RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 28 FEBBRAIO 2020

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 28 FEBBRAIO 2020

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Stasera invece della pizza

ho voluto provare il Quebec (kebab)

STEFANO BARTEZZAGHI, Non se ne può più, Mondadori, 2010, pag. 149

 

 

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SOMMARIO

 

La Turchia non fermerà più i migranti verso l’Europa. Milioni in arrivo

I mercati e la finanza mondiale prendono la mira su un’Italia ferita

Coronavirus, l’economista: “Quest’allarmismo è funzionale alla speculazione finanziaria”

DUE PESI E DUE MISURE

Weekend ai tempi del Coronavirus: gli eventi romani che resistono alla psicosi

“Coronavirus nun te temo”: i romani esorcizzano l’emergenza

Burioni avvisa la Toscana: “Rischio catena di contagi”

Cara Lilli Gruber, ti stimo molto. Ma perché non parli degli intrecci tra mafia e politica a Otto e mezzo?

Scandalo Consip-Fatto: Travaglio Tace, il lobbista no

Siria, strage di soldati turchi a Idlib. Ankara lancia controffensiva

Auto, armi, migranti: perché l’Europa è ostaggio della Turchia

Guerra batteriologica

Un’altra libertà: la scelta tra essere relativamente liberi o assolutamente schiavi

“La lettura è uno strumento per evadere dal crimine”

IL TROJAN E LO STUPRO DELLA LIBERTÀ

“Il profitto senza etica genera mostri Parola di imprenditore”

Il Nord “chiuso” per contagio ci spedisce dritti in recessione

Cos’è il M.E.S.?

M.E.S.

GUARDARE LE FIGURE

Decreto intercettazioni, votata la fiducia: i pm controlleranno le nostre vite

Turchia, migliaia di rifugiati si stanno dirigendo verso i confini dell’Europa

Lo storico Barbero: “non sono sicuro che l’Europa sia democratica”

Madison: la democrazia è un trucco, per proteggere i ricchi

VOTO E GOVERNI ELETTI PER SUPERARE IL VICOLO CIECO ITALIANO

Della Luna: addio politica, video e web ci hanno disabilitati

Verhofstadt contro Salvini: “Gli interessi italiani si difendono a livello europeo”

Dopo 150 anni di menzogne la Banca d’Italia conferma: l’Unità d’Italia ha creato il sottosviluppo del Mezzogiorno.

 

 

 

 

IN EVIDENZA

La Turchia non fermerà più i migranti verso l’Europa. Milioni in arrivo

28 febbraio 2020

Il dittatore turco, Recep Tayyip Erdogan, ieri sera ha presieduto una riunione di emergenza dopo gli attacchi portati nelle ultime ore dalla Russia e dall’esercito siriano contro le milizie turche in Siria.

Nella riunione, alla quale erano presenti il Ministro della difesa turco, Hulusi Akar, e i comandanti delle milizie islamiste, è stata decisa una “ferma reazione” che stamattina si è trasformata nel bombardamento “di tutte postazioni siriane conosciute”.

Nella stessa riunione è stato deciso che da ora in poi la Turchia non fermerà più i rifugiati siriani e i migranti che intendono raggiungere l’Europa.

«Abbiamo deciso di non fermare più i profughi siriani che intendono raggiungere l’Europa via terra e via mare» ha detto un funzionario turco alla Reuters. «Ora tutti i rifugiati, compresi i siriani, sono invitati a entrare nell’Unione europea».

Circa un milione di profughi siriani sono in fuga dalla regione di Idlib e in previsione del loro arrivo la polizia turca, la guardia costiera e i funzionari di sicurezza delle frontiere hanno ricevuto l’ordine di non fermare più nessuno ai valichi di passaggio con la UE.

Questa mossa di Erdogan annulla di fatto gli accordi raggiunti con l’Unione Europea nel 2016 e apre la strada verso l’Europa ai 3,5 milioni di profughi già “ospitati” in Turchia oltre a quelli che stanno arrivando dalla provincia siriana di Idlib.

Non sono chiari i motivi della decisione di Erdogan anche se sembrano essere ricollegabili al silenzio europeo sulla offensiva russo-siriana e sulle critiche mosse da Bruxelles all’occupazione turca di una parte della Siria.

La drammatica decisione di Erdogan arriva in uno dei momenti più critici per l’Unione Europea con l’epidemia di Coronavirus che si sta diffondendo in tutto il continente. Controllare milioni e milioni di profughi siriani e migranti dall’Asia sarà quindi un compito impossibile che probabilmente manderà in tilt tutto il sistema.

https://twnews.it/it-news/la-turchia-non-fermera-piu-i-migranti-verso-l-europa-milioni-in-arrivo

 

 

 

 

I mercati e la finanza mondiale prendono la mira su un’Italia ferita

Paolo Maddalena – 25 febbraio 2020

Dal bollettino sullo stato del Coronavirus emerge che l’Italia è, purtroppo, seconda in classifica, immediatamente dopo la Cina, nel numero dei contagiati, nonostante le ferree disposizioni precauzionali finora adottate.

Gli effetti di questi provvedimenti, dicono gli infettivologi, si potranno vedere tra una decina di giorni, quando saremo in grado di sapere se i contagi saranno stati fermati.

Intanto vogliamo mettere in evidenza, cosa che nessuno fa, quanto dannoso sia per la popolazione il predominio economico del mercato, voluto dal sistema economico predatorio neoliberista.

Il mercato, che è l’unica società che si fonda sull’egoismo (anche i criminali sono solidali fra di loro), non aiuta i paesi in difficoltà, ma li sospinge verso la loro totale rovina.

Infatti, nel momento in cui abbiamo maggior bisogno di risorse materiali e umane per

Continua qui: https://www.attuarelacostituzione.it/2020/02/25/i-mercati-e-la-finanza-mondiale-prendono-la-mira-su-unitalia-ferita/

 

 

 

 

 

 

 

Coronavirus, l’economista: “Quest’allarmismo è funzionale alla speculazione finanziaria”

 

Quali saranno le ricadute sul sistema economico italiano della diffusione del Coronavirus e perché la borsa di Milano ha perso in un solo giorno il 5,4? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Fumagalli, esperto di economia politica, che spiega in quale modo l’allarmismo rispetto al contagio è funzionale alla speculazione finanziaria.

ATTUALITÀ 25 FEBBRAIO 2020 di Sacha Biazzo

Negli studi degli analisti economici e tra i professori delle università c’è una domanda ricorrente: “Quali saranno le ricadute del Coronavirus sul sistema economico?”. I primi segnali arrivano dalla borsa di Milano che nel primo lunedì dopo la diffusione del Coronavirus nel Nord Italia ha fatto registrare un calo del 5,4%, ma si aspettano ricadute in molti settori: dal turismo alla ristorazione, dai trasporti all’export. Per provare ad analizzare la situazione ci siamo rivolti ad un esperto, Andrea Fumagalli, dal 2001 professore associato di Economia Politica presso la Facoltà di Economia dell’Università di Pavia.

Professor Fumagalli, quali sono le ricadute sul sistema economico italiano a causa del Coronavirus?

Se vogliamo fare un’analisi economica rispetto all’Italia, sicuramente il Coronavirus avrà degli impatti negativi sia a livello internazionale con l’effetto della riduzione dell’export italiano, che è l’unica variabile positiva che esiste nella crescita economica italiana, ma ci saranno ricadute su tutti i settori del turismo, della ristorazione e anche manifatturieri. Ci saranno ricadute nel settore dell’elettronica, nel settore automobilistico, nel settore tessile, nel settore agroalimentare, nel settore chimico, ma anche nel settore dei servizi, come ad esempio l’e-commerce. Quindi il rischio è che ci siano ripercussioni trasversali. Alcuni settori sono immediatamente colpiti, la ristorazione cinese ad

Continua qui:

https://www.fanpage.it/attualita/coronavirus-leconomista-questallarmismo-e-funzionale-alla-speculazione-finanziaria/

 

 

 

 

 

 

 

 

DUE PESI E DUE MISURE

di Alfredo Mosca – 27 febbraio 2020

 

Quando governa il centrodestra in caso di crisi economica e finanziaria, di emergenza nazionale, di sfaldamento della maggioranza, di isolamento nella Ue, si manda via il premier e si cambia governo, se a governare è il centrosinistra serve che tutto resti tale e quale ma col sostegno unanime e corale.

Insomma, il paragone col governo Berlusconi del 2011, seppure nelle differenze, viene in mente e sia chiaro noi siamo tra quelli che criticarono frontalmente la cacciata del Cavaliere, anche perché tra le differenze di allora con ora ce n’è un grande, Silvio Berlusconi fu votato dalla gente e vinse le elezioni.

Quell’esecutivo e quella maggioranza infatti ebbero un largo successo elettorale che resta l’ultimo del Paese, visto che da allora nessuna maggioranza e nessun governo sono usciti dalle urne e dalla volontà popolare, ma da accordi parlamentari postumi, talvolta impropri e abborracciati ad hoc. Ebbene il Conte bis è figlio ancora più del Conte uno, di un raffazzonamento tra chi fino al giorno prima si detestava, giurava l’impossibilità di stare assieme, si attaccava quotidianamente su tutto a partire dalle scelte di politica economica, industriale e del lavoro.

Si tratta di un’altra diversità fondamentale col governo del cavaliere che vinse largamente nel 2008 sulla base di un programma chiaro e condiviso nel centrodestra, tanto è vero che fu portato avanti e, piaccia o meno, fino all’inizio del 2011 il paese cresceva e stava bene nei suoi fondamentali. Dopodiché a partire da quella primavera e soprattutto in estate e fino all’autunno, successe ciò che oramai fa parte della storia, l’isolamento improvviso dall’Europa, le critiche violente, lo sfaldamento della maggioranza, la crisi economica, dei mercati delle borse e l’esplosione dello spread.

Per farla breve, si creò una emergenza nazionale tale da suggerire un cambio immediato di governo e di maggioranza per affrontare al meglio le difficoltà e le criticità allarmanti anche grazie al supporto parlamentare

 

http://opinione.it/politica/2020/02/27/alfredo-mosca_centrodestra-governo-2011-berlusconi-centrosinistra-centrodestra-conte-bis-emergenza-sanitaria-nazionale-economia-rischio-export-consumi-produzione/

 

 

 

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

Weekend ai tempi del Coronavirus: gli eventi romani che resistono alla psicosi

Tanti gli eventi annullati a causa del Coronavirus, ma c’è chi resiste alla paura ed è pronto ad offrire cultura, svago e divertimento ai romani. Ecco cosa fare nel weekend del 29 febbraio e 1 marzo a Roma

Francesca Demirgian – 27 febbraio 2020

 

Weekend a Roma: gli eventi del 29 febbraio e 1 marzo 2020

Weekend ai tempi del coronavirus. Eventi annullati, altri rinviati a data da destinarsi. Niente ingresso gratuito nei musei. Quello del 29 febbraio e 1 marzo sembra proprio essere un fine settimana sotto tono. Tanti i romani vittime della psicosi alla disperata ricerca di mascherine e disinfettanti per le mani, ma c’è anche chi sfida la paura, la combatte in questo weekend a cavallo tra febbraio e marzo, proponendo svago, divertimento, buon cibo e fiumi di birra nella Capitale.

Abbiamo disegnato una mappa degli eventi da non perdere questo weekend a Roma, con informazioni utili anche su tutti quegli appuntamenti che, purtroppo, sono stati annullati.

Weekend a Roma: gli eventi di sabato 29 febbraio e domenica 1 marzo

Niente musei gratis nella prima domenica del mese di marzo, questa la decisione presa dal Ministero dei Beni Culturali. Annullata la manifestazione Quattro zampe in fiera, prevista sabato e domenica alla Fiera di Roma. Rinviato a data da destinarsi anche Pop-Olio, manifestazione dedicata all’olio extra-vergine e in programma proprio in questo weekend al WeGiL.

Annullato anche il tradizionale Carnevalone Liberato che si sarebbe dovuto svolgere domenica 1 marzo a Poggio Mirteto (in provincia di Rieti). Un vero e proprio stravolgimento degli appuntamenti del weekend a Roma e nel Lazio, ma c’è chi tiene duro e non si ferma. Vediamo, dunque, quali sono gli eventi da non perdere nel fine settimana del 29 febbraio e 1 marzo a Roma e dintorni:

Festa delle birre artigianali

Oltre 100 birre per tutti i gusti saranno protagoniste da Eataly da venerdì 28 febbraio a domenica 1 marzo, in occasione della Festa delle Birre Artigianali. Il terzo piano del negozio romano si trasformerà in un grande palcoscenico

Continua qui: http://www.romatoday.it/eventi/weekend/cosa-fare-roma-29-febbraio-1-marzo-2020.html

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

“Coronavirus nun te temo”: i romani esorcizzano l’emergenza

Abbiamo fatto un in giro in uno dei mercati rionali della Capitale per vedere come stanno vivendo queste giornate da “allerta” per il Coronavirus i romani. Provando a riderci su

Veronica Altimari – 26 febbraio 2020

 

VIDEO | “Coronavirus nun te temo”: i romani esorcizzano l’emergenza

“Non ha paura di andare in giro senza mascherina?” Basta fare questa semplice domanda per scatenare una serie di commenti tra i passanti che nella mattinata di oggi, mercoledì 26 febbraio, abbiamo potuto incontrare nel mercato rionale di Centocelle, in piazzale delle Iris.

Ed ecco come la più bella romanità riesce ad esorcizzare il senso di paura e angoscia che si respira in tutta Italia negli ultimi giorni.

 

http://www.romatoday.it/attualita/video-coronavirus-nun-te-temo.htm

 

 

 

 

Burioni avvisa la Toscana: “Rischio catena di contagi”

Il virologo sulla decisione della Regione di non sottoporre all’isolamento le persone che rientreranno dalla Cina: “È una decisione sbagliata. Spero che la Toscana ci ripensi”

Francesca Bernasconi – Mer, 19/02/2020

 

“Speriamo che la Toscana ci ripensi“. Ad augurarlo è il virologo Roberto Burioni, che commenta le decisione della Regione sulla gestione delle 2.500 persone che rientreranno in Toscana, dopo essere state in Cina.

Il nodo è la quarantena, considerata “non necessaria“.

Non riesco a capire“, scrive Burioni su Medical Facts, ricordando che le 2.500 persone “tornano dalla Cina, un luogo dove è in atto una gravissima epidemia, della quale è molto difficile interpretare i numeri. Quelli ufficiali sono molto poco attendibili e istituti molto autorevoli, come l’Imperial College di Londra, stimano che solo una minima parte delle infezioni venga correttamente diagnosticato“. Di conseguenza, risulta “complicato sapere la vera situazione nelle varie regioni della Cina“. Per questo, incalza Burioni, “sarebbe opportuno, a mio giudizio, adottare la massima prudenza“.

Infatti, spiega il virologo, “uno o più di questi 2.500 individui che ritornano dalla Cina potrebbe essere infettato, essere momentaneamente in perfetta salute e tra qualche giorno ammalarsi, infettando altre persone e iniziando una pericolosissima catena di contagi che a quel punto potrebbe essere molto difficile da fermare“. Per evitare qualunque rischio di contagio, sarebbe sufficiente un periodo di quarantena che, a detta di Burioni, rappresenterebbe “un minimo sacrificio per i 2.500 cittadini, che porterebbe però una grandissima sicurezza per tutti gli altri. Nessuno pretende che vengano rinchiusi in un carcere: basterebbe chiedergli di rimanere a casa per

 

Continua qui: https://www.ilgiornale.it/news/cronache/burioni-avvisa-toscana-serve-quarantena-chi-torna-cina-1828908.html

 

 

 

 

 

 

Cara Lilli Gruber, ti stimo molto. Ma perché non parli degli intrecci tra mafia e politica a Otto e mezzo?

Angelo Cannatà – Docente di Storia e Filosofia– 19 FEBBRAIO 2020

 

La settimana scorsa Lilli Gruber ha dedicato una puntata di Otto e Mezzo a “L’Italia canta, la politica tace”. Ha fatto bene. Il festival di Sanremo è un fenomeno di costume ed è normale che nei talk se ne parli. E tuttavia ho letto male il titolo, che, nella mia mente, è diventato “Graviano canta, la politica tace”. In verità tacciono anche i giornali. E i telegiornali. E i talk. Compreso quello di Gruber.

Apprezzo Lilli, la invitai anni fa agli “Incontri con l’Autore” del mio liceo. L’ho raccontato: “Gruber venne su mio invito a presentare Chador, Rizzoli, agli studenti del liceo Vailati di Genzano. Organizzammo una mattinata particolare al cinema teatro Cynthianum: 400 studenti del triennio in religioso silenzio ascoltarono le relazioni introduttive e l’intervento della scrittrice, poi – come da programma – cominciarono le domande precise e documentate degli alunni che avevano letto il libro. Fu un bel dibattito. L’odierna conduttrice di Otto e mezzo portò davvero gli studenti nel cuore ferito dell’Iran. Lo ricordo perché stimo Gruber; ha il dono della chiarezza, porge le domande con stile e intelligenza, punge, e informa gli ascoltatori con precisione (…) Sempre il codice etico ed estetico del programma è stato rispettato. L’ospite ha il diritto di esporre il suo punto di vista, certo, ma deve sottoporsi alle domande – per niente scontate – della conduttrice e dei giornalisti (Franco, Travaglio, Mieli, Padellaro…) che contribuiscono con la loro storia, il carisma e la conoscenza specifica dei fatti all’andamento della puntata. Sta qui, credo, la ragione più profonda del successo. Il talk ha nella pluralità dei punti di vista la cifra più significativa…”. Eccetera.

Credo basti a mostrare la mia stima per la conduttrice. E tuttavia quel titolo, la settimana scorsa, che erroneamente ho letto “Graviano canta, la politica tace”, significa qualcosa; c’è come l’attesa che un talk così importante si apra

Continua qui:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/19/cara-lilli-gruber-ti-stimo-molto-ma-perche-non-parli-degli-intrecci-tra-mafia-e-politica-a-otto-e-mezzo/5710683/

 

 

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Scandalo Consip-Fatto: Travaglio Tace, il lobbista no

Piero Sansonetti — 27 Febbraio 2020

Avete presente la storia dell’intercettazione dei due dirigenti Consip che decidono di incaricare un’agenzia specializzata di realizzare una “strategia” per Il Fatto Quotidiano? Stiamo scrivendo su questo da una settimana, perché vorremmo una risposta da Travaglio. Vorremmo sapere se lui sa in cosa dovesse consistere questa strategia, e se poi fu attuata, e se Il Fatto Quotidiano attenuò o no i suoi attacchi ai due dirigenti (Luigi Marroni e Francesco Licci) che avevano deciso di organizzare questa strategia. Niente, Travaglio non risponde. Forse ci sta pensando, forse non è convinto del tutto che la trasparenza sia la bibbia del suo giornalismo, forse non gli piace questo nostro comportamento un po’ troppo insistente e un po’, persino, travaglista. Travaglio, probabilmente, non ama i Travagli. E su questo non possiamo dargli torto.

Ieri però ci ha scritto Gianluca Comin, professionista molto conosciuto, e che – nell’intercettazione – era indicato come l’uomo che avrebbe dovuto mettere a punto questa strategia. Ci dice che di questo affare non sa niente. Che

 

Continua qui: https://www.ilriformista.it/scandalo-consip-fatto-travaglio-non-risponde-comin-si-54773/

 

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Siria, strage di soldati turchi a Idlib. Ankara lancia controffensiva

Escalation di scontri. La Turchia minaccia: “Non fermeremo più i migranti verso lʼEuropa”

Damasco, 28 febbraio 2020

Escalation di scontri in Siria tra le forze governative appoggiate dalla Russia e le milizie ribelli sostenute dalla Turchia. Questa mattina le truppe di Ankara hanno lanciato diversi missili terra-terra contro un convoglio militare governativo siriano e miliziani lealisti nel nord-ovest del paese, nel distretto di Maarrat an Numaan.

L’attacco segue le accuse che il governo di Erdogan muove all’esercito di Bashar al Assad per il raid aereo della notte a Idlib, nel quale sono morti 33 militari turchi e una trentina è rimasta ferita. E, mentre gli Stati Uniti chiedono a Damasco e Mosca di fermare “l’odiosa offensiva” contro le forze turche, il ministero della Difesa russo ha dichiarato che i soldati turchi colpiti dal fuoco dell’esercito siriano erano tra “unità combattenti di gruppi terroristici”. Mosca  ha anche assicurato di essersi mossa subito dopo il raid

Continua qui: https://www.quotidiano.net/esteri/siria-turchia-guerra-1.5049693

 

 

 

 

Auto, armi, migranti: perché l’Europa è ostaggio della Turchia

L’Unione europea condanna l’invasione in Siria, ma non riesce a imporre un embargo unitario sulla vendita di armi. D’altronde i rapporti fra Ue ed Ankara sono profondi, e vanno dall’industria dell’auto al timore di un ricatto sui migranti di Erdogan

di Alberto Magnani                       RILETTURA

Siria, l’appello dei curdi agli alleati: “Chiudete lo spazio aereo alla Turchia”

Il 2 ottobre Volkswagen, il colosso tedesco dell’automotive, ha annunciato che avrebbe aperto la sua 123esima fabbrica nel mondo a Magnesia , il capoluogo della provincia omonima nella Turchia occidentale. Appena sette giorni dopo, il paese è tornato nelle cronache tedesche per altri motivi: l’invasione della Siria settentrionale, con un blitz contro le milizie curde voluto dal presidente Erdogan per sradicare il «corridoio del terrore» che si sarebbe creato sul confine meridionale del paese.

Volkswagen ha poi fatto marcia indietro , rinviando un investimento stimato nell’ordine dei 1,3 miliardi di euro. Il suo interesse per la Turchia potrebbe sembrare un esempio di cattivo tempismo. Non lo è, o almeno, non è un caso isolato. I rapporti fra Europa (in particolare Germania) e Turchia sono radicati e si espandono dai legami commerciali a quello che viene considerato il principale strumento di pressione nelle mani di Erdogan: i 6 miliardi di euro promessi dalla Ue alla Turchia per bloccare i flussi di migranti diretti verso il Vecchio Continente, secondo un accordo siglato nel 2016 e ritenuta una delle manovre più spregiudicate della scorsa legislatura europea.

Si tratta dello stesso “rubinetto” che Erdogan potrebbe sbloccare da un momento all’altro, paralizzando la capacità dei 28 paesi membri di intervenire in maniera unitaria contro l’aggressione inflitta ai contingenti e cittadini curdi abbandonati al proprio destino dal voltafaccia di Donald Trump. Al momento la Ue è riuscita a produrre solo una condanna formale dell’aggressione, salvo incappare nel veto di paesi come Ungheria e Bulgaria rispetto all’imposizione di un embargo completo sulla vendita di armi a Istanbul.

Le partnership commerciali e il peso dell’automotive

Il primo legame che ipoteca i rapporti fra Europa e Turchia è quello economico. L’Ue e Ankara hanno siglato nel 1995 un accordo doganale che copre i beni industriali ma esclude quelli agricoli, i servizi e gli appalti pubblici. Si parla da anni di una «modernizzazione» dell’intesa, anche se tutto lascia intendere che l’ultima escalation possa complicare (o ritardare) la partita. Sul fronte puramente commerciale, secondo dati della Commissione europea , la bilancia commerciale fra Ankara e gli stati Ue è valsa 153,4 miliardi di euro nel 2018, con esportazioni di beni verso la Turchia per 77,3 miliardi di euro e importazioni per 76,1 miliardi di euro. La Turchia è il quinto partner commerciale per la Ue e riversa sul mercato comunitario il 50% delle sue vendite internazionali complessive. L’export europeo verso Ankara è dominato da macchinari, prodotti chimici e manufatti, mentre l’import dalla Turchia è spinto da macchinari e mezzi di trasporto.

L’incidenza della mobilità non meraviglia, considerando il peso giocato da un segmento che spiega diversi aspetti dell’interdipendenza fra Ue e Turchia: l’automotive. Nella seconda metà del XX secolo, per usare l’espressione

Continua qui: https://www.ilsole24ore.com/art/auto-armi-migranti-perche-l-europa-e-germania-sono-ostaggio-turchia-ACdhZyr

 

 

 

 

 

 

Guerra batteriologica

27 Febbraio 2020DI ROSANNA SPADINI

 

comedonchisciotte.org

Direttamente dal backstage di “The road”, stiamo vivendo una psicosi collettiva inedita, mentre sulla base della “mappa del contagio” relativa alla diffusione del nuovo coronavirus emerso in Cina, al momento  l’Italia sembra essere il terzo Paese al mondo per numero di contagiati, con i suoi circa 500 positivi. Saremmo al quarto posto se ai casi del Giappone si aggiungessero quelli della nave da crociera Diamond Princess attraccata al porto di Yokohama, considerata un focolaio a sé stante. In Italia il numero di persone con Covid-19, l’infezione scatenata dal patogeno, risulta inoltre essere sensibilmente superiore a quello registrato negli altri Paesi europei, almeno per ora.

Per quale ragione si è verificata questa situazione nel nostro Paese?

 

E perché l’epidemia è scoppiata in Italia, e non in UK, o Germania, visto che quei Paesi hanno molti più scambi commerciali con la Cina?

 

Forse perché negli altri Paesi europei sono stati fatti meno controlli, ma soprattutto si è cercato di contenere il panico? Non dimentichiamo nemmeno la scelta del governo (gialloverde) italiano di negoziare un memorandum di intesa con Pechino per fare dell’Italia un tassello della “Belt and Road Initiative” (+5G), che dovrebbe aprire il mercato europeo alle merci cinesi, e che ha scatenato le critiche di Washington. Forse che l’epidemia è più politica che virale?

 

VIDEO QUI: https://youtu.be/eOThp5Em2TM

 

Appare inoltre evidente che gli Stati Uniti sono pronti a rischiare qualsiasi cosa pur di mantenere la propria leadership globale. Trump ha già accusato più volte Huawei di aver violato le sanzioni contro l’Iran, per aver fornito apparecchiature di rete che rappresentano rischi per la sicurezza dei suoi clienti, lanciando una vera e propria guerra al colosso cinese.

 

Del resto, l’azienda ha preso il comando della tecnologia wireless di quinta generazione (5-G) superando gli stessi Usa, che sembrano aver già rinunciato a superare l’azienda tramite un’onesta competizione sul mercato, intraprendendo invece la strada delle sanzioni unilaterali per il commercio con l’Iran, molestando in modo aggressivo i suoi clienti e minacciandoli con rigide sanzioni se osassero integrare i prodotti dell’azienda cinese nei propri sistemi.

Ma la Cina sembra non avere alcuna intenzione di diventare il lacchè di Washington, determinata invece a difendere la propria sovranità, a implementare il proprio modello economico e cogliere l’opportunità di diventare la più grande e prospera potenza economica del mondo, grazie ad un’azienda che è molto più avanti di chiunque altra nello sviluppo del 5G, tanto che qualsiasi nazione che voglia potenziare la propria tecnologia non ha altra scelta che fare affari con Huawei.

 

VIDEO QUI: https://youtu.be/1ylleTbizgU

 

Le aspirazioni della Cina superano persino la sua gigantesca strategia di sviluppo globale, la “Belt and Road Initiative” è il più grande progetto infrastrutturale e di investimento della storia, copre oltre 70 paesi coinvolti, tra cui il 65% della popolazione mondiale e il 40% del PIL globale.

Sottolineando questi sviluppi, alla recente Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, del 13 febbraio scorso, il segretario alla Difesa Mark Esper ha tenuto il discorso più deflagrante. La sua dichiarazione indicava chiaramente che gli Stati Uniti hanno abbandonato il precedente approccio di “negoziati pacifici con un prezioso alleato”, adottando una nuova strategia più coercitiva e brutale.

Basterebbe leggersi il discorso di Esper, per capire che la nuova guerra fredda tra Cina e Usa è già iniziata:

“Oggi vorrei parlarvi della priorità numero uno del Dipartimento della

Continua qui: https://comedonchisciotte.org/guerra-batteriologica/

 

 

 

 

 

 

CULTURA

Un’altra libertà: la scelta tra essere relativamente liberi o assolutamente schiavi

di Cominius27 FEBBRAIO 2020

 

Nessun libro è un’isola: ogni volta che ne apriamo uno scopriamo che dipende da altri e che probabilmente, se vale, a sua volta ne influenzerà qualcun altro. Se la catena non è esplicitata attraverso le citazioni, come è d’obbligo nelle pubblicazioni scientifiche, il rapporto di parentela e di vicinanza si può comunque rintracciare attraverso altri segni: autori suggeriti, accostamenti, condivisioni. Se poi la frase di un autore è messa addirittura in esergo, dobbiamo considerarla con particolare attenzione.

E così è stato, quando – fresco di una visita in libreria –  ho aperto “Un’altra libertà” di Camillo Ruini e Gaetano Quagliariello, curato da Claudia Passa, e mi sono imbattuto, con un po’ di sorpresa, in una  frase paradigmatica di Gustave Thibon sulla libertà (Volendo mettere la libertà dove non è, la si distrugge dove Dio l’ha messa. L’uomo che non accetta di essere relativamente libero sarà assolutamente schiavo). Perché sorpresa? Ma perché Thibon è un autore forse molto letto, ma in ambienti abbastanza di nicchia.

Nato nel 1903, dopo qualche viaggio e un po’ di peripezie intellettuali in zona agnosticismo, si stabilisce definitivamente nel Midi della Francia e rinverdisce le radici cattoliche attraverso autori come Bloy e Maritain, scegliendo la condizione del contadino-filosofo come più confacente alle sue tendenze profonde. Nel 1941 ospita Simone Weil, che condivide con lui ragionamenti, riflessioni e anche lavoro nella vigna. In questo periodo Simone gli consegna il manoscritto di “La Pesanteur et la Grace”, che Thibon farà pubblicare nel 1947, quattro anni dopo la morte della Weil.

Il contadino lavora nei campi, riflette, e pubblica, soprattutto raccolte di aforismi come “Diagnosi”, con la prefazione di Gabriel Marcel, che in Italia sarà tradotto dalla Morcelliana nel 1947.

Senza studi regolari né università Thibon riscopre la via del realismo (“Ritorno al reale” è un’altra raccolta) e del valore creaturale del limite, contro ogni forma di esaltazione prometeica dell’uomo.

In Italia resta comunque pressoché sconosciuto, fino a quando negli anni 70 la sua riscoperta da parte di Giovanni Cantoni contribuisce ad allontanare le suggestioni iperboree e paganeggianti in una parte della destra giovanile, che a sorpresa si trova davanti a una specie di Alce Nero di Provenza. È il clima in cui nascono le iniziative della Fondazione Volpe, voluta dalla generosità preveggente di Giovanni, il figlio del grande storico. Proprio durante uno dei convegni della Fondazione Thibon sarà

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“La lettura è uno strumento per evadere dal crimine”

In “L’uomo che amava i libri” lo scrittore George Pelecanos narra il riscatto sociale di un carcerato. “Ho usato i romanzi che amo”

Luca Crovi – Gio, 27/02/2020

 

Sulla qualità dei crime novel di George Pelecanos hanno garantito i vari Barack Obama, Michael Connelly, Dennis Lehane e Stephen King. E che la qualità dei romanzi di questo grande narratore fosse davvero speciale lo ha confermato nel tempo l’impianto sociale di storie come Il sognatore, Vendetta, Il giardiniere notturno, Angeli neri, Strade di sangue, in cui ha raccontato gli Stati Uniti dal punto di vista della strada e delle persone più disagiate che hanno a che fare con i crimini e la malavita.

Con L’uomo che amava i libri (SEM, pagg. 223, euro 18, traduzione di Giovanni Zucca) Pelecanos affronta ancora una volta un tema a lui caro, quello della riabilitazione penale e della possibilità di uscire da situazioni pericolose per chi ha già pagato con il carcere i propri errori. È ciò che accade a Michael Hudson, il quale in prigione non soltanto ha scontato la sua pena, ma si è anche innamorato della lettura grazie alla bibliotecaria Anna. I libri diventano per lui una forma di evasione, ma soprattutto costruiscono nel profondo un nuovo carattere e un desiderio di ripartire su nuove basi. Una volta tornato per strada, Michael dovrà combattere contro il suo passato e sopravvivere a un presente estremamente pericoloso. E fondamentali per lui saranno i libri che ha letto: Uomini e topi di Steinbeck, i racconti western di Elmore Leonard, Il Grinta di Charles Portis, Il Padrino di Mario Puzo, Una tragedia tutta azzurra di John D. MacDonald, etc. «Nel mio lavoro filantropico – spiega Pelecanos – ho incontrato una bibliotecaria, nella prigione di Washington DC. All’epoca non c’era una biblioteca, nella prigione, quindi lei ogni giorno portava un carrello pieno di libri nei vari blocchi e parlava dei romanzi con i detenuti. Sapevo che stava cambiando la loro vita e l’ho trovata una persona affascinante. E se un detenuto si innamorasse di lei, emotivamente e forse fisicamente? E se, una volta scarcerato, si imbattesse in lei per la strada? Come reagirebbe, a questo mondo, un uomo cambiato, una volta ricattato e rispedito in una vita criminale? C’erano abbastanza idee nella mia testa per

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CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

IL TROJAN E LO STUPRO DELLA LIBERTÀ

di Alessandro Giovannini27 febbraio 2020

 

La libertà personale è inviolabile, il domicilio è inviolabile, la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. Sono le “tre libertà inviolabili” che incorniciano il volto dello Stato democratico per come scolpito nella Costituzione repubblicana.

La legge sulle registrazioni o captazioni approvata il 24 febbraio scorso dal Parlamento stupra il bene che i costituenti vollero garantite prima di ogni altro, perché il più alto, nobile e fondamentale di tutti: la libertà.

Il potere statale illimitato e indiviso non avrebbe più dovuto avere cittadinanza, il Leviatano di Hobbes avrebbe dovuto scomparire per sempre dagli scaffali della politica e della legge. Così, stando alla lettura dei lavori dell’Assemblea costituente, pensò chi scrisse gli articoli 13, 14 e 15 della Costituzione. Quegli uomini e quelle donne, dopo avere speso sudore e sangue, pensarono di issare sul tetto della Repubblica, finalmente e per sempre, la bandiera della libertà personale e ammainare, finalmente

 

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http://opinione.it/editoriali/2020/02/27/alessandro-giovannini_libert%C3%A0-legge-intercettazioni-libert%C3%A0-personale-violazioni-trojan-pd-m5s-leu-pm/

 

 

 

ECONOMIA

“Il profitto senza etica genera mostri Parola di imprenditore”

Nel romanzo “La classe avversa”, di Alberto Albertini, il passaggio delle aziende dalle famiglie ai supermanager

Seba Pezzani – Gio, 27/02/2020

 

Che succede in un’azienda di oggi quando i vecchi padroni chiamano a dirigerla un super-manager che volta le spalle alla tradizione e intraprende la via della modernità, con tutte le incognite che le attuali difficoltà dell’industria e un mondo sempre più globalizzato presentano? Ecco cosa anima le pagine de La classe avversa (HACCA, pagg 320, euro 16), esordio narrativo di Alberto Albertini, bresciano, laureato in Filologia Moderna e da molti anni responsabile dell’innovazione e dello scouting tecnologico di un’azienda leader mondiale.

Attraverso i travagli del figlio dei titolari, Lorenzo (in cui non è difficile immaginare che si specchi l’autore), Albertini racconta sé stesso e il mondo che cambia, facendo citazioni come questa, da l’Ecclesiaste «Che vantaggio ha chi lavora con fatica?» e rispondendo a qualche nostra domanda.

Come le è venuto in mente di scrivere un romanzo?

«È il sogno che coltivo dall’adolescenza. Per tutti questi anni ho condotto una doppia vita, nell’industria e nella letteratura. Fino a quando ho capito, dopo aver letto i libri di Ottieri, che potevo conciliare due mondi che prima, se accostati, parevano un ossimoro».

Un suo personaggio, l’americano Butch, dice sempre, «Use your best judgement». L’industriale di oggi sa discernere?

«Siamo condannati a vincere. Everything is possible. Valore aggiunto in tutto quello che facciamo. Sembrano slogan americani, ma diventano un punto di riferimento, una guida, un mantra che galvanizza un’intera azienda fatta di persone con diverse aspirazioni e formazioni, che devono lavorare verso un obiettivo comune, superare i loro limiti, le normali frustrazioni e lo spirito di auto conservazione».

Un’azienda che per anni ha avuto una conduzione familiare vira verso un management moderno. Il figlio del padrone viene messo in discussione da un freddo direttore che guadagna più di lui. Succede davvero nell’industria di oggi?

«Sì, nelle aziende di famiglia che non trovano un’armonia e una conciliazione interna, che non preparano la successione in modo adeguato e per tempo, e che qualcuno (il mercato, la banca che vanta il maggior credito, un cliente importante) costringe a cambiare, a rinnovarsi in modo traumatico, magari con una quotazione in borsa, con persone esterne che portano altri metodi di gestione, più impersonali e orientati al breve periodo, alla remunerazione immediata».

Lei scrive: «La nascita di molte imprese è stata all’insegna del furto». Sembra uno slogan marxista dei primi anni ’70.

«Invece l’ha detto il capitalista per eccellenza, il padre di Adriano Olivetti, Camillo. A casa ripeteva spesso: Ricordatevi che all’origine di ogni proprietà c’è sempre un furto. Lo disse dopo aver acquistato il Convento di San Bernardino a Ivrea per farne la sua abitazione».

Le è capitato, come succede a Lorenzo, di sentirsi chiedere da suo padre, quando gli ha annunciato cosa avrebbe studiato all’università, se era sua intenzione fare il barbone a vita?

«Me lo disse testualmente. L’aneddoto del professore che chiede un prestito a lui,

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Il Nord “chiuso” per contagio ci spedisce dritti in recessione

Primo trimestre 2020 con il segno meno per la frenata di Lombardia e Veneto. Un danno da 3,4 miliardi

Antonio Signorini – Mar, 25/02/2020

L’Italia entrerà in recessione tecnica e la colpa è della Lombardia. Il coronavirus ha preso di mira un Paese con un’economia fragile e si è accanito proprio sulla sua area più produttiva, con effetti concretissimi: uffici chiusi per fronteggiare l’emergenza sanitaria, ordini in frenata e forniture che non arrivano.

Per il momento non è possibile quantificare le conseguenze economiche del virus nel dettaglio, ma si può già stimare quanto la frenata del Nord potrà pesare sull’economia del Paese.

Lombardia e Veneto, regioni dove per il momento si concentrano i principali focolai del contagio, da sole valgono poco meno di un terzo di tutta la ricchezza prodotta in Italia. Il Pil della Lombardia nel 2016 era 369 miliardi di euro. Quello del Veneto 156 miliardi di euro. Insieme le due regioni valgono quindi circa 525 miliardi di euro su un Pil nazionale di 1.690 miliardi di euro.

Ogni giorno il Lombardoveneto produce uno 0,1% di Pil annuale nazionale. Nella ipotesi irrealistica di una paralisi completa delle due regioni, il Pil italiano perderebbe 1,5 miliardi al giorno.

Impossibile, appunto. Ma è invece più che probabile che la frenata del Nord trasformi la crescita del Pil di fine anno in una decrescita poco felice.

Il centro studi Mazziero Resarch ha rivisto al ribasso la stima del Pil del primo trimestre del 2020 da +0,1% a -0,1%. Un segno meno che arriva dopo un altro calo, ben più pesante, nell’ultimo trimestre del 2019, quando un tonfo dell’industria e dell’agricoltura fece registrare un Pil a -0,3% rispetto all’anno precedente. Due segni meno di fila significano recessione tecnica.

«Per il trimestre successivo, il primo del 2020, era atteso un rimbalzo», spiega Maurizio Mazziero. Questo perché di solito dopo le frenate le aziende tornano a fare scorte. Non questa volta, viste le difficoltà sorte a causa del contagio. Quelle interne, con l’esplosione del caso nelle regioni d’Italia più produttive. Ma anche quelle esogene, come il blocco delle forniture da parte

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Cos’è il M.E.S.?

L’ istituzione finanziaria internazionale (art. 1) del M.E.S. (Meccanismo Europeo di Stabilità) nasce da una falla insita nel modello neoliberista dell’Unione monetaria europea [o anche Eurozona] che non prevede una Banca Centrale come prestatore di ultima istanza degli Stati (art. 123 del TFUE). Il M.E.S. però non solo manca l’obiettivo di coprire questa falla, ma con la Riforma prevista la renderebbe una voragine, da riempire poi in grandissima parte con i redditi e i risparmi dei cittadini italiani.

A chi risponde il M.E.S.?

Il modo in cui gli amministratori del M.E.S. utilizzeranno le risorse e svolgeranno le proprie funzioni è coperto da immunità, oltre a ciò tanto gli scritti quanto i documenti ufficiali godono addirittura dell’inviolabilità (art. 35) infatti per legge le attività del M.E.S. sono coperte da segreto, inviolabilità della sede, esenzione da imposte, immunità del personale e insindacabilità degli atti da parte di qualsiasi autorità (art 32 e segg.).

La riforma del M.E.S. aiuterebbe gli Stati in difficoltà?

L’Italia è impegnata a versare ben 125 miliardi di euro nelle casse del M.E.S. per avere una riforma che la ripagherebbe sottoponendola a condizioni rinforzate (art. 14) ovvero classificandola come un paese di serie B rendendo deleterio accedere anche soltanto a una minima parte dei soldi versati: una nostra richiesta di prestito, per un momento di difficoltà, renderebbe molto probabile la procedura di ristrutturazione (art.12). Tale eventualità attiverebbe nei mercati finanziari aspettative di insolvenza trascinando il Paese nella voragine di una crisi economico-finanziaria assolutamente deleteria: a quel punto scatterebbe il bail-in (punto 12B del preambolo), ovvero il prelievo forzoso del risparmio dei cittadini, con il default dei titoli di Stato.

Chi trarrebbe vantaggio dalla riforma del M.E.S.?

Un vantaggio l’avrebbero i paesi che per le regole di valutazione scelte nella Riforma, regole la cui applicazione in passato ha solo aggravato i problemi e non risolti, sarebbero classificati di serie A come la Germania, a cui sarebbe consentito di accedere ai prestiti per shock esterni senza rischi di ristrutturazione e le cui banche potrebbero avvalersi di una rete di protezione qualora vi fossero conseguenze negative dai default di altri Stati. Oltre a queste garanzie e protezioni vi sarebbe un vantaggio nelle procedure di liquidazione

 

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M.E.S.

 

Il Mes (meccanismo europeo di stabilità) è una istituzione finanziaria internazionale (art. 1) che nasce in quanto la Banca Centrale Europea non può essere il prestatore di ultima istanza degli Stati (art. 123 del TFUE).

A differenza di una Banca Centrale che crea la moneta da prestare, le casse del Mes devono prima essere impinguate dai versamenti degli Stati (art. 8): l’Italia è impegnata a versare ben 125 miliardi di euro, fondi da prelevare nelle nostre tasche che invece potrebbero essere utilizzati per dare respiro e sostegno a lavoratori e imprese.

Il modo in cui gli amministratori del Mes poi utilizzeranno queste risorse e svolgeranno le proprie funzioni è coperto da immunità. Oltre a ciò tanto gli scritti quanto i documenti ufficiali godono addirittura dell’inviolabilità (art. 35).

Entrando nel funzionamento del meccanismo, l’assistenza finanziaria del Mes è attivata sotto delle condizioni che impongono percorsi di austerità agli Stati soggetti al programma, quei percorsi che poi non migliorano ma peggiorano la situazione economica e le prospettive di ripresa.

Entriamo ora nella Riforma del Mes che si vorrebbe ratificare questa primavera, frutto della dichiarazione del Vertice euro del 14 dicembre 2018 passata colpevolmente in sordina per molti mesi nelle nostre aule parlamentari.

La prima considerazione è che tale Riforma non migliorerebbe ma aggraverebbe la situazione perché inasprirebbe ancor di più i vincoli di austerità aumentando le criticità in gioco, con gravi ripercussioni soprattutto per il popolo italiano. Infatti, prima di entrare in un programma finanziario gli organi del Mes procedono con delle valutazioni, a partire da criteri selettivamente definiti da un ventaglio di possibilità iniziali (All. III): tali criteri non solo sono ampiamente discutibili perché legati alla immancabile logica di austerità ma di fatto risultano decisamente penalizzanti per l’Italia, i cui fondamentali economici sarebbero invece meglio valutati al di fuori di tale logica distorta. In funzione di ciò l’Italia sarebbe poi penalizzata nell’assistenza finanziaria, vedendosi applicate delle peggiori condizioni

 

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GUARDARE LE FIGURE

Maurizio Blondet  27 Febbraio 2020

(Non ho voglia di scrivere, posto un po’ di figure)

Il mercato globale delle autovetture crollerà a 76,9 milioni di veicoli quest’anno (un calo di quasi il 3,4% rispetto al 2019). Questa previsione è ancora ottimista e presuppone che la diffusione del virus Corona possa essere fermata nei prossimi mesi e che i vaccini possano essere usati prima dell’autunno. Finora il crollo si è concentrato principalmente in Cina. In totale, le vendite di autovetture diminuiranno di 7,5 milioni di veicoli rispetto all’anno record 2017. Ciò corrisponde a circa la metà delle vendite annuali di auto dell’UE per dare un’immagine vivida “.

La Cina è il mercato più importante del mondo per le case automobilistiche tedesche con un fatturato annuo di circa 150 miliardi di euro – rappresenta circa un terzo delle loro vendite totali. Per quanto riguarda i loro profitti: dal

 

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GIUSTIZIA E NORME

Decreto intercettazioni, votata la fiducia: i pm controlleranno le nostre vite

Piero Sansonetti — 25 Febbraio 2020

 

La Camera ha votato la fiducia sul decreto intercettazioni. Che vuol dire? Che ormai il provvedimento ha avuto il via libera e che non sarà più possibile modificarlo. Domani ci sarà il voto finale e poi sarà legge. Il decreto amplia le possibilità, da parte delle Procure, di controllare la vita privata di tutti noi, a nostra insaputa. E il potere dei giornalisti di sputtanare politici, imprenditori e semplici cittadini. I Pm potranno ascoltare le nostre telefonate e anche controllarci con strumenti tecnologici più avanzati, come i virus informatici, che si chiamano trojan, e che vengono inviati dagli addetti allo spionaggio ai computer e ai cellulari. I Trojan funzionano come delle microspie e registrano tutto ciò che facciamo e diciamo nel corso della nostra giornata, quando siamo in giro con il cellulare o anche quando siamo in casa sotto l’occhio del Pc o del portatile.

Non esiste nessun altro paese al mondo, tra quelli a democrazia avanzata, nel quale funzioni un sistema di controllo di massa così avanzato. Centinaia di migliaia di intercettazioni che demoliscono i diritti alla privacy di alcuni milioni di persone (ogni utenza telefonica, naturalmente, trasmette le conversazioni di varie decine di persone) e assumono il ruolo di pilastro di tutto il sistema giustizia.

 

In parte è già così. Moltissime inchieste giudiziarie, in Italia, si fondano sulle intercettazioni. L’unica alternativa alle intercettazioni sono i pentiti. In quasi tutti gli altri paesi occidentali gli investigatori non si affidano alle intercettazioni e ai pentiti ma indagano. Una volta era così anche da noi. Oggi in Italia si realizza un numero di intercettazione circa cento volte più grande di quello delle intercettazioni britanniche. E in Gran Bretagna le intercettazioni non possono essere usate come prova, servono solo a mettere in moto una indagine. Da noi le intercettazioni sono spesso assai discutibili. Spesso, per esempio, non sono dirette ma indirette. Cioè si lavora sulla base di una registrazione telefonica o ambientale nella quale una persona (A) dice a un interlocutore (B) che (C) ha compiuto una certa azione o anche che

 

Continua qui: https://www.ilriformista.it/decreto-intercettazioni-votata-la-fiducia-i-pm-controlleranno-le-nostre-vite-53721/2/

 

 

 

 

IMMIGRAZIONI

Turchia, migliaia di rifugiati si stanno dirigendo verso i confini dell’Europa

28.02.2020

Migliaia di rifugiati provenienti dalla Siria, dal Pakistan, dall’Iran e dall’Iraq continuano a dirigersi verso i confini della Turchia con l’Europa dopo che è stato riferito che la Turchia non impedisce più il movimento di rifugiati verso l’Europa, secondo il canale televisivo Haberturk.

Sullo sfondo delle notizie secondo cui le guardie di frontiera turche non impediscono più l’attraversamento della frontiera, i rifugiati di diverse nazionalità situati in Turchia si stanno riunendo in grandi gruppi e si stanno spostando a piedi o con i trasporti verso i valichi di frontiera terrestri e marittimi che collegano la Turchia con i paesi europei, ha detto il canale televisivo.

Secondo il canale, convogli di rifugiati sono stati visti a Istanbul, Edirne, Izmir, Aydin.

I rifugiati siriani vivono attualmente in vari paesi, il maggior numero nei vicini Libano, Siria, Turchia, Giordania. Quindi, nella sola Turchia ci sono circa 3,6 milioni di rifugiati, riporta Haberturk.

I capi di Stato e di governo degli Stati membri dell’UE a metà marzo 2016 hanno concordato con la Turchia un piano comune per combattere la crisi migratoria. L’UE in particolare fornisce assistenza finanziaria ad Ankara per ricevere i rifugiati. Il piano inoltre prevede il ritorno in Turchia di tutti gli immigrati clandestini che sono arrivati ​​in Grecia dal territorio turco e l’accoglienza da parte dell’UE di migranti siriani legali dalla Turchia su una base di parità.

In precedenza, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato che la Turchia non è stata in grado di adempiere a diversi impegni chiave per risolvere i problemi relativi a Idlib. In particolare, non ha dissociato

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PANORAMA INTERNAZIONALE

Lo storico Barbero: “non sono sicuro che l’Europa sia democratica”

 

lunedì, 30, dicembre, 2019

 

Il prof. Alessandro Barbero e la funzione democratica dell’istituzione europea.

 

Lo scetticismo verso la UE si sta diffondendo fra tutti i popoli europei.

 

VIDEO QUI: https://youtu.be/g_vjfRYFGvE

 

 

https://www.imolaoggi.it/2019/12/30/lo-storico-barbero-non-son-sicuro-che-leuropa-sia-democratica/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

POLITICA

Madison: la democrazia è un trucco, per proteggere i ricchi

Scritto il 23/2/20

 

Nel linguaggio di Angela Volpini, che è una mistica cristiana, nella vita ci sono due cose importanti. Uno: essere davvero se stessi – cioè, diventare se stessi, non rimanere conformi alle regole esterne (che ci vogliono omologati) ma avere il coraggio di seguire una strada libera, in ascolto con chi si è, per realizzare – nel mondo – chi siamo, e portare quindi la nostra qualità interiore, come direbbero i greci. E nel buddismo si dice che chi fa questo è persona felice. Poi c’è una seconda scelta, da fare: scegliere di praticare soltanto l’amore, e non il potere. Dunque: essere davvero se stessi, diventare chi si è. Ma mentre un gatto lo diventa di sicuro, un essere umano no. Perché mentre un gatto segue l’istinto, è guidato dalla specie, l’essere umano si è creato una cultura, e dentro la cultura ci sono le intrusioni del potere-dominio, della sopraffazione dell’uomo sull’uomo. Se seguiamo il cardinale Martini, ci dice: c’è un solo peccato, l’oppressione dell’uomo sull’uomo, cioè l’utilizzo del potere. Raimon Pannikar dice: due sono le forze, il potere e l’amore. La prima cosa da fare, dunque, è diventare se stessi: ed è difficile, perché il potere si esprime attraverso i condizionamenti sociali.

Saper riconoscere i condizionamenti sociali distinguendoli da chi veramente siamo, e quindi compiere scelte coerenti con quello che siamo, è una strada difficile, che richiede una libertà interiore. Libertà da che cosa? Dalla paura, ci dice Krishnamurti: se continui ad aver paura, non puoi essere te stesso. E quindi non puoi neppure essere intelligente, non puoi comprendere. Libertà dalla paura, quindi. Paura di che cosa? La paura del giudizio che ci viene fa fuori, che ci dice se abbiamo fatto bene o male, ci ricorda quali sono le norme e le aspettative, ci dice che avremmo dovuto fare questo e quest’altro. Libertà dalla paura del giudizio, quindi del condizionamento sociale nel quale ha fatto irruzione – in modo massiccio, sempre di più – il potere, cioè l’opposto dell’amore. Ecco perché, senza libertà, non ci può essere amore – perché, senza libertà, non puoi essere te stesso; e se non realizzi te stesso, non puoi essere radiante di amore, perché sei incattivito.

Da dove viene, il termine cattivo? Da “captivus”: prigioniero. Quindi, chi non è se stesso è prigioniero del condizionamento sociale. Ecco da dove viene la schiavitù salariale. Nel mondo, è questo che abbiamo creato: non dei lavori degni di esseri umani liberi dalla paura. La terza caratteristica indicata da Angela Volpini è la creatività. Un essere umano che sia libero, che abbia scelto l’amore, è creativo. E’ fatto a somiglianza del Dio-creatore, quindi è creatore. Di che cosa? Di se stesso. Cioè: manifesta chi veramente è, e quindi è creativo. Quando? In ogni momento della vita. E se è libero, ama ed è creativo, come si sentirà? Felice. Questo è il messaggio che Angela Volpini sta portando avanti da 63 anni. Non è un messaggio facile, come sapete, perché il condizionamento culturale è ovunque. Le stratificazioni di potere e le posizioni di rendita sono ovunque. E toccare le rendite è difficilissimo – che siano di soldi, di potere, di status.

Si parla di principio di eguaglianza, ma non è vero. Si parla di democrazia, ma non c’è niente di vero. Queste parole sono ormai corrotte: non significano più nulla. A una persona, in Danimarca, una volta chiesero: cos’è, per te, la

 

Continua qui: https://www.libreidee.org/2020/02/madison-la-democrazia-e-un-trucco-per-proteggere-i-ricchi/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

VOTO E GOVERNI ELETTI PER SUPERARE IL VICOLO CIECO ITALIANO

di Francesca Romana Fantetti – 27 febbraio 2020

 

Ecco perché ministri e presidenti del Consiglio devono necessariamente essere eletti dagli italiani. Lo stabilisce anche la Costituzione improntata alla più fedele riproduzione della volontà popolare nella rappresentanza politica, elettiva appunto. In assenza di tale necessario ed urgente raccordo, l’Italia è stata trasformata nel caos ed in una davvero originale strampalata e dannosa marmellata. Il non eletto Giuseppe Conte manda i giudici contro i medici eroi negli ospedali a cercare di salvare gli infettati di Coronavirus. I medici insieme ai governatori eletti – quelli sì – come Attilio Fontana (guarda caso di parte avversa al governo di Sergio Mattarella/Conte cioè Pd/5 Stelle) – accusano di falso il premier – dietro c’è anche il Presidente della Repubblica – tutti contagiati dal virus o dalla magistratura politicizzata Pd italiana. Nel mentre il capo dello Stato, da Costituzione non eletto ma nominato in Italia sempre dalla stessa parte politica comunista e, nel caso recente, catto-comunista più fondamentalista ed integralista, sfora la propria funzione e ruolo e ormai si erge a sostituto capo del Partito Democratico e fa politica di parte contro il voto contrario più volte già espresso dalla maggioranza degli italiani di centro destra.

L’Italia è una gran marmellata. Si scopre così l’acqua calda, e cioè che l’Europa affatto solidale serra i ranghi contro il nostro Paese cui imponeva l’accoglienza indiscriminata e fuori controllo dei migranti clandestini irregolari, anche terroristi, e chiude le porte in Parlamento – europeo – proprio agli italiani. Gli italiani diventano contagiosi e scoprono così la falsa solidarietà europea per la quale sborsano fior di soldi dissanguandosi a favore di chi non ha pensato due volte a sbattere loro in faccia qualsivoglia porta appena c’è stata la possibilità.

Adesso si invoca un altro Governo “nuovo” di Mattarella, un Esecutivo di “emergenza” nazionale, ovvero tutto pur di non andare a votare e lasciare finalmente gli italiani votare a valanga e rabbiosi contro le invasioni irregolari e lo stato di polizia dato dai giustizialisti inquisitori forcaioli oggi al potere – Pd/5 Stelle – contro le intercettazioni da Paese comunista sovietico

Continua qui: http://opinione.it/politica/2020/02/27/francesca-fantetti_governo-conte-pd-m5s-mattarella-costituzione-non-eletti-urne-italiani/

 

 

 

 

 

 

 

 

Della Luna: addio politica, video e web ci hanno disabilitati

Scritto il 22/1/20

 

In principio era la fiducia: la fiducia nel progresso, nella giustizia, nella democrazia, nella società liberale aperta, nel benessere garantito, nella crescita illimitata. «Col benessere venne la società huxleyana, del piacere, del divertimento, del consumismo, della droga popolare, dei diritti inflazionati, del rilassamento, in cui si assopirono la coscienza di classe, la vigilanza razionale, la partecipazione attiva, perché si evitava tutto ciò che non diverte e che responsabilizza, rendendo così superfluo il controllo dell’informazione». Avanti così, fino a quando le masse non persero la loro rilevanza economica, quindi il loro potere di contrattazione: Marco Della Luna lo spiega nel suo “Oligarchia per popoli superflui”, rieditato nel 2018 da Aurora Boreale. Le minoranze «leggenti e pensanti», secondo Della Luna, persero anche «la capacità psichica di essere un soggetto politico pro-attivo». Allora, il “sogno huxleyano” basato «sulle gratificazioni rimbecillenti che creano consenso sociale» ha iniziato a offuscarsi e trasformarsi in incubo orwelliano, «basato sulla paura e sulla rabbia che fanno accettare tutto». La trasformazione «è iniziata con le grandi angosce lanciate dai media su terrorismo globale, disastri finanziari, crolli economici, sovraindebitamenti e crisi climatiche, esaurimento delle risorse, precarietà irreversibile».

Questa crisi, prosegue Della Luna sul suo blog, è passata per le grandi privatizzazioni, le cessioni di sovranità statale e l’imposizione del pensiero unico, fino ad arrivare alla società tecno-controllata e tecno-macellata (cominciando con la Grecia) da un’oligarchia globale che sta dietro a primedonne come

 

Angela Merkel e Ursula von der Leyen, Christine Lagarde e Hillary Clinton, senza trascurare Emmanuel Macron. «Un’oligarchia che mostra esattamente i tratti psicologici e comportamentali dei signori della villa nel film “Salò, o le centoventi giornate di Sodoma”, ultima opera di Pier Paolo Pasolini». In quell’affresco spaventoso, l’autore «non descriveva le gesta trascorse di alcuni perversi gerarchi fascisti», ma di fatto «ci preavvertiva del tipo di sistema politico a cui eravamo portati e in cui adesso siamo arrivati».

 

Studi sociologici e psicologici hanno messo a fuoco il progressivo scadimento delle facoltà psichiche prodotto dalla “fase huxleyana” anche sulla minoranza leggente-pensante, «ossia su quel 3 o 4% della società che si informa e riflette sul ‘mondo’ studiando e discutendo la saggistica, anziché recepire passivamente quel che passano i mass media», cioè su quell’aliquota del corpo sociale che genera i mutamenti culturali.

Ben prima del dilagare dello smartphone, Marshall McLuhan osservava “il mezzo è il messaggio”: oggi, ormai, il mezzo riforma anche la psiche, sostiene Della Luna. Con l’avvento della televisione (e poi dei video su web,

 

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Verhofstadt contro Salvini: “Gli interessi italiani si difendono a livello europeo”

22, novembre, 2019

“Il modo migliore per difendere gli interessi italiani è di farlo a livello europeo”. Guy Verhofstadt, europarlamentare di Renew Europe ed ex capogruppo dei liberali, replica così a Matteo Salvini e quanti in Italia ed in Europa sostengono che una maggiore integrazione Ue danneggi la sovranità nazionale.

 

“Se non difendiamo il nostro stile di vita a livello europeo, saranno cinesi, indiani, russi e americani a decidere il nostro modo di vivere – avverte Verhofstadt in un’intervista all’Adnkronos – I nazionalisti come Salvini che

 

Continua qui: https://www.imolaoggi.it/2019/11/22/verhofstadt-contro-salvini-gli-interessi-italiani-si-difendono-a-livello-europeo/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

STORIA

Dopo 150 anni di menzogne la Banca d’Italia conferma: l’Unità d’Italia ha creato il sottosviluppo del Mezzogiorno.

di Michele Loglisci e Francesco Schiraldi

Il processo di verità storica che da tempo sta squarciando il muro di oblìo eretto a difesa di una mistificata interpretazione delle vicende unitarie e postunitarie della nostra nazione, ha trovato nuovo e solidissimo impulso per merito di una pubblicazione scientifica edita da un’istituzione dall’indiscussa affidabilità quale la Banca d’Italia. Se fino ad oggi si è potuto confutare, su basi storiografiche peraltro tutte da verificare, quanto asserito da chi, carte alla mano, mira a dimostrare come il presunto processo unitario si sia risolto nei fatti in una feroce e avvilente colonizzazione del Mezzogiorno, oggi scende in campo la Banca d’Italia, con il suo indiscusso prestigio, a sancire, sulla base di incontestabili analisi e dati statistici, la verità di fatti troppo a lungo vergognosamente manipolati.

Ebbene, a contraddire definitivamente un’ideologia mistificatrice della realtà di episodi che hanno costretto il Mezzogiorno ad una immeritata situazione d’inferiorità, irrompono con l’autorevolezza che gli deriva dalla reputazione di studiosi il Prof. Stefano Fenoaltea, docente di Economia Applicata all’Università di Tor Vergata (Roma), insieme al collega Carlo Ciccarelli, Dottore di Ricerca in Teoria economica ed Istituzioni nella stessa Università.

Nel loro accuratissimo saggio, il cui alto valore scientifico ha meritato per i due economisti l’onore della pubblicazione da parte della Banca d’Italia, gli studiosi dell’Università di Tor Vergata hanno non solo reso manifesto, potremmo dire, ma bensì confermato come all’origine dell’attuale sottosviluppo del Sud ci sia una bugiarda unificazione nazionale. Sin dalle prime pagine del loro lavoro di ricerca, apparso peraltro solo in lingua inglese nei “Quaderni di Storia Economica di Bankitalia”, n. 4, luglio 2010 (domanda: perché non in italiano e con adeguato resoconto pubblico?), Stefano Fenoaltea e Carlo Ciccarelli affermano così esplicitamente: “L’arretratezza industriale del Sud, evidente già all’inizio della prima guerra mondiale non è un’eredità dell’Italia pre-unitaria» (Through the Magnifying Glass: Provincial Aspects of industrial Growth in Post-Unification Italy, pag.22).

A scrupoloso fondamento del loro studio, corredato da minuziose tabelle statistiche, gli economisti di Tor Vergata prendono in esame i censimenti ufficiali del neonato Stato italiano, precisamente negli anni 1871, 1881, 1901 e 1911. La disponibilità di una notevole massa di dati nazionali e regionali ha offerto l’opportunità a Fenoaltea e Ciccarelli di comprendere a fondo, come sostanzia loro ricerca, lo sviluppo dell’Italia nei primi decenni dopo l’unificazione. Orbene, il meticoloso lavoro eseguito aggiunge, ai dati già disponibili, un’analisi dei dati disaggregati relativi alla produzione industriale in 69 province tra il 1871 e il 1911, determinando gli studiosi a svelare che: «Il loro esame disaggregato rafforza le principali ipotesi revisioniste suggerite dai dati regionali». Più eloquente di così…e, si sottolinea ancora, qui sono i numeri che parlano esplicitamente!

Le tabelle pubblicate da Fenoaltea e Ciccarelli mostrano che nel 1871 il tasso di industrializzazione del Piemonte era del l’1.13%, quello della Lombardia 1.37%, quello della Liguria 1.48%. Da evidenziare come, a questo punto, fossero già trascorsi dieci anni di smantellamento dell’apparato industriale dell’ex Regno delle Due Sicilie, con il ridimensionamento di importanti stabilimenti come le officine metallurgiche di Pietrarsa, a Portici (Napoli) (oltre 1000 addetti prima dell’unificazione ridotti a 100 nel 1875), nonché quelle

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