RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 22 LUGLIO 2019

Shining e l'Apollo 11
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RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

22 LUGLIO 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

La lampada arriva

agli alberi del giardino …

Cicale notturne.

(MASAOKA SHIKI, Giappone 1867)

In: Il grande libro degli haiku, Castelvecchi,2010, pag. 268

 

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Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

Tutti i numeri dell’anno 2018 e 2019 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com 

 

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SOMMARIO

 

Le Nazioni Unite lanciano una guerra senza quartiere contro la libertà di espressione 1

Kubrick, Shining e l’Apollo 11. 1

BIBBIANO, L’ASSISTENTE SOCIALE DISSE AL PD: “CI OCCUPIAMO DI 900 BAMBINI” 1

BIBBIANO, MAGISTRATO CHE INDAGAVA ‘RIMOSSO’: GOVERNO VARA “SQUADRA SPECIALE”  1  

Il modello Val d’Enza tra famiglia patriarcale e riciclo delle emozioni  

Come ci scipparnono l’invenzione del cinema

Petrella scrive sull’auto: radiato perché curo e non vaccino 1

Marò, ora l’India ammette: “I proiettili non erano loro”. E spunta la truffa dei testimoni fotocopia 1

Iran, quelle guerre segrete dietro il sequestro della petroliera 1 

L’Italia, patria della filosofia europea

Camilleri e Ceronetti 1

Camilleri, grande affabulatore, ma di Sciascia non aveva capito ….. 1

Torna in Italia ‘Il Vaso di Fiori’, restituito agli Uffizi 1  

Aldo Moro: l’intervista di Paolo Cucchiarelli a Giovanni Fasanella

AFFAIRE MORO E IL NODO MARKEVITCH/CAETANI 1

SBARCO ISLAMICO: 55 CLANDESTINI PAKISTANI OCCUPANO PICCOLA ISOLA ITALIANA DISABITATA. 1

CARITAS IN CRISI VA IN NIGER A CERCARE CLIENTI DA PORTARSI IN ITALIA. 1

Crollo consumi, chiusi 14 negozi ogni giorno. 1

Buoni fruttiferi postali, pioggia di rimborsi per molti risparmiatori 1

DOCUMENTI FALCONE E BORSELLINO PROCESSO TRATTATIVA PER COPRIRE LA VERITA’ 1

Lavoro, la crescita dimentica i salari. Ecco chi paga i lunghi anni della crisi 1

L’UNICO MURO IN ITALIA È IN VATICANO: UNA CITTÀ SENZA IMMIGRATI 1   

Droga, omicidi e pedofilia: in manette finanziatori LGBT di Clinto e Obama  

Da Niram Ferretti, Furori dementi e ardenti 

Il grande equivoco, da Aurelio Mostaccioli 

Alchimisti della putrefazione

Il lato oscuro di FaceApp e DeepFake .. 1 

Moro: la scheda, chie era Igor Markevitch

 

 

IN EVIDENZA

Le Nazioni Unite lanciano una guerra senza quartiere contro la libertà di espressione

di Judith Bergman
22 luglio 2019

Pezzo in lingua originale inglese: UN Launches All-out War on Free Speech

Traduzioni di Angelita La Spada

  • In altre parole, dobbiamo dimenticare tutto ciò che riguarda il libero scambio delle idee: l’ONU ritiene che i suoi “valori” siano minacciati e che chiunque critichi tali valori deve essere zittito.
  • Naturalmente, le Nazioni Unite assicurano a tutti che “combattere i discorsi di incitamento all’odio non significa limitare o vietare la libertà di espressione. Significa impedire che l’incitamento all’odio degeneri in qualcosa di più pericoloso, in particolare, in incitamento alla discriminazione, all’ostilità e alla violenza, che è proibito dal diritto internazionale”.
  • Se non fosse che le Nazioni Unite cercano definitivamente di proibire la libertà di espressione, specialmente quella che sfida i programmi dell’organizzazione internazionale. Ciò è ben palese nel caso del Global Compact delle Nazioni Unite per l’immigrazione, in cui viene esplicitamente dichiarato che l’erogazione dei finanziamenti pubblici ai “media che sistematicamente promuovono l’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e altre forme di discriminazione nei confronti dei migranti” dovrebbe essere interrotta.
  • A differenza del Global Compact delle Nazioni Unite per l’immigrazione, il piano d’azione dell’ONU contro i discorsi di incitamento all’odio contieneuna definizione di ciò che l’organizzazione ritiene essere “odio” e risulta essere la più ampia e la più vaga delle definizioni possibili: “Qualsiasi forma di comunicazione verbale, scritta o comportamentale, che attacca o utilizza un linguaggio peggiorativo o discriminatorio nei confronti di un individuo o di un gruppo in base a chi è, in altre parole, a causa della sua religione, etnia, nazionalità, razza, colore, origine, genere o di un altro fattore di identità”. Con una definizione ampia come questa, tutti i discorsi potrebbero essere etichettati come di “incitamento all’odio”.

A gennaio, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha commissionato “un piano globale d’azione contro i discorsi di incitamento all’odio e i crimini d’odio su base rapida” e ha dichiarato che i governi e le istituzioni devono “trovare soluzioni che rispondano alle paure e alle ansie delle persone con fatti concreti…”. Una di queste risposte, sembrava suggerire Guterres, è mettere il bavaglio alla libertà di espressione.

A gennaio, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha incaricato il suo consigliere speciale per la prevenzione del genocidio, Adama Dieng, di “presentare un piano globale d’azione contro i discorsi di incitamento all’odio e contro i crimini d’odio su base rapida”. Parlando a una conferenza stampa sulle sfide delle Nazioni Unite per il 2019, Guterres ha affermato: “La sfida più grande che i governi e le istituzioni devono affrontare oggi è dimostrare l’impegno e trovare soluzioni che rispondano alle paure e alle ansie delle persone con fatti concreti…”.

Una di queste risposte, sembrava suggerire Guterres, è mettere il bavaglio alla libertà di espressione.

“Abbiamo bisogno di arruolare ogni segmento della società nella battaglia per i valori che il nostro mondo affronta oggi, e, in particolare, per affrontare l’aumento dell’odio, della xenofobia e dell’intolleranza. Sentiamo echi inquietanti e odiosi di epoche passate”, ha affermato Guterres. “Visioni velenose si stanno inserendo nei dibattiti politici e inquinano la corrente principale. Non dimentichiamo mai le lezioni degli anni Trenta. I discorsi di incitamento all’odio e i crimini d’odio sono minacce dirette ai diritti umani…”.

E Guterres ha aggiunto: “Le parole non bastano. Dobbiamo essere efficaci sia nell’affermare i nostri valori universali sia nel contrastare le cause principali della paura, della sfiducia, dell’ansia e della rabbia. Questa è la chiave per coinvolgere le persone al fine di difendere questi valori che sono soggetti a una così grave minaccia oggi”.

In altre parole, dobbiamo dimenticare tutto ciò che riguarda il libero scambio delle idee: l’ONU ritiene che i suoi “valori” siano minacciati e che chiunque critichi tali valori deve essere zittito.

Non solo, ma – ipocritamente – le Nazioni Unite paragonano il dissenso nei confronti dei loro programmi all’ascesa del fascismo e del nazismo negli anni Trenta.

Ora il piano d’azione di cui Guterres parlava a gennaio è pronto. Il 18 giugno, il segretario generale dell’ONU, ha presentato la Strategia e il Piano d’Azione delle Nazioni Unite sui discorsi di incitamento all’odio:

“I discorsi di incitamento all’odio sono (…) un attacco alla tolleranza, all’inclusione, alla diversità e all’essenza stessa delle nostre norme e dei nostri principi sui diritti umani”, ha dichiarato Guterres e ha anche scritto in un articolo sull’argomento: “A quanti insistono a utilizzare la paura per dividere le comunità, va detto: la diversità è una ricchezza, mai una minaccia. (…) Non dobbiamo mai dimenticare che, dopotutto, ognuno di noi è ‘altro’ rispetto a qualcun altro, da qualche altra parte”.

Secondo il piano d’azione, “l’odio si sta spostando nel mainstream – nelle democrazie e nei sistemi autoritari. E con ogni norma infranta, i pilastri della nostra comune umanità sono indeboliti”. L’ONU vede per se stessa un ruolo cruciale: “In linea di principio, le Nazioni Unite devono far fronte ai discorsi d’incitamento all’odio ad ogni passo. Il silenzio può indicare indifferenza per il bigottismo

Continua qui:

https://it.gatestoneinstitute.org/14583/nazioni-unite-liberta-espressione

 

 

 

 

 

 

 

Kubrick, Shining e l’Apollo 11

20 luglio 2019

 

 

 

Dato che è l’anniversario dello sbarco dell’Apollo 11 sulla Luna, nel ricordare l’incredibile, fantastico, evento, un piccolo divertissement, nato da una sollecitazione di uno dei nostri lettori.

In altro articolo (Piccolenote) abbiamo accennato a come Donald Rumsfeld avesse suggerito a Nixon, in caso di difficoltà della missione Apollo 11, di preparare un piano B.

Si doveva cioè realizzare un filmato che inscenasse un finto allunaggio, del quale si sarebbe dovuto incaricare il celebre regista Stanley Kubrick, il quale un anno prima aveva realizzato il realistico 2001 Odissea nello spazio.

Non si sa nulla di questo piano B, se cioè il suggerimento sia stata lasciato cadere o se invece il noto regista abbia realizzato il filmato e l’abbia poi distrutto perché tutto era andato bene.

Ci è stato fatto notare da un lettore che Kubrick, nel suo film successivo, il thriller Shining, avrebbe lasciato alcuni indizi in proposito alla missione dell’Apollo 11.

Shining nasceva da un libro di Stephen King, con una trama però rielaborata, tanto che il noto giallista ne fu, eufemisticamente, contrariato.

Kubrick vi ha inserito, ad esempio, il tema del labirinto, che nel romanzo non c’è. Sia l’albergo sia il giardino finale sono labirinto, e labirinto ossessivo l’albergo, dove finzione e realtà s’intrecciano.

Il film narra l’impazzimento di Jack, scrittore che accetta un lavoro di custode in un albergo isolato, dove si ritira con moglie e figlio per scrivere un romanzo.

E la storia del figlio, che ha il dono di vedere oltre la realtà, vittima, insieme alla madre, della follia di Jack (anche se il bambino alla fine si salva… ci sia concesso e derubricato lo spoiler per un film che dovrebbero ormai aver visto tutti).

Nel film, Kubrick avrebbe inserito cose, appunto. Rimandiamo a un filmato in proposito, che ovviamente non ci ha convinti sulla finzione dell’allunaggio dell’Apollo 11. Ma incuriositi sì. Un divertissement, appunto, che proponiamo ai lettori.

In particolare, incuriosisce la scena del bambino col maglione con disegnato sopra il missile Apollo, che poi si alza – e qualcuno vi ha voluto vedere la scena come un rimando al decollo del razzo – e va alla stanza 237, la stanza dei misteri, quella abitata da orrende finzioni.

Per inciso, il numero della stanza non è quello originale del libro, Kubrick lo ha cambiato. E c’è chi ha voluto vedervi un rimando alla distanza luna-terra, che allora si stimava in 237.000 miglia.

Sulla serratura della porta, la chiave con la targhetta: “Room n° 237”, facile anagramma di Moon 237.

Insomma, il bambino che è in Kubrick avrebbe voluto dire al mondo la verità che Jack non può dire.

Infatti, nel filmato che proponiamo, che è di Sky Arte – quindi roba di qualità -, il narratore spiega che Shining rappresenterebbe il rovello del regista, costretto a un segreto che non può rivelare (quando Jack dice ossessivamente alla moglie:

 

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BIBBIANO, L’ASSISTENTE SOCIALE DISSE AL PD: “CI OCCUPIAMO DI 900 BAMBINI”

22 LUGLIO 2019

Giovedì 14 luglio 2016, i mostri di Bibbiano erano tutti alla Camera presieduta da Laura Boldrini per parlare di come si trattano i bambini.

A convocarli, alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza (!!!), la presidente Sandra Zampa, che è anche la prima firmataria della Legge Zampa, quella che impone ai contribuenti italiani di mantenere i figli degli immigrati:

Minori commettono 268 stupri: non si possono espellere

 

Cavolo, sembra che il PD abbia un debole per i bambini. Per il business dei bambini.

A Bibbiano i bambini venivano sottratti ai genitori per poi essere affidati a ‘case-famiglia’ e gay, così da fare business; e in qualche modo lo stesso avviene con i cosiddetti ‘minori non accompagnati’ che la legge voluta dal PD ci obbliga a mantenere.

Il caso, la stessa signorina presente nello stesso business in due differenti aspetti.

Esordì così la presidente:

Ringrazio per la loro presenza il sindaco di Bibbiano con delega al sociale, Andrea Carletti, la responsabile del Servizio sociale integrato, dottoressa Federica Anghinolfi, il medico legale e criminologo dell’AUSL di Reggio Emilia, dottoressa Maria Stella D’Andrea. Sono presenti all’audizione anche la dottoressa Rossella Pomentale e la dottoressa Cinzia Magnarelli, assistenti sociali del Servizio sociale integrato, e la dottoressa Roberta Chierici, coordinatrice degli educatori territoriali della Val d’Enza.

Federica Anghinolfi. Quella arrestata per avere sottratto bambine per darle a coppie lesbiche, sentita in Parlamento a parlare di infanzia.

Che spiegò:

Per quanto riguarda la Val d’Enza, è un’Unione che ha 62.000 abitanti, 12.000 dei quali minorenni; in carico come area della tutela ne abbiamo circa 900, di questi circa 90 sono vittime di abusi sessuali, gravi maltrattamenti, violenza assistita e violenza psicologica.

Questi avevano messo le mani su 900 bambini su 12mila. Anche statisticamente è un’oscenità che non doveva passare inosservata in sede di audizione parlamentare. Complici!

Il governo ha annunciato ieri una “Squadra speciale di giustizia per la protezione dei bambini” per il caso Bibbiano-Pd.

Lo scrive il ministro della giustizia:

Del resto, la magistratura locale, il tribunale dei minorenni, sembra essere stata parte integrante del ‘sistema Bibbiano’, come accadde al Forteto.

Abbiamo il presidente del tribunale dei minorenni di Bologna, responsabile per gli affidi al centro dell’inchiesta, premiato:

Ed è un tantino strano che si premi chi doveva vigilare e non ha, e siamo generosi, vigilato. A meno che, quella non fosse la sua missione.

Mentre un giudice che voleva scoperchiare lo scandalo dovette andare via perché non lo lasciavano fare:

Nonostante i rapporti con gli indagati, e la presenza di suoi eletti come indagati

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https://voxnews.info/2019/07/22/bibbiano-lassistente-sociale-disse-al-pd-ci-occupiamo-di-900-bambini/

 

 

 

 

 

BIBBIANO, MAGISTRATO CHE INDAGAVA ‘RIMOSSO’: GOVERNO VARA “SQUADRA SPECIALE”

21 LUGLIO 2019

 

Il governo annuncia una “Squadra speciale di giustizia per la protezione dei bambini” per il caso Bibbiano-Pd. Lo scrive il ministro della giustizia:

Del resto, la magistratura locale, il tribunale dei minorenni, sembra essere stata parte integrante del ‘sistema Bibbiano’, come accadde al Forteto.

Abbiamo il presidente del tribunale dei minorenni di Bologna, responsabile per gli affidi al centro dell’inchiesta, premiato:

Ed è un tantino strano che si premi chi doveva vigilare e non ha, e siamo generosi, vigilato. A meno che, quella non fosse la sua missione.

Mentre un giudice che voleva scoperchiare lo scandalo dovette andare via perché non lo lasciavano fare:

Francesco Morcavallo, malgrado una battaglia durata quasi quattro anni, non è riuscito a smuovere di un millimetro quello che ritiene un «meccanismo perverso» e insieme «il più osceno business italiano»: il troppo facile affidamento di decine di migliaia di bambini e bambine all’implacabile macchina della giustizia.

Dal settembre 2009 al maggio 2013 giudice presso il Tribunale dei minorenni di Bologna, Morcavallo ne ha visti tanti, di quei drammatici percorsi che iniziano con la sottrazione alle famiglie e finiscono con quello che lui definisce l’«internamento» (spesso per anni) negli istituti e nelle comunità governati dai servizi sociali. Da magistrato, Morcavallo ha combattuto una guerra anche culturale contro

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https://voxnews.info/2019/07/21/bibbiano-magistrato-che-indagava-rimosso-governo-vara-squadra-speciale/

 

 

 

 

 

IL «MODELLO VAL D’ENZA» TRA FAMIGLIA PATRIARCALE E RICICLO DELLE EMOZIONI

 

Il quotidiano La Stampa scriveva in un articolo del 31 luglio 2016 a proposito del «modello Val d’Enza»:

 

Sisto Ceci 21 07 2019

 

«C’è un posto in Italia dove la lotta alla pedofilia è una priorità assoluta. E i risultati si vedono. È un fazzoletto di terra in provincia di Reggio Emilia dove gli otto comuni della Val d’Enza – 62mila abitanti, 12mila minorenni, 1900 in carico ai servizi, 31 seguiti per abusi sessuali – hanno costituito un’Unione guidata dal sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, per tutelare i minori. E magari cambiare anche la testa di chi non vede il problema».

 

«”In questo Paese è ancora troppo forte l’idea della famiglia patriarcale padrona

 

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https://www.facebook.com/100031860510496/posts/161765081562175/

 

 

 

 

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

Come ci scipparono l’invenzione del cinema

di Allegra Bonomi

pubblicato il 09 Gennaio 2018

Questa è una storia di burocrazia, di concorrenza sleale e probabilmente anche di plagio che forse vi farà arrabbiare come ha fatto arrabbiare me.

È la storia di Filoteo Alberini, un impiegato tecnico molto intraprendente dell’Istituto Geografico Militare di Firenze. Nato ad Orte nel 1867 il nostro Filoteo è un appassionato di fotografia attento a tutte le novità del settore.

Un giorno dell’autunno del 1894 passa sotto i portici di Piazza Vittorio Emanuele a Firenze (oggi Piazza della Repubblica) e vede in una vetrina il Kinetoscopio Edison, una grande scatola in legno alla cui sommità c’è un foro per guardare dentro. Opera del noto inventore della lampadina e del fonografo, questo apparecchio consente di vedere al suo interno delle immagini in movimento, girando una manovella.
Il giovane Alberini entra incuriosito nella bottega con l’idea di aprire il marchingegno per vedere come funziona, ma il proprietario del negozio glielo vieta.
Non  si perde però d’animo, qualcosa ha capito, abbastanza per trovare il modo di rifarne uno simile da solo. “… non sarebbe forse meraviglioso poter far vedere quella fotografia animata a centinaia di persone col mezzo della proiezione luminosa sul tipo della vecchia lanterna magica? Da quel giorno – anno 1894 – incomincia la mia vita cinematografica.”  Così come racconterà nel 1923 in un’intervista, Filoteo ha accettato la sfida. Torna infatti a casa, perde il giorno e anche la notte per replicare quello strumento e nel giro di qualche mese ne fa una versione perfezionata, una macchina capace non solo di imprimere su pellicola 1.000 fotogrammi al minuto (vale a dire 16 fotogrammi al secondo), ma di proiettare le riprese non per uno spettatore alla volta, ma contemporaneamente per un pubblico potenzialmente illimitato. Ha inventato il suo kinetografo “apparecchio di presa di vedute e di proiezione animata”.

A quanto pare poi il nostro inventore, entusiasta e desideroso di fare di questa sua creazione un business, non solo fa richiesta di deposito del brevetto ma contatta e raggiunge a Lione due fratelli, Auguste e Louis Lumière, che si occupano di fotografia e che hanno messo a punto il procedimento della lastra secca, preludio alla pellicola cinematografica. Qualcosa va storto perché da quel viaggio in Francia non sortisce alcuna collaborazione, anzi dopo alcuni mesi i due fratelli Lumière brevettano uno strumento molto simile e il 28 dicembre 1895 inaugurano a Parigi la prima proiezione cinematografica pubblica a pagamento, “L’arriveé d’un train”, davanti a 37 ospiti del Salon Indien del Grand Cafè di Boulevard de Capucines. È nato così ufficialmente il Cinematografo ed è per tutti un’invenzione francese.

E il brevetto di Alberini? Purtroppo per un intoppo burocratico, viene richiesta ulteriore

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https://www.interessenazionale.net/blog/come-ci-scipparono-linvenzione-del-cinema

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Petrella scrive sull’auto: radiato perché curo e non vaccino

TERAMO. Continuano le iniziative di Roberto Petrella, il ginecologo radiato dall’Ordine dei medici il 9 luglio scorso per le sue posizioni contrarie ai vaccini. Adesso il medico ha scritto sulla…

20 luglio 2019

 

TERAMO. Continuano le iniziative di Roberto Petrella, il ginecologo radiato dall’Ordine dei medici il 9 luglio scorso per le sue posizioni contrarie ai vaccini.

Adesso il medico ha scritto sulla fiancata della propria auto una frase significativa: Sono un medico in pensione, radiato dall’Ordine dei Medici di Teramo, perché curo e non vaccino (papilloma virus) perché aiuto la sofferenza umana».

 

Un modo per ribadire la propria contrarietà al provvedimento adottato dall’Ordine, contro cui Petrella ha annunciato ricorso: ha 30 giorni di tempo per depositarlo.
Il medico, inoltre smentisce di aver detto, in una precedente intervista, che «non è

 

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http://www.ilcentro.it/teramo/petrella-scrive-sull-auto-radiato-perch%C3%A9-curo-e-non-vaccino-1.2262082

 

 

 

 

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Marò, ora l’India ammette: “I proiettili non erano loro”. E spunta la truffa dei testimoni fotocopia

La perizia: pallottole troppo grandi per essere dei fucilieri. A cui si aggiungono testimonianze fatte con “copia e incolla”

Claudio Cartaldo – 11/09/2015

Che il processo messo in campo dall’India nei confronti dei due fucilieri di marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, fosse al limite del ridicolo, non è una novità.

Ma dalle carte che i legali indiani hanno consegnato al Tribunale internazionale per il diritto del mare di Amburgo, emergono alcuni dettagli sconcertanti.

Non solo quelle testimonianze fotocopia rilasciate da alcuni pescatori sopravvissuti il giorno in cui Valentine Jelastine e Akeesh Pink persero la vita, ma soprattutto l’allegato numero 4 che riporta l’autopsia svolta sul corpo dei due pescatori uccisi. Sembrava essersi persa nei cassetti dei tribunali indiani, e invece è rispuntata ad Amburgo. Nel documento, la prova che i proiettili che hanno colpito a morte i due indiani non sono quelli in dotazione ai marò.

Le deposizioni

Come riporta il Quotidiano Nazionale, in un articolo a firma di Lorenzo Bianchi, le testimonianze di chi avrebbe assistito alla morte dei due pescatori si assomigliano eccessivamente. Come se nell’essere redatte fossero state scritte dalla stessa mano e opportunamente falsificate in modo da dimostrare la colpevolezza di Latorre e Girone. Dopo gli eventi del 15 febbraio 2012 al largo delle coste del Kerala, i testimoni dichiarano che gli assassini sono i “sailors”, i marinai, facendo nome e cognome dei due marò. Le testimonianze, allegate tra le carte che l’India ha depositato ad Amburgo, sono contenute nell’allegato 46.

A rilasciarele sono il comandante del peschereccio, Freddy Bosco (34 anni), e il marinaio Kenserian (47), i quali dichiaro “onestamente e con la massima integrità” che la loro imbarcazione “finì sotto il fuoco non provocato e improvviso dei marinai Massimiliano Latorre e Salvatore Girone della Enrica Lexi“.

Il primo campanello d’allarme riguarda proprio il duplice errore riportato nei verbali. Entrambi i marinai, infatti, avrebbero sbagliato a pronunciare il nome della nave difesa dai Marò, che infatti si scrive “Lexie”. Ora, la cosa più probabile è che entrambe le dichiarazioni siano state scritte dalla stessa persona con una sorta di “copia e incolla” necessario per far coincidere le due versioni.

Ma non sono solo queste le corrispondenze. Altri passaggi sembrano scritti

 

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http://www.ilgiornale.it/news/cronache/mar-ora-lindia-ammette-i-proiettili-non-erano-loro-e-spunta-1169475.html

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Iran, quelle guerre segrete dietro il sequestro della petroliera

22 luglio 2019

Il sequestro di una petroliera britannica da parte dell’Iran ha rilanciato le tensioni del Golfo Persico, chiudendo spiragli. Quella di Teheran appare una risposta al prolungamento del sequestro della petroliera iraniana da parte di Gibilterra, avvenuto solo alcune ore prima. Un botta e risposta che ingarbuglia tutto.

Avevamo accennato al fatto che la decisione della Corte Suprema di Gibilterra è stata un colpo di mano contro le autorità britanniche, che avevano aperto al dissequestro della nave (Piccolenote).

L’Iran e la Brexit

Sembra che in Gran Bretagna si stia combattendo una guerra sotterranea che si intreccia con uno scontro di potere interno: a giorni il premier Theresa May lascerà a un successore ancora ignoto, che dovrà guidare la nazione fuori dalle secche in cui si è arenata la controversia sulla Brexit. Così Brexit e crisi del Golfo sono cose che si rimandano.

Peraltro sia il destino della Brexit che l’intrupparsi di Londra nella crociata anti-iraniana vedono le indebite ingerenze dei neocon, come dimostra l’attivismo in tal senso di John Bolton, il quale ha affermato più volte il suo favore per una “hard Brexit”- e contro un accordo con la Ue – e salutato con entusiasmo il sequestro della petroliera iraniana a Gibilterra.

Quest’ultimo fervore ha allarmato Teheran, che paventa il ritorno di quell’asse angloamericano che, con George W. Bush e Tony Blair, diede il via alla guerra in Iraq.

Non solo, la variante Gibilterra mira a spezzare l’isolamento Usa nella crociata anti Teheran, minando la linea moderata della Ue che l’aveva allontanata da Washington.

La petroliera e l’occupazione dell’ambasciata Usa

Peraltro, ciò accade mentre l’assertività Usa appariva in declino, dato il freno opposto da Trump a Bolton. Da questo punto di vista, Londra può diventare la mosca cocchiera di un intervento Usa, trascinando così sia Washington che Bruxelles in una guerra che nessuno vuole.

Ma per capire come evolverà la situazione forse dovremo attendere il successore della May, che erediterà questa grana.

La situazione inglese peraltro ricorda, mutatis mutandis, quanto avvenne nelle presidenziali Usa al tempo del duello Carter-Reagan, quando la corsa alla Casa Bianca fu inquinata dall’occupazione dell’ambasciata americana a Teheran.

A sequestrare la sede diplomatica furono i falchi iraniani. Interessante a tal proposito notare che due giorni fa l’ex presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, che partecipò all’occupazione, è tornato a parlare dopo lungo silenzio, dicendosi pronto al dialogo con gli Usa (il suo, ovviamente).

Riad tra guerra e distensione

Situazione più che complessa, dunque, nella quale occorre barcamenarsi con “saggezza  e lungimiranza”, come da parole del ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif, esponente di punta dei moderati. Peraltro, a tale proposito, sono tanti gli inviti alla calma, sia dall’Europa che dal Golfo che dall’Asia (anche il premier giapponese Shinzo Abe, che si era già proposto come mediatore).

In apparente controtendenza i sauditi, che hanno rilanciato la necessità di un’asse contro Teheran. Eppure resta quanto accennato in altra nota, nella quale si registrava che anche a Riad inizia a farsi spazio l’idea di un appeasement col rivale regionale.

Cenno confermato da quanto avvenuto ieri: i sauditi hanno lasciato ripartire una petroliera iraniana ferma da maggio nel porto di Jeddah per riparazioni. Le autorità iraniane hanno ringraziato Riad per il gesto…

Condanne e contrabbando

In questa temperie, va segnalato un altro tassello di questo complicato puzzle. Il 14 luglio aveva suscitato clamore il sequestro di un’altra petroliera da parte dell’Iran, che secondo Teheran trasportava greggio di contrabbando.

Nonostante le usuali proteste dell’Occidente, nessuno aveva reclamato la nave, né

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http://piccolenote.ilgiornale.it/41546/iran-sequestro-petroliera

 

 

 

 

 

CULTURA

L’Italia, patria della filosofia europea

di Corrado Claverini

pubblicato il 13 Febbraio 2018

“Quando un popolo non è libero o non è costituito a nazione, a che possono valere la filosofia e i filosofi per acquistare la libertà e la nazionalità”?

In piena epoca risorgimentale, è questa la domanda fondamentale a cui tenta di rispondere Bertrando Spaventa (Bomba, 1817 – Napoli, 1883), il maggiore esponente dell’hegelismo napoletano. La sua filosofia, ingiustamente dimenticata già alla fine dell’Ottocento, fu riportata in auge nel Novecento da Giovanni Gentile che curò la pubblicazione di numerose opere spaventiane, la più nota delle quali è senza dubbio la Prolusione e introduzione alle lezioni di filosofia nella Università di Napoli, 23 novembre – 23 dicembre 1861(Vitale, Napoli 1862).

In questa opera – ristampata da Gentile con il titolo più noto di La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea (Laterza, Bari 1908) – è contenuta la celebre teoria della circolazione europea del pensiero italiano. Secondo tale teoria, il grande merito della filosofia italiana rinascimentale fu quello di aver precorso i più importanti pensatori europei. In particolare, Campanella è

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https://www.interessenazionale.net/blog/litalia-patria-della-filosofia-europea

 

 

 

 

Camilleri e Ceronetti

Augusto Bassi – 19 luglio 2019

Guardo la mia luce che muore… è l’unica risposta che un saggio vi darà in età molto avanzata quando gli domanderete testimonianza. Nel giro di pochi mesi sono mancati Guido Ceronetti, a 91 anni, e Andrea Camilleri, a 93.

Ebbene, alla pressoché totale indifferenza che ha accompagnato il viaggio del primo, si è registrata una straripante esibizione pubblica di cordoglio a scortare il secondo, investito di aura cristologica e chiamato perlopiù Maestro. Sorvolando sugli aspetti più intimi dell’uomo, che non conoscevo e che mi impongo di non inferire dalle oppugnabili prese di posizione politiche, la distanza intellettuale che separava Ceronetti da Camilleri era più ampia di quella che ha separato le rispettive eulogie.

Per il primo l’oblio, per il secondo la gloria. Perché? La gloria non è altro che la capacità di intercettare l’imbecillità dei tempi? Non sarei così sbrigativo.

Credo comunque che Camilleri sia stato il perfetto campione di un tipo umano, che tante volte abbiamo descritto in queste pagine. Tipo umano che vede nella cultura qualcosa di decorativo, da indossare, un accessorio pronto da portare: si può scegliere un foulard, una borsa e un libro di Camilleri. Che garantisce l’esibizione di un impegno senza richiedere impegno alcuno.

In questa vicenda di afflizione mediatica vi è tuttavia un elemento supplementare e centrale, che tante volte abbiamo discusso, con gli amici Valentina, Franz e molti altri. Manca, al pensiero sapienziale libero, il marketing culturale, che è esercitato esclusivamente dalla serva controparte. Perché il pensiero libero lo rifugge, lo esecra. Quando mi dicono: «saresti anche bravo, ma non ti sai vendere», pensano di denigrarmi. In realtà sbagliano il verbo servile, perché servi sono e non mi denigrano affatto. Purtuttavia, sottolineano La questione. E’ necessario, urgente, opporsi al nulla, alla demenza che irrompe dove arretra o è assente il pensare, ai sinistri gangli di un dominio che dalla fine del Fascismo ha edificato l’imperialismo di un non-pensiero tecno-consumistico, fintamente umanitarista perché irriducibilmente antiumano, che nessun totalitarismo era mai stato capace di produrre. «Ma come fare se i sistemi scolastici più progrediti, i meglio come i peggio funzionanti, sono già in varia misura in suo potere? L’insegnante non contaminato trova il terreno occupato da qualcosa di soverchiante. Tutte le scuole organizzate in istituti si vanno a poco a poco configurando, adunata di arresi, come scuole, apparentemente libere, di suicidio mentale, vedo le loro pacifiche mani arrivare a toccare di nascosto i ramificati artigli delle scuole di terrorismo sacrificale. Quando sento parlare della funzione universitaria, di mera preparazione dei giovani in vista dei posti aziendali e professionali, mi pare incombente anche lì la nera sagoma di chi insegna a far scattare sul proprio corpo il dispositivo della strage suicida. Non sarai fatto a pezzi materialmente: lo sarai mentalmente, spiritualmente, e il tuo premio di paradiso sarà una rendita adeguata, l’illusione di muoverti senza manette sprofondato in un’oppressura disgregante, da cui non potrai più uscire. Il Nulla non è nei videogames e nelle discoteche: nel 1830 Georg Büchner scrisse, nella tragedia sulla morte di Danton: das Nichts, il Nulla «è il Dio che sta per nascere» … Quasi duecento anni dopo si può considerarlo universalmente cresciuto. Ma se l’insegnante è innanzitutto filosofo per se stesso, non troverà inesplicabile quanto gli succede e che lo impressiona dolorosamente: vedrà l’impero del Nichts, il Dio Tecnica heideggeriano nella sua onnipotenza, vedrà i confini del Nulla estendersi fino ai confini del mondo, e con la parola di un profeta, il lontano Isaia: “un Resto tornerà” si fabbricherà un’isola di rifugio. La filosofia, sempre i suoi maestri l’hanno saputo, non è ugualitaria. In una classe di trenta allievi ce ne può essere uno segnato per accoglierla, o neppure quell’unico. I pochi esistono: certo non è facile scoprirli, radunarli. Dai molti, dai più, ricavi scherni. Neppure compunzione ipocrita, rispetto finto:

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http://blog.ilgiornale.it/bassi/2019/07/19/camilleri-e-ceronetti/#

 

 

 

 

 

Camilleri, grande affabulatore, ma di Sciascia non aveva capito …

Il Camilleri scrittore è fascinoso e intrigante, con quella sua straordinaria capacità affabulatoria. Del Camilleri politico si può discutere

DI VALTER VECELLIO SU 18 LUGLIO 2019

Chiedo scusa se sarò un poco ‘bastian contrario’ rispetto al profluvio di elogi che si tributano e si tributeranno ancora su Andrea Camilleri. Come dicevano i latini? ‘Amicus Plato, sed magis amica veritas’. Ecco.

Camilleri è scrittore ‘leggero’ e denso insieme. Quasi tutti i suoi cento e passa libri ben figurano in una biblioteca che si rispetti. E’ godibile autore di intrattenimento, che ha ben compreso la tecnica del dialogo’, e sa come catturare il Lettore. Non c’è nulla di male, anzi, c’è tutto di bene, a esser “popolari”. E come per Georges Simenon i libri migliori sono quelli che non hanno per protagonista il commissario Jules Maigret, per Camilleri bisogna cercare quelli che non raccontano del Salvo Montalbano.

A Camilleri, tuttavia, rimprovero una cialtronata mai emendatal’aver sostenuto che ‘Il giorno della civetta’ di Leonardo Sciascia «è uno di quei libri che non avrei voluto fossero mai stati scritti. Ho una mia personale teoria. Non si può fare di un mafioso un protagonista, perché diventa eroe e viene nobilitato dalla scrittura. Don Mariano Arena, il capomafia del Giorno della civetta, giganteggia. Quella sua classificazione degli uomini -omini, sott’omini, ominicchi, piglia ‘n culo e quaquaraquà- la condividiamo

 

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https://www.lindro.it/camilleri-grande-affabulatore-ma-di-sciascia-non-aveva-capito/

 

 

 

Torna in Italia ‘Il Vaso di Fiori’, restituito agli Uffizi

Oggi il ministro tedesco degli Esteri ha consegnato a Palazzo Pitti il “Vaso di Fiori”

Pubblicato il: 19/07/2019

La Germania ha restituito a Firenze il dipinto rubato dai nazisti. Dopo 75 anni il “Vaso di Fiori”, capolavoro del pittore olandese Jan Van Huysum (Amsterdam 1682-1749), realizzato nel 1731, è tornato a Palazzo Pitti. L’opera era stata, infatti, trafugata nel luglio del 1944 dalle forze di occupazione tedesche in fuga verso il nord Italia. Dopo un importante lavoro diplomatico e di investigazione, il quadro è stato riconsegnato solennemente dalla Germania al patrimonio artistico italiano.

La cerimonia di restituzione del dipinto è avvenuta questa mattina nella Sala Bianca del Museo di Palazzo Pitti alla presenza del ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli e del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. È stato il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, a consegnare a Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, il dipinto rubato, che da oggi è di nuovo esposto al pubblico.

Oltre al sindaco Dario Nardella, ha presenziato alla cerimonia il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Giovanni Nistri: le indagini sono state svolte, infatti, dai carabinieri del nucleo di tutela del patrimonio culturale di Firenze, coordinati dalla Procura del capoluogo toscano, che hanno individuato la famiglia erede del soldato che per gli investigatori esportò illegalmente l’opera e i vari passaggi del possesso del dipinto.

“Un museo senza opere è come un vaso senza fiori, involucro vuoto, ma privato della sua vera funzione. Non si può dire che gli Uffizi senza ‘Il Vaso di Fiori’ di Huysum fossero vuoti, però mancava qualcosa, e questo è stato la base per l’impegno di tanti per colmare questo vuoto. Oggi siamo per colmare questo vuoto e celebrare il ritorno dell’opera”, ha detto Heiko Maas, durante la cerimonia. E ha aggiunto è “il lieto fine di un viaggio involontariamente lungo”.

“Insieme alle autorità italiane e agli Uffizi – ha proseguito il ministro – ci siamo impegnati per restituire l’opera, perché è qui che deve stare. Siamo riusciti a convincere i discendenti. Tutti ci siamo adoperati per un obiettivo”. Maas infine ha ringraziato i colleghi ministri italiani, i carabinieri del nucleo tutela del patrimonio artistico e la Procura di Firenze e il direttore degli Uffizi, Schmidt “per il suo impegno ostinato per il rientro di questa opera”. “Noi lavoriamo strettamente – ha concluso – e a volte questa collaborazione funziona. Non c’è stata vendetta, ma grande una collaborazione tra Germania e Italia”.

“Quella odierna è una giornata storica – ha detto il ministro Bonisoli – vince la diplomazia culturale, che negli ultimi tempi con un’accelerazione è riuscita a raggiungere un grande traguardo. Abbiamo ottenuto un risultato importante, di cui sono particolarmente orgoglioso, che dimostra la bontà del lavoro avviato in questi mesi, mentre si conferma ancora una volta prezioso il lavoro svolto dai Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio culturale”. Bonisoli ha sottolineato che “il tema delle restituzioni e della diplomazia culturale è al centro dell’attenzione mentre anni fa non era immaginabile. Siamo di fronte al risultato di un lavoro di squadra, anche perché il tema delle restituzioni fa parte a pieno titolo della diplomazia culturale. E l’Italia fa restituzioni continue. Oggi abbiamo una restituzione dove il governo della Germania si è fatta parte attiva: lo stesso governo tedesco ha superato ogni possibile attrito autonomamente, giungendo a restituire l’opera all’Italia”.

Il titolare del Collegio Romano ha anche lanciato un appello all’Europa per uniformare le normative e agevolare la restituzione delle opere d’arte trafugate tra gli Stati membri: “C’è difformità fra le norme dei vari Stati – ha detto Bonisoli – anche se i princìpi sono condivisi da tutti. Ora siamo all’inizio di una nuova legislatura europea e questo potrebbe essere di uno dei temi a livello europeo. Serve limare e rendere coerenti questi dettagli che ci complicano la vita ogni giorno quando facciamo queste operazioni di

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CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Aldo Moro: l’intervista di Paolo Cucchiarelli a Giovanni Fasanella

Post n°35 pubblicato il 08 Maggio 2015 da Carancini

Da Paolo Cucchiarelli ricevo e pubblico:

Aldo Moro: Fasanella, Senzani presento’ Markevitch a Moretti

Torna in libreria il volume sul famoso direttore d’orchestra

(di Paolo Cucchiarelli)

(ANSA) – ROMA, 7 MAG – Igor Markevitch, il direttore d’orchestra indicato da una fonte del Sismi degna del maggior credito come uno degli uomini che interrogarono Moro rimane una domanda senza una risposta definitiva. A far luce ci hanno provato Giovanni Fasanella e Giuseppe Rocca riproponendo per Chiarelettere “La storia di Igor Markevitch?”, un libro che cerca di afferrare la personalità eclettica e multiforme di un uomo con un piede sul podio e un altro nelle vicende più complesse della nostra recente storia. Fu Giovanni Senzani, il “capo” mai entrato nella vicenda Moro, a presentare Markevitch a Mario Moretti e questo fatto riapre la validità della pista di Firenze, “testa pensante” del rapimento e della sua gestione.

Giriamo alcune domande a Giovanni Fasanella. – Chi e’ Igor Markevitch e che ruolo ha avuto secondo la vostra ricerca?

“Quello di intermediario (non di ‘Grande vecchio’!) tra alcuni servizi segreti esteri di rango e le Br per la liberazione di Aldo Moro; o, comunque, per una ‘gestione’ della vicenda che evitasse il rischio di una grave destabilizzazione degli equilibri interni italiani e internazionali. Moro era detentore di segreti Nato sensibili e in una sua lettera a Cossiga, allora ministro dell’Interno, aveva minacciato di rivelarli ai brigatisti. E forse aveva gia’ cominciato a farlo.

– Nessuno ha mai chiarito con elementi convincenti perché si scelse via Caetani per riconsegnare il cadavere di Moro? Quale è per ora il punto più avanzato della questione?

“Il dato di fatto è che, stando ai risultati dell’autopsia e agli esami compiuti su alcuni materiali rinvenuti sulle ruote della Renault rossa e nei risvolti dei pantaloni di Moro, il presidente della Dc fu assassinato non più di un’ora prima del ritrovamento del cadavere, e fu ucciso in un luogo distante non più di 40 metri da via Caetani. Perché Moro si trovava nelle immediate vicinanze di Palazzo Caetani, dove tra l’altro due agenti del Sismi lo avevano cercato mentre era ancora in vita? L’ipotesi al momento più fondata è che i brigatisti

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AFFAIRE MORO E IL NODO MARKEVITCH/CAETANI

 

27 DICEMBRE 2011                                     RILETTURA PAZIENTE E ATTENTA

 

Una premessa

Il lungo viaggio sulla strada della verità procede sempre a tentoni e con pause e inevitabili cedimenti ed errori che ognuno di noi, umanamente soggetto alla possibilità di errare, può incorrere.

Come ogni scritto che si rispetti – in tema di vicende che hanno molto a che fare con le lotte di potere, i misteri più nascosti e i crimini di alto bordo – non pretende di contenere la verità e neanche quelle chiavi interpretative per afferrare in maniera definitive la verità in tutte le sue complesse sfaccettature.
Chi scrive – umano, troppo e dannatamente umano – cerca di offrire una sua interpretazione per quanto parziale e suscettibile di rilievi e discussioni al lettore che voglia cimentarsi con la materia. Soprattutto il sottoscritto vorrebbe offrire un contributo in termini di informazione e metterlo a disposizione del lettore perché possa giudicare e, con le sue forze e le sue capacità intellettive, procedere per conto suo nell’approfondimento. Mi prostro e mi flagello per le eventuali omissioni e mancanze di cui sono il solo responsabile. D’altronde che saremmo senza la ragione e la memoria?

Prologo

 

Questo scritto si propone di analizzare ed esaminare criticamente e, in maniera più accurata e oggettiva possibile, le piste che collegherebbero le BR al Patto di Varsavia e all’URSS, soprattutto affrontando il ventilato ruolo di un personaggio come il maestro di musica Igor Markevitch, oriundo ucraino imparentato sia con l’ex ufficiale inglese organico al PWB (Psychological Warfare Branch) degli Alleati Hubert Howard attraverso la casata aristocratica dei Caetani sia con l’enigmatico uomo d’affari bulgaro Jordan Vesselinoff, dal passato nazista e con entrature nei servizi segreti.

 

Occorre scindere la questione in due grandi tematiche:

 

–          Ambasciata cecoslovacca e rapporti con la Cecoslovacchia

 

–          La figura di Markevitch e il suo ruolo in merito

 

 

1.1  Ambasciata cecoslovacca e la pista dell’Europa dell’est

 

 

Già nel pomeriggio di quel fatidico 16 marzo in cui i brigatisti rapirono Moro e ne massacrarono i cinque uomini della scorta, rimbalzarono le notizie su un coinvolgimento dei paesi dell’Europa dell’est e, soprattutto la Cecoslovacchia e della stessa Unione Sovietica. Il sostituto procuratore del Tribunale di Roma a cui era stata affidata l’inchiesta – dott. Luciano Infelisi – divulgò la notizie, data per sicura – che i brigatisti avevano usato armi di fabbricazione cecoslovacca e sovietica come le pistole automatiche “Nagant” e la “Tokarev”. L’informazione, propalata quando ancora non erano stati effettuati gli esami tecnici e balistici, suscitò la comprensibile curiosità dei giornali, ma si rivelò priva di fondamento. Pare inevitabile pensare a un’operazione di disinformazione con lo scopo di indicare all’opinione pubblica la responsabilità di sovietici e cecoslovacchi nell’operazione brigatista e dovrebbe essere abbastanza agevole capire da chi possa aver passato l’informazione al magistrato.

 

Il primo numero del 28 marzo 1978 del settimanale OP diretto dal giornalista Mino Pecorelli, allora ancora affiliato alla loggia P2 di Gelli riporta uno scoop sensazionale: Moro sarebbe tenuto prigioniero nei locali dell’Ambasciata cecoslovacca. La stessa notizia viene ripresa in data 18 aprile 1978 – giorno della divulgazione del “falso” comunicato brigatista n. 7 del lago della Duchessa e della scoperta pilotata del covo – appartamento di via Gradoli 96, quello circondato da appartamenti riconducibili ad agenzie immobiliari collegate ai servizi del Viminale –  da Enzo Salcioli, descritto da una nota confidenziale del 18 settembre 1972 dell’Ufficio Affari Riservati come uomo di collegamento fra il MAR di Fumagalli e gli ambienti legati a Edgardo Sogno, che l’avrebbe appresa a Madrid da un imprecisato servizio segreto straniero. Secondo Alberto Grisolia, la fonte “Dario” dei servizi di informazione del Viminale inserito all’interno del “Noto Servizio”, branca clandestina dei servizi segreti militari, anche Adalberto Titta, il capo del gruppo, avrebbe riferito la stessa informazione ai suoi uomini a ridosso del sequestro.

Ancora una volta è ipotizzabile un’azione di intossicazione e di disinformazione attuate da qualche servizio segreto della NATO, infatti tutte le fonti citate, in qualche modo riconducono ad ambienti filoamericani e filo atlantici. Acutamente Giannuli osserva che, tutto sommato, l’informazione non è credibile: se dalle indagini degli inquirenti fosse venuto fuori che l’Ambasciata cecoslovacca ospitava il prigioniero dei brigatisti ne sarebbe scaturita una crisi diplomatica dalle conseguenze difficili da immaginare. Il governo cecoslovacco – e, conseguentemente, quello sovietico – non si sarebbero arrischiati a tanto. E sempre Giannuli si chiede se non sia possibile che Pecorelli, Salcioli e Titta non facciano riferimento ad una stessa fonte dei servizi segreti ed è a partire da quest’ultimo personaggio che potremmo risalire al misterioso propalatore. Nella stessa nota del 24 maggio 1979 prodotta in seguito alle confidenze di Grisolia si conferma che la fonte della notizia relativa all’ambasciata cecoslovacca a Roma

 

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https://www.vocidallastrada.org/2011/12/affaire-moro-e-il-nodo.html

 

 

 

 

 

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

SBARCO ISLAMICO: 55 CLANDESTINI PAKISTANI OCCUPANO PICCOLA ISOLA ITALIANA DISABITATA

LUGLIO 21, 2019 VOX 2 COMMENTI

L’allarme è scattato verso le 4 di questa mattina. 

Verso le 4 di questa mattina sono stati avvistati dei falò sull’isola di Sant’Andrea. La capitaneria di porto di Gallipoli e la Guardia di Finanza sono usciti in mare temendo uno sbarco, ma al loro arrivo lo scafista aveva già preso il largo.

 

Ridicolo che un Paese che manda astronauti nello spazio non sia in grado di controllare dal cielo le proprie coste.

Il timore era corretto: ad approdare 55 clandestini pakistani. Uno è stato accompagnati in ospedale per una sospetta distorsione alla caviglia mentre gli altri sono stati trasferiti al centro Don Tonino Bello di Otranto.

Ora accompagniamo anche i clandestini in ospedale perché si sono presi una storta mentre ci invadono.

Non si comprende perché i pakistani che sbarcano non finiscano sul primo aereo verso Islamabad. E’ intollerabile.

La rotta dei velieri dalla Turchia carichi di clandestini islamici con scafisti russofoni

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https://voxnews.info/2019/07/21/sbarco-islamico-55-clandestini-pakistani-occupano-piccola-isola-italiana-disabitata/

 

 

 

 

 

CARITAS IN CRISI VA IN NIGER A CERCARE CLIENTI DA PORTARSI IN ITALIA

20 luglio 2019

La Caritas è in crisi per il crollo degli sbarchi:

E allora vanno a prenderseli

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https://voxnews.info/2019/07/20/caritas-va-in-niger-a-cercare-clienti-da-portarsi-in-italia/

 

 

 

 

ECONOMIA

Crollo consumi, chiusi 14 negozi ogni giorno

Pubblicato il: 21/07/2019

La crisi del commercio non accenna a finire: dopo la debole ‘ripresina’ degli anni scorsi, infatti, è tornata a frenare la spesa delle famiglie. Se non ci saranno inversioni di tendenza, il 2019 si chiuderà con una flessione del -0,4% delle vendite, per oltre 1 mld di euro in meno sul 2018: il risultato peggiore degli ultimi 4 anni. A stimarlo è una nota di Confesercenti che calcola come già siano 32mila i negozi in meno rispetto al 2011. Una “emorragia che ha bruciato almeno 3 miliardi di euro di investimenti delle imprese” mentre nel 2019 si apprestano a sparire altre 5mila attività commerciali, al ritmo di 14 al giorno.

A pesare, si legge nel Report Confesercenti, è soprattutto il mancato recupero della spesa delle famiglie italiane, che sono oggi costrette a spendere annualmente 2.530 euro in meno del 2011. Una sofferenza questa non limitata alle sole aree più povere del paese: le famiglie lombarde infatti hanno ridotto i loro consumi del 3,5%, quelle venete del 4,4%, poco meno di quanto avvenuto in Calabria, dove la contrazione è stata del 4,8%.

Lo stop della spesa ha inoltre portato ad riorientamento delle scelte di consumo verso quei canali, dice ancora Confcommercio, “dove più esasperata è la concorrenza di prezzo, come web e outlet. L’impatto sul commercio è stato devastante. Ormai quasi un’attività commerciale indipendente su due chiude i battenti entro i tre anni di vita”, annota ancora. ”Le difficoltà del commercio, in particolare dei piccoli, sembrano ormai strutturali. C’è bisogno di un intervento urgente per fronteggiarla: chiederemo al governo di aprire un tavolo di crisi”, spiega Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti. ”Se si pensa che, in media, ogni piccolo negozio che chiude crea due disoccupati, è chiaro che ci troviamo di fronte ad una crisi aziendale gravissima, anche se nessuno sembra accorgersene. Persino il commercio su aree pubbliche è

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FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Buoni fruttiferi postali, pioggia di rimborsi per molti risparmiatori

Le vittorie riguardano i possessori di buoni della serie Q, la prima con i tassi di interesse ribassati, che Poste Italiane ha emesso usando i moduli delle due serie precedenti

di FEDERICO FORMICA – 22 LUGLIO 2019

Il caso dei buoni fruttiferi postali è ancora aperto. E a giudicare dalle decisioni dell’Arbitro Bancario Finanziario delle ultime settimane ce n’è abbastanza per parlare di vero e proprio pasticcio. In diversi contenziosi l’autorità sta infatti chiedendo Poste Italiane a restituire parte degli interessi non versati, ma dovuti, ai risparmiatori.

La vicenda si è riaperta nel febbraio scorso quando la corte di Cassazione, in una sentenza, ha legittimato una condotta che ha fatto infuriare migliaia di risparmiatori: abbassare il tasso di interesse dei buoni, anche con effetto retroattivo. Questo perché il Codice postale del 1973 lo aveva consentito. Nel 1999, invece, è stata abolita la possibilità di estendere le variazioni dei rendimenti (anche in senso negativo) ai buoni già emessi a protezione dei diritti dei consumatori.

Chi sono i risparmiatori interessati

Chi ha sottoscritto buoni prima del 1999 e, a maggior ragione, chi lo ha fatto prima del primo luglio del 1986 (quando è entrato in vigore il primo decreto ministeriale che ne declassava il rendimento) deve mettersi l’anima in pace. Questione aperta, invece, per chi ha investito in buoni fruttiferi dopo il primo luglio 1986. Il perché lo spiega l’avvocato Marisa Costelli, delegata per Milano dell’associazione Konsumer Italia: “Dopo l’entrata in vigore del decreto le Poste avrebbero dovuto emettere buoni della serie Q. Ma per un po’ di tempo hanno continuato a utilizzare vecchi moduli delle serie O e P che indicavano tassi superiori ma – di fatto – non più applicabili. La legge consentiva alle Poste di utilizzare, fino a esaurimento, solo i buoni della serie P (e non quelli della serie O) a patto però che l’impiegato apponesse due timbri, uno sul fronte e uno sul retro”.

Sul timbro frontale doveva essere scritto “Serie P-Q” mentre sul retro doveva riportare i nuovi rendimenti a trent’anni. “Solo che in molti casi Poste o non ha timbrato i vecchi buoni, o li ha timbrati in modo sbagliato indicando solo i nuovi interessi, ma non la rendita” continua Costelli, che ha ottenuto diverse vittorie sia giudiziali che all’Abf. E così migliaia di risparmiatori hanno pensato che la rendita sarebbe stata la stessa, salvo poi riscuotere, 30 anni dopo, una cifra nettamente inferiore a quella che si aspettavano.

Per fare tutto in regola usando i buoni P, precisa l’avvocato di Konsumer, Poste avrebbe dovuto realizzare tanti timbri quanti erano i tagli dei buoni (da 50.000 lire a 5 milioni di lire) perché la rendita varia in base al capitale investito. Invece ha deciso di andare al risparmio usandone solo uno con gli interessi dei primi vent’anni: lasciando inalterato il rendimento successivo dal ventunesimo anno fino al 31 dicembre del trentesimo dall’emissione. Andando incontro a una pioggia di ricorsi, tanto che sia la Cassazione sia, prima ancora, la Corte Costituzionale, hanno sancito che i moduli dei buoni fruttiferi postali equivalgono a dei veri e propri contratti. “In effetti in queste decisioni viene ripreso il concetto espresso dalla Cassazione nel 2007, e cioè che ‘carta canta’: l’Abf torna a riconoscere il ruolo contrattuale dei buoni che le Sezioni Unite avevano messo in secondo piano pochi mesi fa” spiega Aldo Bissi del comitato scientifico di Ridare, portale di Giuffrè Francis Lefebvre che affronta tutte le tematiche in materia di risarcimento del danno e responsabilità civile.

Costelli parla di “centinaia” di sentenze già emesse a favore dei risparmiatori (questa, ad esempio, è una delle tante. “In uno degli ultimi casi che ho seguito, il mio assistito ha ottenuto 38.000 euro di interessi che gli erano stati illegittimamente negati”. Ma come lui, spiega, ce ne sono molti altri che non sanno nemmeno di poter reclamare.

Cosa bisogna verificare

Ma come si può capire se ci sono possibilità di ricorrere all’Abf o in via giudiziaria

 

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https://www.repubblica.it/economia/diritti-e-consumi/banche-e-assicurazioni/2019/07/22/news/buoni_fruttiferi_postali_pioggia_di_rimborsi_per_molti_risparmiatori-231572214/

 

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

DOCUMENTI FALCONE E BORSELLINO PROCESSO TRATTATIVA PER COPRIRE LA VERITA’

19 luglio 2019 – Mauro Mellini

 

Sono stati recuperati e resi pubblici atti e documenti relativi alle attività ed agli assassini di Falcone e Borsellino che, già a quanto se ne è saputo dalla stampa, travolgono in un mare di sporco favoreggiamento magistrati ed altri rappresentati dei pubblici poteri e fanno comprendere la vera ragione della ostinata persecuzione di persone come il Generale Mori nonché la ragione vera per la quale è stato imbastito il più colossale, prolungato, ridicolo per  la stessa inconsistenza del capo di imputazione, processo dello Stato Italiano: il c.d. processo della Trattativa “Stato Mafia”.

Altro che Trattativa! Se trattative vi furono, tra di esse la più invereconda, pericolosa, stranamente digerita da stampa e dalla cosiddetta scienza giuridica, che ha coinvolto chi sa quanti magistrati: furono le trattative per fornire una copertura attraverso la persecuzione dei sostenitori dei delitti e delle relative indagini c.d. “mafia e appalti”.

Una Trattativa che se vi fu (e sembra oggi che proprio vi sia stata) sarebbe intervenuta tra la mafia, che si “occupò” della eliminazione fisica dei due Magistrati propugnatori di quella indagine e che mal sopportarono la chiusura pressocché inconcludente di essa e rischiavano di scoprirne la stranezza e, di contro, (altri assassini benché solo morali) il processo a carico di altri indagatori mal soddisfatti della chiusura delle indagini (Gen. Mori etc.)  e così da fare da “polverone” con la loro incriminazione stante la inusitata loro qualità tale da lambire l’incriminazione, nientemeno dello stesso Stato (come si fece nella denominazione corrente).

I fatti in estrema sintesi sono questi.

Della inchiesta “mafia e appalti” si occuparono sia Falcone (che continuò ad interessarsene anche quando andò a Roma al Ministero) sia Borsellino. A “chiudere” l’indagine con un pugno di mosche in mano deludendo le aspettative

 

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http://www.lavalledeitempli.net/2019/07/19/documenti-falcone-borsellino-processo-trattativa-coprire-la-verita/

 

 

 

 

 

LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

Lavoro, la crescita dimentica i salari. Ecco chi paga i lunghi anni della crisi

Solo ora, le retribuzioni medie stanno faticosamente tornando alle posizioni di dieci anni fa: ma la realtà per milioni di lavoratori è una perdita secca del valore dei loro stipendi. La conseguenza è un freno all’inflazione, alla domanda e quindi alla stessa ripresa

di MARCO RUFFOLO – 23 ottobre 2017               RILETTURA

La ripresa gonfia i portafogli delle famiglie? O li lascia malinconicamente leggeri? In che misura tutti quei “più” che leggiamo davanti a grandezze come Pil, produzione, fatturato, occupazione, si stanno effettivamente traducendo in buste paga più pesanti, in redditi meno magri? Insomma, quando la famiglia italiana media si fa i conti in tasca, può dire di essersi lasciata alle spalle la più grave recessione che abbia mai conosciuto dal dopoguerra ad oggi? Se lasciarsela alle spalle significa tornare ai livelli precrisi, a quelli di dieci anni fa, la risposta è certamente negativa.

CALCOLA IL TUO STIPENDIO GIUSTO

Il potere d’acquisto delle famiglie, dice l’Istat, si è ridotto dell’8 per cento. Dietro questo calo, tuttavia, scopriamo andamenti molto diversi tra loro: un vero e proprio tonfo per il reddito da lavoro autonomo (meno 15%), e una risicata tenuta per salari e stipendi (meno 1,1). Ma anche quest’ultimo dato, come vedremo, nasconde tragitti assai differenti, persino opposti. Al netto dell’inflazione, ci dice l’Istat, la retribuzione media dei dipendenti è scesa dai 29.738 euro del 2007 ai 29.419 del 2016. E le cose non sono cambiate un gran che quest’anno. In sostanza, rispetto a dieci anni fa, il dipendente medio italiano con la sua paga si trova a dover rinunciare a beni e servizi per 319 euro. Dunque, prima conclusione: nei tre anni di crescita del Pil non siamo stati capaci di riprendere la corsa interrotta un decennio fa.

COME DIECI ANNI FA
Nel migliore dei casi, siamo tornati ai blocchi di partenza. E non è poco, visto il crollo subito da tutte le grandezze economiche durante la crisi. Ora però ci si chiede se vi siano margini per far ripartire la corsa delle retribuzioni. Ad auspicarlo questa volta sono le stesse autorità monetarie che in passato predicavano la moderazione salariale: la Banca d’Italia di Ignazio Visco, e soprattutto la Bce di Mario Draghi. Visco e Draghi sanno che il fenomeno dei bassi salari non è solo italiano. “In molte economie avanzate, a cominciare dall’Europa – si legge nel nuovo World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale – la crescita dei salari nominali resta marcatamente sotto i livelli precedenti la grande recessione del 2008-2009”. E questo frena sia l’inflazione (che nell’eurozona non riesce ad avvicinarsi all’obiettivo del 2%) sia la ripresa, a causa dell’evidente debolezza dei consumi. Ma quali ostacoli si frappongono in Italia a una crescita dei redditi familiari? Per capirlo bisogna fare un salto indietro. Tra i segni più evidenti lasciati dalla lunga crisi economica, c’è una frattura profonda che ha diviso il mondo del lavoro dipendente. Da una parte il ciclone della crisi si è abbattuto sull’industria mani-fatturiera, che ha conosciuto una delle più massicce perdite di manodopera. Dall’altra è cresciuto un terziario poco produttivo e di bassa qualità, che ha assorbito una parte di quella manodopera e che continua tuttora a creare nuovi posti, anche se poveri.

I “SOPRAVVISSUTI”
Anni terribili quelli tra il 2008 e il 2014 per i lavoratori dell’industria e delle costruzioni: 900 mila occupati in meno, dice l’Istat, con una perdita del 13%, che arriva al 20% se il calcolo si fa sui dipendenti tra il 2007 e il 2016. Eppure qui, nonostante la crisi, salari e stipendi reggono e anzi aumentano. La contrattazione nazionale continua a funzionare. E così nell’ultimo decennio le retribuzioni nominali nell’industria salgono del 24%, e quelle reali (al netto dell’inflazione) dell’8,5, in controtendenza rispetto all’andamento nazionale. Insomma, chi è riuscito a restare a bordo, chi ha conservato a fatica il posto in fabbrica e nei cantieri ha visto il proprio potere di acquisto aumentare, e non di poco. A partire dal 2014, tuttavia, le industrie sopravvissute, e alleggerite dalla grande emorragia di posti, hanno cominciato a contenere l’aumento dei salari per reggere alla concorrenza estera. Certo, teoricamente avrebbero potuto puntare sulla produttività invece che tenere bassi gli stipendi, ma uscivano da una recessione che aveva impedito loro di investire, di sostituire macchinari obsoleti. E la moderazione salariale ai loro occhi rappresentava l’unica via d’uscita per restare sull’unico mercato che tirava: quello estero.

LA POVERTA’ DEL TERZIARIO
Alberghi e ristoranti, servizi alle famiglie e alle imprese: è stato soprattutto questo terziario a fare in qualche misura da ammortizzatore della grande emorragia di lavoratori. Fino al 2014, almeno una piccola parte di quei 900 mila occupati rimasti senza lavoro nell’industria e nelle costruzioni, lo ritrova proprio in quei servizi: poco più di 100 mila. Poi, negli anni successivi, con la ripresa economica, le assunzioni nel terziario accelerano a un ritmo del tutto imprevisto: un altro mezzo milione entro il 2016. Il risultato

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https://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2017/10/23/news/lavoro_la_crescita_dimentica_i_salari_ecco_chi_paga_i_lunghi_anni_della_crisi-179077712/

 

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

L’UNICO MURO IN ITALIA È IN VATICANO: UNA CITTÀ SENZA IMMIGRATI

22 luglio 2019

E i muri ti difendono dal degrado. Quando Bergoglio si concede una passeggiata nella tranquillità delle vie della Città del Vaticano, infatti, non ci sono vu cumprà, niente bengalesi molesti o zingare questuanti.

VIDEO QUI: https://streamable.com/2yh0a

Non vorreste anche voi, vivere in una città senza degrado. Pulita, senza

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https://voxnews.info/2019/07/22/lunico-muro-in-italia-e-in-vaticano-una-citta-senza-immigrati-video/

 

 

 

 

 

 

 

Droga, omicidi e pedofilia: in manette finanziatori lgbt di Clinton e Obama

Di Cristina Gauri – 8 Febbraio 2019

Washington, 8 feb – Facevano parte del “cerchio magico” di Barack Obama e Hillary Clinton e avevano generosamente finanziato le loro campagne elettorali, ma per Ed Buck e Terry Bean si sono aperte le porte del carcere, con l’accusa di abusi sessuali su minori e omicidio di due “prostituti”. Bean è un imprenditore e attivista Lgbt di lunga data, nonché fondatore di numerose organizzazioni arcobaleno. Buck è un uomo d’affari dal successo milionario e anche lui militante per i “diritti gay”: entrambi sono i più grandi sponsor e finanziatori del movimento Lgbt statunitense, e, come detto, hanno sovvenzionato la campagna elettorale di Barack Obama, di Hillary Clinton, del governatore della California Jerry Brown, e di Eric Garcetti, sindaco di Los Angeles.

Terry Bean

Il democratico dell’Oregon Terry Bean è stato incriminato per la seconda volta per pedofilia, lo scorso 4 gennaio. Bean è fondatore del Gay and Lesbian Victory Fund, fondazione che sostiene monetariamente i candidati politici che dichiarano la loro omosessualità. Descritto come “sostenitore di spicco del presidente Obama” e “pioniere dei diritti civili”, ora si trova in custodia cautelare per abusi sessuali

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https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/droga-omicidi-pedofilia-manette-finanziatori-lgbt-clinton-obama-104035/

 

 

 

 

 

POLITICA

DA NIRAM FERRETTI – FURORI DEMENTI E ARDENTI

Sisto Ceci 21 07 2019

 

 

Oggi parlerò di alcuni casi che appartengono, in una certa misura, alla psicopatologia ma non per questo motivo sono meno indicativi di una mentalità esistente e di un deragliamento complessivo della ragione. Il primo è Giulietto Tovarisch Chiesa, il complottista antiamericano di stretta osservanza sovietica, l’altro è Massimo Fini, giornalista e scrittore tuttologo con velleità da guru. Entrambi, pur propugnatori di narrative diverse, hanno però una cosa che gli accomuna, l’odio al calor bianco per l’Occidente e un virulento antiamericanismo. L’antiamericanismo radicale costituisce una forma di ortodossia politica che vede negli Stati Uniti l’incarnazione del male assoluto. Per i sacerdoti di questa ortodossia, Noam Chomsky in testa, gli Stati Uniti sarebbero i responsabili di tutta l’ingiustizia del mondo. L’antiamericanismo si salda con l’esecrazione nei confronti degli assetti strutturali che l’Occidente ha consolidato negli ultimi trecento anni, quindi le sue forme culturali, politiche, economiche. Fin qui nulla di nuovo. Anzi è un discorso vecchio, vecchissimo che puzza di stantio lontano un miglio e ha i suoi precedenti nell’antimodernismo fascista e nazista e ovviamente nell’ex Unione Sovietica e nella Russia attuale.

 

Chiesa non è un irrazionalista e non posa a flaneur anarchico come Fini, si accontenta di piani più bassi facendo da portavoce della vulgata paranoide cospirazionista secondo cui dietro fenomeni sconvolgenti ed epocali come l’11 Settembre ci sarebbero i servizi segreti americani e quelli israeliani. I Protocolli dei Savi di Sion sono l’Urtext di tutti i complottisti. Bisogna capirlo Giulietto Chiesa, tutto sommato. Il trauma profondo che ha vissuto e che lo ha irreversibilmente squassato psicologicamente è stata la caduta del Muro di Berlino e la fine dell’Unione Sovietica, la sua amata casa per tutta una vita. Come Hiroo Onoda, lui si valoroso soldato, che ventinove anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale combatteva ancora da solo in una isola delle Filippine, Giulietto Chiesa è ancora convinto di trovarsi in piena Guerra Fredda. L’elezione di The Donald lo ha notevolmente rinfrancato.

 

La rimozione della realtà è una forma di difesa per non dovere accettare di venire a patti con essa. Le parole d’ordine dei bei tempi del KGB, quando le direttive si ricevevano da Mosca, continuano a vivere perenni nella mente come i fantasmi degli amori indissolubili. In ossequio al famoso adagio secondo il quale i nemici dei miei nemici sono miei amici, Chiesa è per partito preso a favore di chiunque sia contro gli Stati Uniti e contro Israele. Lo Stato ebraico sarebbe infatti un’appendice di quel tentacolare potere mondialista e oppressivo che da sempre vittimizza il globo e che ha impedito dal dopoguerra al 1989 che l’Unione Sovietica si pappasse tutta l’Europa. Così, tra le numerose e gloriose gesta di Giulietto lo vediamo firmare nel 2012 un appello su Il Manifesto insieme a Gianni Vattimo, Domenico Losurdo (stalinista al cubo) Franco Cardini e altri, contro il “Nuovo Ordine Mondiale” (sic), una versione aggiornata del Complotto Pluto-Giudaico-Massonico di fascistissima memoria.

 

Il compagno e Kamerata Cardini, il compagno Losurdo e l’anziano esegeta heiddegeriano Vattimo sono tutti apparentati dallo stesso odio profondo. Piccolo inciso. Chi crede nei grandi complotti è in genere persona psichicamente fragile la quale ha bisogno di essere rassicurata circa una realtà che percepisce come minacciosa e sfuggente. Il complotto è la Grande Madre, la metastruttura che consente di dotare di senso tutta una serie di eventi e di figure. Così, si ha l’illusione di avere capito ciò che gli altri non vedono e non comprendono. Il proprio ego ne trae un profondo nutrimento, poi, ritemprati, si indossa l’elmo di Mambrino e ci si butta nella mischia. Ma torniamo all’appello de Il Manifesto.

 

I firmatari esprimono la loro “solidarietà al popolo iraniano e siriano”, le prossime vittime del Nuovo Ordine Mondiale. I solidarizzanti solidarizzano con due regimi illiberali, di cui uno teocratico e sponsor internazionale del terrorismo e l’altro una dittatura feroce. I Chiesa, i Losurdo e i Cardini, hanno un irresistibile bisogno di uomini forti, di maschi alfa che li istruiscano e li guidino. Sul bisogno ulteriore di Vattimo sarebbe facile profferire grossolanità e dunque mi asterrò. Il loro desiderio di servire è troppo impellente, e allora il padre diventa non quello che è nei cieli, ma il dittatore, l’ayatollah, il mullah. Cardini e Chiesa, pur così diversi, sono affratellati dal lori antiamericanismo viscerale, nel primo più accigliato, dotato di un apparato concettuale colto e informato anche se delirante, nel secondo trasformato nella grottesca pochade durrenmattiana del cospirazionismo internazionale con agenti del Mossad e della CIA che sbucano dietro ogni angolo.

 

Massimo Fini è per certi versi più interessante di Chiesa perché ha tentato disperatamente di darsi un ubi consistam intellettualmente raffinato attraverso un patchwork di autori diversi, di riferimenti trasversali, da Evola a Nietzsche, a Rousseau a De Benoist, i quali, prendendolo per mano lo hanno condotto alla sua dissacrante disamina contro l’Occidente e i suoi mali, di cui, ovviamente, la causa principale sono gli Stati Uniti. Israele merita un capitolo a parte nella fantasia febbricitante di Fini. Naturalmente è uno stato terrorista, ca va sans dire… Il Nuovo Ordine Mondiale è costituzionalmente terrorista e coloro che lo combattano, vedi i talebani, l’ISIS, Al Qa’da, Hezbollah, Hamas, ecc. sono “resistenti”.

 

Il canovaccio di questi “vorrei essere un dandy ma sono solo una caricature”, è sempre quello. L’estrema destra e l’estrema sinistra sono un Giano bifronte ideologico con un unico cervello che divarica lo sguardo in due opposte ma complementari direzioni. Il colore che apprezza di più è il rossobruno.

 

Nel caso di Fini non mancano gli elogi, vere e proprie esaltazioni per l’Islam e il suo purificante impeto guerriero. Lo stesso impeto che affascinava il Fuhrer. Ah, le brune bestie islamiche al posto di quelle bionde ariane! Fini, più di Cardini e Chiesa si sente animato dalla volontà nietzschiana così piccolo borghese di volere a tutti i costi épater le bourgeois. È un po’ un Carmelo Bene dell’opinionismo intellettuale di mezza tacca, privo completamente del talento istrionico del Pugliese, che tenta di compensare con trouvailles da rigattiere dello scandalo, come quando nel 2011 scrive un libro sul Mullah Omar di cui ammira le maschie e “fascistissime” virtù eroiche e guerriere… (Siamo sempre lì). Ma è solo di poco tempo fa un delirante articolo sul Fatto Quotidiano, probabilmente innaffiato da buone dosi di Cointreau (mancando l’assenzio) in cui, animato da indignazione prorompente Fini, lancia i suoi fulmini contro il “pupazzo” dell’Occidente Al Sisi, rimpiangendo la caduta dei Fratelli Musulmani, il gruppo radicale islamico di cui Hamas è la costola, il quale, come Hitler nel ‘33 aveva vinto le elezioni e dunque, doveva restare al proprio posto.

 

I Fratelli Musulmani, fondati in Egitto nel 1928 sono il movimento radicale islamico che ha rivitalizzato il concetto di jihad e ha fatto della morte l’ideale da perseguire. Un afrodisiaco per Fini, il quale invece di cercare l’eroica morte si portava in giro fino a qualche tempo fa da un salotto televisivo all’altro biascicando il suo clawnesco verbo. Ma così va il mondo. Dovrebbe avere

 

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Il grande equivoco – DA AURELIO MUSTACCIOLI 

Sisto Ceci 21 07 2019

 

A Sgarbi tutto gli si può dire fuorché sia stupido. Il ritratto di Borrelli ha un suo senso.

 

Ma Sgarbi non coglie l’essenza del problema.

 

In uno stato che intermedia oltre il 50% del PIL, è tutto solo lotta politica.

 

La magistratura indipendente non esiste, la magistratura è parte del sistema che si autoprotegge. Lo abbiamo visto nelle ultime decadi e nelle recenti vicende, e dovremmo aprire gli occhi.

 

I partiti politici esprimono il sistema, non il popolo. E, la lotta della magistratura alla “cattiva” politica,

 

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Alchimisti della putrefazione

Federica Francesconi – 19 luglio 2019

 

È una crisi di governo gonfiata ad arte. A soffiare sul fuoco della crisi sempre loro, gli alchimisti stregoni che stanno nell’ombra.

 

Una volta incastrati tutti i tasselli al posto giusto – l’elezione del mastino dell’eurocrazia Von der Leyen, lo scandalo di Moscopoli per screditare Salvini – gli alchimisti della putrefazione si preparano all’affondo finale, complici i paraninfi dell’europeismo Conte e Di Maio.

 

Il governo tecnico per smembrare le membra dell’odiata Italia è alle porte, ché i residui di Welfare che ancora sopravvivono sono fumo negli occhi per l’élite eurocratica. Già da tempo venne pianificato lo smantellamento del Belpaese, una fine tragica che dovrà concludersi con la regressione a nazione del Terzo Mondo, sull’esempio di ciò che è accaduto alla Grecia

 

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SCIENZE TECNOLOGIE

Il lato oscuro di FaceApp e DeepFake

Oggi vero e falso sono la stessa cosa, talmente identici da non essere più distinguibili, e anzi hanno finito per farsi intercambiabili.

 

22 luglio 2019

 

Siamo abituati ad ogni estate avere il classico tormentone, ma quest’anno non è una canzone di Mahamood, ma bensì un’applicazione per il cellulare.
L’app che sta facendo letteralmente impazzire il cyberspazio, vip compresi, si chiama «FaceApp».
Una applicazione prodotta nel 2017 dalla società «Wireless Lab OOO» con sede a San Pietroburgo, fondata da un certo Yaroslav Goncharov.
Nel mondo sempre più persone la stanno usando e i numeri parlano da soli: «oltre 80 milioni di utenti attivi», così almeno è quanto scritto nel sito ufficiale.
Cos’ha di così attraente FaceApp?

Innanzitutto l’utilizzo è facilissimo e immediato: una volta scaricata gratuitamente da PlayStore o AppleStore, basta farsi una fotografia in primo piano (selfie) con il cellulare e poi ci penserà l’applicazione a trasformarla con dei filtri appositi.
Fin qui nulla di strano: esistono centinaia di programmi di grafica che modificano e alterano le foto, per cui cosa c’è di speciale in questa?Per capirlo è necessario conoscere il cuore e il cervello di «FaceApp»: potenti algoritmi di Intelligenza Artificiale! Avete letto bene, questa non è una normale applicazione, perché qui viaggiamo nel mondo dell’AI.
Lo spiega lo stesso fondatore Goncharov: «abbiamo sviluppato una nuova tecnologia che sfrutta le reti neurali per modificare in maniera realistica il volto nelle foto».

Quello che differenzia la sua applicazione da tutte le altre è il fotorealismo!
In pochissimi secondi, con un clic è possibile modificare il volto: dall’acconciatura, al sesso, fino all’età, dove per quest’ultima (il filtro che ha spopolato il web) è presente sia la funzione che invecchia che quella che ringiovanisce! Esistono ben 21 filtri diversi in grado di modificare le immagini, di cui alcuni solo nella versione a pagamento (3,99 euro per l’abbonamento mensile; 19,99 euro per quello annuale, 43,99 euro per sempre).
I risultati come detto sono sconvolgenti sia per realismo che per qualità, e questo è il motivo per cui i social (Facebook, Instagram, ecc.), di punto in bianco sono diventati ospizi pieni di vecchietti.

 

Quali sono i pericoli?

Fino qui nulla da eccepire, soprattutto per i risultati grafici: ma è tutto oro quello che luccica?
Vediamo quindi il rovescio della medaglia e cioè quali potrebbero essere i rischi di un utilizzo non corretto.
Innanzitutto, mentre i sudditi dell’Impero si divertono a vedersi come saranno tra 30  o 50 anni, le loro foto transitano su vari server (dove saranno archiviate e lavorate) all’estero sia negli Stati Uniti (dove FaceApp dichiara di avere

 

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https://disinformazione.it/2019/07/20/da-faceapp-a-deepfake/

 

 

 

 

 

STORIA

MORO: LA SCHEDA – CHI ERA IGOR MARKEVITCH (2)

5 gennaio 2013

La guerra sorprende Igor Markevitch in Italia, a Firenze, dove è arrivato con un passaporto Nansen per i rifugiati.

Nella città toscana si stabilisce con la prima moglie, Kira Nijnski, figlia del grande ballerino russo e con il figlio, in un piccolo appartamento in centro e poi sulle colline di Fiesole, in una dependance della villa di Maurice Berenson ‘I Tatti’, messo a disposizione dal grande critico di origine lituana.

A Firenze, ricorderà lui stesso in un’intervista, si apre per Markevitch

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http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2003/01/05/Politica/MORO-LA-SCHEDA—CHI-ERA-IGOR-MARKEVITCH-2_175400.php

 

 

 

 

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