RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 30 LUGLIO 2020

https://disinformazione.it/2020/07/20/covid-i-dati-sulla-mortalita-mentono-sapendo-di-mentire/

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 30 LUGLIO 2020

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Al posto della rivoluzione – l’assicurazione

ELVIO FACHINELLI, Grottesche, Italo Svevo Edizioni, 2019, pag.  20

 

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SOMMARIO

La nostra “ignavia” quotidiana
L’Occidente incolpa a torto se stesso per la schiavitù dilagante in Africa e in Medio Oriente
Covid, il governo tiene il segreto sui verbali del comitato scientifico
Pagati dall’Oms per fare il lockdown? La Bielorussia accusa
Terrorismo psicologico indotto, grave responsabilità dei Media e del governo
Giuseppe Conte e la dialettica servo-padrone
Covid: i dati sulla mortalità. Mentono sapendo di mentire!
Contro il Covid falliscono i lockdown e vince il pragmatismo
L’Istat certifica quello che già si sapeva: l’Italia è sempre più un Paese di culle vuote
Scuola: campi di concentramento del Terzo Millennio
Parlamento «coeso» sulle missioni neocoloniali
L’UE accusa Volkswagen di complicità con la Cina per l’oppressione dei musulmani uiguri
DONALD TRUMP, LE LOGGE “SATANICHE” E LA MASSONERIA REGOLARE
VINCENZO CAPPELLETTI: LA SCIENZA DELLA VITA
Fake news: approvata alla Camera la Commissione d’inchiesta
La prevalenza dell’Intelligente Asintomatico
I trascorsi schiavisti del Partito Democratico USA
Bonus ristoranti ed elettrodomestici, la novità per risollevare i consumi: ecco per chi
LA CREAZIONE PLANETARIA DI DEBITI, ITALIA CAVIA PER LA “POVERTÀ SOSTENIBILE”
Crediti deteriorati, una bomba sociale pronta a esplodere: anche i grillini se ne sono accorti
Meluzzi: con un Paese alla fame vogliono usare il Mes per la quarantena dei migranti sulle navi
Ammiraglio De Felice: dalla Tunisia arrivano centinaia di ex ‘foreign fighters’ Isis
Ignavo
I primi tre errori di Jean Castex
L’élite resta padrona dell’Italia grazie a Grillo, già uomo Dc
DALL’IDEOLOGIA DI GENERE AL TRANSUMANO E POSTUMANO
Eugenetisti al comando dell’OMS?
BREITBART: Conferenza stampa Frontline Doctors a Washington CENSURATA SU TUTTI I SOCIAL

 

 

 

EDITORIALE

La nostra “ignavia” quotidiana

Manlio Lo Presti – 30 luglio 2020

Il nostro sesquipedale guida suprema-Badoglio 2.0 viene considerato un “ignavo”.

fonte:https://www.ticinonotizie.it/scegliere-di-essere-e-gli-ignavi-di-oggi/

A tale parola difficie è attribuito un significato cangiante e modificato per usi diversi. Il lemma diventato famoso con Dante che definisce “senza infamia e senza lode” tutti coloro che non si espongono, che stanno dietro le quinte, che non hanno nessun disegno sociale né un senso civivo. Si muovono seguendo il principio del “qui e ora” e del massimo utile personale.

Alla parola IGNAVO vengono accostati gli “indifferenti” descritti duramente da Gramsci (Odio gli indifferenti:http://www.dimensionidiverse.it/wp/wp-content/uploads/2017/04/Odio-gli-indifferenti.pdf) cioè COLORO CHE GIRANO LA TESTA DA UN’ALTRA PARTE.

Lo sguardo altrove accade in in automatico quando si prla e vengono citati articoli sulle violenze carnali sui bambini, sulla scomparsa oltre un milione di piccoli ogni anno solo in Europa, sul traffico dei loro organi espiantati mentre sono coscienti, ecc. ecc. ecc. ecc. ecc.. Questo argomento fa cade di colto una pesante saracinesca di molibdeno: silenzio, nessuno parla, nessuno si indigna e nemmeno fa finta di esserlo. SILENZIO…

Ecco cosa è l’ignavi. È uno stato mentale e comportamentale che è contiguo al CINISMO strutturato come una motivazione della smisurata ambizione dell’ignavo che diventa perfino quadrisex pur di arrivare ai vertici (mi riferisco alla capacità di compromesso di Badoglio 2.0 nei confronti di un suo professore pigmalione del passato che lo ha lanciato nella carriera universitaria…). Dante ha un disprezzo profondo e abissale per gli ignavi che nel canto III dell’inferno, versi 31-51:

E io ch’avea d’error la testa cinta,
dissi: «Maestro, che è quel ch’i’ odo?
e che gent’è che par nel duol sì vinta?».

Ed elli a me: «Questo misero modo
tengon l’anime triste di coloro
che visser sanza infamia e sanza lodo.

Mischiate sono a quel cattivo coro
delli angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé foro.

Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli».

E io: «Maestro, che è tanto greve
a lor che lamentar li fa sì forte?».
Rispuose: «Dicerolti molto breve.

Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ‘nvidïosi son d’ogne altra sorte.

Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa»

Gli unici a pareggiare gli IGNAVI per ripugnanza e schifo sono gli AVARI.

L’avarizia è il peccato più esecrato del mondo …

 

 

 

 

IN EVIDENZA

 

 

 

Covid, il governo tiene il segreto sui verbali del comitato scientifico

Francesco Storace 

Senza vergogna. Stato d’emergenza al buio. Il governo Conte occulta ancora i documenti del Comitato tecnico scientifico alla base dei decreti solitari del premier durante il lockdown e ricorre al Consiglio di Stato.

Nei giorni scorsi il Tar del Lazio aveva dato ragione alla Fondazione Einaudi che si era vista negare l’accesso agli atti per capire su quali basi si era mosso il presidente del Consiglio nella sua raffica di Dpcm. Gli avvocati Rocco Mauro Todero, Andrea Pruiti Ciarello e Enzo Palumbo avevano convinto il Tar con motivazioni assolutamente pregnanti. Cinque i verbali sotto osservazione, ciascuno dei quali contenente le varie posizioni del Comitato tecnico scientifico che sono servite per i decreti. Le date di riunione dell’organismo tra il 28 febbraio e il 9 aprile.

E la richiesta di pubblicizzazione degli atti in questione atti serviva proprio a rendere chiari ed evidenti a tutti i cittadini i fondamenti di quell’attività «ampiamente discrezionale» più volte richiamata dal presidente Giuseppe Conte.
Scrivono gli avvocati che hanno vinto al Tar: «I ricorrenti hanno concesso al Governo la possibilità di rendere trasparente l’azione esecutiva e valutabile a posteriori l’operato in quella delicata fase emergenziale. L’appello avverso la sentenza del TAR Lazio dimostra quale è la volontà del Governo e del suo Presidente: non fare sapere agli italiani quali sono le reali motivazioni alla base degli innumerevoli decreti del Presidente del Consiglio».

La decisione di ricorrere al Consiglio di Stato è probabilmente legata al tentativo di ottenere almeno la sospensiva della pubblicazione degli atti almeno fino al termine dello stato di emergenza, che ora è stato prorogato addirittura fino al 15 di ottobre. Il che non fa altro che aggiungere mistero al mistero.

Perché si nega il diritto degli italiani a sapere in maniera trasparente che cosa è successo per le decisioni prese dal premier nei mesi scorsi.

L’avvocatura dello Stato, nel suo ricorso contro la sentenza del Tar, parla di «danno concreto all’ordine pubblico e la sicurezza che la conoscenza dei verbali del C.T.S., nella presente fase dell’emergenza, comporterebbe sia in relazione alle valutazioni tecniche che agli indirizzi generali dall’organo tecnico». Il che, ovviamente, non fa che accrescere i dubbi sugli eventuali rischi corsi dal popolo italiano a cui però sembra si debba nascondere tutto.

E poi si insiste: «È altamente probabile, sia in relazione all’attualità che in relazione ad altre – probabilissime ed imminenti – prosecuzioni dello stato emergenziale (intanto già decise, ndr) e dei relativi provvedimenti che dovesse essere necessario emettere a tutela della salute pubblica e della vita dei cittadini», che si debbano adottare nuove misure. E quindi nulla possa essere evidenziato alla pubblica opinione.

L’avvocato Pruiti Ciarello bolla con parole aspre il ricorso del governo: «Ritengo che sia un preciso dovere del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, quello di consentire agli italiani di giudicarlo politicamente. I DDPCM non sono atti sottoposti ad un dogma di fede. Gli italiani hanno diritto di conoscere per potere giudicare chi sta al governo. Se non ci si vuole fare giudicare politicamente non si ha rispetto del popolo».

FONTE:https://www.iltempo.it/politica/2020/07/29/news/stato-di-emergenza-covid-italia-governo-conte-proroga-15-ottobre-documenti-comitato-tecnico-scientifico-tar-24025540/

 

 

 

Pagati dall’Oms per fare il lockdown? La Bielorussia accusa

Il governo italiano è stato pagato sottobanco per imporre il lockdown più severo e disastroso d’Europa? Se lo domanda lo storico Nicola Bizzi, editore di Aurola Boreale, riflettendo sullo scandalo denunciato dalla Bielorussia: prima l’Oms e poi addirittura il Fmi avrebbero offerto un mare di soldi, a Minsk, per “fare come in Italia”. Chiudere in casa il paese, sulla base di un allarme gonfiato, fino a rovinarlo economicamente? Nemmeno per sogno, ha risposto il governo bielorusso: per fronteggiare il Covid bastano e avanzano le normali misure sanitarie adottate nel paese est-europeo, senza nessun coprifuoco e nessun blocco suicida dell’economia. E se una simile “offerta” fosse stata avanzata anche all’Italia, in primis, visto che «come ben sappiamo, in tutta questa sceneggiata» il nostro paese «ha sempre avuto il ruolo di modello-pilota», decisivo per premere sul resto d’Europa verso il modulo-Wuhan? «Ben conoscendo la mentalità dei nostri politicanti, dubito fortemente che non sia stata accettata», scrive Bizzi sulla sua pagina Facebook, nel giorno in cui a denunciare il governo, la Protezione Civile, il Comitato Tecnico-Scientifico e lo stesso ministro Speranza è nientemeno che il prestigioso fisico Giorgio Parisi, presidente dell’Accademia dei Lincei.

L’accusa: l’Italia è stata ingannata, sulla base della «volontà fraudolenta» del Cts, «per mezzo della Protezione Civile», complice anche l’Istituto Superiore di Sanità. «Devono spiegarci perché in FranciaGermania, Spagna e Gran Bretagna i dati Lukashenkosono di pubblico dominio, e in Italia no», ha detto Parisi, completamente ignorato dai grandi media nazionali, sui cui vigilia la task-force istituita a Palazzo Chigi per filtrare le notizie scomode sul Covid. Grande silenzio anche sulle sconcertanti esternazioni che il presidente bielorusso Aljaksandr Lukashenko ha rilasciato ufficialmente di fronte al Parlamento di Minsk. Il mese scorso, ricorda Bizzi, il presidente Lukashenko, «che notoriamente si è sempre rifiutato di adottare nel suo paese alcuna misura di emergenza, di lockdown o di “distanziamento sociale”», ha dichiarato di aver ricevuto «una cospicua offerta in denaro (92 milioni di dollari) da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, affinché facesse “come in Italia”». Offerta che, dopo il secco no di Lukashenko, sarebbe stata in poche settimane addirittura decuplicata: «Ben 900 milioni di dollari, questa volta offerti dal Fondo Monetario Internazionale, accompagnati dalla medesima richiesta: chiudere tutto e fare “come in Italia”».

Aggiunge Bizzi: «So, da fonti di intelligence, che simili offerte sono state fatte a molti altri paesi europei e non solo europei. E so anche che molti capi di Stato o di governo, tra cui il presidente della Serbia Aleksandar Vučić, non hanno esitato un attimo ad accettarle». Per Bizzi, la logica vuole che anche l’Italia «potrebbe aver avuto una lauta offerta in tal senso», particolarmente allettante per «i nostri politicanti». Peraltro, aggiunge Bizzi, «questa ipotesi potrebbe spiegare dove e come il governo Conte abbia reperito le risorse destinate (probabilmente già all’inizio dell’anno) al potenziamento delle forze dell’ordine per garantire la tenuta e la riuscita del lockdown». Già in precedenza, Bizzi aveva parlato di anomale e inspiegabili “spese pazze” per dotare polizia e carabinieri di auto e fuoristrada, droni, elicotteri. «Mi auguro sinceramente che fra gli atti e i verbali secretati che il Walter Ricciardi e Angelo BorrelliTar del Lazio ha ordinato di rendere pubblici – aggiunge Bizzi – si possa presto trovare la risposta a questo e a molti altri nodi irrisolti, come ad esempio la folle e inconcepibile direttiva che “sconsigliava” le autopsie». Bizzi si riferisce alla sentenza del 13 luglio, sulla base della quale – dopo l’esposto dei legali della Fondazione Einaudi – il tribunale amministrativo chiede al governo di rendere pubblici, entro 30 giorni, i dati autentici sull’emergenza sanitaria italiana.

La sentenza del Tar, ricorda Bizzi, impone alla presidenza del Consiglio e alla Protezione Civile di togliere il velo ai verbali del Comitato Tecnico-Scientifico, «in base a cui il governo Conte avrebbe preso tutte le decisioni più importanti per mettere in scena lo “stato d’emergenza”, il lockdown, l’arbitraria sospensione dei diritti civili dei cittadini sanciti dalla Costituzione e tutte le orwelliane misure repressive che ben conosciamo e che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle negli ultimi mesi, dal “distanziamento sociale” alle museruole». Atti e verbali che erano stati secretati, «peraltro senza alcuna oggettiva giustificazione», e la cui lettura o conoscenza è stata fino ad oggi preclusa e negata «non solo ai parlamentari, ma addirittura agli stessi membri del governo, come ha più volte lamentato il vice-ministro della salute Pierpaolo Sileri». Tutto questo avviene mentre ci avviciniamo al 31 luglio, giorno che (almeno formalmente) dovrebbe sancire la fine dello stato d’emergenza imposto da Conte all’Italia e agli italiani lo scorso gennaio. «Stato d’emergenza che, nonostante la sempre più massiccia levata Bizzidi scudi da parte di centinaia di illustri medici, giuristi, costituzionalisti, docenti universitari e intellettuali, tenteranno fino all’ultimo di prorogare, non certo per motivi sanitari».

Secondo Bizzi, gli uomini attualmente al governo del paese prorogherebbero volentieri il catastrofico “stato d’emergenza” «per coprire i loro misfatti, per evitare che vadano in fumo affari milionari e per continuare a governare a colpi di Dpcm, nel totale silenzio del Quirinale e delle cosiddette “opposizioni”», che per Bizzi – da Salvini a Berlusconi, fino alla Meloni – hanno solo finto di contrastare Conte, attenendosi in realtà alla linea del lockdown che ha trasformato l’emergenza sanitaria in catastrofe socio-economica a orologeria. Tuona Parisi, presidente dei Lincei: «Ignoriamo quando e quante siano venute a mancare le persone per Covid. Quanti siano i contagi effettivi, per quanti giorni siano state ricoverate le persone, il reale quadro clinico di ognuna di esse». Parisi parla di una «storia oscura», e aggiunge: «I numeri non tornavano mai, sia nel confronto con gli altri anni, sia con il numero delle vittime rispetto al 2015, che in quell’anno furono oltre 50.000, 15.000 più di oggi, senza che bloccassero il paese». Un’accusa durissima: «Tradotto dal politichese, quei numeri erano un solenne imbroglio senza alcun fondamento, utile solo per generare un clima di terrore». Di qui il sospetto evocato da Bizzi: non è che i nostri governanti hanno accettato finanziamenti dall’Oms per imporre il lockdown più pazzo d’Europa, in modo che gli stregoni della nuova “polizia sanitaria” potessero andare in giro per il mondo, soldi alla mano, a proporre di “fare come l’Italia”?

FONTE:https://www.libreidee.org/2020/07/pagati-dalloms-per-fare-il-lockdown-la-bielorussia-accusa/

 

Terrorismo psicologico indotto, grave responsabilità dei Media e del governo

Chiunque abbia mai preso una lezione di psicologia riconoscerà che ciò che i media e il governo stanno facendo è un chiaro terrorismo psicologico, che sembra essere diretto a rompere i legami della civiltà fino al midollo.

La civiltà è creata da persone che si uniscono e si legano. Questo è il fondamento di una civiltà costruita su un vantaggio reciproco per tutti. La civiltà inizia il suo declino quando il governo attraversa la linea e si vede come il creatore stesso della civiltà proiettandola nel mondo delirante del potere. Quello che sta facendo la sinistra negli Stati Uniti con l’aiuto della stampa è l’instillazione deliberata della paura oltre ogni immaginazione. La loro illusione non conosce limiti perché pensano di poter fare a pezzi le fondamenta della civiltà per vincere a tutti i costi, e poi ASSUMONO che quando saranno al potere tutto finirà e arriveranno le notizie positive.

Abbiamo sentito parlare del libro ” Delusioni popolari straordinarie e follia delle folle” in termini di boom delle vendite. Tuttavia, usando il coronavirus queste persone hanno creato un’ illusione su una scala incredibile. Stavo camminando lungo la spiaggia e ho visto una donna con un cappello oversize, una maschera antigas e occhiali. Ero sbalordito. Si cammina sulla spiaggia per l’aria fresca del mare.

Il pubblico sta adottando quello che si chiama “disturbo della personalità” che ora minaccia la società nel suo insieme. Qualsiasi psichiatra praticante specializzato in disturbi d’ansia o deliri paranoici, per non parlare delle paure irrazionali, direbbe che questa è una condizione medica molto seria in un individuo. Eppure qui abbiamo a che fare con l’intera popolazione. Queste persone hanno provocato una paura primordiale di questo coronavirus che è stata intensificata dal panico di massa esclusivamente per scopi politici ed economici. È chiaramente intenzionale e totalmente irresponsabile. Il danno psicologico richiederà anni per essere superato da un individuo soprattutto se fragile. Qui abbiamo a che fare con la società. Stanno rompendo la civiltà al suo interno e questo è il primo passo necessario alla rottura degli Stati Uniti e dell’Europa. Le persone non si fideranno più l’una dell’altra, avranno paura che il loro prossimo possa essere malato e preferiranno tenersi a distanza. Una volta iniziato questo processo l’economia inizia a sgretolarsi e non si potrà invertire questa tendenza.

Grazie, Rai, Mediaset, Barbara D’Urso, CNN, New York Times, Washington Post, etc. per il vostro contributo alla distruzione non solo dell’Italia e degli Stati Uniti, ma della civiltà occidentale.

FONTE:https://www.databaseitalia.it/terrorismo-psicologico-indotto-grave-responsabilita-dei-media-e-del-governo/

Giuseppe Conte e la dialettica servo-padrone

“Sputiamo su Hegel”. Dicevano così le femministe negli anni Settanta, contribuendo con questa ennesima scemenza ad un declino che dura tutt’ora. L’odio verso il pensatore tedesco va senz’altro contestualizzato in una più ampia critica al libero pensiero, ma ciò che lascia comunque esterrefatti è la sottovalutazione post-68ina delle analisi hegeliane e la pressochè totale ignoranza delle tesi del filosofo, che invece sono di una attualità disarmante.

Una della «figure» hegeliane più note agli studenti di Liceo è la dialettica servo-signore, destinata ad una grande fortuna filosofica anche grazie alla lettura che ne fece Karl Marx .

Nella Fenomenologia dello spirito del 1807, il momento più affascinante viene descritto nell’autocoscienza, cioè il momento storico in cui l’essere umano conosce l’altro da sè. Non le cose, non il cibo, non la natura-oggetto, ma finalmente altri individui che inizialmente non si riconoscono, ma che nel corso storico imparano a individuarsi favorendo la consapevolezza e l’identità. Quella descritta da Hegel è, insomma, la strada verso l’identificazione che passa per lo scontro, è il conflitto per il riconoscimento.

Non tenere alla vita! Ognuno, per affermare se stesso, dimostra all’altro di non aver paura della morte. In tal modo ciascun uomo entra in conflitto con gli altri per imporsi mettendo a repentaglio la propria esistenza in modo cosciente.

La coscienza passa dunque per la paura della morte, il coraggio e la lotta. E’ uno scontro per la vita dove l’esistenza biologica viene messa a repentaglio, ma non tutti gli uomini sono disposti a rischiare una cosa tanto preziosa.

Quale fu l’esito di questi scontri epocali che determinarono (e determinano) la coscienza dell’uomo in quanto uomo? Accadde che chi mise a repentaglio la propria vita poté agevolmente sottomettere chi, invece, rifiutò lo scontro.

Non venne sottomesso tanto chi perse – ATTENZIONE! – quanto chi rifiutò lo scontro per paura di morire.

Mi perdoneranno gli studiosi puristi dell’idealismo tedesco, ma provo a spiegare questo concetto con qualche esemplificazione, anche a costo di sembrare banale.

Vi è mai capitato di venire a sapere di una partita sportiva vinta a tavolino? Ebbene, che succede se un atleta o una squadra non si presentano alla gara? I giudici assegnano immediatamente la partita al contendente che si è presentato decretando così chi vince e chi perde. E’ razionale! E’ logico che sia così.

Questa dinamica, secondo Hegel, è caratteristica della storia dell’umanità, oserei dire che risulta essenziale al suo sviluppo di comprensione della realtà. Si chiama dialettica e in quanto tale non si manifesta una volta soltanto nella storia.

E’ accaduto nell’antico Egitto, quando i guerrieri sottomisero gli agricoltori lungo il Nilo; accadde tra spartani e iloti, in Grecia; tra patrizi e plebei nell’antica Roma; tra nobili e servi della gleba lungo il medioevo; tra borghesi e operai durante la rivoluzione industriale. Ier l’altro è avvenuto tra lavoratori dipendenti e imprenditori (mi raccomando… si tratta di mere esemplificazioni per rendere l’idea).

Ma possiamo testare anche un’altra linea descrittiva.

Che poteva succedere in una piccola comunità primitiva quando si dovevano affrontare animali feroci o bellicosi nemici che minacciavano il villaggio?

Esatto, avete indovinato! Accadeva che qualcuno si offrisse per combattere tali nemici, mettendo a rischio la propria vita. Risulta ovvio che, in caso di sua sopravvivenza e vittoria, costui avrà poi avuto delle pretese di riconoscenza nei confronti degli altri che non erano andati a combattere. E la pretesa, ca va sans dire, è che costoro lo servissero.

Com’è noto ai lettori di Hegel, poi la dialettica subisce ulteriori declinazioni. Nel caso del rapporto servo-signore classico, ad esempio, il lavoro e la capacità di fare saranno dirimenti e rovesceranno i rapporti dialettici come avvenuto durante la Rivoluzione francese, quando i borghesi (i produttori) sostituirono i vecchi guerrieri (i nobili) divenuti oramai una classe parassitaria.

Però l’impianto narrativo basato sul rapporto tra coraggio/rischio e paura/servilismo direi che è stato uno dei contributi più originali e felici di Hegel. Se non altro perchè, a ben guardare sotto le coperte della storia, quel tipo di dialettica avviene ancora oggi.

Avviene ovunque… tranne che in Italia!

L’italia pare essere riuscita ad abbattere l’antropologia, a smentire Hegel e a far vincere il servilismo sul coraggio.

Il caso dell’emergenza sanitaria prorogata fino ad ottobre con pretesti legulei è solo l’ultimo clamoroso esempio di questa peculiarità tutta italiana.

Nonostante illustri clinici spergiurino che non siamo più in emergenza, e da tempo. Nonostante le proteste in Parlamento e soprattutto della società civile, nonostante il grafico dei contagi faccia ben capire quanto sia ridicolo ed economicamente dannoso il messaggio di paura, la paura finisce per prevalere.

E fin qua niente di strano, a dirla tutta: è sempre accaduto nella storia dell’umanità che la maggioranza abbia paura, altrimenti non esisterebbero le èlites. Ma la cosa curiosa nel caso nostrano è che ad avere paura sia una minoranza e, soprattutto, che questa minoranza pretenda pure di fare da padrona, di comandare  a chi invece non si sottrae alla vita ed al rischio.

Detto diversamente, non era mai accaduto nella storia umana che gli ipocondriaci ed i vigliacchi governassero una comunità di milioni di persone e che riuscissero a sottomettere chi, invece, ha il coraggio di affrontare i propri nemici.

Anzi, no! E’ già accaduto qualcosa di simile, a ben pensarci, e proprio in Italia. E’ accaduto con l’affermazione delle classi sacerdotali nel 380 d.C., sotto l’imperatore Teodosio, quando i vescovi presero il posto dei guerrieri romani.

E tutti sappiamo com’è finita.

FONTE:http://micidial.it/2020/07/giuseppe-conte-e-la-dialettica-servo-padrone/

 

 

 

 

ATTUALITÁ SOCIETÀ COSTUME

Covid: i dati sulla mortalità. Mentono sapendo di mentire!

Marcello Pamio

Ecco la prova che le istituzioni governative, sia centrali che locali, stanno raccontando un sacco di fregnacce alla gente!
L’ultimo in ordine cronologico è il rapporto Istat del 16 luglio 2020 dal titolo: “Impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità: cause di morte dei deceduti positivi al Sars-Cov-2”.
I risultati sono a dir poco eclatanti, e come sempre accade sono stati ripresi e ampiamente amplificati dai megafoni portavoce del Sistema; i tristemente noti media mainstream annunciano a gran voce: “9 pazienti su 10 morti per il virus”. Avete letto bene: il 90% delle morti di quest’anno SONO state causate, senza ombra di dubbio, dal virus con gli occhietti a mandorla.
Finalmente hanno depositato la pietra tombale sulla testa e sulla bocca di tutti quei complottisti della domenica che ancora vanno affermando che le persone sono morte CON il virus e non a causa di esso. Non se ne poteva più di questi sciacalli che continuano a mettere in discussione il Verbo governativo.

Ora sappiamo con assoluta certezza che sui decessi non hanno pesato per nulla le condizioni di salute preesistenti delle persone coinvolte, quindi le gravissime patologie pregresse che la stragrande maggioranza aveva: sono state ininfluenti al cospetto di Mister Vairus…
Se diamo retta ai media, sembra che in Italia a gennaio sia entrato non uno dei tanti coronavirus, e cioè un virus influenzali, ma l’ebola ingegnerizzato e modificato per sterminare la popolazione!

Rapporto Covid-19
Vediamo questo Rapporto epocale…
I ricercatori dell’ISTAT e dell’ISS hanno analizzato 4.942 schede di morte di soggetti positivi al tampone su un totale di 31.573 segnalazioni complessive alla data del 25 maggio 2020, quindi meno di un sesto del totale.

Le conclusioni, come detto, sono chiarissime e non lasciano spazio ad alcun dubbio: “il Covid-19 è la causa direttamente responsabile della morte nell’89% dei decessi di persone positive al Sars-Cov-2”.

Le malattie pregresse hanno causato il decesso solo per uno striminzito 11% dei casi, quindi una scoreggietta a confronto col virus, anche se gli esperti indipendenti hanno scritto che “il 71,8% dei decessi di persone positive al virus ha almeno una concausa: il 31,3% ne ha una, il 26,8% due e il 13,7% ha tre o più concause”.
Quindi oltre 70 persone su 100 avevano UNA O PIU’ PATOLOGIE croniche e/o degenerative, anche gravissime, ma queste non hanno influenzato l’esito letale perché non si possono comparare con la ferocia assassina dell’agente virale.

In base all’analisi condotta sulle schede di decesso, Covid-19 è la causa direttamente responsabile della morte, ossia la causa iniziale, nell’89% dei decessi di persone positive. In questi casi, la morte è quindi causata direttamente da Covid-19, seppure spesso sovrapposto ad altre malattie preesistenti”.
Ora, ironia a parte, sarebbe illuminante sapere come sono riusciti senza nessun esame autoptico (ricordo che le autopsie sono state vivamente sconsigliate dall’attuale governo…) ma soltanto leggendo una scheda di morte compilata da altri medici, a stabilire con assoluta certezza che una persona con il cancro metastatizzato o con una grave patologia cardiovascolare o il diabete mellito è morta DIRETTAMENTE per il Covid-19. Solo perché aveva il tampone positivo?
Sarebbe altresì meraviglioso, questa volta per la psichiatria, poter studiare l’encefalo di quei ricercatori che sono riusciti a scrivere: “la polmonite è presente in 3.977 morti (80.5%) MA IN NESSUN CASO E’ LA CAUSA INIZIALE del decesso. La presenza della polmonite (malattia causata dal Sars-Cov-2) conferma il ruolo rilevante di Covid-19 come causa direttamente responsabile di gran parte dei decessi“.

Puzza un po’ di dissonanza cognitiva: prima avvertono i lettori che la polmonite NON è la causa iniziale della morte, ma dopo poche righe precisano che la presenza della polmonite conferma il ruolo del Covid-19 come causa iniziale della morte.
Insomma il mantra ufficiale è sempre lo stesso: la causa delle morti è il coronavirus!
I dati ISTAT invece mostrano un quadro leggermente diverso e soprattutto molto interessante.
Spulciando i dati pubblicati sulla mortalità nei primi mesi dell’anno (da gennaio a maggio), negli ultimi 6 anni (2015-2020) in alcune regioni i decessi nel 2020, nonostante l’influenza mascherata da ebola, sono nettamente inferiori a quelli degli anni precedenti.

Va precisato a questo punto che nel 2020 praticamente quasi TUTTI i decessi sono stati registrati come “Covid-19”. Una persona morta devastata dalle cure per il cancro, è morta per il Covid; un anziano pluricentenario morto di vecchiaia, ovviamente è stato ucciso dal virus, ecc.
Nonostante tale vergognoso conteggio che ha gonfiato a dismisura i dati a beneficio della psico-pandemia, in alcune regioni italiane i morti negli anni precedenti sono stati molto più numerosi.
Come la mettiamo?
Un esempio per tutti: il numero di decessi avvenuti a Padova e provincia dal 2015 al 2020.

Nessuno ha il coraggio di dirlo, ma paradossalmente la mortalità nel 2020 a Padova e provincia, nonostante il Covid, è stata la più bassa degli ultimi 6 anni!
Nell’anno 2017 la mortalità è stata maggiore del 10% rispetto a quest’anno, e non abbiamo ricordi di chiusure regionali, blocchi della produzione industriale e sequestro dei cittadini. O sbaglio?
Alla fine della fiera, conti alla mano, la bravura del governatore del Veneto Luca Zaia è stata quella di creare un’illusione mediatica e puramente propagandistica. Non c’è stata alcuna pandemia.

Cause multiple
La Tabella 1 pubblicata a pagina 6 nel Rapporto elaborato da ISTAT e ISS mostra la “Distribuzione delle cause nei decessi dei pazienti positivi a Sars-Cov-2 per causa iniziale e multipla”.
Il totale delle “cause multiple” di morte è di 12.575.

Distribuzione delle cause nei decessi dei pazienti positivi al Sars-Cov-2, per causa iniziale e multipla

Questo dato, se teniamo conto che hanno analizzato solo 4.942 cartelle cliniche, indica che la media delle patologie per persona era di 2.5! Significa che le persone morte avevano mediamente due patologie e mezza!
Possiamo veramente credere che queste non abbiano influito per nulla sulle cause di morte? In fin dei conti parliamo di cancro, malattie cardiovascolari, renali, ecc.

La curva sale dopo marzo
Dai grafici dell’ISTAT si evince un’altra cosa intrigante. La curva del numero dei morti del 2020 (linea rossa, vedere immagine) inizia a superare quella dei morti degli anni precedenti (curva blu) sempre verso la seconda/terza settimana di marzo.

Questo può significare due cose: la prima che marzo è il mese nel quale la carica virale è massima e uccide più persone, mentre la seconda potrebbe essere collegata alla dichiarazione di pandemia avvenuta l’11 marzo 2020. Va detto che l’organizzazione mondiale della sanità non ha dichiarato lo “Stato di pandemia globale”, ha detto che “il Covid-19 può essere caratterizzato come una pandemia”. Quel “può essere” fa una grande differenza.
Dichiarazione vera o falsa che sia, ha certamente modificato i protocolli, gli approcci terapeutici, le modalità di registrazione dei morti e le autopsie…

Conclusione
La conclusione è scontata, esattamente come i rapporti degli enti sovranazionali che dovrebbero difendere e proteggere la salute pubblica.
I dati sono nelle loro mani, e possono essere modificati e interpretati per farci credere qualunque cosa. Pur di continuare a mantenerci attiva l’anestesia cerebrale, devono continuare a instillare il virus della paura. Solo così possono mantenere saldo il potere.
Un giochetto questo per chi controlla i media mainstream…

FONTE:https://disinformazione.it/2020/07/20/covid-i-dati-sulla-mortalita-mentono-sapendo-di-mentire/

Contro il Covid falliscono i lockdown e vince il pragmatismo

In merito all’epidemia di Covid l’Italia sembra vivere da mesi in una vera e propria “bolla”. Il governo Conte bis e i suoi “esperti”, come molti poteri locali, si sono mossi in modo assolutamente incoerente, ma sempre monolitico, privo di qualsiasi riflessione critica generale sulla pandemia, protetti da un sistema dei media che ha offerto una narrazione totalmente funzionale alla loro linea: prima minimizzatrice ad oltranza, poi catastrofista e colpevolizzante verso i cittadini.

L’esito estremo e grottesco di questa bolla lo vediamo in questi giorni, con l’ennesimo tentativo da parte dell’esecutivo di prolungare lo stato di emergenza. Cosa che farebbe dell’Italia l’unico paese d’Europa, tra quelli che hanno adottato provvedimenti di tal genere, a non aver dichiarato ancora la fine dell’allarme generale, ed a volerlo protrarre ulteriormente nonostante i numeri dei positivi e l’entità dei sintomi appaiano ormai assolutamente trascurabili. Ed avvalorando ancora una volta, amaramente, l’adagio secondo cui in Italia il provvisorio tende a diventare definitivo, così come la tradizione secondo cui le “emergenze” rappresentano in genere uno strumento per portare avanti forzosamente provvedimenti e politiche che con esse ben poco hanno a che fare.

Ma se questi abusi sono possibili, e non suscitano nemmeno lo scandalo che dovrebbero, è anche perché in generale in Italia, per tutti questi mesi, è mancato un dibattito autentico, realistico, a tutto campo sulla natura del fenomeno pandemico, sulle sue origini e caratteristiche, sulle strategie più efficaci per contrastarlo. E questo non solo per responsabilità del governo o della maggioranza, ma anche dell’opposizione, del mondo della cultura e della scienza (con poche eccezioni).

Sarebbe stata essenziale, e ancora lo è, una discussione onesta, senza preconcetti, fondata sull’analisi concreta dei molti dati disponibili, a maggior ragione oggi che il fenomeno ha tracciato ormai una lunga parabola. Soprattutto, è mancata sempre e manca ancora (ecco, ancora, la “bolla”) una puntuale analisi comparativa, non schermata da propaganda e pregiudizi tra il caso italiano e quello di altri paesi, europei ed extraeuropei: dinamiche del contagio, statistiche, strategie adottate, risultati.

A tale proposito, il sistema dei media acriticamente schierato nella sua quasi totalità a sostegno del rigido lockdown adottato in Italia e in alcuni altri paesi europei, ha eretto un vero e proprio muro che ha impedito praticamente qualsiasi ragionamento sulle esperienze diverse di altri paesi, nei confronti dei quali è stata lanciata una martellante campagna di delegittimazione catastrofista, dipingendo l’andamento dell’epidemia in essi come una débâcle apocalittica: la cui causa, veniva affermato esplicitamente o implicitamente, era la “sottovalutazione” colpevole della minaccia da parte dei governanti, cioè la mancata adozione di misure restrittive rigide di tipo “cinese”, o appunto italiano, che sarebbero state l’unico modello di azione efficace.

Sappiamo quali sono quei paesi e quei governi additati dalla nostra informazione al pubblico ludibrio: Stati Uniti, Brasile, Russia, India, in parte Svezia. Mentre il governo del Regno Unito, inizialmente additato tra i “negazionisti”, è poi stato “perdonato” per aver accettato in sostanza la logica del lockdown rigido quasi ai livelli di Italia, Spagna, Francia, Belgio.

Proprio per questo oggi è essenziale ragionare sui dati che provengono da quei paesi “reprobi”, confrontarli con quelli italiani e di altri Stati europei, e trarne qualche conclusione più solida sulla natura effettiva della pandemia.

Uno dei punti di osservazione più interessanti in tal senso è quello dei tassi di letalità della malattia (cioè il rapporto tra casi diagnosticati e morti) in contesti e paesi diversi.

Se andiamo a guardare le cifre ufficiali dell’Oms (che naturalmente non sono il Vangelo, ma restano le fonti più complete e aggiornate che abbiamo quotidianamente a disposizione), possiamo notare innanzitutto che, su scala mondiale, il tasso di letalità dall’inizio della diffusione del contagio ammonta al 3,96%. Un tasso sicuramente alto rispetto alla media delle infezioni virali stagionali, ma ben lontano dalle punte astronomiche raggiunte in Francia (16,72%), nel Regno Unito (15,27%), in Belgio (14,87%), in Italia (14,26%), in Olanda (11,5%), in Spagna (8,9%). Molto più lievi, quando non trascurabili, sono stati i tassi di letalità nell’area mitteleuropea, orientale e scandinava del continente.

Un’analisi puntuale sulle modalità di contagio in questi paesi particolarmente colpiti del Vecchio Continente potrebbe contribuire a situare meglio il quadro qui descritto. Tutti i dati emersi in questi mesi, comunque, concordano non soltanto nell’individuare le vittime in fasce di età particolarmente avanzate e in individui colpiti da patologie croniche o acute più o meno gravi, ma nel segnalare che percentuali altissime tra i morti per Covid si sono registrati nelle case di riposo, negli ospedali e in altre istituzioni sanitarie e assitenziali di comunità.

L’altissima letalità in alcuni paesi dell’Europa occidentale rispetto alla media è stata particolarmente legata alla più alta età media della popolazione, e alla più alta concentrazione di anziani in comunità sanitarie e residenziali/assistenziali. Il Covid-19 è un morbo infettivo che nella stragrande maggioranza dei casi genera sintomi lievi o non pericolosi, ma ha un alto tasso di contagiosità e tende a generare complicazioni gravi nelle fasce ad alta anzianità e dalle ridotte difese immunitarie per altre patologie e terapie.

Già da questa constatazione emerge con chiarezza il fatto che una strategia di contrasto efficace ai pericoli della pandemia dovrebbe concentrarsi soprattutto sulla sorveglianza e protezione di quelle ben specifiche categorie a rischio, laddove sono inutili, ed anzi controproducenti, restrizioni generalizzate imposte alle società nel loro insieme. Ma proprio questa è stata invece la politica intrapresa dai paesi europei che sono stati i più colpiti. E rispetto ai cui sistemi sanitari e assistenziali, spesso decantati per la loro efficace opera di copertura universalistica pubblica, sarebbe necessaria qualche riflessione, visto che essi si sono dimostrati largamente incapaci di assicurare la sterilizzazione e sanificazione necessaria ad impedire l’accesso del virus.

Fatto sta che i paesi dal tasso più alto di letalità sono anche quelli che hanno adottato i lockdown più rigidi. In altri Stati strategie più elastiche di prevenzione hanno corrisposto a letalità più bassa. Come nella già citata Svezia (7,2%), o in Germania (4,45%).

Confrontiamo questi numeri, allora, con quelli dei paesi più colpiti in numeri assoluti, perché tra i più popolosi del mondo, come quelli extraeuropei sopra ricordati (Usa, Russia, Brasile, India). Lasciando naturalmente da parte la Cina, origine del virus, che per troppi motivi, soprattutto di trasparenza informativa e politiche autoritarie, rappresenta un caso del tutto a se stante.

Negli Stati Uniti, prima nazione al mondo per numero assoluto dei contagi e delle vittime, il tasso di letalità è del 3,42%. In Brasile, secondo in graduatoria come contagi, è del 3,59%. In India è del 2,28%. In Russia è dell’1,63%. Si tratta, come si vede, di percentuali sempre più basse della media mondiale, e lontanissime per difetto da quelli degli Stati europei a più alta incidenza. Ancora inferiore, in genere, la letalità negli altri paesi sudamericani più colpiti, che, se si presta fede alle notizie allarmistiche dei media italiani, si immaginerebbero come lazzaretti a cielo aperto: con l’eccezione del Messico (11,18%), unico paese di quell’area ad avvicinarsi alle vette di parte del Vecchio Continente.

Va sottolineato, comunque, che tra questi paesi alcuni (Stati Uniti e

Russia) sono ai vertici mondiali per numero di test effettuati, il che rende realistiche le proporzioni tra cai e vittime registrati, mentre altri (India e Messico) sono tra quelli che hanno effettuato meno test: il che significa che in questi ultimi i casi potrebbero essere molti di più di quelli denunciati. Ma se questo fosse vero anche il tasso di letalità sarebbe più basso.

In ogni caso, ciò che accomuna i governi degli Stati estremamente popolosi qui citati – spesso molto diversi come matrice politica – è il fatto di non aver attuato politiche di lockdown generalizzato, di aver invece sperimentato strategie differenziate (si tratta in genere peraltro di repubbliche federali, prive di una gestione centralizzata della sanità), e di aver sempre considerato pragmaticamente la questione sanitaria legata alla pandemia in rapporto con i problemi economici interni, preoccupandosi di evitare che misure restrittive sui movimenti della popolazione e sulle attività produttive arrecassero danni eccessivi all’economia.

Checché ne dicano il governo Conte, i virologi da esso assoldati e l’Oms (sulla cui coerenza e credibilità sono emersi dubbi enormi in questi mesi) i risultati danno inequivocabilmente ragione a quei governi: la percentuale di morti in quei paesi è molto bassa, e per converso i dati economici indicano in genere una recessione più lieve e una ripresa più accelerata. Se c’è qualcuno che dovrebbe rimettere in discussione la strategia adottata quelli siamo noi, così come i britannici, i francesi, gli spagnoli, i belgi, gli olandesi.

Va infine aggiunto che in tutti quei paesi l’età media dei soggetti ai quali è stata diagnosticata l’infezione da Covid è più bassa che nell’Europa occidentale, tende ad abbassarsi con il tempo, e con essa si abbassa anche il tasso di letalità. Un’analisi puntuale di questi trend porterebbe a considerazioni più precise in merito (e ci si chiede perché l’Oms non si dedichi a queste ricerche), ma essi sembrano comuni a tutti.

Quindi la tendenza della malattia a contagiare individui più giovani, che da noi spesso viene indicata come una minaccia ulteriore, ha con tutta probabilità anche un effetto positivo: favorisce l’aumento complessivo dell’immunizzazione nelle società, attutendo la forza del virus e proteggendo indirettamente, a quanto pare, anche le fasce più aniane della popolazione.

Da qui si possono trarre a mio avviso due conclusioni, provvisorie e discutibili come tutte, ma che mi paiono piuttosto solide, e che almeno andrebbero, appunto, discusse.

1. I lockdown indiscriminati, dove sono stati attuati, hanno conseguito risultati disastrosi; e in generale la stessa idea delle restrizioni ai movimenti, del distanziamento sociale e della chiusura di attività

economiche in quanto tale si è dimostrata totalmente inadeguata alla natura del virus, la cui pericolosità va considerata soprattutto in relazione alla sua incidenza geriatrica, ospedaliera e di comunità.

In particolare, come alcuni studiosi hanno già affermato, quelle restrizioni hanno aumentato il tasso di contagi di anziani in famiglie, cliniche, Rsa. Se si vuole fronteggiare, dunque, un possibile ritorno del virus, senza inutili allarmismi e paralisi, va studiata innanzitutto una azione mirata di protezione degli ambienti dove vivono anziani, pazienti ospedalizzati, ammalati. Per il resto della popolazione – scuole, luoghi di lavoro e luoghi di socializzazione inclusi – dovrebbe essere sufficiente la raccomandazione di norme igieniche di profilassi, senza inutili e autoritari interventi coercitivi, per giunta rovinosi per le economie.

2. La circolazione più ampia del virus in una società non lo rende necessariamente più letale, ma anzi in gran parte dei casi sembra diminuirne la pericolosità. In base a questi dati, andrebbe attentamente riconsiderata l’opinione espressa all’inizio della pandemia da alcuni scienziati – e allora largamente demonizzata – secondo i quali la politica migliore era quella di proteggere rigorosamente le categorie più a rischio (con il vaccino quando sarà disponibile, ma anche con misure profilattiche più rigorose), lasciando sostanzialmente circolare il virus tra le fasce più giovani e immunitariamente forti, in modo da cercare di raggiungere la famosa “immunità di gregge” come nel caso delle epidemie stagionali. Considerato anche che, se si escludono le categorie suddette, il tasso di letalità della malattia sarebbe solo di poco superiore a queste ultime, e col tempo tenderebbe rapidamente ad abbassarsi ulteriormente.

Che in Italia oggi non si discuta seriamente di questi approcci alternativi, e che anzi una vera e propria cappa di delegittimazione venga imposta dal sistema mediatico e politico a chi ponga dubbi sulla vie “cinese” seguita nel paese, è un segno davvero inquietante della degradazione del nostro dibattito civile. Soprattutto mentre il governo continua a pretendere poteri speciali completamente inutili, continua a proporre, senza coltivare ragionevoli dubbi, misure cervellotiche come la ripresa delle scuole sotto protocolli di isolamento degni di Chernobil, e pensa seriamente a tenere ancora per mesi l’80% degli impiegati a casa con l’equivoca disciplina dello smart working, abbassando drasticamente lo standard dei servizi pubblici. E, ancor più, mentre governatori regionali e sindaci aggiungono alla propaganda allarmistica governativa misure repressive sul commercio e sul settore turistico/alberghiero/ristorazione/intratenimento che avranno conseguenze letali su un’economia nazionale già provata e sull’occupazione.

FONTE:https://loccidentale.it/contro-il-covid-falliscono-i-lockdown-e-vince-il-pragmatismo/

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

L’Istat certifica quello che già si sapeva: l’Italia è sempre più un Paese di culle vuote

Un nuovo drammatico risultato di una ricerca dell’Istat, in merito al bilancio demografico del 2019, ha riportato alla luce uno dei tanti problemi del Paese, del quale si sente parlare da anni: la scarsa quantità di nascite. Come si legge su Il Sole 24 Ore, secondo l’Istat nel 2019 in Italia sono stati registrati all’anagrafe appena 420.170 bambini, con un calo delle nascite del 4,5 % rispetto al 2018. Preoccupante è l’aumento del 16% di cittadini cancellati dall’anagrafe che vanno all’estero: nel 2019 risulta che ben 182 mila persone hanno lasciato il Belpaese. Al 31 dicembre 2019 la popolazione residente in Italia è inferiore di quasi 189 mila unità (188.721) rispetto all’inizio dell’anno. Il persistente declino, iniziato nel 2015, ha portato a una diminuzione di quasi 551 mila residenti in cinque anni. Si prevede inoltre che le perdite dovute alla pandemia quasi certamente porteranno a un ulteriore calo di residenti nel 2020.

Secondo la ricerca dell’Istat, si conferma il Nord-Ovest l’area più popolata con il 26,7% della popolazione, seguito dal Sud (23,0%), dal Centro (19,9%), dal Nord-est (19,4%) e infine dalle Isole (11,0%). A livello regionale ad ottenere il triste primato è il Molise con -1,14%, seguito da Calabria (-0,99%) e Basilicata (-0,97%). Viceversa, incrementi di popolazione si osservano nelle province di Bolzano e Trento (rispettivamente +0,30% e +0,27%), in Lombardia (+0,16%) ed Emilia-Romagna (+0,09%).

Inoltre, secondo i medesimi dati, è in calo anche il numero di stranieri che arrivano nel nostro Paese: infatti, la percentuale di stranieri che vengono a vivere qui è scesa dell’8,1 %. In aumento risulta, invece, come detto sopra, il numero di italiani che emigrano, +8,1%. Ancora, il primato di residenti di cittadinanza straniera, in termini assoluti, va alle regioni del Nord-Ovest con 1.792.105 residenti, pari a oltre un terzo (33,8%) del totale degli stranieri. Un cittadino straniero su quattro risiede nelle regioni del Nord-Est e in quelle del Centro. Più contenuta è la loro presenza nel Sud (12,1%) e nelle Isole (4,8%). Rapportando la popolazione residente straniera a quella totale si conferma un’incidenza superiore al 10% al Centro-Nord, in linea con il 2018. Nel Mezzogiorno il rapporto resta stabile, ma più moderato rispetto al resto d’Italia: 4,6 residenti stranieri per cento abitanti nel Sud e 3,9 nelle Isole.

Al 31 Dicembre 2019 si contano in Italia ben 194 cittadinanze diverse, di cui almeno 50 rappresentate da almeno 10000 residenti. L’Italia si conferma così un paese multietnico, dove le comunità di stranieri maggiormente presenti si confermano Romania (1 milione 208 mila), Albania (441 mila), Marocco (432 mila), Cina (305 mila) e Ucraina (240 mila) le quali compongono da sole quasi il 50% del totale degli stranieri residenti. Particolare è la diversa distribuzione per sesso di stranieri residenti. Se infatti Romania, Albania e Marocco mantengono una certa eterogeneità tra uomini e donne, più omogeneo è il dato che riguardo la comunità cinese dove cresce del 6,0% il numero di maschi mentre per l’Ucraina cresce del 6,8% il numero di femmine. In ogni caso rispetto al biennio precedente sono cresciuti il numero di residenti stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza italiana: se ne contano 127 mila, 24 ogni mille stranieri, il 13% in più rispetto al 2018. A far pensare è il fatto che dal 2015, complessivamente i “nuovi cittadini italiani” sono stati oltre 766 mila, valore di poco inferiore alla perdita di popolazione di cittadinanza italiana negli stessi anni. Senza questo apporto, il calo degli italiani sarebbe stato maggiore, intorno a 1 milione e 600 mila unità. I nuovi cittadini italiani sono prevalentemente donne (52,7%) e risiedono per il 65,4% nel Nord. In rapporto alla popolazione straniera residente 27,7 persone su mille del Nord-est sono diventate italiane, solo il 15,7 per mille nelle Isole.

Comunque, si tratta di un crollo delle nascite senza precedenti, perché è dall’Unità che non si registra questo minimo storico. Pertanto, alla luce dei dati riportati, non possiamo non esprimere preoccupazione per il futuro. Se infatti è comprensibile che nel 2020 il dato di residenti sia destinato a diminuire ancora, a causa della terribile pandemia che ha generato numerose vittime, è inevitabile pensare che il continuo calo di nascite degli ultimi anni sia destinato a proseguire anche per i prossimi. Per far fronte a quest’emergenza si ritiene opportuno ribadire come il governo abbia il compito di adottare politiche che possano incentivare i giovani italiani a fare figli, in modo da evitare un declino lento ma inesorabile. Una nazione nella quale non nascono nuove vite è una nazione che non ha futuro

FONTE:https://loccidentale.it/listat-certifica-quello-che-gia-si-sapeva-litalia-e-sempre-piu-un-paese-di-culle-vuote/

Scuola: campi di concentramento del Terzo Millennio

Marcello Pamio

Rimango sempre sconvolto dal fatto che molti genitori non si scompongono minimamente all’idea di portare a settembre i propri figli nei Gulag di seconda generazione!
La loro coscienza è tranquilla perché hanno sempre pronta la giustificazione del lavoro. Siccome devono produrre (per pagare le rate del plasma da 50 pollici o le rate del viaggio a Sharm el Sheikh) non possono mica tenerli a casa, per cui: museruola in faccia al piccolo, gel disinfettante sulle mani, zainetto in spalla e a scuola senza fiatare.

Questi esseri inconsapevoli non hanno la più pallida idea delle cose che potranno accadere da qui a settembre, e che si stanno già verificando quasi ogni giorno nei centri estivi…
Probabilmente stanno vivendo una realtà parallela, e paradossalmente rischiano di perdere proprio quel lavoro tanto agognato e tanto usato come scusante.
Il saggio direbbe: “o ci arriviamo per conoscenza o ci arriviamo per sofferenza”.

Ma veniamo ai fatti degli ultimi giorni.
Bambina positiva al Covid, chiude il centro estivo: 80 in isolamento.” Uno dei tanti titoli dei quotidiani.
E’ accaduto in provincia di Padova, dove è scattato il protocollo sanitario per tutti coloro che hanno frequentato il centro estivo dopo che è stato riscontrato un caso di positività in una bambina.
Stiamo parlando di semplice positività, anche perché nessuno sa con certezza se quel tampone galeotto è uno dei tantissimi falsi positivi (vedere nota): la cosa importante per le autorità sanitarie è mettere in sicurezza il mondo intero, per cui tamponi e quarantena a tutti. Chiusura immediata del centro ed esami a tappeto per piccoli e adulti.

Avete capito genitori cosa vi aspetta al varco? Dovete mollare i figli a scuola perché avete bisogno di andare a lavorare? Ma di quale lavoro stiamo parlando se vi metteranno in quarantena forzata?
Forse tra il caldo, le partite di calcio e le ferie vi sta sfuggendo un piccolo particolare: la stessa sorte dei centri estivi toccherà alla vostra scuola a partire da settembre.
Se inizieranno con i tamponi a tappeto come qualcuno sta ventilando, oppure se in classe un alunno o vostro figlio stesso dovesse manifestare i classici e normalissimi sintomi autunnali e/o invernali: febbre, tosse, mal di gola, malessere, ecc., dovrà immediatamente fare il tampone, e non solo lui.

E se l’esito sarà positivo? Lo facciamo dire dalla “saggia” Azzolina: “tutti i compagni dovrebbero fare i tamponi e l’intera classe, temporaneamente, non si presenterebbe a scuola”.
Quindi tutti a casa felici e contenti i ragazzi, meno i genitori e ancor meno i poveri nonni, sempre più spremuti fino al midollo.
Non solo i compagni ma anche tutti i genitori e parenti dei ragazzi della classe interessata dovranno fare gli accertamenti di rito. Stiamo parlando di decine e decine di test.

Attenzione voi che guardate solo al lavoro perché starete a casa in quarantena per almeno due settimane nell’attesa della negativizzazione del tampone. E se niente niente il tampone negativo tarderà ad arrivare, a casa starete a meditare!
Rime a parte, la situazione della scuola e dell’insegnamento in generale sono state completamente e volutamente devastate da un manipolo di individui messi là proprio per questo scopo.
Educare alla libertà interiore e permettere ai talenti che ogni piccola creatura ha di manifestarsi, sono diventati un crimine da debellare con ogni mezzo. I giovani, che ricordo non essere dei genitori, devono infatti essere plasmati dallo Stato. Devono venire modellati dalle buone e sane norme, imposte con decreti presidenziali, con i droni e l’esercito…

Siamo arrivati alla follia con l’entrata in pagella delle regole anti-Covid. L’allucinante proposta arriva dall’Anp (associazione nazionale presidi): voto a chi le rispetta o meno.
Vuoi essere un bravo suddito? Impara a memoria il decalogo: mettiti l’anello al naso e la museruola sulla bocca, non fare domande ma denuncia i compagni poco responsabili, allora sarai ricompensato (esattamente come i cani degli esperimenti di Pavlov) con un bel voto in pagella.
Questo metodo per responsabilizzare gli studenti puzza da controllo sociale e mentale, emana il fetore di modifica antropologica…

Conclusione
Questa è l’analisi: la sintesi ci suggerisce di cambiare paradigma. La Vita stessa ce lo sta urlando, ma con la tv accesa è difficile sentirla.
Possiamo cogliere l’occasione per invertire la rotta e la direzione o almeno provarci.
I tempi richiedono un impellente intervento: abbandonare in massa la scuola!
So che è difficilissimo e per qualcuno impensabile, ma se vogliamo cercare di salvare il salvabile lo possiamo fare solo hic et nunc, cioè qui e ora.
L’inizio potrebbe essere ritirare le iscrizioni per settembre. Così facendo daremo un potente e chiaro segnale ai presidi, ai dirigenti scolastici e anche agli altri genitori. Un segno di vera responsabilità.
Se lo facessero in tanti, moltissime scuole dovrebbero chiudere lasciando a casa maestri, insegnanti e presidi. Non sto augurando una strage professionale, l’intendo è quello di dare alla pedagogia il ruolo centrale che ha nello sviluppo dell’essere umano. Ricordo ai distratti che la scuola odierna serve a sfornare utili-idioti non pensanti.

Il secondo passaggio sarebbe quello di organizzarsi in nuove realtà educative, proprio quelle che stanno nascendo come i funghi: scuole parentali, asili nel bosco, realtà genitoriali, scuolette, ecc.
Tutti quei genitori che non sono stati ancora del tutto cerebralmente anestetizzati dal Sistema, e quelli che hanno compreso i rischi e la degenerazione della situazione attuale si dovrebbero mettetere assieme, unire le forze e gli intenti perché è prioritario – se vogliamo salvare questo pianeta – aiutare i nostri figli a diventare uomini liberi pensanti.

Il nostro obiettivo: elaborare una pedagogia che insegni ad apprendere, ad apprendere per tutta la vita, dalla vita stessa. Rudolf Steiner

Tampone

Il gold standard diagnostico di Covid-19 è il test PCR (reazione a catena della polimerasi) che funziona così: il materiale genetico del virus (RNA), raccolto infilando un lungo tampone in fondo a una narice e/o alla gola, viene copiato milioni di volte (amplificato) fino quando può essere rilevato. Questo purtroppo non è affidabile (come disse il biochimico Kary Banks Mullis, Premio Nobel nel 1993 proprio per aver scoperto la PCR), perché copiando milioni di volte il materiale genetico è molto facile che venga individuato qualche frammento virale…

FONTE:https://disinformazione.it/2020/07/28/scuola-campi-di-concentramento-del-terzo-millennio/

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Parlamento «coeso» sulle missioni neocoloniali

L’Italia è diventata uno dei subappaltatori del Pentagono nel Mediterraneo e in Africa. Mentre la sede dell’AfriCom è tuttora in Germania, gli Stati Uniti hanno delegato parte delle missioni in mare e tutte le operazioni di terra a Germania, Belgio, Danimarca, Estonia, Norvegia, Olanda, Portogallo, Regno Unito, Svezia e Repubblica Ceca, sotto il comando della Francia. Il Pentagono mantiene ovviamente il controllo delle operazioni, soprattutto per via aerea.

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Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini (Pd) ha espresso grande soddisfazione per la votazione «coesa» del parlamento sulle missioni internazionali. Salvo qualche dissenso sul sostegno alla Guardia costiera di Tripoli, maggioranza e opposizione hanno approvato in modo compatto, con nessun voto contrario e pochi astenuti, 40 missioni militari italiane in Europa, Africa, Medio Oriente e Asia.

Sono state prorogate le principali «missioni di pace» in corso da decenni sulla scia delle guerre Usa/Nato (cui ha partecipato l’Italia) nei Balcani, in Afghanistan e in Libia, e di quella israeliana in Libano facente parte della stessa strategia.

A queste ne sono state aggiunte alcune nuove: l’Operazione militare dell’Unione europea nel Mediterraneo, formalmente per «prevenire il traffico di armi in Libia»; la Missione dell’Unione europea di «appoggio all’apparato di sicurezza in Iraq»; la Missione Nato di potenziamento del sostegno a paesi situati sul Fianco Sud dell’Alleanza.

Viene accresciuto fortemente l’impegno militare italiano nell’Africa subsahariana. Forze speciali italiane partecipano alla Task Force Takuba, schierata in Mali sotto comando francese. Essa opera anche in Niger, Ciad e Burkina Faso, nell’ambito dell’operazione Barkhane in cui sono impegnati 4.500 militari francesi, con blindati e bombardieri, ufficialmente solo contro le milizie jihadiste.

In Mali l’Italia partecipa anche alla Missione dell’Unione Europea Eutm, che fornisce addestramento militare e «consulenza» alle forze armate di questo e altri paesi limitrofi. In Niger l’Italia ha una propria missione bilaterale di supporto alle forze armate e, allo stesso tempo, partecipa alla missione dell’Unione europea Eucap Sahel Niger, in un’area geografica che comprende anche Nigeria, Mali, Mauritania, Chad, Burkina Faso e Benin.

Il Parlamento italiano ha inoltre approvato l’impiego di «un dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea». Scopo dichiarato è «tutelare in quest’area gli interessi strategici nazionali (leggi quelli dell’Eni), supportando il naviglio mercantile nazionale in transito».

Non a caso le aree africane, in cui si concentrano le «missioni di pace», sono le più ricche di materie prime strategiche – petrolio, gas naturale, uranio, coltan, oro, diamanti, manganese, fosfati e altre – sfruttate da multinazionali statunitensi ed europee. Il loro oligopolio è però ora messo a rischio dalla crescente presenza economica cinese.

Non riuscendo a contrastarla solo con mezzi economici, e vedendo allo stesso tempo diminuire la propria influenza all’interno dei paesi africani, gli Stati uniti e le potenze europee ricorrono alla vecchia ma ancora efficace strategia coloniale: garantire i propri interessi economici con mezzi militari, compreso il sostegno a élite locali che basano il loro potere sulle forze armate.

Il contrasto alle milizie jihadiste, motivazione ufficiale di operazioni come quella della Task Force Takuba, è la cortina fumogena dietro cui si nascondono i veri scopi strategici.

Il Governo italiano dichiara che le missioni internazionali servono a «garantire la pace e la sicurezza di queste zone, per la protezione e la tutela delle popolazioni». In realtà gli interventi militari espongono le popolazioni a ulteriori rischi e, rafforzando i meccanismi di sfruttamento, aggravano il loro impoverimento, con un conseguente aumento dei flussi migratori verso l’Europa.

Per mantenere migliaia di uomini e mezzi impegnati nelle missioni militari, l’Italia spende direttamente in un anno oltre un miliardo di euro, forniti (con denaro pubblico) non solo dal ministero della Difesa, ma anche da quelli dell’Interno, dell’Economia e Finanze, e dalla Presidenza del Consiglio.

Tale somma è però solo la punta dell’iceberg della crescente spesa militare (oltre 25 miliardi l’anno), dovuta all’adeguamento delle intere forze armate a tale strategia. Approvata dal Parlamento con unanime consenso bipartisan.

FONTE:https://www.voltairenet.org/article210580.html

L’UE accusa Volkswagen di complicità con la Cina per l’oppressione dei musulmani uiguri

zerohedge.com

Il presidente della delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con la Cina, Reinhard Bütikofer, ha denunciato la Volkswagen per il suo rifiuto di confrontarsi con la Cina sul trattamento dei musulmani uiguri, secondo quanto scrive Politico.

        Questa settimana, un gruppo di sindacati e organizzazioni non governative ha invitato grandi marchi come Nike, Adidas e Amazon a smettere di acquistare merci dallo Xinjiang.

        Mentre gli Stati Uniti hanno già introdotto alcune sanzioni contro lo Xinjiang, Bütikofer si è lamentato del fatto che la Commissione europea stia ancora resistendo alla pressione delle lobby per prendere posizione. Tuttavia, ha riservato la sua più forte critica a Volkswagen, che ha una fabbrica nella capitale di Urumqi del Xinjiang. – Politico

“La Volkswagen … è una compagnia senza coscienza”, ha detto Bütikofer al Politico , aggiungendo che “società del genere sono complici nel sostenere l’inferno totalitario dello Xinjiang”.

Ha anche criticato la casa automobilistica tedesca perché “avrebbe ignorato l’oppressione del popolo uiguro nello Xinjiang”.

FONTE:https://comedonchisciotte.org/lue-accusa-volkswagen-di-complicita-con-la-cina-per-loppressione-dei-musulmani-uiguri/#disqus_thread

 

 

 

DONALD TRUMP, LE LOGGE “SATANICHE” E LA MASSONERIA REGOLARE

Articolo proposto da N.R. Ottaviano, pagina di divulgazione e difesa della Tradizione iniziatica occidentale.

I recenti eventi accaduti negli Stati Uniti d’America hanno riacceso i riflettori sulla situazione politico-sociale americana e su Donald John Trump, 45° Presidente degli Stati Uniti.

Il personaggio Trump è sicuramente singolare ed in genere o è amato o è odiato, non esistono mezze misure. Diciamo che nessun Presidente è mai stato oggetto di tante controversie quanto lo è lui, anche in virtù di alcune sue iniziative e dichiarazioni piuttosto plateali che hanno fatto molto discutere l’America e tutto il mondo. Del resto gli U.S.A. sono la maggior potenza mondiale ed è inevitabile che su quel Paese siano puntati gli occhi di tutti gli abitanti della Terra.

A scanso di equivoci e in maniera molto sintetica dato che mi occupo di esoterismo e non di politica dico subito che non ho un grande trasporto per costui ma che lo giudico, per tutta una serie di motivi, il male minore per gli Stati Uniti e per il mondo e perciò spero che venga rieletto anche in relazione alla sua posizione violentemente anti-cinese ed alla sua volontà di concentrarsi più sui problemi degli U.S.A. che non sullo scenario internazionale, cosa che del resto è molto tipica dei Presidenti appartenenti al Partito Repubblicano da sempre abbastanza votati ad un certo isolazionismo degli Stati Uniti.

Come la maggior parte dei Presidenti Repubblicani Trump venne iniziato da giovane nella Massoneria di Rito Scozzese che negli U.S.A. è tradizionalmente molto forte. Poichè in Italia, come del resto anche in altri Paesi cattolici, il ritornello sulla “giudeo-demo-plutocrazia massonica” è ancora molto in voga ritengo utile chiarire alcune cose.

Qualche tempo fa l’amico Andrea Franco, discepolo come me di Massimo Scaligero, scrisse un bell’articolo sul blog “coscienze in rete:”In nome delle Logge, Retroscena Occulti della Politica Americana.”
In tale articolo, molto ben documentato come tutti i suoi lavori, l’autore analizza caratteristiche e finalità di molte “Società Segrete” americane. C’è un punto dell’ottimo articolo dell’amico Andrea Franco che va particolarmente approfondito e chiarito:cercheremo di farlo in questa sede. Correttamente l’autore punta l’indice contro le ” Società Segrete PARAMASSONICHE” che “mescolano rituali massonici con magismo”.

Andrea Franco giustamente fa l’ esempio dei famigerati e potentissimi “Skull “. È opportuno ricordare che l’antesignano di tali Società Segrete fu proprio il fondatore di Scientology, Ron Hubbart,non a caso in gioventù discepolo del mago nero britannico Aleister Crowley.E’ bene sapere anche che la Massoneria degli USA ” Regolare” ( Scozzese ,Royal Arch,Egizia anche se quest’ultima meriterebbe un discorso a parte) vieta espressamente nei propri statuti l’appartenenza a ” Società Paramassoniche” e che tali consessi (peraltro molto popolari negli ambienti Dem) NULLA hanno a che vedere con la Massoneria Tradizionale.

Va considerato anche che praticamente tutti i personaggi celebri degli USA erano massoni: da Washington a Franklin da Jefferson a Lincoln passando per Stan Laurer ( nato in Inghilterra ma cittadino U.S.A.) ed Oliver Hardy fino allo stesso Martin Luter King.Perfino Walt Disney fu un esponente di primo piano della Massoneria Scozzese. Se si escludono il cattolico Kennedy ed il quacchero Carter oltre a pochi altri, quasi tutti i Presidenti degli USA erano Massoni: particolarmente frequente, come abbiamo detto, è stata l’appartenenza alla Massoneria dei Presidenti Repubblicani.

In Italia esistono tre Logge Massoniche militari americane ed alle ultime elezioni hanno votato in blocco per Trump, Massone di Rito Scozzese a differenza della Clinton che non e’ mai stata iniziata alla Libera Muratoria. Dunque con una certa generalizzazione e con tutte le approssimazioni possibili possiamo dire che oggi i repubblicani sostengono la Massoneria Regolare ( oramai diventata una sorta di Rotary e destituita, salvo alcune eccezioni, di reale contenuto iniziatico ma in generale costituita da brave persone) mentre molti democratici ( nonostante Obama fosse un membro della Massoneria di Rito Scozzese) sembrano fortemente attratti dalle ” Società Paramassoniche ” di cui sopra! Ciò che è incomprensibile agli occhi dei Massoni ” Regolari “, americani e non, è la confusione che si fa ( soprattutto in Italia) tra ” Massoneria ” e ” “Centri di Potere Occulti” tipo Gruppo Bildberg; quest’ultimo Gruppo infatti non ha NULLA a che fare con la Massoneria che agli occhi dei membri di tale consesso appare soltanto come un’inutile carnevalata! Parimenti è bene comprendere che le c.d ” logge deviate ” ,alcune delle quali sono in effetti dedite a culti erotici/satanici del tipo di quelli descritti in ” Eyes Wide Shout”( sarà un caso ma il regista del film Stanley Kubrik è morto subito dopo aver ultimato il film) non possono assolutamente essere confuse con la Massoneria Regolare perché così facendo si creano confusioni che giovano unicamente alle forze dell’oscurità.Oggi come oggi tutta la Massoneria regolare degli USA ( e dell’Europa) è schierata con Trump perché c’è la consapevolezza che egli sia l’unico a poter arginare lo strapotere del ” politically correct” mescolato con le logge deviate in gran parte popolare da Dem. Che poi ” brother Donald ” ( come affettuosamente lo chiama il rappresentante della M.A. negli USA, R.W.) abbia un un’evidente disturbo narcisistico di personalità è un fatto e ciò costituisce un problema nella misura in cui a volte tale disturbo lo porta a commette notevoli errori di metodo. Tuttavia in questo momento Trump è certamente la soluzione migliore per tutti noi: se vincesse il candidato democratico, ex vicepresidente di Obama e autentico pupazzo delle multinazionali sioniste sarebbero davvero guai seri! Per meglio comprendere l’atteggiamento che la borghesia sana degli U.S.A. ha nei confronti della Massoneria Regolare sarebbe opportuno leggere Il romanzo di Dan Brown “The Lost Symbol”.

E’ bene rammentare, però, che Dan Brown è uno scrittore di thriller, molto bravo certamente, ben documentato certamente, ma romanziere e non esoterista. L’unico esempio di esoterista-scrittore (e non di scrittore che utilizzi l’esoterismo come filone narrativo) fu quello del Massone Gustav Meyrink, che l’esoterismo lo conosceva e lo praticava sul serio e che sarebbe rimasto quasi sconosciuto se da un suo romanzo (Il Golem) non fosse stato tratto negli anni ’30 del XX secolo un film di grande successo. Certamente Brown è una persona seria, amico di autorevoli esponenti del Rito Scozzese Antico ed Accettato degli U.S.A. e si è avvalso di tali “esperti” per la stesura di quel romanzo che, per altro, ha suscitato le ire funeste della stampa cattolica, tant’è che a suo tempo Massimo Introvigne, dalle colonne del quotidiano “Avvenire”, tuonò contro l’apologia massonica del Brown, colpevole, a suo parere, di aver mostrato la Fratellanza Libero- Muratoria come un baluardo di umanità e di conoscenza in un mondo fatto di tenebre, ove tra i componenti delle tenebre stesse vi è l’oscurantismo clericale rappresentato dalla burocrazia del Vaticano e dall’ oscura Opus Dei protagonisti negativi rispettivamente di “Angeli e Demoni” ed “Il codice Da Vinci”. Stiamo attenti però a non dimenticare che un conto è cavalcare il filone esoterico (buon per lui, guadagnando milioni di dollari) altro è comprendere a fondo cos’è davvero la Tradizione esoterica occidentale, cosa piuttosto ardua visto che allo stesso interno della Massoneria regna una notevole confusione in proposito.

Recentemente un autorevole Massone italiano dando alle stampe l’ennesima biografia romanzata del conte di Cagliostro insisteva con la solita favoletta (mutuata da Dumas ed ahimè da Goethe) secondo la quale il palermitano Giuseppe Balsamo ed il portoghese Alessandro Conte di Cagliostro fossero la stessa persona. Ovviamente costui non ha mai letto Mark Haven né la traduzione italiana della sua monumentale opera “Il maestro sconosciuto” (Ed. Cambiamenti, Bologna) e, cosa ancora più colpevole, non ha letto attentamente nè l’opera del Reghini nè quella di Rudolf Steiner. Entrambi infatti, pur avendo visioni del mondo diametralmente opposte ( noi ci identifichiamo TOTALMENTE con la dottrina esposta da Steiner e nutriamo serie riserve sulle posizioni “pagane” e “neo-pitagoriche” del Reghini) concordano sulla grandezza del “Gran Cofto” e sulla impossibilità che un volgare truffatore come il Balsamo potesse, redimendosi, assumere la forma di uno dei più grandi Maestri dell’umanità. In effetti, come avrebbe detto Mao Tse-Tung, “Molta la confusione sotto il cielo, eccellente la situazione”: cosa giustissima dal suo punto di vista, quello di un sovversivo bolscevico, ma ovviamente sbagliatissima dal punto di vista di coloro che difendono la Tradizione Iniziatica. Del resto, la stessa Libera Muratoria fa spesso grande confusione sulle proprie radici, insistendo sulla storiella delle origini dalle corporazioni di mestiere, dalle gilde medievali etc. (cosa vera solo per alcuni aspetti minori della Tradizione Iniziatica Liberomuratoria), ma dimenticandosi del tutto che l’origine di ogni tradizione esoterica ed iniziatica occidentale va ricercata in primo luogo nell’Antico Egitto, terra dalla quale si è irradiato potentemente l’insegnamento spirituale approdato sul suolo italico con Pitagora, su quello ellenico con Platone e proseguito poi attraverso Plotino, Porfirio, Boezio, Lullo, Paracelso e Pletone per giungere fino a Giordano Bruno. Il grande nolano è, dopo Garibaldi, il personaggio storico a cui è dedicato il maggior numero di Logge Massoniche italiane; ma quanti tra coloro che si dicono Liberi Muratori conoscono davvero l’opera del Bruno? Libertà dall’oscurantismo clericale, ritorno alla natura, pace tra i popoli e fratellanza, questi sono i temi ricorrenti sui seminari, convegni, articoli, che, decine di volte all’anno, vengono organizzati dalle varie Obbedienze Muratorie italiane sul filosofo di Nola.

In realtà il nocciolo del pensiero di Bruno, quel nocciolo che terrorizzò la Chiesa, tanto da indurla a decretarne la morte sul rogo di Campo de’ Fiori, sta nel suo affermare con forza la necessità di azzerare le divisioni tra cattolicesimo e protestantesimo, tra ebraismo ed islamismo, ritornando alle comuni origini di tutti questi culti, ovvero alla religione egizia. Trecentocinquant’anni prima di Mircea Eliade (peraltro rumeno, quindi latino), Frate Giordano aveva ben compreso, attraverso lo studio dei testi ermetici e dei pensatori a lui antecedenti, i cui nomi sono stati prima ricordati, che l’ antica religione egizia era in realtà fondata, non sul politeismo, bensì sul più puro enoteismo.

Da una Divinità primordiale e creatrice (Ptha a Menfi, Atum a Elipoli, Amon a Tebe e via dicendo) vengono, cioè, generate, per successive emanazioni, le altre divinità. La Divinità perciò è unica (Supremo Artefice dei Mondi, ovvero Grande Architetto dell’Universo) ma viene parcellizzata in successive forme, ciascuna delle quali rappresenta un aspetto peculiare della Divinità Creatrice.

Tale tradizione primordiale era ben conosciuta da colui (o da coloro) che hanno scritto la Bibbia, tant’è che la Genesi inizia con “In principio Dio creò il cielo e la terra.” Nella lingua originale ebraica la parola “Dio” è El-Hoim la cui traduzione letterale è “Lui gli Dei”: pertanto Dio viene simultaneamente definito al singolare ed al plurale. Tale concezione egizia e mediterranea della Divinità è alla radice dell’estrema tolleranza per ogni forma di culto che il mondo antico possedé.

La rigida affermazione monoteista “non vi è altro Dio fuori che il mio, tutti gli altri sono idoli falsi e bugiardi” è alla base del fanatismo religioso, dell’intolleranza e dell’integralismo. Oggi va molto di moda far riferimento all’integralismo islamico, certamente deprecabile e da condannare senza alcuna riserva, ma non dimentichiamoci che sono stati fatti più morti nel nome di Cristo (e certamente non per Sua colpa) che per qualsiasi altro motivo nella storia dell’umanità. Giordano Bruno fa da spartiacque tra mondo antico e mondo moderno; egli è il crocevia attraverso il quale il deposito iniziatico della Tradizione Occidentale arriva fino ai nostri giorni, tramite la fama fraternitas rosicruciana, la Royal Society e la conseguente costituzione, nel 1717, della moderna Libera Muratoria.

Come acutamente osservato dalla Yates, senza Giordano Bruno ed i cosiddetti giordanisti, non ci sarebbero stati i rosacroce, perciò non ci sarebbero stati Newton, Ashmole e la fondazione della Gran Loggia d’Inghilterra alla locanda “L’oca e la graticola”. Possiamo perciò affermare che se è vero, come dice Guénon, che la Massoneria è l’unica depositaria della Tradizione iniziatica ed esoterica occidentale, è altrettanto vero che essa rappresenta il contenitore ove si depositano gli insegnamenti egizio-italico-mediterranei. Ciò era ben noto ai padri fondatori degli Stati Uniti d’America (giustamente celebrati dal Brown ne “Il simbolo perduto”), tutti iniziati ai misteri della Libera Muratoria. Massone fu, come abbiamo già detto, Washington, così come massoni furono Franklin, Payne e Jefferson.

Essi modellarono l’attuale capitale degli U.S.A. secondo la tradizione egizio-italica-mediterranea. Costruirono perciò un campidoglio, copia di quello romano, una cupola (il Jefferson Memorial) ispirata al pantheon di Roma, un tempio di Atena (il Lincoln Memorial) ispirato al partenone di Atene ed innalzarono, nella Capitale del Paese che avrebbe dominato il mondo contemporaneo, un gigantesco obelisco egizio. Questi iniziati sapevano che ogni cosa parte dall’Egitto e giunge al mondo moderno attraverso il retaggio italico.

Coloro che si ispirano a culti misteriosofici estremo-orientali o ad improbabili “rivisitazioni neo-pagane” e quei Massoni che si ostinano a credere che la Libera Muratoria provenga da un mondo anglosassone che non avrebbe visto la luce senza la terra italica sono entrambi in errore. Solo la rivivificazione della Tradizione imperitura egizio-italico-mediterranea,illuminata dall’evento del Golgota e dalla Rivelazione di Rudolf Steiner, può apportare nuova linfa vitale ad un mondo ormai in disfacimento e pervaso dalle tenebre: in ciò l’Italia e la VERA Europa (non quella del Gruppo Bildberg e delle banche, tanto per intenderci) hanno un ruolo cruciale.

La mezzanotte è passata ma l’alba è ancora lontana.

FONTE:https://www.databaseitalia.it/donald-trump-le-logge-sataniche-e-la-massoneria-regolare/

 

 

 

CULTURA

VINCENZO CAPPELLETTI: LA SCIENZA DELLA VITA

Vincenzo Cappelletti: la scienza della vita Il 2 agosto Vincenzo Cappelletti avrebbe compiuto 90 anni, sfolgoranti di sapienza e di stile, di gentilezza e di magnanimità, di un’autorevolezza che si accompagnava a una grazia rara, da cui emanava un’aura di luminosità che chiunque poteva immediatamente percepire. Ricordarlo, in questa occasione e a due mesi dalla scomparsa, significa non soltanto riportare alla memoria, personale e collettiva, la sua figura intellettuale ed esistenziale, ma anche riaffermare il valore del suo insegnamento – accademico, scientifico, culturale, etico, politico ed estetico – come esempio da riprendere e diffondere oggi, come modello per generazioni nate in un’epoca in cui anche la sola idea di modello tradizionale da seguire sembra antiquata, addirittura sospetta, perché fraintesa come imposizione, come coercizione (ecco ancora i frutti velenosi del sessantottismo); meglio seguire gliinfluencers.

Questa mancanza di comprensione del valore assoluto dell’esempio legato alla tradizione è un’autentica tragedia per la nostra cultura, per la nostra intera civiltà. Infatti, quando si perde il senso del rapporto fra autorità e autorevolezza, fra retaggio e civiltà, si finisce per perdere l’identità, propria e del contesto, ovvero l’identificazione di sé con una storicità più ampia. Forse, in questa tragica realtà attuale dell’Occidente, il limite di non ritorno è già stato varcato, e allora, come suggeriva Spengler, non ci resta che vivere eroicamente questo momento, assolvendo stoicamente al nostro compito storico, restando al nostro posto pur sapendo che il destino è segnato. Se però rimane ancora una sola possibilità che la traiettoria declinante che vediamo profilarsi possa essere invertita, allora dobbiamo lottare, non meno eroicamente, fino in fondo, ricorrendo a tutti gli strumenti che la nostra civiltà ci ha fornito, dei quali il concetto di formazione, la Bildung cioè intesa nel senso più ampio, è uno dei principali e dei più efficaci.

E così entra in scena, anzi continua a stare sulla scena, Vincenzo Cappelletti, illustre interprete di questo coraggio, di questo eroismo della verità che egli ha personalizzato con uno stile dove prevale la semplicità, un’assoluta naturalezza nell’esprimere i più alti contenuti scientifici e culturali. Egli ha incarnato, sulla scia delle grandi figure della nostra cultura nazionale ed europea, questo canone della formazione, quell’insieme di criteri e comportamenti che si è stratificato nella storia, che si è sedimentato nella coscienza e che ha prodotto la nostra civiltà. Non solo la sua sterminata conoscenza e la sua straordinaria capacità di trasmetterla, ma anche la sua eleganza intellettuale e morale rappresentano un modello che dev’essere vivificato e adottato proprio oggi, in un’epoca in cui l’indistinzione non equivale solo alla massificazione delle opinioni e al livellamento delle qualità personali, ma esprime anche lo smarrimento della più ampia identità di una civiltà.

Per esporre in forma analitica tutto il suo itinerario, ci sarebbe bisogno di un intero volume, tale è la ricchezza della sua biografia intellettuale, e perciò qui mi è possibile solo tratteggiarne alcuni aspetti, auspicando nel contempo che quel volume così necessario venga presto scritto (e i suoi tanti amici ed estimatori saranno senz’altro pronti). Professore, filosofo, storico della scienza e della medicina, uomo di cultura e uomo delle istituzioni, ricercatore di prima grandezza, docente appassionato, conversatore raffinato e al tempo stesso sempre in grado di sintonizzarsi con l’interlocutore, chiunque egli fosse, uomo di scienza e nel contempo assolutamente devoto alla religione cattolica, uomo politico non in senso tecnico ma nel senso originario aristotelico e pater familias di livello tanto eccezionale che sembrava venire direttamente da Roma antica.

Se dovessi immaginare un personaggio in cui ritrarre al meglio la Adel des Geistes descritta da Thomas Mann, penserei proprio a Vincenzo Cappelletti, sulla cui figura quella nobiltà spirituale sembra addirittura ritagliata. Oltre a ciò, egli è stato una delle menti universali della nostra epoca, che univa la conoscenza dei grandi tornanti del pensiero scientifico a una straordinaria comprensione dei dettagli storico-culturali e perfino psicologici della civiltà occidentale, come dimostra, per fare solo un esempio, la sua monografia su Freud, che egli è riuscito a spiegare in modo impareggiabile – perché era non solo un conoscitore della psicoanalisi ma anche un autentico professore di filosofia –, e a decifrare e inglobare su un piano storico più ampio.

In questo suo tratto didattico assolutamente sovrano e nella sua non meno regale capacità di concepire la curvatura culturale delle istituzioni, lo paragonerei a Giovanni Gentile, del quale è stato anche successore, lontano nel tempo ma vicinissimo nello spirito, alla presidenza dell’Istituto Italiano di Studi Germanici. E a Gentile lo collega ancor più tangibilmente la sua conduzione, da direttore generale (1970-1992) e, successivamente, da vicepresidente e direttore scientifico (1992-2002) dell’Istituto dell’Enciclopedia Italia. Gli esiti estremamente positivi di questo trentennale servizio presso la maggiore istituzione culturale nazionale sono lì, in piena evidenza, a testimoniare l’intelligenza e la dedizione che Cappelletti ha riservato a questa istituzione, come a ogni altra a cui ha donato il suo impegno.

Intelligenza, dedizione, e anche visione strategica. Un esempio illuminante: quando nel 2003 viene nominato commissario straordinario dell’Istituto di Studi Germanici, non cerca soltanto di farlo funzionare al meglio delle potenzialità, ma pensa a come valorizzarlo, anche in base allo spirito con cui era stato fondato, immaginando di elevarlo da ente culturale a ente di ricerca, affiancando cioè in esso riflessione culturale e ricerca scientifica, e riesce, con un eccezionale impegno di cui egli mi permise di essere diretto testimone, a convincere il potere legislativo della validità della sua idea e a trasformarlo così nel 2006 in Ente pubblico nazionale di ricerca sotto la competenza del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, dando così vita al primo Ente di ricerca nazionale in campo umanistico (gli altri infatti inerivano alle cosiddette “scienze dure”), del quale viene nominato presidente. Fu un suo successo personale, un capolavoro di visione e di azione, del quale, come spesso accade, le cronache possono anche dimenticarsi, ma che resterà per sempre nella memoria della cultura nazionale.

Dal 1970 al 2011 ha presieduto un’altra importante istituzione scientifica come la Domus Galilaeana, il prestigioso centro di studi e ricerche dedicato a Galileo, e anche qui ha saputo infondere il suo talento insuperabile, quello cioè di coniugare la conoscenza con la prassi o, come potremmo anche dire, la cultura e la vita. Fra le molte iniziative strutturali da lui avviate nella Domus, va ricordata l’apertura della Scuola superiore di scienza. E anche qui Cappelletti incrocia Gentile, perché fu un comitato presieduto da Gentile a elaborare, nel 1938, il progetto per un istituto nazionale in onore di Galileo e a fondare ufficialmente, nel 1941, la Domus.

Ulteriori esempi di questo talento – ma la serie potrebbe continuare a lungo – sono la presidenza della casa editrice Studium (e dell’autorevole omonima rivista), che egli ha guidato con competenza e discrezione, valorizzandone il patrimonio ideale, che egli mantenne strettamente legato al mondo cattolico arricchendolo però con tutti i contributi che avessero valore autentico; la fondazione nel 1957 – insieme con il fraterno amico Aldo Ferrabino, personalità cruciale della cultura italiana novecentesca –, della rivista «Il Veltro», ricchissimo snodo culturale nazionale da lui diretto insieme con la sorella Virginia, raffinata studiosa e geniale organizzatrice; le presidenze  dell’Académie Internationale d’Histoire des Sciences (dal 1989 al 1997), della Fondazione Nazionale Carlo Collodi (dal 1988) e, pure dal 1988, della Società Europea di Cultura, con sede a Venezia e promossa nel 1950 da Umberto Campagnolo; oppure, in un ambito in cui si univano cultura e politica, l’attività di consigliere della Fondazione Alcide De Gasperi, che egli svolse con risultati sempre all’altezza del proprio nome e di quello del grande statista trentino, come per esempio quando nel 2004 realizzammo, insieme con Armando Tarullo, vicepresidente della Fondazione, la trasferta a Berlino della mostra su De Gasperi, alla quale associammo un convegno su «De Gasperi e Adenauer, padri fondatori dell’Europa», organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura che allora dirigevo e dalla Fondazione Adenauer, coinvolgendo l’allora presidente del Senato italiano Marcello Pera e tedesco Dieter Althaus.

Anche sul piano politico, la presenza di Cappelletti è sempre stata fulgida, netta per quanto riguarda lo schieramento, ma considerata e trattata con totale rispetto anche dalla parte avversa. Egli fu un conservatore dialogico e, quindi, aperto alla ricezione di idee positive non in contrasto con il sistema valoriale della tradizione, ma risoluto nella salvaguardia dei princìpi del liberalismo classico e nella difesa irremovibile dei fondamenti cattolici, di tutti i valori di quella tradizione che ha creato l’Europa spirituale e politica.

Il saper «stare al mondo» era in lui una dote naturale, un talento che la sua lunghissima esperienza sempre ai massimi livelli scientifici e culturali ha affinato, facendo di lui un maestro, non solo sul piano docente ma anche su quello dello stile di pensiero e di comportamento. Generalmente si intende l’espressione «saper vivere» come la capacità di vivere con soddisfazione destreggiandosi tra le asperità, mentre il saper vivere che traspare da ogni azione, da ogni gesto di Vincenzo Cappelletti corrisponde al «vivere bene» aristotelico, nel quale si armonizzano etica e conoscenza, saggezza e cultura, consapevolezza di sé e rispetto per gli altri, identità e relazione; un ideale austero ma al tempo stesso pienamente inserito nelle pieghe concrete della società. La sua è stata un’autentica scienza della vita, una piena comprensione sia razionale sia emotiva della realtà, una sapienza che ha contraddistinto la sua intera vita e che perdura intatta anche dopo la morte.

Vincenzo Cappelletti non è stato soltanto una solida colonna della cultura italiana, ma anche un punto di riferimento esistenziale, una persona nobile e sensibilissima a cui ci si poteva rivolgere con la certezza di trovare ascolto, consiglio e spesso anche soluzione. Il piacere di aver collaborato con lui e l’onore di aver ricevuto la sua amicizia restano un ricordo indelebile e sempre vivo, per me come per chiunque abbia ricevuto il dono della sua vicinanza, che dall’aldilà oggi è solo più intermittente, ma non meno intensa.

FONTE:http://opinione.it/cultura/2020/07/30/cristin_cultura_vincenzo-cappelletti-filosofia-mann-gentile-studium/

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Fake news: approvata alla Camera la Commissione d’inchiesta

Di Enrica Perucchietti

Approvata alla Camera la Commissione d’inchiesta contro le fake news. Composta da 20 deputati e senatori, la Commissione avrà 18 mesi di tempo per inquadrare il fenomeno della disinformazione e dell’odio on line e proporre nuove leggi.

 

 

 

 

 

La battaglia mainstream contro le fake news, sfruttando l’attuale emergenza sanitaria, sembra oggi riproporre una moderna forma di caccia alle streghe che ha come obiettivo la repressione del dissenso. Essa strumentalizza il dilagare di bufale sul web in un momento delicato per l’intera società, per portare all’approvazione di una censura della Rete e più in generale dell’informazione alternativa (leggi articolo).

Sull’ondata della paura e dell’emotività, infatti, si stanno legittimando misure liberticide che rischiano di stringere sempre di più le maglie del controllo sociale.

Misure che negli ultimi tre anni si sono moltiplicate e avvicendate, dal ddl Gambaro alla task force sulle fake news ufficializzata dal sottosegretario Andrea Martella (leggi articolo).

Ora si passa all’approvazione alla Camera di una Commissione parlamentare sulle fake news.

La Commissione parlamentare sulle fake news

La proposta di legge per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla disinformazione online a prima firma del deputato del Pd Emanuele Fiano era stata presentata nell’agosto del 2018  (leggi articolo).

L’esame del provvedimento, nelle commissioni congiunte Cultura e Trasporti della Camera, era iniziato un anno il 17 luglio del 2019. Ora, dopo il via libera alla Camera, la proposta passa in Senato.

La proposta di legge è stata approvata a Montecitorio con 234 voti a favore, 172 contrari e due astenuti. Contro la Commissione di inchiesta i deputati dell’opposizione.

Composta da 20 deputati e senatori, la Commissione avrà 18 mesi di tempo per inquadrare il fenomeno delle fake news e dell’odio on line e proporre nuove leggi.

Tra le priorità troviamo la disinformazione sul Covid-19 che ha già portato a legittimare la censura on line, finendo per abbattersi persino sulle voci scomode e controcorrenti.

Come ripeto da anni e documentavo in Fake news (Arianna Editrice), iniziative simili hanno come obiettivo non di garantire una informazione migliore, ma la creazione di un’informazione “certificata” accompagnata da un’attività censoria: solo le notizie con il “bollino” saranno reputate affidabili.

Le altre potranno essere addirittura espulse dal web e con il pretesto delle fake news si potranno oscurare pagine social, siti e blog di pensatori scomodi, introducendo di fatto la censura.

Verso un Miniver orwelliano?

Questa Commissione, peraltro, si concentrerà sulla disinformazione on line, quando proprio i media mainstream hanno negli anni divulgato, e continuano a farlo, innumerevoli fake news mostrando spesso di avere difficoltà a distinguere una notizia vera da una falsa (leggi articolo)

Il rischio di legittimare un moderno Ministero della Verità che si arroghi la presunzione di decidere cosa sia vero e cosa no e che silenzi le opinioni “dissidenti” si fa concreto, così come il rischio che da ciò derivi l’introduzione strisciante di una forma di psicoreato orwelliano (qualcosa di simile si era tentato con il ddl Gambaro).

In questo scenario, che ruolo può avere ancora il giornalismo?

Il giornalismo continuerà a essere fondamentale per orientarci nel mare delle fonti e delle notizie che rischia quotidianamente di soverchiarci, ma dobbiamo essere anche noi ad affinare le nostre capacità di discernimento e di senso critico, che si tratti di informazioni che vengono dai media mainstream o dalla Rete.

Non possiamo affidarci in modo passivo e acritico a un’autorità o seguire con cieca obbedienza qualunque notizia ci venga trasmessa da un media certificato.

Così facendo ci deresponsabilizziamo, facendoci trattare come soggetti minorenni che hanno bisogno di una guida per orientarsi nel mondo e ci sottomettiamo a un’autorità che avrà il potere di decidere cosa debba essere diffuso e cosa censurato, come nella peggiore delle distopie.

FONTE:https://www.maurizioblondet.it/fake-news-approvata-alla-camera-la-commissione-dinchiesta/

 

 

 

La prevalenza dell’Intelligente Asintomatico

Pubblicato: Giovedì, 30 Luglio 2020 08:20

Andrea Bocelli 5acc1

E’ in corso qualcosa di inaudito, mostruoso e sinistro, ma l’Intelligente Asintomatico insiste nel voler occultare le sue sinapsi, come se volesse fingersi politicamente cerebroleso: preferisce rifugiarsi nel rassicurante tifo calcistico – buoni contro cattivi – anziché affrontare la scomodità del ragionamento, la lucidità dell’analisi, il nudo linguaggio dei fatti. L’Italia si candida a essere la capitale europea del Covid, unico paese del vecchio continente ad auto-proclamarsi patria della nuova peste, nell’estate in cui i militari in assetto da guerra spaventano i bagnanti sulle spiagge e la ministressa della pubblica istruzione sconcerta genitori e alunni collaudando in televisione le seggiole-banco a rotelle: aggeggi grotteschi che secondo ogni previsione metteranno nel freezer l’infanzia, trasformando i bambini in degenti cronici del nuovo manicomio-scuola, futuri clienti dello psicologo e pazienti dei medici specializzati in patologie psicosomatiche. Eppure va tutto bene, sembra dirsi l’Intelligente Asintomatico, per far rima con lo slogan demenziale che preparò lo storytelling della catastrofe, “andrà tutto bene”. E visto che va tutto così bene, anzi benissimo, è normale che il governo-apocalisse proroghi l’aberrante stato d’eccezione, così come è normale che la sedicente opposizione – al netto dei proclami gridati – di fatto permetta (grazie alle provvidenziali assenze tattiche) che anche l’ultimo decreto-vergogna venga infine approvato, al Senato, sia pure per un solo voto di scarto. Tutto questo non potrebbe accadere, senza la prevalenza – nell’opinione pubblica – dell’Intelligente Asintomatico.

Questo esemplare, così diffuso, sembra appartenere a una vasta zoologia politica che predilige le vie spicce, eventualmente anche l’insulto, e pretende di vedere in campo uomini della provvidenza, risolutori fulminei, fuoriclasse a chiacchiere. Quelli di trent’anni fa agitarono i valori della sinistra storica e dell’Europa Unita per meglio affossare la sinistra sociale dei diritti e l’idea stessa di solidarietà europea. Giocarono la partita fingendo di contrastare il collega Berlusconi, impresentabile socio collaterale del medesimo indirizzo antipopolare, prono agli stessi decisori internazionali. Gli Intelligenti Asintomatici si divisero a lungo, attingendo al carburante dell’odio, per scannarsi tra di loro in una guerra imbarazzante, visto che bianchi, rossi e verdi giocavano tutti nella stessa squadra. Poi vennero risolutori ancora più spicci, rivoluzionari ancora più fasulli: da una parte Renzi, dall’altra Grillo e i 5 Stelle. Ultimo nato, nella scuderia dell’illusionismo, il prode Salvini: trasformato prontamente in una sorta di eroe nazionale o, a scelta, in epocale pericolo pubblico. Di svista in svista, eccoci agli incresciosi record inanellati dall’oscuro “avvocato del popolo”: l’Italia è l’unico grande paese europeo messo ko dall’epidemia di coronavirus, l’unico ad aver attuato un coprifuoco suicida, “cinese”, come quello imposto a Wuhan. Il nostro è l’unico paese rimasto senza mezzi finanziari, l’unico costretto a mendicare elemosine tardive e ingannevoli come l’accordo-capestro sul Recovery Fund: pochi spiccioli, e fuori tempo massimo, solo a patto che si svenda quel che agli italiani è rimasto.

Il piano, spudorato, punta a sabotare definitivamente lo Stato per mettere le mani sul vero bottino, l’ingente risparmio privato e il patrimonio immobiliare, che è il maggiore d’Europa: a questo mirano gli sciacalli nell’ombra che manovrano burattini come l’ipocrita Mark Rutte, piccolo feudatario del paradiso fiscale chiamato Olanda, vero e proprio Stato-canaglia (perfettamente tollerato dall’Ue) che sta letteralmente spolpando l’erario italiano, risucchiando offshore le contribuzioni delle grandi aziende del Belpaese. Ma tutto questo sembra non interessare l’Intelligente Asintomatico, nelle due versioni (il talebano che idolatra “Giuseppi”, l’hooligan che applaude il “Capitano”). Nella sua apparente pigrizia e indolenza intellettuale, è raro che l’Intelligente Asintomatico si produca in ragionamenti pubblicamente offerti: preferisce parassitare le idee altrui, le esternazioni altrui, spesso limitandosi a commentare in modo sbrigativo e provocatorio, sui social media, le riflessioni di chi si sforza di pensare in proprio, documentandosi faticosamente. L’Intelligente Asintomatico non si domanda come mai i giornaloni stiano letteralmente facendo a pezzi il leghista Fontana per la vicenda dei camici lombardi e dei conti svizzeri, trascurando completamente i 14 milioni di euro che il piddino Zingaretti ha fatto spendere al Lazio per mascherine mai arrivate. Buoni e cattivi, ancora e sempre: falsi amici, falsi nemici.

Imbevuto com’è della narrazione ufficiale, quella secondo cui va tutto benissimo, dal momento che era stato promesso che sarebbe andato tutto bene, l’Intelligente Asintomatico tende a squalificare chiunque osi mettere in discussione gli assiomi propalati dal nuovo regime politico-televisivo, che si tratti di mascherine e distanziamenti, guanti o vaccini, untori presunti e involontari macellai come i poveri medici che, per loro stessa ammissione, lo scorso marzo causarono la morte – per iper-ventilazione – dei pazienti in realtà affetti da trombo-flebite polmonare. C’è chi si domanda (e ormai domanda per iscritto anche all’autorità giudiziaria) quante persone sarebbero ancora vive, oggi, se il governo non avesse prima scoraggiato le autopsie, e poi emarginato i sanitari che per primi, già ad aprile, avevano inutilmente segnalato al ministero le terapie efficaci per trasformare il Covid in una malattia curabilissima. Dati oggettivi, che però l’Intelligente Asintomatico si rifiuta di registrare, per paura di veder crollare il governicchio in carica: come se la controparte (gli opposti Intelligenti Asintomatici e i loro rispettivi eroi politici) avessero sollevato la questione. Errore ottico: la strage è avvenuta senza che l’opposizione muovesse un dito per denunciarla e contrastarla.

E’ la stessa sedicente opposizione che non ha fatto nulla per impedire che nel paese venisse sospesa la democrazia. Ma non importa: ancora oggi, all’Intelligente Asintomatico pare che basti dare del cornuto, del complottista e del negazionista a chiunque invochi un brandello di obiettività, foss’anche il cantante Andrea Bocelli, prontamente sottoposto a fascio-bastonatura mediatica e olio di ricino. Il mondo intero è preda di una sindrome inquietante e inaudita, che tradisce i segni evidentissimi di un tenebroso totalitarismo, ma l’Intelligente Asintomatico difende l’indifendibile Conte per proteggerlo da Salvini, o a scelta si schiera con l’altrettanto indifendibile Salvini per avversione verso Conte (come se lo stesso Salvini avesse lasciato supporre che, di fronte all’emergenza, si sarebbe comportato in modo diverso da Conte). Forse il bilancio della situazione sarebbe differente, se gli Intelligenti – più o meno Sintomatici – mettessero finalmente una pietra sopra alle loro divisioni di cartapesta, di fronte alla minaccia comune, riscoprendo l’importanza del valore supremo – la verità – che notoriamente non ha padroni. L’infinita stupidità dell’odio, il più facile degli ingredienti “magici” della manipolazione, è dosata oculatamente dai gestori di ogni crisi. Storia antichissima: lo spiega un intellettuale prestigioso ma quasi sconosciuto, in Italia, come Francesco Saba Sardi, in una riflessione intitolata “L’istituzione dell’ostilità“. A questo serve, il falso nemico fabbricato all’occorrenza: a smettere di pensare, in modo che a vincere sia sempre il banco (e che a perdere siamo noi, tutti quanti, Sintomatici e non).

(Giorgio Cattaneo, 30 luglio 2020).

FONTE:https://blog.movimentoroosevelt.com/blog/2546-la-prevalenza-dell-intelligente-asintomatico.html

 

DIRITTI UMANI

I trascorsi schiavisti del Partito Democratico USA

La presidente della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi (Democratici, California), ha chiesto vengano rimosse dal Congresso alcune statue di personaggi che durante la guerra di Secessione servirono volontariamente negli eserciti dei confederati (H.R. 7573).

Secondo un’errata interpretazione della guerra di Secessione, oggi prevalente, Nancy Pelosi assimila i confederati (che si opponevano ai diritti di dogana fissati dal governo federale) allo schiavismo. Ebbene, le statue di quattro presidenti della Camera dei Rappresentanti (Robert M.T. Hunter, Howell Cobb, James L. Orr e Charles F. Crisp) che Pelosi vorrebbe rimuovere sono quelle di membri del suo stesso partito.

Louie Gohmert (Repubblicani, Texas) l’ha sùbito rilevato e, spingendosi oltre, ha depositato una proposta di legge per bandire il Partito Democratico per il ruolo avuto nella storia della schiavitù.

- I programmi del Partito Democratico del 1840, 1844, 1848, 1852 e 1856 affermano che l’abolizionismo è lesivo della felicità del popolo e mette in pericolo la stabilità e la continuità dell’Unione.
- Il programma del 1856 dichiara che gli Stati membri dell’Unione sono liberi di praticare la schiavitù domestica e possono scriverlo nella propria Costituzione.
- Il programma del 1860 descrive l’impegno degli Stati abolizionisti che si rifiutavano di arrestare gli schiavi in fuga perché sovversivi e rivoluzionari.
- Il 14^ emendamento, che concede la piena cittadinanza agli schiavi messi in libertà, è stato adottato nel 1868 dal 94% dei parlamentari del Partito Repubblicano e dallo 0% dei parlamentari del Partito Democratico.
- Il 15^ emendamento, che concede il diritto di voto agli schiavi liberati, è stato adottato nel 1870 dal 100% dei parlamentari del Partito Repubblicano e dallo 0% dei parlamentari del Partito Democratico.
- Nel 1902 il Partito Democratico ha fatto votare in Virginia una legge che sopprime il diritto di voto per oltre il 90% degli afro-americani.
- Il presidente Woodrow Wilson, Democratico, ha istituito la segregazione razziale per gli impiegati federali e ha istituito l’obbligo di apporre una foto sulle domande di lavoro.
- Nel 1924 la Convenzione nazionale del Partito Democratico, che si tenne al Madison Square Garden di New York, fu chiamata il Klan-Bake per l’influenza del Ku Klux Klan all’interno del partito.
- Nel 1964 dei parlamentari Democratici bloccarono per 75 giorni l’adozione del Civil Rights Act, che avrebbe messo fine alla segregazione razziale.

FONTE:https://www.voltairenet.org/article210599.html

 

 

 

ECONOMIA

Bonus ristoranti ed elettrodomestici, la novità per risollevare i consumi: ecco per chi

30 Luglio 2020

Il governo sarebbe al lavoro per istituire un nuovo bonus per risollevare i consumi in Italia e che riguarderà diverse categorie merceologiche: dai ristoranti agli elettrodomestici.

Questa potrebbe essere una delle misure contenute nel decreto agosto, dopo che la maggioranza ieri ha approvato lo scostamento di bilancio per un valore di 25 miliardi di euro.

Secondo quanto trapela, il ministero dello Sviluppo Economico avrebbe già redatto una proposta per promuovere degli sconti ai clienti che pagano con bancomat o carta di credito.

Il sistema in esame sarebbe più immediato per lo stesso consumatore, il quale vedrebbe applicata la riduzione direttamente sul prodotto acquistato. Mentre sarà il titolare dell’attività a poter chiedere, in un secondo momento, allo Stato la differenza per coprire lo sconto applicato.

Nuovo bonus consumi: dai ristoranti agli elettrodomestici

Questi bonus dovrebbero riguardare diversi settori colpiti dalla crisi dei consumi post-Covid, tra questi ristorantibarnegozi di elettrodomestici e di arredamento e altri ancora.

Stando alle anticipazioni, le spese online non dovrebbero dare diritto agli incentivi in quanto l’e-commerce ha aumentato notevolmente il proprio giro di affari sia durante che dopo il lockdown.

Per poter accedere ai prezzi ridotti sarà necessario utilizzare sistemi di pagamento elettronico. Infatti, in questo modo il governo potrà tenere d’occhio tutti i movimenti, potendo da un lato velocizzare il processo di rimborso nei confronti dell’esercente, dall’altro misurare l’impatto di questa misura sul sistema economico.

Un piano per risollevare i consumi

Secondo alcune fonti, però, non tutti gli esponenti della maggioranza sarebbero favorevoli ad una soluzione del genere, spingendo invece per mettere in campo delle agevolazioni che coinvolgano maggiormente il lato della produzione piuttosto che quello del consumo.

Tuttavia, come si può osservare dalle statistiche diffuse dall’Eurostat, l’Italia è il Paese europeo ad aver subito la maggiore diminuzione di spesa per consumi nel primo trimestre del 2020, con un valore pari a meno 6,4%, a fronte di un aumento del risparmio pro capite del 4,3%, tra i più alti del continente.

L’esecutivo vorrebbe quindi muoversi per invertire una tendenza del genere, in modo da poter garantire un flusso di denaro maggiore all’interno dei confini della penisola ed evitando la chiusura di ristoranti, bar ed altri negozi di vendita al dettaglio.

FONTE:https://www.money.it/Bonus-ristoranti-elettrodomestici-novita-per-risollevare-i-consumi

 

LA CREAZIONE PLANETARIA DI DEBITI, ITALIA CAVIA PER LA “POVERTÀ SOSTENIBILE”

FONTE:http://opinione.it/economia/2020/07/29/ruggiero-capone_creazione-debito-matematica-finanziaria-politica-coloniale-schiavit%C3%B9-pil-coronavirus-lockdown-europa-salvini-grafinomix-cina/

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Crediti deteriorati, una bomba sociale pronta a esplodere: anche i grillini se ne sono accorti

mercoledì 29 luglio 17:06 – di Riccardo Pedrizzi

Riceviamo da Riccardo Pedrizzi e volentieri pubblichiamo.

Avevamo lanciato l’allarme da queste pagine all’inizio del mese e lo avevamo ripetuto al Senato a tutti i componenti della Commissione Finanze e Tesoro, in occasione dell’audizione a cui era stata chiamata Federproprietà, proponendo, trai vari suggerimenti, di chiamare a riferire i responsabili dei vari corpi di polizia e dei vari organismi di intelligence che recentemente con i loro rapporti hanno segnalato il problema degli NPL, cioè di quella massa di crediti deteriorati che, a seguito prima della crisi finanziaria ed economica del periodo 2007-2015 e, poi, di quella ancora più devastante del dopo Covid-19 sono diventati terra di conquista della criminalità più o meno organizzata.
Ora questi allarmi sono stati raccolti dalla “Commissione d’Inchiesta sul sistema bancario e finanziario” che ha reso noto il programma di attività per il 2020-2023 che è stato approvato il 14 luglio u.s., nel quale viene riservata una particolare attenzione proprio agli NPL.
“Ci siamo chiesti – ha dichiarato il Presidente della Commissione Carla Ruocco (nella foto) – se non sia arrivato il momento per far crescere nel nostro Paese, in previsione purtroppo di una nuova ondata di NPL a seguito degli effetti economici negativi dovuti alla pandemia, una realtà tutta nazionale (una bad bank) che partecipi, in concorrenza con quell’attuale ristretto numero di soggetti esteri, alla gestione di beni interamente nazionali; sia i crediti problematici da acquistare sia il risparmio da impiegare per finanziare l’acquisto”.

La Commissione Banche cioè si è resa conto della vastità del fenomeno, infatti tra il 2007 ed il 2015 i crediti deteriorati presenti nei portafogli delle banche italiane sono cresciuti a dismisura raggiungendo i 360 miliardi.
In base agli ultimi dati disponibili gli NPL lordi ammontavano a 163 miliardi (il fenomeno riguarda oltre 2,2 milioni di famiglie ed imprese) si è passati cioè dal picco del 2016 quando rappresentavano il 16,5% sul totale dei finanziamenti al 7,4%.

Le banche e il difficile approccio con i crediti deteriorati

In pratica il sistema bancario italiano ha dimezzato il peso di questi crediti. Ora però sicuramente tali cifre verranno ulteriormente incrementate in conseguenza della crisi devastante determinata nell’economia reale del nostro paese dall’epidemia del coronavirus, in quanto già si è rilevata da qualche mese una preoccupante inversione di tendenza.
Come ha registrato l’ “Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia” del quale fanno parte Dia, GdF, Servizio Analisi Criminale della Polizia di Stato e Carabinieri; dal suo canto anche la Guardia di Finanza e la Dia (Direzione Investigativa Antimafia).
Il “Servizio analisi criminale” in particolare ha constatato ed ha previsto, dopo i primi segnali sospetti di infiltrazioni mafiose nell’economia disastrata dall’emergenza covid-19, che le operazioni sugli NPL sono in forte crescita ed è presumibile “che le organizzazioni criminali possano inserirsi nel mercato dei crediti deteriorati”.

Come si inserisce la criminalità organizzata

Vengono anche ipotizzati vari sistemi operativi:
1) «si ricorre a prestanomi e società di copertura approfittando di alcuni “varchi” offerti dal mercato e dalla normativa» e si comprano «singoli crediti deteriorati non in blocco in modo tale da evitare che l’acquisto di crediti a titolo oneroso possa costituire un’attività di concessione di finanziamenti in qualsiasi forma» per evitare l’applicazione del TUB (Testo Unico Bancario);
2) si realizzano infiltrazioni nel settore del servicing, i servizi di gestione, incasso e recupero dei crediti per conto degli investitori che li hanno comprati dalle banche, favoriti dalla presenza di pochi grandi operatori” che esternalizzano parte dell’attività;
3) si acquistano “i crediti NPL attraverso società di recupero crediti che possono agire senza essere soggetti alla stringente disciplina stabilita dal TUB per gli intermediari finanziari”;
4) si investe “nell’acquisto di obbligazioni denominate Abs (asset-backed security) emesse dalle società veicolo costituite da banche e intermediari finanziari per la cartolarizzazione degli NPL”.
Alla luce di queste segnalazioni più che fondate, bene ha fatto perciò la Commissione Banche a confermare che ci sono poche società specializzate (facenti capo a fondi internazionali) che operano spesso con modalità spregiudicate a fini speculativi mettendo in grande difficoltà i debitori ceduti.
Questa volta pertanto la politica mostra di voler intervenire per evitare che esploda una vera e propria bomba sociale anche alla luce del rischio più che fondato che il settore diventi preda della criminalità organizzata.
Sopratutto per dare una risposta adeguata a migliaia e migliaia di famiglie e di piccole e media imprese in gravi difficoltà.

FONTE:https://www.secoloditalia.it/2020/07/crediti-deteriorati-una-bomba-sociale-pronta-a-esplodere-anche-i-grillini-se-ne-sono-accorti/

 

 

 

IMMIGRAZIONI

Meluzzi: con un Paese alla fame vogliono usare il Mes per la quarantena dei migranti sulle navi

VIDEO QUI: https://youtu.be/hmMLCTXj-oI

Il nostro “Fatti e Disfatti” del giorno con il prof Alessandro Meluzzi.

Un certo onorevole Faraone che, almeno per ciò che dice e ciò che pensa, non somiglia certo al re del Basso ed Alto Egitto, ci comunica che sarà indispensabile investire alcuni milioni di euro ogni mese per affittare dellenavi da crociera per la quarantena migranti che arrivano a centinaia, a migliaia, sulle coste italiane.

Con un Paese ridotto alla fame, con la minaccia di non poter neppure prolungare la cassa integrazione, con gli italiani disperati, si pensa di buttare montagne di denaro in un’operazione, assurda, folle.

Navi, luoghi come tutti i campi da cui questi personaggi si allontanano portando virus e tutto il resto del loro patrimonio batteriologico in giro per l’Italia.

E poi assistiamo all’amico Bocelli che, con un processo staliniano, dopo un’aggressione mediatica, è costretto a dire che non voleva offendere nessuno, quando è ovvio che non ha offeso nessuno, ma ci ha raccontato quanta menzogna e quanta falsificazione, quanta stupidità e quanta falsa coscienza ruoti intorno a questa faccenda del Covid e al grande business dei vaccini in arrivo, o presunti tali.

Ma che Faraone affitti le navi con i nostri soldi è un’idea che non possiamo non denunciare nei nostri ‘Fatti e Disfatti’ quotidiani.

FONTE:https://www.imolaoggi.it/2020/07/30/meluzzi-paese-alla-fame-vogliono-mes-per-quarantena-migranti/

 

 

 

Ammiraglio De Felice: dalla Tunisia arrivano centinaia di ex ‘foreign fighters’ Isis

“Siglare accordi con Libia e Tunisia:
Siamo oramai arrivati a una situazione che non è più sostenibile. È imperativo attivarsi affinché vengano siglati con i governi di Libia e Tunisia accordi per regolare il pattugliamento congiunto nelle loro acque territoriali e le successive attività di sbarco all’interno dei loro confini. Non bisogna aver alcuna remora nell’applicare provvedimenti persuasivi anche a carattere economico qualora vengano opposte resistenze. Si tratta di un’emergenza, quella dell’immigrazione clandestina, che attiene anche a una questione di sicurezza nazionale dato che dalla Tunisia arrivano in Italia centinaia di ex ‘foreign fighters’ dell’ISIS. Per quanto concerne invece il fronte balcanico, bisogna applicare il regolamento di Dublino e rispedire immediatamente i clandestini in Slovenia e Croazia”.

È quanto dichiara l’ammiraglio Nicola De Felice poco fa, aggiungendo come, una volta rimpatriati i Migranti, “spetti all’ONU verificare chi effettivamente scappa dalla guerra (e quindi ha diritto a richiedere asilo politico) e chi invece migra per altre ragioni, riportandoli nei paesi di origine”.

FONTE:https://www.imolaoggi.it/2020/07/30/ammiraglio-de-felice-dalla-tunisia-arrivano-centinaia-di-ex-foreign-fighters-isis/

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

Ignavo
i-gnà-vo

SIGNIFICATO Pigro, privo di volontà e forza morale

ETIMOLOGIA dal latino: ignavus pigro, ignorante, composto da in non e gnavus, forma arcaica per navus attivo, diligente.

PAROLA DELLE ORIGINI
Rispetto al pigro, l’ignavo subisce un più duro giudizio morale: l’ignavia è la mancanza di volontà che paralizza in una posizione confortevole, la neutralità mineralizzata nella pigrizia comoda e (al momento) vantaggiosa, illusa inerzia convinta che un’inazione, seppur colpevole, possa essere saggia e conveniente.

È ignavo lo studente di nome che con lo svogliato studio non mira a niente se non al prendere (perdere) tempo, è ignavo chi non prende posizione per avere tutti dalla propria parte senza esporsi e decidere, tenendo un piede in due staffe, è ignavo chi, pur conoscendo l’azione migliore da fare, la rimanda o non la compie.

Un attributo tanto spregevole che gli ignavi, Dante, li pone nell’antinferno, rifiutati con sprezzo dalle stanze dell’Inferno stesso.

Parola pubblicata il 03 Agosto 2011

FONTE: https://unaparolaalgiorno.it/significato/ignavo

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

I primi tre errori di Jean Castex

Jean Castex è senza dubbio un alto funzionario brillante. Questo però non ne fa l’uomo adatto a diventare primo ministro di Francia. Castex non sta ragionando su come ripristinare il patto sociale a cospetto della globalizzazione finanziaria, si accontenta di misure atte a comprare in tempi brevi la pace sociale. Dopo la nomina, ha subito dimostrato di non voler riformare la classe politica, di volersi limitare a combattere la pandemia nel modo in cui fan tutti, nonché di essere un sostenitore del progetto maastrichtiano, concepito durante la guerra fredda.

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Jean Castex, ambiziosissimo guascone, ricorda il personaggio di Eugène de Rastignac di Honoré de Balzac. Anteponendo l’ascensione sociale a qualsiasi ideologia, la mattina del 3 luglio Castex si è dimesso dal partito d’opposizione per essere nominato primo ministro del governo di Emmanuel Macron il pomeriggio. È un membro di Le Siècle, il club dell’establishment degli affari.

L’amministrazione francese funziona molto bene per proprio conto. Sotto quest’aspetto è una delle migliori al mondo. Il ruolo dei ministri non è sostituirsi ai dirigenti dell’amministrazione centrale che fanno girare la macchina. È invece di adattare l’amministrazione ai cambiamenti del mondo; di orientarla nella direzione voluta dal presidente della Repubblica e approvata dai cittadini che l’hanno eletto.

Il presidente della Repubblica non può esprimere opinioni su tutto. Deve occuparsi degli Esteri, della Difesa, di Polizia e Giustizia, di Moneta e Imposte, ossia esercitare le cosiddette prerogative sovrane. In questo momento il presidente deve ripensare all’insieme di queste funzioni per ristabilire il contratto sociale, innanzi a una modificazione profonda delle strutture della società.

Le diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza si sono considerevolmente accentuate. Negli ultimi anni le classi medie si sono sciolte come neve al sole ed è comparsa una nuova classe sociale, che tutti hanno potuto vedere durante le manifestazioni dei Gilet Gialli. L’uomo più ricco di Francia ha un patrimonio pari alla retribuzione lorda che un lavoratore a salario minimo percepirebbe in 1,5 milioni di anni. Questo scarto astronomico riporta il Paese a un’organizzazione medievale e rende impossibile ogni funzionamento democratico.

Dopo l’ictus del 2 settembre 2005 del presidente Jacques Chirac, non c’è più un pilota alla guida dell’aereo. Durante le elezioni del 2007, 2012 e 2017 nessuno dei candidati ha mostrato una visione d’insieme del Paese, tutti hanno presentato solo misure settoriali. Priva di un presidente degno di questo nome, la Francia è dal 2005 alla deriva.

Il nuovo primo ministro francese, Jean Castex, è un altissimo funzionario di cui tutti lodano l’efficienza e l’attenzione al prossimo. Non è però un responsabile politico in grado di stabilire nuovi obiettivi e di ripensare l’architettura del sistema.

Il suo capo di gabinetto, Nicolas Revel – fautore di un atlantismo feroce – è figlio dell’accademico Jean-François Revel, il più importante funzionario della National Endowment for Democracy in Francia, e della giornalista Claude Sarraute, cronista di Le Monde che, con un certo humour, s’è impegnata a ridicolizzare i sindacati operai, nonché a valorizzare le lotte societarie.

Il bilancio dei primi giorni a Matignon di Jean Castex è catastrofico. In questo articolo mi soffermerò sulle sue prime tre decisioni in materia di organizzazione del governo, risposta alla pandemia e politica europea.

1 – La riforma dei gabinetti ministeriali

Alla nomina del governo, il primo ministro ha modificato la regola restrittiva, imposta dal predecessore, per la composizione dei gabinetti ministeriali. Castex ha aumentato i collaboratori politici, portandoli da 10 a 15 [a testa]. I ministri dei governi di Edouard Philippe si lagnavano infatti di non avere una squadra di collaboratori sufficiente a controllare le amministrazioni centrali. Ma allora, cosa facevano i 10 collaboratori? Rispondevano al pubblico e si adoperavano per migliorare l’immagine dei ministri.

Poiché non eletti, i ministri devono rendere conto soltanto al primo ministro e al presidente della Repubblica, non direttamente agli elettori. Ma siccome tutti pensano per prima cosa alla carriera e solo in seguito alla funzione che svolgono, dieci collaboratori per le relazioni pubbliche non sono troppi.

Non occorrevano perciò ulteriori cinque collaboratori per ogni ministro, bastava controllare che i consulenti fossero ingaggiati nell’interesse del governo, non della carriera del ministro. Infatti, pur senza giudicare anticipatamente il loro operato, è evidente che Castex non desidera che interferiscano con l’amministrazione, ma che informino i ministri sugli aspetti tecnici dei dossier. La riforma di Castex è solo un piccolo passo che non risolverà il problema.

2 – L’obbligo delle mascherine

Prima di essere nominato primo ministro, Jean Castex ha svolto l’incarico di coordinatore per la rimozione delle misure di confinamento adottate per il COVID-19. Si deve quindi presumere che abbia riflettuto sulla prevenzione della malattia.

Mentre il governo precedente aveva dichiarato che le mascherine non hanno grande utilità, Jean Castex le ha rese obbligatorie. L’opinione pubblica ha erroneamente interpretato l’inversione di rotta collegandola alla disponibilità delle mascherine: quando mancavano non servivano a nulla, ora che ce ne sono in abbondanza sono obbligatorie.

In realtà, dopo otto mesi dall’inizio dell’epidemia mondiale non si sa ancora come il virus si trasmetta e quindi come evitarne la diffusione. La discrepanza rispetto alle istruzioni del governo precedente non dipende dalla disponibilità delle mascherine, bensì dalla volontà del nuovo governo di dimostrare di tenere salde le redini della situazione. Non si tratta di una misura sanitaria, ma di un modo per rassicurare.

Ci si ricordi che, allorché il virus comparve in Occidente, tutte le autorità affermarono che la propagazione avviene per contatto, attraverso le superfici solide. Un’isteria s’impadronì dell’Europa: bastava toccare la maniglia di una porta e portarsi una mano al viso per rischiare morte immediata.

E poiché si scoprì che, se il virus può sopravvivere alcune ore sulle maniglie delle porte, può rimanere attivo per due giorni sul cartone, se ne dedusse che si doveva attendere 48 ore prima di aprire lettere e pacchi.
Oggi queste istruzioni sembrano idiote e nessuno più vi si attiene. Eppure, sul piano scientifico nulla è cambiato.
Oggi non si sa molto più di ieri su come il virus si trasmette. Si è solo rilevato che non sembra esserci trasmissione attraverso le superfici solide. Si “crede” che avvenga direttamente, per mezzo di una qualche misteriosa secrezione umana. È “opinione” comune che la malattia si trasmetta attraverso le goccioline respiratorie. Da qui discende l’utilità d’indossare mascherine. Si tratta però di una teoria che non ha maggior valore della precedente.

Ricordo che si agì analogamente durante l’epidemia di AIDS. Il retrovirus era stato identificato nel sangue e nello sperma. Se ne dedusse che poteva trasmettersi con le zanzare e la fellatio. Per tre anni le autorità sanitarie di numerosi Paesi inondarono l’opinione pubblica di messaggi di prevenzione in tal senso. Oggi si sa che si sbagliavano. L’AIDS non si trasmette né attraverso le zanzare né attraverso la fellatio.

L’errore è credere che basti prendere il virus per ammalarsi. Il corpo umano è in realtà predisposto per convivere con numerosi virus. Nella maggior parte dei casi sa proteggersi. Il COVID-19 è una malattia respiratoria. Dobbiamo quindi a priori presumere che si trasmetta come le altre malattie respiratorie: attraverso l’aria. In tal caso occorrerebbero mascherine ermetiche, come le maschere a gas utilizzate dall’esercito o dai laboratori di livello P4. Le mascherine chirurgiche sono invece illusoriamente protettrici: non aderiscono alla pelle e lasciano passare l’aria in molti punti.

Se il COVID-19 si trasmette allo stesso modo delle altre malattie respiratorie – ipotesi a priori più probabile – la prevenzione consiste nell’aerare i luoghi chiusi, come dichiarato all’inizio della pandemia dall’OMS.

Sorge ora un altro problema. Negli ultimi anni sono stati installati sistemi di climatizzazione in molti edifici. Se l’aria climatizzata assorbe vapore acqueo contaminato, tutte le persone che la respirano rischiano di esserne contaminate. Rammentiamoci dell’epidemia di legionella (infezione batterica polmonare grave) durante la convention del 1976 a Filadelfia dell’American Legion. Nel 2000 la malattia si diffuse in modo analogo a pazienti dell’ospedale europeo Georges Pompidou di Parigi, appena inaugurato. Si dovette modificare l’intero sistema di climatizzazione del gigantesco ospedale nuovo fiammante.

Occorre distinguere tra sistemi di climatizzazione che espellono l’aria all’esterno e quelli che funzionano a circuito chiuso e quindi possono diffondere l’infezione in tutto l’edificio. Le contaminazioni nei mattatoi, spazi climatizzati a circuito chiuso e a bassa temperatura, inducono a ritenere che si tratti di un’ipotesi da prendere molto seriamente.

Però questo comporterebbe la riqualificazione di numerosi edifici moderni, come fu fatto per l’ospedale Pompidou. Sarebbe una spesa paragonabile a quella della decontaminazione dall’amianto.

Per un alto funzionario è più conveniente ignorare il problema: meglio non cambiare nulla, comportarsi come gli altri Stati e imporre l’obbligo d’indossare le mascherine.

3 – Il momento hamiltoniano

Il progetto franco-tedesco del cancelliere Helmut Köhl e del presidente François Mitterrand fu concepito durante la guerra fredda. Enunciato nel Trattato di Maastricht del 1992, continua inesorabilmente il proprio corso. L’obiettivo strategico è costruire una struttura sovrastatale, capace di neutralizzare le divergenze d’interessi dei due Paesi e di rivaleggiare economicamente con Stati Uniti, Russia e Cina. Inesorabilmente, uno a uno i pezzi del puzzle si collocano al proprio posto, come accadde per esempio con il Trattato costituzionale.

Ma l’opposizione a questa struttura, controllata dagli USA, di molte popolazioni europee rende attualmente difficile superare le successive tappe. Ma ecco che l’epidemia di COVID-19 consente a tedeschi e francesi di agire, favoriti dal panico sanitario. Si tratta dell’hamiltonian moment («momento hamiltoniano»), in riferimento a come Alexander Hamilton fece scivolare il proprio Paese da un sistema di cooperazione fra Stati indipendenti a una Federazione. Nel periodo 1789-95, quando fu il primo segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Hamilton fece riprendere dal governo federale i debiti contratti dagli Stati membri durante la guerra d’Indipendenza, creando i presupposti per il loro assoggettamento. Soltanto dopo settant’anni, quando gli Stati del Sud rifiutarono i diritti unici di dogana che il governo federale tentò d’imporre nell’interesse degli Stati del Nord, il federalismo si rivelò una gogna e fu la causa della guerra di Secessione.

Al termine di uno dei più lunghi vertici dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea, il Consiglio europeo ha adottato un piano di 750 miliardi di euro per favorire la ripresa economica post-COVID. Non sarà finanziato con la svalutazione dell’euro, dato che solo 19 Stati su 27 hanno adottato la moneta comune, ma con prestiti a 30 anni. Per i prossimi 30 anni sarà perciò molto difficile, se non impossibile, uscire dall’Unione come ha fatto il Regno Unito.

Dapprima, quanto le imprese riceveranno sovvenzioni e prestiti europei, tutti se ne rallegreranno, ma quando le cose andranno meglio e ci si renderà conto di avere le mani legate per i successivi trent’anni, la rivolta monterà.

Il piano è presentato come misura urgente per far fronte a una terribile crisi. È solo un rimaneggiamento comunicativo: una volta adottato dal Consiglio dei capi di Stato e di governo, dovrà passare dal parlamento europeo e dai parlamenti nazionali, che non si pronunceranno prima di molti mesi. E in questo lasso di tempo, l’aiuto, pretestuosamente definito “urgente”, rimarrà bloccato.

Il piano è accompagnato da un nuovo bilancio settennale della UE, che rivela la vera natura dell’Unione: per esempio, mentre veniva stamburata la nuova “Difesa europea”, si dimezzava senza spiegazioni il budget UE della Difesa.

È questo gioco di prestigio che Jean Castex ha avallato, anteponendo il sogno di potenza di Köhl e Mitterrand prima, e di Merkel e Macron dopo, alla volontà d’indipendenza dei popoli. Si tratta di una scelta di estrema gravità, già stroncata due volte: quando la sola Francia, poi la sola Germania tentarono questa via con Napoleone e Hitler. Nel caso odierno, i capi di Stato dei due Paesi sono concordi tra loro, ma probabilmente non i rispettivi popoli e ancor meno quelli degli altri Paesi coinvolti.

Emmanuel Macron e Jean Castex hanno accettato in nome dei francesi di incatenare il Paese alla UE per i prossimi trent’anni in cambio di 40 miliardi di euro. Per farne cosa? Per riformare il sistema di retribuzione del lavoro e riassorbire la voragine sociale tra gli ultra-ricchi e gli altri? Per indennizzare i francesi il cui lavoro è stato distrutto da un confinamento imposto? O per guadagnare tempo preservando la pace sociale? Sfortunatamente Macron e Castex non intendono cambiare nulla e il denaro sarà speso in pura perdita.

FONTE:https://www.voltairenet.org/article210607.html

 

 

 

POLITICA

L’élite resta padrona dell’Italia grazie a Grillo, già uomo Dc

I 5 Stelle sono la Grande Palude, la grande pianura della convenzione repubblicana. Sono figli di un dissenso, secondo me ben pilotato, che doveva servire a drenare – in un contenitore innocuo e ben governabile dall’establishment – quello che la sinistra perdeva.
Quella sinistra, che fu il Pci, arrivò al massimo del suo apice al 35% dei voti, e sommata alla sinistra democristiana superava ampiamente il 60% dei voti, ai tempi di Craxi. Ora tutto questo si è ridimensionato: ex Pci e ex Dc arriverebbero al 20-25%, e con questo l’establishment finanziario non avrebbe governato. Serviva un altro contenitore, che è stato offerto dalla Grillo & Casaleggio Associati. Ricordiamoci chi sono: Grillo è un comico di origine democristiana, cooptato in Rai ai tempi di Nantas Salvalaggio e Pippo Baudo, che fu il crocevia tra la Dc siciliana (con tutto quello che questo significa) e il potere della Rai, fino ai tempi di Biagio Agnes. Quando venne escluso dalla Rai per aver detto “i socialisti sono ladri”, nella questione di Martelli e Craxi, Grillo era ben protetto dalla sinistra Dc. Quindi parliamo di un vecchio uomo di regime, che naviga nelle stanze del potere da mezzo secolo.
Grillo si è servito dei Vaffa-Day, dell’antiberlusconismo di massa e dell’esser stato sempre nei crocevia del potere: nel 1992 era sul panfilo Britannia, l’ha detto la Bonino (che era presente), dove veniva spartito il grande para-Stato italiano, quello dell’Eni e dell’Iri. Sul Britannia fu deciso che i grandi partiti dovevano essere eliminati, e che la repubblica sarebbe stata consegnata agli ex Pci (che avevano perso l’appuntamento con la storia) e alla sinistra democristiana. Questo patto venne fatto ai tempi di Tangentopoli. Serviva, allora, un personaggio come Grillo, che gridasse i suoi “vaffa” nelle piazze populiste: e la gente, in qualche modo, poveretta, ci ha creduto. Questo poi si è combinato con la Casaleggio (& Sassoon) Associati. Basta guardare su Internet per vedere chi è la famiglia Sassoon: una importantissima famiglia di origine massonico-ebraica, che ha fatto i primi affari con le stoffe e con le armi a Odessa, a partire dal Seicento, poi era presente nella Guerra dell’Oppio con la Cina ai tempi del Commodoro Perry già nel 1846; quindi una famiglia molto titolata, socia dei Rothschild e quindi potentissima.
Gianroberto Casaleggio, che era un visionario – legato comunque all’Olivetti, ai primi computer e al primo mondo della Rete – con un suo scenario utopistico ha offerto intanto un contenitore, per tutto questo (”Gaia”, “uno vale uno”), ma in realtà aveva già saldamente in mano le redini dei 5 Stelle, affidate a una società privata di Milano, la Casaleggio & Associati. Hanno tolto il nome Sassoon perché non conveniva, visto che ormai anche i sassi sanno di cosa di tratta, ma la società serviva comunque a drenare il contenitore. E siccome gli italiani sono ingenui, quando si sono disgustati del Pci-Pds-Pd, della sinistra, della Lega, e si sono disgustati al massimo grado di Berlusconi, hanno pensato: proviamo Grillo, magari andrà bene. E i poveretti, nel 32%, hanno votato per la Casaleggio & Sassoon Associati. Quindi hanno consegnato questo enorme patrimonio elettorale a una società collegata ai grandi centri della finanza internazionale, questa è la verità. Quindi questo blocco storico tra i 5 Stelle e il Pd governa l’Italia. E purtroppo la governerà fino al 2023. Credetemi, non c’è speranza: perché nessuno rinuncerà a questa sterminata maggioranza parlamentare fatta da una massa di peones 5 Stelle che hanno fatto il mutuo con Banco di Napoli, alla Camera, per comprarsi un appartamento a Roma, e piuttosto che andare a casa si faranno scuoiare, voterebbero anche per la Strega di Benevento.
(Alessandro Meluzzi, dichiarazioni rilasciate a Leonardo Leone nella diretta web-streaming “Cosa di nasconde dietro i governi mondiali”, su YouTube il 15 maggio 2020).

I 5 Stelle sono la Grande Palude, la grande pianura della convenzione repubblicana. Sono figli di un dissenso, secondo me ben pilotato, che doveva servire a drenare – in un contenitore innocuo e ben governabile dall’establishment – quello che la sinistra perdeva. Quella sinistra, che fu il Pci, arrivò al massimo del suo apice al 35% dei voti, e sommata alla sinistra democristiana superava ampiamente il 60% dei voti, ai tempi di Craxi. Ora tutto questo si è ridimensionato: ex Pci e ex Dc arriverebbero al 20-25%, e con questo l’establishment finanziario non avrebbe governato. Serviva un altro contenitore, che è stato offerto dalla Grillo & Casaleggio Associati. Ricordiamoci chi sono: Grillo è un comico di origine democristiana, cooptato in Rai ai tempi di Nantas Salvalaggio e Pippo Baudo, che fu il crocevia tra la Dc siciliana (con tutto quello che questo significa) e il potere della Rai, fino ai tempi di Biagio Agnes. Quando venne escluso dalla Rai per aver detto “i socialisti sono ladri”, nella questione di Martelli e Craxi, Grillo era ben protetto dalla sinistra Dc. Quindi parliamo di un vecchio uomo di regime, che naviga nelle stanze del potere da mezzo secolo.

Grillo si è servito dei Vaffa-Day, dell’antiberlusconismo di massa e dell’esser stato sempre nei crocevia del potere: nel 1992 era sul panfilo Britannia, l’ha detto la Bonino (che era presente), dove veniva spartito il grande para-Stato italiano, quello dell’Eni Alessandro Meluzzie dell’Iri. Sul Britannia fu deciso che i grandi partiti dovevano essere eliminati, e che la repubblica sarebbe stata consegnata agli ex Pci (che avevano perso l’appuntamento con la storia) e alla sinistra democristiana. Questo patto venne fatto ai tempi di Tangentopoli. Serviva, allora, un personaggio come Grillo, che gridasse i suoi “vaffa” nelle piazze populiste: e la gente, in qualche modo, poveretta, ci ha creduto. Questo poi si è combinato con la Casaleggio (& Sassoon) Associati. Basta guardare su Internet per vedere chi è la famiglia Sassoon: una importantissima famiglia di origine massonico-ebraica, che ha fatto i primi affari con le stoffe e con le armi a Odessa, a partire dal Seicento, poi era presente nella Guerra dell’Oppio con la Cina ai tempi del Commodoro Perry già nel 1846; quindi una famiglia molto titolata, socia dei Rothschild e quindi potentissima.

Gianroberto Casaleggio, che era un visionario – legato comunque all’Olivetti, ai primi computer e al primo mondo della Rete – con un suo scenario utopistico ha offerto intanto un contenitore, per tutto questo (”Gaia”, “uno vale uno”), ma in realtà aveva già saldamente in mano le redini dei 5 Stelle, affidate a una società privata di Milano, la Casaleggio & Associati. Hanno tolto il nome Sassoon perché non conveniva, visto che ormai anche i sassi sanno di cosa di tratta, ma la società serviva comunque a drenare il contenitore. E siccome gli italiani sono ingenui, quando si sono disgustati del Pci-Pds-Pd, della sinistra, della Lega, e si sono disgustati al massimo grado di Berlusconi, hanno pensato: proviamo Grillo, magari andrà bene. E i poveretti, nel 32%, hanno votato per la Casaleggio & Sassoon Associati. Quindi hanno consegnato questo enorme patrimonio elettorale a una società collegata ai grandi centri della finanza internazionale, questa è la verità. Quindi questo blocco storico tra i 5 Stelle e il Pd governa l’Italia. E purtroppo la governerà fino al 2023. Credetemi, non c’è speranza: perché nessuno rinuncerà a questa sterminata maggioranza parlamentare fatta da una massa di peones 5 Stelle che hanno fatto il mutuo con Banco di Napoli, alla Camera, per comprarsi un appartamento a Roma, e piuttosto che andare a casa si faranno scuoiare, voterebbero anche per la Strega di Benevento.

(Alessandro Meluzzi, dichiarazioni rilasciate a Leonardo Leone nella diretta web-streaming “Cosa di nasconde dietro i governi mondiali”, su YouTube il 15 maggio 2020).

FONTE:https://www.libreidee.org/2020/07/lelite-resta-padrona-dellitalia-grazie-a-grillo-gia-uomo-dc/

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

DALL’IDEOLOGIA DI GENERE AL TRANSUMANO E POSTUMANO

31.497 visualizzazioni
5 feb 2019
Dall’ideologia di genere al transumanesimo per giungere al postumano. Ecco i passaggi cruciali – passando per l’ectogenesi – attraverso i quali si vuole la totale disgregazione dell’essere umano. Una pericolosissima deriva antropologica che vuole trasformare l’uomo in un essere amorfo, privo di valori, delle radici e di cultura, e soprattutto privo di identità… Marcello Pamio, insegna “Nutrizione Superiore” in alcune scuole di Naturopatia, è autore di libri su salute e benessere, e gestisce dal 1999 il sito www.disinformazione.it
VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=LmhYAI8R88E#action=share

FONTE:https://www.youtube.com/watch?v=LmhYAI8R88E#action=share

 

 

 

Eugenetisti al comando dell’OMS?

Marcello Pamio

Dopo che il Presidente Trump ha con coerenza e coraggio ritirato il finanziamento di 900 milioni di dollari dall’Organizzazione Mondiale della sanità, al primo posto figura la Fondazione Bill & Melinda Gates!
Così facendo Trump ha smascherato mettendo in luce la dittatura oligarchica…
Attualmente infatti Bill Gates “dona” ogni anno all’OMS oltre 500 milioni di dollari, ciò lo rende a tutti gli effetti il controllore privato dell’organizzazione sovranazionale!

Elenco dei 20 principali controbuenti dell’OMS

Stiamo parlando di uno dei più loschi invididui attualmente (non si sa ancora per quanto) a piede libero….
Uno che tra le tante cose inneggia alla riduzione della popolazione mondiale.
Ecco le parole di Bill Gates alla manifestazione TED nel febbraio del 2010.
«Il mondo oggi ospita 6,8 miliardi di abitanti, e tale cifra sta crescendo speditamente verso i 9 miliardi. Ora, se davvero facessimo uno splendido lavoro in relazione a nuovi vaccini, sanità e servizi sanitari orientati alla riproduzione (aborti), noi potremo probabilmente ridurre quest’ultimo numero di una percentuale valutabile intorno al 15%»

L’intervento del neo-eugenetista al TED

Stando al filantropo neo-eugenetista malthusiano, utilizzando correttamente il controllo delle nascite (aborti, omosessualizzazione, genderizzazione…) e i vaccini, possono ridurre la popolazione di almeno 1 miliardo di anime (il 15% di 7 miliardi)!

Registro di volo del jet privato “Lolita Express”

I registri di volo del “Lolita Express“, il tristemente noto jet privato del pedofilo miliardario Jeffrey Epstein, rivelano che Bill Gates ha volato dall’aeroporto di Teterboro nel New Jersey a Palm Beach il 1° marzo 2013.
Si tratta di uno dei pochi voli di quell’anno in cui il pilota Larry Viskoski ha registrato il nome di un passeggero. Quindi nessuno può escludere a priori che il filantropo non si sia fatto altri allegri voletti….

Melinda Ann French Gates, moglie e compagna di merende di Bill

In questa foto Melinda Gates, la storica compagna di Bill Gates, sfoggia al collo un interessante pendente che assomiglia molto ad un crocifisso, però rovesciato!
Segno dell’appartenenza a qualche congrega satanista? Ma nooo, sarà sicuramente la nuova moda in voga tra i miliardiari…

FONTE:https://disinformazione.it/2020/07/16/eugenetisti-al-comando-delloms/

 

 

BREITBART: Conferenza stampa Frontline Doctors a Washington CENSURATA SU TUTTI I SOCIAL

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VIDEO QUI:

La conferenza stampa CENSURATA IMPROPRIAMENTE dai SOCIAL NETWORK ha visto la partecipazione di Rep. Ralph Norman (R-SC) e medici di prima linea che condividono le loro opinioni e opinioni sul coronavirus e sulla risposta medica alla pandemia.

Il video ha accumulato oltre 17 milioni di visualizzazioni durante le otto ore in cui è stato ospitato su Facebook, con oltre 185.000 spettatori simultanei.

FONTE:https://disinformazione.it/2020/07/16/eugenetisti-al-comando-delloms/

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