RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
13 NOVEMBRE 2020
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
I 16 COMANDAMENTI DEL MOVIMENTO ANTI USURAI
- Credo nella libertà di coscienza e nella libertà di educazione, non permetterò allo Stato di dettare il mio culto nel mio Dio o la mia vocazione nella vita.
- Credo che ogni cittadino disposto a lavorare e capace di lavorare riceverà un salario annuo, giusto e che gli permetterà sia di mantenere, che di educare la sua famiglia, secondo gli standard della decenza americana.
- Credo nella nazionalizzazione di quelle risorse pubbliche che, per loro stessa natura, sono troppo importanti per essere mantenute sotto al controllo dei privati.
- Credo nella proprietà privata più di tutte le altre proprietà.
- Credo nella difesa del diritto alla proprietà privata ma nel controllo della stessa per il bene pubblico.
- Credo nell’abolizione del sistema bancario privato della Federal Reserve e nella creazione di una Banca Centrale di proprietà del Governo.
- Credo nella sottrazione dalle mani dei proprietari privati del diritto di coniare e regolare il valore del denaro, diritto che deve essere restituito al Congresso, a quale appartiene.
- Credo che uno dei principali doveri di questa Banca Centrale di proprietà del Governo sarà quello di mantenere il costo della vita in equilibrio e di provvedere al rimborso dei debiti in dollari, con dollari di pari valore.
- Credo nella copertura del costo di produzione, più un equo profitto, per l’agricoltore.
- Credo non solo nel diritto dei lavoratori di organizzarsi in sindacati, ma anche nel dovere del Governo, che sostiene il lavoratore, di proteggere queste organizzazioni contro agli interessi acquisiti della ricchezza e dell’intelletto.
- Credo nel richiamo di tutte le obbligazioni non produttive e quindi nell’alleggerimento della tassazione.
- Credo nell’abolizione delle obbligazioni esenti da imposte.
- Credo nell’ampliamento della base imponibile, secondo i principii della proprietà e della capacità di pagamento.
- Credo nella semplificazione del Governo e nell’ulteriore abolizione di una tassazione schiacciante dalle esili entrate che competono alla classe lavoratrice.
- Credo che, in caso di guerra per la difesa della nostra Nazione e delle sue libertà, ci sarà una coscrizione di ricchezza e una coscrizione di uomini.
- Credo nel preferire la sacralità dei diritti umani alla sacralità dei diritti di proprietà; perché la principale preoccupazione del Governo dovrà essere per i poveri perché, come si vede, i ricchi hanno ampi mezzi propri per badare a sé stessi.
FONTE: https://scenarieconomici.it/usurai-vil-razza-dannata-e-uscito-in-edizione-italiana-il-libro-da-non-perdere/
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SOMMARIO
Ogni giorno una nuova teoria ci detta cosa dobbiamo fare e non fare… Lettera scritta ad un dotto e carissimo amico.
LA CONTROVERSA NATURA DEL DPCM
Un dubbio molesto
LA SANITÀ ITALIANA FINITA NEL CESSO
ALLA SCOPERTA DI ARCUMEGGIA, BORGO DIPINTO DELLA VALCUVIA
Anche oggi i numeri terrorizzano le persone mentalmente fragili
Ci potrete rinchiudere di nuovo
L’ennesimo provvedimento amministrativo chiamato DPCM
Duranti e Fusaro: «Avete distrutto il Paese con restrizioni che non funzionano»
L’AUSTRIA VUOLE VIETARE L’ISLAM POLITICO. Troppo tardi
Esoterismo alla Dick
UN’ENORME PSYOPS E’IN CORSO
Vox, colpita la tv del partito di Fusaro:“Possibile azione legale vs You Tube”
Cotticelli uno 007? Spunta la clamorosa indiscrezione
Calabria choc, l’ex commissario alla sanità Cotticelli era dei servizi segreti
La guerra della UE contro la privacy dei cittadini
E’ arrivato il momento di lasciare youtube?
Usurai, vil razza dannata! È uscito in edizione italiana il libro da non perdere
IL GIUDICATO AMMINISTRATIVO CONTRARIO AL DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA
IMMIGRAZIONE, TENTATIVO DI LETTURA TRANSDISCIPLINARE DI UN FENOMENO COMPLESSO
Potenziale frode degli elettori nelle elezioni presidenziali del 2020
Andrej Removič Belousov, Vice Primo Ministro della Federazione Russa
“Un vaccino per ricchi”
“Capitalismo di m…” Furia Marco Rizzo, cosa ha scoperto sul vaccino Pfizer
WhatsApp riscrive le regole e blocca subito migliaia di utenti
EDITORIALE
Ogni giorno una nuova teoria ci detta cosa dobbiamo fare e non fare… Lettera scritta ad un dotto e carissimo amico.
Manlio Lo Presti – 13 novembre 2020
Prezioso e gentile amico … buonasera.
Ho letto l’annuncio dell’intervento sul biohacking, anzi, sul mindsetbiohacking che vorrebbe essere l’ultima frontiera delle tecniche di miglioramento personale …
Forse io avrei utilizzato la definizione RIASSETTO ESISTENZIALE INDIVIDUALE. Ma tant’è.
SI CONTINUA AD USARE TERMINOLOGIE ANGLOSASSONI PER DARE AUTOREVOLEZZA AI CONTENUTI. (cfr. l’episodio dell’ampollina di aqua fontis offerta al contadino dal medico dei Promessi sposi del Manzoni).
Eppoi, come avrai notato, nascono teorie ogni giorno – tutte di matrice nordamericana (qui nasce un primo sospetto…):
teorie dietetiche (vegetariane, fruttariane, no questo, no quello, no quell’altro),
teorie alimentari: tutto fa male ed è allergenico,
teorie alchemiche,
teorie esoteriche,
teorie sciamaniche,
teorie neo-druidiche,
teorie motorie,
teorie meccaniche,
teorie olistiche,
teorie psicologiche fuori scuola, fuori corrente,
teorie organizzative,
teorie aziendali miracolose,
teorie manageriali stupefacenti,
teorie quantistiche-esistenziali,
teorie dei cicli circadiani,
teorie del nulla sospeso,
teorie sull’antropocene,
teorie sul DNA da manipolare come fosse plastilina,
teorie del postumano,
teorie oltre il postumano definite INTRASPECISTE,
ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc.
Lo stesso meccanismo è ravvisabile nella presenza di centinaia di culti in terra americana, tutti messianici perché i rispettivi adepti sono chiamati a migliorare il mondo con le buone o con le cattive, alcuni dei quali sfiorano il satanismo, la pedofilia, il suicidio rituale di massa, scientology, la cibernetizzazione degli organi umani, la creazione di “chimere” umani-animali , l’intraspecismo erede del transumanesimo, ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc.
Sono alla ribalta personaggi visionari molto famosi che spingono la biomassa umanoide:
– verso le auto elettriche delle quali non si conosce ancora il numero dei morti per folgorazione da incidente stradale,
– verso la colonizzazione di Marte,
– verso la cibernetizzazione di un numero crescente di parti corporee come fossero pezzi di ricambio. Il risultato più visibile è quello di allungare vite individuali che in grandissima parte sono prive totalmente di contenuti esistenziali, senza leggere un libro, senza pensare, senza immaginare, senza ascoltare una musica antica, senza immaginare un modello sociale migliore, senza ipotizzare l’Altrove.
Sarà che si cresce e molte cose perdono gradatamente di importanza.
Se si è onesti con sé stessi, si procede ad una durissima selezione di pochi argomenti su cui riversare la ragione per esistere senza condurre una vita essenzialmente digestiva, senza rischiare di diventare il bersaglio delle deiezioni verticali dei volatili di passaggio seduti, inerti, su una panchina di una parco cittadino.
Quindi, non ci si arrende, ci si concentra per fare meglio possibile.
Insomma, si punta la freccia scoccata dall’arco verso noi stessi perché, alla fine, scopriamo dopo aver esplorato per decenni teorie e riflessioni di tutto il mondo, che il bersaglio siamo noi stessi. Ma senza tecnologie semi-stregonesche.
Nulla diventa più importante che lavare la ciotola del proprio frugale pasto alla riva di un ruscello dove l’acqua non è mai la stessa, ascoltando il MEDESIMO e il CONTINUO che ci circonda.
L’impresa più ardua è quella di tirare una riga e cominciare a fare i conti con sé stessi, sempre con il sorriso sulle labbra perché sorridere fa bene all’equilibrio peristaltico…
Grazie per la pazienza che hai avuto nel leggere queste banali osservazioni!
Con vero affetto e stima,
manlio
TEMI TRATTATI
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IN EVIDENZA
LA CONTROVERSA NATURA DEL DPCM
Jacopo Bracciale – 13 NOVEMBRE 2020
La pandemia di Covid-19, dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, ha obbligato molti Governi, non solo in Europa, ad adottare misure straordinarie per contenere il più possibile la diffusione incontrollata del virus.
In Italia, in particolare, si é familiarizzato con una fonte del diritto che é il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) attraverso cui libertà fondamentali della persona sono state compresse durante il lockdown nazionale, come pure adesso in diverse parti della Nazione.
A tal proposito, non possono non riecheggiare gli scritti del giurista tedesco Carl Schmitt sullo Stato d’assedio o d’eccezione, con la sola differenza che oggi il nemico da affrontare é invisibile, per questo ancora più pericoloso e, soprattutto, cammina sulle nostre gambe.
Ne deriva, come logica conseguenza, la necessità di forti limitazioni, ad esempio, alla libertà di circolazione sul territorio, ammesse dall’art. 16 Cost. per ragioni di sicurezza o di salute pubblica, purché siano previste dalla legge.
Questa disposizione ha fatto dubitare taluni della legittimità costituzionale del DPCM che é un atto monocratico del Presidente del Consiglio, non una legge né un atto avente forza di legge.
Tuttavia, questa obiezione é agevolmente superabile, se solo si considera che al Premier Conte il potere di adottare misure straordinarie per la lotta alla pandemia, ivi incluse le drastiche limitazioni di cui sopra, é stato attribuito e ben definito dai decreti – legge nn. 6 e 19/2020, entrambi convertiti in legge dai rami del Parlamento nel termine perentorio di 60 giorni ex art. 77 Cost.
Ergo, si é al cospetto di un potestà avente una solida base normativa che soddisfa non solo la riserva di legge di cui all’art. 16 Cost, ma anche il principio di legalità dell’azione amministrativa ex art. 97, co. 2 Cost.
Tale principio, sul quale si fonda lo Stato di diritto dal 1789 ad oggi, é onnicomprensivo, abbraccia tanto gli atti amministrativi quanto i regolamenti ed é proprio tale vexata quaestio a riguardare il DPCM che, per un verso, pare configurarsi quale provvedimento e, per l’altro, quale regolamento.
Non mancano indizi tanto in un senso quanto nell’altro.
Difatti, é indubbio che il DPCM sia accostabile all’ordinanza extra ordinem ovvero contingibile e urgente sotto il profilo funzionale, condividendo con essa la finalità di contrastare una situazione emergenziale, quindi transeunte, che non può essere affrontata e risolta con gli strumenti ordinari.
Altro punto in comune, allora, é la temporaneità degli effetti, atteso che, una volta cessata la pandemia ed esauritasi con essa la funzione del DPCM, le libertà individuali, prima compresse per preminenti ragioni di interesse pubblico, torneranno ad espandersi in automatico.
Un ulteriore argomento, a sostegno della tesi in parola, concerne i corollari del principio di legalità, vale a dire i principi di riserva di legge, tipicità e nominatività dei provvedimenti amministrativi.
Al pari dell’ordinanza di necessità e urgenza, il DPCM soddisfa pienamente il primo e il terzo corollario, ma non anche il secondo.
Risulta rispettato il principio di riserva di legge giacché, come anticipato, il potere di emanare i DPCM ha un suo fondamento legale, rectius viene esercitato in virtù di atti aventi forza di legge, a loro volta convertiti in legge.
Inoltre, in forza del principio di nominatività, sempre la Legge ha stabilito che il DPCM é il provvedimento ad hoc da emanare per quello scopo o causa giustificativa del potere che il legislatore stesso ha tipizzato : neutralizzare un pericolo grave per la salute pubblica, altrimenti non contrastabile.
Viceversa, si deroga al principio di tipicità, in quanto sia il DPCM sia l’ordinanza di cui sopra hanno un contenuto atipico, di volta in volta adattabile alle peculiarità del caso concreto e all’evolversi della curva epidemiologica.
D’altronde, per altra tesi, il DPCM si presta maggiormente ad essere equiparato al regolamento.
Quest’ultimo é un atto amministrativo nella forma, ma normativo nella sostanza, giacché connotato da generalità, astrattezza e innovatività, quindi applicabile a una serie indefinita di destinatari (non determinabili a priori) e di casi, nonché capace di apportare all’ordinamento modifiche definitive.
Può osservarsi che il DPCM, emanato sulla scorta di un decreto – legge, pare accostabile a quei regolamenti attuativo – integrativi che, già previsti dalla l. 100/1926, oggi disciplinati dalla l. 400/1988 e ammessi nelle materie coperte da riserva relativa di legge, sono rivolti all’attuazione di leggi e atti aventi forza di legge sul piano dei dettagli e, soprattutto, di un’integrazione tecnico – scientifica.
Tali osservazioni sembrano calzare a pennello al DPCM la cui promulgazione non ha un’origine meramente politica, tenendo conto che il Presidente del Consiglio, fin dall’inizio dell’emergenza, é coadiuvato da un comitato tecnico – scientifico di esperti (CTS), ragion per cui il contenuto del DPCM stesso presenta connotati di discrezionalità tecnica.
Il discrimen tra quest’ultima e la discrezionalità pura o amministrativa risiede nel fatto che la Pubblica Amministrazione esprime valutazioni giustappunto tecniche, fondate su scienze opinabili e che impegnano il solo giudizio, non anche la volontà della P.A. stessa.
Va aggiunto che il regolamento é l’atto normativo tipico del Governo i cui organi costituzionali sono il Consiglio dei Ministri e il Presidente dello stesso il quale, esercitando il potere di emanare i DPCM, non farebbe altro che espletare quella funzione di direzione e di indirizzo politico e amministrativo riconosciutagli dall’art. 95, co. 1 Cost.
D’altra parte, la l. 400/1988 prescrive per la formazione del regolamento governativo un rigida scansione procedimentale che non é affatto rispettata per il DPCM : delibera del Consiglio dei Ministri, previo parere del Consiglio di Stato, registrazione da parte della Corte dei Conti, pubblicazione in G.U. con decorrenza dell’ordinario termine di vacatio legis pari a 15 giorni prima dell’entrata in vigore e, soprattutto, tale regolamento é emanato con DPR, ossia con Decreto del Presidente della Repubblica.
Il parere del Consiglio di Stato, il visto del giudice contabile e la pubblicazione in Gazzetta sono imposti altresì per i regolamenti adottati con decreto ministeriale o interministeriale, ossia riferibile al singolo dicastero ovvero a più dicasteri che hanno agito di concerto.
Alla luce di tutte le considerazioni fino ad ora esposte, é evidente che non vi sia una soluzione univoca per l’individuazione della natura giuridica del DPCM.
Se da un lato tale decreto condivide con il potere d’ordinanza il contesto emergenziale, dall’altro, come il regolamento, dà attuazione ad una legge “a monte” sul piano della discrezionalità tecnica, così dando forma al potere direttivo e di indirizzo del Presidente del Consiglio ex art. 95 Cost. che, ancora oggi, riflette quel modello “cavouriano”, accentrato, piramidale e verticistico di P.A. quale apparato servente del Governo.
FONTE: http://www.salvisjuribus.it/la-controversa-natura-del-dpcm/
Un dubbio molesto
… Troppo stupidi per vivere liberi?
# COVID19 oggi:
ITALIA 636 decessi / 60 milioni di abitanti
INDIA 394 / 1.385.000.000 di abitanti
USA 182 / 333.000.000 di abitanti
GERMANIA 100 / 84.000.000 di abitanti
BRASILE 86 / 213.000.000 di abitanti
Christophe Clavè
Il Quoziente d’Intelligenza (QI) medio della popolazione mondiale è in continuo aumento (effetto Flynn).
Questo almeno dal secondo dopoguerra fino alla fine degli anni ’90. Da allora il QI è invece in diminuzione…
È l’inversione dell’Effetto Flynn. La tesi è ancora discussa e molti studi sono in corso da anni senza riuscire a placare il dibattito. Sembra che il livello d’intelligenza misurato dai test diminuisca nei Paesi più sviluppati.
Molte possono essere le cause di questo fenomeno.
Una di queste potrebbe essere l’impoverimento del linguaggio. Diversi studi dimostrano infatti la diminuzione della conoscenza lessicale e l’impoverimento della lingua: non si tratta solo della riduzione del vocabolario utilizzato, ma anche delle sottigliezze linguistiche che permettono di elaborare e formulare un pensiero complesso.
La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo.
La semplificazione dei tutorial, la scomparsa delle maiuscole e della punteggiatura sono esempi di “colpi mortali” alla precisione e alla varietà dell’espressione. Solo un esempio: eliminare la parola “signorina” (ormai desueta) non vuol dire solo rinunciare all’estetica di una parola, ma anche promuovere involontariamente l’idea che tra una bambina e una donna non ci siano fasi intermedie. Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero. Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall’incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole.
Senza parole per costruire un ragionamento, il pensiero complesso è reso impossibile. Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare.
La storia è ricca di esempi e molti libri (Georges Orwell – 1984; Ray Bradbury – Fahrenheit 451) hanno raccontato come tutti i regimi totalitari hanno sempre ostacolato il pensiero, attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole. Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici.
E non c’è pensiero senza parole. Come si può costruire un pensiero ipotetico-deduttivo senza il condizionale? Come si può prendere in considerazione il futuro senza una coniugazione al futuro? Come è possibile catturare una temporalità, una successione di elementi nel tempo, siano essi passati o futuri, e la loro durata relativa, senza una lingua che distingue tra ciò che avrebbe potuto essere, ciò che è stato, ciò che è, ciò che potrebbe essere, e ciò che sarà dopo che ciò che sarebbe potuto accadere, è realmente accaduto?
Cari genitori e insegnanti: facciamo parlare, leggere e scrivere i nostri figli, i nostri studenti. Insegnare e praticare la lingua nelle sue forme più diverse. Anche se sembra complicata. Soprattutto se è complicata. Perché in questo sforzo c’è la libertà. Coloro che affermano la necessità di semplificare l’ortografia, scontare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana. Non c’è libertà senza necessità. Non c’è bellezza senza il pensiero della bellezza.(Christophe Clavé).
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/un-dubbio-molesto/
LA SANITÀ ITALIANA FINITA NEL CESSO
DAVANTI AL VIDEO DEL POVERO CRISTO MORTO E ABBANDONATO NEL BAGNO DEL CARDARELLI, COME SE FOSSE UNO SCARTO BUTTATO LÌ PER TERRA – E NESSUNO DEL PERSONALE INTERVIENE PER PRENDERSENE CURA -, ECCO: DAVANTI A TALE SCONCIO COSA FA IL DIRETTORE GENERALE DELL’OSPEDALE NAPOLETANO? DIMETTERSI? SCAPPARE IN ALBANIA CON LA PARRUCCA? MACCHÉ, SIAMO IN ITALIA: HA FATTO PARTIRE L’INDAGINE INTERNA CHE “DOVRÀ ACCERTARE CHI E IN CHE MODO ABBIA GIRATO E DIFFUSO IL VIDEO” (IL FILMATO SBATTUTO SU TUTTI I SITI DEL MONDO CON LA DIDASCALIA: ‘’L’ITALIA HA IL SESTO NUMERO DI VITTIME PIÙ ALTO AL MONDO’’)
Mario Ajello per ”Il Messaggero” – 12 NOVEMBRE 2020
PAZIENTE MORTO IN BAGNO ALL OSPEDALE CARDARELLI DI NAPOLI
Prendersela con il video invece di prendersela con il fatto. Surreale la reazione del dg dell’ ospedale napoletano alla diffusione del filmato sull’ uomo morto e abbandonato nel bagno del Cardarelli, tra il lavandino e il muro, come se fosse uno scarto buttato lì per terra. E nessuno del personale interviene per prendersene cura. Ci si dovrebbe dimettere, se si avesse rispetto della propria funzione, di fronte a uno sconcio di questo tipo.
Bisognerebbe ammettere che lo choc provocato trasuda vergogna. E invece, no.
Scatta lo scaricabarile (la colpa è del video) e l’autoperdonismo: deve esserci stato un complotto – o meglio «una strumentalizzazione» – che ha provocato questo sconcio.
Ma è mai possibile mascherare così uno scandalo di inciviltà sanitaria che mai sarebbe dovuto accadere? E dunque parte l’ indagine interna che «dovrà accertare chi e in che modo abbia girato e diffuso il video. È bene sottolineare che a tutti i pazienti dell’ area sospetti, al pari di tutte le altre aree, viene garantita continua assistenza da parte del personale sanitario in servizio».
FONTE: https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/sanita-italiana-finita-cesso-ndash-davanti-video-252645.htm
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
ALLA SCOPERTA DI ARCUMEGGIA, BORGO DIPINTO DELLA VALCUVIA
La Valcuvia, in provincia di Varese, nasconde un tesoro sconosciuto ai più: il borgo di Arcumeggia, frazione del comune di Casalzuigno. Qual è il segreto di questo borgo minuscolo, di circa 60 anime? Con i suoi affreschi, è un piccolo museo a cielo aperto. Al momento non si può visitare, causa zona rossa, ma noi proviamo a portarvici ugualmente con le parole.
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Villa Della Porta-Bozzolo | Estate italiana
Una tradizione antica
Come si può immaginare, la piaga che affligge da decenni Arcumeggia – così come tanti altri paesini italiani – è quella dello spopolamento, a favore di centri più grandi. Per provare ad arginarla, nel 1956 la giunta ebbe un’idea semplice ma geniale: proporre ad artisti italiani di affrescare i muri delle case del borgo, per trasformarlo in una meta turistica.
La scelta riprese una tradizione artistica già molto viva in Valcuvia, di cui parlò anche lo scrittore Piero Chiara:
Le strade della Valcuvia conoscevano da qualche secolo la libera e fantasiosa attività degli affrescatori popolari. La passione dell’affresco poteva trapassare in una manifestazione artistica vera e propria, tale da trasformare un intero paese in una mostra capace di documentare una tecnica mai abbandonata della pittura italiana e sempre rifiorente anche fuori dalle esigenze del culto. Arcumeggia è quindi non solo un ritorno e una ripresa della tradizione artistica lombarda, ma anche la celebrazione del popolo delle Prealpi, per secoli operoso in ogni parte d’Europa.
Arcumeggia: tra affreschi e case di corte
Oltre 160 sono gli affreschi che si possono ammirare per le silenziose strade di Arcumeggia, tutti opere di artisti italiani del secondo Novecento, come Giuseppe Montanari, Remo Brindisi, Giuseppe Migneco, Aligi Sassu. Gli stili dei diversi artisti si fondono in una composizione fortemente armoniosa. Alcune opere, inoltre, si trovano nei cortili delle cosiddette “case di corte”, caratteristiche dell’architettura lombarda.
Arcumeggia, nominata “luogo del cuore” del FAI, ospita anche la Casa del Pittore, progettata dall’architetto Bruno Ravasi: qui sono custoditi bozzetti e opere dei numerosi artisti che sono passati da questo paese.
Meta perfetta per l’autunno
Perché scegliere Arcumeggia per una gita autunnale (quando si potrà ricominciare)? Di sicuro per contribuire a rendere vivo questo piccolo borgo, ma non solo. Il paese della Valcuvia potrebbe anche rappresentare il connubio perfetto fra arte e natura. Da queste parti, in autunno capita che il cielo si tinga di un azzurro deciso, che regala uno splendido gioco di colori insieme alle foglie degli alberi e al riflesso del sole sulle montagne. Se aggiungiamo anche la bellezza dei dipinti, è facile capire perché Arcumeggia è una vera festa per gli occhi.
FONTE: https://www.frammentirivista.it/arcumeggia-borgo-dipinto-valcuvia/
ATTUALITÁ SOCIETÀ COSTUME
Anche oggi i numeri terrorizzano le persone mentalmente fragili
Lisa Stanton – 6 novembre 2020
37.809 nuovi casi su 234.245 tamponi, è quindi positivo il 16,14% dei tamponi effettuati.
Se facessimo 60 milioni di tamponi al giorno, ossia testassimo tutti gli italiani, ci sarebbero 6 milioni di positivi al Covid_19 al giorno e nel giro di una decina di giorni saremmo tutti immunizzati.
Se la statistica non mente (ma di questi tempi tutto è possibile), il test PCR è una farsa: non ci sono altre spiegazioni!
I casi di reinfezioni sono così rari (forse 5 in tutto il mondo) che Lascienza ha concluso per un’immunità di almeno un anno, come l’influenza. Qualcuno mi spiega com’è possibile che ci siano tutti questi positivi?
Ah, forse ho trovato la risposta: l’impennata del 119% delle malattie mentali nel 2020 di cui parlano psicologi e psichiatri in un comunicato indirizzato a tutte le autorità dello Stato!
FONTE: https://www.facebook.com/lisa.stanton111/posts/3719269934757922
BELPAESE DA SALVARE
Ci potrete rinchiudere di nuovo.
Prof. Robertp Bizzarri – 13 novembre 2020
Ci potrete obbligare ad inutili bavagli, alla distanza ed alla diffidenza.
Ci potrete trattare da servi della gleba ed umiliare con sceriffi idioti, droni e polizie orwelliane.
Ci potrete affamare e prendere per il culo, dando spazio e risorse a clandestini infetti ed arroganti, liberi di vagare, rubare, stuprare e pisciare dove vogliono, facendo voltare dall’altra parte gli sceriffi odiosi solo verso gli italiani e vigliacchi verso questi delinquenti invasori.
Ci potrete raccontare ancora favolette su aiuti e ristori che non arriveranno mai e nel frattempo avrete svenduto le ultime risorse di una Nazione che avete depredato.
Poi il tempo farà il suo corso.
Il virus non durerà in eterno e scomparirà a livelli sopportabili come Sars, Hiv e cosi via.
Ci riprenderemo la vita che ci avete rubato.
Ci prenderemo con le elezioni il governo del Paese.
Lo ricostruiremo.
Cambieremo la Costituzione e cancelleremo tutte le vostre folli leggi da delinquenti .
Ricacceremo ad uno ad uno i clandestini a casa loro. Ce li riporteremo con le stesse navi da crociera che avete concesso loro mentre gli italiani morivano di fame. Non ne resterà nessuno senza averne il diritto legale.
Ritorneremo ad essere un posto sicuro, libero, senza la UE sul collo, senza infami al potere per uso personale.
E vi troveremo, ad uno ad uno. Tutti.
Vi processeremo con una magistratura depurata e con nuove regole di vera indipendenza politica
Andrete in galera.
Senza sconti, perche toglieremo tutte le condizionali.
Il popolo bue, quello delle idiozie compiacenti ai monopattini ed ai banchi a rotelle chiederà conto delle vostre malefatte.
Marcirete in galera.
È solo questione di tempo.
Che è e sarà sempre galantuomo.
Preparatevi e cercate fin da ora bravi avvocati.
Post dell’Autore sul gruppo di discussione WhatsApp AMICI DI MARTE
L’ennesimo provvedimento amministrativo chiamato DPCM
Lisa Stanton – 6 novembre 2020
Duranti e Fusaro: «Avete distrutto il Paese con restrizioni che non funzionano»
13 NOVEMBRE 2020
Argentina, Israele, Svizzera: tre Nazioni “diverse”, tre casi che mettono un punto interrogativo sulla reale efficacia di mascherine, chiusure dei locali, lockdown nazionali.
L’ombra di quest’ultima opzione torna sull’Italia in particolare in questi ultimi giorni. Il tricolore rosso-giallo-arancione delle venti regioni potrebbe presto mutare in un rosso acceso, quel rosso lockdown dei mesi di marzo e aprile che presto potremmo rivedere come un dejà vu molto reale. La decisione del premier Conte e del CTSè prevista per il 15 novembre, ma potrebbe slittare visto che come afferma il presidente del Consiglio “si sta cercando di evitarlo”.
I dubbi di Diego Fusaro e Fabio Durantisi concentrano però su quanto effettivamente possa funzionare un provvedimento del genere, visto che un miglioramento non si è visto in altre nazioni (come appunto l’Argentina, in lockdown da più di 200 giorni) ma neppure da noi, dove abbiamo avuto le restrizioni più stringenti del panorama europeo. L’intervento di Diego Fusaro e Fabio Duranti a ‘Un Giorno Speciale’. Fusaro: “Secondo lockdown? La prova che il primo non ha funzionato” “Il fatto che si faccia un secondo lockdown è la prova che il primo non è servito, e di più, è la prova che i lockdown non hanno ragioni medico-scientifiche, come sempre vengono presentati, perché il regime protettivo tenta sempre di legittimare con ragioni tecnico scientifiche qualcosa che riguarda una riorganizzazione delle vite. I coprifuoco ad esempio, l’ha detto la Dott.ssa Viola, non servono per ragioni medico-scientifiche, ma per abituarci al nuovo stile di vita. Villaniha detto sul Corriere della Serache le mascherine all’aperto non servono, ma “sono un segnale”. Il vicepresidente dell’Emilia Romagna ad aprile 2020, come ha riportato Bologna Today, ha detto che molte delle misure introdotte come vietare la corsa non avevano ragioni mediche ma servivano a “dare il senso di un regime molto stringente”.
Questo sistema di narrazione è palesemente ideologico. Usa una narrazione medico-scientifica per giustificare un nuovo governo delle cose e delle persone. Io l’ho chiamata la svolta autoritaria del capitalismo che doveva neutralizzare i moti crescenti di contestazione, e lo fa ristrutturando le sue stesse fondamenta e le società. Si sta sviluppando innegabilmente un modello verticistico, sono vietate le manifestazioni e addirittura vengono violati anche gli ultimi presidi della nostra Costituzione. A mio giudizio il prossimo colpo arriverà contro l’articolo della Costituzione che predica l’inviolabilità del domicilio come già accade in Inghilterra.
Duranti: “Questa gente va processata” A distanza di 9 mesi dall’inizio di questa storia siamo record del mondo di #decessigiornalieri dopo aver fatto le restrizioni più dure di tutta Europa e forse del mondo se escludiamo paesi di cui sappiamo poco perchè sono dittature diverse dalla nostra. Questa gente va presa e processata. Tu non puoi dire che le mascherine non servono ma sono un segnale, un simbolo. Ma scusate, la Costituzione, la giurisprudenza che fine fanno? Per non parlare della povera signora che si è vista arrivare in casa carabinieri e Guardia di Finanza? Ma neanche un criminale! Poi hanno voluto far passare quest’azione di forza come se cercassero una sorta di criminale. Certo, perché io vado in giro in pigiama con la pizza e potrei essere un rapinatore”.
VIDEO QUI: https://youtu.be/DaDj_bf01zQ
FONTE: https://scenarieconomici.it/duranti-e-fusaro-avetedistrutto-il-paese-per-restrizioni-che-non-funzionano/
CONFLITTI GEOPOLITICI
L’AUSTRIA VUOLE VIETARE L’ISLAM POLITICO. Troppo tardi
In risposta a un attacco terroristico jihadista a Vienna la scorsa settimana, il governo austriaco approverà una legge che renderà illegale la diffusione dell’”islam politico” nel Paese.
La capitale della nazione europea è stata scossa quando un uomo armato solitario ha ucciso quattro persone e ne ha ferite altre 23 durante una furia iniziata nel quartiere storico della città. Il colpevole, Kujtim Fejzullai, 20 anni, era un simpatizzante dell’ISIS.
In risposta, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha annunciato nuove misure che renderanno la predicazione dell’”islam politico” un reato penale.
“Creeremo un reato penale chiamato “islam politico” per poter agire contro coloro che non sono terroristi in sé, ma che creano il terreno fertile per loro”, ha twittato Kurz.
“Ci saranno ulteriori possibilità per la chiusura dei luoghi di culto, l’introduzione di un registro degli imam, e saranno prese misure per drenare i flussi finanziari per il finanziamento del terrorismo”.
Un’altra misura che sarà votata dal Parlamento il mese prossimo vedrebbe le persone condannate per reati di terrorismo tenute dietro le sbarre a vita.
Come abbiamo già sottolineato in precedenza, nonostante una minaccia peggiore dell’Austria, il governo francese non ha adottato misure simili, ma nello stesso tempo continua con una fermezza apparentemente marmorea di nell tutela della libertà di parola.
Ora si sono resi conto.
FONTE: https://scenarieconomici.it/laustria-vuole-vietare-lislam-politico-troppo-tardi/?utm_medium=push&utm_source=onesignal&utm_campaign=push_scenarieconomici
CULTURA
Esoterismo alla Dick
7 NOVEMBRE 2020
Mi aggiravo famelico per la metropoli. Ne ho metrato l’inconsistenza bibliografica. Avrò razziato, credo, una decina di librerie, in ogni rivolo di periferia. All’epoca non funzionava il commercio digitale – d’altronde, ora, mi rifiuto di farmi sua preda. Cercavo un libro. Uno e trino. “Valis”.
Non sono un fan di Philip K. Dick. Voglio dire. È un archivio di ossessioni e di intuizioni formidabili, d’inesausta energia. Preferisco altra scrittura. Diciamo che mi figuro l’incontro tra Philip K. Dick e Jorge Luis Borges sul lago di Ginevra, a discorrere come esseri fuori dal tempo di una Bisanzio su Venere. Eppure, per quel libro di Dick ho varcato Milano, sciacallo dei libri, da un lato all’altro.
Come sanno i fan, nel 1974 PKD è folgorato da una visione – quei giorni tra marzo e febbraio sono la sua Patmo, il suo Bodh Gaya, l’albero di fico e il roveto ardente, l’angelologia e lo scudo di Achille. PKD crede di essere stato ‘visitato’, finalmente, e con fierezza denuncia ciò che per i mistici è abbecedario minimo: “Ho fatto esperienza di una invasione della mente da parte di una intelligenza razionale e trascendente, come se fossi stato pazzo per tutta la vita, mi sono scoperto improvvisamente sano”. L’esito primo di questa esperienza mistica è un libro, imperfetto, Radio Free Albemuth, scritto nel 1976 e pubblicato postumo, nel 1985. Di fatto, è il canovaccio di “Valis”, opera inclassificabile, più vangelo che romanzo, più teologia che letteratura, più eresia che eremitaggio nel linguaggio. Il ciclo, pubblico tra 1981 e 1982, è costituito da Valis (1978; l’acronimo sta per “Vast Active Living Intelligence System”), Divina invasione (1980), La trasmigrazione di Timothy Archer (1981). Il ciclo, come “Trilogia di Valis”, è stato pubblicato da Mondadori nel 1993, la mia edizione è quella del 2000, per la ‘Piccola Biblioteca Oscar Mondadori’ (e la cura di Vittorio Curtoni); ora lo pubblica Fanucci.
Le emanazioni della luce, essendo pure, non hanno bisogno dei misteri; ne ha invece bisogno il genere umano poiché gli uomini sono tutti resti materiali
Pistis Sophia
Su “Valis” s’è detto tutto – per alcuni è il progetto letterario di un malato (ma senza malattia non si dà grande libro), per altri un capolavoro. Kim Stanley Robinson, nell’introduzione al libro mondadoriano, trova conforto citando William Blake: “Valis è il monumento di una mente che si è rimessa in sesto, dopo essere giunta sull’orlo del precipizio”. Ted Gioia fa la critica ai critici, parla del ciclo come di “una distorsione del Tractatus di Wittgenstein, riformato in incubo”, che, insomma, “questo lavoro regge il confronto con Pynchon, Heller, Vonnegut, e tutti quelli che hanno ridefinito i confini della narrativa americana degli anni Sessanta e Settanta”. D’altra parte, non c’è nulla di sconcertante in Dick: dal 2009 pure “Valis”, la trilogia, è stata installata nell’edizione sontuosa delle opere di PKD, presso la collana della “Library of America”. Come Melville, Hawthorne, Henry James e William Faulkner, anche PKD è uno dei cardini della letteratura – cioè, dell’immaginario – americana. “Viviamo, ora, nell’universo ideato da Dick allora: abitiamo nel suo cervello, in un certo senso”, ha detto Jonathan Lethem, che ha curato le opere di Dick per la “Library of America”. Sostanzialmente, ha ragione. In verità, qui siamo un passo in là.
La trama del ciclo la trovate in rete, non è essenziale. Il romanzo di Dick – eccolo, il passo in là, nell’al di là della narrazione – non è sapienziale né gnoseologico. Non c’è nulla da conoscere, semmai da disconoscere; si assembla un’enciclopedia di maestri e di testi – da Eraclito ai Dogon, dal pensiero degli Esseni a quello taoista – per annientarli, per ucciderli citando (“le citazioni sono quindi la sintesi di un processo analitico frammentario, non verificabile, non omologabile – schizofrenico”, scrive Curtoni). Gli eroi dei romanzi, sgangherati, da Horselover Fat a Manny Asher a Angel Archer, cercano l’altro mondo oltre la crosta di questo, la parola vera che si nasconde sotto la custodia alfabetica di quella reale, la vita autentica al di là di questa, scalfita dalla menzogna, aggiogata al male.
Dal punto di vista formale, PKD sconfina nell’altro lato del narrare. Crea trame che s’insidiano a vicenda e testi apocrifi, come il Tractatus: Cryptica scriptura che costituisce il ‘negativo’ di Valis. “La materia è plasmabile di fronte alla Mente”; “Uno a uno, egli ci estrae dal mondo”; “Se i secoli di tempo spurio venissero asportati, la data vera non sarebbe il 1978 ma il 103 a.C. Perciò il Nuovo Testamento dice che il Regno dello Spirito giungerà ‘prima che taluni di coloro che adesso vivono siano morti’. Dunque noi viviamo nei tempi apostolici”; “La Mente non parla a noi, ma per mezzo di noi. La sua parola ci attraversa e il suo dolore ci infonde di irrazionalità”. Il romanzo, Valis, è il commento al Tractatus. Non tanto la ricerca di Dio – il mostruoso, l’ignoto – ma il recupero dei frammenti. Suturare il patto – snaturare la follia in fede.
Nel ciclo si discetta dello Zohar, della Prima lettera ai Corinzi di San Paolo, dei manoscritti di Nag Hammadi: PKD opera congiungendo l’invenzione al fatto, l’apocrifo all’apolide, perché la teologia, appunto, è la punta estrema della fantascienza. Tra i testi remoti che possono aver costituito lo schema del ‘romanzo teologico’ di PKD cito Il libro dei segreti di Enoch. Testo del I secolo, pubblicato per esteso nel 1880, racconta il viaggio celeste del patriarca biblico. “Il Signore chiamò Vereveil uno dei suoi arcangeli che era abile a scrivere tutte le opere del Signore. Il Signore disse a Vereveil: ‘Prendi dei libri dai depositi e consegna un calamo a Enoc e dettaglia i libri’. Vereveil si affrettò e mi portò dei libri screziati di smirnio e mi consegnò un calamo dalla sua mano. Mi diceva tutte le opere del cielo e della terra e del mare e i movimenti e le vite di tutti gli elementi e il cambiamento degli anni e i movimenti e le modificazioni dei giorni… e ogni lingua dei canti delle milizie armate” (cito dagli Apocrifi dell’Antico Testamento, a cura di Paolo Sacchi, Utet 1989). Scrivere significa accusare il potere di un altro, condividerlo, risignificare l’angelico.
Non soltanto vivo da solo; non sono mai stato sposato, né ho mai visto questa donna. Eppure nel sogno provo un amore profondo, piacevole, familiare per lei, il genere di amore che si forma solo con il passare di molti anni
Philip K. Dick
L’altro testo necessario è il poema gnostico, Pistis Sophia, sgorgato da Alessandria nel III secolo, noto dal Settecento. Il testo è, a tratti, una spiegazione dei detti evangelici di Gesù con lo scopo di elevare gli adepti/eletti al “regno della luce”, liberandosi dalla lordura materiale. “Rinunziate a tutto il mondo e a tutta la sua materia, per non assommare altra materia alla vostra”; “le emanazioni della luce, essendo pure, non hanno bisogno dei misteri; ne ha invece bisogno il genere umano poiché gli uomini sono tutti resti materiali” (cito da Pistis Sophia, a cura di Luigi Moraldi, Adelphi 1999). Il mondo è un enigma inviolabile, grave di violenza, perché la materia, lurida, rende ciechi. Scopo, attraverso la parola cifrata, di cui solo i pochi fanno pasto – PKD, d’altronde, è scrittore pop con scrittura esoterica – è slegarsi dallo schifo che ci impania, dalla ‘ragione’ e dalla ‘materia’ che ci appesantisce, nuotando verso la luce. Altra vita – la vita, in sé – è inutile, è ritorno al gorgo del fango.
“Ho sognato di un altro luogo, un lago a nord con delle villette e piccole fattorie… Dove esiste in realtà questo lago, e le case e le strade attorno a esso? Un’infinità di volte l’ho sognato… Nei sogni sono sposato. Nella vita reale, vivo da solo. Cosa ancora più strana, mia moglie è una donna che non ho mai visto nella realtà. In un sogno, noi due siamo nel giardino posteriore, intenti ad annaffiare le rose e a potarle… Chi è questa moglie? Non soltanto vivo da solo; non sono mai stato sposato, né ho mai visto questa donna. Eppure nel sogno provo un amore profondo, piacevole, familiare per lei, il genere di amore che si forma solo con il passare di molti anni”. La dolce ferocia di PKD, qui, sembra la stessa che avvertiamo in una scaglia di Eraclito – viviamo dormienti, viviamo dormendo –, nella nostalgia di Gesù provata da Giacomo, nel verso abissale di Pindaro – “Sogno d’un’ombra, l’uomo” – nella poesia di Yeats, nel gergo di Shakespeare. Percepiamo, tutti, di avere avuto in premio un’altra vita, che qualcuno sta vivendo per noi, che siamo nel sogno di un altro, sinistro e dispari, nel sogno sbagliato, che hanno giocato a dadi con le culle, con le cronologie, con i pianeti, forse.
FONTE: https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/letteratura/philip-dick-valis/
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Vox, colpita la tv del partito di Fusaro:“Possibile azione legale vs You Tube”
Giovedì, 12 novembre 2020 – 16:59:00
La presunta censura sarebbe arrivata dopo aver parlato di temi relativi a Pfizer e alle elezioni americane
“Ennesima dimostrazione di come le società Big Tech della Silicon Valley stiano prendendo una piega autoritaria che lede la libertà di espressione e di parola. In questo caso parliamo di YouTube, la piattaforma di proprietà del Gruppo Alphabet, tra i maggiori finanziatori della Campagna del democratico Joe Biden. Senza un valido motivo, Vox Italia TV ha scoperto suo malgrado che questa mattina YouTube ha improvvisamente sospeso le monetizzazioni del canale di Vox Italia Tv, fra le web tv più seguite d’Italia con migliaia di follower e visualizzazioni”. È quanto fanno sapere in un comunicato stampa i responsabili della tv di Vox Italia, il partito di Diego Fusaro.
“Questo probabilmente in conseguenza – si legge – delle inchieste di Vox sulla Pfizer e sulle elezioni americane, dove il gruppo Alphabet è schierato apertamente con Biden e censura tutti quelli che evidenziano irregolarità nelle ultime elezioni presidenziali”. “Voglio dire a Fabio Vaccarono, amministratore delegato in Italia di Google che controlla YouTube che noi non ci arrenderemo mai. Volete sopprimere il nostro diritto di esprimere un pensiero libero e argomentato per imporre la dittatura del pensiero unico”, commenta il Presidente di Vox Italia e presentatore di Vox Italia Tv, Francesco Toscano. Vox Italia TV annuncia che valuterà se intraprendere azioni legali contro Youtube Italia e il suo amministratore delegato “al fine di ripristinare e tutelare le libertà individuali sancite dalla nostra Costituzione”.
FONTE: https://www.affaritaliani.it/politica/vox-colpita-la-tv-del-partito-di-fusaro-possibile-azione-legale-vs-you-tube-705660.html
Cotticelli uno 007? Spunta la clamorosa indiscrezione
Calabria choc, l’ex commissario alla sanità Cotticelli era dei servizi segreti
Giovedì, 12 novembre 2020
Super-agente 007 al Dis dal 2015, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza
Calabria choc, l’ex commissario alla sanità Cotticelli era dei servizi segreti
Mentre l’Italia intera è alle prese con l’emergenza Coronavirus, in una regione la situazione oltre ad essere caotica è addirittura paradossale. In Calabria si susseguono le voci su chi dovrà essere il nuovo commissario alla sanità, dopo l’uscita di scena di Saverio Cotticelli, che non sapeva di doversi occupare del piano di emergenza Covid per la regione. Il governo ha nominato in tutta fretta un sostituto, Giuseppe Zuccatelli, ma anche su questo nome ci sono forti perplessità, dopo il video comparso in rete in cui dichiarava: “Le mascherine non servono a niente, bisogna stare 15 minuti a baciarsi con la lingua per prendere il virus”. Da qui anche l’ipotesi di Gino Strada, il fondatore di Emergency. Ma sull’ex commissario Cotticelli – si legge sul Riformista – emerge un retroscena choc. Sarebbe stato per diverso tempo un agente segreto, uno 007. Dopo la mancata nomina a comandante generale dell’Arma, sarebbe stato destinato all’Ufficio centrale ispettivo del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, dal giugno 2015. Una conferma dell’incarico extra Arma – riporta il Riformista – sarebbe arrivata dall’appuntato scelto Vincenzo Romeo, che era suo stretto collaboratore ai tempi del Cocer. Per ora dai Servizi nessun commento in merito alla vicenda.
FONTE: https://www.affaritaliani.it/cronache/calabria-choc-l-ex-commissario-alla-sanita-cotticelli-era-dei-servizi-segreti-705496.html
La guerra della UE contro la privacy dei cittadini
Tutti spiatI, per non riconoscere il Bias culturale dell’Islam. benvenuti nell’Europa della Morte della Libertà.
Una risoluzione del Consiglio dei Ministri dell’UE, guidata dal Primo Ministro francese Emmanuel Macron e dal Cancelliere austriaco Sebastian Kurz del Partito Popolare Austriaco, conservatore, ha ordinato a app come Telegram, Signal e WhatsApp di fornire ai servizi di intelligence europei un accesso backdoor per consentire loro di monitorare meglio le conversazioni dei loro cittadini.
La crittografia è uno strumento importante utilizzato da dissidenti, giornalisti e cittadini attenti alla privacy in tutto il mondo in un’epoca di sorveglianza di massa e di rigorosa censura dei social media. Milioni di persone hanno iniziato ad abbracciare la tecnologia in Occidente, mentre i governanti dell’area anglofona e dell’Europa continuano a perdere la fiducia dei cittadini e a diventare più repressivi.
La scusa addotta per questo sforzo è una serie di recenti attacchi terroristici in Francia e in Austria commessi da estremisti islamici. Piuttosto che affrontare le complesse questioni culturali, etniche e di immigrazione che portano a tali violenze, Macron, Kurz e gli interessi che rappresentano vedono un’opportunità per espandere il loro potere di intercettazione sulla loro popolazione sempre più spaventata.
Negli ultimi anni, le leggi approvate dai governi liberali con il pretesto di combattere il terrorismo islamico straniero sono state utilizzate contro i cittadini che sposano idee nazionaliste, populiste e dissidenti, così come contro le fazioni politiche avversarie.
Negli Stati Uniti, il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale (DHS) è stato fondato dopo l’11 settembre per combattere le operazioni di Al Qaeda a livello nazionale, ma i suoi poteri incostituzionali oggi sono in gran parte concentrati sul perseguimento dei bianchi di destra.
Il potere dell’FBI, simile a quello della CIA, concesso loro in nome dell’antiterrorismo, ha abbassato gli standard di sorveglianza attraverso il tribunale segreto della FISA ed è stato usato dai burocrati permanenti per intrappolare e spiare i membri della campagna presidenziale di Donald Trump nel 2016.
Le figure che lottano con bassi indici di gradimento come Macron hanno un interesse personale nel poter spiare i movimenti di protesta come i Gilet Gialli, che sono stati in gran parte chiusi da Facebook e costretti a migrare a Telegram.
Cosà impedirà a presidente francese di applicare una violenta repressione anche utilizzando questi canali social?
Nel perseguire queste misure, l’Europa seguirà la guida della rete di intelligence Five Eyes (Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Canada), che lo scorso ottobre ha lanciato un appello per un piano internazionale per porre fine alla cifratura ai comuni cittadini. Perchè esistono cittadini “Comuni” e cittadini “Super”, nel mondo occidentale, ex libero, moderno.
FONTE: https://scenarieconomici.it/la-guerra-della-ue-contro-la-privacy-dei-cittadini/
E’ arrivato il momento di lasciare youtube?
Beatrice Silenzi, Eugenio Miccoli e Arnaldo Vitangeli
FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=djiu_lAKYdQ&feature=youtu.be
DIRITTI UMANI
ECONOMIA
FONTE: https://scenarieconomici.it/usurai-vil-razza-dannata-e-uscito-in-edizione-italiana-il-libro-da-non-perdere/
GIUSTIZIA E NORME
IL GIUDICATO AMMINISTRATIVO CONTRARIO AL DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA
Marialessandra Nacucchi – 12 NOVEMBRE 2020
Nella visione monistica promossa dalla Corte di Giustizia e condivisa, ancorché non esplicitamente, dalla Corte Costituzionale, gli ordinamenti nazionale e comunitario si fondono in un sistema integrato, in seno al quale le fonti del diritto interne e sovranazionali sono ordinate secondo un criterio gerarchico.
Al vertice di tale piramide aggregata si colloca il diritto dell’UE, con rango privilegiato anche rispetto alla Costituzione. La posizione di eminenza riconosciuta alle fonti europee rinviene il proprio fondamento nella cessione di sovranità operata, in sede di adesione al Trattato, dallo Stato italiano in favore dell’Unione Europea, limitatamente alle materie di competenza di quest’ultima.
Gli interpreti, cioè, hanno ricondotto l’ingresso del diritto dell’Unione Europea nell’ordinamento nazionale alla previsione di cui all’art. 11 Cost., stante l’originaria assenza di un riferimento costituzionale esplicito all’ordinamento sovranazionale. Lacuna quest’ultima colmata con la riscrittura dell’art. 117 Cost., in occasione della riforma costituzionale del 2001.
La supremazia del diritto dell’UE si risolve in una pluralità di corollari.
In primo luogo, a prescindere dall’intervento statale, le norme sovranazionali sono direttamente produttive di effetti in capo ai cittadini italiani. Ne consegue la legittimazione dei soggetti titolari di diritti e obblighi riconosciuti dal diritto comunitario ad agire dinanzi ai giudici nazionali per far valere le proprie posizioni.
L’effetto dispositivo esterno dell’UE, tuttavia, non interessa sempre e indistintamente tutte le fonti sovranazionali: esso caratterizza le decisioni, i regolamenti e il diritto vivente prodotto dalla Corte di Giustizia in modo incondizionato ed, invece, concerne unicamente le direttive ed i trattati che pongano diritti in capo ai cives, mediante previsioni precise che non necessitano di attuazione dal parte dello Stato membro e sempre che, con riferimento alle sole direttive, sia scaduto il relativo termine di recepimento.
Le direttive self-executive, inoltre, producono effetti nei rapporti verticali sorti tra Stato e cittadini e non in quelli orizzontali instauratisi tra privati.
La circostanza che le fonti producano o meno effetti diretti nell’ordinamento interno non rileva in relazione all’obbligo di interpretare il diritto nazionale conformemente al quello comunitario, valevole per il diritto dell’UE complessivamente inteso. Con la conseguenza, a titolo esemplificativo, che anche una direttiva non self-executive e non recepita impone un’interpretazione conforme: si realizza il c.d. effetto orizzontale indiretto del diritto UE non direttamente efficace.
L’efficacia diretta o meno, invece, rileva nelle ipotesi in cui il conflitto tra i due ordinamenti sia insanabile in via esegetica: l’antinomia si risolve in un caso con la proposizione del giudizio di legittimità costituzionale della norma nazionale in relazione all’art. 117 Cost. e nell’altro con la disapplicazione della previsione interna contraria a quella comunitaria direttamente efficace e, dunque, attraverso un sindacato diffuso dei giudici italiani attinente al piano della applicabilità piuttosto che a quello della legittimità.
Ulteriore effetto della posizione verticistica accordata è l’obbligo posto a carico dei giudici interni di ultima istanza di sollevare questione interpretativa pregiudiziale dinanzi alla Corte di Giustizia, ai sensi dell’art. 267 TFUE.
Tuttavia, la richiamata primazia non è sine limite, in quanto non può risolversi nella pretermissione del nucleo essenziale della Costituzione e dei diritti fondamentali in essa consacrati. Si tratta dei c.d. controlimiti, il cui vaglio è rimesso alla Corte Costituzionale ovvero, con maggior garanzia di uniformità del sindacato, alla Corte di Giustizia, a seconda che rispettivamente si neghi o si aderisca alla tesi dell’intervenuta unionalizzazione dei controlimiti negli artt. 4 e 6 TUE a seguito del Trattato di Lisbona.
La valutazione del rispetto dell’identità nazionale degli Stati membri e dei principi, diritti e libertà sanciti dalla Cedu, dunque, circoscrive l’obbligo di conformazione che grava in capo allo Stato complessivamente inteso: il legislatore, la PA ed i giudici nazionali – compresi quelli amministrativi- non possono adottare norme, atti o decisioni contrari all’ordinamento comunitario, pena il configurarsi di una ipotesi di responsabilità civile in capo allo stato stesso.
Occorre, pertanto, interrogarsi in ordine agli effetti ed ai possibili rimedi, ulteriori rispetto ai richiamati profili di responsabilità, a fronte di sentenze del giudice amministrativa contrarie al diritto dell’UE.
Ebbene, il conflitto tra i due ordinamenti può verificarsi se il giudice italiano, senza sollevare questione pregiudiziale ex art. 267 TFUE, decide difformemente rispetto ad una precedente pronuncia della Corte di Giustizia ovvero se una susseguente sentenza sovranazionale rileva l’incompatibilità tra l’interpretazione della norma interna adottata dal giudice statale e il diritto dell’UE.
Del resto, la risoluzione del conflitto tra corti nazionale e sovranazionale relativamente a sentenze interne passate in giudicato impone la ricerca di un più difficile punto di equilibrio tra contrapposte esigenze non strettamente rilevanti nelle ipotesi in cui il giudicato statale non si sia ancora formato: sub specie, da un lato la necessità di rispettare l’assetto processuale nazionale e, con esso, la stabilità della res iudicata e, dall’altro, quella di garantire la supremazia del diritto comunitario e l’effettività della tutela giurisdizionale.
FONTE: http://www.salvisjuribus.it/il-giudicato-amministrativo-contrario-al-diritto-dellunione-europea/
IMMIGRAZIONI
IMMIGRAZIONE, TENTATIVO DI LETTURA TRANSDISCIPLINARE DI UN FENOMENO COMPLESSO
Enrico Pintaldi – 13 NOVEMBRE 2020
Sommario: Premessa – 1. A proposito dell’immigrazione – 2. La normatività dell’ottica statocentrica – 3. La prospettiva di studio transdisciplinare – 4. Diaspora ed immigrazione – 5. Conclusioni
Premessa
Il presente contributo intende focalizzare gli aspetti fondamentali di un fenomeno complesso. Il rischio elevato di scivolare nel riduzionismo semplicistico imporrebbe di assumere un atteggiamento scientifico adeguato.
La prudenza del novizio[1] suggerisce di ricorrere alla forma condizionale che avvisa il lettore esperto del tentativo ambizioso di coniugare il rigore della riflessione accademica con la gradevolezza stilistica della scrittura giornalistica.
Non dispongo di solide basi sociologiche né giuridiche, almeno per quanto riguarda la prima parte dell’elaborato. L’approccio transdisciplinare, oggetto della seconda, mi risulta, invece, più congeniale.
In entrambe le trattazioni, ho cercato di porre l’accento sull’esigenza di un criterio epistemologico che, in quanto tale, accomuni la diversità dei contenuti della ricerca.
1. A proposito dell’immigrazione
Il discorso sull’immigrazione non riesce ad affrancarsi dalla dimensione giuridica. Basti pensare che le migrazioni interne, ben più numerose, non hanno lo stesso rilievo di quelle esterne.
Il fenomeno assume una connotazione inedita. In passato, il leit motiv, funzionale al processo di integrazione, era rappresentato dagli elementi aggreganti tradizionali (scuola, lavoro, chiesa e servizio militare). L’attuale situazione di generale incertezza induce a includere l’argomento nella post-modernità, ovvero, in quel filone di delegittimazione delle prospettive filosofiche della modernità, messe in discussione a partire dalla seconda metà del XIX secolo.
Secondo Paolo Grossi[2], nel campo del diritto, il processo ha avuto inizio con Santi Romano che, per primo[3], ha polemizzato contro la concezione dello Stato quale produttore esclusivo di diritto. Al contrario, secondo il giurista palermitano[4], lo Stato stesso è un prodotto del diritto[5] che nasce per necessità, in modo involontario, dalla società (ubi societas, ibi ius). Non è questa la sede per descrivere tale dottrina, sebbene il recupero delle premesse cognitive e di alcune categorie possa consentire una rilettura degli studi sul legal pluralism e sul diritto transnazionale contemporaneo.
L’estrema parcellizzazione giuridica, che caratterizza l’epoca attuale, impone l’adeguamento degli strumenti di comprensione. Il costante e rapido mutamento della società conduce ad una riflessione aperta, scevra da qualsivoglia astrattezza dogmatica, che esalti il pluralismo piuttosto che la prospettiva normativistica di matrice kelseniana. Scrive, opportunamente, Francesco De Vanna:
«La globalizzazione e l’estrema accelerazione degli scambi e delle comunicazioni, in particolare, hanno consentito la riemersione del carattere spontaneo del fenomeno giuridico essenzialmente sotto tre profili: a) quello dell’autonomia rispetto alla catena di comando statuale; b) quello della trasversalità rispetto ai confini statuali; c) e, non da ultimo, sotto il profilo della rottura dell’identificazione tra ius e iussum, tra diritto e ‘comando’ espressivo di una volontà»[6].
2. La normatività dell’ottica statocentrica
La paura è l’elemento che caratterizza il fenomeno migratorio. Essa assume una valenza politica e può determinare il successo elettorale nei paesi in cui è presente (basti pensare alla vittoria di Trump alle passate “presidenziali” degli Stati Uniti). L’esame del modo in cui la società percepisce lo Stato è oggetto di attenzione da parte della sociologia.
Donatella Di Cesare arriva ad ipotizzare una sorta di conflitto tra la prospettiva statocentrica[7] normativa e quella alternativa di natura cosmopolita (accentramento statalistico e cosmopolitismo costituirebbero il tessuto del diritto dell’immigrazione). Tale scenario coglie sicuramente alcuni aspetti importanti ma non sembra risolvere il problema.
Si potrebbe obiettare, infatti, che l’immigrato, alla ricerca della mera sopravvivenza, accetti, ben volentieri, l’assetto statocentrico, basato sulle regole imposte dal sistema giuridico del paese ospitante. Altro aspetto meritevole di menzione è quello della sedentarietà che si contrappone a quello del nomadismo.
La stabilità, legata all’essere stanziali ovvero al fatto di avere una fissa dimora, contribuisce alla creazione, nell’immaginario collettivo, di un ordinamento solido e rassicurante. L’immigrazione, in un certo senso, mette in crisi la sicurezza evocata da tale immagine.
3. La prospettiva di studio transdisciplinare
L’immigrazione attuale è caratterizzata da una nuova forma di nomadismo. Essa, per quanto sia spinta dalla legittima aspirazione a condizioni di vita migliori, è fonte di preoccupazione nei Paesi ospitanti. Tra le motivazioni, dobbiamo annoverare il terrorismo religioso, soprattutto quello di matrice islamica, che si presenta come “interno” al movimento migratorio.
Vista la gravità, il fenomeno deve essere studiato da una prospettiva transdisciplinare. Occorre che antropologi, politologi, sociologi, pedagogisti, giuristi, psicologi, lavorino tutti insieme.
La transdisciplinarità[8] rappresenta la sfida del futuro[9]. Il problema non può essere esaminato da specialisti che, utilizzando il metodo proprio della disciplina di appartenenza, producano una serie di risultanze monadistiche[10]. Occorre andare oltre e privilegiare una dimensione in cui gli esperti affrontino le questioni con una logica basata sul mutuo scambio di pareri.
Un modus operandi in cui le persone coinvolte operino come se fossero in una squadra, evitando che la posizione di una possa prevalere su quella delle altre. A tal proposito, appaiono eloquenti le parole di Ervin Laszlo[11], uno dei maggiori teorici della complessità, che indica tale approccio come «essenziale per riscoprire la nostra umanità, la nostra identità e il nostro ruolo». E tale risorsa, in una stagione in cui soffia il vento del cambiamento per le sorti del pianeta, «è vitale per tutti noi»[12].
L’etica del terzo millennio, sostiene il filosofo ungherese, dovrà essere necessariamente biocentrica. Tutte le creature impareranno a convivere nel pieno rispetto della natura, raggiungendo il livello superiore della simbiosi mutualistica[13].
Il passaggio dalla coesistenza egocentrica[14] ad una forma più evoluta di interesistenza panumana[15]consentirà la partecipazione attiva in luogo della mera tolleranza. Esistere insieme significa costruire una civiltà dell’unità, alimentata dalla valorizzazione delle diversità etniche, linguistiche, religiose e culturali. Osserva il teologo svizzero Hans Küng:
«Non si tratta di omogeneizzare, ma di pervenire ad un patrimonio etico accomunante, senza il quale non sarebbe nemmeno possibile parlare di interesistenza e abbandonare l’esperienza limitante dell’interdipendenza»[16].
D’altra parte, comunità e identità non sono termini antitetici. Sebbene il primo indicherebbe l’unione e l’altro, al contrario, rappresenterebbe l’individualità, non sussiste alcuna contraddizione.
La neurobiologia offre un esempio di efficientismo comunitario che può aiutare a dissipare ogni dubbio al riguardo. Basti pensare all’organizzazione neuronica per comprendere appieno il concetto. Il neurone è individuo grazie al rapporto con tutte le altre cellule nervose che compongono il cervello.
L’identità della comunità “sistema nervoso” si realizza attraverso la comunicazione[17] tra le varie individualità. Il dialogo tra i neuroni è una delle tante testimonianze presenti in natura. Di qui, la necessità di uno studio rigoroso delle numerose cause che determinano i grandi flussi migratori.
Non è più ammissibile liquidare la “faccenda” in poche battute. Al contrario, bisogna prestare attenzione al significato delle parole. Il termine “altro”, spesso riferito all’immigrato, è usato con una certa disinvoltura. Ebbene, non basta superare la c.d. alterità per integrare. È una semplificazione arbitraria di una diffidenza che parte da molto lontano (dalle invasioni straniere all’immagine dello zingaro che “ruba” i bambini!, ndr).
Non si può negare che l’esercizio dei diritti dell’immigrato dipendano, in larga misura, dalla sua presenza sul territorio. In tal senso, la paura atavica è uno dei principali ostacoli al processo di integrazione.
4. Diaspora ed immigrazione
La riflessione di Marx[18] sulla rivoluzione americana, secondo John Peterson, attribuisce un certo peso al ruolo avuto dagli immigrati. La fine del colonialismo inglese è stata decisa dalla rivolta[19] non solo degli autoctoni ma anche di un certo proletariato immigrato da oltre mare.
Così, argomentando, Raffaele Chiarelli[20] arriva a distinguere il concetto di diaspora[21] da quello di immigrazione. La prima è sicuramente più coesa e genera maggiore conflittualità esterna.
L’origine è mitica oppure reale. Il modello classico è quello ebraico, fatto intimo che appartiene all’identità e alla storia di quel popolo. Le diaspore creano disagi nella società ospitante ma, al tempo stesso, stabiliscono relazioni con altri fenomeni analoghi. La questione dei marrani, ad esempio, crea una rete di rapporti commerciali tra i perseguitati nelle varie parti del continente europeo. Londra e Amsterdam sono “prodotti” della diaspora.
Il sionismo favorisce la nascita dello stato di Israele (attraverso una sorta di applicazione della c.d. negotiorum gestio, istituto caro al diritto romano). Altra diaspora è quella legata allo schiavismo. La formazione di una nazione, partendo dalla schiavitù, si sviluppa ad Haiti, attraverso una rivoluzione[22] che avviene ai “ritmi” e sulla scia di quella francese del 1791.
5. Conclusioni
L’approccio securitario[23] continua ad occupare il primo posto nel dibattito politico. La questione di fondo, che continua a dividere l’opinione pubblica internazionale è, invece, rappresentata da un paradosso: se non esistessero le frontiere, non ci sarebbero i migranti. A tal proposito, osserva Raimondo Cagiano de Azevedo:
«[…] un paradosso che fa riflettere su quante forme di migrazioni si stratificano su di un solo migrante, per il numero delle frontiere che questi deve attraversare. Non si tratta solo di frontiere fisiche, politiche, economiche, sociali, linguistiche, ambientali, religiose: per molti cittadini che vogliono entrare nell’Unione oggi la frontiera dell’Europa è l’acquis communautaire; ad esempio, quando esso rappresenta il parametro quantitativo e qualitativo per l’adesione di nuovi paesi all’UE; qui l’acquis communautaire non è altro che la sedimentazione nel tempo dei trattati, degli accordi, delle leggi, dei regolamenti, delle procedure che l’Unione Europea ha adottato dalla sua origine fino ad oggi»[24].
L’identikit del migrante è cambiato. Le persone alla ricerca di un primo impiego diminuiscono a vantaggio dei richiedenti asilo. Anche i paesi di partenza e transito non sono più gli stessi. Emerge la necessità di un approccio nuovo che vada oltre quello nazionale degli Stati di immigrazione. Un dialogo tra le nazioni coinvolte che guardi allo sviluppo in un contesto multilaterale, superando i pregiudizi e le divisioni del passato e garantendo l’effettività di un diritto alla mobilità che nasca dal fatto e non dalla norma.
In Italia, l’idea più difficile da accettare è il fatto che l’immigrato possa prestare giuramento di fedeltà alla nostra carta costituzionale. Ovvero, a quel patto sociale, stipulato dai nostri padri costituenti, sulla base di valori profondamente diversi da quelli della sua cultura di origine. La tendenza ad inserire il sistema della governance all’interno dell’immigrazione consente, forse, di evitare l’esposizione diretta della politica e lo scontro con le leggi volute dal Parlamento.
Riflettendo su quest’ultimo aspetto, l’antropologo Luigi Lombardi Satriani elabora un’interessante teoria che, sebbene di non facile applicazione, rappresenta un valido contributo al dibattito sulla vexata quaestio. «Insiemi minimali di norme» andrebbero a costituire quel «minimo comune etico» al quale tutti gli appartenenti alla società multietnica dovrebbero provare a conformarsi. Ciascuno rinuncerebbe ad una parte delle proprie norme esclusive, chiedendo a tutti gli altri consociati di fare altrettanto con le loro, in una prospettiva di reciproco arricchimento derivante dall’incontro tra culture diverse[25].
In conclusione, la paura nei confronti dei miti del passato incide largamente sul fenomeno dell’immigrazione. L’immagine di un popolo che prevarichi gli altri in nome di una ideologia religiosa o politica, spaventa il comune sentire al punto da provocare una sorta di irrigidimento nei confronti dello straniero.
L’attuale discorso sull’immigrazione, pertanto, evidenzia le tante difficoltà ad individuare soluzioni a problemi che, in passato, venivano affrontati con un atteggiamento di maggiore apertura.
[1] P. Grossi, Prima lezione di diritto, Roma-Bari, Laterza, 2010, 44. L’aggettivo “novizio” è usato per indicare il lettore poco avvezzo alle cose giuridiche: «[…] l’autore del libriccino scrive per il candido novizio ancora immune da pre-giudizi [e] per i suoi colleghi giuristi, probabilmente per i più dotti che troppo spesso di pre-giudizi sono intrisi. Un torto del moderno scienziato del diritto è, infatti, di essersi troppo spesso dimenticato che l’applicazione è creazione giuridica non meno della promulgazione d’una legge».
[2] P. Grossi, Mitologie giuridiche della modernità, Milano, Giuffrè, 2001, 232: «Santi Romano […]sintetizza egregiamente il suo generale atteggiamento di insoddisfazione verso la modernità giuridica quando afferma con frase sobria ma efficace che si è voluto costruire un edificio semplice, il più semplice possibile ma non si trattava di semplicità bensì di semplicismo».
[3] S. Romano, Lo stato moderno e la sua crisi, Giuffrè, Milano, 1969. Santi Romano, già nel 1909, denunciando la crisi dello Stato moderno nella celebre prolusione pisana, evidenzia, a chiare lettere, la presenza di una sottile linea di confine tra diritto e fatti. Fatti che traggono efficacia vincolante dal loro stesso riproporsi
[4] S. Romano, L’ordinamento giuridico, Macerata, Quodlibet, 2018.
[5] F. Tessitore, Crisi e trasformazioni dello Stato. Ricerche sul pensiero giuspubblicistico italiano tra Otto e Novecento, Milano, Giuffrè, 1988, 227: «[…]in una prospettiva che assuma la legge “solo” come la fonte prevalente e preminente del diritto – è piú corretto inserire il pensiero istituzionalistico di Romano in una cornice “neo-statualista” che mira ad andare “ oltre lo Stato”, ma non contro lo Stato».
[6] F. De Vanna, L’ordinamento giuridico di Santi Romano e il pluralismo oltre l’orizzonte dello Stato: alcuni percorsi interpretativi, in Iura gentium, vol. XV, 2018, 55.
[7] D. Di Cesare, Stranieri residenti. Una filosofia della migrazione, Torino, Bollati Boringhieri, 2017, 33: «Il mondo attuale è suddiviso in una molteplicità di Stati-nazione limitrofi che al contempo si fronteggiano e si fiancheggiano. Questo ordine statocentrico è assunto come norma. Tutto quel che accade viene considerato e giudicato entro i confini di una prospettiva statuale. Dall’interno dello Stato, e della sua stanzialità territoriale, viene vista anche la migrazione, ritenuta perciò un fenomeno contingente e marginale. Se lo Stato è il fulcro essenziale dell’assetto politico, la migrazione è l’accidente. L’ottica statocentrica è sempre anche normativa. Ai cittadini, appartenenti allo Stato, viene riconosciuta a priori la libertà di decidere, la prerogativa di accogliere o escludere lo straniero che bussa alla loro porta».
[8] B. Nicolescu, Il manifesto della transdisciplinarità, Messina, Armando Siciliano, 2014, 149: « […]Quando il vaso di Pandora fu spalancato, i mali che ne uscirono minacciarono gli umani che popolavano la Terra. Al fondo del vaso erano nascosti il sogno e la speranza. È di questo sogno e di questa speranza che intende dare testimonianza la transdisciplinarità».
[9] F. Marzocca, Il manifesto della transdisciplinarità, in Acrònico, 4 dicembre 2014: «[…]Già nel 1994 Nicolescu, insieme al filosofo Edgar Morin e al pittore e scrittore Lima de Freitas, aveva redatto e pubblicato la Carta della Transdisciplinarità come esito del primo congresso internazionale della Transdisciplinarità (convento da Arrabida, Portogallo)». Articolo on line: https://www.acronico.it/2014/12/04/il-manifesto-della-transdisciplinarita-b-nicolescu/ (1/5/2019).
[10] F. Marzocca, Il nuovo approccio scientifico verso la transdisciplinarità, Roma, Mythos edizioni, 2014, 21-23 (21/05/2020).
[11] «Ervin László (Budapest, 12 giugno 1932) è un filosofo e pianista ungherese, considerato il fondatore della teoria dei sistemi. È stato candidato due volte (2004 e 2005) al premio Nobel per la pace, nel 2001 ha ricevuto il Goi Award e nel 2005 il Mandir of Peace Prize». https://it.wikipedia.org/wiki/Ervin_L%C3%A1szl%C3%B3 (21/05/2020).
[12] E. Laszlo, La sfida di una evoluzione collettiva, editoriale in Pluriverso, n.5, 1996. Articolo consultabile on line: http://www.fiorigialli.it/dossier/view/9_un-altro-mondo-possibile/1876_la-sfida-di-unevoluzione-collettiva (21/05/2020).
[13] In biologia, l’espressione simbiosi mutualistica è utilizzata per riferirsi a individui di specie differenti che si associano allo scopo di trarne un vantaggio reciproco senza, però, che tale “accordo” comporti alcun obbligo «potendo le due specie vivere anche indipendentemente l’una dall’altra». Fonte consultabile:http://www.treccani.it/enciclopedia/mutualismo/ (21/05/2020).
[14] E. Laszlo, Obiettivi per l’umanità, Milano, Mondadori biblioteca della EST, 1978, 283.
[15] A. Papisca, Democrazia internazionale, via di pace. Per un nuovo ordine internazionale democratico, Milano, Franco Angeli, 1991 (III ed.),54: «[…]Si tratta di passare da una “coesistenza egocentrica” delle nazioni, incentrata su di un asfissiante e potente protagonismo degli Stati in concorrenza tra loro, ad una forma di “interesistenza panumana” fondata sulla mutua responsabilità e cooperazione garantita da strutture di governo sovranazionali».
[16] H. Küng, Progetto per un’etica mondiale, Milano, Rizzoli, 1990, 83.
[17] F. Polito, A. Cavallaro (a cura di) Identità delle comunità, Roma, Herder editore 1993,introd.: « […] La comunicazione rende possibile lo scambio delle varie individualità, le quali, alla fine, sommate insieme formano il comune. Questo fenomeno non distrugge l’individualità di colui che permette la comunicazione, anzi ha un potenziamento stesso del proprio essere, così come il neurone che non comunica con l’altra cellula nervosa, muore».
[18] J. Peterson, Class Struggle and the American Revolution, In Defence of Marxism, 14 december 2011: «[…]In actual fact, the American Revolution was a far more dialectically complex, far-reaching, and fundamental social movement and transformation than most give it credit. It was not a mere colonial rebellion. It was a profound political and social revolution».
[19] Ibidem.
[20] R. Chiarelli, Legislazione e razzismo, in G. Bolaffi, S. Gindro (a cura di), Il Corpo straniero, Napoli, Alfredo Guida editore, 1996, 77.
[21] « Dispersione nel mondo di un popolo costretto ad abbandonare la sede d’origine. In particolare, la dispersione degli ebrei nel mondo antico, quella avvenuta dopo le deportazioni in Assiria (721 a.C.) e a Babilonia (586 a.C.), ma soprattutto quella legata alla fine dell’indipendenza politica ebraica in Palestina, con la duplice distruzione di Gerusalemme da parte di Roma (70 e 135 d.C.). Dopo la d. provocata dai romani, il tema del ritorno in Palestina degli ebrei dispersi è divenuto uno dei più comuni della letteratura apocalittica e delle aspettative messianiche dell’ebraismo». Versione integrale del testo consultabile on line :http://www.treccani.it/enciclopedia/diaspora_%28Dizionario-di Storia%29/#:~:text=d%C3%AF%C3%A0spora%20s.%20f.%20%5Bdal%20gr.,.%2C%20la%20dispersione… (13/08/2020)
[22] S. Nirenstein, Haiti, la rivoluzione selvaggia, in La Repubblica, 30/07/1999: «[…]Situazione esplosiva se esposta agli echi e alle leggi libertarie della Rivoluzione francese: come quella del 15 maggio del 1791, appunto, con cui l’ Assemblea Nazionale di Parigi garantisce diritti politici ai mulatti nati da genitori liberi. La portata simbolica della delibera scuote coloni e schiavi: i primi temono che ci si avvii all’ abolizione della schiavitù, gli altri lo sperano e, visto che niente cambia, si ribellano, molti machete e pochi fucili in mano». https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/07/30/haiti-la-rivoluzione-selvaggia.html (16/08/2020).
[23]«Destinato al mantenimento della sicurezza sociale e dell’ordine pubblico». Testo integrale consultabile on line: http://www.treccani.it/vocabolario/securitario_%28Neologismi%29/
[24] C. Giudici, C. Wihtol de Wenden, I nuovi movimenti migratori. Il diritto alla mobilità e le politiche di accoglienza, Milano, Franco Angeli, 2016, 13.
[25] L. M. Lombardi Satriani, Pluralismo degli ordinamenti giuridici e le «“nuove” credenze popolari» gramsciane, in International Gramsci Journal, 2(3), 2017, 342-350. Testo integrale consultabile on line :http://ro.uow.edu.au/gramsci/vol2/iss3/18 :«[…]Per coloro che, nonostante tutto riescono a raggiungere i paesi europei e a inserirsi, più o meno drammaticamente, in essi, si porrà comunque il problema della coesistenza-contrasto tra il proprio ordinamento giuridico, quello del Paese in cui tentano di inserirsi, e quelli di tutte le altre etnie con le quali comunque entrano in contatto. Incontro-contrasto che a volte può sfociare in eventi altamente drammatici. Riflettendo su questi ultimi aspetti ho avuto modo di elaborare la prospettiva critica del minimo comune etico».
FONTE: http://www.salvisjuribus.it/immigrazione-tentativo-di-lettura-transdisciplinare-di-un-fenomeno-complesso/
PANORAMA INTERNAZIONALE
Potenziale frode degli elettori nelle elezioni presidenziali del 2020
Rosanna Spadini – 8 novembre 2020
Andrej Removič Belousov, Vice Primo Ministro della Federazione Russa
Lo statista Andrej Removič Belousov, Vice Primo Ministro della Federazione Russa, è nato a Mosca il 17 marzo 1959. Suo padre era un economista, fondatore della scuola scientifica sovietica nel campo dei prezzi e della gestione, ed è stato uno dei partecipanti alla preparazione della “riforma Kosigin”. Sua madre invece era una radiochimica e si occupò dello studio e impiego pratico delle sostanze radioattive.1
Andrej Removič Belousov dopo essersi diplomato alla scuola superiore di fisica e matematica, si iscrisse alla Facoltà di Economia dell’Università Statale di Mosca intitolata a M.V. Lomonosov , nella quale si è laureato con lode nel 1981.
Dopo aver conseguito la laurea, Belousov ha continuato i suoi studi post-laurea presso l’Istituto Centrale di Economia e Matematica dell’Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica.
Nel febbraio 1986, fu istituito l’Istituto di Economia e Previsione del Progresso Scientifico e Tecnologico dell’Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica. L’attività principale dell’istituto riguardava la previsione economica. Belousov fu assunto dall’istituto e ricoprì consecutivamente le cariche di assistente di ricerca junior, assistente di ricerca di ricerca senior. Le sue priorità scientifiche erano focalizzate sulla previsione delle tendenze macroeconomiche, nonché dell’inflazione e della crisi strutturale in un’economia di tipo sovietico.
Nel 1991, è stato nominato capo del laboratorio presso l’Istituto di Ingegneria Elettronica e Tecnologia dell’Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica, Su iniziativa di Belousov, è stata pubblicata presso il laboratorio una rivista analitica di economia.1
Dal 1999 è stato membro del Consiglio del Ministero dell’Economia e consulente di numerosi primi ministri: Evgenij Maksimovič Primakov, Sergej Vadimovič Stepašin, Michail Michajlovič Kas’janov, Michail Efimovič Fradkov.2 3
Nel 2000, Belousov ha fondato e diretto il Centro per l’Analisi Macroeconomica e le Previsioni a Breve Termine, sulla base del quale nel 2005 ha pubblicato il rapporto “Tendenze a lungo termine dell’economia russa: scenari di sviluppo economico della Russia fino al 2020“.1 Nella sua relazione, Belousov ha previsto la crisi economica del 2008, inoltre, ha indicato una possibile recessione economica nel 2011-2012 e un fallimento del sistema della pubblica amministrazione nel biennio dal 2015-2017.4 5
L’8 febbraio 2006 Belousov, su invito del ministro dello Sviluppo Economico della Federazione Russa German Gref, ha assunto la carica di suo vice. Al contempo si è dimesso da tutte le altre posizioni occupate.
Nello stesso anno Belousov ha conseguito il dottorato in economia, con una tesi dal titolo: “Contraddizioni e prospettive per lo sviluppo del sistema di riproduzione dell’economia russa“.
Al ministero, Belousov era il responsabile del blocco macroeconomico, comprese le questioni relative al miglioramento del clima degli investimenti, l’attuazione di programmi mirati federali, le attività di investimento della Banca Centrale.6
Nell’estate del 2007, Belousov ha ricevuto il titolo di Economista Onorato della Federazione Russa.7
Il 17 luglio 2008, l’allora primo ministro Vladimir Vladimirovič Putin lo ha nominato Direttore del Dipartimento di Economia e Finanze dell’Ufficio del Governo della Federazione Russa. In questa carica, Belousov è stato il responsabile delle questioni relative al budget, agli investimenti statali e al miglioramento del clima degli investimenti. Sotto di lui è stata creata l’ Agenzia per le Iniziative Strategiche e sulla sua base è stata lanciata la cosiddetta “Iniziativa imprenditoriale nazionale”, volta a migliorare le condizioni per fare affari in Russia.1 8
Ad ottobre del 2012, Belousov è stato nominato Ministro dello Sviluppo Economico della Federazione Russa.9 3
Il 24 giugno 2013 è stato nominato Assistente del Presidente della Federazione Russa (per gli Affari Economici).10 11
Dal 17 giugno 2015 al 29 settembre 2017 ha ricoperto la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione di “Rosneft”, la compagnia petrolifera di proprietà in maggioranza del governo russo.12
Il 21 gennaio 2020 è stato nominato Vice Primo Ministro della Federazione Russa nel nuovo governo di Michail Vladimirovič Mišustin, carica che ricopre attualmente.13
Da marzo 2020 ricopre anche la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione delle Ferrovie Russe.14 15
Dal 30 aprile al 19 maggio 2020 ha ricoperto ad interim la carica di Primo Ministro della Federazione Russa in relazione al ricovero in ospedale del primo ministro Michail Vladimirovič Mišustin, contagiato dal virus COVID-19.16 17
Luca D’Agostini
note
1) Всем хорош
2) ПРАВИТЕЛЬСТВО РОССИЙСКОЙ ФЕДЕРАЦИИ
4) О кризисе предупреждали давно
5) Факторы конкурентоспособности
7) Белоусов
10) ПУТИН НАЗНАЧИЛ АЛЕКСЕЯ УЛЮКАЕВА ГЛАВОЙ МИНЭКОНОМРАЗВИТИЯ
11) Андрей Белоусов назначен помощником Президента
12) Роснефть
13) УКАЗ
14) РЖД
15) Совет директоров РЖД наполовину обновится
16) COVID-19
17) Документы
FONTE: http_www.madrerussia.com/?url=http%3A%2F%2Fwww.madrerussia.com%2Fandrej-removic-belousov-vice-primo-ministro-della-federazione-russa%2F
POLITICA
Ciò significa che i paesi dovranno costruire da zero le reti di produzione, stoccaggio e trasporto di surgelati necessarie affinché il vaccino sopravviva. Questo massiccio investimento e coordinamento ha richiesto quasi tutte le garanzie che solo le nazioni ricche riusciranno a connettere l’accesso, con i ricchi in prima linea per ricevere le loro dosi. “La sua produzione è costosa, il suo componente è instabile, richiede anche il trasporto nella catena del freddo e ha una breve durata”, ha …
SCIENZE TECNOLOGIE
“Capitalismo di m…” Furia Marco Rizzo, cosa ha scoperto sul vaccino Pfizer
L’annuncio del lancio imminente del vaccino contro il Covid fa volare in borsa Pfizer. E fa guadagnare al suo ceo 5,6 milioni di dollari. A denunciare le storture di “capitalismo e globalizzazione” è Marco Rizzo che va all’attacco con un post su Twitter. “Il giorno dopo l’annuncio del vaccino il Ceo di Pfizer vende il 62% delle sue azioni. Per l’esattezza, 132.508 azioni per circa 5,6 milioni di dollari di controvalore”, ha twittato il segretario del Partico comunista riferendosi alla notizia che ha al centro Albert Bourla, ceo del colosso farmaceutico. “Il portavoce della Pfizer si è immediatamente precipitato a dire che la decisione risalisse ad agosto. Il Ceo di un’azienda però è sempre a conoscenza di cosa accade nei propri laboratori. Fortuna, preveggenza? Certo che no. Il capitalismo e la globalizzazione sono mer**. Vogliamo capirlo e lavorare per il cambio di sistema?”, twitta Rizzo.
Il manager, secondo quanto affermato dalla Sec (Securities and Exchange Commission), ha venduto 132.508 azioni a 41,94 dollari per azione, riporta l’Agi in un articolo online. “La cessione di queste azioni fa parte della pianificazione finanziaria personale del dottor Bourla e di un piano prestabilito, che consente, in base alle regole della Sec, ai principali azionisti e ai dipendenti delle società quotate in borsa di scambiare un numero predeterminato di azioni in un momento prestabilito”, si sono giustificati i vertici di Pfizer. Che non convincono Rizzo.
FONTE: https://www.iltempo.it/politica/2020/11/12/news/vaccino-covid-pfizer-marco-rizzo-partito-comunista-contro-ceo-albert-bourla-azioni-borsa-25208032/
WhatsApp riscrive le regole e blocca subito migliaia di utenti
Whatsapp sta riscrivendo le sue regole. La chat di messaggistica istantanea è pronta a bannare immediatamente migliaia di utenti
In queste settimane, WhatsApp è stata caratterizzata da alcune criticità. Se non si può negare l’importanza del servizio di messaggistica, dall’altro lato sulla piattaforma di messaggistica proprio in questo periodo sono impazzate messaggi e gruppi con messaggi dal dubbio valore scientifico.
In queste settimane, WhatsApp è stata caratterizzata da alcune criticità. Se non si può negare l’importanza del servizio di messaggistica, dall’altro lato sulla piattaforma di messaggistica proprio in questo periodo sono impazzate messaggi e gruppi con messaggi dal dubbio valore scientifico.
WhatsApp colpisce duramente chi non rispetta le regole
Per evitare nuove recrudescenze di messaggi fasulli e di fake news, per queste settimane il gruppo degli sviluppatori di WhatsApp andrà ad incrementare le sue azioni di vigilanza contro i trasgressori. Sulla base del regolamento della chat, le sanzioni per chi non rispetta le regole sono molto dure.
WhatsApp andrà a punire in primo luogo tutti coloro che diffondono in maniera seriale fake news relative al Covid. In questo caso, laddove si verifichi l’intenzionalità dell’utente a condividere notizie non veritiere è previsto anche il ban del profilo. Lo stesso destino è atteso anche da chi invia messaggi di spam ed phishing. In questo modo, gli sviluppatori provano a regolamentare la diffusione di gruppi e di catene.
Ultimo, ma non in ordine di importanza, è il capitolo relativo ai file infetti. WhatsApp, infatti, è intenzionata anche a rompere la catena di diffusione per virus e malware attraverso le conversazioni. Anche per i cybercriminali che condividono file infetti è prevista la chiusura unilaterale del profilo.
FONTE: https://www.tecnoandroid.it/2020/11/09/whatsapp-rescreve-le-regole-e-blocca-migliaia-di-utenti-820679
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