluzione sociale negli anni ha portato a riconsiderare molti baluardi del passato sia sul piano politico che culturale. Non a caso la decisione degli accademici si è concretizzata sull’onda lunga delle proteste del Black Lives Matter, il celebre movimento attivista internazionale, nato nel 2013 all’interno della comunità afroamericana, impegnato nella lotta contro il razzismo. Il Movimento è tornato a far sentire la sua voce soprattutto dopo la morte di George Floyd, ucciso da un poliziotto lo scorso anno.

I documenti raccolti dal The Telegraph rivelano che sono sul tavolo del consiglio accademico riforme strutturali per cancellare quella che viene definita “l’egemonia bianca” nei corsi di musica. In particolare alcuni professori hanno etichettato la direzione, sino ad oggi sviluppata dagli studi, come “colonialista”. Nel concreto la prospettiva per i nuovi corsi musicali sarà quella di ridimensionare drasticamente lo studio delle opere di Mozart e Beethoven, perché “si concentrano troppo sulla musica bianca europea nel periodo dello schiavismo“. Dunque l’obbiettivo è quello di far sì che l’”egemonia bianca” sia rivista a favore di uno disegno di studi che sia inclusivo e che rispetti anche gli studenti di colore. Tra le varie proposte avanzate da alcuni accademici c’è quella di togliere l’obbligatorietà dello studio del pianoforte e delle partiture musicali per orchestra. Il motivo? “Sono capisaldi della musica europea bianca e causerebbe disagio tra gli studenti di colore”. Un altro problema riguarda anche gli assistenti universitari, “la maggior parte dei tutor sono bianchi e di sesso maschile”.

Dunque la volontà è quella di inserire nei piani universitari l’hip hop e il jazz. A questi si aggiungono anche “corsi di studi speciali” che possono essere scelti dagli studenti ad integrazione del curriculum universitario come gli i corsi socioculturali e storici sulle “musiche africane”, “la world music” e le “musiche popolari”. Un altro suggerimento è dare risalto anche alla musica pop, consentendo così agli studenti di approfondire le ultime evoluzioni del mondo discografico come, ad esempio, il record messo a segno da Dua Lipa con il concerto in streaming dell’evento “Studio 2054” che ha raccolto oltre cinque milioni di spettatori in tutto il mondo.

La parola ora spetta al Consiglio di Facoltà che dovrà esaminare tutte le proposte e decidere una volta per tutte se fare da apripista a quella che rappresenterebbe una vera rivoluzione nel mondo accademico mondiale.

FONTE: https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/29/mozart-e-beethoven-basta-sono-suprematisti-rivoluzione-alluniversita-di-oxford/6148933/

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

L’attacco del giornalista tedesco Arno Widmann a Dante Alighieri non è certo passato inosservato. Arrivato, guarda caso che coincidenza, proprio il giorno in cui in Italia si celebrava il Dantedì, per ricordare il Sommo Poeta a 700 anni dalla sua morte. Molto meglio Shakespeare, ha detto Widmann. E sin qui nulla di male: de gustibus non est disputandum. Il problema è che l’articolo uscito sulla Frankfurter Rundschau contiene altre tesi quanto meno bizzarre: il Sommo Poeta non ha inventato nulla, né il “volgare”, cioè l’italiano, né il viaggio descritto nella Divina Commedia. Poi Widman (giornalista e traduttore) sostiene che “l’Italia lo loda come uno di coloro che hanno portato la lingua nazionale ai vertici della grande letteratura”, mentre i primi a parlare in “volgare” furono i trovatori, tanto che “la prima poesia d’arte in lingua madre in Italia è stata scritta in provenzale”. E il viaggio nell’aldilà? Nulla di originale: già presente “nella tradizione musulmana con un racconto del viaggio di Maometto in Paradiso”.

Un altro tedesco, Eike Schmidt, che di certo nel mondo della cultura non è uno sconosciuto, prende le distanze dall’articolo di Frankfurter Rundschau, dicendo che “denota una completa ignoranza dell’argomento”. Giudizio implacabile quello del direttore degli Uffizi. “Arno Widmann? È un personaggio di forte vis polemica, che ha sempre fatto parlare di sé per teorie volutamente provocatorie oppure, talvolta, di complotto”, dice lo storico dell’arte tedesco. “Volendo parlare male di Dante, gli muove contro argomenti totalmente insostenibili. La sua opinione non coincide affatto con l’opinione generale su Dante in Germania, non rappresenta nemmeno una corrente di pensiero”. Insomma, parole che lasciano il tempo che trovano.

Ai microfoni di Lady Radio Schmidt stronca le tesi di Widmann: “Sostiene che l’importanza di Dante sulla lingua italiana non sia stata così grande, perché i bambini a scuola avrebbero difficoltà a comprendere i suoi testi. Ma non è affatto così. A parte qualche parola e qualche concetto teologico, la lingua di Dante è perfettamente intellegibile ancora oggi, diversamente da quanto accaduto con l’inglese o il tedesco del Trecento, che sono praticamente incomprensibili per gli inglesi e tedeschi odierni”. Sull’altra dura accusa, quella che Dante abbia imitato i poeti provenzali francesi, Schmidt afferma: “Non è certo una grande scoperta: che egli abbia guardato ai provenzali come a un modello lo si sa da sempre, ma che si sia limitato a copiarli è altrettanto evidente che sia falso”.

E sulla contro versione cristiana del viaggio ultraterreno di Maometto, Schmidt spiega che ” del tutto infondato perché il viaggio ultraterreno è un genere frequentissimo non solo nella tradizione cristiana, ma già nella letteratura classica romana e greca (si pensi solo all’Odissea, dove si narra della discesa di Ulisse nell’Ade per incontrare Achille). Si capisce che all’opinionista manca una conoscenza di base dell’argomento”.

Ma per quale ragione Widmann può aver scritto quelle cose? Francamente tutti abbiamo pensato a un’operazione di pubblicità, far parlare di sé. Ma per Schmidt c’è altro: “Probabilmente sapere che 700 anni prima di lui c’è stato uno scrittore con un ego più grande del suo a Widmann proprio gli rode, non gli va giù”.

FONTE: https://larno.ilgiornale.it/2021/03/26/il-direttore-degli-uffizi-eike-schmidt-lattacco-a-dante-e-frutto-di-ignoranza/

 

 

 

ALLA MARINA NON È PERMESSO RICORDARE LE BATTAGLIE COMBATTUTE NELL’ULTIMO CONFLITTO

(di Tiziano Ciocchetti)
30/03/21

Si segnalano in questi giorni, su alcune testate on line, articoli fortemente critici nei confronti degli ultimi comunicati della Marina Militare circa due operazioni risalenti alla Seconda Guerra Mondiale.

In particolare si fa riferimento alla battaglia di Capo Matapan, del 29 marzo 1941, e all’attacco della Xᵃ MAS alla baia di Suda del 26 marzo 1941.

Riprendendo alcuni tweet negativi, espressi dai lettori nei confronti degli articoli della Marina, queste pubblicazioni hanno fortemente criticato l’eccessivo tono celebrativo espresso dalla Forza Armata in merito ad una azione compiuta da un reparto “fascista” come la Xᵃ Flottiglia, nonché il tono patriottico usato per celebrare la più grave sconfitta navale della nostra flotta – Capo Matapan – nel corso del conflitto.

Già perché la Xᵃ MAS, subito dopo l’8 settembre, aderì alla Repubblica di Salò e si macchiò di terribili atrocità nella lotta antipartigiana, ricordano le testate giornalistiche in questione, proseguendo con la solita retorica della guerra fascista, voluta da Mussolini…

Sicuramente, la Seconda Guerra Mondiale, fu un disastro per l’Italia, ancor prima che dal punto di vista militare lo fu per ciò che concerne la nostra identità come Nazione, in quanto ci fece precipitare in una guerra civile (come ebbe a dire Montanelli) da cui non ci siamo più ripresi.

Tuttavia dovrebbe essere a conoscenza di tutti che non fu una guerra fascista, ma una guerra del Regno d’Italia, come lo erano state quelle passate dal momento dell’unificazione nel 1861. La firma sulla dichiarazione di guerra, alla Francia e alla Gran Bretagna, fu apposta dal re Vittorio Emanuele III, capo dello Stato italiano.

Le opinioni politiche possono essere interpretate a secondo della convenienza, i fatti storici (almeno si spera) dovrebbero essere incontrovertibili. Sia quelli che aderirono alle forze armate del Regno del Sud, sia quelli che entrarono nella Xᵃ (e negli altri reparti della Repubblica di Salò) avevano un solo scopo: salvare l’onore della Nazione, dopo che la sua classe dirigente aveva accettato un ignominioso armistizio con gli Alleati.

La Marina Militare, ricordando le azioni e le battaglie del passato, non vuole certo esaltare regimi ormai defunti. L’intento è quello di mantenere ancora vivo il ricordo del sacrificio di uomini che, pur sapendo di combattere un nemico superiore nei mezzi, compirono fino in fondo il proprio dovere.

A testimonianza di ciò vorrei ricordare quanto scritto dal dottor Giulio Bedeschi, ufficiale medico della Divisone Julia e reduce del fronte russo, su La Domenica del Corriere, il 3 giugno 1971: “Noi della Julia, gettati e fermi per un mese sulla neve di Novo Kalitwa e Seleni Jara a tamponare lo squarcio del fronte, e contro noi le divisioni russe che si accanivano nei quotidiani attacchi per sbaragliarci e far piazza pulita, poter finalmente aggirare alle spalle quel troncone di schieramento mantenuto sul Don dal Corpo d’Armata Alpino, perché questi erano gli ordini, mentre sulla destra e fino a Stalingrado tutto il fronte dell’Asse arretrava per centinaia di chilometri. Non un metro di cedimento su quel nostro fronte, anche se contro la Julia vennero ammassate fino a cinque divisioni russe ad alternarsi negli assalti; non appaia vanteria, è rispetto per chi c’era a penare e a morire, ed è detto perché i giovani sappiano e possano trarre loro conclusioni, e perché ogni elemento di dignità espresso dai soldati in guerra è patrimonio di un intero popolo anche dopo una guerra perduta, e fa parte della sua storia.

Foto: Marina Militare / web

FONTE: https://www.difesaonline.it/evidenza/editoriale/alla-marina-non-%C3%A8-permesso-ricordare-le-battaglie-combattute-nellultimo

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Usa: lo spettro della guerra civile

A distanza di qualche giorno, vorrei provare a riflettere insieme a voi sul significato e le conseguenze di quanto accaduto nei giorni scorsi negli Stati Uniti con il tentativo di assalto a Capitol Hill. Volutamente vorrei partire dal concetto di “spettro della guerra civile”.

Ragioniamo insieme.

VIDEO QUI:  https://youtu.be/QwxbX4-ex9U

FONTE: https://aldogiannuli.it/usa-lo-spettro-della-guerra-civile/

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Hanno chiuso il canale di Byoblu

30 03 2021

Una decisione, quella di chiudere uno dei canali più seguiti e amati della libera informazione, ossia Byoblu, che è uno schiaffo alla libertà di pensiero e di parola e ci impone di rispondere.

VIDEO QUI: https://youtu.be/uD2kVOJwbVM

FONTE: https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=uD2kVOJwbVM&t=3s

 

 

 

ECONOMIA

Magaldi: ristori-flop. Oligarchi con Letta, contro Draghi

«Male sul fronte sanitario, malissimo su quello economico». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, boccia le misure di sostegno (troppo timide) varate dal governo Draghi, in un’Italia dall’economia ancora tramortita dalle chiusure forzate. «E’ vero, non siamo più nella primavera 2020, in cui – per volere di Conte – non poteva circolare nessuno. Però avanza inesorabile la morte civile del paese, col pretesto della pandemia, come se le restrizioni fossero risolutive, per arginare il virus: e sappiamo che non lo sono». Il guaio? «Il regime di lockdown fa comodo a tanti poteri, restii a rinunciare alle loro nuove prerogative: per questo, il 1° Maggio, anche se ci sarà ancora il coprifuoco, la Milizia Rooseveltiana compirà una “passeggiata” serale in piazza Campo dei Fiori, a Roma, per sollecitare il ritorno alla normalità, cioè alla libertà». Il 17 febbraio, alla prima “passeggiata” ai piedi della statua di Giordano Bruno aveva partecipato anche Enrico Montesano.

«Quella che pratichiamo è una forma di disobbedienza civile, nonviolenta, per dire dire basta a misure assurde: dall’emergenza Covid si esce innanzitutto ricorrendo finalmente a cure domiciliari precoci, in modo da ridurre molto i ricoveri in ospedale». Magaldi quindi non approva Magaldila linea adottata in materia sanitaria da Mario Draghi, che ha volutamente lasciato a Roberto Speranza il ruolo di arcigno “carceriere” degli italiani. «Finora, purtroppo, il nuovo governo non ha osato uscire dalla modalità adottata praticamente da tutti, in Europa, che prevede il ricorso sistematico alle restrizioni», sottolinea il presidente del Movimento Roosevelt. «Da una parte lo capisco: Draghi non intende esporsi all’accusa di esser stato imprudente, che gli verrebbe mossa da chi aspetta solo un suo passo falso. In realtà, il suo piano è semplice: immunizzare al più presto la popolazione, coi vaccini, per poi organizzare finalmente la ripresa. E in questo senso, eliminando Arcuri e altri, qualcosa di buono l’ha fatto».

Quanto all’emergenza socio-economica, Magaldi distingue: «Draghi ha esposto propositi rivoluzionari: recuperare Keynes, anche in Europa, per risollevare l’economia in modo decisivo, con investimenti pubblici senza precedenti». Dov’è il problema? «Nell’approccio alla crisi, ormai devastante per milioni di italiani: non puoi limitarti a elemosinare “ristori” che fanno ridere i polli. Se impedisci a un esercizio di lavorare – insiste Magaldi – non puoi elargire solo le briciole: devi rinfondere i titolari di tutti gli introiti perduti». Un invito, quindi: «Meglio che il governo si corregga subito, incrementando i “ristori”, prima che sia troppo tardi: se non interviene per tempo, infatti, molte aziende non riusciranno a riaprire mai più. Ed è una vera catastrofe, che insieme alla ristorazione, allo spettacolo e al turismo coinvolge, in modo devastante, un vastissimo indotto».

Altro campanello d’allarme, per il leader “rooseveltiano”, l’ascesa di Enrico Letta alla guida del Pd. «Ha l’aria di essere tornato in campo proprio per dare fastidio a Draghi, per conto dei poteri oligarchici che temono ciò che il neo-premier potrebbe fare». L’accusa di Magaldi discende dal profilo dello stesso Letta: «E’ un servizievole paramassone, abituato a eseguire ordini provenienti dai poteri che contano. E oggi – aggiunge il presidente del Movimento Roosevelt – quei poteri massonici di segno “neoaristocratico” hanno davvero paura, di fronte ai propositi enunciati da Draghi: cioè l’abolizione definitiva dell’austerity, facendo dell’Italia il punto di partenza per una rigenerazione Enrico Letta(economica, sociale e democratica) della stessa Europa». Un piano che l’ex presidente della Bce ha enunciato già l’anno scorso, in un intervento sul “Financial Times”: utilizzare la pandemia come alibi per cancellare il rigore neoliberista, rimettendo mano all’intervento strategico dello Stato nell’economia, senza più badare a spese.

I poteri reazionari a cui risponde Letta, secondo Magaldi, potrebbero anche utilizzare il neo-segretario del Pd per ostacolare Draghi nella sua proiezione verso il Quirinale. Tra i fantasmi appostati dietro l’angolo, per esempio, c’è sempre Romano Prodi: Magaldi l’ha definito «globalizzatore in grembiulino», militante nell’area massonica conservatrice (nonostante la sua collocazione tattica nel centrosinistra). Neppure Letta – che massone non è – ha mai mostrato segni di “pentimento”, rispetto al suo passato di pallido continuatore del massone oligarchico Monti. Tutti spettri, le cui ombre si allungano sul futuro di quello che i media avevano ribattezzato Super-Mario. «Se ci tiene a diventare capo dello Stato – chiosa Magaldi, esponente italiano del circuito massonico progressista sovranazionale – Draghi farà bene a correggere il suo approccio di fronte al Covid, limitando le restrizioni (come chiede la Lega) e soprattutto a metter mano a ben altri fondi, per indennizzare le aziende ancora incredibilmente costrette alla chiusura».

FONTE: https://www.libreidee.org/2021/03/magaldi-ristori-flop-oligarchi-contro-draghi-con-letta/

IL LIBRO CHE PREPARÒ IL DECOLLO INDUSTRIALE DELL’OCCIDENTE

Il libro che preparò il decollo industriale dell’Occidente

Se qualcuno pensa che un libro di economia e storia pubblicato nel marzo 1776, cioè 245 anni fa, sia solo una curiosità antiquaria, si sbaglia di grosso. Nel ventunesimo secolo è ancora una realtà vivente: dopotutto, il mondo che conosciamo origina dai processi che vi sono descritti. Il libro in questione è Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni (o La ricchezza delle nazioni), che fu scritto dal grande pensatore scozzese Adam Smith (1723-1790) per confutare l’allora regime autoritario vigente in Europa, noto come Mercantilismo. Leggendo La ricchezza delle nazioni, si comprenderà come, ad un certo punto della Storia, si sviluppò, concretamente, l’ordine liberale e capitalistico.

La dottrina economica affermatasi in Europa nel diciassettesimo secolo non era molto diversa da quella dei nostri giorni. Le nazioni erano convinte che, per arricchirsi, dovessero esportare il più possibile. Dal che conseguiva che la bilancia commerciale doveva essere permanentemente in attivo; le esportazioni andavano incoraggiate, le importazioni scoraggiate e le energie dei governi dovevano essere dedicate a questo fine. La bilancia commerciale, come primum mobile della crescita economica, divenne il fulcro e l’ossessione degli statisti europei. Per Jean-Baptiste Colbert (1619-1683), ministro delle finanze francesi sotto il regno di Luigi XIV, la potenza e la grandezza dello Stato sarebbero state accresciute nella misura in cui la Francia fosse riuscita a ridurre i guadagni che i Paesi concorrenti ricavavano dalle loro esportazioni. Morale: il guadagno di una nazione doveva essere la perdita di un’altra. Lo scambio economico era dunque un gioco a somma zero. Questa dottrina era in linea con la politica di potenza dell’allora nascente Stato moderno e divenne la forma economica dell’Assolutismo. Dal surplus commerciale derivava l’aumento della riserva di metalli preziosi, ritenuta la ricchezza del Paese esportatore. Il commercio era, dunque, troppo importante per essere lasciato nelle mani dei privati. Pertanto, era compito dello Stato, nell’interesse della società, pianificare la “politica industriale”.

Questa visione dirigista, che richiedeva forme di accordo tra Stato e produttori, creò l’arsenale programmatico mercantilista: un sistema di monopoli e di sussidi a favore delle industrie strategiche per la potenza statale, insieme a divieti e restrizioni che soffocarono il resto dell’economia. Nacquero i gruppi di pressione, il lobbismo professionale per accaparrarsi il favore dei politici, i monopoli, le pratiche redistributive, la legislazione minuziosa e farraginosa. L’affermarsi di una burocrazia ufficiale e parassitaria fu il corollario dell’apparato pianificatore il cui sostentamento richiedeva una tassazione oppressiva e una espansione monetaria inflazionistica. Nasceva così lo Stato interventista che, oggi, dopo quattrocento anni si ripropone in tutta la sua protervia.

Smith ridicolizzò la teoria della bilancia commerciale, mostrando l’impossibilità che potesse essere permanentemente in attivo e denunciò il Mercantilismo come politica anti-consumatore. Essa trascurava il fatto che l’importazione di prodotti più economici avrebbe abbassato i prezzi interni ed aumentato il potere d’acquisto dei sudditi. L’economista scozzese scrisse: “Nulla è più assurdo della dottrina della bilancia dei pagamenti. Un Paese che abbia i mezzi per acquistare l’oro e l’argento non sarà mai povero di questi metalli”.

Quali erano i “mezzi” per acquistare i metalli preziosi? Per Smith erano “lavoro” e “capitale” la cui efficienza, incrementata dalla divisione del lavoro, era la vera fonte di ricchezza. In particolare, Smith vide con chiarezza il ruolo decisivo del capitale, cioè dei mezzi di produzione, nel mettere in moto la vita economica e nell’incrementare la produttività del lavoro, ispirando così anche Karl Marx. Per Smith, nella misura in cui uno stato si sentiva ricco perché possedeva metalli preziosi e monopoli, non avvertiva l’esigenza di accumulare capitale nella forma di mezzi di produzione industriali. Fu così che, nella gara per aumentare il surplus delle bilance commerciali, i governi mercantilisti si auto-annientarono. Quando suonò l’ora del decollo industriale, furono prima l’Inghilterra, poi gli Stati Uniti a diventare “officine del mondo”, non i paesi mercantilisti la cui dottrine basate sull’aumento riserve monetarie ad ogni costo, mandarono in rovina l’industria e il commercio privati.

Per una singolare coincidenza, La ricchezza delle nazioni fu pubblicato lo stesso anno della Dichiarazione di Indipendenza americana. Sul contrasto fra Gran Bretagna e America, Smith si era formato idee molto precise. Considerando il monopolio inglese degli scambi delle colonie “uno degli espedienti odiosi del sistema mercantile”, propose di dare l’indipendenza all’America, qualora i coloni avessero rifiutato la tassazione per sostenere gli oneri dell’Impero britannico. Secondo Smith, il massimo della prosperità nazionale risultava dalla libertà economica. Il governo doveva laisser faire, permettendo alle naturali inclinazioni dell’uomo di operare liberamente, scoprendo attraverso tentativi ed errori il lavoro di cui era capace e il posto che era in grado di occupare nella società, essendo libero di affogare o di riuscire a stare a galla.

“Lo Stato ha solo tre doveri: primo, difendere la società dalla violenza; secondo, difendere l’individuo dall’ingiustizia o dall’oppressione di qualcun altro; terzo, mantenere in efficienza opere ed istituzioni che il privato non avrebbe mai interesse a erigere o mantenere operanti”. Era, in sostanza, la formula di governo di Thomas Jefferson, l’abbozzo di uno Stato che avrebbe consentito al capitalismo industriale di svilupparsi e fiorire quanto più era possibile. Fu la dottrina smithiana a preparare la strada per sconfiggere lo schiavismo in America quasi un secolo dopo. “Il lavoro compiuto da uomini liberi costa di meno di quello eseguito dagli schiavi” aveva scritto. Smith fu il primo a capire che la schiavitù era una istituzione ostile alla produzione della ricchezza, dato che non solo privava lo schiavo dell’incentivo a produrre e a intraprendere ma impediva anche la formazione del capitale. Poiché il capitale è per definizione ricchezza riproducibile, nella misura in cui il Sud si sentiva ricco perché possedeva schiavi, non sentiva l’esigenza di accumularlo.

Il capitalismo, dimostratosi il sistema economico di una società libera, mise in crisi tutti gli imperialismi che si erano appoggiati a monoculturepiantagionilatifondi, tutte conseguenze di uno statalismo edificato su sistemi burocratici lenti, farraginosi e corrotti, incapaci di aumentare il tenore di vita delle popolazioni. Nel 1908, mentre Lenin istruiva le masse con la propaganda socialista, dalla “fabbrica” prefigurata da Smith e da cui nacque l’ambiente moderno, Henry Ford sfornava, come panini caldi, copie del “modello T”, la vettura universale che poteva essere assemblata in novantatré minuti.

Adam Smith ha insistito sul fatto che le relazioni economiche nella società non hanno bisogno di guida o comando da parte dei governi. Sorgono in modo naturale tra le persone, senza ordini o direttive politiche in virtù dei loro talenti, delle capacità intrinseche o acquisite. È la “mano invisibile”, per usare la sua metafora, a indirizzare in modo spontaneo anche le spinte umane più egoistiche verso obiettivi utili per l’intera società. La civiltà emerge proprio da questa cooperazione di interessi personali e i sistemi dirigisti falliscono, poiché rimuovono questo elemento umano con la mano visibile e autoritaria della pianificazione che porta al caos e all’età oscura.

FONTE: http://opinione.it/cultura/2021/03/29/gerardo-coco_libro-decollo-industriale-occidente-smith-marx-stalin-ford-statalismo/

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

OBBLIGO VACCINALE: DIFENDERSI LEGALMENTE
da Avv. Marco Della Luna
<<Pongo a disposizione di tutti un testo da me elaborato per difendersi legalmente dalle pressioni del datore di lavoro che vuole vaccinare i dipendenti. Il testo si riferisce alla situazione normativa del 26.03.21. Dovrà essere aggiornato in caso di nuove disposizioni normative e di nuove decisioni giudiziarie. Ovviamente non garantisco il risultato. Chi ha controindicazioni personali, come allergie, intolleranze, precedenti reazioni avverse, ovviamente le deve segnalare, perché sono molto valide per sottrarsi alla vaccinazione forzata.
Spero che questo testo valga anche come monito contro il decreto legge preannunciato dal governo-ammucchiata del banchiere Draghi per introdurre l’obbligo di vaccinarsi.>>
LETTERA DA PROTOCOLLARE
Mittente:______________
Destinatario:___________________
Data, luogo
Via pec
In relazione alle vostre richieste affinché io mi sottoponga all’inoculazione di prodotti industriali definiti ‘vaccini anti Covid’, comunico di tenere in sospeso la decisione e di non accettare alcuna pressione. Infatti:
I fattori di rischio per caratteristiche personali in caso di somministrazione dei preparati ad azione genica presentati come ‘vaccini’, non sono allo stato valutabili, onde devesi applicare il principio precauzionale, per le seguenti ragioni:
-non avete dichiarato quale preparato genico vorreste somministrare, tra quelli oggi autorizzati;
-non sono noti gli effetti di breve, medio e lungo termine dei suddetti preparati;
-non è nota la composizione e il grado di purezza dei medesimi, anche se si sa che contengono metalli tossici e materiale biologico derivante da procurati aborti;
-le case produttrici non hanno resi noti i protocolli della loro sperimentazione;
-vi sono complesse e numerose evidenze di tossicità anche letale dei preparati in questione;
-in contrasto col Diritto dell’Uomo alla completa e libera informazione prima dell’assunzione di farmaci, i medici vengono inibiti, sotto minaccia o irrogazione di gravi sanzioni, dall’esprimersi in modo non allineato sui vaccini.
Ulteriori ragioni per sospendere la decisione circa l’assunzione sono le seguenti:
-non si sa se e chi risponda penalmente e civilmente per il caso di danni o morte;
-è naturale diffidare di farmaci comperati da istituzioni politiche senza gare trasparenti e con contratti segreti, soprattutto quando le case produttrici hanno significativi precedenti di corruzione, abusi, frodi e danni alla salute pubblica;
–da ciò, dalle campagne istituzionali di promozione dei c.d. vaccini, dalla stereotipata dichiarazione ‘non vi sono correlazioni’ tra vaccinazioni e decessi, dalla trascuranza istituzionale verso i farmaci capaci di guarire facilmente la malattia, e da come stanno andando le cose con le forniture, vi è ragione di sospettare che l’operazione ‘europea’ di vaccinazione sia la più grande tangente della storia della politica;
-Pfizer ha vantato per il suo prodotto un’efficacia del 95% mentre Lancet ha accertato che sta tra il 19 e il 29%, il che è indizio di inaffidabilità anche morale;
-i soggetti vaccinandi vengono assurdamente richiesti di firmare un’assunzione di responsabilità per eventuali danni;
-il prodotto in questione non garantisce che gli inoculati non possono contrarre né di non trasmettere il virus, tanto è vero che anche i vaccinati sono tenuti a portare i DPI e ad osservare le altre norme per i non vaccinati;
-i sindacati della Polizia, dei Carabinieri e delle forze armate registrano un numero consistente di colleghi colpiti da effetti collaterali anche mortali molto simili (trombosi, crampi agli arti inferiori e dolori muscolari generali…) in seguito alla somministrazione del vaccino Astra Zeneca, nonostante le rassicurazioni dell’EMA, la quale quindi appare inattendibile, dato anche il suo conflitto di interesse in quanto maggioritariamente finanziata dalle industrie farmaceutiche.
In quanto alla minaccia di conseguenze negative in caso di renitenza alla vaccinazione, tale minaccia è illegittima, infatti:
– non esiste alcuna disposizione di legge (e servirebbe una legge formale, a’ mente dell’art. 32 Cost.) che obblighi alla vaccinazione, antinfluenzale o per il Covid;
– la Convenzione di Oviedo stabilisce che “un trattamento sanitario (quale è un vaccino) può essere praticato solo se la persona interessata abbia espresso il proprio consenso libero e informato.
La sospensione della decisione deriva dal fatto che, ad oggi, in relazione alla vaccinazione anti Covid-19:
– non esistono dati sufficienti per avere la certezza di quali siano gli effetti collaterali da cd. vaccino, chi colpiscano e quali soggetti siano quindi più a rischio di decesso o altro (vi è evidenza di molteplici casi di soggetti deceduti e/o che hanno avuto gravi effetti collaterali);
– vi è evidenza che il cd. vaccino Covid contribuisca alla diffusione dell’infezione invece che al suo arresto, con conseguente rischio di contagiare e diffondere il virus;
– il farmaco che mi verrebbe iniettato ha ancora carattere sperimentale. Infatti, dopo che l’EMA ha rilasciato raccomandazione scientifica positiva, la Commissione europea si è limitata a concedere una semplice autorizzazione provvisoria alla commercializzazione, con riserva di approvazione (non prima del dicembre 2023);
– nessun consenso informato può essere prestato ad un trattamento sanitario, di cui non sono noti gli effetti nel breve, medio e lungo periodo;
– il British Medical Journal ha dichiarato di recente che: “Idealmente si vuole che un vaccino risponda a due esigenze primarie: 1) ridurre la possibilità di ammalarsi gravemente e quindi l’ospedalizzazione; 2) prevenire l’infezione e quindi interrompere la trasmissione della malattia. Nessuno degli studi attualmente in corso è progettato per dare risposte a questi due quesiti”
-sempre il British Medical Journal, il 10.03.2021 ha pubblicato un articolo dove si dice che la Pfizer ha dato all’EU vaccini con mRNA difettoso;
-tra il 14/12/2020 e il 29/01/2021 il Center for Disease Control and Prevention riportava già 501 morti (età media 77 anni) e 11.249 eventi avversi a seguito della vaccinazione anti Covid19, dati in costante aumento giornaliero;
-il vaccino Astrazeneca è stato vietato nel suo utilizzo a partire dal 15.03.2021 da AIFA su tutto il territorio nazionale;
-manca l’assunzione di responsabilità di qualsivoglia soggetto in caso di reazioni avverse a seguito del cd. Vaccino, con la conseguente privazione della possibilità di un risarcimento o equo indennizzo, quale contrappeso al sacrificio individuale;
-l’incertezza sul grado di efficacia e sulla durata della copertura dei c.d. vaccini anche rispetto alle mutazioni del virus (c.d. varianti), le evidenze di contagiosità dei vaccinati, le evidenze che la vaccinazione in corso di epidemia stimoli il prodursi di mutazioni, esclude una utilità certa della vaccinazione, che giustifichi il ricatto occupazionale a danno del diritto al lavoro, il quale è il fondamento stesso della legittimità della Repubblica (art. 1 Cost.). Tutte le suddette informazioni sono ricavabili sia dal foglio illustrativo dei farmaci, che dalle pubblicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, o sui siti istituzionali EMA, CDC ecc. Essendo pertanto mio diritto acquisire una consapevolezza piena dei reali rischi connessi alla vaccinazione e fermo restando la piena volontarietà di scelta, resto a disposizione per un confronto costruttivo. Evidenzio sin da ora che nel caso in cui io riceva ulteriori pressioni nel senso sopra indicato, mi riservo di agire nelle competenti sedi senza ulteriori avvisi.
Distinti saluti

FONTE: https://www.facebook.com/groups/664546684265929/permalink/763072384413358/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

UE SIGNIFICA CONFLITTO D’INTERESSE

Ue significa conflitto d’interesse

Sta avverandosi la profezia (lo scrivente ve lo dice da un decennio): le multinazionali finanziarie puntano a gestire direttamente i bilanci degli Stati. Ci siamo arrivati, ed il grimaldello per gestire i soldi pubblici (quindi i soldi nostri) lo ha fornito il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, affidando al fondo speculativo Blackrock la gestione finanziaria della “svolta green nell’Unione europea”. Un paradossale conflitto d’interessi, perché Blackrock controlla le principali aziende private (multinazionali) europee. Soprattutto è la struttura che ha il fiato sul collo dei singoli Paesi membri per via del cosiddetto “debito sovrano”.

Blackrock ha anche appoggiato la diversificazione degli investimenti di Bill Gates dal cibernetico al farmaceutico: ovvero l’investimento nel laboratorio di Wuhan. Non dimentichiamo che Bill Gates ha oggi nel governo italiano un gran bel cavallo di Troia: ovvero Vittorio Colao che, oltre a gestire a Londra il fondo Atlantic (è consulente finanziario di Microsoft per il 5G cinese), è l’attuale ministro italiano per “l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale”; ovvero l’uomo che attuerà in Italia i dettami della politica green europea nel settore della digitalizzazione, come da Agenda Onu 2030. Non dimentichiamo che, dopo la sentenza della Corte costituzionale tedesca, Colao potrebbe benissimo rammentare al premier Mario Draghi che le politiche fiscali dell’eurozona prevedono anche espropri massivi di beni nei Paesi sovraindebitati (vedasi caso isole, aeroporti e porti in Grecia).

Con l’entrata di Blackrock, i veri premier Ue si chiameranno Jp Morgan ChaseDeutsche Bank e tutte le strutture hedge fund in cui fanno consulenza le società create da George Soros e Gates. Non dimentichiamo che Blackrock detiene l’autonoma capacità generatrice di crisi: ovvero chi non segue le sue scelte subisce crescita negativa, recessione, calo occupazionale… in via diretta cala così lo zampino dei mercati nella produzione di leggi a favore di multinazionali cibernetiche e farmaceutiche. Con l’emissione dei Recovery fund (quindi di debito) è arrivato puntuale l’avvoltoio Blackrock nella gestione di Ue e suoi Paesi membri. Blackrock ha investito sui nuovi programmi globali d’indebitamento: punta sull’incremento di debito degli Stati e, quindi, dei singoli individui verso il potere. Il nuovo incremento debitorio metterà insieme le famiglie di basso reddito di BelgioFinlandiaItaliaSpagnaFranciaLibanoNuova ZelandaNigeriaNorvegiaSvezia e Svizzera. L’obiettivo dei gruppi d’ingegneria finanziaria è creare nuovi massimi per il debito, quindi alzare l’asticella. I potenti della terra non parteggiano per Usa o CinaEuropa o Russia: sono strutture sovrannazionali che, grazie ai contratti (infilati nelle pieghe di trattati e poi di leggi), possono legalmente controllare gli Stati attraverso banche e multinazionali. Il loro strumento principe per creare debiti si chiama “bond”: per pagare i debiti verso i potenti della terra gli Stati dovranno tagliare servizi (pensioni, sanità), posti di lavoro, stipendi ed opere infrastrutturali.

Oggi Blackrock è il fondo d’investimento a cui Ursula von der Leyen affida l’economia dell’eurozona. Auspicando che tutti gli Stati membri dimostrino fiducia verso lo speculatore internazionale. Blackrock è un fondo Usa con patrimonio di circa ottomila miliardi di dollari: ovvero un fondo ricco due volte l’attuale Pil europeo. Ergo, sotto “crisi pandemica” Blackrock ha pensato bene di comprarsi l’Europa e le sue deboli politiche protezionistiche. Il fondo ha guadagnato solo ed esclusivamente attraverso speculazioni sulla sofferenza economica di Stati e grandi aziende: non dimentichiamo che Blackrock era con Soros quando ci fu la speculazione allo scoperto sulla lira (nel 1992), poi letta dai mercati come segnale della definitiva eliminazione della Prima Repubblica in Italia.

Blackrock è già presente nei Consigli d’amministrazione delle principali banche mondiali: per esempio, in Italia è azionista di peso di Intesa Sanpaolo (al momento la più grande banca italiana), poi controlla Banco PopolareUnicreditRai WayBanca Popolare di MilanoTelecom ItaliaFiatAssicurazioni Generali. Medesima situazione si presenta in tutti i Paesi del pianeta, seppur con qualche resistenza: non dimentichiamo che certi trust russi, nati sotto l’egida di Blackrock, sono stati attenzionati dall’Amministrazione Putin.

L’agenda green dell’Unione europea viene ora appoggiata (anzi fatta) da Blackrock perché il fondo intende pigiare (investire) su normative europee che mettano fuori legge attività commerciali ed artigianali, ma anche la vita domestica dei singoli cittadini. “Subito un piano per azzerare le emissioni di Co2” è la minaccia di Larry Fink (presidente ed amministratore delegato di Blackrock) che punta sull’imminente sconvolgimento del sistema economico mondiale: per esempio, in Ue sarà obbligatoria entro il 2030 la domotica domestica, quindi dovremmo ogni quattro anni sostituire gli elettrodomestici con altri sempre più green, e perché questo si realizzi la nostra privacy domestica verrà per sempre congedata. Questo perché noi vivremo sempre più relegati tra le mura domestiche: la svolta green prevede “vacanze virtuali” (con tattile e maschera), smart working, spesa e pietanze recapitate a domicilio e riduzione delle abitudini turistiche dell’uomo (meno mobilità, meno inquinamento). In pratica prigionieri di Blackrock.

Nell’immediato, e grazie al contratto siglato da Ursula von der Leyen, Blackrock comprerà (soprattutto in Italia) le aziende in fallimento, o quelle in sofferenza: quindi le rivenderà con una riverniciata green ad operatori controllati (microchippati) dal fondo speculativo. Perché tutto profumi di legalità, la Commissione Ue permetterà a Blackrock di emettere un parere su tutti gli investimenti vincolati dal “Recovery fund”. Oggi in molti si chiedono che fine abbia fatto la denuncia degli ottanta europarlamentari, che evidenziava i legami tra influenti membri della Commissione Ue ed il fondo newyorchese. L’ultima iniziativa è stata tutta della presidente von Der Leyen, che ha appaltato direttamente a Blackrock lo studio su “integrazione e governance” degli obiettivi ambientali e sociali europei. Ora Blackrock non ricorrerà più ad oscuri alti burocrati amici, ma suggerirà direttamente all’Ue le scelte utili ai soci del fondo speculativo. Emily O’ Reilly (Garante europeo sui conflitti d’interesse) ammette: “Nonostante la denuncia, la consulenza non è stata revocata, l’incarico a Blackrock è rimasto. La svolta green è una mera opportunità di guadagno per un fondo speculativo”.

Oggi, è utile ricordarlo, il debito dei popoli verso il potere ammonta al 322 per cento del Pil mondiale: il creditore teme di non poter più riscuotere. Il potere si chiede cosa possa prendere in cambio del danaro. La risposta immediata è nel resettare patrimonialmente, per legge, l’intero pianeta. Nella nostra piccola Italia gira troppo contante: e troppo non si muove, arenato nelle cassette di sicurezza delle banche o nascosto sotto il classico materasso. Chissà se l’Italia non possa rivelarsi utile cavia sul reset del risparmio (bruciare i depositi bancari) e per riequilibrare danni da “crisi pandemica” e nuovo indebitamento: anche Mario Draghi dovrà attenersi ai consigli di Blackrock.

FONTE: http://opinione.it/economia/2021/03/31/ruggiero-capone_ue-conflitto-interesse-blackrock-profezia-multinazionali-debito-svolta-green/

 

 

 

POLITICA

UN PROGRAMMA EUROPEO PER LA DESTRA LIBERALE

Un programma europeo per la Destra liberale

L’Italia, oggi, ha bisogno d’una Destra liberale e conservatrice. I due termini non vanno confusi, ma debbono ispirare forze diverse coalizzate in modo saldo. Giorgia Meloni coglie ogni occasione per partecipare a convegni di quella definibile come una informale internazionale conservatrice e fa bene. La componente liberale dovrebbe coniugare l’europeismo di Giovanni Malagodi col maggiore federalismo europeo di Luigi Einaudi, più consapevole di quanto ciò che resta degli Stati nazionali sia “polvere senza sostanza”.

Bisogna lasciare questa insulsa retorica contro una presunta eurocrazia dirigista. Il dirigismo comunitario fu ed è frutto di due secoli di dirigismo nazionale. Per realizzare il mercato interno, in presenza di normative nazionali su tutto, bisognò normare a livello sovranazionale. Solo un esempio: per consentire ad un produttore di latte di piazzare il prodotto su tutto il mercato comunitario, bisognò codificare una normativa unica per la forma e dimensione delle buste di latte, per superare quelle degli Stati membri, diversissime, che avrebbero obbligato a smerciare il prodotto in confezioni diverse per ogni Stato membro.

Quelle scelte furono e sono indispensabili. Anche oggi, qualunque cosa se ne dica, l’Unione può contrattare meglio l’acquisto di vaccini che i singoli Stati membri. Qui si va alle origini di tutto il processo. Jean Monnet, per tanta parte il vero padre dell’Unione europea, durante la Prima guerra mondiale s’accorse di quanto le intendenze degli alleati dell’Intesa pagassero tutto più a caro prezzo, per la concorrenza che si facevano negli acquisti. Così riuscì a convincere i governi alleati a costituire cartelli per gli acquisti, da lui diretti.

Replicò l’esperienza nel Secondo conflitto mondiale e, da lì, nel dopoguerra l’idea delle Comunità economiche. Non gli andò bene con la Comunità europea di difesa. Ora, l’integrazione economica può reggere solo se sostenuta anche da una integrazione politica ben oltre la mera cooperazione in seno al Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo. Per questo, l’Unione europea ha bisogno di forze armate integrate sotto una catena di comando supernazionale. Spetta alla componente liberale della Destra far capire che solo così l’Unione europea può diventare quella superpotenza in grado di garantire l’indipendenza dei suoi Stati membri. Il sovranismo deve divenire eurosovranismo.

FONTE: https://www.opinione.it/editoriali/2021/03/31/riccardo-scarpa_programma-europeo-destra-liberale-einaudi-malagodi-eurocrazia-dirigista/

 

 

 

STORIA

“La vittoria sul paganesimo, la lotta alle eresie, l’ordine monastico”

Ecco il nuovo volume del card. Hergenröther

“La vittoria sul paganesimo, la lotta alle eresie, l’ordine monastico”: ecco il nuovo volume del card. Hergenröther

Se il Card. G. Hergenröther non ha bisogno di presentazioni, su questo nuovo volume (La vittoria sul paganesimo, la lotta alle eresie, l’ordine monastico) vale la pena di dire almeno qualche parola che traiamo dalla nota editoriale.

Per il lancio del volume nei mesi di marzo e aprile 2021 sarà possibile acquistare questo libro insieme al precedente (La Chiesa nascente. Persecuzione e trionfo) al prezzo promozionale di 33 Euro comprensivo di spese di spedizione con piego raccomandato (tracciabile). Per ragioni logistiche, se vorrete approfittare dell’OFFERTA LANCIO dovrete effettuare il vostro ordine via WHATSAPP (3662949035) o TELEGRAM o email (edizioniradiospada@gmail.com).

“Il trionfo sulla superstizione tipica del culto degli dèi, le aspre battaglie sostenute dai fedeli dentro e fuori l’Impero di Roma, la precisa analisi della follia ariana, la fermezza dei pastori cattolici, i mille travagli nella guerra alle eresie, il meraviglioso svolgersi in tutti i campi della Civiltà Cristiana (a cominciare dallo sviluppo dell’ordine monastico tanto in Occidente quanto in Oriente) sono alcuni dei più importanti temi che troverete nelle pagine seguenti.

Nel chiudere questa nota e nel porgere i migliori auguri di fruttuosa lettura, non possiamo non ringraziare il Maestro Giovanni Gasparro per averci offerto come immagine di copertina il suo dipinto San Nicola di Bari schiaffeggia l’eresiarca Ario, abilmente fotografato da Luciano e Marco Pedicini. Un’opera d’arte che incarna lo spirito giusto con cui prendere in mano questo testo”.  

Di seguito l’indice:

Nota delle Edizioni Radio Spada p. 7
Struttura del volume, con i Sommari dei singoli Capi p. 9
Libro II – La Chiesa e le sue strette relazioni con l’impero romano cristiano (Da Costantino il Grande fino al Concilio Trullano 313-692) p. 17
Carattere di quest’epoca p. 19
Parte prima – Il Trionfo della Chiesa nell’imperoromano e la lotta contro l’eresia ariana (313-395) p. 23
Capo Primo – La Chiesa e lo Stato romano nel secolo quarto p. 23
Capo Secondo – La polemica pagana e l’apologetica cristiana p. 38
Capo Terzo – Condizioni della Chiesa a Oriente e mezzodì dell’impero romano p. 43
Capo Quarto – L’Arianesimo p. 48
Capo Quinto – I Macedoniani e gli Apollinaristi. Il secondoConcilio ecumenico in Costantinopoli, dell’anno 381 p. 84
Capo Sesto – Le Chiese e i Dottori ecclesiastici in Oriente durantela controversia ariana. Lo scisma di Antiochia: eresie locali p. 91
Capo Settimo – La Chiesa romana e l’Italia nel IV secolo.Lo scisma luciferiano p. 100
Capo Ottavo – La Chiesa in Africa. Il Donatismo p. 106
Capo Nono – La Chiesa nelle Spagne e nelle Gallie.Il Priscillianismo p. 117
Capo Decimo – Stato giuridico della Chiesa nell’impero cristianodi Roma p. 123
Capo Undecimo – Formazione della costituzione ecclesiastica p. 131
Capo Duodecimo – Il clero p. 145
Capo Tredicesimo – Origine e primi progressi dell’ordine monastico p. 149
Capo Quattordicesimo – Il culto divino nella Chiesa duranteil secolo quarto p. 157
Capo Quindicesimo – Anno ecclesiastico: feste del Signore e dei Santi p. 166
Capo Sedicesimo – La disciplina ecclesiastica.Matrimonio, penitenza p. 170
Capo Diciassettesimo – Chiese e cimiteri cristiani p. 173
Capo Diciottesimo – Vita religiosa e morale dei cristiani p. 177

>>> La vittoria sul paganesimo, la lotta alle eresie, l’ordine monastico <<<

FONTE: https://www.radiospada.org/2021/03/la-vittoria-sul-paganesimo-la-lotta-alle-eresie-lordine-monastico-ecco-il-nuovo-volume-del-card-hergenrother/

 

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