RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 24 AGOSTO 2021

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RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

24 AGOSTO 2021

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Buongiorno, vorrei MORTE A VICENZA di Thomas Mann

(Richiesta di un cliente ad un libraio)

AA.VV., Il barone rampicante, Sperling & Kupfer, 2012, pag. 32

 

 

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SOMMARIO

Una “pandemia” dalle 1001 contraddizioni
Il generale imbroglio
Gli incendi stanno producendo più CO2 dell’uomo ma Greta si ‘perde’ l’occasione, perché?
L’uomo come padre: il grande assente dal “dibattito”
Mortalità in eccesso: che cosa succede? Perchè muoiono tanti giovani?
In 10 anni tra il 2007 e il 2017 in Italia sono stati tagliati 200 ospedali, 45 mila letti, 10 mila medici e 11 mila infermieri.
La scienza non è democratica. Semmai teocratica
Universalismo e guerre umanitarie
Afghanistan: un trilione di motivi
Derogata direttiva E-Privacy: il Grande Fratello è sempre più vicino
La libertà, l’ironia e la solitudine di Dorothy Parker
La fiaba del contagio: dalle balle di Pasteur alla pericolosa elettrificazione del pianeta
In che modo la tua vita post COVID sarà controllata dalle app finanziate dalla Fondazione Rockefeller e Clinton
LE TERRE RARE
Mps: una storia infinita per clienti e dipendenti
VITA E MORTE DEL DENARO
L’ Opt-in in materia di donazione degli organi: un possibile modello internazionale per la tutela dei neurodiritti?
Rinaldi: nella traduzione del Green pass hanno dimenticato i non vaccinati per volontà. Chi è la “Manina” che discrimina?
MALATI DI POLITICAMENTE CORRETTO
UN’OSSESSIONE TUTTA OCCIDENTALE
Cina: stretta sui miliardari, cosa vuole il presidente Xi Jinping
Biden finirà il suo mandato, o ci troveremo Kamala Harris?
Foto di donne afghane disinibite cercansi. Periodo 2001 – 2021
Cori, lanci di uova e cartelli: Speranza assalito dai manifestanti
Scoperta una insolita particolarità del cervello umano
Killer asiatici conquistano gli USA: ecco perché i calabroni giganti sono così pericolosi

 

IN EVIDENZA

Una “pandemia” dalle 1001 contraddizioni

 

FONTE: https://www.facebook.com/francesco.scifo.9/photos/pcb.3845021938935982/3845021788935997/

 

 

Il generale imbroglio

di Augusto Sinagra – 22/08/2021

Il generale imbroglio

Fonte: Augusto Sinagra

“Creeranno virus da soli e ti venderanno antidoti e poi faranno finta di aver bisogno di tempo per trovare una soluzione quando già ce l’hanno”. Così disse Muammar Gheddafi nel suo discorso alla 64° Assemblea Generale delle Nazioni Unite tenutasi a New York dal 23 al 29 settembre 2009.
In occasione del suo discorso all’Università Sapienza di Roma disse che senza di lui che faceva da argine, l’Italia sarebbe stata invasa da clandestini africani.
Escluso che il Colonnello Gheddafi avesse doti di preveggenza da medium, evidentemente lui sapeva quel che diceva e lo diceva sulla base di fatti da lui conosciuti.
Tutti ora rinnegano quello che fu il nostro più sicuro alleato e gli stessi che oggi si mettono sotto i piedi la Costituzione e gli accordi internazionali a tutela dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo lo accusano di essere stato lui a soffocarli e a negarli.
La faccia come il culo dei governanti italiani dal dopoguerra in poi è cosa nota ma ora si sta esagerando.
I più importanti quotidiani USA e da noi la stessa ”Repubblica” capofila della disinformazione, sono costretti a rendere noto che i sieri genici non servono a nulla se non a provocare gravi lesioni alla salute e anche la morte, oltre che a provocare un aumento esponenziale dei contagi. Quel che accade in UK e in Israele ne è un esempio.
Del figlio di Bernardo Mattarella e del collaborazionista della Giunta militare in Argentina, non dico nulla. L’evidenza parla per me.
L’ultima notizia proviene dal Prof. Alessandro Meluzzi, uomo di indiscussa integrità morale. Egli ha dichiarato che nelle ”alte sfere” sono stati praticati prodotti miracolosi fasulli e la cosa è stata proposta anche a lui in cambio della sua adesione al generale imbroglio.
Il problema, però, è lo scopo di questo generale imbroglio di cui è vittima il Popolo italiano.
Non credo che lo scopo sia quello di far guadagnare sulla pelle dei danneggiati e dei morti le Case farmaceutiche che hanno incassato finora miliardi – dico miliardi – di euro. Peraltro, chi doveva percepire tangenti già le ha percepite.
Lo scopo certamente è l’annichilimento in tutti i sensi dello Stato e della Nazione nell’interesse di una banda di assassini, espressione della più schifosa feccia dell’umanità, sostenitori di un criminale globalismo.
Il generale imbroglio in Italia, sostenuto a tutti i livelli istituzionali, ha uno scopo strumentale che è quello di sospendere, cioè abrogare, ogni diritto e libertà garantiti dalla Costituzione.
Si governa meglio con la paura che con i carri armati, ma la gente non capisce evidentemente cosa significa vivere.
L‘unico stato di emergenza previsto dalla Costituzione è quello che si instaura con la dichiarazione di guerra.
In Italia si è inventato uno stato di emergenza nazionale e di tempo indeterminato. Lo stato di guerra ha un termine che è la fine della guerra. L’attuale emergenza in Italia non ha un termine ma verrà un giorno anche per chi ha consentito tutto questo a cominciare dal Capo dello Stato, dal Conte Tacchia, dal bancario Mario Draghi, Luciana Lamorgese, Roberto Speranza e tutti i virologi di regime che dovranno rendere conto di quel che hanno fatto.
AUGUSTO SINAGRA

Governo Virale. Dalla Polis all'OvileGoverno Virale. Dalla Polis all’Ovile – Libro

FONTE: https://www.ariannaeditrice.it/articoli/il-generale-imbroglio

 

 

 

Gli incendi stanno producendo più CO2 dell’uomo ma Greta si ‘perde’ l’occasione, perché?

Mappa del Fire Information for Resource Management System - 23 agosto 2021 - Sputnik Italia, 1920, 23.08.2021
Si calcola che gli incendi scoppiati quest’anno, lasciando fuori della conta gli ultimi focolai divampati in agosto, abbiano già prodotto almeno 1,5 mld di tonnellate di CO2. Più dell’intera aviazione mondiale del 2018. Eppure Greta, il guru della lotta alla CO2, proprio su questo punto non è pervenuta. C’è un motivo?
La mappa del Fire Information for Resource Management System della NASA, mostra chiaramente che il problema non è solo in Italia, Canada, Turchia, Siberia e California. Quelli sono solamente i casi più eclatanti che ci giungono dalle cronache. In realtà nella mappa si vede che l’intera Africa tropicale australe sta andando a fuoco. Pieno di pallini rossi anche il Madagascar, l’Amazzonia, Australia, Cina e Indocina.
Calcolato per difetto, e solo alla data di inizio agosto, la piattaforma italiana di crowdfunding ambientale Ener2Crowd.com, insieme al GreenVestingForum, comunity della stessa, sostengono che come minimo gli incendi di quest’anno abbiano già prodotto almeno un miliardo e mezzo di tonnellate di CO2.
Per rendere l’idea, nel 2018, cioè in epoca pre-Covid quando si viaggiava, l’emissione di anidride carbonica prodotta dall’intera aviazione mondiale non raggiungeva il miliardo di tonnellate.
Ora, non siamo noi gli unici ad essersene accorti, ma una cosa in tutto questo non quadra. Che fine ha fatto Greta Thunberg? Sì, quella ragazzina che ha appena festeggiato il terzo anniversario da quel suo primo sciopero sul clima (iniziò il 20 agosto 2018) che invece di una nota sul registro l’ha portata ad essere il guru mondiale indiscusso della lotta ai cambiamenti climatici e proprio alle emissioni di CO2.
Dopo i suoi tanti “vergognatevi” e il suo famoso “How dare you?” detto all’ONU dopo aver attraversato l’Oceano Atlantico in barca a vela pur di non inquinare prendendo un banale volo di linea, l’abbiamo vista improvvisamente diventare una esperta di coronavirus e lanciare una campagna pro-vax insieme ad un noto rapper criminale, poi s’è scagliata contro Norvegia per le nuove esplorazioni petrolifere, si è schierata a favore di Biden con un tempismo eccezionale sulle elezioni USA, ha trovato da discutere con Amazon, ha esortato il Dalai Lama a “istruirsi”, si è schierata con gli agricoltori indiani che protestavano contro il Governo di Delhi, ha criticato la distribuzione dei vaccini, si è data alla TV con una serie che propone di cambiare il mondo in un anno, ha criticato l’industria della moda pur diventando star di Vogue, infine si è messa a spiegarci che dobbiamo diventare tutti vegani altrimenti “saremo fottuti”, ha scritto, perché “Stiamo creando le condizioni perfette affinché le malattie si estendano da un animale all’altro – e anche a noi”
E però niente. Sulla CO2 prodotta dagli incendi non pervenuta nonostante sarebbe dovuto essere il suo ‘core business’.
Azzarderei alcune teorie per spiegare il mistero.

Teoria della confusione tra causa ed effetto

Se è vera la teoria che maggiore CO2 produce riscaldamento climatico e il riscaldamento climatico induce una maggiore probabilità e intensità di incendi, allora deve essere altrettanto vero che gli incendi producono maggiore CO2. Quindi gli incendi non possono essere considerati solo un effetto ma anche una causa. Da questo se ne deduce che una parolina sul problema degli incendi, spesso dolosi, ci poteva stare. Tipo “How dare you se appicchi un incendio, brutto puzzone?”.

Teoria del caos

Ipotesi che tendo ad escludere ma voglio contemplare – Greta è un frutto del caos, non è indirizzata da nessuno e semplicemente è una ragazzina. Molte cose semplicemente non le collega e non le vede.

Teoria della conformità alla New Economy

Questa è una teoria che avevo già azzardato un paio di anni fa e che avevo chiamato ‘Teoria della QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE’.
“Una lunga indagine investigativa del giornalista Cory Morningstar dal titolo significativo: ‘The Manufacturing of Greta Thunberg – for Consent: The Political Economy of the Non-Profit Industrial Complex’, sostiene che in realtà tutto il circo mediatico che ruota intorno a Greta non sia stato messo in piedi da altri che non il solito ‘capitale’ che, vedendo collassare l’economia tradizionale, sta cercando una via di fuga nella cosiddetta ‘economia verde’. Un semplice gioco di prestigio quindi secondo Morningstar, che non avrebbe certo come fine ultimo quello di ridurre i consumi per il bene del pianeta”, avevo scritto allora.
Ripensandoci oggi i conti potrebbero tornare, ma siamo ancora a livello di ipotesi. In ogni caso la metto lì:

Diciamo che il tuo sistema economico sia arrivato al capolinea dello sviluppo. Oltre non puoi andare, dai combustibili fossili hai succhiato quello che potevi, ora altri giocatori internazionali, compresi i paesi emergenti, stanno iniziando a immettersi sullo stesso mercato e farti concorrenza. Le risorse sono sempre meno, i concorrenti sempre più agguerriti, su quella strada oltre un certo limite non ti puoi più sviluppare.

Decidi allora di riconvertire tutto e passare alla ‘New Green Economy’ un affare da fantastriliardi che rimetterà in moto la tua stanca civiltà e le darà anche una scusa per un nuovo neocolonialsmo (noi siamo verdi, tu no, quindi comandiamo ancora noi).

Per realizzare la tua nuova economia hai bisogno di demolire prima di tutto la vecchia. Come fai? CO2. Perfetto, non è neppure una scusa, il problema esiste davvero, più credibile di così non ce n’è.

La CO2 non la producono solo i combustibili fossili, una buona parte è determinata dagli incendi. Sì ma se riduci la CO2 combattendo intanto contro gli incendi allora forse non c’è bisogno di mettere tanta pressione ai paesi in via di sviluppo che appena adesso iniziano a godersi un po’ di beato inquinamento bruciando le loro stesse risorse dopo una vita che le avevano svendute ai paesi industrializzati per un tozzo di pane.

Ma magari sono io che penso sempre male. Magari.

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

L’uomo come padre: il grande assente dal “dibattito”

In queste “reti sociali”, almeno tra i miei contatti me compreso, è tutto un parlare di questioni religiose, politiche, culturali, economiche e sociali. Mai una volta che qualcuno accennasse a se stesso in quanto genitore. Al massimo lo si fa indirettamente, in occasione dei compleanni o dei successi scolastici o sportivi dei figli (io no perché mi guardo bene dal pubblicare le foto dei miei figli qui).
Invece bisognerebbe parlare eccome dell’esser genitori, perché la nostra vita vera non è la “crisi in Medioriente” o l’ultima uscita di Saviano… Quelli (e sono in quantità indefinita) sono problemi che certo possono avere dei riverberi, anche importanti, sulle nostre vite, ma non sono la nostra vita. Cioè, non sono il banco di prova sul quale, fondamentalmente, si misurerà se abbiamo fallito o meno la nostra missione (se abbiamo messo al mondo dei figli, beninteso).

Padri e madri lo siamo sempre, e ciò ci mette alle prova dalla mattina alla sera, e pure la notte, quando si hanno dei bimbi piccoli che non dormono. Per le madri, almeno loro, il discorso è un attimo diverso, in quanto loro dell’esser madri e della fatica e della responsabilità (e della gioia e delle soddisfazioni, intendiamoci) che ciò comporta parlano e scrivono quando s’incontrano e quando scrivono su Facebook eccetera. Ma per i padri è come se la questione non li sfiorasse. No, loro sono lì che discutono e discutono, fino allo sfinimento di tutto e di più, anche dell’estinzione dell’ultimo esemplare di orango tango o della guerra fra Tutsi e Hutu, ma mai un problema sollevato al riguardo dell’esser padri. Che c’è? Vi vergognate? Non ve ne frega nulla? V’illudete che la questione non vi tange perché tanto non c’è da dire nulla?

Scrivo questo perché sono fermamente convinto che se esistono delle sciagurate come quella che dà a tutti gli uomini del “pezzo di merda” o quell’altra che vaneggia fuori tempo massimo di “patriarcato” è perché gli uomini in quanto padri sono come evaporati dalla scena pubblica. Un po’ per quieto vivere, un po’ per un malinteso senso di discrezione, e forse anche perché hanno la tendenza a mostrarsi per quello che non sono.

Ecco, a me piacerebbe invece che se ne parlasse più spesso, ma per andare un po’ in profondità nella faccenda, altrimenti è veramente inutile lamentarsi di tutto quel che non funziona e, comprensibilmente, ci va storto e ci dà sui nervi. Fate mente locale a quanto disordine vi è nel mondo moderno e chiedetevi se questo avviene anche perché la figura del padre (che non è un concetto astratto ma siamo noi, esseri in carne ed ossa) è stata silurata e, per pigrizia e per comodità, ha deciso di colare a picco con la famiglia, blandita e vezzeggiata dai lestofanti delle campagne elettorali che ovviamente si sperticano sempre in promesse da marinaio d’aiuto e sostegno.

I padri in quanto tali hanno un’enorme responsabilità in quanto tali, in tutti quei campi che citavo all’inizio e che occupano ore ed ore di messaggi su questi “social”. Alla politica. ai religiosi di professione, agli addetti alla cultura che cosa può importare dell’uomo come padre? L’importante è che lavori, consumi e crepi senza rompere le palle, perché tanto ai figli ci pensa la scuola e tutto il resto ad impostarli secondo le regole assurde e perverse di questa società degli spettri.
È tutto un piagnucolare sulla Finis Italiae, ma se non la pensiamo per prima cosa come Terra dei Padri, degli Avi, quale idea d’Italia abbiamo in mente per risollevarne le sorti? Allora, cari papà e babbi, fatevi sentire almeno qualche volta!

FONTE: http://www.ildiscrimine.com/luomo-come-padre-il-grande-assente-dal-dibattito/

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Mortalità in eccesso: che cosa succede? Perchè muoiono tanti giovani?

Agosto 23, 2021 posted by Leoniero Dertona

 

Il sito Euromomo.com si è preso la briga di calcolare la mortalità in eccesso rispetto la media negli anni 2019, 2020 e 2021, almeno per il primo semestre. Il calcolo è stato fatto utilizzando i dati della UE a 27 a cui sono stati aggiunti Svizzera e Regno Unito, e i risultati sono stati  interessanti.

Ora iniziamo dai dati cumulati, per tutti i paesi. Questa è la media settimanale sulle 52 settimane:

La media settimanale della mortalità è stata superiore a quella del 2019 sia nel 2020, sia nella prima parte del 2021. Quindi la maggiore mortalità c’è e si tocca.

L’effetto cumulato mostra molto chiaramente i picchi del marzo 2020 e della fine del 2020-inizio 2021.

Cosa succede per classe di età. Iniziamo con i più giovani la classe sino a 14 anni

In questo caso la media nel 2021 è scesa , nella seconda metà dell’anno, addirittura sotto i livelli degli anni precedenti.

Ora la classe 15-44.

In questa classe d’età la mortalità media settimanale è stata in forte crescita sia nella seconda parte del 2020, sia nel 2021. Una crescita che dovrebbe far preoccupare, perché in una classe giovanile e attiva che, tra l’altro, non dovrebbe essere particolarmente colpita dal Covid-19. Perché tutti questi morti? Quali sono le altre condizioni che ne hanno fatto esplodere i risultati.

 

Se passiamo a considerare a classi più anziane abbiamo i seguenti risultati:

Vediamo come le classi più anziane vedano un effettivo appiattimento progressivo dell’eccesso di mortalità dalla fine del 2021 al 2022. Purtroppo invece la classe 15-44 è quella che nel 2022 vede una crescita più elevata a partire dalla fine del 2020 e nel 2022. Questo è moto preoccupante e dovrebbero essere analizzate in profondità le cause di questa evoluzione: ci sono dei motivi medici, legati al Covid o ai vaccini, oppure ci sono dei motivi legati a fattori psicologici, come il suicidio o la tossicodipendenza, oppure a fattori medici, ma collegati ad altre patologie? La risposta a questa domanda sarebbe essenziale.

FONTE: https://scenarieconomici.it/mortalita-in-eccesso-che-cosa-succede-perche-muoiono-tanti-giovani/

 

 

In 10 anni tra il 2007 e il 2017 in Italia sono stati tagliati 200 ospedali, 45 mila letti, 10 mila medici e 11 mila infermieri.

danielamartani

In Terapia intensiva un leggero aumento ma i posti letto sono poco più di 5.200
Purtroppo è sotto gli occhi di tutti in questo periodo di emergenza che gli investimenti in sanità negli ultimi 10 anni sono stati inadeguati (nonostante il fondo sanitario tra il 2007 e il 2017 sia cresciuto di 15 miliardi).
Dove sono andati a finire questi soldi? Come sono stati spesi?
Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito.
Ogni tanto qualche domanda facciamocela.

FONTE: https://www.instagram.com/p/CS813dforBg/?utm_medium=share_sheet

 

 

 

CULTURA

La scienza non è democratica. Semmai teocratica

Un Occidente in decadenza non poteva che sostituire la religione antropomorfica tradizionale con un surrogato. Non ci è andata poi così male, in fondo, perché è un surrogato che ha avuti molti risvolti utili, come l’invenzione della padella antiaderente, la pillola anticoncezionale e le terapie antidolore. Però gira che ti rigira sempre di una religione si tratta. Cioè di ‘quella cosa’ verso la quale la filosofia ha spesso alzato la sua voce tonante di dissenso.

Beninteso, quando la filosofia fece capolino in occidente oramai più di 2500 anni or sono, non era distinta dalla scienza, perché, appunto, non si può distinguere qualcosa che esisteva, la filosofia, con qualcosa che ancora non esisteva, la scienza. Però è agli atti che successivamente filosofia e scienza abbiano fatto tanta strada assieme, come novelli sposini in un lungo e felice viaggio di nozze.

Ma la filosofia e la scienza, ancorché sposi, non sono affatto la stessa persona (non lo sono mai stati) e, tanto per rimanere nella metafora matrimoniale, bene sarebbe che oggi divorziassero definitivamente. La scienza, inoltre, negli anni è cambiata e si è fatta religione assoluta, oggetto di culto. Insomma, non è più quella fresca e avvenente giovinetta che sedusse Democrito e Aristotele, Pitagora e Cartesio, Bacone e Kant, ma ha finito per somigliare alla sua vecchia madre, la Religione. Una madre che però sta diventando suocera invadente, ingrigita, baffuta e soprattutto trinariciuta, e proprio nel senso che alla parola ‘trinariciuta’ diede il compianto Guareschi, quando dopo l’ultima guerra rimproverava la sinistra comunista di ottusità, credulità e sudditanza al partito.

Mettiamo allora le cose in chiaro e sveliamo subito con chi abbiamo a che fare, in modo tale che ognuno possa esprimere la propria preferenza (posto che Filosofia e Scienza rimangono comunque due milfone, alla fin fine, e che uno possa anche giocarsela astutamente per andare a letto con entrambe).

In primo luogo va detto chiaro che la Filosofia è autonoma rispetto alla scienza (e non viceversa). Purtroppo, il fatto che molti le confondano è dato dalla manualistica e da certi professori di Liceo, che insegnano la filosofia ai ragazzi come se essa fosse una scienza ancora “poco precisa”, una proto scienza, o, se preferite, il primo vagito della scienza appena nata.

La cosa più grave è che spiegano questo come un fatto (filosofia ancilla scientiae) come un dato, mentre non hanno alcuna prova credibile di ciò. Al tempo, infatti, gli occidentali non sapevano nulla della Natura, e qualsiasi disvelamento di questo inquietante mistero che è l’ambiente, veniva visto con ammirazione dai più. Ecco allora che fu facile, ex post, sostenere che il problema del principio (l’archè), della materia, del vuoto, della posizione della terra nell’universo fossero i principali problemi di filosofi come Talete, Anassimandro, Eraclito o Parmenide, i quali, invece, erano in primo luogo legislatori i cui studi sulla natura servivano soprattutto per accreditarsi verso gli altri membri della comunità come leader.

Un po’ quello che succede spesso oggi, quando il politico accredita se stesso più facilmente se è un imprenditore, un uomo ricco e di successo. Vantaggio competitivo ben esemplificato da figure come l’italiano Silvio Berlusconi o l’americano Donald Trump, tanto per citare i più noti.

Questo, naturalmente, non significa affatto che i primi filosofi non fossero interessanti alla Natura, ma che erano interessati ANCHE alla Natura, e che, comunque, questo interesse non era primario, come si evince dai frammenti e dalle loro biografie.

L’uomo e filosofo greco era comunitario e problematizzava lo status quo. Non accettava mai come dato di fatto il ‘reale’ nudo e crudo, anche se ai più sembrava scontato.

Il filosofo antico non era interessato alla luna o al moto di Giove tanto quanto l’universalità, l’insieme delle cose,  la totalità, l’indeterminatezza ed il mondo finito, che erano appunto le cifre più significative della ricerca filosofica antica.

Per dirla diversamente, i primi filosofi si interessarono prioritariamente alla realtà come problema, a non dare affatto per scontato ciò che era invece considerato banale per l’opinione comune: l’esistenza degli enti, la morte, il nulla, la convivenza sociale, i rapporti di potere, l’azione. Solo secondariamente i filosofi erano interessati a cose come le eclissi solari. L’aneddoto di Talete che subaffitta i frantoi di olive in occasione dell’eclissi è sintomatico di quanto vado affermando qui.

Dunque, la scienza fu attenzionata perché dava credibilità al filosofo di essere un sapiente, ma Essere, Nulla, Divenire e la socialità gli importavano molto di più delle proprietà del silicio, dei numeri primi o della cura per il mal di schiena.

Oggi, la ricerca filosofica non è molto cambiata da allora. La filosofia ha un oggetto di studio: la totalità, l’unità tra soggetto e oggetto. La filosofia ha un metodo di studio: la dialettica storica.

La scienza ha un suo oggetto: le realtà parziali, colte in sostanziale scissione tra soggetto e oggetto, sulla base di un rispecchiamento con la cosa esterna. La scienza ha un metodo: la verifica sperimentale e la misurazione di queste porzioni di realtà, con particolare riferimento agli aspetti quantitativi della materia.

La scienza vuole la certezza e/o l’esattezza. La Filosofia vuole la verità, che come tale è frutto di una dinamica umana e storica. La scienza vuole l’oggettività. La filosofia, quando e qualora raggiunga l’oggettività, la contesta immediatamente. Per Nietzsche, ad esempio, e siamo già all’alba del XX secolo, non esistono fatti, ma solo interpretazioni, ed almeno in questo anche il filosofo del martello si staglia sulla lunga tradizione della filosofia classica.

La scienza attesta il reale, lo certifica, ma non lo modifica nè lo crea e quindi si può sostenere che la scienza sia certa, ma non vera. La filosofia, dal canto suo, non si limita ad attestare la realtà, ma la interpreta, in quanto consapevole che essa è filtrata sempre dal soggetto conoscente.

La scienza è “solo” conoscenza.

La filosofia invece è conoscenza, trasformazione e valutazione.

La filosofia è ben lungi dalla sua dipartita. Morirà quando la scienza avrà trasformato l’essere umano in oggetto, cioè in un ente inconsapevole.

Le ipotesi empirico-previsionali vanno bene (ma neanche sempre) per gli oggetti o, al limite, per gli animali, ma non sono certo sufficienti per quel soggetto, l’uomo, che tra l’altro la scienza l’ha inventata.

La filosofia nasce dalla prassi, come modificazione sociale che la verità la costituisce e non la fotografa. Essa è dunque concreta, e non astratta come le scienze particolari. E’ esattamente il contrario di quanto afferma il luogo comune.

Quindi non è vero che la filosofia non raggiunge lo status della scienza, perché non lo vuole manco per niente, quello status: si tratta di altra cosa, e guai se non fosse così.

FONTE: http://micidial.it/2020/06/la-scienza-non-e-democratica-semmai-teocratica/

 

 

 

Universalismo e guerre umanitarie

di Fabio Falchi – 23/08/2021

Universalismo e guerre umanitarie

Fonte: Fabio Falchi

Più che la questione dei “valori” mi pare che oggi sia rilevante soprattutto quella dei diritti umani, una questione assai più concreta (nel senso del participio passato del verbo “concrescere”) della prima anche se non senza connessione con quest’ultima.
Nell’articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 c’è scritto: “ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona”. Ebbene – anche senza considerare che la Dichiarazione del 1948 privilegia una nozione di individuo “de-socializzato” e quindi dà assai meno rilievo a quei diritti sociali ed economici senza i quali, per chi non è liberale, i diritti individuali hanno ben poco “valore” – è chiaro che fondamentale è il diritto alla vita. Tolto questo, “cadono” tutti gli altri (un morto non è né libero né non libero).
Qui però cominciano i problemi, non solo perché c’è la legittima difesa, ma perché in molti casi si ritiene necessario e giusto o addirittura un dovere (come in guerra) uccidere. Facciamo qualche esempio.
Per alcuni era giusto uccidere il generale iraniano Qasem Soleimani, per altri invece si è trattato di un assassinio.
Per alcuni anche le cosiddette “guerre umanitarie” sono necessarie dato che si tratta di difendere la libertà e la sicurezza degli altri, anche se questo implica la morte di migliaia o decine di migliaia di civili (peraltro in questo caso – ammesso e non concesso che si sia sinceri ossia che si facciano delle guerre per difendere, sia pure in modo contraddittorio, i diritti umani) – non si rispetta il diritto alla vita per difendere altri diritti umani).
D’altronde, anche se si prende in esame l’imperativo categorico kantiano (“agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo”) si presentano non poche difficoltà, giacché, ad esempio, per i marxisti è ovvio che in una società capitalistica i lavoratori siano trattati solo come mezzi (merci), mentre per i liberali la società liberal-capitalista è l’unica società in cui si rispetta l’imperativo kantiano. E si può forse ignorare che cinesi hanno una nozione di umanità che è mediata dalla loro storia e cultura?
 Certo, una “giustificazione razionale” dei diritti umani non implica necessariamente che i diritti umani siano da tutti rispettati. Tuttavia, “in pratica” ( che è ciò che conta) non c’è “giustificazione razionale” dei diritti umani o dei “valori” che non dipenda dalla storia e dalla cultura che si condivide.
 Gli stessi “principi trascendentali” dell’etica del discorso (verità, senso, sincerità e correttezza) significano quindi ben poco se non si tiene conto della storia e della diversa cultura che si condivide, tanto più se perfino nozioni fondamentali come umanità o vita umana  (come perfino il Covid ha dimostrato!) si possono interpretare diversamente.
Un “processo di intesa” può quindi sempre fallire e se non si è filosofi il conflitto non lo si risolve con la penna ma con “altri mezzi” (paradossalmente o, se si preferisce, “provocatoriamente” la guerra potrebbe anche essere definita come la prosecuzione del “discorso” con altri mezzi, e purtroppo la storia di esempi ne offre “a bizzeffe”).
Questo significa che una “giustificazione razionale” dei diritti umani è impossibile, inutile, “ingenua” ecc.? No. Ad esempio, oggi sarebbe pressoché impossibile una giustificazione razionale dello schiavismo anche perché con ogni probabilità si dovrebbe assumere come vero ciò che è scientificamente provato che è falso (inferiorità razziale ecc.; del resto, un discorso analogo si può fare anche riguardo alla supposta “inferiorità naturale” delle donne).
Allora che si deve concludere? Probabilmente solo che “Ragione e Storia” non si possono separare, tanto è vero che chi cerca di farlo sovente è in malafede. Basti pensare alle “guerre umanitarie” in cui, in realtà, vi sono in gioco interessi che con i diritti umani o i “valori universali” hanno certamente poco o nulla a che fare.

FONTE: https://www.ariannaeditrice.it/articoli/universalismo-e-guerre-umanitarie

 

 

 

Afghanistan: un trilione di motivi

Leggo un’interessante discussione che parte dalle straordinarie notizie in arrivo dall’Afghanistan.

Ugo Bardi ha recentemente pubblicato un articolo su Resilience, in cui fa alcune interessantissime riflessioni sui destini degli imperi.

Quasi tra parentesi, si chiede quale sia stato il motivo che ha indotti gli Stati Uniti a impelagarsi in Afghanistan, e mette tra le ipotesi, il petrolio, o meglio il controllo delle vie centroasiatiche del petrolio.

L’ipotesi petrolio viene criticata, tra i commenti al mio blog, da Roberto, che dice invece:

resto convinto che si sia trattato piuttosto di un mix composto da

messianesimo (dobbiamo salvare le donne e i bambini e impiantare la democrazia e solo noi possiamo farlo)

volontà politica di esercitare il ruolo di polizia mondiale

necessità politica di “fare qualcosa” dopo l’11/9

volontà di stabilire nella regione una pax americana del tipo “costruiamo uno stato alleato così si comprano le nostre lavatrici come in Europa dopo il 45, e magari vedendo come siamo belli pure i vicini iraniani e compagnia si convincono”

Forse entrambe le ipotesi – quella di Ugo Bardi e quella di Roberto – sono in buona parte giuste.

Ma entrambe forse implicano l’idea di un impero che fa una guerra per conquistare qualcosa, ma sbaglia clamorosamente e fallisce nell’impresa, perdendo peraltro una quantità enorme di soldi.

Io ho un’altra idea.

Pensiamo all’Italia, dove da anni si fanno immensi e costosissimi lavori pubblici, come la TAV Lione-Torino. Sono definite opere strategiche, cose che dovrebbero rendere sempre più forte l’Italia nel mondo insomma. Proprio come le guerre.

Poi qualcuno può pensare che la strategia sia buona o che sia cattiva, ma sempre una strategia sarebbe.

Però alcuni anni fa lessi Il sistema TAV, di Ivan Cecconi, che dimostra con vaste conoscenze anche tecniche come lo scopo di quella particolare opera (ma anche di tante altre) non sia la sua realizzazione. E infatti non si realizza da decenni, e forse non si realizzerà mai.

Lo scopo è dare lavoro alle grandi imprese italiane; e più a lungo dura senza essere completata, più a lungo passano i soldi dallo Stato alle imprese.

Se capiamo questo, capiamo anche che le discussioni sul tipo, “farà aumentare o diminuire l’inquinamento?” diventano fuorvianti.

Ora, si dice che la guerra in Afghanistan sia costata mille miliardi di dollari, ciò che gli americani chiamano un “trilione“.

“Costato” fa pensare a soldi che escono, che il popolo americano ci abbia rimesso in qualche modo.

Ma i soldi non finiscono nel mare: finiscono nelle tasche di qualcuno. Sono entrate, in altre parole, come aveva capito benissimo Keynes.

Grazie alla guerra in Afghanistan, un trilione di dollari sono finiti ai grandi fabbricanti di armi, che fanno facilmente la figura dei cattivi.

Ma sono finiti anche:

nella ricerca tecnologica aziendale che ha permesso il lancio di tanti nuovi prodotti;

nelle mani di fornitori di uniformi e di cibo e dei loro lavoratori;

nelle mani delle migliaia e migliaia di soldati che si sono dati il cambio in questi due decenni;

nelle mani delle donne che operano droni all’altro capo del mondo dalle loro vittime, e che hanno così potuto finire di pagarsi il mutuo;

nelle mani delle innumerevoli università che conducono ricerca per conto del sistema militare…

Un trilione di motivi perfettamente ragionevoli per continuare una guerra per vent’anni.

La guerra dovrà essere immediatamente sostituita da qualcosa che abbia la stessa funzione – nuove autostrade, emergenze mediche, un’altra guerra, staremo a vedere.

FONTE: http://kelebeklerblog.com/2021/08/16/afghanistan-un-trilione-di-motivi/

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Derogata direttiva E-Privacy: il Grande Fratello è sempre più vicino

La Direttiva europea “ePrivacy” prevede espressamente il divieto di sorveglianza, intercettazione o conservazione di comunicazioni elettroniche delle persone, salvo consenso dell’utente o specifica autorizzazione di legge, quindi per mano della magistratura.

Ieri, 6 luglio 2021 il Parlamento europeo (537 voti favorevoli, 133 contrari e 20 astenuti) ha derogato la Direttiva ePrivacy e così facendo i provider di comunicazioni elettroniche (Whatsapp, Messenger…), i fornitori di servizi di posta elettronica potranno scansionare tutti i messaggi che passano sulle loro piattaforme alla ricerca di contenuti illegali (“pedopornografici” è la scusante).

In pratica hanno creato un’eccezione a questo divieto, permettendo ai gestori delle comunicazione (Facebook, Google inclusi) di sorvegliare e intercettare tutto: conversazioni private su messaggistica istantanea o email, alla ricerca di contenuti illegali.

Ovviamente la scusante pubblica è la lotta alla pedopornografia. Purtroppo è invece il cavallo di Troia per potere controllare tutto quello che passa nei nostri pc e smartphone.

Crittografia end-to-end

Al momento l’unica arma di difesa è usare servizi crittografati end-to-end, evitando tutti gli altri e le chat che non forniscono prova degli algoritmi di crittografia usati.

La crittografia end-to-end è una bomba per questo chatcontrol: nessun provider di comunicazione potrà sorvegliare e scansionare infatti le chat protette da crittografia end-to-end.

Questo è un problema per il Grande Fratello: non a caso sono iniziate delle analisi tecniche per cercare soluzioni in grado di bypassare la crittografia end-to-end.
Quindi su questi schermi potremo aspettarci nei prossimi mesi una campagna anti-crittografia.
Quando accadrà dovremo iniziare ad allevare piccioni…

FONTE: https://disinformazione.it/2021/07/07/derogata-direttiva-e-privacy-il-grande-fratello-e-sempre-piu-vicino/

 

 

 

La fiaba del contagio: dalle balle di Pasteur alla pericolosa elettrificazione del pianeta

Marcello Pamio

Il dottor Thomas Cowan, laureato in medicina al Michigan State University College of Human Medicine e vicepresidente della Fondazione Weston A. Price, da una spiegazione molto interessante dei virus e delle infezioni, e lo fa partendo dal pensiero del grande filosofo e scienziato Rudolf Steiner.

Nel 1918, dopo l’enorme pandemia dell’influenza spagnola hanno chiesto a Steiner a cosa fosse dovuta. Lui rispose: ‘i virus sono semplicemente le escrezioni di una cellula avvelenata’.
I virus sono delle parti di DNA o RNA, o di qualche altra proteina, che vengono espulsi dalla cellula. Si formano quando la cellula è avvelenata, non sono la causa di niente”.

Siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione copernicana della biologia.
Quando sono intossicate e/o avvelenate, le cellule cercano con ogni mezzo di ripulirsi eliminando all’esterno i detriti (esosomi). Questi “detriti” (frammenti variegati di DNA ricoperti da una proteina) vengono riconosciuti dalla medicina allopatica come “virus”.

I virus sono difficilmente inquadrabili dalla medicina ufficiale e il motivo è semplice: non hanno un apparato digestivo, respiratorio, riproduttivo e motorio, come invece hanno i batteri per esempio.
Quindi i virus non sono esseri viventi e questo è confermato anche dalla virologia!Ma allora se non sono vivi, come si fa ad ucciderli, e soprattutto
come fanno a essere la causa di quello che viene loro imputato: infezioni ed epidemie?

Ebbene sì, i virus (un pezzettino microscopico di DNA) nonostante siano morti, sarebbero così astuti e infingardi da riuscire a moltiplicarsi, causando infezioni, prendendo possesso del nucleo cellulare e dando specifici ordini.
Dal punto di vista del presente approfondimento invece, le malattie virali sarebbero il risultato di avvelenamenti più o meno profondi delle cellule, causati da agenti fisici, chimici e purtroppo anche elettromagnetici.

Per quanto riguarda questa ultima, la componente elettromagnetica, è molto interessante osservare che ogni pandemia negli ultimi 150 anni corrisponde perfettamente ad un salto di qualità nell’elettrificazione della Terra.
Tale meccanismo si può spiegabile perfettamente con la biologia: quando un essere vivente (animale o uomo) viene esposto ad un nuovo campo elettrico e/o magnetico, le cellule non abituate si intossicano velocemente reagendo a questo avvelenamento come possono: liberando esosomi…

Elettrificazione

L’andamento epidemiologico delle malattie è cruciale in questa analisi, perché i dati non lasciano spazio a molti dubbi: alcune patologie (quelle che oggi stanno flagellando la società moderna) erano pressoché sconosciute prima dell’arrivo dell’elettricità. Ma andiamo per ordine…
Nel 1859 Londra subì una trasformazione che non si era mai verificata prima. Un groviglio di cavi elettrici venne portato sulle strade, nei negozi e sui tetti. Nel 1869 qualcosa come 2500 miglia di cavi attraversavano la metropoli.

Casualmente nel 1869 apparve dal nulla una nuova malattia chiamata “nevrastenia”, cioè nervi deboli. Diagnosticata per la prima volta dal medico George Miller Beard.
I medici non hanno mai realmente compreso la causa biologica di questa patologia, pensando fosse un problema della civiltà moderna (stress), arrivando alla fine a tirare in ballo la psicologia. Freud diede il colpo di grazia riclassificando la nevrastenia come un disagio mentale (“nevrosi d’ansia”).

Oggi sappiamo invece che è causata dalla sensibilità dell’apparato neurosensoriale alle onde elettriche, quindi un problema organico e non psichiatrico!
La prima fase è stata l’installazione delle linee telegrafiche dal 1875: una ragnatela di 700.000 miglia di cavi di rame (una mole tale da poter circumnavigare il globo almeno 30 volte). Un dedalo di fili che ha iniziato a irradiare una forma sconosciuta di energia…

Ufficialmente il 1889 fu l’anno in cui iniziò l’era elettrica moderna, e proprio in quel periodo apparve la prima grande pandemia di influenza mortale. Diciamo che fu l’anno in cui i disturbi elettrici assunsero un carattere globale.
Alla fine dell’autunno del 1917 è avvenuta l’introduzione delle onde radio intorno al mondo, e pochi mesi dopo scoppiò la tristemente nota Influenza Spagnola.
Nel 1957 è iniziata l’era dei radar che hanno ricoperto la Terra di nuove e sconosciute radiazioni. Era la prima volta che gli esseri umani subivano questo tipo di esposizione, e poco dopo è apparsa l’influenza Asiatica che durò un anno.

Nel 1968 è stata la volta dell’influenza di Hong-Kong, immediatamente dopo aver posizionato in orbita 28 satelliti (nella Fascia di Van Allen) come parte del Programma Iniziale di Comunicazione Satellitare della Difesa (IDCSP) che emettevano radiazioni. Circa sei mesi dopo ecco una nuova epidemia “virale”.

Fascia di Van Allen

Ricapitolando i passaggi epocali: nel 1889, 1918, 1957 e 1968 l’involucro elettrico della Terra viene improvvisamente e profondamente disturbato da campi elettrici e magnetici nuovi.
Ovviamente la medicina allopatica non presta minimamente attenzione all’ingerenza di questi campi per l’uomo, e il motivo è semplice: non si considera la natura elettrica dell’organismo umano. Se si facesse un minimo sforzo, si scoprirebbe che deboli correnti governano praticamente tutto quello che accade a livello chimico e biochimico: dalla coagulazione del sangue, al funzionamento del muscolo cardiaco e del cervello, alla produzione energetica dei mitocondri, alla quantità di rame nelle ossa che creano correnti utili al loro mantenimento, ecc.
Oggi per esempio sappiamo che ogni cellula ha una propria corrente elettrica (differenza di potenziale di membrana va da 60 a 120 mV circa), mantenuta dall’acqua strutturata all’esterno e all’interno della membrana cellulare.

Importanza dell’acqua

L’acqua ha delle proprietà a dir poco strabilianti. Questo liquido mirabolante sostiene letteralmente la Vita.
Oltre ai tre consueti stati della materia (solido, liquido e gassoso), l’acqua ne ha anche un quarto: quello di gel (EZ, acqua coerente o strutturata). Questa quarta fase si struttura contro una superficie idrofila ed è costituita da una specie di gelatina con carica elettrica negativa, mentre la rimanente acqua – quella esterna al gel – ha carica positiva. Questa differenza crea un potenziale elettrico.

Il gel struttura sta attorno alle membrane cellulari ed è negativo, l’altra acqua meno strutturata ma ricca di minerali e ioni è positiva.
Questa differenza di potenziale rende l’acqua una vera e propria “batteria”, caricata dal calore e dalla luce, elementi che tendono a far crescere la zona di esclusione, cioè il gel (EZ). Questo è il motivo per cui il calore generato dalla febbre è sempre guarigione!

Per la precisione l’acqua EZ si forma quando viene esposta alla luce infrarossa di 1200 nanometri di lunghezza d’onda. Le molecole d’acqua assorbendo la luce infrarossa iniziano a vibrare e poiché hanno legami molto forti tra di loro, l’energia vibrazionale si trasferisce da una molecola all’altra, proprio come un’ondulazione attraverso uno stagno.
Risultato: finiscono per avvicinarsi e stabilizzarsi, diventano più dense e viscose e immagazzinano energia sotto forma di una carica negativa.

Quindi l’acqua EZ è una batteria biologica che trasporta energia vibrazionale sempre pronta ad erogarla. Per esempio distribuisce più elettroni ai mitocondri cellulari ed energia fondamentale per far lavorare al meglio le proteine organiche.
Quando per esempio una tossina viene a trovarsi nel gel, il corpo cerca subito di sbarazzarsene e lo fa appunto attraverso la febbre. Il calore scioglie e liquefa il gel in modo che tale tossina possa uscire attraverso il muco. Alzare la temperatura quindi è una tecnica perfetta per detossificare.

L’enorme problema è che le tossine chimiche e i campi elettromagnetici danneggiano questo gel, interferendo anche con tutti i processi fisiologici.
Oggi sappiamo che un segnale Wi-Fi fa diminuire la dimensione del gel anche del 15%.
Se un router vicino all’organismo provoca questo, cosa farà il 5G?

Virus o esosomi?
La teoria dei germi propugnata nel XIX secolo dal farmacista Louis Pasteur è completamente falsa e ne stiamo pagando ancora lo scotto dopo oltre un secolo. E’ una teoria che va a nozze con la cupidigia dell’industria chimico-farmaceutica. Se infatti la causa della malattia è un germe che arriva dall’esterno, solo i farmaci possono annientarlo e i vaccini prevenirlo.
Poi con la scoperta del microscopio la situazione si è decisamente incancrenita, perché hanno iniziato a vedere e trovare nelle malattie determinati germi. La spiegazione era perfettamente logica: se in un tessuto malato ci sono dei batteri, è ovvio che sono loro la causa.

Purtroppo non è così! I batteri non sono causa di nulla ma si trovano sul luogo della malattia per lo stesso motivo per cui i pompieri si trovano sul luogo dell’incendio.

I batteri sono la squadra di pulizia con il compito di digerire e sbarazzarsi dei tessuti morti e putrefatti, esattamente come i vermi che si trovano nel cadavere per ripulire i tessuti.

Gli esosomi sono componenti semplici delle cellule. Quando un organismo è minacciato (fame, avvelenamento, tossicità, ecc.) le cellule mettono in moto un meccanismo di impacchettamento, propagazione e rilascio di questi veleni. Gli esosomi hanno caratteristiche identiche ai “virus”: stesse dimensioni, contengono le stesse cose e agiscono sugli stessi recettori.

Esosomi

Eccolo qua l’inghippo del secolo: gli esosomi sono indistinguibili dai “virus”.
Le cellule e/o tessuti buttano fuori i veleni sotto forma di esosomi e questo è un meccanismo perfetto della Natura per ripulire dalle sostanze che potrebbero arrecare danno.
Maggiore è la tossicità, più esosomi saranno prodotti e più “virus” saranno trovati…

Infine un’altra cosa molto interessante da sapere è che gli esosomi agiscono da messaggeri, avvisando altre cellule e tessuti del pericolo imminente e per ultimo forniscono l’adattamento genetico ai cambiamenti ambientali (inquinamenti chimici ed elettromagnetici).
Se siamo ancora vivi (seppur malatissimi) dall’inizio dell’elettrificazione è merito degli esosomi.

La guerra ai virus, è una guerra alla Vita

Le porfirine
La “porfirina” è uno dei più importanti componenti per la vita, senza di essa le piante non potrebbero crescere e l’uomo non potrebbe respirare!
Ovunque si trasformi energia, scorrono elettroni solo se ci sono le porfirine.
Tecnicamente sono pigmenti sensibili alla luce. Nelle piante una porfirina (la clorofilla) si lega all’atomo di magnesio per realizzare l’alchimia chiamata fotosintesi. Nel grande ciclo della vita, le porfirine vegetali assorbono l’energia solare (energia luminosa) e trasportano elettroni che trasformano l’anidride carbonica e l’acqua in zucchero (energia chimica) e ossigeno.

Negli animali e nell’uomo è sempre una porfirina (eme) che si lega al ferro e permette all’emoglobina di trasportare la molecola più importante in assoluto: l’ossigeno!
Detto in soldoni: le porfirine sono molecole (enzimi) che si interfacciano tra ossigeno e Vita e grazie a loro è possibile la respirazione.

La loro alta reattività (trasformatrici di energia) e la loro alta affinità con i metalli pesanti le rende però anche tossiche quando si accumulano in eccesso in un tessuto.
In un mondo inquinato come il nostro da sostanze chimiche e purtroppo anche elettromagnetiche, il percorso della porfirina è sempre sollecitato, e solo chi ha un serio corredo enzimatico tollererà bene l’inquinamento.

Nell’organismo umano le porfirine risiedono un po’ dappertutto ma principalmente si trovano nel sistema nervoso, dove gli elettroni scorrono, ma non nei neuroni: nelle guaine mieliniche che avvolgono i nervi. Quando le sostanze chimiche ambientali avvelenano il percorso delle porfirine, queste si accumulano in eccesso, legate ai metalli e questo può perturbare la conducibilità elettrica dei nervi, alterando la loro eccitabilità (dando origine o aggravando patologie molto importanti).

Mitocondri e respirazione cellulare
Parlando di respirazione non è possibile non parlare dei mitocondri. Nelle nostre cellule all’interno di piccoli corpuscoli chiamati “mitocondri”, aminoacidi, acidi grassi e glucosio vengono scomposti in modo che possano combinarsi con l’ossigeno per produrre anidride carbonica, acqua e soprattutto energia. Questo processo si chiama Ciclo di Krebs, e l’ultimo componente di questo processo di combustione, la catena di trasporto degli elettroni, riceve appunto elettroni dal ciclo e li consegna alle molecole di ossigeno permettendo la respirazione.

Mitocondri cellulari

L’inquinamento dei campi elettromagnetici esterni modifica sia la velocità che il percorso di questo processo vitale, e il risultato è una combustione finale del cibo compromessa. In questo modo proteine, grassi e zucchero iniziano a competere tra loro risalendo nel flusso sanguigno: i grassi si depositano, lo zucchero rimane in circolo senza essere assorbito e il cervello (assieme a tutti gli altri organi) va in carenza importante di ossigeno. La Vita rallenta!
L’elettrificazione quindi causa una seria carenza nella respirazione cellulare e organica, con tutti i risvolti negativi di una simile condizione.
Un serio difetto della respirazione cellulare potrebbe essere il problema di fondo dell’epidemia moderna di patologie e “pandemie”…

Conclusione
La conclusione è semplice, ma non viene presa in considerazione dalla medicina: tutta la vita degli animali e dell’uomo viene influenzata dalla presenza di elettricità nell’atmosfera.
Per migliaia di anni l’umanità e il mondo animale hanno vissuto con il cervello sintonizzato sulla risonanza di Schumann della Terra (8Hz circa) e immersa in un campo elettrico statico di 130 volt per metro.

Ora però è cambiato tutto: la sinfonia elettrica naturale che da la vita e la mantiene, è inquinata come non era mai successo prima nella storia dell’umanità, da onde elettromagnetiche “sporche” generate dalla tecnologia (prima telegrafo, corrente elettrica, oggi satelliti, Wi-fi, radio, telefonia, tv, ecc.).
L’ultimo salto nell’elettrificazione pericolosissima della Terra si chiama 5G e queste radiazioni sono incompatibili con la Vita e la Salute! Stiamo parlando di una tecnologia in grado di destrutturare l’acqua di cui siamo formati e impedire una corretta e sana respirazione cellulare.
Ricordiamo anche che la sensibilità delle persone ai campi elettromagnetici dipende dalla qualità e quantità dell’acqua interna, e dalla presenza o meno di metalli tossici conduttivi nel corpo.

Quando l’organismo è infatti pregno di metalli (alluminio, mercurio, ossido di ferro, grafene, ecc.) diventa un perfetto conduttore in grado di assorbire meglio i campi…

Sarà un caso che la prima città al mondo interamente coperta dal 5G è Wuhan?

Coltivare lo Spirito
Da una parte è necessario usare con parsimonia e coscienza queste tecnologie, cercando con ogni mezzo di bloccare il 5G, le cui conseguenze sull’uomo sarebbero devastanti. Dall’altra parte è necessario coltivare e rinforzare l’aspetto spirituale.
Rudolf Steiner nel 1917 disse che: “ai tempi in cui non c’era ancora la corrente elettrica, quando l’aria non brulicava di influenze elettriche, era più facile essere umani. Per questo motivo, al fine di essere interamente umano oggi, è necessario sviluppare delle capacità spirituali più forti di quanto ce ne fosse bisogno un secolo fa”.

Importantissimo quindi è sviluppare capacità spirituali, perché è veramente difficile essere umani ai giorni nostri, e lo sarà sempre di più: le forze in gioco stanno lavorando per meccanizzare l’uomo facendolo sprofondare nel più becero materialismo (le energie e gli istinti più bassi), che grazie a nanotecnologia, robotica, genetica e Intelligenza Artificiale sfocerà nell’uomo-macchina.
A questo serve la profonda materializzazione che include digitalizzazione, meccanizzazione e magnetizzazione: andare verso il transumano detto anche antiumano.
L’attuale psicopandemia non a caso sta consacrando il mondo al transumanesimo, ma questo non si può dire!

Per approfondire

“Il mito del contagio” Thomas S. Cowan
“La tempesta perfetta” Arthur Firstenberg

FONTE: https://disinformazione.it/2021/08/02/la-fiaba-del-contagio-dalle-balle-di-pasteur-alla-pericolosa-elettrificazione-del-pianeta/

 

 

 

CULTURA

La libertà, l’ironia e la solitudine di Dorothy Parker

dorothy parker

Riassunto

Ogni amore è l’amore di prima
in un abito più spento.
È tutta qui l’essenza del mio credo,
è questo il mio tormento:
un poco più ne avessi
saputo, o molto meno!

Per parlare di Dorothy Parker (Long Branch, 1893 – New York,1967), ho scelto una poesia che già nel suo titolo ci offre lo spunto di una conversazione a largo raggio intorno alla figura di questa donna intelligente, libera, istrionica, ironica, pungente, terribilmente disperata, così come la sua poesia, che in quanto tale è l’espressione più intima del pensiero. E Dorothy, nelle sue poesie, non mette falsa retorica di condimento: è cruda e lacerata ma anche spiritosa e disincantata. È autrice di racconti, sceneggiatrice di commedie, alcune delle quali si vanno riscoprendo in questi ultimi tempi per la loro mordace modernità.

Nata da una famiglia ricchissima, i Rothschild, soffrì di appartenere ad un mondo che trovava meschino e falso; così, finiti gli studi, decise di andare via di casa, rifiutando la vita dorata costruita per lei da suo padre. Intanto, la madre l’aveva già persa da bambina, cosa che segnò dolorosamente la sua vita. Eclettica, ha lavorato come giornalista per Vogue nel 1913 per 10 dollari al pezzo e poi, ormai nota per i suoi articoli pungenti, fu ingaggiata da Vanity Fair nel 1917. Il cognome Parker lo deve al primo marito e lo mantenne per nascondere la sua famiglia di provenienza. Si appassionò alla politica e alle lotte razziali e al femminismo fin da giovanissima. Si mise invisa all’amministrazione statunitense quando, come reporter in Spagna, durante il colpo di stato di Franco, scrisse articoli appassionati contro la repressione e la dittatura franchista, tanto da venirle negato il passaporto per l’Europa, una volta rientrata in patria.

Dorothy Parker 3Bella e sfrenata, ebbe numerose relazioni e come per la maggior parte di donne intelligenti, libere ed eccentriche, il suo rapporto con l’altro sesso fu molto controverso. A tal proposito, bellissima è la poesia “Uomini”, di cui posto i primi quattro versi e l’ultimo:

Proprio perché sei come sei, ti chiamano
la loro buona stella del mattino.
Non possono lasciarti camminare
al tuo passo, ti devono educare…

[…]Mi rattristano, quando non mi stancano.

Chi tra noi donne non si è trovata nella condizione di affermare: «Mi rattristano, quando non mi stancano»? Eppure l’altra metà del cielo è fatta per noi, quanto noi per loro, solo che noi abitualmente ci adattiamo a loro, cioè ci lasciamo educare il passo e perdiamo la nostra identità, ci lasciamo trasportare dal sentimento e dalla “genitorialità”, riuscendo con difficoltà ad affermare noi stesse. Ci vuole molta volontà per mantenere un proprio passo, libero dal proprio compagno. Gli uomini sono abituati da secoli a tracciare la strada che dovranno percorrere le donne. Rispetto all’epoca in cui la Parker scrisse questi versi sicuramente la condizione femminile è cambiata, ma non del tutto, soprattutto in Italia: viste le cifre spaventose dei femminicidi, avvenuti in questi ultimi anni, per mano di uomini che non riescono ad accettare di essere lasciati dalle loro donne, che non accettano più di essere guidate, educate, bastonate.

Si dice da sempre che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, ma dietro una grande donna di solito c’è il vuoto assoluto, perché le donne che scelgono spaventano gli uomini, i quali, come dice Dottie (così veniva chiamata affettuosamente Dorothy Parker) «ti vogliono cambiar completamente» e se non ci riescono alla fine «Odiano tutto ciò che prima amavano» come dice sempre nella poesia “Uomini”, che non ho scelto come proemio a questa chiacchierata, perché “Riassunto” rappresenta meglio la sua controversa idea degli uomini, sempre amati, dai quali ha spesso ricevuto dolore in cambio di amore o come meglio esprime nel verso finale di un’altra bellissima poesia Canto delle ore buie: «Tutta la vita ad aspettare qualche maledetto uomo!»

Dorothy Parker con Alan Campbell
Dorothy Parker con Alan Campbell

Quanti uomini possono urlare una frase simile? Quanti artisti hanno mandato in frantumi la loro vita per una donna? Sono i rapporti a essere messi in discussione: ovviamente la Parker li analizza da donna, parla alle donne e mitica è la poesia che dedica alla sua nipote prediletta è un altro esempio di quanto le donne abbiano capito degli uomini e di quanto per amore dimenticano, lasciandosi travolgere da una passione che le distrugge. Tanto per dare un saggio della bellezza della poesia “Consigli alla nipote prediletta”, posto qui di seguito gli ultimi quattro versi, che non possono non lasciarci senza fiato:

[…] Le tue lacrime non gettarle via,
non scrollare invano un pino;
e se dai retta a questo fervorino
del mio sangue non sei, piccola mia. 

La materia semantica delle sue poesie anima anche numerosi racconti e fanno della Parker una grande del firmamento letterario americano, come scrisse di lei Fernanda Pivano.

Dorothy Parker nella sua vita è stata una donna che ha osato per i suoi ideali e sfidato la sorte, la società, gli uomini, lo stato capitalista, la vita. Ha tentato innumerevoli volte di togliersi la vita, soprattutto in gioventù, e questo lo sappiamo bene perché lo racconta nella poesia breve ed eccezionalmente intensa quasi comica nella sua immensa tragicità, con la quale chiudo questa breve chiacchierata su quest’artista che merita davvero di essere letta e conosciuta.

Resumé

I rasoi fanno male,
i fiumi sono freddi,
l’acido lascia tracce,
le droghe danno i crampi,
le pistole sono illegali,
i cappi cedono,
il gas ha un odore nauseabondo…
Tanto vale vivere.

FONTE: https://sfero.me/article/ossessione-tutta-occidentale

 

 

 

 

DIRITTI UMANI

In che modo la tua vita post COVID sarà controllata dalle app finanziate dalla Fondazione Rockefeller e Clinton

La Fondazione Rockefeller e la Fondazione Clinton hanno sviluppato una serie di app COVID che controlleranno strettamente la tua vita post-covid. L’iniziativa è lanciata dalla fondazione non-profit Commons Project Foundation che fa parte del World Economic Forum. Il progetto Commons include tre app COVID: CommonHealth , COVIDcheck e CommonPass . Insieme, raccoglieranno, memorizzeranno e monitoreranno i tuoi dati sanitari in base ai quali le app decideranno se sei idoneo a viaggiare, studiare, andare in ufficio, ecc.

In che modo la tua vita post COVID sarà controllata dalle app finanziate dalla Fondazione Rockefeller e Clinton
In che modo la tua vita post COVID sarà controllata dalle app finanziate dalla Fondazione Rockefeller e Clinton

Il progetto Commons

Il Commons Project è un trust pubblico senza scopo di lucro istituito con il supporto della Rockefeller Foundation per costruire piattaforme e servizi che regoleranno strettamente la tua vita post-covid. L’iniziativa fa parte del World Economic Forum che implementa l’ agenda The Great Reset .

Il sito web del progetto Commons descrive il suo ruolo come:

Il Commons Project è un trust pubblico senza scopo di lucro, istituito con il supporto della Rockefeller Foundation per creare servizi digitali che mettano le persone al primo posto.

Il progetto Commons riempie il vuoto tra le aziende tecnologiche, le agenzie governative e le tradizionali organizzazioni non profit per costruire e gestire i servizi digitali che costituiscono l’infrastruttura pubblica per l’era digitale.

Il Commons Project include tre app COVID.

  1. Salute comune
  2. COVIDcheck
  3. CommonPass
Rockefeller e Clinton Foundation hanno finanziato le app COVID
App COVID finanziate dalla Fondazione Rockefeller e Clinton: CommonHealth, COVIDcheck e CommonPass

Salute comune

CommonHealth raccoglierà e gestirà i tuoi dati sanitari personali e li condividerà con i servizi sanitari, le organizzazioni e altre app. CommonHealth mira ad estendere il modello di portabilità e interoperabilità dei dati sanitari introdotto da Apple Health al 73% delle persone in tutto il mondo che utilizzano dispositivi Android.

Rockefeller e Clinton Foundation hanno finanziato l'app COVID CommonHealth
Rockefeller e Clinton Foundation hanno finanziato l’app COVID CommonHealth

È stato sviluppato in collaborazione con UCSF, Cornell Tech e Sage Bionetworks.

COVIDcheck

COVIDcheck è sviluppato in collaborazione con CDC, Clinton Foundation e World Medical Association. Creerà una nuova normalità per scuole, università, datori di lavoro e agenzie di sanità pubblica attraverso una serie di domande che decideranno cosa dovresti fare dopo.

La Rockefeller e la Clinton Foundation hanno finanziato l'app COVIDcheck per il COVID
La Rockefeller e la Clinton Foundation hanno finanziato l’app COVIDcheck per il COVID

CommonPass

CommonPass è un passaporto sanitario digitale che conterrà uno stato di test COVID-19 certificato o mostrerà se in futuro sei stato vaccinato in un modo progettato per soddisfare le diverse normative di vari governi.

Il pass funziona per i passeggeri che effettuano un test presso un laboratorio certificato prima di caricarlo. Genera un codice QR che può essere scansionato dal personale della compagnia aerea e dai funzionari di frontiera. Tuttavia, richiederà ai governi di fidarsi dei test del coronavirus effettuati presso laboratori stranieri. In base al tuo stato CommonPass potresti o non potresti essere autorizzato a viaggiare.

VIDEO QUI: https://youtu.be/hvHxMA1kA-g

FONTE: https://greatgameindia.com/rockefeller-clinton-covid-apps/

 

 

ECONOMIA

LE TERRE RARE
Claudio Khaled Ser  24 08 2021
Kabul non é l’Afghanistan, é una città dell’Afghanistan.
La Capitale, la più importante certamente, ma é solo una piccola, piccolissima parte, del Paese.
Questa ovvia considerazione serve a stabilire che le drammatiche scene della fuga, le interviste e le notizie che provengono da quel Paese, riguardano la Città ed i suoi abitanti.
Nessuno si chiede cosa succede nel resto del Paese.
A parte la “resistenza” di Massoud, confinata tra le montagne a nord est, nessuna notizia arriva dalle altre parti.
Bisogna farsi una domanda :
Come mai i talebani son riusciti ad occupare TUTTO l’Afghanistan in cosi’ poco tempo ?
Evidentemente con l’aiuto del Popolo afghano, quello che vive fuori da Kabul.
Certamente con l’aiuto delle tribù locali che hanno dato man forte alle bande talebane.
In conclusione, i 30mila di Kabul, assiepati all’aereoporto sono solo una picccola parte dei circa 40 milioni di afghani presenti sul territorio.
Sbagliato quindi affermare che gli afghani stanno scappando dal loro Paese.
E’ un modo del tutto scorretto di presentare le cose.
Ma i media ci hanno abituato anche al peggio di questo.
Nel clamore delle notizie, suscita comunque sorpresa il silenzio cinese.
Ma chi segue con un po’ d’attenzione la politica estera di Pechino, sa che questo silenzio é tipico del Governo che, da sempre, bada più al sodo che alle chiacchere.
Come mai i Cinesi si mostrano cosi’ disponibili verso i talebani pur non avendo nemmeno un briciolo di cose in comune ?
Perché i talebani rappresentano l’oggi, l’Afghanistan il sempre.
E cosi’ come hanno fatto col precedente Governo, mirano a firmare contratti pluriennali per lo sfruttamento del territorio.
Chi lo comanda, ai Cinesi non importa.
Oggi la Cina estrae 350mila tonnellate di rame dall’Afghanistan. le riserve di Mes Aynak, tra le più grandi al mondo, potrebbero contenere sino a 5,5 milioni di tonnellate di rame di alta qualità e grazie ad un contratto trentennale, sono di “proprietà cinese”
Vorrei fare un passo indietro, scusandomi con voi per la “lunghezza del post, ma mi serve per spiegare meglio questo interesse cinese.
L’Afghanistan possiede giacimenti di rame pari a circa 60 milioni di tonnellate, 3 miliardi di tonnellate di ferro, ma soprattutto, circa 2 miliardi di tonnellate di Terre Rare.
Cosa sono ?
Sono tutti quei metalli che oggi, ma soprattutto domani, serviranno per “guidare” la tecnologia.
Sono Gallio, Germanio, Antimonio, Niobio, Silicio metallico, Tantalo, Tungsteno, ecc.
Comprendono, inoltre, i metalli del gruppo del platino (Rutenio, Rodio, Palladio, Osmio, Iridio e Platino) e un ulteriore gruppo di 17 elementi, le Terre rare per l’appunto, con particolari proprietà magnetiche, che li rendono idonei per la gran parte delle tecnologie verdi., in particolare, il Lantanio, il Cerio, il Praseodimio, il Neodimio, il Promezio, il Samario, l’Europio, il Gadolino, il Terbio, il Disprosio, l’Olmio, l’Erbio, il Tulio, l’Itterbio, il Lutezio, lo Scandio e l’Ittrio.
Senza queste Terre Rare, non é possibile costruire smartphone, tablet, computer, elettrodomestici e televisori.
Sono necessari, in campo medico, nell’ambito di trattamenti oncologici e per gli apparati di risonanza magnetica (MRI); nell’industria della difesa, dove vengono usate per la costruzione di droni, di sistemi radar, sonar, laser e di guida, e come componenti dei motori a reazione dei missili.
Vi pare poco ?
La quantità di questi Elementi, varia a seconda delle applicazioni: in un cellulare troviamo 50 millligrammi, in un condizionatore invece 120g, in una macchina Toyota PRIUS 15 kg, in un aereo F-35, sino a 416 kg.
Le quantità salgono a 1818 kg in un nave da guerra e addirittura raddoppiano in un sottomarino militare.
Vi sembrano ancora poco ?
Vi ricordate la transazione dal legno al carbone nel XIX secolo e quello dal carbone al petrolio nel XX secolo ?
Allora furono l’Impero britannico e poi gli Usa ad assicurarsi lo sfruttamento (monopolio) di queste fonti energetiche.
Oggi, in silenzio, é la Cina che s’accaparra quello che domani sarà indispensabile.
E lo farà con o senza i talebani, perché, come ho detto, quello che conta é il suolo afghano e non certo il di lui Popolo.
Coinvolgere in un “percorso umanitario” la Cina é a dir poco una richiesta stravagante.
Davanti alle Terre Rare non ci sono Diritti che tengono, non ci sono Donne picchiate, Uomini uccisi e Persone che cadono dagli aerei.
C’é altro e si chiama futuro tecnologico.
Con o senza i talebani.
FONTE: https://www.facebook.com/100008567117495/posts/2624754871153391

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Mps: una storia infinita per clienti e dipendenti

23 Agosto 2021, di Leopoldo Gasbarro

Mps, Monte dei Paschi. E’ arrivata l’ora del rispetto. Il rispetto per i correntisti prima, per i dipendenti poi e per i contribuenti, che inconsapevoli continuano a pagare per una banca morta da tempo. Nei giorni scorsi una ridda di voci dava un possibile aumento di capitale, l’ennesimo, per oltre 3 miliardi di euro.

Di venerdì il comunicato stampa rilanciato da Siena e che riportiamo qui sotto.

Siena, 21 agosto 2021 – Con riferimento a notizie di stampa che riferiscono di un potenziale aumento di capitale di Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A (la “Banca”) dell’importo di 3 miliardi di euro, la Banca – su richiesta della Consob – precisa che si tratta di indiscrezioni che non trovano alcun riscontro in iniziative attivate dalla Banca.

La Banca segnala che stanno, invece, proseguendo le attività di due diligence da parte di UniCredit, in coerenza con il comunicato stampa da quest’ultima diffuso in data 29 luglio u.s.

Sembra davvero la storia infinita. Il pozzo senza fondo della finanza italiana. Sapremo soltanto tra qualche giorno se i 3 miliardi di nuovo aumento di capitale per MPS ci saranno o meno, sta di fatto, però, che la situazione del Monte è davvero drammatica.

VITA E MORTE DEL DENARO

Vita e morte del denaroLa storia monetaria del mondo, come la conosciamo oggi, è iniziata cinquant’anni fa, il 15 agosto 1971 con l’eliminazione dal sistema monetario mondiale del “denaro di ultima istanza”, l’oro. Si trattò di una trasformazione epocale, dopo che per duemilacinquecento anni la moneta aveva sempre esplicitamente o implicitamente fatto riferimento al metallo prezioso.

Dalla fine delle guerre napoleoniche, la circolazione monetaria era consistita prevalentemente in strumenti di credito, come banconote e depositi, convertibili in oro a richiesta e, a copertura della loro circolazione, le banche detenevano il metallo come riserva primaria. Tale regime era un freno all’inflazione: se le banche emettevano liquidità eccessiva, il pubblico aveva la facoltà di convertire banconote e depositi in oro. Nel sistema aureo, o gold standard, il debito pubblico godeva della massima fiducia e di un corso stabile perché rappresentava l’impegno al pagamento di cedole e capitale convertibili nel denaro per eccellenza. Se i governi riducevano il tasso di interesse a livelli troppo bassi per finanziare più debito, penalizzando però il rendimento del risparmio, il pubblico si sbarazzava dei titoli di debito per acquistare l’oro. Le banche, allora, per richiamarlo nei loro caveau si vedevano costrette a rialzare il tasso di interesse per rendere l’acquisto dei titoli di debito più conveniente rispetto al metallo prezioso. Nel sistema aureo, la sovranità monetaria era pertanto nelle mani del pubblico, cioè del mercato, non in quelle dell’elite dirigista.

Nel periodo fra le due guerre mondiali, varie conferenze monetarie mondiali cominciarono a indebolire l’efficacia del ruolo dell’oro nella circolazione e, verso la fine della seconda guerra, fu creato un regime in cui il metallo non circolava più tra privati ma esclusivamente tra le banche centrali. Questo sistema chiamato regime a cambio aureo, o gold exchange standard, si basava su cambi fissi dove il dollaro, designato come chiave di volta del sistema, era ancorato all’oro al prezzo fisso di trentacinque dollari l’oncia e le valute dei paesi alleati ancorate al dollaro e quindi indirettamente, all’oro. In teoria il dollaro, come principale valuta di riserva legata permanentemente al metallo, non avrebbe mai dovuto svalutarsi.

Tuttavia il gold exchange, come tutte le riforme monetarie ispirate dalla politica, si scontrò con la realtà e la realtà vinse. Non si poteva inchiodare l’oro a un valore fisso e arbitrario della valuta di riserva e al tempo stesso continuare a inflazionarla senza destabilizzare il cambio. Nel fissare il prezzo di un bene rispetto a un altro il problema è che aumenta la domanda di quello sottovalutato e diminuisce quella del bene sopravvalutato. La crescente spesa pubblica statunitense svalutando il dollaro peggiorò le ragioni di scambio dei paesi alleati poiché, con valute sottovalutate artificialmente dal cambio fisso, acquistavano meno di quanto il loro potere d’acquisto avrebbe permesso, mentre gli Usa con un dollaro artificialmente sopravvalutato, potevano acquistare all’estero beni e servizi più di quanto consentito dal suo valore reale. Era inevitabile che si verificasse una divergenza tra il prezzo ufficiale dell’oro e quello del mercato libero e cominciò la corsa al metallo.

L’insostenibilità della situazione costrinse nazione dopo nazione ad abbandonare il tasso di cambio fisso e a richiedere la conversione dei dollari in oro provocando un’emorragia dalle riserve statunitensi. Per tamponarla, l’allora presidente americano Richard Nixon, il 15 agosto del 1971, dichiarò l‘inconvertibilità della valuta americana, facendola fluttuare nel mercato. Questo deliberato e inevitabile default svalutò il dollaro, demonetizzò l’oro e il mondo sprofondò di colpo nel regime, tuttora operante, delle valute irredimibili e fluttuanti in perpetuo deprezzamento. 

La caratteristica più negativa di questo reset monetario, foriero di tutte le crisi che hanno stravolto l’economia e finanza globale fino a oggi, saccheggiando i risparmi della collettività, fu che le riserve auree vennero sostituite da quelle cartacee rappresentate dal debito pubblico cosicché, la circolazione monetaria non ha più poggiato su una base sicura e indipendente di ricchezza, ma su passività irredimibili. A differenza di imprese produttive, i governi che vivono sul denaro dell’elettorato, non producono nulla e si indebitano per consumare senza né l’intenzione né i mezzi per rimborsare. La circolazione basata sull’oro, invece, aveva svolto un ruolo equivalente a un dispositivo di sicurezza: regolava la quantità e la qualità di debito prevenendo la formazione di quello tossico. Una volta liberati dalla preoccupazione di riscattare le valute nei mercati mondiali, i governi hanno gonfiato i propri debiti senza fine appoggiati dalla politica di stimoli di quei comitati di burocrati chiamati banche centrali che, col controllo dittatoriale sul denaro, hanno evocato trilioni di unità monetarie per acquistare debito insolvente a loro esclusiva discrezione.

Il passaggio ai tassi di interesse negativi per mantenere livelli di indebitamento insostenibili è stato il punto di non ritorno che ha minato per sempre i mercati del debito sovrano mettendo in moto il disfacimento del regime monetario più socialmente distruttivo della storia con conseguenze di una portata e effetti che si estenderanno oltre ciò che la maggior parte delle persone immagina.

Quando passività irredimibili circolano come denaro non possono più essere né condonate né eliminate senza evitare una grave contrazione monetaria e quindi una depressione. D’altra parte, tendendo ad aumentare in modo incontrollato arrivano al punto oltre il quale, come nel combustibile nucleare, si instaura una reazione a catena. Il regime imposto cinquant’anni fa è giunto al termine e i politici sanno che non possono più indebitarsi a tempo indeterminato. Per continuare a farlo senza conseguenze fiscali dovranno svincolare il denaro dal debito e creare un regime di valute di pura finzione emesse direttamente dalle tesorerie di stato o da qualche istituzione sovranazionale. Tale ristrutturazione del sistema sarà accreditata come nel passato da qualche conferenza monetaria mondiale? O emergerà da un conflitto fra paesi concorrenti? Oppure sarà imposta da una prossima ondata di panico? Ancora non sappiamo. Quello che sappiamo sul prossimo regime è che è una nuova catastrofe in attesa di accadere. 

FONTE: http://opinione.it/economia/2021/08/24/gerardo-coco_denaro-oro-credito-debito-inflazione-mercato-gold-exchange-standard-banche/

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

L’ Opt-in in materia di donazione degli organi: un possibile modello internazionale per la tutela dei neurodiritti?

Il Cile continua a trovare soluzioni pionieristiche interessanti in materie di tutela dei neurodiritti.

Chi è sensibile al problema storce il naso già da tempo per la continua esposizione a tecnologie di tracciamento psico-fisico, dalla profilazione sui social al riconoscimento mediante impronta digitale necessario per accedere ai nostri dispositivi informatici personali. Come già approfondito qui e qui, l’importante e pericoloso gap tra avanzamento delle neurtecnologie e arretratezza normativa in materia di habeas mentem pone l’umanità dinanzi a problematiche ancora più difficili da affrontare, rispetto al passato, in quanto inedite.

Ad esempio, la società Mining3 (già Cooperative Research Centre for Mining Technology and Equipment) propone lo SmartCap, un berretto che monitora le onde celebrali “utilizzando l’algoritmo Universal Fatigue Algorithm […] per determinare un livello di vigilanza. […] Un Life Display touchscreen, o un qualsiasi altro smartphone, è montato nella cabina del veicolo per fornire feedback e avvisi in tempo reale al conducente. Il monitoraggio centralizzato viene fornito tramite LifeHub, una suite di analisi ospitata nel cloud, che può anche inviare avvisi SMS ed e-mail ai supervisori e alla direzione della linea.”

Nonostante il dispositivo sia promosso come strumento di prevenzione degli incidenti sul lavoro, i minatori australiani a cui è stato proposto hanno subito sollevato obiezioni, temendone un uso distorto da parte del datore di lavoro (ad esempio per motivi disciplinari). Ma Brasile, Perù, Argentina e Cile stanno ugualmente prendendo in considerazione l’ipotesi di utilizzarlo. E non saranno gli unici, visto che i settori interessati al controllo computazionale della sicurezza dei lavoratori sono in aumento (si veda ad esempio questo studio inerente un’applicazione telefonica di rilevazione della sonnolenza del conducente).

Il punto è che anche se non ci è dato ancora sapere precisamente quando accadrà, il momento in cui sarà possibile leggere la mente attraverso le tecnologie è vicino. Il team del del Laboratorio de Neurosistemas dell’Università del Cile, sotto la guida del Professor Pedro Maldonado, grazie a recenti studi sull’active sensing sta sancendo il passaggio da uno studio passivo dell’attività cerebrale (cioè in funzione della sua reazione a stimoli ambientali) al rilevamento attivo delle interazioni tra attività motoria e sensoriale. Non è quindi un caso che proprio il Cile farà probabilmente da apripista per la tutela dei neurodiritti anche per altre normative quadro nazionali.

Sta già succedendo in Spagna, in cui l’articolo 24 della Carta dei Diritti Digitali prevede alcuni dei neurodiritti che il Cile sta inserendo nella propria carta costituzionale.

In questa sede, tuttavia, ciò che rileva della proposta cilena (che si compone sia dei lavori della nuova assemblea costituente che di un disegno di legge ordinario in materia di protezione della mente umana, limiti alle tecnologie di lettura e scrittura del cervello e all’accesso alle stesse e, in ultimo, protezione dai pregiudizi algoritmici) è la riflessione intorno ad alcune conseguenze dell’autodeterminazione (o libertà) cognitiva. L’assenza di restrizioni dovrebbe – infatti – riguardare tanto la modulazione dei propri processi mentali che la disponibilità delle informazioni inerenti questi processi (raccolta, analisi e vendita delle stesse inclusa).

Sotto l’egida di Guido Girardi (medico del Partido por la Democracia che ha promosso la creazione di un Ministero per la Scienza, la tecnologia, la conoscenza e l’innovazione), però, i senatori cileni hanno recentemente discusso della maggiore tutela che potrebbe essere garantita al cittadino laddove i neurodiritti fossero protetti su modello dell’Opt-in (consenso preventivo ed esplicito) già applicato alla donazione di organi. Quindi non solo l’autorizzazione esplicita darebbe condicio sine qua non per accedere ai dati cerebrali di un cittadino ma, soprattutto, la loro cessione sovrebbe essere vincolata a uno scopo altruistico (cosa che li renderebbe non vendibili).

Come già avvenuto nell’ambito fiscale, in moltissimi paesi il passo dal Far West al “paradiso [della violazione dei] neurodiritti” è breve, e gli stati che volessero arginare con decisione questo pericolo perderebbero senza dubbio dei grandi investitori.

Un bilanciamento tra queste istanze opposte si potrebbe forse avere promuovendo un’agenda per i neurodiritti presso le Nazioni Unite. E così lo scorso marzo António Manuel de Oliveira Guterres (recentemente confermato segretario generale delle Nazioni Unite) e Michelle Bachelet (ex presidente del Cile) sono stati invitati (dal neurobiologo Prof. Rafael Yuste, direttore del Centro di Neurotecnologia della Columbia University, e dall’Avv. Jared Genser, ex professore presso il Law Center della Georgetown University) a creare un’apposita Commissione internazionale di esperti di scienza e diritto proprio in materia di neuro-diritti in vista dell’ambizioso obiettivo di redigere un trattato internazionalmente vincolante.

Ma la strada si preannuncia irta di difficoltà. Già in Cile i detrattori del disegno di legge lamentano un’eccessiva fumosità di quanto viene definito “mentale”. La “fallacia mereologica” (cioè inerente il rapporto delle parti con il tutto) sarebbe causata dall’insufficiente distinzione tra ciò che è neuronale, ciò che è psicologico e ciò che è mentale, con concentrazione quasi esclusiva sul cervello, come se fosse l’organo (e non la persona nella sua complessità) a provare emozioni o ad esercitare il libero arbitrio (aspetto che potrebbe rilevare in sede di valutazione della gravità di un reato). Una preoccupazione ancora maggiore viene poi suscitata dai freni che il disegno di legge porrebbe anche alla ricerca, in quanto «qualsiasi interferenza o forma di intervento di connessioni neurali […] attraverso l’uso di neurotecnologie […] che non abbia il consenso libero, espresso e informato della persona o dell’utilizzatore del dispositivo è proibito, anche in circostanze mediche.»

Tuttavia, sarebbe forse più utile contenere tutta questa preoccupazione per le mere prassi operative nel mondo accademico – e non solo – e incanalarla più proficuamente verso altri aspetti (come il rigore metodologico necessario per valutare pro e contro di una neurotecnologia).

Infatti, laddove si dimenticasse che maggiori garanzie vanno offerte al soggetto più vulnerabile, si potrebbe configurare un paradossale garantismo al contrario a partire dal quale la scienza e la tecnica, svincolate dalla cornice della filosofia della scienza, ci potrebbero accompagnare verso il punto di non ritorno.

 

(Julie Bicocchi)

FONTE: https://alu-associazioneliberamenteumani.com/2021/08/17/l-opt-in-in-materia-di-donazione-degli-organi-un-possibile-modello-internazionale-per-la-tutela-dei-neurodiritti/

Rinaldi: nella traduzione del Green pass hanno dimenticato i non vaccinati per volontà. Chi è la “Manina” che discrimina?

Agosto 22, 2021 posted by Guido da Landriano

 

Il Green pass europeo, quello approvato dall’Italia, prevedeva, in origine, nel testo base in inglese, che non vi fosse NESSUNA DISCRIMINAZIONE anche nel confronto di chi non ha voluto, volontariamente, vaccinato. Eppure, nella traduzione in italiano, un traduttore distratto oppure una “Manina” presso la gazzetta ufficiale, ha saltato la frase “O hanno scelto di non essere vaccinate“. Una parte fondamentale è stata saltata, proprio quella, non un’altra frase. L’errore  è stato talmente importante da costringere a una rettifica in Gazzetta Ufficiale!

Capite ora cosa si intende per i Poteri Forti, quelli veri, quelle burocrazie intoccabili che, omettendo quattro parole in una traduzione cambiano completamente il senso di una norma.

Ora vi presentiamo un  intervento di Antonio Maria Rinaldi a Radio Radio sul tema.

VIDEO QUI: https://youtu.be/02dP2iTGXOk
FONTE: https://scenarieconomici.it/rinaldi-nella-traduzione-del-green-pass-hanno-dimenticato-i-non-vaccinati-per-volonta-chi-e-la-manina-che-discrimina/

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

MALATI DI POLITICAMENTE CORRETTO

Un viaggio nel mondo del politically correct: cereali razzisti, pubblicità petalose, scienziati licenziati per presunto sessismo, censure assurde… Quali sono le ultime follie del pensiero unico e dove ci stanno portando?

 

VIDEO QUI: https://youtu.be/Wr81u45Flxo

 

FONTE: https://www.lucadonadel.it/malati-di-politicamente-corretto/

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

UN’OSSESSIONE TUTTA OCCIDENTALE

Pubblicato il 20 agosto 2021 alle 12:41

Chi osservasse una mappa del mondo in cui il colore fosse riservato agli Stati con una percentuale di popolazione vaccinata superiore al 50%, noterebbe un bianco uniforme con due macchie colorate concentrate sull’Europa Occidentale e sulla parte del territorio americano corrispondente a USA e Canada. Spostandosi un po’ a destra si accorgerebbe anche di una macchia più piccola nella zona del Medio Oriente a indicare Israele, Arabia Saudita, Emirati e Qatar (i primi tre sono gli Stati che in quell’area hanno i legami più stretti con gli USA). A uno sguardo più attento noterebbe qualche piccola traccia colorata qua e là a indicare il Cile, l’Uruguay e infine la Mongolia, il Bhutan e la Cambogia. Si tratta in totale a una trentina scarsa di nazioni sulle 200 del mondo. Comprese, o in aggiunta, non fa differenza, qualche nazione molto piccola, come le Seychelles, Singapore e alcune isole caraibiche minori.

Beninteso non è che tutto il mondo occidentale sia colorato: molti Stati del nord Europa raggiungono a stento il 40%, l’Australia  raggiunge il 21%, l’America Meridionale va dal 4% del Paraguay al 27% della Colombia, mentre il resto dell’Europa (ex Orientale) sta mediamente tra il 10 e il 20%.

In questo quadro colpisce  anche che due stati produttori di vaccini, la Russia e la Cina, non sembrano aver puntato su questo strumento per contrastare la pandemia: la prima presenta a oggi il 22% di popolazione completamente vaccinata, la seconda l’11%, anche se molti più cinesi hanno ricevuto solo la prima dose.

E pur non volendo considerare i paesi africani, dove si potrebbe supporre che le carenze organizzative siano tali da determinare la scelta delle politiche sanitarie più di altre motivazioni, anche gli Stati asiatici hanno percentuali di vaccinazioni che vanno dall’1% al 10%, con l’eccezione del Giappone, nazione occidentalizzata, che viaggia intorno al 30%.

I paesi con percentuale di persone vaccinate superiore al 50% rappresentano così una popolazione mondiale di 800.000 persone (circa 10% della totale) per un complessivo di circa 30 stati sui 200 nel mondo (15%).

E’ evidente quindi che gli scienziati della stragrande maggioranza dei paesi del mondo ha ritenuto di seguire vie diverse rispetto ai vaccini per contrastare la pandemia, siano le loro scelte dovute a un giudizio di mancanza di efficacia, di un rapporto rischi-benefici non favorevole, o alla convinzione che ci siano altri sistemi di contrasto al COVID più efficaci.

Già solo quanto detto è sufficiente a dimostrare che l’ossessione per i vaccini come unico o comunque essenziale strumento di contrasto alla pandemia è solo occidentale. E’ un dato che dovrebbe fare riflettere chi dice che fidarsi della scienza è equivale a fidarsi di questi farmaci genici, a meno di non voler considerare gli scienziati di 170 paesi del mondo usurpatori di questo titolo. E dovrebbe far riflettere anche chi dice che la maggioranza degli scienziati è convinta dell’efficacia di questi vaccini, posto che gli scienziati di 170 Stati pesano non poco sulla bilancia e che anche nel nostro piccolo orticello occidentale le voci di scienziati discordi sono molte e autorevoli. Se poi pensiamo che una recente ricerca afferma che, perché questi farmaci genici siano davvero efficaci, è necessario che siano capaci di fermare l’infezione (non lo sono) e che l’intera popolazione mondiale venga vaccinata quasi contemporaneamente, il quadro mi pare completo.

Però tutto questo ha ancora un valore relativo: la strada scelta dalla maggioranza degli Stati e dai loro scienziati potrebbe essere quella sbagliata. In scienza la maggioranza è un criterio insensato e chi si appella ad esso adotta il criterio anti-scientifico per eccellenza: questo è un campo in cui valgono numeri, prove, esperimenti e risultati. Vediamo allora i numeri più importanti, quelli delle conseguenze che il COVID ha avuto in queste nazioni.

Nella tabella che segue sono riportati i dati di alcuni tra i principali Stati del mondo dei vari continenti al 18 agosto 2021, ordinati per tasso di decessi (dal minore al maggiore). Per tenere la statistica pulita non ho inserito la Cina (i dati sono affidabili?) né Stati dell’Oceania (limitatissimo impatto della pandemia) Il pallino indica gli stati con popolazione vaccinata inferiore al 20%, il grassetto indica gli Stati con percentuale di vaccinati superiore al 50%, gli altri stanno tra il 20% e il 50%.

POPOLAZIONE DECESSI TASSO/10.000 ab. VACCINATI DUE DOSI
  • KENYA
50.000.000 4.000 0,80 1,4%
  • THAILANDIA
70.000.000 8.000 1,14 7,5%
  • VENEZUELA
33.000.000 3.800 1,15 3,9%
GIAPPONE 130.000.000 15.000 1,15 37,9%
  • BANGLADESH
170.000.000 24.000 1,41 3,3%
  • INDIA
1.400.000.000 432.000 3,09 8,9%
  • INDONESIA
270.000.000 120.000 4,44 10,5%
ISRAELE 9.000.000 6.800 7,56 59,9%
  • ALBANIA
3.000.000 2.500 8,33 19,9%
GERMANIA 83.000.000 92.000 11,08 57,6%
 

RUSSIA

150.000.000 169.000 11,27 22,6%
 

  • IRAN
85.000.000 99.000 11,65 3,8%
  • UCRAINA
45.000.000 56.000 12,44 6,3%
  • SUDAFRICA
60.000.000 77.000 12,83 7,2%
FRANCIA 66.000.000 113.000 17,12 53,0%
USA 330.000.000 623.000 18,88 51,4%
CILE 19.000.000 36.000 18,95 68,7%
MESSICO 130.000.000 250.000 19,23 23,0%
UK 67.000.000 131.000 19,55 61,1%
ITALIA 60.000.000 125.000 20,83 57,3%
 

BRASILE

210.000.000 571.000 27,19 24,2%

 

Difficile dire che gli Stati che non hanno puntato sui vaccini abbiano risultati peggiori nel contrasto alla pandemia, si direbbe piuttosto il contrario, considerato che sono quasi tutti nella parte alta nella classifica. Gli unici Stati con tassi di vaccinazione medi e alti che troviamo lassù sono Giappone, Germania e Israele, che probabilmente sono anche quelli con un sistema sanitario di eccellenza che deve aver aiutato parecchio. E’ anzi singolare che nazioni come il Venezuela, il Bangladesh, l’Indonesia o l’Albania si trovino in quelle posizioni di classifica pur con sistemi sanitari che si suppone non del tutto adeguati.

Il New York Times in un articolo del 30 luglio scriveva che c’erano alcuni elementi riguardo al COVID che non si riuscivano a spiegare. Il primo che citava era il caso indiano. L’India, diceva l’articolo, ha visto la prima apparizione della variante Delta ma negli ultimi due mesi ha assistito a un tracollo dei contagi, da 400.000 al giorno ai 40.000 attuali, così come dei morti nella stessa proporzione.

L’interrogativo del New York Times va però a questo punto posto in maniera più generale: come mai i dati ci sembrano dire che gli Stati che hanno bassi o quasi nulli livelli di vaccinazione hanno in media avuto un maggior successo nel contrasto alla pandemia dagli Stati che hanno scelto la via della vaccinazione di massa?

Senza pretendere di voler dare una risposta univoca né definitiva, va segnalato che molti di questi paesi hanno sostituito alla politica di vaccinazione di massa un investimento nelle cure, ciò che i paesi occidentali hanno trascurato per puntare tutte le loro fiches sul vaccino.

Gli scienziati indiani hanno ad esempio introdotto da metà aprile nel protocollo di cura l’Ivermectin. I risultati sono stati i seguenti:

India - Ivermectin

 

E’ un grafico che acquista una certa rilevanza se pensiamo che ha alla dei dati estremamente robusti (l’India ha quasi un miliardo e mezzo di abitanti). Si tenga peraltro conto che essendo l’India uno Stato federale, la curva nazionale è sottostimata quanto all’effetto di questo farmaco per il fatto che alcuni stati interni hanno preferito utilizzarne altri  (es. il remdesivir) ricavando risultati buoni ma non paragonabili a quello degli altri stati indiani.

Ecco  il grafico relativo a Delhi, che consente di avere un dato più pulito.

 

Delhi-Ivermectin

 

Ma non solo l’India pare avere avuto questi risultati. Di seguito ad esempio quelli di Messico e Sud-Africa, Perù (suddiviso nelle sue regioni), che danno risultati molto simili:

 

 

Mexico- Ivermectin

 

 

South Africa- Ivemectin

 

Peru-Ivermectin

 

La coerenza tra la discesa della curva dei contagi e dei morti e il periodo di introduzione delle nuove cure è notevole, tanto più se la confrontiamo con  quanto ci dicono le curve epidemia/campagna di vaccinazione dei paesi occidentali, in cui le prima mostrano un andamento non coordinato né con la progressione della campagna vaccinale del singolo Stato né con quelle degli altri Stati a simile  penetrazione della campagna (vedi sotto grafici di Italia, Israele, Cile).

 

 

Italia curva epidemia
Israele curva epidemia
Cile, curva epidemia

Peraltro, volendo approfondire un po’ si scopre che gli Stati del mondo in cui l’Ivermectin è utilizzato sono molti, tanto da coprire quasi 2 miliardi di popolazione del pianeta (vedi mappa).

 

mappa ivermectina

 

Pur se una parte della popolazione di cui alla mappa sopra è in sovrapposizione tra uso del vaccino e uso di Ivermectin (come gli USA), il dato  riguardo alla popolazione è significativo a confronto con quello degli Stati che hanno investito nella vaccinazione di massa (2 miliardi Ivermectin/ 800.000 vaccinazione).

Si conferma che la parte di mondo in cui si insegue il vaccino come soluzione alla pandemia sembra essere di fatto residuale e, tranne limitatissime eccezioni, limitata a quello che viene identificato come Occidente, con l’appendice del Medio Oriente a influenza USA. In questo Occidente, già marginale dal punto di vista delle scelte sanitarie sul COVID, spiccano purtroppo Francia e Italia che del vaccino hanno fatto una religione di convinzioni e politiche assolutiste: o ti vaccini o muori, se non ti vaccini fai morire, ti forziamo a vaccinarti con il Green Pass.

Ma forse nello stesso Occidente qualche dubbio in più sulla strada da intraprendere sta venendo a molti. Recentemente ad esempio sono stati pubblicati i risultati di una ricerca israeliana proprio su Ivermectin, ricerca effettuata in doppio cieco ma non ancora peer-reviewed, di cui dà conto qualche giorno fa il Jerusalem Post.

https://www.jpost.com/health-science/israeli-scientist-says-covid-19-could-be-treated-for-under-1day-675612

Nel sito che vi incollo sono riportati altri studi effettuati sullo stesso farmaco.

https://covid19criticalcare.com/it/ivermectina-in-covid-19/

L’’Ivermectina è peraltro uno dei farmaci utilizzati, insieme ad antibiotici, anticoagulanti, idrossiclorochina, ormoni e integratori, dai medici della rete internazionale Ippocrate, che afferma di aver curato senza neanche un decesso 60.000 persone prese in carico precocemente. C’è chi obietta che queste sono autodichiarazioni e pertanto non valgono dal punto di vista scientifico. E’ vero solo in parte: ci sono a corredo le testimonianze di chi è guarito e dei medici stessi, oltre alle dichiarazioni contenute nelle cartelle cliniche. Ricordo in proposito che in Italia esistono i reati di falso ideologico, con pena specifica per chi esercita professioni sanitarie, e di abuso della credulità popolare. Un medico che dichiarasse il falso va incontro a processo penale e a condanna pesante, e andrebbe anzi immediatamente denunciato, a tutela di tutti.

Per fortuna per avere queste informazioni possiamo affidarci con tranquillità alla stampa italiana, che ci racconta di questo dibattito scientifico con il solito tono sobrio e un approccio equilibrato e imparziale:

 

Stampa- Ivermectina

Vermi e no-vax, mica male come immagine per l’inconscio, no? Come ridurre un confronto scientifico di alto livello al tifo da stadio con annessi insulti ai tifosi della squadra ospite. Il bar, insomma, piuttosto che lo spazio di un grande giornale italiano.

Ma non vorrei che questo articolo si trasformasse in un elogio dell’Ivermectin, non essendo io un medico mi astengo da ogni giudizio clinico e in ogni caso non è questo il punto. Segnalo anzi che l’Ivermectin non è l’unico farmaco che sembra essere stato utilizzato con successo contro il COVID nel mondo. Per stare molto vicini si può citare Il prof. Remuzzi di Bergamo, il quale dopo aver pubblicato con altri autori un articolo in tema su Lancet, da tempo cura i malati con antinfiammatori e cortisone. O ancora il comitato Terapie Domiciliari COVID 19, grazie al quale è stato approvato l’odg del Senato che impegna il governo a adeguare il suo protocollo sul COVID. O ancora la regione Piemonte che ha inserito da tempi nei suoi protocolli l’utilizzo dell’idrossiclorochina, anche se risulta che pochi ospedali l’abbiano utilizzata, forse incoraggiati dal solito tweet di classe di Burioni che in quei giorni reagiva così: “Se qualche “medico” ve la prescrive buttatela nel cesso e cambiate medico velocemente.” Per non parlare del plasma iperimmune/anticorpi monoclonali, che è passata da essere considerato stregoneria quando era utilizzato da De Donno (Burioni, ancora lui) a farmaco inserito qualche giorno fa dall’AIFA nei protocolli e consigliato per i casi COVID lievi e moderati. Peccato che nel frattempo il metodo De Donno sia stato brevettato e ridotto a farmaco sintetico da alcune case farmaceutiche, ma meglio così che nulla.

Ripeto, non entro nel dibattito squisitamente clinico, che non mi compete. Credo però che guardare i numeri sia importante ed evidenziare i fenomeni che i numeri sollevano ancora di più. So bene che i farmaci vanno testati per evitare pericoli eccessivi in termini di effetti avversi. Ma siamo proprio sicuri di avere usato lo stesso criterio di prudenza per questi farmaci genici che chiamiamo vaccini, di cui a quanto pare si sono innamorati di un amore folle e oltre ogni richiamo alla ragionevolezza solo gli occidentali (alcuni scienziati, non tutti per carità)?  L’obiezione è: beh, con i vaccini avevamo fretta perché era una situazione di emergenza. Perché, per approvare delle cure, che tra l’altro impatterebbero solo sui malati e non sull’intera popolazione sana, non c’era la stessa urgenza? Erano forse rivolte a malattie diverse da quella che si vogliono combattere con i vaccini? Ma al di là di questa singolare diversità di metodo sul controllo della sicurezza, siamo sicuri di avere dedicato una quota di energie e risorse almeno paragonabili a quelle impiegate per il lancio dei vaccini anche per l’esame di eventuali cure, come pare abbia fatto la grande maggioranza dei paesi del mondo con ottimi risultati?

Io credo di no. Ma indipendentemente dalla mia risposta personale, che resta un’opinione, chiunque guardi i dati in maniera onesta delle domande non può che farsele. E mi chiedo se alcune domande se le stiano facendo anche i comitati scientifici dei paesi occidentali e gli enti regolatori internazionali, che tuttavia, al di là  del loro settore di competenza, sappiamo purtroppo spesso muoversi su logiche più geopolitiche che strettamente tecniche.

Le risposte a queste domande dovrebbero dar conto almeno dei seguenti interrogativi:

– come mai solo negli Stati occidentali (meno di 30 su 200 al mondo) si è agito sul presupposto che il vaccino sia l’unica soluzione alla pandemia?

-per quali motivi e su quali basi la grande maggioranza dei comitati scientifici nazionali ha preferito percorrere altre vie?

-come mai le curve epidemiche dei paesi maggiormente vaccinati mostrano una sostanziale insensibilità all’andamento della campagna di vaccinazione mentre quelle di paesi che hanno investito sulle cure (es. Ivermectin) mostrano una totale corrispondenza tra calo di contagi e morti e l’utilizzo del farmaco?

-come mai gli Stati che hanno privilegiato la scelta delle cure invece che del vaccino hanno avuto risultati nettamente migliori dei paesi occidentali nel contrasto alla pandemia, nonostante si tratti quasi sempre di nazioni con sistemi sanitari decisamente più arretrati?

Credo che ci sia materia per una seria riflessione. Condizione essenziale perché questa risulti utile sarà però quel minimo di umiltà necessaria per non cedere alla tentazione in cui spesso cade l’uomo occidentale, quella di identificare i paesi europei e gli USA come la totalità del mondo e la scienza e la cultura di questi come l’unica che abbia diritto di cittadinanza. Residuo di una mentalità colonialista che dovremmo lasciarci definitivamente alle spalle ma che invece ci abita ancora, più di quanto ne siamo consapevoli.

In ogni caso, in questa prospettiva globale, l’adorazione religiosa del vaccino nel nostro paese, che ha portato con il Green Pass alla limitazione di libertà costituzionali  e alle frasi scomposte e menzognere del nostro presidente del consiglio, assume sembianze abbastanza ridicole. E forse sui libri di storia sarà ricordata così, un po’ come l’insensata ostinazione dei generali italiani nel primo conflitto mondiale, che, sordi a ogni evidenza, mandavano a morire i soldati in assalti inutili per qualche metro di terra e migliaia di morti in più. Cambiando strategia solo dopo Caporetto.

Quali morti? Chi stiamo mandando a morire? Guardate i dati pubblicati sugli effetti avversi dei vaccini e la risposta verrà.

Ma i fatti, ricordiamocelo, sono testardi. E ora come allora, se non li vedi, prima o poi ci vai a sbattere.

Cina: stretta sui miliardari, cosa vuole il presidente Xi Jinping

19 Agosto 2021, di Massimiliano Volpe

Che i rapporti tra i nuovi miliardari cinesi e il presidente cinese Xi Jinping fossero piuttosto tesi si era capito da tempo ma ora è arrivata la conferma: siamo alla vigilia di una nuova stagione nel percorso di sviluppo della Cina.

Durante una riunione della Commissione centrale per gli affari finanziari ed economici del Partito comunista Xi ha illustrato come sarà il futuro dell’economia di mercato socialista con caratteristiche cinesi.

Xi Jinping ha evidenziato l’urgenza di regolamentare i redditi eccessivamente alti e incoraggiare i gruppi e le imprese ad alto reddito a restituire di più alla società. Un discorso che quindi sembra anticipare una tassazione maggiore per i redditi e patrimoni più elevati, insomma una vera e propria patrimoniale.

Dallo scorso mese di novembre i miliardari cinesi sono nel mirino del governo. Prima ha cancellato la prevista quotazione di Ant, il colosso fintech di Jack Ma che aveva criticato le autorità finanziarie del paese. Poi la società Didi Chuxing è finita sotto indagine dai funzionari del governo centrale ed è stata multata per non aver ascoltato i loro avvertimenti di rinviare la sua Ipo da 4,4 miliardi di dollari al Nasdaq.

Cina, quanti sono i miliardari nel paese

Quando si parla di Cina non si può dimenticare l’enorme ricchezza prodotta nel paese nel corso degli ultimi 20 anni.
Basti pensare che nell’ultima classifica dei 100 uomini più ricchi al mondo redatta dalla società di ricerche Hurun Report 38 sono cinesi. Secondo Hurun in Cina ci sono 1.058 miliardari (in dollari Usa), il 52% in più di quelli negli Stati Uniti, e questo consente di dichiarare Pechino la capitale mondiale dei miliardari visto che 145 di loro hanno la residenza nella principale città cinese.
Una nuova classe di potenti di cui si sa poco o nulla ma che in un prossimo futuro è destinata a prendere in mano le redini del mondo quando i loro prodotti invaderanno anche i mercati occidentali, rendendoli prevedibilmente ancora più ricchi.
Si tratta per la maggior parte di persone che hanno costruito la loro fortuna dal nulla e ora hanno ruoli importanti anche all’interno del Partito comunista cinese. Oltre ai guru della tecnologia ci sono anche capi azienda del settore alimentare, chimico e manifatturiero.

La crescita del numero di miliardari in Cina è dovuta anche al successo delle Ipo cinesi a Wall Street. Secondo un rapporto di Renaissance Capital,  nel 2020 le 30 IPO di società con sede in Cina e Hong Kong sbarcate sul mercato azionario americano hanno raccolto capitali pari 11,7 miliardi di dollari. Una cifra così alta non si vedeva dal 2014, anno in cui le IPO cinesi a Wall Street erano state sedici (tra queste Alibaba) e la cui raccolta si era attestata a $ 25,7 miliardi.

FONTE: https://www.wallstreetitalia.com/cina-stretta-sui-miliardari-cosa-vuole-il-presidente-xi-jinping/

 

 

 

Biden finirà il suo mandato, o ci troveremo Kamala Harris?

Agosto 22, 2021 posted by Leoniero Dertona

Riuscirà Biden a chiudere il suo mandato o ci troveremo Kamala Harris come presidente? Non che sia un grosso passo avanti: la Harris è stata uno dei candidati presidenti meno amati nella recente corsa presidenziale, ritirandosi quando i sondaggi l’hanno data al di sotto del 10%, e altri sondaggi mostrano come non sarebbe un presidente amato. Però la debacle di Biden è stata troppo evidente, troppo cocente, con dubbi troppo profondi sulla sua capacità di svolgere, anche a un livello minimo il proprio mandato, perché l’eventualità di un suo impeachement non venga a galla.

Primo punto: perché Trump ha perso le elezioni, al di là dei supposti brogli, lui che fino al Covid-19, non vedeva rivali? Perchè ha mentito agli americani, promettendo una rapida fine dell’epidemia che non c’è stata e non poteva esserci. Ha mentito sapendo, probabilmente, di mentire e gli americani, comunque non glielo hanno permesso. Tutto il resto è stato soprattutto folklore americano.

Ora Biden, ha mentito sapendo di mentire sull’Afganistan. Sapeva che il ritiro sarebbe stato un disastro, ma ha detto a luglio l’esatto contrario ed ha continuato a dirlo. Due giorni fa ha affermato che “Non ci sono notizie di difficoltà a raggiungere l’aeroporto di Kabul”; quando era noto che i talebani avevano posto dei blocchi esterni e che una folla assediava la struttura, e per essere smentito dal Dipartimento di Stato dopo 12 ore.

Ora anche il mainstrean sta iniziando ad attaccare Biden, a vedere come lui non sia in grado di governare. Ci sono state critiche, moderate e sporadiche, perfino dalla CNN, che è un po’ come se la Pravda sovietica avesse criticato il PCUS, ma ora anche l ABC, filo democratica, inizia a farsi qualche domanda, come potete vedere nel successivo video.

non è solo questo, c’è ben altro. Solo il 39% degli americani ritiene che sia veramente lui a esercitare il potere, secondo un recente sondaggio Rasmussen. Inoltre gli scommettitori iniziano a mostrare che la gente inizia a credere che le sue dimissioni siano sempre più probabili. Predictit ad esempio afferma che se basta scommettere 26 centesimi per vincere un dollaro sulle sue dimissioni:

Il che corrisponde con quanto scommesso sul sito online di Gambling.com, nel quale solo il 63% degli scommettitori pensa che  Biden finirà il proprio mandato.  Secondo il documentarista del Ami Horowitz è chiaro che gli americani stiano schierandosi contro Biden.

Biden recentemente è sembrato sempre più refrattario ai contatti con la stampa e mai in grado di accettare domande che non fossero preconfezionate, altro segnale della sua  incapacità di far fronte al più banale dei contrattempi. Intanto gli americani sono preoccupati anche dal punto di vista economico, per l’inflazione che appare crescente, e per una politica interna confusa e contraddittoria. Senza parlare dei problemi di Hunter Biden e dei suoi video con prostitute.

Forse la maggior arma nelle mani di Biden è il fatto che, dopo di lui, arriverebbe la Harris. Come disse Carlo II d’Inghilterra a suo fratello e successore, Giacomo II, quando questi lo mise in guardia dagli attentati: “Non  saranno molti a volermi sul trono, ma di sicuro nessuno ci vuole te

FONTE: https://scenarieconomici.it/biden-finira-il-suo-mandato-o-ci-troveremo-kamala-harris/

 

 

 

Foto di donne afghane disinibite cercansi. Periodo 2001 – 2021

Lo avete notato anche voi? Da quando le milizie talebane (per lo più foraggiate dal Pakistan) hanno sconfitto l’esercito filoamericano e ripreso il controllo dell’Afghanistan, i social ed i media online continuano a proporci foto sbiadite di donne afgane in gonna e sorridenti. Ciò che lasciano intendere è che le donne in Afghanistan prima dell’arrivo dei talebani vivessero libere e disinibite, in minigonna e con i libri in mano.

Nientepopodimenoche!

Allora uno quando vede solo foto vecchiotte e in bianco e nero che fa? Approfondisce, e poi scopre ciò che sapeva anche prima, e cioè che le donne afghane hanno avuto un periodo di liberalizzazione in alcuni periodi della storia dell’area, ma molto ristretti nel tempo e risalenti soprattutto alla dominazione sovietica.

A quanto pare l’immagine più famosa che circola in rete e che ritrae tre donne in gonna corta verrebbe addirittura dall’Iran e non dall’Afghanistan.

Capisco l’attitudine mediatica a mentire, ma l’Iran è un paese, mente l’Afghanistan un altro. Ad ogni buon conto è senz’altro vero che – sulla carta – le donne afghane ottennero la parità con gli uomini dopo la cacciata dei talebani e la Costituzione del 2004, però questa insistenza a veicolare immagini di donne afghane ‘libere e belle’ mi ha insospettito non poco ed ho provato a cecare in rete.

A tal proposito approfitto anche per chiedere scusa a tutti gli Umberto Eco che guidano la nazione italiana per non avere avuto il tempo di andare a Kabul negli ultimi 20 anni e dunque si, anch’io faccio parte della pletora di imbecilli che si informa in Rete e non sui famosissimi libri di storia afghana scritti a Washington…

Tornando a noi, cari amici, cosa emerge sulla condizione della donna in Afghanistan durante il periodo eccitante dell’Enduring Freedom che va dal 2001 all’inizio del 2021? Al netto dell’eliminazione del burqa, pare che i militari governativi, e quindi eterodiretti dagli americani e dal resto della coalizione, si divertissero a violentare adolescenti e bambini. Spesso maschi, quindi ai margini del dibattito sui diritti delle donne, ma a me non è parsa comunque una cosa carina. Sono maschilista?

Nel corso del 2015, su fatti avvenuti a partire dal 2010, sui tabloid  emerse la notizia che il maggiore americano Jason Brezler era stato espulso dall’esercito per aver avvertito i colleghi marines che il comandante della polizia afghana abusava sessualmente di ragazzini.

Circa due settimane dopo che il maggiore Brezler ha inviato la nota via email, uno dei ragazzi più grandi che era stato abusato dal capo della polizia Sarwar Jan, ha afferrato un fucile e ha ucciso tre marines.

Secondo quanto riportato dal Times, il maggiore Brezler e un altro marine avevano convinto le autorità afghane ad arrestare il comandante per corruzione e sostegno ai talebani e rapimento di minorenni.

Tuttavia, due anni dopo, Sarwar Jan è tornato con un’altra unità, lavorando presso la Forward Operating Base (FOB) degli Stati Uniti di Delhi, nella provincia di Helmand, nel sud dell’Afghanistan.

Il maggiore Brezler – venuto a conoscenza della nuova posizione di prestigio del comandante della polizia afghana – ha allora inviato un’e-mail agli ufficiali della marina al FOB Delhi, avvertendoli di Jan e allegando un dossier su di lui.

«Il 10 agosto 2012, uno dei ragazzi abusati, un diciassettenne, ha ucciso tre marines: Lance Cpl. Gregory Buckley, 21 anni; Il sergente maggiore Scott Dickinson, 29 anni; e Cpl. Richard Rivera Jr., 20. Anche se ha subito cinque ferite da arma da fuoco, un quarto marine è sopravvissuto per miracolo».

Ma chi è sto maggiore Brezler che ha avuto l’ardire di denunciare il tutto? Un veterano dell’Iraq e dell’Afghanistan che prestava servizio in distacco nella Riserva dei Marines mentre era dipendente dei vigili del fuoco di New York: è l’unico membro del servizio americano che è stato punito nelle indagini seguite agli omicidi.

“In una delle udienze del maggiore Brezler, gli avvocati dei Marines hanno avvertito che le informazioni sulla propensione del comandante della polizia afgana ad abusare dei ragazzi erano “riservate”, ha rivelato il NYT, osservando che il Corpo dei Marines aveva avviato un procedimento per rimuovere Brezler.

Un alto funzionario del Dipartimento della Marina a seguito delle sue rivelazioni ha deciso di confermare il congedo disonorevole del maggiore Brezler per la sua gestione di “informazioni riservate”.

Traduco?

L’esercito afghano durante la simpatica e osannata enduring freedom abusava di adolescenti e quando un marine si è permesso di far notare la cosa, lo hanno subito licenziato.

Secondo il times, alle truppe statunitensi in Afghanistan era stato detto di ignorare lo stupro di minori da parte dei loro alleati afghani.

“Di notte possiamo sentirli urlare, ma non ci è permesso fare nulla al riguardo”. Questo quanto riferito ad esempio da Gregory Buckley senior, il padre di uno dei militari uccisi pe vendetta e divenuto un caso celebre in tutti gli Stati Uniti, ricordando quanto riferitogli dal figlio prima di essere ammazzato nel 2012.

“Mio figlio mi ha riferito che i suoi ufficiali gli avevano detto di guardare dall’altra parte perché è la loro cultura”

L’abuso sessuale di ragazzi afghani da parte di uomini al potere, noto come Bacha Bazi (“gioco da ragazzi”), è un’usanza secolare in Afghanistan che poco o nulla ha a che fare con i talebani.

Detto in modo più chiaro, i talebani si comportano esattamente come i loro predecessori in Afghanistan e sarebbe ora di piantarla di pensare ai diritti umani e civili come a qualcosa di definitivo e scolpito nella pietra. Ogni popolo ha la sua visione di cosa siano i diritti e, ad essere perfidi, si potrebbe persino dire che la maggior parte degli abitanti del pianeta ha un’idea sui diritti molto diversa dalla nostra. Non so se le foto delle donne in minigonna degli anni ’70 aiutino qualcuno a sentirsi migliore. Io cerco quelle dal 2001 al 2021, anni di dominazione americana, e non trovo nulla, se non articoli di abusi su minorenni.

FONTE: http://micidial.it/2021/08/foto-di-donne-afghane-disinibite-cercansi-periodo-2001-2021/

 

 

POLITICA

Cori, lanci di uova e cartelli: Speranza assalito dai manifestanti

Prima all’inaugurazione della farmacia, poi alla festa dell’Unità. Così il ministro Speranza è arrivato a Pesaro, ma ad accoglierlo c’era un gruppo di contestatori

Cori, lanci di uova e cartelli: Speranza assalito dai manifestanti

In città per partecipare alla festa dell’Unità, Roberto Speranza a Pesaro è stato chiamato anche a inaugurare una farmacia, anzi, la riapertura dopo il restyling. Un impegno inconsueto per un ministro della Salute, che normalmente si suppone abbia di meglio da fare che tagliare i nastri tricolore delle attività commerciali locali. Ma tant’è, Speranza è arrivato a via Giolitti nel pomeriggio di ieri, 23 agosto, non prima che la zona fosse presidiata da decine di uomini delle forze dell’ordine che hanno provveduto a chiudere la strada per evitare disordini. Come riferisce Il resto del Carlino, a Pesaro sono arrivati contestatori anche da fuori regione. Da giorni circolavano voci di una manifestazione contro il ministro della Salute proprio durante l’evento, che effettivamente si è svolta con un manipolo di contestatori tenuti lontani diverse centinaia di metri dal luogo dell’inaugurazione.

Non c’erano così tanti poliziotti nemmeno per Mattarella“, si sente dire da una voce fuori campo intenta a riprendere i momenti prima dell’arrivo del ministro, mentre i manifestanti erano impegnati a scandire slogan contro Speranza. “Vogliamo le cure“, “Vergognati“, gridavano le persone a un angolo di strada ben distanti dalla farmacia comunale. Tra le loro mani dei cartelli inneggianti le cure domiciliari. In alcuni video si vedono dei manifestanti tentare di eludere (invano) il cordone di polizia, con le forze dell’ordine che riescono a bloccarli senza problemi.

All’arrivo del ministro il tono di voce dei contestatori si è fatto molto più alto e qualcuno ha trovato il modo di avvicinarsi alla farmacia attraverso un passaggio non presidiato, dal quale è riuscito a lanciare alcune uova all’indirizzo di Roberto Speranza. Ovviamente, sia per la distanza considerevole che per il pronto intervento delle forze dell’ordine che hanno provveduto a sequestrare le uova, nessun lancio ha raggiunto il ministro. La pioggia, che si è abbattuta sulla città nel pomeriggio con forti raffiche di vento, ha in parte disperso i manifestanti ma qualcuno ha resistito continuando a scandire slogan anche durante la permanenza del ministro, che poi è uscito dal retro.

Durante l’inaugurazione, Roberto Speranza ha sottolineato l’importanza delle farmacie sul territorio, da immaginare sempre più “come presidio, punto di contatto tra il cittadino e il servizio sanitario nazionale: questa è l’idea della farmacia dei servizi“. Il tutto mentre per la strada le persone contestavano il suo operato, promettendo che non lo avrebbero fatto rieleggere alle elezioni politiche del 2023.

Tanti i commenti negativi contro il ministro anche sui social. “Non poteva venire per argomenti ben più seri, abbiamo il pronto soccorso senza medici, ogni volta 5,6,7,8 ore d attesa… Vergognati Speranza, la Farmacia non ha bisogno di te“, ha scritto un utente denunciando una carenza importante nell’ospedale cittadino.

FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/cronache/slogan-e-lancio-uova-contro-speranza-pesaro-inaugurare-1970801.html

 

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Scoperta una insolita particolarità del cervello umano

Il cervello umano - Sputnik Italia, 1920, 23.08.2021
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Visualizzare nella mente immagini del passato o viaggiare con la mente ci sembrano azioni del tutto naturali, ma non tutti ne sono capaci. Alcune persone, infatti, non riescono a fissare visivamente i propri ricordi. Questi soggetti sono affetti dalla cosiddetta “afantasia”.

Il caso del “Signor X”

Alla fine del XIX secolo l’enciclopedista britannico Francis Galton cominciò a riflettere su come misurare l’intelligenza. Una delle sue opere riguardò proprio la visualizzazione dei pensieri. Galton spedì dei questionari ai suoi colleghi e chiese loro, prima che rispondessero, di ricordare come fossero seduti al tavolo durante la colazione di quella mattina.
Molti non se lo ricordavano. Allora Galton decise di effettuare un sondaggio su 100 soggetti di ambo i sessi che effettuavano lavori intellettuali. Ricevette diverse risposte di questo tipo: “Ricordo di aver fatto la colazione al tavolo, ma non riesco a visualizzarla”. Lo stesso Galton non eccelleva nel fissare visivamente i ricordi, mentre suo cugino Charles Darwin ricordava tutto con dovizia di particolari.

Charles Robert Darwin - Sputnik Italia, 1920, 28.11.2020

La vita da un piccolo stagno: nuovi studi confermano la teoria di Darwin
Nel 1880 Galton pubblicò un articolo con i risultati del sondaggio. Ben presto lo psichiatra francese Jean-Martin Charcot descrisse il caso del “Signor X” il quale improvvisamente cominciò a non visualizzare più i propri pensieri. Charcot considerò questa casistica come una forma di patologia mentale.
Nel XX secolo si cominciò a parlare di “visualizzazione deficitaria” e di “amnesia visiva”.
Nel 1984 la neurobiologa americana Martha Farah raccolse 37 casi di deficit della memoria visiva causati da un danneggiamento cerebrale. Questi casi rientravano perfettamente nell’ipotesi del “visual buffer” entro il quale il cervello colloca le immagini dei ricordi.
Una distorsione della vista mentale è spesso accompagnata dalla perdita della capacità di riconoscere i volti. Tuttavia, è anche vero che alcuni pazienti non vedenti riuscivano a portare a termine con successo dei test prettamente visivi: rispondevano correttamente domande sulla forma delle lettere, sui colori degli oggetti e sulla posizione delle lancette dell’orologi. Questo consentì agli scienziati di capire in che modo il cervello elabora e crea le informazioni visive.
Riscoperta dell’afantasia
Nel 2005 il neurologo britannico Adam Zeman dell’Univesità di Birmingham ha osservato un paziente che dopo un piccolo intervento al cuore aveva perso la facoltà di visualizzare immagini. Ex geodeta in pensione, MX aveva una buona vista ma, pensando a persone od oggetti, non riusciva a visualizzarli. Tuttavia, rispondeva correttamente a domande sul colore degli occhi, risolvere a mente problemi sulla rotazione di figure senza però visualizzarle. Tramite una risonanza magnetica funzionale emerse che, quando MX guardava delle persone, le aree cerebrali preposte alla vista entravano in funzione. Se invece MX cercava di ricordare qualcuno, tali aree rimanevano inattive.
Alcuni anni dopo il giornalista Carl Zimmer scrisse un articolo su Discover dedicato al caso di MX il quale suscitò un grande interesse nei lettori i quali riferirono di casi analoghi.
Zimmer inviò una lettera a Zeman e nel 2015 Zeman avviò uno studio descrittivo su 21 casi di ciò che poi definì afantasia. Sulla scala che misura la chiarezza della raffigurazione visiva i soggetti affetti da afantasia hanno in media un punteggio di 16 su 80, mentre i valori normali si attestano intorno a 58.
Di afantasia hanno parlato molti media. Zeman fu sommerso da lettere provenienti da tutto il mondo. Lo scienziato si mise al lavoro coinvolgendo nello studio molti pazienti. In particolare, quelli che ricordano e descrivono correttamente quanto visto senza riuscire a visualizzarlo. Ad esempio, coloro che alla domanda se sia più rossa una mela o un’albicocca rispondono correttamente la mela, ma non riescono a visualizzarla.
Da allora Zeman e i suoi colleghi hanno studiato 12.000 casi di afantasia. Uno dei volontari della prima ondata ha creato la società Aphantasia Network.
Hanno riconosciuto di avere questa particolarità della percezione mentale anche personalità note come il genetista Craig Venter e il co-fondatore di Mozilla Firefox Blake Ross.
Secondo le stime, i soggetti con afantasia sarebbero tra l’1 e il 3% della popolazione. Alcuni lo sarebbero sin dalla nascita. Vi sono anche soggetti che presentano la condizione opposta, ossia la iperfantasia: il soggetto denota una visualizzazione interna eccessiva di pensieri e ricordi con valori sulla scala della visibilità di 80 su 80.
Una vita senza vista interna
Sin dai tempi di Galton si credeva che l’afantasia fosse propria di soggetti dotati di una sviluppata capacità di effettuare ragionamenti astratti, mentre l’iperfantasia dei talenti artistici. Tuttavia, i più nuovi studi in materia non confermano tale credenza. Infatti, si sono rivolti a Zeman artisti con disturbi della vista interna che, mentre dipingevano, erano costretti a tenere davanti agli occhi l’oggetto da raffigurare.

Un modello del cervello umano - Sputnik Italia, 1920, 23.09.2019

Perché i pensieri nascono nel cervello? Potremmo vivere senza?
Tra i soggetti con afantasia troviamo poi scrittori e artichetti che hanno sviluppato metodologie peculiari per far fronte a questa condizione.
Di norma, questi soggetti non visualizzano i sogni, ma li sentono o percepiscono altrimenti.
Circa un terzo dei soggetti intervistati ha segnalato difficoltà nel ricordare persone e dettagli del passato. Talvolta l’afantasia è legata a disturbi dello spettro autistico, mentre l’iperfantasia si collega maggiormente alla sinestesia (visualizzazione dei colori di lettere, numeri e altri simboli astratti). Tuttavia, non vi sono dati a sufficienza per trarre conclusioni assolute.
Gli scienziati ottengono informazioni oggettive sul funzionamento cerebrale dei soggetti con afantasia tramite la risonanza magnetica funzionale e diversi altri esperimenti. Ad esempio, Joel Pearson dell’Università del Nuovo Galles del Sud ha chiesto a dei volontari di visualizzare mentalmente un triangolo bianco e poi monitorava l’attività delle pupille dei volontari. Nei soggetti comuni si contraevano, nei soggetti con afantasia rimanevano immobili. Pearson misurava anche l’elettroconducibilità cutanea, mentre leggeva racconti horror. Nuovamente il gruppo di controllo presentava valori maggiori rispetto al gruppo affetto da afantasia.
In esito a questi esperimenti è stata avanzata l’ipotesi per cui la psiche dei soggetti con afantasia sarebbe più solida. E c’è una logica a supporto di tale ipotesi, ma quest’ultima non è stata dimostrata.
Ad ogni modo l’afantasia non è una patologia, ma soltanto una peculiarità dello sviluppo cerebrale.
FONTE: https://it.sputniknews.com/20210823/scoperta-una-insolita-particolarita-del-cervello-umano-12625991.html

 

 

 

Killer asiatici conquistano gli USA: ecco perché i calabroni giganti sono così pericolosi

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Mentre tutto il mondo sta combattendo contro la pandemia di coronavirus, gli apicoltori staunitensi si stanno preparando per un’altra importante battaglia, quella contro i calabroni assassini giganti del sud-est asiatico, che sono stati avvistati negli USA.
Il Dipartimento dell'Agricoltura dello Stato di Washington (WSDA) ha segnalato il ritrovamento di un calabrone gigante asiatico vivo nella città di Blaine, situata nello Stato di Washington nella contea di Whatcom. La notizia è stata riportata sul sito web del WSDA. - Sputnik Italia
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Il Dipartimento dell’Agricoltura dello Stato di Washington (WSDA) ha segnalato il ritrovamento di un calabrone gigante asiatico vivo nella città di Blaine, situata nello Stato di Washington nella contea di Whatcom. La notizia è stata riportata sul sito web del WSDA.

Il messaggio è arrivato da un residente della regione l'11 agosto: l'uomo ha inviato una foto di un calabrone gigante simile a una specie asiatica (Vespa mandarinia) considerata uno dei più pericolosi insetti del mondo. - Sputnik Italia
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Il messaggio è arrivato da un residente della regione l’11 agosto: l’uomo ha inviato una foto di un calabrone gigante simile a una specie asiatica (Vespa mandarinia) considerata uno dei più pericolosi insetti del mondo.

La scoperta dei calabroni giganti è una minaccia molto seria: la puntura di questi “killer asiatici” è pericolosa per gli esseri umani (in alcuni casi anche mortale), ma il problema più grande sta nella capacità di questi insetti di sterminare un’intera colonia di api in poche ore.

Ai residenti dello stato di Washington che hano i terreni con i nidi delle vespe cartonaie è stato chiesto di segnalare la presenza dei calabroni giganti e, se possibile, di chiarire la direzione dei loro spostamenti.
Nella pubblicazione del WSDA è stato riportato che a Blaine verranno installate trappole speciali per catturare un calabrone gigante vivo. Questo è necessario per etichettare l’insetto e identificare la sua strada verso il nido.
Le trappole saranno posizionate anche nella provincia canadese della Columbia Britannica, siccome il calabrone gigante è stato avvistato a circa un chilometro dal confine tra Stati Uniti e Canada.
La Vespa mandarinia è il calabrone più grande del mondo. La lunghezza dei singoli esemplari supera i cinque centimetri e l'apertura alare è di circa 7,5 centimetri. Questi insetti producono un veleno altamente tossico, quindi una puntura di calabrone può essere mortale per l'uomo. - Sputnik Italia
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La Vespa mandarinia è il calabrone più grande del mondo. La lunghezza dei singoli esemplari supera i cinque centimetri e l’apertura alare è di circa 7,5 centimetri. Questi insetti producono un veleno altamente tossico, quindi una puntura di calabrone può essere mortale per l’uomo.

I calabroni giganti possono essere attratti da dolci, colori vivi, odori di sudore e alcol. Fuggire dai calabroni giganti è praticamente impossibile: questi insetti sono capaci a raggiungere la velocità fino a 40 chilometri all’ora e coprono fino a 80 chilometri al giorno.

Nelle campagne del Giappone, dove questi insetti sono una minaccia costante, si consiglia alla presenza dei calabroni di di buttarsi a terra, coprirsi la testa con le mani e non muoversi. I movimenti veloci possono irritare gli insetti.

In Giappone da 30 a 50 persone ogni anno vengono uccise dai calabroni giganti. Una sitauzione analoga si registra nelle province cinesi.

FONTE: https://it.sputniknews.com/20210822/killer-asiatici-conquistano-gli-usa-ecco-perche-i-calabroni-giganti-sono-cosi-pericolosi–12608058.html

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