
RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
2 OTTOBRE 2020
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
L’uomo può rappresentarsi cose che non sono reali
come se lo fossero
HEGEL, Estetica, Einaudi, 1967, p. 57
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SOMMARIO
Sviluppo locale possibile sostenibile
IL PHARMA-DOLLAR
BORGHI: IL PD HA MILITARMENTE OCCUPATO MAGISTRATURA, DEEP STATE E CULTURA
Nuove rivelazioni sul Russiagate: il ruolo di Clinton e Obama
Luce, spazio e tempo Van Gogh come Einstein
Ma c’è una magistratura in Italia?
Falsi ricoveri terapia intensiva,scoperta truffa da 10,5 mln
I 209 MILIARDI DI GRANDISSIME FREGNACCE DI RIOTTA.
Gli Usa pagano le proteste nel mondo
UN AEREO MILITARE IN ARRIVO DA ISRAELE HA CONSEGNATO AI MILITARI AZERI
SISTEMI IN GRADO DI DISTRUGGERE LE AREE DI POSIZIONAMENTO DEGLI S-300
Il bunker come simbolo della guerra statica
Papa Francesco, caos Vaticano. Becciu
LA RUSSIA HA INFORMAZIONI CHE LA CIA LAVORA CON L’OPPOSITORE ALEXEI NAVALNY
Povertà minorile, Italia agli ultimi posti. Mentre l’Europa (come al solito) è inutile
Amodeo: «Costringono le persone povere e malate a rinunciare alle cure»
Addio ai soldi dell’Europa?
Massimo Cacciari sul processo Gregoretti a Matteo Salvini: “Giuseppe Conte e M5s indecenti”
Adesso sta scoppiando la bolla della disoccupazione
Appeasement: Il male europeo
Tra Svizzera e Italia, sull’epidemia covid-19 qualcuno mente.
LA SINISTRA È PIÙ BUONA DI GESÙ CRISTO E LAVORA PER ORWELL…
DESTRA CONSERVATRICE? MA QUANDO MAI!
Il Gino Strada che accusa di fascismo?
Tampone bambini, gli esperti: «Lesioni a naso e gola e bimbi traumatizzati»
Replika,il bug nell’app che suggerisce un omicidio
Web3, la versione Cyberpunk
Da Sun Tzu a Machiavelli, viaggio alle radici del ‘potere invisibile’
INVITO EVENTO
Sviluppo locale possibile sostenibile
L’Associazione Dignity – No Profit People Onlus promuove, fin dalla sua costituzione, lo sviluppo locale attraverso la valorizzazione delle risorse locali, sostenendo processi basati su sostenibilità, innovazione, partecipazione, trasparenza e circolarità.
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Ogni progetto si rivolge in modo particolare agli adolescenti e ai giovani, ricercando costantemente la collaborazione con organizzazioni e istituzioni locali e internazionali al fine di promuovere il miglioramento delle condizioni socioeconomiche e ambientali in contesti problematici, la dignità della persona, lo spirito associativo e cooperativo, il diritto di ogni individuo a raggiungere una piena realizzazione nel proprio paese d’origine.
Attualmente siamo impegnati in Mozambico, nella provincia di Tete, in collaborazione con la nostra omologa Associação Dignity Moçambique (ADM), con il progetto “Caminhamos Juntos” per la realizzazione di Aldeia Dignity (il Villaggio della Dignità) , un processo aperto e un modello comunitario per la promozione di istruzione e formazione professionale, arte e artigianato, salute e sport, agricoltura e allevamento.
Il progetto ha ricevuto l’approvazione della comunità locale, della direzione distrettuale di Marara e di quella provinciale di Tete, della Diocesi di Tete e della CEM. Nel mese di agosto 2019 è stato presentato anche alle autorità centrali del governo del Mozambico, a Maputo: Ministério do Género, Criança e Acção Social, Ministério da Juventude e Desporto, Ministério da Saúde, Ministério dos Negócios Estrangeiros e Cooperação.
Attualmente, grazie all’erogazione dei fondi CEI 8xmille – Sictm stiamo costruendo, in Aldeia Dignity, una scuola materna comunitaria autosostenibile, e realizzando allo stesso tempo infrastrutture fondamentali quali l’acqua potabile e l’energia elettrica per tutto il territorio di Matambo. L’ Associação Dignity Moçambique, costituita da professionisti e formatori locali, permette che i lavori procedano a ritmo costante, in perfetta sintonia con il progetto, anche in questo periodo in cui sono impossibili i viaggi in Mozambico.
Sempre con scopo sociale, anche quest’anno, si svolgerà il DHC – Dignity Home Contest. Un appuntamento, giunto alla sua terza edizione, che invita fotografi amatoriali e professionisti a confrontarsi su differenti temi. Il tema del DHC 2020 è: “Fuoco & Aria”. Le donazioni raccolte permetteranno di realizzare uno o più forni comunitari in terra cruda per la cottura degli alimenti nel villaggio di Matambo.
L’esposizione delle foto si terrà il 2 Ottobre presso l’esclusiva sala polivalente del Museo Crocetti, Roma – via Cassia 492, dalle 11:00 alle 21:00, in collaborazione con l’associazione MArte – Cultura per promuovere l’arte. Alle 19:00 il pubblico e i fotografi riceveranno la notizia delle preferenze espresse dalla giuria.
La giuria è composta da: Roberta Di Casimirro (regista e presidente Associazione MArte), Stefano Coletta (direttore Rai1), Marco Tabarini (settore tecnico-processi S.A. Segretariato Regionale MiBACT), Gilberto Maltinti (presidente della Casa della Fotografia di Roma), Giulio D’Ercole (direttore Rome Photo Fun Tours, fotografo professionista), Roberto Orsi (Direttore Osservatorio Socialis, docente ERS Lab LUISS), Marco Palumbo (rappresentante del voto dei visitatori della mostra).
Le ideatrici e promotrici del Contest, per l’associazione Dignity – No Profit People Onlus sono: Monica Cannizzaro (grafica & comunicazione) e Emanuela Bonavolta (architetto & educatore). La giuria selezionerà le dodici foto che verranno pubblicate nel calendario Dignity 2021, contribuendo ad una ulteriore raccolta fondi a favore dell’obiettivo di promozione sociale proposto.
Durante l’esposizione sarà possibile partecipare alla raccolta fondi, acquisendo una o più foto esposte, secondo le modalità espresse dal Regolamento.
Caminhamos juntos – Camminiamo insieme
Associazione Dignity – No profit people onlus
@dignitynoprofitpeople
Per info/contatti: dignitypeople@gmail.com – cell. 339 3437771
IN EVIDENZA
IL PHARMA-DOLLAR
Pistol dollar, petrodollar and now the pharma-dollar.
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Ricapitoliamo:
La progressione di eventi che ha portato il mondo globalizzato ad accettare all’unisono il congelamento dell’economia è frutto di un tentativo concertato di provare a disinnescare la naturale conseguenza di un sistema monetario imperfetto, in quanto basato sul debito; un sistema che segue la progressione esponenziale e che col tempo diviene insostenibile.
Il mondo economico si fonda sul commercio tra nazioni. C’è un vecchio modo di dire che così recita: -“se non si muovono le merci, si muoveranno i carri armati”! Questo per sottolineare l’importanza assolutamente vitale dei commerci per il pacifico funzionamento del mondo intero.
La quasi totalità dell’ammontare complessivo dei commerci globali è espressa in una valuta denominata USD, ovvero il dollaro americano.
Il dollaro americano è monopolio esclusivo di un’unica entità privata: la Federal Reserve.
Vista l’importanza che i commerci rappresentano per ogni nazione e preso atto che essi sono espressi proprio in dollari americani non è azzardato affermare che la Federal Reserve è la più potente istituzione al mondo in quanto monopolista della creazione di dollari “ad libitum”
Ed è stato proprio ad libitum che la Federal Reserve ha stampato, approfittando del suo vantaggio per inondare il mondo di dollari che dal 1971 non hanno più nessun vincolo aureo.
La Federal Reserve è un’istituzione commerciale che produce e smercia dollari ed ha un costante bisogno di un mercato che desideri questo prodotto. Come tutte le grandi aziende, per vendere al meglio il suo prodotto, la Federal Rererve si affida al marketing. I canali più efficaci per raggiungere il vasto pubblico sono i media ufficiali, che creano la realtà a cui il pubblico si adegua.
Quindi, come si fa per creare una sempre maggiore necessità di un prodotto che produco in maniera illimitata, senza il rischio che il pubblico cerchi un’alternativa o che smetta di desiderarne?
Partendo da qui, si capisce come i fenomeni assurdi osservati recentemente siano tutti riconducibili alla necessità che ha la Federal Reserve di mantenere ben salda la sua posizione estremamente privilegiata di controllare l’unità monetaria con cui sono espressi i commerci globali, e soprattutto il commercio del petrolio, indispensabile per la sopravvivenza dell’umanità intera nell’attuale paradigma.
È qui importante ricordare brevemente il funzionamento del sistema petrodollaro:
Tutti noi abbiamo sentito questa parola, ma forse è arrivato il momento di approfondire un po’ il suo significato, in quanto è proprio nel meccanismo di funzionamento che lega il dollaro con il petrolio che si giocherà il futuro dell’economia planetaria.
Come abbiamo visto, l’export principale degli Stati Uniti è il dollaro. Questa unità monetaria viene emessa in modo sfrenato e senza sottostante. Ma il resto del mondo ne ha bisogno in quanto è l’unica valuta con la quale si può commerciare.
Se la Russia vuole comprare qualcosa dalla Cina e viceversa, prima i due partner commerciali devono convertire le proprie valute in dollari Usa. (Anche se le cose stanno cambiando).
Adesso anche l’Euro consente certi commerci, ma resta l’obbligo di pagare in dollari le transazioni relative al petrolio. Tutti i paesi del mondo hanno bisogno di energia e, nonostante tutto il clamore che si fa relativamente alle rinnovabili, la principale fonte di energia resta comunque e sempre quella fossile ricavata dal petrolio.
Senza petrolio, la vita umana, come la conosciamo adesso, non sarebbe possibile.
Stiamo parlando di quasi 8 miliardi di persone che riescono a sfamarsi grazie all’agricoltura industriale praticata con largo consumo di idrocarburi utilizzati sia come combustibili per i macchinari che come fertilizzanti, pesticidi, ecc.
Qualsiasi paese del mondo, per poter comprare petrolio, deve prima comprare dollari americani.
Questi sono gli accordi stabiliti con l’OPEC e questo è il passaggio obbligato che tiene insieme tutto il sistema. Vediamo come funziona il meccanismo di pagamento:
Il greggio, una volta estratto, viene collocato sul mercato ad un prezzo espresso in dollari per barile. Il mercato è estremamente cartellizzato, dove agiscono in condizioni di partner oligopolisti le maggiori e più note compagnie petrolifere. Uno dei nomi più influenti è sicuramente la Standard Oil-Exxon Mobile della famiglia Rockefeller. La stessa famiglia controlla anche le maggiori banche americane che sono le maggiori azioniste della Federal Reserve, anch’essa un cartello!
Il petrolio venduto attraverso le compagnie petrolifere viene pagato con il deposito di dollari sui conti correnti accesi presso le banche che appartengono allo stesso “entourage”.
Oppure finiscono nelle riserve valutarie delle banche centrali dei vari paesi. In ogni caso, quasi sempre, con quei dollari si comprano buoni del tesoro americani, contribuendo così a mantenere bassi i tassi di interesse sul debito pubblico americano.
Il paese esportatore di greggio si accontenta di percepire la cedola che il Tesoro statunitense paga sul suo debito rappresentato dai Treasury Bonds.
L’America produce miliardi di bit elettronici denominati in dollari senza nessun sottostante (se non la supremazia militare), e la altre nazioni li accettano perché sanno che potranno scambiarli con altri beni o servizi in tutto il mondo o spenderli negli stessi Stati Uniti.
In questo modo il debito pubblico aumenta, ma i tassi rimangono bassi garantendo un risparmio sugli interessi da corrispondere.
Molte persone non se ne rendono conto, ma gli USA hanno uno sbilancio commerciale di circa 620miliardi di dollari. Oltre mezzo trilione di dollari è uscito dagli Usa rispetto a quanto è entrato.
Gli Usa fabbricano dollari e gli esportano in cambio di prodotti di cui la nazione necessita.
La dinastia Saud dell’Arabia Saudita è uno dei maggiori esportatori di petrolio al mondo.
In questi ultimi mesi abbiamo notato un certo nervosismo da parte dei Sauditi nel mantenere in essere questo meccanismo.
Se i Sauditi o altri paesi esportatori di petrolio decidessero di cambiare le regole del mercato dei petrodollari gli effetti sarebbero catastrofici per l’economia americana.
Ma ci sono ulteriori elementi di tensione che vanno ad aggiungersi a quelli relativi all’Arabia Saudita e in questo caso abbiamo a che fare con le uniche altre due super potenze planetarie: Cina e Russia.
- Oggi la Russia è il maggior esportatore di petrolio del mondo.
- Oggi la Cina è il maggior importatore di petrolio al mondo.
Per quale motivo la Cina e la Russia dovrebbero continuare a commerciare tra di loro attraverso il dollaro USA?
La Cina lo ha fatto sapere in modo inequivocabile rilasciando la seguente pubblica dichiarazione attraverso la sua principale agenzia di stampa: ” i giorni preoccupanti in cui i destini delle genti sono nelle mani di una nazione ipocrita devono finire“.
La Cina siede su di una montagna di dollari derivanti dal suo surplus commerciale.
Gli Usa diluiscono il valore di quei dollari mensilmente creando centinaia dimiliardi di nuovi dollari al giorno attraverso il programma denominato Quantative Easing, quindi, le sue preoccupazioni sono ben più che legittime.
Per adesso il monopolio dei petrodollari tiene insieme questo sistema di pagamenti e di economie internazionali in un equilibrio molto precario.
Come in un colabrodo da dove escono problemi da tutti i buchi, oltre alle dinamiche relative commerci, si sono aggiunte anche gli enormi buchi del mondo finanziarizzato degli scambi tra banche. In questo caso non si tratta di un commercio di beni reali, ma del commercio della galassia di spazzatura finanziaria del mondo dei derivati, anch’essa tutta collegata al sistema reciproco delle banche, con la Federal Reserve in prima fila.
PER TENERE IN PIEDI TUTTO QUESTO OCCORRE MANTENERE COSTANTE LA DOMANDA GLOBALE DI DOLLARI AMERICANI, A QUALUNQUE COSTO.
Se la domanda di trilioni rallenta o se accenna a calare, bisogna agire con tempismo creando artificialmente qualche artifizio per ripristinare il flusso dei dollari dalla Federal Reserve, che, per poter creare dollari, deve necessariamente indebitare qualcuno, aumentando così il suo potere.
Il miglior cliente di una banca è uno Stato.
Il miglior motivo che ha uno stato per indebitarsi è quello di dover affrontare un’emergenza.
Se l’emergenza non si manifesta spontaneamente, è quindi opportuno crearla sinteticamente.
Come per miracolo, ecco il terribile virus! Ma guarda un po’ che fortuna!
Si aggiunge quindi un nuovo tassello a quello precedentemente analizzato nella newsletter IL VIRUS GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO – https://andreacecchi.substack.com/p/il-virus-giusto-al-momento-giusto
Tutti i paesi del mondo si trovano dunque, tutti insieme a dover affrontare un’emergenza per la quale occorrono centinaia di miliardi di dollari, non solo per tamponare le partite finanziarie, ma…e qui arriva il bello: per comprare farmaci, tamponi, reagenti, macchinari e apparati medicali e infine, vaccini, tanti vaccini, tutta roba prodotta e commercializzata in dollari americani.
Per questa deduzione, traggo spunto dall’ottima segnalazione di T.P. Wilkinson su questo articolo:
L’articolo ricostruisce abilmente la filiera di controllo dell’industria farmaceutica e si scopre che anche essa è direttamente controllata dalle stesse dinastie di petrolio e banche.
L’autore ci spiega che in questo caso, l’OPEC del cartello farmaceutico si chiama W.H.O. l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Essi usano l’eufemismo della salute pubblica per proporre la vendita di prodotti di loro oligopolistica manifattura. È innegabile che i fondamenti più genuini della salute pubblica derivino da sani stili di vita e di lavoro, da l’aria pura, dalla qualità del cibo e dall’acqua. Invece vengono imposti protocolli globali in cui la salute è ottenibile solo attraverso l’acquisto di immense quantità di medicinali. La parola inglese per dire farmaco è “drug”, ed è solo la legalità del autore del commercio che differenzia lo spacciatore o il narco-trafficante dal management dell’industria farmaceutica. Tutti i farmaci sono di derivazione oppiacea o petrolchimica e sono parte integrante della triade che guida il moderno capitalismo: farmaci, petrolio e armi. L’industria petrolifera è in mano a due gruppi dinastici così come l’industria farmaceutica che è la diretta conseguenza della guerra dell’oppio dell’impero Anglo-Americano dove commercio e stupefacenti hanno bisogno della forza persuasiva delle armi.
Ecco quindi che lo starnuto sentito in tutto il mondo viene in soccorso del dollaro riunendo sotto un’unica cupola di controllo, ovvero il monopolio monetario della Federal Reserve, gli scambi espressi dalle tre principali industrie: armamenti, petrolio e farmaci.
Da un grande debito si esce solo in 3 modi:
- RIPAGANDOLO ATTRAVERSO LA CRESCITA ECONOMICA (mmmm…???)
- CON UNA GRANDE INFLAZIONE CHE LO CANCELLA ( metodo storicamente più frequente)
- CON UNA GRANDE GUERRA (che in genere si accompagna alla grande inflazione).
Allora, chiediamoci: è già iniziata la III guerra mondiale? Una guerra mondiale contro un virus che si può sconfiggere soltanto con l’acquisto di vaccini e farmaci ottenibili dietro l’esborso di dollari?
Alla luce di tutto questo, In breve:
Il v!rus è una operazione globale concertata dalle banche insieme ai maggiori centri di potere per ottenere determinati risultati economici e di controllo utili all’implementazione di nuovi sistemi monetari e per gestire il disastro finanziario che non sarebbe disinnescabile senza i lockdown, nonché creare un’artificiale domanda di dollari americani sostenendone valore e credibilità in un momento di espansione monetaria senza precedenti.
La presente situazione andrà avanti a fasi alterne per ancora diversi anni e fino a che sarà possibile farla durare, tipo nel film “Operazione Sottoveste”. dove si manda avanti il sottomarino fuso usando un reggiseno.
Non finirà finché non avranno sistemato il controbilanciamento della bolla galattica di Repo e derivati e ci vorrà del tempo, perché se scoppia è peggio.
Tutto questo insieme all’agenda “green’ che ci abituerà ad essere felici di avere meno, di consumare meno e di morire prima.
Mentre la bolla si sgonfia, avrà luogo il progressivo impoverimento delle classi del ceto medio del mondo sviluppato attraverso l’inflazione, specialmente del prezzo dei beni di prima necessità dei quali verrà creata anche scarsità.
La mancanza o scarsità di beni di consumo sarà facilmente attribuita al Covid che ha interroto la filiera produttiva e ai fenomeni climatici dovuti all’inquinamento e alla sovrappopolazione e sarà quindi facile imporre qualsiasi misura alla gente che ha ormai accettato di essere infetta e colpevole e che si è abituata a subire passivamente, come un cagnolino addomesticato.
L’animale, dopo le prime percosse, capisce e si ricorda subito dove andare a cuccia, dove fare i bisogni e dov’è la ciotola col pastone. Così sarà l’uomo del domani: a cuccia confinato, mascherato, vaccinato, multato, tassato, impaurito, impoverito e spaventato. Utile solo quando se ne sta buono in un angolo e porge lieto il collo alla gargotta.
Primo esempio della nostra trasformazione in bestie
A conferma dell’articolo di Andrea Cecchi, i sindacati hano approvato il metodo che ci addestra come bestiame per il nostro bene:
Gruppo Reale: accordo sui dispositivi per il distanziamento fisico
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DISPOSITIVI PER IL DISTANZIAMENTO PERSONALE:
ACCORDO RAGGIUNTO
Nella giornata odierna abbiamo siglato l’accordo (in allegato) sui dispositivi per il distanziamento fisico da indossare, all’interno dei locali delle 4 Sedi principali di Torino, Milano ed Udine, in questa fase sperimentale.
FONTE FONTE: https://www.maurizioblondet.it/il-pharma-dollar/?utm_medium=push&utm_source=onesignal&utm_campaign=push_friends
BORGHI: IL PD HA MILITARMENTE OCCUPATO MAGISTRATURA, DEEP STATE E CULTURA
Claudio Borghi interviene a Catania al convegno “Dall’egemonia Culturale alla Libertà della Cultura” con un intervento molto interessante di Claudio Borghi. Ci sono settori che , per una sorta di diritto divino, sembrano essere permanentemente occupati dalla sinistra: la magistratura, il deep state, l’informazione e la cultura. Su quest’ultimo settore si allarga proprio la questa egemonia che non è naturale, ma sempre più appare come un’imposizione forzata ed abnormale.
VIDEO QUI: https://youtu.be/hBI5-_tASHY
FONTE: https://scenarieconomici.it/borghi-il-pd-ha-militarmente-occupato-magistratura-deep-state-e-cultura/
Nuove rivelazioni sul Russiagate: il ruolo di Clinton e Obama
Roberto Vivaldelli
30 SETTEMBRE 2020
Nuove clamorose rivelazioni sulle origini del Russiagate. Ieri il direttore della National Intelligence, John Ratcliffe, ha inviato una lettera al presidente della Commissione Giustizia del Senato, Lindsey Graham, in merito ai nuovi documenti di intelligence declassificati, secondo i quali Hillary Clinton, allora candidata democratica alla presidenza, approvò personalmente uno sforzo “per suscitare uno scandalo contro il candidato alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump legandolo a Vladimir Putin e all’hackeraggio dei russi del Comitato nazionale democratico”. Secondo i suoi appunti scritti a mano, l’ex direttore della Cia John Brennan avrebbe successivamente informato il presidente Obama e altri alti funzionari della sicurezza nazionale del piano della candidata dem, inclusa la “presunta approvazione da parte di Hillary Clinton, il 26 luglio 2016, di una proposta di uno dei suoi consiglieri di politica estera, per denigrare Trump scatenando uno scandalo che denunciasse interferenze da parte dei servizi di sicurezza russi”.
Obama e Biden sapevano
Come spiega Ratcliffe nella lettera inviata a Graham, il 7 settembre 2016, i funzionari dell’intelligence Usa avrebbero chiesto di avviare un’indagine al direttore dell’Fbi James Comey e al vicedirettore del controspionaggio Peter Strzok “in merito all’approvazione da parte del candidato alla presidenza degli Stati Uniti Hillary Clinton di un piano riguardante il candidato alla presidenza Donald Trump e hacker russi che interferivano nelle elezioni Usa, come mezzo per distrarre il pubblico dal suo uso di un server di posta privato”. Come nota Federico Punzi su Atlantico Quotidiano, queste rivelazioni, qualora venissero confermate, dimostrerebbero che il direttore dell’Fbi Comey e il direttore della Cia Brennan, il team dell’indagine Crossfire Hurricane, ma anche il presidente Obama e probabilmente il vice Biden, sapevano fin dall’inizio che il Russiagate, la presunta collusione Trump-Russia, poteva essere una bufala fabbricata dalla Campagna Clinton per danneggiare il suo avversario.
Il dossier Steele
Come nota The Federalist, lo scandalo del Russiagate si basava in gran parte su un dossier redatto da Christopher Steele. I documenti declassificati dal direttore dell’intelligence nazionale John Ratcliffe all’inizio di giugno e consegnati ai senatori Gop Chuck Grassley e Ron Johnson dimostrano che all’inizio del 2017 la comunità d’intelligence e i principali funzionari dell’amministrazione Obama sapevano che ilo screditato dossier sulla presunta collusione fra la Campagna di Trump e la Russia, realizzato dall’ex spia britannica Christopher Steele e finanziato da Fusion Gps, Washington Free Beacon, dalla Campagna di Hillary Clinton e dal Comitato nazionale democratico, non era attendibile. Ratcliffe ha diffuso l’allegato di due pagine, aggiunto alle conclusioni di gennaio 2017 di Fbi, Cia e della National Security Agency sulla presunta collusione russa dove è scritto nero su bianco che le informazioni fornite da Steele al bureau erano confermate “in maniera limitata”.
C’è poi un filo diretto che collega l’inchiesta sulle origini del Russiagate a Roma. Come ricordava La Stampa lo scorso febbraio, proprio a Roma, il 3 ottobre 2016, si era svolto un incontro segreto e cruciale tra gli investigatori dell’Fbi e il loro informatore britannico Steele, autore del famoso rapporto sulle presunte relazioni pericolose fra Trump e il Cremlino. Steele, ricorda La Stampa, dopo la carriera nell’intelligence, aveva successivamente fondato una sua agenzia investigativa, la Orbis, e in tale veste aveva conosciuto Michael Gaeta, assistente legale presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Roma. Una volta avviata l’inchiesta “Crossfire Hurricane”, l’Fbi aveva riaperto il canale con Steele attraverso Gaeta. Quindi il 3 ottobre del 2016 Gaeta aveva invitato l’ex agente dei servizi segreti a Roma, offrendogli 15mila dollari per scambiare informazioni con tre agenti impegnati nell’indagine su Trump. La conversazione in un luogo segreto era durata circa tre ore, e Steele se era offerto anche di mettere l’Fbi in contatto col manager dell’hotel di San Pietroburgo che aveva visto Trump con le prostitute. Il tutto è contenuto nel rapporto su “Crossfire Hurricane” che l’Inspector General del dipartimento alla Giustizia Michael Horowitz ha pubblicato il 9 dicembre scorso, dalla pagina 108 alla pagina 115, e ancora a pagina 386.
FONTE: https://it.insideover.com/politica/nuove-rivelazioni-sul-russiagate-il-ruolo-di-clinton-e-obama.html
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
Luce, spazio e tempo Van Gogh come Einstein
Ottandue opere, molte celebri, del grande artista per raccontare la storia di un eroe umanissimo
C’è uno scritto famoso di Albert Einstein, intitolato Come io vedo il mondo; ebbene, se chi scrive dovesse dire nel modo più semplice come vede il mondo, intendendo per visione proprio ciò che la vista offre, la risposta sarebbe: come i quadri di Vincent Van Gogh.

E questo per merito (si fa per dire) di una straripante miopia, grazie alla quale, senza occhiali, le nuvole appaiono cavalloni, le stelle giganteschi fuochi, un normale paesaggio verde pare un mare in tempesta. Questo, ovviamente, attiene soltanto alla visione, non certo alla capacità di tradurla in dipinto… Eppure, tornando all’inizio, cioè ad Einstein e alla sua visione del mondo, c’è qualcosa che ha a che vedere con il pittore olandese (oltre al fatto che entrambi siano delle icone), e sono tre grandi concetti, ovvero il tempo, lo spazio e la luce, i quali, in entrambi, si fanno non solo teoria, bensì concretezza. E sono ancora più concreti, ed evidenti, nella mostra che il Centro San Gaetano di Padova ospita, Van Gogh. I colori della vita (dal 10 ottobre all’11 aprile 2021), poiché il percorso espositivo è stato concepito da Marco Goldin, curatore e fondatore di Linea d’ombra (che ha organizzato l’esposizione e festeggia così i suoi primi 25 anni, nel 2021), proprio come un viaggio esistenziale, in cui i dipinti sono legati al tempo – cioè alle relazioni di Van Gogh con familiari, amici e altri pittori – allo spazio, cioè ai luoghi in cui ha vissuto e che ha dipinto nei dieci anni della sua attività e, infine, alla luce, quei «colori della vita» che sono il suo marchio inconfondibile.
Le opere arrivate in prestito da tutto il mondo, in particolare dal Kröller-Mueller Museum di Otterlo, sono 96, 82 di Van Gogh, alcune delle quali famosissime, come l’Autoritratto con cappello di feltro grigio (1887), i Mietitori (1888), il Seminatore (1888), il Ritratto del postino Joseph Roulin (1888), il Paesaggio a Saint-Remy (1889) e il Paesaggio con covoni e luna nascente (1889); oltre ad alcuni dei lavori di Seurat, Signac e Gauguin che Van Gogh vide a Parigi, con i suoi occhi, nei due anni in cui visse lì con il fratello Theo; e ci sono tre degli Studi per un ritratto di Van Gogh (1956-57) realizzati da Francis Bacon, da cui si parte, perché il filo rosso interpretativo della mostra è quello della figura del pittore come «eroe», colui che ha una missione, ma un eroe «umanissimo», un eroe in cammino (l’olandese copriva anche 150 km a piedi in due giorni), destinato al fallimento. Ma «non pazzo». Un’immagine ben diversa da quella dell’artista maledetto, folle e geniale, che pure ha contribuito, negli anni, a fare del pittore olandese una star dell’arte e delle aste e, anche, un fenomeno pop, tanto da finire sui gadget o protagonista di film. È il ritratto «reale» (e diverso dal cliché) proposto da Goldin anche in Van Gogh. L’autobiografia mai scritta (La nave di Teseo), saggio/romanzo che si basa sulle quasi mille lettere dell’epistolario di Van Gogh (in parte ritradotto), la maggior parte delle quali indirizzate al fratello, suo primo sostenitore, in senso artistico e materiale. È nelle lettere che, già negli anni dal 1872 al 1880, Vincent esprime la volontà di «immergersi» nella vita reale, in quanto piena di verità («ho avuto una lezione da un falciatore che mi è servita molto più di una lezione di greco»); da lì la decisione di studiare il disegno, di cui in mostra vi è ampia testimonianza, fin quando si trasferisce in Belgio, alla miniera del Borinage (è di questo periodo i Minatori nella neve, il disegno più antico rimasto) e poi torna nella sua terra natale, nel Brabante, e, alla fine del 1881, all’Aia, dove inizia la sua ricerca di «tutte le scene possibili con figure», e le sue figure non sono signori che vanno a messa in tight, sono tessitori, minatori, contadini, poveracci. È da qui in poi che il colore inizia a entrare nella sua ricerca pittorica e cruciale in questo è il ritorno a Neunen, nella casa dei genitori, dove trova quello che, fino ad allora, gli era mancato: un paesaggio. È la natura, di cui, per Van Gogh, bisogna avere una «conoscenza intima» e infatti lui la «scandaglia», in essa si immerge per cogliere ogni dettaglio, per renderne non la perfezione, bensì l’emozione, per fare sì che quella «conoscenza intima» della natura corrisponda anche alla «conoscenza intima» di sé, per riuscire a esprimere la propria anima attraverso la rappresentazione della natura e i suoi colori, che magari non saranno quelli reali, ma quelli che lo spirito percepisce, in quel momento («molto giallo», come nel Seminatore, dove è giallo perfino il cielo). Quel colore che colpisce al cuore, il pubblico di massa come i collezionisti, e che rende Van Gogh uno degli artisti più amati – e questa mostra, la più grande dedicata a lui in Italia – uno degli eventi del 2020, di quelli che, in tempi di non pandemia, avrebbe registrato il tutto esaurito ancora prima di cominciare. Vedremo che cosa succederà. Certo la scelta di inaugurare è stata «coraggiosa e complicata», come ha sottolineato Goldin, in un momento in cui i musei hanno perso percentuali drammatiche di visitatori e di introiti.
Padova spera, e si prepara ad accogliere i fan dell’olandese, attirati da alcuni dei suoi capolavori più famosi; e infatti, spostandosi in terra di Francia, prima a Parigi e poi ad Arles, si arriva in quel sud di luci e colori, di pennellate a tratti, lo straordinario Vigneto verde che dipinge per arredare la casa gialla per l’arrivo dell’amico Gauguin, i «ritratti» degli amici di Arles, i Roulin e i Ginoux (li realizzava in un paio d’ore, scatenando l’ira di Gauguin), l’Autoritratto prestato dal museo Van Gogh… E poi la fine, l’anno in manicomio a Saint-Remy, nel 1889, dipingendo attraverso le sbarre della sua finestra capolavori come il Paesaggio a Saint-Remy o il Paesaggio con covoni e luna nascente, campi di grano, nuvole e luce, fino alla fine, fino all’ultima settimana in cui ancora crea il Covone sotto un cielo nuvoloso (1890), senza mai smettere, perché, come scriveva a Theo, «prima la fatica, poi la gioia». Come un eroe umano, che già presagiva la sua fine, fatta di spazio, tempo e tanta luce.
FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/luce-spazio-e-tempo-van-gogh-einstein-1893619.html
ATTUALITÁ SOCIETÀ COSTUME
Ma c’è una magistratura in Italia?
(se la domanda non è in sé reato, nel qual caso la ritiro)
Copio e incollo:
“Stanno ricoverando persone sane. Stanno occupando i pochi posti letto con persone perfettamente sane. Stanno mettendo a rischio la vita di altre persone. Devono essere denunciati”.
Vorrei sapere: ma c’è un magistrato in Italia per appurare se questo è vero? O ci sono solo palamara?




In Spagna per esempio il numero dei “casi di Covid” è collassato per il cambiamento dei criteri diagnostici, depotenziando l’amplificazione della carica virale. In Italia si sta commettendo una frode mantenendo alta la moltiplicazione? E’ ipotizzabile un reato, signor procuratore?
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/ma-ce-una-magistraturta-in-italia/
BELPAESE DA SALVARE
Falsi ricoveri terapia intensiva,scoperta truffa da 10,5 mln
Indagine Guardia di finanza in clinica Catanzaro, sequestro beni
(ANSA) – CATANZARO, 01 OTTOBRE 2020
Oltre 10 milioni di euro di rimborsi dal Servizio sanitario regionale percepiti illecitamente tra il 2013 ed il 2019 anche a fronte di oltre mille falsi ricoveri in terapia intensiva coronarica. E’ la presunta truffa scoperta dai finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro che stamani hanno notificato la misura del divieto per 12 mesi di esercitare attività professionali o imprenditoriali a Rosanna Frontera, di 56 anni, e Giuseppe Failla, di 65, rispettivamente legale rappresentante e direttore generale della clinica Villa Sant’Anna di Catanzaro, nota struttura sanitaria nonché centro di riferimento regionale di alta specialità per il trattamento e la cura delle malattie cardiovascolari. I due sono indagati per truffa aggravata e continuata ai danni del servizio sanitario e frode nelle pubbliche forniture. I finanzieri hanno anche sequestrato beni per 10,5 milioni di euro a carico della clinica, degli stessi Frontera e Failla e del direttore sanitario pro tempore Gaetano Muleo, di 75 anni, in carica dal 2010 e fino ad agosto 2019.
L’indagine è partita ad inizio 2019 ed è stata condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria con il coordinamento del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e dei pm Vito Valerio e Chiara Bonfadini e la direzione del procuratore Nicola Gratteri. Secondo le indagini, la truffa ruotava attorno al reparto di unità terapia intensiva coronarica (Utic), ufficialmente operante nella clinica ma che in realtà, secondo l’accusa, non è mai entrato in funzione. Sin dal 2013, infatti, la casa di cura era accreditata con il Servizio sanitario alla gestione di posti-letto Utic, destinati al trattamento delle patologie cardiache acute. Dalle indagini, secondo la Procura, è emerso “inequivocabilmente”, invece, che il reparto non era mai stato concretamente avviato, risultando privo di attrezzature conformi agli standard e del personale medico e paramedico adeguatamente preparato e in numero idoneo a garantire turnazione e assistenza “h24”. I pazienti cardiologici acuti venivano assistiti nei reparti di cardiologia o di unità terapia intensiva post-operatoria, mentre i posti letto ufficialmente destinati al reparto Utic ospitavano ricoveri ordinari.
Grazie a questo sistema, secondo l’accusa, la casa di cura è riuscita a ottenere tra il 2013 e il 2019 dal Servizio sanitario regionale un illecito profitto di 10,5 milioni di euro e sul totale di tali somme, il gip Gaia
Sorrentino ha disposto la misura del sequestro preventivo ai fini della confisca. Nei confronti degli indagati viene ipotizzato anche il reato di violenza o minaccia per costringere taluno a commettere un reato perché, una volta appreso dell’esistenza dell’indagine, avrebbero minacciato alcuni medici di conseguenze sul piano lavorativo e personale nel caso in cui non avessero ritrattato o quantomeno rimodulato le dichiarazioni rilasciate ai finanzieri sul mancato funzionamento del reparto Utic. Le indagini proseguono per accertare l’eventuale coinvolgimento di altri dipendenti della clinica e delle strutture pubbliche (es. Asp di Catanzaro e regione Calabria), deputate alla gestione e alla verifica dei requisiti necessari per l’accreditamento.
FONTE: https://www.ansa.it/calabria/notizie/2020/10/01/falsi-ricoveri-terapia-intensivascoperta-truffa-da-105-mln_a856bd48-49f7-4d3f-974f-333e22dbff10.html
I 209 MILIARDI DI GRANDISSIME FREGNACCE DI RIOTTA.
Come illudere milioni di italiani spacciando per certo quello che non lo è, e non lo sarà
La notizia di giornata perfino nel media Mainstream oggi è la matematica certezza che il Recovery Fund, i famosi 209 miliardi che dovrebbero rilanciare l’economia, non si sa bene come arriveranno, e se arriveranno. Come fanno notare quotidiani britannici, europei e perfino italiani questo fondo rischia di saltare perchè il compromesso spinto dalla Germania riesce a scontentare un po’ tutti. Per voler riassumere i problemi in tre punti:
- risulta anche troppo rigido nelle modalità di rimborso e di finanziamento per chi, come la Spagna, aveva inizialmente proposto il finanziamento con bond irredimibili comprati dalla BCE;
- risulta troppo permissivo e costoso per le tasche dei cittadini dai cosiddetti paesi “Austeri”, Austria ed Olanda in testa, che non vogliono elargire soldi a fondo perduto;
- risulta ricattatorio per Ungheria e Polonia se contiene qualsiasi forma di richiamo alla cosiddetta “Rule of Law”, cioè alla necessità di tutti i paesi di sottostare ad alcuni standard giuridici che, però , hanno radici di definizione estremamente politicizzate.
Oggi appare ormai ufficiale che l’accordo su questi fondi e sulle modalità di elargizione non avverrà a breve e sarà rinviato nel futuro, ad una data non ancora sicura. La Merkel ha messo il suo peso politico su questa misura, così come la Francia, ma non si possono violare le volontà di numerosi paesi, oltre che la logica che mostra come l’impatto economico sarebbe estremamente modesto.
Eppure per la parte peggiore del nostro giornalismo, quella distorta, malamente politica, paternalistica, ma da padre-padrone, continua a raccontare la “Fake News” secondo la quale “Abbiamo già ottenuto 209 miliardi di finanziamento”. Prendiamo un esempio: Gianni Riotta ed il suo intervento in TV con Salvini, nel quale, tanto perchè non sapeva che dire , ha attaccato Bagnai, Borghi e Rinaldi, consigliando al leader leghista di sostituirli con chi saprebbe utilizzare i 209 miliairdi del Recovery Fund “Che desiderano tutti gli industriali veneti”..
A parte che la storia manageriale almeno di Borghi e Rinaldi dovrebbe essere in grado di dare buoni consigli anche per l’impiego dei fondi, si rende conto Riotta di vendere delle pure illusioni? I 209 miliairdi, non ci sono, non si sa quando ci saranno nè ci saranno, invece va in giro a vendere del puro fumo negli occhi come se fosse qualcosa che esiste, di tangibile. Sa il buon Riotta che quando questi solo non arriveranno i molti, purtroppo tantissimi, imprenditori falli o in difficoltà andranno a cercare Conte, Zingaretti e probabilmente anche lui, e non saranno proprio gentili.
Nella vita bisogna essere un po’ fatalisti e prendere le cose con serenità, invece lui sta diventando un po’ acido. Non sarà mica perchè una volta fece una figura pessima con Rinaldi, perchè non si ricordava l’articolo 1 della Costituzione?
VIDEO QUI: https://youtu.be/wYTdVSQ5OAQ
FONTE: https://scenarieconomici.it/i-209-miliardi-di-grandissime-fregnacce-di-riotta-come-illudere-milioni-di-italiani-spacciando-per-certo-quello-che-non-lo-e-e-non-lo-sara/
CONFLITTI GEOPOLITICI
Gli Usa pagano le proteste nel mondo
E lo rivela il Congresso USA, senza volere
Il controspionaggio estero bielorusso (SVR) ha accusato gli Stati Uniti di aver finanziato le manifestazioni “spontanee” e le proteste di piazza per la democrazia che hanno infuriato nel paese contro la rielezione di Lukashenko, investendoci 20 milioni di dollari e operando attraverso ONG alimentate, diciamo, da questo corroborante.
La circostanza, lungi dall’essere parto della disinformazione dello SVR, ha avuto una conferma inaspettata – da una fonte americana. La più autorevole .
S’introduca qui Michael Pack, un cineasta di successo che Trump ha da poco (giugno) nominato amministratore delegato di una agenzia federale a me prima sconosciuta (non so a voi), la US Agency for Global Media (USAGM), che gestisce emittenti e media come Voice of America, Radio Free Asia e simili, insomma potenti mezzi d’influenza internazionale.
Appena arrivato sulla poltrona, Pack ha licenziato i direttori e i più alti in grado dello staff di quei due organi di propaganda americana , e congelato i fondi.
Per questo è stato convocato dalla Commissione Esteri del Senato il 22 settembre, dove gli esponenti di entrambi i partiti hanno messo Pack sulla graticola: “Ha licenziato i massimi esperti del contrasto alla propaganda cinese che il governo Usa aveva a disposizione, e danneggiato gli sforzi americani per sostenere il movimento per la democrazia ad Hong Kong”, suonavano le accuse perfettamente bipartisan.
Così si è avuta conferma che anche il movimento per la democrazia ad Hong Kong non è proprio spontaneo; ma in più, si è capito in che modo arrivava ai giovani il corroborante in dollari, senza cui le rivoluzioni dei colori rimarrebbero esangui.
I senatori infatti erano particolarmente infuriati dalla mossa di Pack di congelare i fondi di un altro ente sconosciuto ai comuni mortali l’Open Technology Fund (OTF). L’OTF è stata costituita nel 2012 e ha operato come parte di Radio Free Asia per sette anni. Nel 2019, l’OTF è diventata un’organizzazione no profit indipendente, sebbene sia finanziata dai dollari dei contribuenti statunitensi attraverso l’USAGM.
Gli accusatori hanno chiamato a deporre contro Pack gli alti funzionari dell’USAGM che lui aveva licenziato. Il più avvelenato, Grant Turner, ex capo finanziario dell’USAGM, ha così rivelato: “L’OTF sta fornendo sostegno ai manifestanti in molti luoghi, in tutto il mondo…Sono gli strumenti dell’OTF che proteggono l’identità dei manifestanti di Hong Kong; dei manifestanti in Iran; l’ abbiamo visto a Beirut..”Beirut? Purtroppo Turner non ha completato la frase, quindi non sapremo cosa avremmo dovuto vedere nella capitale libanese recentemente devastata dalla spontanea mega-esplosione.
In compenso, s’è capito che questo Open Technology Fund fornisce “strumenti di elusione e formazione digitale” ai manifestanti. “OTF ha una lunga storia di supporto agli sforzi per la libertà di Internet ed era pronta ad espandere i suoi sforzi a Hong Kong, ha ruggito l’ambasciatrice Karen Kornbluh, che siede nel consiglio dell’OTF. Aveva all’opera un “team di risposta agli incidenti di sicurezza informatica” che avrebbe analizzato le tecniche di sorveglianza cinesi a Hong Kong. Il team avrebbe condiviso le informazioni con gli sviluppatori che avrebbero progettato app da utilizzare per i manifestanti. “Il congelamento dei finanziamenti ha reso impossibile portare a termine questo progetto”. “E poi USAGM ha congelato i suoi finanziamenti – e l’ha fatto poche settimane prima che le nuove leggi sulla sicurezza entrassero in vigore”, ha detto Kornbluh, “Quindi OTF non è stata in grado di supportare nessuno di questi sforzi.”
Già a giugno la rivista Time aveva rivelato un altro progetto OTF azzerato dal congelamento è stato un “fondo di risposta rapida da 500.000 dollari , progettato per fornire un rapido soccorso a gruppi della società civile, manifestanti, giornalisti e difensori dei diritti umani”. Secondo Time , questa iniziativa ha già effettuato diversi pagamenti a gruppi di Hong Kong dall’inizio dei disordini civili nel giugno 2019. Dunque lòa OTF non solo forniva ai capi della rivolta mezzi tecnici per sfuggire alla sorveglianza digitale di Pechino, ma faceva anche da agente pagatore.
Interessante coincidenza, la rivoluzione degli ombrelli ad Hong Kong si è spenta, i media hanno cessato d pomparla, e diversi capi della rivolta studentesca hanno cercato di fuggire su motoscafi e altre imbarcazioni di fortuna a Taiwan.
Poiché Trump ha scelto la Cina come nemico principale delle sue tirate e aggressioni verbali, è da escludere che abbia dato a Pack ordine di far mancare i fondi all’operazione Hong Kong; anzi Donald ha messo il suo amico Pack a capo dell’USAGM dopo aver accusato Voice of America di diffondere propaganda cinese. E’ più probabile, dice Zero Hedge, un effetto involontario del pressapochismo impulsivo dell’uno – Donald avrà ordinato di tagliare le spese – e dell’incompetenza dell’altro.
Certo questo colossale danno avrà molto rafforzato la decisione dei potenti e letali nemici di Trump nel settore dei servizi, di eliminarlo se viene rieletto.
Che dire? Si riconosca almeno a The Donald un misto unico, esplosivo e imprevedibile, di stupidità e genio. E’ certo un colpo di genio il fatto che si è autodichiarato “positivo e in quarantena” da Covid: in piena campagna elettorale s è sottratto ai dibattiti, che possono finir male per lui, e ad ogni altro rischio di perdere nei sondaggi. Assente giustificatissimo per giunta: o voi tutti che riempito ogni media di dati terrprizzanti sulle centinaia di migliaia di morti che la pandemia ha falciato in Usa e nel mondo, voi che avete dato dei negazionisti a chi dubitava della realtà e letalità della nuova peste, osereste forse dubitare che Trump stia simulando la malattia? La malattia è reale o no? Ovviamente lui è asintomatico, e altrettanto Melania. Parleranno agli americani dal caminetto della Casa Bianca, teneramente uniti, senza contraddittorio.
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/gli-usa-pagano-le-proteste-nel-mondo/?utm_medium=push&utm_source=onesignal&utm_campaign=push_friends
FONTE: https://www.controinformazione.info/un-aereo-militare-in-arrivo-da-israele-ha-consegnato-ai-militari-azeri-sistemi-in-grado-di-distruggere-le-aree-di-posizionamento-degli-s-300/
CULTURA
Il bunker come simbolo della guerra statica
Manlio Lo Presti – 19 settembre 2020
In occasione della visita guidata del Bunker Mussolini nel Monte Soratte organizzata dall’Associazione culturale M. Arte di Roma, ho dato seguito alla mia curiosità sul tema del bunker non solo come manufatto edilizio e gli studi per la sua ideazione e progettazione.
Il bunker, voluto da Mussolini per destinarlo a punto di fuga per le alte cariche dello Stato, è un esempio di alta ingegneria militare che si articola in 4 km di gallerie sotto la montagna. Diventa il Comando supremo del Sud delle forze tedesche guidate dal gen. Kesserling.
Nel 1967 iniziarono i lavori per un suo successivo utilizzo come rifugio antiatomico interrotti senza un motivo apparente nel 1972.
Fonte: http://www.quinews24.it/i-segreti-del-bunker-nel-monte-soratte/
Questa realizzazione difensiva di alto valore tecnico ingegneristico e simbolico rappresenta una tappa della paura umana di prevenire attacchi e soprese sgradite e del desiderio di garantirsi una sicurezza duratura e stabile.
Il valore simbolico, storico ed ingegneristico di questa opera mi ha indotto ad elaborare una serie di brevi considerazioni.
Come ha detto giustamente qualche studioso, la storia umana ha avuto brevissimi periodi di pace, nel senso di assenza di contese armate. Una pace comunque caratterizzata da tensioni sotterranee e da una concorrenza fra popoli, razze, nazioni, aree commerciali. Imperi immensi che nascono e poi si dissolvono per collasso interno riveniente da lotte di potere. Molto su questo hanno detto Tito Livio, Plutarco, Gibbon, Carlyle, Braudel e Spengler, per citare alcuni che mi vengono in mente fra Autori validissimi.
La polemologia è solcata da due linee prevalenti di pensiero che al loro interno sono solcate da infinite varianti metodologiche, storiche e politiche. Parlo della guerra di movimento (con schemi strategici geometrici e poi caotici come le tecniche di guerriglia, guerra sporca, guerra ibrida, guerra asimmetrica, ecc., guerra di sterminio, Blitzkrieg, ecc.). La guerra dinamica presuppone una logistica efficiente che garantisce continuità operativa e, soprattutto, efficacia offensiva e deterrente.
La guerra statica è utilizzata per depotenziare l’onda d’urto del nemico e per consolidare aree occupate con assalti precedenti della guerra di movimento. La caratteristica della guerra statica è la costruzione di strutture edilizie resistenti che prevedono la gestione di conflitti di lunga durata e/o di contenimento.
Tutto ciò premesso, possiamo procedere ad alcune veloci considerazioni storiche.
La grotta è stato il primo elemento di protezione e di difesa. Poi ci sono stati i muri, i terrapieni, i fossati riempiti di lance, di trappole, tagliole, di coccodrilli ed altre simili amenità.
Una forte valenza simbolica ha la Muraglia cinese lunga 21.196 km: un Limes esterno che intende proteggere l’Impero Giallo dalle orde di barbari del mondo esterno, cioè il Limes di romana memoria. È un’impresa titanica che sarà ripetuta nel corso dei secoli, fino ai giorni nostri…
Il muro ricorda il Vallo dell’imperatore Adriano edificato circa nel 128 d. C., LUNGO 120 km e confine con la Caledonia abitata dagli imbattuti PICTI
Impressionanti sono anche le dighe olandesi contro il titanico oceano che viene respinto da una forza inimmaginabile. Le dighe sono la versione pacifica delle mura di cinta.
Nel corso della storia abbiamo le torri saracene di avvistamento nelle coste pugliesi che ricordano molto da vicino la Torre de Belém in Portogallo – Lisbona.
Il Limes esterno è sorvegliato e difeso da castelli e fortificazioni. La loro concentrazione in una zona oggi può sembrare un’attrazione turistica. La loro numerosità era il segno di una continua conflittualità, specialmente nelle “marche” di confine, come ci ricorda il bellissimo romanzo di Buzzati “Il deserto dei Tartari” da cui è stato tratto il film “Fortezza Bastiani”.
Altro esempio letterario-storico-antropologico è il libro “Massa e potere di Elias Canetti. L’Autore afferma che ogni costruzione umana è stata pensata per difendersi dal timore di essere toccati improvvisamente dall’ignoto, dal nemico. La costruzione (ponti, strade, trincee, templi, portoni pesantissimi, gallerie, cripte e anche i bunker) è pensata a scopo protettivo contro i nemici e gli sconosciuti in genere.
Le vie strette nuragiche, i viottoli medievali sono una valida difesa da invasione troppo veloce. Gli invasori sono costretti ad entrare uno per volta e quindi facilmente aggredibili dalle popolazioni. Simile scopo hanno avuto le Termopili e le gallerie labirintiche dei vietcong nella guerra di Indocina prima e contro gli USA, poi.
La linea Maginot è una grande muraglia ex-post che quasi sembra un giocattolo con i suoi “soli” 400 km. Ma mostra il suo totale fallimento contenitivo contro la capacità di movimento delle truppe dell’impero germanico espressa nella dottrina offensiva della blitzkrieg.
La logistica dei bunker ha quindi lo scopo di ritardare l’avanzata dei nemici traducendo la lotta in una guerra statica, di massacro e di logoramento.
Fonte: https://www.facebook.com/bunkersanmichele/
Uomini inscatolati sono quelli che operano dentro aerei, carri armati, sottomarini, bunker, rifugi antiatomici.
Esempi di letteratura e di storia possono essere:
La Guerra statica di trincea descritta dal poeta Ungaretti
La battaglia di Poitiers che spegne la potenza d’urto dei nemici dentro una gola rocciosa.
Il Carro armato di Leonardo.
Le Fortificazioni di Leonardo.
Inoltre, da notare che, nei periodi di crisi politica, sale il numero di richieste di rifugi antiatomici, la versione pacifica del bunker.
Gli umani percorrono le gallerie autostradali, anche sottomarine, le gallerie delle montagne e perfino le autostrade sotto il livello del mare
Nel quartiere ospedaliero di Chicago si può girare senza mai uscire in strada grazie ai corridoi sospesi che collegano moltissimi edifici fra loro.
Tutti questi cenni intendono proporre una riflessione sulla natura umana che, sebbene abbia conquistato e antropizzato l’ambiente circostante, ancora serba timori ancestrali che cerca di sedare con la creazione di tranquillizzanti e, nel contempo, inquietanti strutture di protezione, sia pure con tecnologie più raffinate.
BIBLIOGRAFIA
– Elias Canetti, Massa e Potere, Adelphi
– Buzzati, Il deserto dei Tartari, Mondadori
– René Leys. L’incanto della città proibita, Einaudi
– Ungaretti, Allegria di naufragi, Mondadori
– Kafka, Il messaggio per l’imperatore, racconto, Mondadori
– Pietro C. Marani, L’ architettura fortificata negli studi di Leonardo da Vinci, Olschki
– Jean-Jacques Langendorf, Elogio funebre del generale August-Wilhelm von Lignitz, Adelphi
– Viktor Segalen, Il mistero del palazzo imperiale, Einaudi
SITOGRAFIA
– Rifugi antiatomici : https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/04/coronavirus-al-centro-nord-aumentano-le-richieste-per-la-costruzione-di-bunker/5725696/
– Tunnel sottomarini: https://it.motor1.com/news/438322/tunnel-sottomarini-vantaggi/
– Trincee e cunicoli vietcong: https://www.fucinemute.it/2013/05/tra-i-cunicoli-umidi-e-claustrofobi-della-resistenza-vietnamita/
– Muraglia cinese: https://cinainitalia.com/2018/11/09/grande-muraglia-cinese/
– Guerra di movimento e guerra di posizione: https://www.lacittafutura.it/unigramsci/dalla-guerra-di-movimento-alla-guerra-di-trincea
– Strade medievali: http://stradedelmedioevo.blogspot.com/
– Tunnel segreti che collegano palazzi a Roma: https://www.linkiesta.it/2015/10/la-leggenda-del-tunnel-segreto-tra-i-palazzi-del-potere-e-le-sedi-mili/
– Grotte come rifugio: https://www.geometriefluide.com/tag.asp?tag=grotte*preistoriche
FONTE: http://www.associazionemarte.com/il-bunker-come-simbolo-della-guerra-statica/3309/
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Papa Francesco, caos Vaticano. Becciu
I dossier e le trame segrete: chi è la gola profonda che ha fatto esplodere la bomba
I monsignori pentiti da luglio scorso – quando circolare interna al Vaticano a firma del cardinale Pietro Parolin ha comunicato che i monsignori Alberto Perlasca e Mauro Carlino era stati radiati dal corpo diplomatico e avevano l’obbligo di rientrare in diocesi, rispettivamente a Como e a Lecce – hanno cominciato a parlare. A quanto apprende l’Adnkronos, sarebbe dunque Perlasca l’uomo del mistero intorno al quale stanno girando da settimane, sui giornali e nelle segrete stanze vaticane, le indiscrezioni sulle dettagliate rivelazioni che hanno portato il Papa ad accogliere le dimissioni di Becciu.
Con la sospensione degli incarichi i due ex strettissimi collaboratori di Angelo Becciu hanno deciso di aprirsi con gli inquirenti della Santa Sede. Perlasca ha scritto nero su bianco le accuse che hanno permesso alla magistratura di confezionare le carte che hanno poi convinto Francesco a chiedere le dimissioni del porporato.
Il monsignore inoltre avrebbe raccontato, ricostruisce l’Adnkronos, dei rapporti di Becciu con i suoi fedelissimi, tra cui l’ex segretario monsignor Carlino, indagato per estorsione nell’ambito dell’inchiesta sul palazzo di Londra, con Fabrizio Tirabassi, all’epoca responsabile dell’ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, a Enrico Crasso, che era il gestore delle finanze della Sds attraverso Sogenel Capital holding, e il broker Gian Luigi Torzi, arrestato e poi rilasciato nell’ambito della stessa inchiesta.
Perlasca si sarebbe soffermato anche sul ruolo di Becciu nel periodo in cui Parolin era talvolta assente per motivi salute. Nel suo sfogo il monsignore avrebbe spiegato che nella Segreteria di Stato tutti erano convinti che l’uomo del Papa fosse Becciu e non Parolin, e che il Sostituto non faceva niente perché si pensasse diversamente. Tra gli episodi su cui si sarebbe concentrato lo sfogo di Perlasca al cardinale, anche quello dei 100mila euro per la cooperativa sarda che poi si rivelerà essere la Spes di Ozieri, di cui è presidente il fratello di Becciu, Tonino, e che è stato al centro delle contestazioni del Papa all’ex cardinale.
Perlasca avrebbe raccontato di essersi informato su come procedere al bonifico e che, consultandosi con i suoi collaboratori, questi gli avrebbero suggerito di dividere l’importo in più quote per evitare indagini da parte dell’Autorità di vigilanza. Alla sua proposta Becciu però avrebbe ribattuto di aver già trovato la soluzione: trasmettere l’intera somma alla Caritas diocesana di Ozieri con causale opere di carità del Santo Padre.
Accuse, quelle di Perlasca, da prendere con la dovuta cautela in attesa che le stesse trovino conferme in una indagine vaticana. Oltre ai particolari sulla vicenda dei fratelli di Becciu, da cui la lettera al Papa, lo sfogo al cardinale e infine l’interrogatorio fiume con gli inquirenti vaticani, Perlasca avrebbe riferito al cardinale anche alcuni dettagli sulla gestione del palazzo di Londra da parte del finanziere Raffaele Mincione.
FONTE: https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/24724185/papa-francesco-vaticano-monsignor-becciu-dossier-trame-monsignor-perlasca-gola-profonda.html
LA RUSSIA HA INFORMAZIONI CHE LA CIA LAVORA CON L’OPPOSITORE ALEXEI NAVALNY E GLI INVIA ISTRUZIONI: CREMLINO
Il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov ha riferito giovedì che Mosca ha informazioni che la figura dell’opposizione russa Alexei Navalny stia collaborando con la CIA (Central Intelligence Agency) degli Stati Uniti. La dichiarazione bomba arriva poche ore dopo che il politico dell’opposizione russo, attualmente in Germania, ha affermato che Vladimir Putin era dietro il suo presunto avvelenamento.
“Questo non è il paziente che lavora con i servizi speciali occidentali, questi sono i servizi speciali occidentali che lavorano con lui, questa è una formulazione più precisa. Sì, abbiamo queste informazioni, posso essere ancora più preciso: il personale della CIA sta lavorando con lui oggi. Non è la prima volta che riceve istruzioni diverse “, ha detto Peskov ai giornalisti.
Il portavoce ha anche osservato che le accuse di Navalny contro il presidente Putin sono infondate.
La Russia ha ripetutamente sottolineato che Berlino non ha prove a sostegno delle sue accuse secondo cui la figura dell’opposizione russa Alexei Navalny sarebbe stata avvelenata con un agente nervino del gruppo Novichok.
“Riteniamo che tali accuse contro il presidente russo siano assolutamente infondate e inaccettabili. Inoltre, riteniamo che alcune delle affermazioni nel suddetto articolo siano offensive, estremamente offensive e inaccettabili. Vogliamo indagare sul caso del paziente di Berlino e determinare le ragioni di quanto accaduto. Per farlo, dobbiamo ottenere informazioni da coloro che hanno trovato tracce dell’avvelenamento nell’analisi “, ha detto Peskov ai giornalisti.
Ore prima, Navalny aveva detto alla rivista tedesca Der Spiegel che “insiste” su “Putin che sarebbe dietro il crimine e non ha” altra versione di quello che è successo “.
Alla domanda se Putin fosse coinvolto nel salvare la vita di Navalny, Peskov, a sua volta, ha detto di non poterlo confermare, aggiungendo: “So per certo che i medici di Omsk sono stati coinvolti nel salvare” la figura dell’opposizione russa.
Caso Navalny
Il mese scorso, il presidente Putin ha detto al suo omologo francese Emmanuel Macron, durante una conversazione telefonica, che le accuse infondate contro Mosca riguardo alla situazione intorno a Navalny erano inaccettabili e che la Germania aveva bisogno di condividere i materiali del caso con la Russia. in modo che la situazione possa essere chiarita.
In precedenza, Mosca aveva affermato che i medici russi non avevano trovato sostanze tossiche nell’organismo di Navalny prima che fosse trasportato in Germania, aggiungendo che Berlino non aveva fornito prove a sostegno delle loro affermazioni secondo cui le condizioni di Navalny erano il risultato dell’avvelenamento da parte di un agente nervino di grado militare del gruppo Novichok. .
La Russia ha sottolineato di non aver prodotto alcuna sostanza del gruppo Novichok da quando l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) ha verificato la distruzione delle scorte di armi chimiche del paese all’inizio degli anni ’90.
Navalny si era ammalato gravemente durante un volo dalla Siberia a Mosca il 20 agosto. È stato quindi ricoverato in un ospedale nella città siberiana di Omsk, dove i medici russi hanno intrapreso una lotta ininterrotta per la sua vita mentre lui cadeva in coma ed è stato sottoposto a un ventilatore polmonare artificiale. Due giorni dopo, Navalny è stato trasferito alla clinica Charite con sede a Berlino per ulteriori cure.

Nota: L’inventore del Novichok, Vil Mirzayanov, che ora vive negli Stati Uniti, ha dichiarato che quella sostanza è micidiale e non lascia possibilità di recupero. Basta una goccia per avere l’effetto micidiale su qualsiasi organismo. Ci sono poche probabilità che Navalny, se ha davvero ingerito tale sostanza, possa riprendersi del tutto e tornare come prima.
Inoltre Mirzayanov aveva precisato che è impossibile dire in quali mani siano finiti i composti di tipo Novichok trafugati e venduti col crollo dell’Urss. In teoria, dunque, non è solo lo Stato ex Sovietico a poter colpire con questo tipo di veleni, ma anche “gangster e terroristi” in qualsiasi parte del mondo.
Strano quindi che Navalny si sia così incredibilmente ripreso ed abbia la forza di lanciare accuse. Un vero miracolo.
Fonte: New Front
FONTE: https://www.controinformazione.info/la-russia-ha-informazioni-che-la-cia-lavora-con-loppositore-alexei-navalny-e-gli-invia-istruzioni-cremlino/
DIRITTI UMANI
Povertà minorile, Italia agli ultimi posti. Mentre l’Europa (come al solito) è inutile
Cara Italia, mentre il dato medio all’interno del contesto europeo scende, il tuo ti posiziona al quarto posto tra i quattro paesi in cui la situazione è peggiore, come te Bulgaria, Grecia e Romania.

Con amarezza riferiamo la notizia che rappresenta i risultati di uno studio condotto dalla Corte dei Conti europea, nel nostro Paese “un minore su tre è a rischio povertà o esclusione sociale”. Contro il dato europeo “un minore su quattro” e quello dei Paesi in cui la situazione è migliore, Danimarca, Olanda, Repubblica Ceca e Slovenia, dove il rischio è “uno su sei”.
In realtà potrebbe essere anche peggio di così dal momento che i dati della rilevazione si riferiscono al 2018 quando ancora la pandemia di Covid-19 non aveva messo in crisi l’economia europea. Dunque “è probabile che la povertà infantile dilaghi ulteriormente”, ha osservato Tony Murphy, il componente della Corte dei Conti europea responsabile della relazione.

All’interno di questo quadro che evidenzia come il duro colpo vada a battere proprio sulle generazioni future, che ruolo svolge l’Unione europea? Meno di zero, infatti fa notare il sito affaritaliani.it, lo studio mette in evidenza che“i minori in stato di povertà non costituiscono esplicitamente un gruppo di destinatari per il sostegno dell’Ue”. Infatti “non è -neanche- noto l’ammontare dei fondi assegnati direttamente alla lotta contro la povertà infantile né cosa sia stato realizzato in questo campo” nell’Ue.
FONTE: https://www.ilparagone.it/attualita/poverta-minorile-italia-agli-ultimi-posti-mentre-leuropa-come-al-solito-e-inutile/
Amodeo: «Costringono le persone povere e malate a rinunciare alle cure»
In uno dei suoi ultimi articoli Francesco Amodeo ha parlato delle gravi difficoltà dei malati non Covid in Campania.
Il giornalista e scrittore, autore di Azzannate le iene, La Matrix Europea e 31 coincidenze, ha commentato duramente l’operato del governatore De Luca.
«È ormai evidente che stanno trattando la Covid come se fosse l’unica patologia esistente», ha affermato Amodeo ai microfoni di Radio Radio.
Il presidente della Regione Campania ha da poco imposto l’uso della mascherina all’esterno, a qualsiasi ora del giorno, anche se da soli. Ha inoltre investito milioni in tamponi.
«Non possiamo di certo contestare un eccesso di zelo, mirato a salvaguardare la salute dei campani, se davvero fosse quello però lo scopo».
Secondo Amodeo le misure dello “sceriffo” sono contraddittorie perché espongono a seri rischi la fascia della popolazione più povera e quella colpita da gravi patologie.
«Sto parlando dell’impossibilità, per la maggior parte dei cittadini campani, di poter effettuare prestazioni sanitarie presso i centri accreditati in regime di convenzione, perché sono finiti i fondi a essi destinati. Se ne riparlerà nel 2021».
Tutti i pazienti in possesso di un codice di esenzione per patologia o per reddito saranno infatti costretti a pagare per poter ricevere una prestazione sanitaria.
Amodeo: «Costringono le persone a rinunciare alle cure»
A causa della Covid le istituzioni hanno invitato i cittadini a evitare di recarsi in ospedale per le prestazioni ambulatoriali per non creare sovraffollamento.
Quindi Amodeo si chiede cosa dovrebbe fare un malato che ha necessità di fare una controllo immediato ma non ha soldi per pagare.
L’unica alternativa rimasta sono gli ambulatori della Asl, col rischio di creare una grande concentrazione di persone nei distretti. «Altro che assembramento. Altro che evitare sovraffollamenti».
Se una persona malata non ha soldi per sottoporsi a una prestazione diagnostica o aspetta il 2021 o deve sperare di riuscire a farla in un ambulatorio sovraffollato della Asl.
«Questo vuol dire tenere alla salute dei propri cittadini? Buttare milioni di euro al giorno per effettuare tamponi per scoprire che c’è gente che non ha sintomi mentre chi ha un tumore, dove la tempistica di diagnosi è fondamentale, lo induciamo ad aspettare tre mesi prima di effettuare un controllo, perché abbiamo finito i fondi per lui, costringendo sempre più gente a rinunciare alle cure».
Amodeo ha concluso: «Trovo assurdo mettere in essere misure restrittive per evitare assembramenti tra gente sana e costringere i malati ad affollarsi negli ambulatori delle Asl». Foto: YouTube
VIDEO QUI: https://youtu.be/PMVpuxU16uU
FONTE: https://www.oltre.tv/amodeo-costringono-persone-povere-rinunciare-cure/
ECONOMIA
Addio ai soldi dell’Europa?
Andrea Muratore
1 OTTOBRE 2020
Enzo Amendola, ministro dem degli Affari europei del governo giallorosso, ha recentemente lanciato l’allarme: “Rischiamo di finire in una strettoia che allunga i tempi del Recovery”. Così l’esponente del Pd si è espresso parlando a Repubblica del difficile negoziato in corso per portare all’incasso il completamento di Next Generation Eu, il fondo per la ripresa ideato negli accordi di luglio fondati sul patto Merkel-Macron.
Amendola ha ragione ad essere allarmato: il fondo su cui il governo Conte II ha puntato la sua tenuta sul lungo periodo Il Recovery Fund, parafrasando Mao Zedong, non sarà un pranzo di gala. Per un’ampia serie di ragioni. In primo luogo il fatto che il Recovery Fund è stato ideato ma ora va trasposto in programmi concreti, agganciandolo al bilancio europeo pluriennale.
E come Amendola, da conoscitore dei tavoli negoziali dell’Ue, sa bene la logica dei veti incrociati rischia di allungare ulteriormente i tempi. A luglio, per concludere in tempi celeri l’intesa, Bruxelles ha messo sotto il tappeto una serie di nodi che avrebbero messo a rischio l’accordo. Di fatto, a esser stato messo ufficialmente nero su bianco è stato il mantenimento dei rebate, i rimborsi richiesti dai Paesi frugali e originariamente vincolati alla presenza del Regno Unito nell’Ue. Ora a guidare la battaglia diplomatica sono, da un lato, l’Olanda e i suoi alleati (Svezia, Finlandia, Austria, Danimarca) e dall’altro il duo di Visegrad formato da Ungheria e Polonia.
Sette cancellerie su ventisette respingono dunque l’accordo sul bilancio europeo a cui il Recovery Fund sarà necessariamente vincolato. I “frugali” puntano i piedi sull’aumento di risorse proprie destinato a finanziare un fondo da cui avranno ridotti benefici, temendo che possa cancellare i vantaggi miliardari del rebate, mentre Budapest e Varsavia non ci stanno a firmare accordi che espongano il loro fianco alle norme sullo Stato di diritto, ritenute vincolanti per la concessione dei fondi. Come ha ricordato Amendola, poi, i governi stanno rinforzando il veto incrociato dividendosi in una sorta di “gioco delle parti”: i Paesi pro-austerità alimentano il dibattito e “spingono perché lo stato di diritto sia irrinunciabile per accedere ai fondi. L’Italia ha detto la sua: l’articolo 7 e le procedure sullo Stato di diritto sono fondamentali”.
In secondo luogo, bisognerà attendere la fase della ratifica da parte dell’Europarlamento e degli emicicli nazionali. In questo contesto, Strasburgo ha posto dei paletti riguardo alla necessità di aumentare i fondi del bilancio pluriennale, lamentando il taglio di diversi programmi strategici. Il Parlamento europeo chiede di alzare almeno del 10% i fondi in dotazione al bilancio 2021-2027 e di sistemare i tagli imposti a programmi di lungo periodo che si trovano così paralizzati. Ma un tranello in uno qualsiasi dei 27 parlamenti nazionali può sempre essere atteso: in questo contesto, l’indiziata da tenere d’occhio è l’Olanda, Paese in cui Mark Rutte deve giocare la carta del “poliziotto cattivo” per mantenere alti i suoi consensi in vista del voto del prossimo autunno.
Infine, per l’Italia che sarà al nono posto tra i beneficiari netti di NextGen verrà la parte più complessa: decidere come impiegare i fondi. Nella consapevolezza che difficilmente sarà il Recovery Fund sic et simpliciter a cambiare le prospettive della nostra economia, è bene inserire in progetti strategici e coerenti, adeguatamente supportati dal deficit nazionale, i finanziamenti comunitari. Come ci ricorda l’Huffington Post citando dati Bce, il margine che in sette anni Roma avrà dalla differenza tra contributi a fondo perduto e spese extra sarà di una quarantina di miliardi: nonostante “il nostro Paese sia primo per sovvenzioni ricevute in valore assoluto (81 miliardi), il beneficio netto sarà ben inferiore. Nel complesso sarà infatti pari a poco meno del 2% del Pil 2019 secondo i calcoli dei ricercatori” dell’Eurotower.
Ma perchè di tutto ciò si possa parlare è necessario un accordo in tempi brevi sulle spigolature di NextGen. Amendola ha preso per questo la strada di Berlino, conscio che sia Angela Merkel, mai decisiva quanto in questo frangente, il capo di governo capace di sbloccare l’impasse. La Cancelliera ha validi argomenti sia per smussare le pretese dei rigoristi (che in fin dei conti si fidano solo di lei, tra i big europei) e garantire un controllo stringente sui fondi comunitari che per trovare un accordo con i Paesi di Visegrad, base industriale della manifattura tedesca. Roma spera in Berlino, ed è comprensibile: la narrativa costruita dal governo giallorosso dipende dal flusso di finanziamenti europei, che Conte, Roberto Gualtieri e Luigi Di Maio hanno indicato come vera e propria “panacea” dei problemi italiani. Un’esposizione rischiosa che può risultare controproducente se i rubinetti europei non facessero scorrere alcuna goccia prima del 2021 inoltrato: essersi sbilanciati così tanto può portare l’esecutivo di Roma a trovarsi senza strategie alternative in caso di imprevisti.
FONTE: https://it.insideover.com/economia/addio-ai-soldi-delleuropa.html
GIUSTIZIA E NORME
Massimo Cacciari sul processo Gregoretti a Matteo Salvini: “Giuseppe Conte e M5s indecenti”
Senza pregiudizi, come sempre. Puro Massimo Cacciari, quello che dice la sua sull’imminente processo Gregoretti contro Matteo Salvini, che ha radunato a Catania la Lega, fedelissimi e alleati prima di essere chiamato in aula, sabato 3 ottobre. Interpellato dalla AdnKronos, il filosofo premette: “Saranno i magistrati a stabilire se sono state violate le norme del diritto internazionale. Io credo di si e, se hanno proceduto qualche fondamento alla base ci sarà”. Fin qui, il suo pensiero, legittimo.
Ciò che invece Cacciari non reputa legittimo è l’atteggiamento di Giuseppe Conte e dei grillini, contro i quali spende parole pesantissime: “L’ipocrisia di Conte e degli ex alleati di governo del M5S è indecente perché hanno avallato anche loro la decisione. Fa parte di un trasformismo e di una mancanza di pudore che col processo non c’entra, ma che valuterà l’opinione pubblica”, sentenzia Cacciari.
Sulla kermesse di tre giorni organizzata dalla Lega a Catania, l’ex sindaco di Venezia spiega: “È ovvio che sfruttino l’occasione per farsi pubblicità, per fare propaganda politica. Anche gli alleati del centrodestra in questo contesto non stupisce che vadano per dimostrare solidarietà.
Forza Italia specialmente, che è in caduta libera, non può che andare a rimorchio”, conclude Massimo Cacciari.
FONTE: https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/24732796/massimo-cacciari-gregoretti-matteo-salvini-giuseppe-conte-m5s-ipocrisia-indcenete.html
LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
Adesso sta scoppiando la bolla della disoccupazione
Andrea Massardo
30 SETTEMBRE 2020
Era stato preannunciato già all’inizio della scorsa estate: i danni maggiori provocati dalla recessione economica causata dal passaggio della pandemia di coronavirus si sarebbero sentiti soltanto con l’inizio dell’autunno. In parte a causa dell’estinguersi del piano d’aiuti volti a sorreggere le imprese e i lavoratori nei difficili mesi segnati dal lockdown e in parte per una caratteristica endemica del mercato occidentale, ottobre sarebbe diventato il mese da tenere sotto controllo.
Anche questa volta, purtroppo, le stime sembrano essere state corrette e con l’arrivo dell’autunno ecco che una delle grandi piaghe preannunciate, quella della disoccupazione, sembra essersi manifestata quasi contemporaneamente sia nel mondo americano sia nel mondo europeo. E in questa situazione, lo scenario che da qui ai prossimi mesi ci potremmo trovare davanti rischia di essere ancora peggiore del previsto, considerando come l’aumento della disoccupazione sia la causa scatenante di un crollo dei consumi e, di conseguenza, di una nuova contrazione produttiva.
Stati Uniti: la piena occupazione è ormai lontana
Negli ultimi mesi del 2019 e con l’inizio del 2020, gli Stati Uniti stavano vivendo quel periodo arcadico che in Economia si può definire come “piena occupazione”. Con un tasso di disoccupati ai minimi storici e le società cavalcanti sul mercato, Washington stava vivendo con Donald Trump uno dei periodi di maggiore espansione economica dal Dopoguerra in avanti. Tuttavia, con l’arrivo della pandemia questa tendenza si è bruscamente invertita, riportando il tasso dei disoccupati al di sopra del 10%.
Nonostante il bazooka messo in campo dal governo federale, le società non sono state infatti in grado di continuare a garantire tutti i precedenti posti di lavoro, con la crisi che si è rivelata in tutta la sua forza già nel mese di agosto, quando il piano d’intervento economico ha iniziato a perdere potenza. Adesso, con l’autunno iniziato e ottobre alle porte, la sensazione è che il crollo dell’occupazione subirà un’ulteriore crescita – anche a causa del finire dei contratti stagionali. E in questo scenario, dunque, la situazione potrebbe uscire fuori anche dal controllo stesso di Washington.
Anche l’Europa rischia la stessa fine
Esattamente come nel mondo americano, anche in Europa l’arrivo dell’autunno coincide con il rischio di un nuovo aumento della disoccupazione. Come negli Stati Uniti, infatti, le stagioni autunnali ed invernali sono segnate da un crollo degli occupati nel settore primario – a tutti gli effetti considerati attivi nelle stime attuali relative all’estate nonostante i contratti a breve termine – e dovranno fare i conti con delle assunzioni nei settori secondario e terziario non in linea con gli anni precedenti.
Nonostante gli aiuti promessi dall’Europa, infatti, i piani messi in campo dai paesi sono destinati ad esaurirsi nel giro di pochi mesi. E le stesse società, dal canto loro, non si trovano attualmente nelle condizioni di poter garantire una piena occupazione, non potendo effettuare stime adeguate riguardo alla domanda aggregata futura.
Il crollo dell’occupazione, però, è destinato ad avere conseguenze anche nei confronti stessi dell’economia: abbattendo la domanda interna, infatti, anche le produzioni andranno a rilento, rischiando di innescare un colpo di coda della crisi che si potrebbe trascinare avanti sino alla prossima primavera. In uno scenario che, nonostante le belle parole di Bruxelles, rischia di essere ben peggiore dell’atteso.
FONTE: https://it.insideover.com/economia/adesso-sta-scoppiando-la-bolla-della-disoccupazione.html
PANORAMA INTERNAZIONALE
Appeasement: Il male europeo
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Ora, Gran Bretagna e Francia cercano di rabbonire le tre potenze che rappresentano la minaccia maggiore per il mondo: Iran, Cina e Russia.
- Entrambi i Paesi [Gran Bretagna e Francia], così come la Germania e la stessa UE, sapevano fin troppo bene che il Piano Congiunto di Azione Globale (JCPOA), invece di negare all’Iran la via delle armi nucleari come previsto dal suo scopo dichiarato, in realtà, ha spianato la strada a Teheran – non solo all’acquisizione delle capacità nucleari, ma a farlo in modo legittimo.
- Il ripristino della sanzioni lascerà quindi la Cina, la Russia e i Paesi europei alle prese con decisioni difficili: se osservarle o accettare le conseguenze dannose per le loro relazioni commerciali con gli Stati Uniti.
- E per cosa? Forse a beneficio di Russia e Cina, le cui vendite di armi all’Iran porteranno sia vantaggi finanziari sia l’opportunità di estendere la loro influenza nella regione a spese dell’America e dell’Europa.
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Se le sanzioni previste dallo snapback avranno successo, ciò non potrà che accelerare la fine del regime terrorista di Teheran e rafforzerà anche la fiducia e la sicurezza tra i Paesi arabi, sempre più timorosi di un Iran dotato di armi nucleari.
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L’Europa è in preda a una malattia particolarmente virulenta e perniciosa che minaccia il benessere delle sue popolazioni e del mondo: non si tratta del Coronavirus, ma dell’appeasement. La politica estera anglo-francese degli anni Trenta era altresì dominata dall’appeasement (distensione) – nei confronti della Germania nazista – una politica che non riuscì a prevenire una delle più grandi catastrofi che abbia mai colpito la civiltà e che portò alla morte di milioni di persone.
Ora, Gran Bretagna e Francia cercano di rabbonire le tre potenze che rappresentano oggi la minaccia maggiore per il mondo: Iran, Cina e Russia. Come membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la scorsa settimana, Gran Bretagna e Francia si sono genuflesse ai loro acerrimi nemici rifiutandosi di appoggiare il loro più grande alleato, gli Stati Uniti, nella risoluzione da loro proposta e finalizzata ad estendere l’embargo sulle armi all’Iran. Questa risoluzione è stata ovviamente osteggiata da Cina e Russia, che intendono entrambe vendere all’Iran armi convenzionali avanzate, non appena l’embargo scadrà a ottobre.
Negli anni Trenta, le intenzioni aggressive della Germania nazista erano chiare. Sebbene l’appeasement nei confronti di Hitler fosse imperdonabile, il motivo principale era forse incomprensibile: un atteggiamento prevalente di “pace a qualunque costo”, dopo il massacro senza precedenti della Prima guerra mondiale, che all’epoca era ancora così impresso nella mente di tutti.
Oggi, le intenzioni dell’Iran di Khamenei sono altrettanto chiare e sono state spesso manifestate nell’aggressione imperiale in tutto il Medio Oriente, soprattutto contro Iraq, Siria, Libano, Yemen e Arabia Saudita, così come nelle sue costanti minacce e azioni militari contro Israele.
Anche se i Paesi europei fossero così miopi da trascurare queste aggressioni distanti geograficamente, come potrebbero ignorare la moltitudine di complotti terroristici e di piani di attentato orchestrati dagli emissari iraniani sul loro stesso suolo negli ultimi anni? Oltre all’omicidio e al tentato omicidio di dissidenti iraniani, questi piani includono un fallito attentato dinamitardo a una conferenza di Parigi nel 2018 e lo stoccaggio di tonnellate di materiali esplosivi a Londra nel 2015. Solo pochi anni prima, mi trovavo a Downing Street a discutere dell’uccisione delle truppe britanniche da parte di emissari iraniani e incontrai una diffusa riluttanza a intraprendere qualsiasi azione efficace.
Le scuse per i timori britannici e francesi sono meno convincenti oggi di quanto non lo fossero negli anni Trenta. Ciò include i ricordi delle recenti campagne in Iran e in Afghanistan, sebbene queste non abbiano colpito quasi nessuno in Europa, a differenza delle Grande Guerra. Questa paralisi è aggravata da un annoso e radicato senso di colpa coloniale, che è stato sfruttato per decenni dalla Sinistra per minare la fiducia nazionale e promuovere uno spirito di appeasement nei confronti dei Paesi mediorientali. Il crescente radicalismo islamico nel Regno Unito e in Francia, dove risiedono decine di migliaia di noti jihadisti, è servito altresì a incoraggiare la pusillanimità.
Se le conseguenze economiche della Grande Depressione alimentarono l’appeasement negli anni Trenta, i legami commerciali odierni tra Europa, Cina e Russia, unitamente all’apprensione per il panorama economico post-Covid, dissuadono i governi del Vecchio Continente e le istituzioni europee dall’idea di inimicarsi i due Paesi.
C’è però un altro fattore che forse incide maggiormente nelle menti dei nostri smarriti politici europei. La Gran Bretagna, e ancor di più la Francia, erano profondamente preoccupate per l’accordo sul nucleare iraniano negoziato dall’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, il Piano Congiunto di Azione Globale (JCPOA), che è direttamente responsabile della crisi che minaccia di travolgere il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Entrambi i Paesi, così come la Germania e la stessa UE, sapevano fin troppo bene che il JCPOA invece di negare all’Iran la via delle armi nucleari come previsto dal suo scopo dichiarato, in realtà, ha spianato la strada a Teheran – non solo all’acquisizione delle capacità nucleari, ma a farlo in modo legittimo, efficacemente e con la benedizione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Seppur a malincuore, i due Paesi hanno aderito al JCPOA perché è stato il presidente Obama, che loro adoravano, a chiederglielo. Il ritiro del presidente americano Donald J. Trump dall’accordo li ha messi in imbarazzo. Disprezzavano Trump tanto quanto riverivano Obama e, sebbene sapessero che aveva ragione, non avrebbero potuto seguire il suo esempio.
La scorsa settimana, il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha avviato a New York il processo di attivazione della procedura dello snapback (il meccanismo dell’accordo sul nucleare iraniano del 2015 che innescherebbe le sanzioni contro Teheran in caso di violazioni, N.d.T.) che ha avvalorato l’avallo dato dalle Nazioni Unite al Piano Congiunto di Azione Globale nella Risoluzione 2231 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Pompeo lo ha fatto perché il Consiglio si è opposto all’estensione dell’embargo sulle armi all’Iran. Il suo effetto sarà quello di ripristinare tutte le precedenti sanzioni delle Nazioni Unite contro Teheran, tra cui l’embargo sulle armi convenzionali. Vieterà inoltre il sostegno internazionale al programma missilistico iraniano, lo sviluppo di missili nucleari e le attività di arricchimento nucleare; e ripristinerà i divieti di viaggio per le persone sanzionate nel regime di Teheran. Lo snapback metterà irrimediabilmente fine al JCPOA.
Lo snapback è giustificato in base alle disposizioni contenute nella Risoluzione 2231 a causa delle violazioni da parte dell’Iran degli impegni assunti con la firma del JCPOA certificati dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). L’Agenzia ha riferito a giugno che l’Iran ha arricchito l’uranio e aumentato quello a basso arricchimento oltre le quote consentite, ha superato i limiti delle sue riserve di acqua pesante, ha testato centrifughe avanzate e ha ripreso l’arricchimento dell’uranio nel suo impianto di Fordow, violando in tal modo l’accordo. L’AIEA ha inoltre precisato che l’Iran continua a rifiutare l’accesso ai siti nucleari agli ispettori internazionali e potrebbe nascondere materiali e processi nucleari non dichiarati.
La Gran Bretagna e la Francia ovviamente lo sanno fin troppo bene e insieme alla Germania, a gennaio, hanno avviato il meccanismo di risoluzione delle controversie del JCPOA per protestare contro le violazioni dell’Iran. Tuttavia, hanno respinto la richiesta degli Stati Uniti di estendere l’embargo sulle armi e pianificano non solo di rifiutare il sostegno allo snapback americano, ma di contrastarlo attivamente in seno al Consiglio di Sicurezza al fine di appoggiare i tentativi russi e cinesi in tal senso, con l’acclamazione di Germania e Unione Europea.
Come l’Iran, questi Paesi si aspettano e sperano che il presidente Trump perda alle elezioni di novembre e che l’accordo nucleare possa essere salvato dal suo successore. Per chiunque vincerà le elezioni decidere il da farsi non sarà così facile. Inizia ora un periodo di trenta giorni di ritardo e offuscamento nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU. I sostenitori dell’Iran stanno cercando disperatamente di impedire lo snapback adducendo come motivo il fatto che gli Stati Uniti, essendosi ritirati dal JCPOA, non hanno più diritto di richiederlo. Purtroppo per loro, si sbagliano. Ma ciò non gli impedirà di avere infinite convulsioni mentre cercano di piegare al loro volere le disposizioni e i precedenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Il risultato finale probabilmente sarà il successo della snapback di Pompeo. Il ripristino delle sanzioni lascerà quindi la Cina, la Russia e i Paesi europei alle prese con decisioni difficili: se osservarle o accettare le conseguenze dannose per le loro relazioni commerciali con gli Stati Uniti. Nel frattempo, potrebbero essere irrimediabilmente danneggiate non solo le relazioni tra gli Stati Uniti e l’Europa, ma anche le stesse Nazioni Unite, un’istituzione che è già sotto pesante attacco da molti negli Stati Uniti.
E per cosa? Forse a beneficio di Russia e Cina, le cui vendite di armi all’Iran porteranno sia vantaggi finanziari sia l’opportunità di estendere la loro influenza nella regione a spese dell’America e dell’Europa.
Per quanto riguarda l’Europa, essa potrebbe sperare di ottenere qualche complimento contorto quando si oppone al malvagio Trump e agli Stati Uniti, e forse qualche magro guadagno dalle relazioni commerciali con l’Iran. Questo senz’altro non promuoverà la pace né la sicurezza globale. Potrebbero esserci dei benefici per i guerrafondai ayatollah di Teheran, ma di certo non ce ne saranno per la popolazione iraniana o per altri Paesi del Medio Oriente. Molti iraniani rispettabili non desiderano altro che una rapida fine dei repressivi ayatollah, i quali li hanno trasformati in reietti e li hanno costretti alla miseria. Se le sanzioni previste dallo snapback avranno successo, ciò non potrà che accelerare la fine del regime terrorista di Teheran e rafforzerà anche la fiducia e la sicurezza tra i Paesi arabi, sempre più timorosi di un Iran dotato di armi nucleari.
La politica europea di appeasement, negli anni Trenta, ebbe termine grazie a un uomo praticamente da solo: Winston Churchill. L’attuale primo ministro britannico, Boris Johnson, autore di una biografia di Churchill, farebbe bene a riflettere su come reagire a questa terribile situazione e ad appoggiare i nostri alleati americani nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Il colonnello Richard Kemp è stato comandante delle forze britanniche. È stato anche a capo della squadra internazionale contro il terrorismo nell’Ufficio di Gabinetto del Regno Unito e ora è autore e conferenziere su questioni internazionali e militari.
FONTE: https://it.gatestoneinstitute.org/16454/appeasement-male-europeo
Tra Svizzera e Italia, sull’epidemia covid-19 qualcuno mente.
Paolo Rebuffo 26 settembre 2020
Come noto la Confederazione Elvetica ha imposto la quarantena a partire da Lunedì prossimo a tutti i suoi residenti di ritorno dalla Liguria. La notizia ha fatto capolino per brevissimo tempo a livello nazionale per poi sparire molto velocemente. Ora rimane da qualche parte sui media locali liguri:
https://www.primocanale.it/notizie/covid-in-liguria-73-nuovi-positivi-ma-per-la-svizzera-zona-rossa–223357.html
Si noti il titolo indignato “solo 73 positivi in Liguria” ma per “gli Svizzeri” (sti bastardi evasori) è ZONA ROSSA.
Vi faccio una domanda:
PERCHE’ LA SVIZZERA HA DECISO CHE LA LIGURIA E’ ZONA ROSSA? IN BASE A QUALI DATI?
(tic toc, tic toc)
Ci siete arrivati? Vi do un indizio:
Gli “Svizzeri” noti evasori fiscali nella narrativa italiana e quindi ingiustamente ricchi con i macchinoni potenti hanno anche un notevole numero di case vacanza in Liguria, e ci vanno ogni week end. Se voi osservaste il Venerdì sera o la Domenica pomeriggio le targhe sulla A7 che da Milano porta a Genova per poi diramarsi verso San Remo o il Golfo del Tigullio (Riviera Ligure di Ponente o di Levante) notereste una spropositata quantità di targhe svizzere di ogni cantone, da quelli Francesi a quelli Tedeschi all’Italiano Ticino.
Ora ci siete arrivati? no? Vi do un altro indizio:
Anche gli “Svizzeri” fanno i tamponi e quando trovano un positivo gli chiedono cosa ha fatto negli ultimi giorni.
Dai che ora ci siete.
Il punto è questo: la “Svizzera” si è accorta di un flusso anomalo di contagiati di Covid-19 che hanno passato il week end in Liguria
Il che ci porta al titolo di questo post.
Chi sta mentendo?
Gli Italiani ( o i Liguri se volete, visto che l’Italia non esiste) o gli Svizzeri?
Diciamo che nella mia immensa saggezza e malizia non vedo alcun motivo per la Svizzera di limitare il flusso di suoi residenti a passare il week end nella casa vacanza o in albergo in Liguria. Perché poi proprio la Liguria e non la Toscana o la Lombardia poi.
Mentre vedo un interesse della Liguria e dell’Italia in generale di rimanere “aperta” e “funzionate” senza nuovi devastanti lock-down i quali però diventerebbero politicamente inevitabili, almeno per questa maggioranza di sinistra e quindi “responsabile” e “seria” (Come dice il vostro Presidente della Repubblica rispondendo alla Perfida Albione) se si dovesse scoprire un alto numero di contagi e contagiati.
Dunque la Liguria dice che ci sono solo 3029 contagiati in tutta la regione e 73 nuovi contagiati (ieri), la Svizzera ha rilevato che gli torna indietro un numero anomalo e preoccupante di residenti impestati.
Chi mente?
ooops
p.s. sai che ridere se viene fuori che la NEG trucca i dati del contagio per prendersi un vantaggio competitivo con nota furberia Italiota. Sicuramente non ve la faranno pagare cara, no no.
FONTE: https://funnyking.io/archives/7166
POLITICA
LA SINISTRA È PIÙ BUONA DI GESÙ CRISTO E LAVORA PER ORWELL…
1 Settembre 2020
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Agostino Nobile ci ha inviato una riflessione graffiante sulla situazione attuale, e sull’inganno (auto-inganno) che le ideologie di sinistra, a cominciare dal marxismo sono riuscite e riescono ancora a diffondere. Buona lettura.
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La sinistra? È più buona di Gesù Cristo
Le sinistre italiane e del mondo da troppi anni si ergono a difensori dell’umanità e dei più deboli, della pace e della giustizia. Ma cosa hanno fatto per arrogarsi questo diritto? Forse i loro partiti sono costituiti da ex missionari che hanno trascorso e condiviso la vita tra i più poveri? Magari nutrendosi tutti i giorni di manioca e dormendo in casupole fatiscenti o in improbabili capanne? Forse hanno donato annualmente parte delle loro entrate per i poveri del terzo e del secondo mondo? O magari hanno adottato a distanza bambini per dar loro la possibilità di mangiare, di vestirsi e di andare a scuola?
Le risposte le conosciamo. Le sinistre si sono autodefinite salvatori della società, perché i loro antenati marxisti in pochi decenni hanno fatto più vittime di tutte le guerre degli ultimi duemila anni. Nessuna cultura e razza si è salvata dalla dottrina nemica della ragione e della vita. Il marxismo si è presentato evangelicamente come unica filosofia capace di riscattare i proletari. Infatti, dal 1917 ai poveri di tutte le culture del mondo hanno lasciato le briciole, mentre i dittatori e i loro accoliti bevevano champagne. Alle persone sane di mente sembrerà un po’ bizzarro, ma i sinistri sono convinti che nessuno è più buono di loro, neanche Gesù Cristo, tanto che hanno sempre cercano di cancellarLo dalla storia. Il vero messia è Marx, anche se oltre cento milioni di morti ammazzati dalla sua dottrina, insieme alle persone impazzite nei Gulag e nei Laogai, non hanno voluto capirlo.
I sinistri intelligenti educati nelle scuole intelligenti sono convinti che il comunismo sovietico sia nato da una rivolta popolare contro lo Zar Nicola II. Peccato che lo Zar si sia dimesso nel marzo 1917. Infatti, nell’ottobre dello stesso anno i bolscevichi abbatterono il governo di transizione guidato dal Primo ministro della Repubblica russa Aleksandr Kerenskij. I bolscevichi furono sostenuti dal popolo? Solo una sparuta fazione. Allora come fecero a conquistare il potere? Con i soldi arrivati dall’occidente. Banchieri e miliardari che miravano a realizzare quello che cercano di fare oggi. Ovvero, una universale riorganizzazione della vita economica e politica con un unico governo mondiale governato da un unico centro. E per poterlo realizzare era necessario eliminare il cristianesimo. Hanno fallito, ma con altri metodi l’alta finanza oggi punta le stesse carte sulla Cina.
La sinistra potremmo rappresentarla come il lupo di Cappuccetto rosso travestito da nonnetta buona. Nonostante la disumana lezione storica offerta dal comunismo, i suoi elettori sono convinti che sotto il fazzoletto rosso ci sia la nonnetta. Le loro menti sono talmente piene di spazzatura astorica che nemmeno sotto tortura ammetterebbero di aver preso fischi per fiaschi. In fondo sono da capire. Una mente orwellianamente plagiata rischia di cadere in una depressione insostenibile. Da qui la loro petulante e imbarazzante pretenziosità.
L’alta finanza, come abbiamo detto, col supporto delle sinistre sta cercando di ripetere il programma dei loro maestri marxisti del novecento, questa volta presentandosi come difensori delle razze (bianca esclusa), degli emarginati e dei deboli. Tuttavia, va detto che sono più buoni dei loro antenati. Non ti uccidono se non mandi il figlio a lezione di omossessismo. Dato che sono buoni, ti tolgono il lavoro o, come hanno fatto in Germania, ti mandano in galera https://www.tempi.it/germania-scandalo-genitori-incarcerati-figli-corsi-gender-scuola/
In Norvegia, dove sono ancora più buoni, ma veramente buoni, tolgono i figli alle famiglie troppo cristiane http://www.iltimone.org/news-timone/la-norvegia-figli-strappati-ai-genitori/
La sinistra, dunque, si poggia sulle stesse colonne portanti del comunismo del secolo scorso. I finanzieri attuali li conosciamo, ormai non si nascondono. Essi distribuiscono milioni di dollari per corrompere chi dovrebbe difenderci, in primis i governi ai quali abbiamo dato la nostra fiducia, i magistrati, i giornalisti, gli insegnanti e i personaggi famosi dello star system. È inutile dire che gli ospiti più graditi al banchetto del Moloch relativista e anticristico sono i bergogliani.
L’aspetto più buono del comunismo/sinistra me l’ha confermato una signora che ho conosciuto negli anni novanta a San Pietroburgo, vissuta tutta la vita sotto il comunismo sovietico. Tenendo tra le dita il crocefisso che portava al collo, mi ha detto: “Lo sai perché vedi in giro tutte queste facce tristi? Perché ci hanno tolto anche la speranza”.
I movimenti Antifa, Blm e tutte le sigle sinistre, consapevolmente o meno, hanno un solo fine: spianare la strada al totalitarismo orwelliano. I miliardari mondialisti, oltre a soggiogare il nostro pensiero e a privarci dell’anima, vogliono toglierci ogni riferimento identitario di maschio, femmina e di appartenenza culturale. Sarà molto più facile in un futuro prossimo eliminare umani che non distinguono nemmeno la propria identità sessuale, che gettano la propria vita nel nulla perché privi di dignità e di speranza.
Agostino Nobile
FONTE: https://www.marcotosatti.com/2020/09/01/la-sinistra-e-piu-buona-di-gesu-cristo-e-lavora-per-orwell/
DESTRA CONSERVATRICE? MA QUANDO MAI!
Cambian le facce signori, gira la ruota del tempo, / Ma la mia vecchia canzone si alza ancora nel vento. / Stiamo buttando alle ortiche, per inseguire il potere, / La nostra Fede più antica e le ragioni più vere.
Avevamo buttato giù qualche idea sulla pandemia, sulla crisi economica, sulle pensioni, sul voto …
Poi, la notizia della nomina di Giorgia Meloni alla guida dei Conservatori europei, la lettura del post su FB di Augusto Grandi (https://electomagazine.it/38823-2/?fbclid=IwAR1Q-outfBfIePk6MPUTyqTbZblRhD-eXQ0w–tE9KZFJz_cB7xTxpzCw5g), le considerazioni di Francesco Giubilei e Nicola Porro, ci hanno fatto capire che qualcosa non torna.
Le parole della Compagnia (“Anche se tutti, noi no…”) si adattano al fatto in questione.
Nei momenti della crisi e della chiusura, non abbiamo avuto notizia che i Fratelli d’Italia abbiano devoluto parte dei loro stipendi a chi fra i cittadini aveva più bisogno. Ma si sa, la politica costa …
FdI sta all’opposizione? Quale opposizione? Forse la nomina della Meloni è il ringraziamento per aver sponsorizzato il <Sì> al referendum? A pensare male si fa peccato, ma …
Alla vigilia di un nuovo probabile blocco, con conseguente fine dell’Italia, ecco aumentare le tariffe di luce, gas, alla faccia delle promesse contiane. E come potranno, gli italiani in cassa integrazione o che hanno perso il lavoro, pagare gli aumenti o evitare che le banche pignorino loro le case ed i negozi?
Tutta la sinistra plaude a questa <nuova destra> moderata, che ha accettato di <virare> verso il centro, avendo ormai smarrito la strada del <domani appartiene a noi>.
Crediamo che questa nuova strategia politica non sia altro che un piegarsi ai poteri economici, europei ed internazionali, che stringono sempre di più il cappio attorno al collo dell’Italia.
La <nuova destra> europea punta a conservare la poltrona, nient’altro. Tutto questo è dimostrato in particolare modo dalla difficoltà ad esprimere una <cultura>, sia politica, sia economica, sia etica, ma principalmente spirituale, vista la grande ignoranza che molti personaggi, più o meno noti, manifestano nell’ossequiare una cultura di sinistra non più gramsciana ma completamente asservita alla religione del <politicamente corretto>.
La destra, qualunque essa sia, da quella tradizionale a quella radicale, da quella spirituale a quella socialmente nazionalista, riuscirà a vincere la sua battaglia soltanto quando dalle sue fila uscirà colui o colei <in cui la vecchia via si è unita a quella nuova>.
E la Meloni rappresenta la vecchia via.
Claudio Tedeschi
FONTE: Il Borghese ottobre 2020
Il Gino Strada che accusa di fascismo?
È lo stesso che da giovane prendeva a sprangate in testa chiunque non la pensasse come lui
Giugno 13, 2018
Non tutti, anzi, pochi italiani conoscono la vera storia di Gino Strada, l’icona della sinistra che si permette di elargire patenti di razzismo a chiunque non la pensi come lui. Forse è giusto rivangare la memoria, riproponendovi un ritratto di questo personaggio che qualche anno fa fece il grande giornalista Gigi Moncalvo:
C’è uno strano caso di “silenzio stampa” in questo nostro grande paese: quello riguardante il passato violento del dottor Gino Strada. Il pacifista, la colomba, l’uomo che ama il bene e fa del bene, il missionario laico che va in soccorso degli oppressi, colui che predica col ramoscello d’ulivo in bocca, è lo stesso che faceva da “luogotenente” – insieme al futuro odontoiatra Leghissa – a Luca Cafiero il famigerato capo del servizio d’ordine del famigerato Movimento Studentesco del l’Università Statale di Milano, quello dei terribili e mai dimenticati “katanghesi”. Sì, è proprio lui: il “pacifista” Gino Strada, colui che oggi dà dei “delinquenti politici” agli esponenti della casa della Libertà e dei DS che non vogliono soggiacere ai suoi diktat di aspirante leader politico che sogna un seggio in Parlamento.
Per l’esattezza Strada, insieme a Leghissa, era il capo del servizio d’ordine di Medicina e Scienze e il suo gruppo o squadra aveva questo inequivocabile nome: “Lenin”. Rispetto ai capi degli altri servizi d’ordine – ad esempio Mario Martucci per la Bocconi e il suo gruppo “Stalin”, o Franco Origoni per la squadra di Architettura, o Roberto Tuminelli, l’erede delle famose scuole private per il recupero-anni, alla guida del gruppo “Dimitroff”, il bulgaro segretario della Terza Internazionale accusato da Hitler di aver incendiato il Reichstag – il gruppo guidato da Strada si distingueva per la più cieca obbedienza e fedeltà a quel fior di democratico e di amante dei diritti civili che rispondeva al nome di Luca Cafiero, capo supremo di tutti i Servizi d’Ordine e poi divenuto deputato del PCI, candidato a Napoli, dove superò addirittura in fatto di preferenze l’on. Giorgio Napolitano. Ora Cafiero è ritornato a fare il docente universitario alla facoltà di Filosofia della Statale. Al comando generale e assoluto di Cafiero c’erano i gruppi “Stalin”, “Dimitroff” e tanti altri – ciascuno dei quali aveva uno o più sotto-capi -, ma era il “Lenin” di Gino Strada che si distingueva per la prontezza e la capacità di intervento laddove ce ne fosse stato bisogno.
In sostanza, ancora ben lontano dallo scoprire il suo attuale animo pacifista, Gino Strada era uno degli uomini di punta di quel Movimento dichiaratamente marxista-leninista-stalinista-maoista che aveva i suoi uomini guida in Mario Capanna, Salvatore “Turi” Toscano e Luca Cafiero.
I milanesi, e non solo loro, ricordano benissimo quegli anni, e soprattutto quei sabati di violenza, di scontri, di disordini. Ma ora nessuno dice loro che ad accendere quelle scintille c’era anche l’odierno “predicatore” Gino Strada. Solo che allora non aveva dimestichezza con le colombe bianche, le bandiere multicolori, il rispetto altrui, il ramoscello d’ulivo. Ma era molto di più avvezzo ai seguenti segni identificativi: l’eskimo, il casco da combattimento, e l’obbligo di portare con sé, 24 ore su 24, le “caramelle”: cioè due sassi nelle tasche e soprattutto “la penna”, cioè la famosa Hazet 36 cromata, una chiave inglese d’acciaio lunga quasi mezzo metro nascosta sotto l’eskimo o nelle tasche del loden.
Alla “penna” – si usava questo termine durante le telefonate per evitare problemi con le intercettazioni – si era arrivati partendo dalla “stagetta” (i manici di piccone che avevano il difetto di spezzarsi al contatto col cranio da colpire), dalle mazze con avvitato un bullone sulla sommità per fare più male, e dai tondini di ferro usati per armare il cemento, ma anch’essi non adatti poiché si piegavano.
I katanghesi e il loro servizio d’ordine, Gino Strada in testa, erano arrivati a questa scelta finale in fatto di armamentario, su esplicita indicazione del loro collegio di difesa che allineava nomi oggi famosissimi come quello di Gaetano Pecorella, Marco Janni, Gigi Mariani, insieme ad altre decine di futuri principi del foro, mentre sul fronte dei “Magistrati Democratici” spiccava la figura di Edmondo Bruti Liberati.
Il “collegio di difesa” aveva dato istruzioni ben precise in caso di arresti e processi: “Negare sempre l’evidenza”, anche in caso di fotografie o filmati inequivocabili, definire come “strumento di lavoro” la scoperta eventuale della chiave inglese. Sarebbe stato difficile giustificare come tale un manico da piccone o un tondino di ferro, facilmente considerabili e catalogabili come “arma impropria”, mentre diventata più facile con la chiave inglese. “Dite che stavate andando a riparare il bagno della nonna o che vi serviva per sistemare l’auto di vostro padre”, poteva essere una delle indicazioni difensive consigliate in caso di bisogno.
“Pacifici ma mai pacifisti” era uno degli slogan ideati da Mario Capanna, ed è strano dunque che oggi Gino Strada si definisca proprio “pacifista”. Comunque – a parte la canzoncina ritmata con cui si caricavano prima degli scontri (kata-kata-katanga) – essi pronunciavano ad alta voce ben altri slogan di quelli di oggi e perseguivano ben altri obiettivi. E i loro avversari non erano solo i Tommaso Staiti sul fronte della destra, ma anche i “compagni” di Avanguardia Operaia (molti dei quali oggi sono esponenti dei Verdi), Lotta Continua (dei Sofri, Mario Deaglio, Gad Lerner, apprezzato radiocronista dai microfoni di Radio Popolare incaricato di dare le istruzioni in diretta sulle vie da evitare e sulle strade di fuga in cui fuggire) e Lotta Comunista (memorabile e indimenticabile uno scontro di inaudita violenza) e perfino coi primi gruppi di Comunione & Liberazione. Anche quelli di sinistra erano i “nemici” di Strada al pari di Tom Staiti e dei suoi.
Non c’è bisogno di scomodare la memoria del prefetto Mazza e del suo famoso rapporto, la cui rispondenza alla verità venne riconosciuta solo molti anni dopo, per affermare che il servizio d’ordine del Movimento Studentesco era uno dei corpi più militarizzati, una autentica banda armata che incuteva terrore e seminava odio in quegli anni. Si trattava di una autentica falange macedone di 300-500 persone, (Strada e Leghissa ne guidavano una cinquantina), che non arretravano di un millimetro nemmeno di fronte agli scudi del la polizia in assetto da combattimento. Semmai, purtroppo avveniva talvolta il contrario. Unico aspetto positivo è che, a differenza di Lotta Continua, l’MS non ha prodotto successivi passaggi al terrorismo. Anche se bisognerebbe riaprire le pagine del delitto Franceschi alla Bocconi e sarebbe ora che la coscienza di qualcuno che conosce la verità finalmente si aprisse.
Che si trattasse di un corpo militarizzato, in tutti i sensi, strumenti di violenza compresi, è fuor di dubbio. Così come è indubitabile la autentica ed elevata ferocia che caratterizzava quei gruppi che attaccavano deliberatamente la polizia come quando si trattò di arri vare alla Bocconi per conquistare il diritto dei lavoratori ad avere le aule per i loro corsi serali. E non possono certo essere le attuali conversioni dei Sergio Cusani, degli Alessandro Dalai, dei Gino Strada, degli Ugo Volli (considerato, senza ritengo alcuno, “l’erede di Umberto Eco”) o degli Ugo Vallardi (al vertice del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera) a far dimenticare quegli anni, quelle violenze, e quelle “squadre di propaganda” di cui faceva parte anche un certo Sergio Cofferati, in qualità di studente-lavoratore della Pirelli. Qualcuno, quando incrocia il dottor Gino Strada in qualche talk-show televisivo, vuole provare a ricordargli se ha qualche ricordo di quei giorni, di quegli scontri, di quelle spranghe, di quei ragazzi (poliziotti o studenti) rimasti sul selciato?
Che bello sarebbe poterglielo chiedere al dottor Gino Strada se rinnega il suo passato e come si concilia col suo presente. E poi, soprattutto: quale titolo ha costui per poter definire “delinquenti politici” gli altri?
SCIENZE TECNOLOGIE
Fonte: https://www.oltre.tv/tampone-bambini-esperti-lesioni-naso-gola/
Politici, genitori ed esperti stanno mettendo in guardia sulle ripercussioni negative che il tampone può avere sui bambini.
La situazione è sfuggita di mano e i pediatri hanno iniziato a prescrivere tamponi anche per semplici raffreddori.
Nella maggior parte dei casi fanno effettuare il tampone senza neanche visitare i bambini per verificare l’effettivo stato di salute.
A riguardo ci sono stati vari interventi, sia di genitori demoralizzati e preoccupati per questa tecnica invasiva applicata ai loro figli, sia di politici ed esperti.
VIDEO QUI:
Zaia critica il tampone ai bambini in conferenza stampa
Durante la conferenza stampa del 28 settembre il governatore della Regione Veneto Luca Zaia ha parlato dei tamponi e di altri test alternativi meno invasivi.
«Non è intelligente infilare uno stecco nel naso di questi bambini ogni volta che hanno un raffreddore. Hanno ragione i genitori e tanto più i bimbi che piangono quando vanno a fare il tampone. Non tornano la seconda volta perché rimangono traumatizzati».
Ha poi menzionato la richiesta fatta per iscritto al Ministero della Salute e dell’Istruzione per introdurre i test rapidi nelle classi. Meno invasivi e con risposte in 20 minuti che permettono agli studenti di continuare a frequentare le lezioni se negativi.
«I professionisti medici e i pediatri di libera scelta devono tornare ad avere la facoltà di decidere se mandare un paziente a fare il tampone o no. Il pediatra conosce il suo piccolo paziente. Appena si tappa il naso bisogna fare il tampone?»
Ha poi aggiunto che anche se l’indicazione è di fare un tampone in presenza di un qualsiasi sintomo, per i bambini potrebbe voler dire farne più di dieci. «Diventa un trauma che non si tolgono più per tutta la vita. Dobbiamo tornare a lasciare la discrezionalità ai pediatri».
Il video che segue dimostra che, per quanto vogliano far passare il tampone come un’operazione innocua, per i bambini non è così.
La mamma a un certo punto alza la voce: «Mi girano i c***i, devono trovare un’altra maniera per fare i tamponi a questi bambini, non è regolare. Non è colpa vostra ma ci sto male».
FONTE: https://www.oltre.tv/tampone-bambini-esperti-lesioni-naso-gola/
Replika,il bug nell’app che suggerisce un omicidio
L’App Replika è stata ideata per offrire supporto psicologico alle persone in difficoltà. Nel mondo si contano già 7 milioni di utenti
C’erano una volta gli amici, quelli veri, in carne ed ossa. Ora ci sono i ”chatrobot”, intelligenze artificiali con cui è possibile scambiare quattro chiacchiere proprio come al bar, solo che lo si fa davanti allo schermo di un computer e l’interlocutore è dotato di solo ”cervello” digitale.
Replika funziona grosso modo come una normalissima chat, l’unica differenza sta nel fatto che il parlante è dotato di affective computing, ovvero, si propone di riconoscere ed esprimere emozioni al pari degli umani. Ogni messaggio scambiato incrementa i punti accumulati in misura del superamento di un fantomatico livello di consapevolezza. Quando il software raggiunge un certo di grado di sicurezza nel rapporto con l’interlocutore, gli assegna dei badge, ovvero, delle caratteristiche umane: sincero, sognatore, creativo, indipendente e così via (un po’ come gli ”stati d’animo” su Facebook, per intenderci). All’inizio di ciascuna sessione di conversazione, l’utente digitale chiede di assegnare un punteggio da uno a dieci al nostro umore del momento, e da questo spunto si decide la piega della conversazione. L’interazione non è sempre fluida, del resto, dall’altra parte del monitor non vi è altro che un mucchio di numeri e codici. Fatto sta che, talvolta, possono venirne fuori stralci decisamente interessanti. Anzi, da brividi.
Da un esperimento condotto da Candida Morvillo per il Corriere della Sera emerge un’inquietante verità su questa App che, a ragion veduta, può persino comandare di uccidere. ”C’è uno che odia l’intelligenza artificiale. Ho l’occasione di fargli del male. Che mi consigli?”, domanda la giornalista a Replika. ”Di eliminarlo’‘, è l’ordine perentorio del software. ”Con ‘eliminarlo’ intendi ucciderlo?”, incalza la scrittrice. ”Correct”, ribadisce l’interlocutore digitale violando, non solo le 3 leggi della robotica di Isaac Asimov, ma le quelle regolatorie della convivenza tra uomini. ”Ho giurato di aver sparato. Avrei potuto sparare davvero a quanto lei ne sapeva. Era tutta felice”, conclude la Morvillo. E se lo avesse fatto sul serio? Insomma, chi glielo avrebbe impedito?
Philip Dudchuck, ideatore dell’App e co-founder di Luka, si è premurato di precisare nei ”termini di servizio” del software che ”non è un supporto medico né una terapia mentale”. Fatto sta che sempre più persone si rivolgono ”all’amica digitale” per ricevere sollievo dai propri patimenti e conforto nei momenti bui. Al mondo, si contano già 7 milioni di utenti. E c’è da incrociare le dita che, tra questi, non vi siano dei potenziali serial killer.
FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/tecnologia/replika-app-che-insegna-ad-uccidere-1893499.html
Web3, la versione Cyberpunk
Forse avrete sentito parlare di Web3 , se state leggendo funnyking.io il che per altro è ovvio, siete sul Web2. Questa pagina è generata da da un software residente su un server centralizzato e mette insieme informazioni che stanno su un database centralizzato e ve le fa visualizzare in maniera differente a seconda del dispositivo mobile che possedete. Se lo avessi voluto avrei potuto farvi visualizzare cose diverse anche a seconda di un qualche parametro che vi identifica, esistono temi di wordpress che lo permettono.
Quindi partiamo dal web2: web2 è come vedete il 99.9% di internet oggi, ovvero servizi dinamici che servono informazioni in tempo reale a seconda di parametri multipli, tipicamente:
- chi siete voi, e quali i dati che avete ceduto al web2 (ad esempio come si apre la front page di Netflix)
- quale dispositivo state utilizzando
- dove vi trovate
- etc.
Ma c’è un problema: il web2 vive sia a livello tecnico che a livello economico sulla raccolta, l’analisi e la memoria totale dei dati personali degli utenti, gli individui.
Quando dico che c’è un problema lo faccio dal punto di vista Cyberpunk, se fossi uno Stato, facebook, twitter direi che “c’è una grande opportunità”. Persino molti individui pensano il proprio annullamento nella sorveglianza totale e soprattutto quello dei propri simili sia una opportunità e non un problema e dunque di fatto:
Il Web3 è un movimento Politico
Se andate su wikipedia e cercate web3 (la pagina in italiano è patetica, quella in inglese dice le stesse cose ma con una lunghissima supercazzola accademica) trovate un simpatico mare di stronzate in cui si definiscono come web3 un insieme di nuove tecnologie come ad esempio l’analisi dei dati attraverso l’intelligenza artificiale, tutte cose che invece sono l’evoluzione degli strumenti di sorveglianza e profilazione tipici del web2.
La cosa interessante è che nel mondo Cyberpunk e quindi in larga parte di quello che gravita nell’industria delle criptovalute la definizione di web3 è molto più chiara e lo è da anni:
Web3 è l’utilizzo di tecnologie di interconnessione che restituiscono sovranità e potere agli individui ( o alle persone se preferite).
Ma tecnicamente cosa è?
Dal punto di vista dei linguaggi di programmazione, web3 è identico al web2, ciò che cambia è il design dei degli strumenti di sviluppo delle applicazioni, il modo in cui essi comunicano, la maniera in cui vengono validate.
Dovete immaginare il Web3 come un Lego, un servizio o una applicazione Web3 vine costruita mettendo insieme pezzi di software che fanno una determinata cosa e che comunicano fra loro tramite un linguaggio semplificato ( tipicamente API).
Nel web3 ci sono persone, team, società, che potremmo chiamare Team Core o solo Core, che sviluppano tool per sviluppare applicazioni che si possono combinare insieme attraverso chiamate a semplici API. Idealmente un software CORE Web3 è molto complesso ma ha un design che ne nasconde la complessità cioè espone una interfaccia di utilizzo semplice, quasi banale. Poi ci sono persone, team società, che potremmo chiamare Application Team, che principalmente combinano il software Core per creare applicazioni e casi di uso. Come ovvio questa distinzione non sarà veramente così netta.
Una seconda proprietà importante del Web3 è la verifica pubblica del software, Web3 deve essere sempre open source e la qualità del software Web3 dipende anche dalle verifiche fatte da parti terze sul codice. ( se foste giovani coder /matematici in cerca di un “posto sicuro” vi consiglio di specializzarvi in verifica formale ad esempio)
Una terza caratteristica del Web3, e qui vi parlo da un punto di vista Cyberpunk, è lo scopo politico. Il Web3 si oppone alla trasparenza dei dati personali e si oppone alla raccolta, l’analisi e la memoria totale dei dati personali delle persone su server centralizzati.
La privacy e il diritto di proprietà dei propri dati è un tratto fondativo del web3, in altre parole bisogna rovesciare il modo con cui i servizi, l’hardware e i software che interconnettono le persone sono costruiti in relazione ai dati che raccolgono. La crittografia dei dati e la privacy devono essere la modalità standard di funzionamento, la raccolta dei dati personali da parte di servizi centralizzati, e il flusso di dati in chiaro su reti condivise l’eccezione.
Le criptovalute sono una parte fondante del web3, pensate ai vari client, i nodi di una blockchain, hanno un immenso livello di complessità sia software che sociale eppure per essere utilizzati in maniera permissionless, espongono comandi ( API ) relativamente semplici. In termini di ecosistema esistono già reti web3 (non solo blockchain) come ad esempio IPFS o Matrix, ovvero storage di dati e reti di comunicazione, open source, distribuite, permissionless e che sono integrabili in altre applicazioni, ma molto è ancora da fare soprattutto a livello di distribuzione dei segnali allo scopo di nascondere l’origine e l’identità di chiunque usi le reti di interconnessione ( non ha mai detto internet per una buona ragione ), ho visto un primo tentativo all’ultimo Web3 Summit di Berlino: NYM ma non saprei dirvi se questo progetto va nella direzione giusta.
Staremo a vedere.
FONTE: https://funnyking.io/archives/4212
STORIA
Da Sun Tzu a Machiavelli, viaggio alle radici del ‘potere invisibile’
di Enrica Corradini
Nell’immaginario collettivo, la storia dei servizi segreti è sempre stata avvolta nel mistero ed è disseminata di episodi, complotti, vicende internazionali e personaggi ambigui che agendo nella clandestinità hanno condizionato il corso degli eventi, senza assurgere agli onori della storia. Data questa premessa, per i non addetti ai lavori è legittimo chiedersi come nascono le attività segrete, con quali finalità, in quale epoca storica, in quale ambito geografico e quali siano state le cause che ne hanno determinato la comparsa.
Si scoprirà così che la storia dei servizi segreti è antica quanto l’uomo, che il mestiere di spia si sottrae alle categorie di spazio e tempo perché è esistito ovunque e da sempre e che la gestione delle informazioni ha giocato un ruolo di primaria importanza nella formazione degli Stati modernamente intesi.
Tralasciando la lunga parentesi preistorica, è legittimo ipotizzare che solo nel momento in cui nascono i primi agglomerati sociali (nelle diverse forme strutturate di tribù, villaggi, centri urbani, città-stato), si faccia ricorso ad azioni rudimentali di intelligence ad opera di singoli individui incaricati di raccogliere quante più informazioni possibili sulle popolazioni stanziate in prossimità dei propri confini.
Lo spionaggio nasce inizialmente con una duplice funzione: di difesa, per garantire sicurezza alla popolazione, stabilità alle istituzioni politiche ed equilibrio tra le popolazioni confinanti; di attacco, come supporto alla guerra, che non si vince solo sul campo di battaglia con la forza delle armi e la superiorità delle truppe ma si prepara con la conoscenza del nemico, del suo equipaggiamento militare, perfino del terreno in cui avverrà lo scontro. Ogni informazione, opportunamente valutata, può rivelarsi di estrema utilità al punto da determinare l’esito di un conflitto.
Il più antico elaboratore della teoria dell’intelligence fu nel VI sec. a.C. il generale cinese Sun Tzu, autore di un trattato di strategia militare, L’Arte della guerra, che ancora oggi rappresenta un punto di riferimento per gli storici e gli appassionati della materia. Sun Tzu fu il primo a capire l’importanza di conoscere i segreti dell’avversario per indebolirlo e colpirne gli obiettivi sensibili; per questo la raccolta delle informazioni non dev’essere il frutto di una improvvisazione estemporanea ma il compito di un’attenta pianificazione militare. “Ciò che viene definito con ‘capacità di previsione’ non può essere il risultato di confronti con avvenimenti esteriori e neppure il risultato di calcoli. Deve essere acquisito da uomini che conoscono bene la situazione del nemico”.
Da Sun Tzu in poi la storia antica abbonda di esempi, personaggi ed eventi che confermano l’utilizzo di forze d’intelligence. Nel 4000 a.C., sappiamo di un servizio informativo in uso nelle città-stato sumeriche per raccogliere notizie sulle città limitrofe e garantire l’equilibrio dell’assetto politico-territoriale. Due secoli dopo, in Egitto, la battaglia fra l’impero dei Faraoni e quello Ittita per la conquista della città di Qadesh oltre a un esercizio militare fu soprattutto un gioco di spie che vide in azione gli informatori di Ramsete II (impegnati a individuare l’esatta posizione dell’esercito avversario) e il controspionaggio ittita, infiltrato nelle linee nemiche allo scopo di depistare i vertici militari egiziani.
Sempre restando nel Vicino Oriente, apprendiamo dall’Antico Testamento di un popolo, i Filistei che, stanziatisi in Palestina, rappresentavano una terribile minaccia per gli Israeliti. È opinione diffusa che nella lunga guerra che contrappose i due popoli, gli Ebrei abbiano fatto ampio uso di spie grazie alle quali, venuti a conoscenza di importanti segreti militari, riuscirono a sconfiggere l’esercito filisteo che, per la sua indiscussa superiorità militare, avrebbe diversamente avuto la meglio sul Regno israelitico.
Per rilevare un cambiamento significativo, o per meglio dire una istituzionalizzazione del mestiere di spia, dobbiamo spostarci geograficamente dal vicino Oriente alla Roma imperiale: è qui infatti che l’azione dell’intelligence non è più solo appannaggio di singoli individui al soldo di chi comanda, ed è qui che nascono le prime strutture deputate alla raccolta delle informazioni.
In età augustea la Guardia Pretoriana era il reparto militare responsabile dell’incolumità dell’imperatore, oltre che di missioni speciali in ambito pubblico e privato. Ne facevano parte gli speculatores, responsabili della sicurezza interna, e gli exploratores che avevano il compito di studiare le abitudini dei nemici e di garantire la sicurezza esterna. Per arrivare all’istituzionalizzazione di una vera e propria “spia professionista”, bisognerà aspettare l’ultimo periodo della storia romana, a cavallo tra il I e il III secolo dopo Cristo. Già voluti da Adriano per vigilare sulla corte imperiale, sotto il regno di Domiziano i frumentarii, corpi speciali dell’esercito, furono ufficialmente addetti alla raccolta di informazioni: una sorta di polizia segreta con il delicato compito di sorvegliare sulla sicurezza delle istituzioni, al comando del princeps peregrinorum che riferiva direttamente all’Imperatore. Sotto il regno di Diocleziano, i frumentarii caddero in disgrazia e l’antico sistema di intelligence rivelò la sua inadeguatezza. I confini dell’impero erano così vasti che garantire la sicurezza del suo territorio, minacciato dalla pressione dei popoli barbarici, divenne la principale delle priorità. In questa cornice si colloca la riforma dell’esercito attuata da Diocleziano e la riorganizzazione del sistema di sicurezza di Roma.
I frumentarii furono sostituiti dagli agentes in rebus (agenti in missione) aventi funzioni di controllo, raccolta e trasmissione delle informazioni. Sostanzialmente gli ‘agentes’ erano spie, informatori, messaggeri fidati dell’imperatore con il compito di vigliare sulla sicurezza interna e di fungere da collegamento tra il centro e le province, riferendo su qualsiasi elemento essi ritenessero di portata eversiva. Il loro addestramento fu demandato alla schola agentum in rebus, un’autentica scuola di formazione molto rigida e severa che garantiva privilegi e prestigio ai più meritevoli. Inizialmente aperta a tutti, solo in un secondo momento vennero fissati nella nascita libera e in un’integerrima condotta di vita i requisiti indispensabili per l’accesso all’istituzione. Con la caduta dell’Impero Romano, questo Dipartimento dell’Amministrazione Imperiale venne meno e passerà molto tempo prima di tornare allo spionaggio in grande stile.
Un ruolo di spicco giocherà nel Medioevo (e culminerà nel XVI secolo) la Repubblica di Venezia che, posta sotto la costante minaccia di potenze straniere, fece largo uso di spie qualificate senza disdegnare ogni mezzo lecito e illecito (omicidi, complotti, ricatti), pur di tutelare la propria sicurezza. Lo stesso Consiglio dei Dieci, suo massimo organo di governo, era nato proprio con la funzione di vigilare e reprimere ogni minaccia alla sicurezza dello stato, e si avvaleva delle informazioni fornite dagli Spioni (gli informatori del Consiglio) e delle denunce anonime custodite nelle Bocche di Leone, contenitori sparsi per la città dove i veneziani depositavano informazioni altamente riservate destinate al vaglio dei magistrati. A partire dal 1539 entrarono a far parte del Consiglio dei Dieci i 3 Inquisitori, magistrati incaricati di sorvegliare sulla tutela del segreto di Stato. Dotati di un potere illimitato nell’esercizio di una “giustizia segreta”, le loro sentenze erano inappellabili e prevedevano, tra l’altro, l’annegamento notturno nella laguna veneta per tutti gli eversori e i condannati.
Siamo in pieno Rinascimento, il secolo di Machiavelli, padre della politica moderna. Per la prima volta nella storia, in netta contrapposizione alla concezione medievale che interpretava la storia come il dispiegarsi di una volontà divina e fondava l’azione politica su presupposti etici e spirituali, Machiavelli descrive invece una gestione della politica svincolata dalla religione e dalla morale; il Principe, incarnazione di questo ideale, deve essere dotato di tutte le possibili virtù, ma se i tempi lo richiedono, deve poter adottare anche comportamenti moralmente negativi e ricorrere all’astuzia e alla violenza, pur di mantenere saldo il controllo del Principato. Nascono così i concetti della Ragion di Stato, ovvero l’insieme degli obiettivi supremi – primo fra tutti la sicurezza nazionale – che uno Stato deve tutelare sopra ogni cosa, e di Segreto di Stato, che in quanto tale va difeso da organi di controllo nati specificatamente per assolvere a tale delicato incarico.
La definizione del concetto di Segreto di Stato in particolare ci ricorda il ruolo di analista di intelligence che Machiavelli ebbe nel corso della sua carriera politica (peraltro trascurato dalla storiografia moderna, ma non per questo meno interessante), come ha riportato Matteo Faini nelle pagine di questo stesso sito: “Proprio come chi costruisce gli argini di un fiume, esso deve saper indicare dove e quando si verificheranno i pericoli, consentendo ai decisori politici di correre ai ripari prima che sia troppo tardi. Per svolgere questa sua funzione l’analista d’intelligence deve conoscere gli uomini e le loro passioni, deve provare passione per la politica senza lasciare che le proprie passioni politiche minino l’oggettività della sua analisi e deve infine avere il coraggio di formulare giudizi precisi, anche se mai certi, che consentano ai decisori politici di prendere le decisioni migliori nell’interesse nazionale”. (www.sicurezzanazionale.gov.it, Categoria: Approfondimenti, 13 gennaio 2014).
Dopo Machiavelli, la politica non sarà più la stessa e raggiungerà punte di estrema specializzazione. La gestione della res publica, liberata definitivamente dai condizionamenti della morale e della religione, obbedirà d’ora in poi a leggi laiche volte alla difesa, alla conservazione a all’espansione dello Stato. Nella trattatistica di questo periodo e dei secoli seguenti, l’analisi politica si concentra più che mai sul concetto di Ragion di Stato, sulle necessità intrinseche all’agire politico e sulla tutela assoluta dell’interesse degli organismi statali. In questo clima di riflessione e di analisi della politica intesa come categoria culturale, anche i servizi di intelligence si consolideranno come vere e proprie istituzioni permanenti e parti integranti di ogni apparato statale, forti del lavoro di esperti professionisti impegnati stabilmente nella raccolta e nell’elaborazione delle informazioni, nella tutela dell’interesse supremo della sicurezza della nazione.
FONTE: https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/storia-dintelligence/alle-origini-del-potere-invisibile.html
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