Green pass e Stato punitivo: il Grande Fratello dell’economiaNelle scorse settimane è giunto dai giornali tedeschi un suggerimento al fisco italiano, ovvero utilizzare il Green pass per tracciare gli spostamenti degli italiani ed interfacciarli col reddito ed eventuali movimenti di valuta. Un suggerimento che di fatto invita a violare la privacy dei cittadini, per certi versi s’ispira a quanto era emerso durante l’estate 2021: ovvero che venivano tracciati gli spostamenti su treno ed aereo dei vacanzieri italiani, ma in più del 50 per cento dei casi il fisco perdeva le tracce dei villeggianti. Ovvero la metà dei cittadini si sottraeva alla tracciatura alberghiera od al momentaneo affitto d’immobili, soprattutto non risultavano tracciati pagamenti a pensioni, ristoranti e lidi. Quindi s’è aperto un rimpallo (anche di competenza) tra Agenzia delle entrate e Garante della privacy. E su green pass, tracciatura elettronica dei pagamenti e diritto alla privacy è da mesi aperto uno scontro istituzionale.

Doveroso rammentare che a giugno c’era stata la decisione dell’Autority della privacy in merito alla gestione del Green pass per le vaccinazioni, che aveva portato alla momentanea sospensione dell’applicazione “Io” sui telefonini degli italiani, a causa del trasferimento sospetto dei dati sensibili dei cittadini su piattaforme di stati extra-Ue: ne erano derivati problemi al sistema di pagamento elettronico “PagoPa”. Parallelamente, il direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, puntava il dito contro la privacy, incolpando l’autorità d’aver “azzoppato gli esiti sperati per la fatturazione elettronica: l’Agenzia delle entrate non può utilizzare la banca dati della fatturazione elettronica in maniera piena perché non sono superati del tutto i problemi di privacy”.

Avevamo già reso edotti i lettori sul fatto che l’Unione europea sta spingendo sulla tracciabilità e profilatura totale dei suoi cittadini: una sorta di regolamentazione tridimensionale, che obbligherebbe enti di controllo (pubblici e privati) a profilare e tracciare ogni movimento logistico, bancario, sanitario, produttivo, giudiziario ed amministrativo del cittadino europeo. Per quest’ultimo, qualora si sottraesse (od eludesse di farsi tracciare) come e quando scatterebbe il reato di eluzione dalla tracciabilità? Dall’Ue di fatto sta arrivando un nuovo impulso ad una nuova fattispecie di reato, teso a punire come abusivo ogni movimento del cittadino che miri a nascondere aspetti della propria vita, da quella lavorativa al tempo libero. Un segnale politico, che mirerebbe ad abrogare la privacy: entrando a piè pesante nella vita domestica, od addirittura intima dell’individuo. Il nuovo reato lo consumerebbe chi non aggiorna alle normative europee i mezzi tecnici della propria azienda, come gli elettrodomestici di casa (i primi ad essere monitorati dopo l’incentivo del 110 per cento sarebbero i condomini, forse i proprietari di case indipendenti possono ancora nascondersi), o l’auto ed altri vettori di locomozione. Nel mirino soprattutto chi vive abusivamente attraverso prestazioni d’opera artigianali e può essere solo pagato per contanti: meccanici, carrozzieri, falegnami, idraulici, muratori, facchini, commercianti occasionali.

Norme già in vigore in Belgio, dove il pagamento di ogni prestazione medica (dal tampone all’acquisto d’un farmaco) deve essere obbligatoriamente tracciata bancariamente: e non si può pagare in contante, pena non ricevere la prestazione. Dettaglio non secondario è che il pagamento (e la tracciabilità bancaria) deve riguardare esclusivamente chi riceve la prestazione medica od acquista un farmaco: quindi per amicizia non si può assolutamente pagare con carta elettronica la prestazione da erogare ad una persona priva di tracciabilità bancaria. Le norme Ue non prevedono generosità ed elemosina, né qualsivoglia aiuto amicale che depisti la tracciabilità. Le norme europee stanno già influenzando la strategia italiana del fisco e dell’economia circolare?

“Bisogna concepire il diritto alla privacy con i diritti altrettanto sacrosanti di ricevere l’assistenza sanitaria o l’istruzione – afferma alla stampa Ernesto Maria Ruffini (direttore dell’Agenzia delle entrate) – altrimenti s’immolano sull’altare del diritto alla privacy tutti gli altri diritti che vengono lesi. Le banche sanno quanto guadagniamo e quanto spendiamo, le carte di credito sanno cosa facciamo, i social media sanno tutto di noi. Quindi – chiosa Ernesto Maria Ruffini – ai privati cediamo i nostri diritti alla privacy e poi ci difendiamo dallo Stato che siamo noi stessi”. E mentre l’ex ministro dell’economia Vincenzo Visco bollava come “demenziale l’opposizione del Garante della privacy”, dai sindacati dell’artigianato ricordavano come la tovagliata di norme Ue, introdotte dieci anni fa dal governo Monti, abbiano mandato nel sommerso un buon trenta per cento di officine, carrozzerie, falegnamerie ed altri lavori artigianali. E sembra davvero arduo spiegare alla burocrazia come la sottocapitalizzazione e la giungla normativa e fiscale abbiano sancito la morte di tantissime attività familiari.

Oggi sembra che il fisco dovrà attenzionare il tempo libero degli italiani, ed in questo il Green pass si rivelerebbe un parziale strumento d’indagine. Anche perché la Guardia di Finanza dovrebbe seguire i cittadini che raggiungono località amene, quindi scoprire se pagano a nero (ed in contanti) l’affitto d’un appartamentino. Oppure perquisire le abitazioni di chi per hobby restaura mobili, moto ed auto, e per scoprire eventuali paradisi domestici (danaro sotto il mattone). Ergo chiedersi come faccia una bella donna disoccupata a vestire bene, alloggiare in dimora decorosa e pagarsi il parrucchiere: in questo caso la privacy accenderebbe un bel faretto rosso. Il problema diventa anche politico–filosofico, investe le libertà individuali ed il giudizio etico–morale sulle condotte dei singoli cittadini. È forte il sospetto che possa sintetizzarsi tutto in una visione unica e preclusa al confronto, alla dialettica. E si stenta a credere che, un Grande Fratello che ci spii continuamente possa darci l’appagamento dei bisogni (la felicità) quale fine dello stato aristotelico. Piuttosto la giungla di norme e divieti spinge l’uomo ad evadere, a non obbedire al potere.

FONTE: http://www.opinione.it/editoriali/2021/10/15/ruggiero-capone_green-pass-estate-2021-agenzia-delle-entrate-garante-della-privacy-applicazione-io-pagopa-ruffini/