NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 6 SETTEMBRE 2018

http://www.libertaegiustizia.it/2017/10/19/il-primo-g7-della-post-democrazia/

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 6 SETTEMBRE 2018

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Di tutti i cambiamenti di lingua che deve affrontare un viaggiatore in terre lontane,

nessuno eguaglia quello che lo attende nella città di Ipazia,

perché non riguarda le parole ma le cose.

ITALO CALVINO, Le città invisibili, Mondadori, 1993, pag. 47

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/

 

Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

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EDITORIALE

La formula della Cooptazione (divertimento)

Manlio Lo Presti – 6 settembre 2018

«La democrazia, fortunatamente, è antichissima.

E, come sosteneva il “dittatore” britannico Winston Churchill,

resta “il peggiore sistema politico, salvo tutti gli altri”».

 

La democrazia, sebbene sia il sistema politico con meno difetti di altri, ha il suo fondamento nella trasparenza delle procedure di selezione e di reclutamento delle classi dirigenti.

Il metodo classico è quello del concorso. Fra i primi utilizzatori,  si possono citare i funzionari nell’impero cinese per selezionare i 20 mandarini che dovevano affiancare l’Imperatore Giallo al governo del suo immenso regno. La selezione era durissima. I ragazzi preselezionati per la prova finale venivano sostenuti dall’intero paesino dove erano nati. Tutta la popolazione si autotassava per sostenere i suoi studi e la sua permanenza nella capitale inconoscibile e labirintica.

Questa pratica selettiva ha consentito all’impero di durare oltre un millennio!

In altre aree del mondo invece, i gruppi dirigenti sono stati selezionati con chiamata dall’alto, detta cooptazione. Un metodo che presenta vantaggi perché limita la possibilità di errore nelle scelte ma soprattutto sterilizza al massimo la possibilità di defezioni (termine aulico per definire il tradimento) dei prescelti.

I difetti di questa procedura sono:

  1. quello di essere poco trasparente, quindi non democratico;
  2. presuppone che i selezionatori siano persone corrette, altruistiche, con una capacità fare scelte legate a visioni di medio e lungo termine.

Senza trasparenza e con cooptatori che agiscono per il rafforzamento della propria posizione di potere (e quindi sceglie collaboratori sottomessi) o per il proprio arricchimento, ledecisioni slettive vanno a danno della struttura di appartenenza (e pertanto si scelgono collusi e complici).

Agire in democrazia è inoltre, più faticoso. Presuppone una ferrea correttezza personale (la cosiddetta onorabilità, un requisito fantasma che non scivoli nel giacobinismo giustizialista.

La cooptazione, realizzata senza trasparenza da persone prive del requisito della onorabilità, conduce alla diseguaglianza, alle caste spietate, chiuse, autoreferenziali e spesso demofobe (cioè, se potessero, sterminerebbero, casa per casa, il fastidioso popolo bue che non si lascia guidare dal loro potere illuminato e irrogato ex gratia, dall’alto).

 

Il passaggio al totalitarismo – come fase finale del capitalismo – è breve!

 

P.Q.M.

 

Concludiamo in modo semiserio, ipotizzando una formula della COOPTAZIONE:

 

C = G (L – 5N) + S (K/I) + F (R/T)

 

Laddove:

C =            Cooptazione

G =            Grado gerarchico (il più alto = 100; il più basso = 6)

L =            Numero del gradino del livello gerarchico

N =            Neurone

S =             Similarità (del livello sociale e dei comportamenti)

K =            Conformità comportamentale del selezionato/a con il carattere dei selezionatori

I =              Istruzione curriculare e accademica (in relazione inversa al livello gerarchico di comando. Quasi assente ai massimi vertici)

F =             Fedeltà

R =            Ricatto (per soldi, per sesso, per rivalsa, per odio, per avventura)

T =             Tradimento (il pericolo da evitare con il lucchetto del Ricatto)

 

Ne riparleremo …

 

 

 

 

 

 

IN EVIDENZA

Armi di migrazione di massa

La LEG di Gorizia ha curato l’edizione italiana del quanto mai attuale saggio di Kelly Greenhill pubblicato negli Stati Uniti nel 2010.

Fu Gheddafi a darne una dimostrazione nel 2004, quando ottenne la revoca delle sanzioni da parte dell’Unione Europea: la paura dell’immigrazione e dell’arrivo di masse di rifugiati poteva essere sfruttata come un’arma temibile, era sufficiente poter alimentare, manipolare e sfruttare il fenomeno migratorio. Questo libro è la prima ricerca sistematica secondo un metodo consolidato di comparative history che studia la teoria e la pratica di questo irrituale strumento di persuasione: sono passati in rassegna più di cinquanta casi dal 1953 al recente passato, con particolari approfondimenti dedicati a vicende paradigmatiche, da Cuba al Kossovo, da Haiti alla Corea.

Tesi dell’autrice è che i grandi numeri di rifugiati rappresentino una minaccia utilizzata da realtà politiche per perseguire propri obiettivi, a volte contro le democrazie liberali (particolarmente esposte nei confronti delle dinamiche migratorie) altre nei confronti di differenti regimi.

Continua qui: https://www.analisidifesa.it/2017/04/armi-di-migrazione-di-massa/

 

Occhio ai “custodi” della democrazia non eletti da nessuno

Scritto il 06/9/18

Dopo il summit Salvini-Orbán (e gli scontri etnici in Germania), Paolo Mieli ha ripetuto sul “Corriere della Sera” che i partiti populisti a caccia di leadership definitiva in Europa sono nulla più che sovversivi «barbari alle porte». Sulle stesse colonne, Sabino Cassese continua a vedere la coalizione di governo italiana come uno scivolo verso la «democrazia illiberale». L’immagine di fondo, cioè la sintesi storico-politica degli argomenti, rimanda puntualmente agli anni Venti e Trenta del secolo scorso in Italia, Germania, Ungheria e Austria, scrive Nicola Berti sul “Sussidiario”. La dittatura (“fascista” e prodromica alla guerra) è sempre in agguato, e si può fare strada senza difficoltà anche fra le urne: ogni suo simulacro più o meno presunto va quindi respinto e combattuto in via pregiudiziale, assoluta, dalla “democrazia legittima”. «E’ lo stesso atteggiamento dei politici, intellettuali e media Usa che da due anni osteggiano “a prescindere” la presidenza di Donald Trump», osserva Berti: l’establishment la dipinge infatti «come un incidente della storia, un pericolo mortale per la democrazia americana», un “mostro” «da annientare al più presto con ogni mezzo (a cominciare dalla via giudiziaria, rispolverando esplicitamente il modello italiano di Mani Pulite)».

Salvini e Orbán, nondimeno, hanno dato ennesima

 

Continua qui: http://www.libreidee.org/2018/09/occhio-ai-custodi-della-democrazia-non-eletti-da-nessuno/

 

 

 

CONSOB E FITCH: MANIPOLAZIONE DI MERCATO!

Scritto il 3 settembre 2018 alle 08:51 da icebergfinanza

Rapidamente due parole veloci sull’ultimo report delle agenzie del senno di poi, nulla di particolare ma per ricordare a tutti coloro che ci seguono da poco come siano inaffidabili e intrise di conflitti di interesse le agenzie che regalano opinioni che servono solo agli amici degli amici, ovvero i loro azionisti.

Basterebbe solo questo per dimostrare che servono poco o nulla i loro commenti, ma gli ingenui e i fessi in finanza purtroppo abbondano…

Il Wall Street Journal si è divertito a prendere in esame i giudizi delle agenzie di rating relativi agli ultimi 15 default. Quello che sostiene l’articolo, dati alla mano, è che storicamente non sono mai state capaci di prevedere il fallimento di uno Stato. Di fatti, sui 15 default sovrani che ci sono stati dal 1975 ad oggi, in ben 12 casi S&P e Moody’s un anno prima dal default avevano un rating dalla B in su (il rating B esprime un rischio di fallimento del 2% nell’anno successivo).

Vengono elencati alcuni episodi clamorosi, uno ad esempio riguarda l’Argentina e il Brasile, che nel 2001 avevano entrambi lo stesso rating, BB-. La differenza è che l’Argentina era sull’orlo del fallimento, mentre il Brasile dopo qualche anno è diventato una potenza mondiale.

Sempre a beneficio di coloro che ci leggono da poco l’esperienza del 2011 con Moody’s ma non solo…

ITALIA … MOODY’S: LA FRODE DEL RATING!

Vi riporto alcuni passi significativi con mio commento…

“Forse gli investitori non hanno capito più nulla. Sui mercati si è creata una gran confusione. In quel preciso momento ho avuto la netta sensazione che il rischio più grande per un Paese potesse diventare il suo rating”. A parlare è Alexander Kockerbeck, capo analista per l’Italia di Moody’s fino a metà luglio del 2012. Commenta con amarezza quanto accaduto il 13 luglio del 2012, giorno in cui l’Italia viene declassata da Moody’s di due gradini, dalla A3 alla Baa2, calando al rating più basso mai avuto nella storia del rischio sovrano italiano..

Cheeee ho capito bene ?  “Forse gli investitori non hanno capito più nulla. Sui mercati si è creata una gran confusione… ma chi l’ha creata questa confusione, chi l’ha alimentata se non le agenzie del rating e un manipolo di

 

Continua qui: http://icebergfinanza.finanza.com/2018/09/03/consob-e-fitch-manipolazione-di-mercato/

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Ci rubano il tempo, così non pensiamo: ecco il complotto

Scritto il 09/5/15

Il rapporto tra la velocità e il tempo è cambiato solo negli ultimi quattro secoli: alla velocità è stato assimilato un significato di efficacia, di efficienza, mentre alla lentezza viene attribuito un coefficiente simbolico di ritardo e inefficienza. Una persona che ha dei problemi la chiamiamo “ritardata”: tendiamo a considerare poco efficiente chi, magari, una cosa la capisce dopo – chi risponde dopo, chi reagisce dopo. E’ un ritardo, che per noi oggi è automaticamente un’inefficienza, un’inabilità. Quante volte usiamo l’espressione “perdere tempo”? I latini dicevano “festina lente”, cioè “affrettati lentamente”. Per circa due secoli è stato il motto di case nobiliari nonché del veneziano Aldo Manuzio, il primo editore del mondo. Già nella favola di Fedro, la tartaruga batte la lepre. Il “festina lente” lo ritroviamo nei testi più misteriosi, all’origine del rosacrocianesimo, e in Giordano Bruno, nel famoso dialogo de “La cena delle ceneri”. Manzoni, nei “Promessi sposi”, lo cambia in

 

Continua qui: http://www.libreidee.org/2015/05/ci-rubano-il-tempo-cosi-non-pensiamo-ecco-il-complotto/

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

SAPETE COSA ANDRÀ A FARE IL CAPO DELL’AIFA CHE SI È DIMESSO IN PROTESTA COL GOVERNO?

IL DIRIGENTE PUBBLICO! – IL DOTTOR VELLA SI È STRACCIATO LE VESTI CONTRO SALVINI, ”DEONTOLOGICAMENTE INCOMPATIBILE” CON LUI PER LA GESTIONE DELLA NAVE DICIOTTI. ”L’AGENZIA DEL FARMACO SI OCCUPA DI SALUTE PUBBLICA ED È LEGATA AL GOVERNO, QUINDI NON POSSO PIÙ LAVORARCI”. NO, INFATTI TORNA ALL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ, CHE SI OCCUPA DI SALUTE PUBBLICA ED È LEGATO AL GOVERNO…

27 agosto 2018

Il cv del dottor Stefano Vella pubblicato sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità (che è obbligato a pubblicare i cv e stipendi dei dirigenti ESSENDO UN ENTE DI DIRITTO PUBBLICO…)

 

https://iss-amministrazionetrasparente.azurewebsites.net/wp-content/uploads/2018/03/VELLA-Stefano.pdf

 

 

DAGONOTA – Il dottor Stefano Vella dice testualmente: ”Visto che lavoro per un’istituzione legata al governo, vigilata da due ministeri, mi dimetto da presidente del cda di Aifa… ciò che conta qui, è che si tratta di un ente che si occupa di salute pubblica, al di là del singolo aspetto a cui è dedito. E io dissento da una posizione del mio governo su un tema che è anche di salute, quindi sono deontologicamente incompatibile”.

Un gesto apparentemente coraggioso e di disobbedienza civile, legato alle scelte di politica migratoria del ministro Salvini. Allora uno si chiede: che farà ora? Lavorerà nel settore privato visto che il governo attuale è

 

Continua qui: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/sapete-cosa-andra-fare-capo-dell-39-aifa-che-si-181666.htm

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Libia: perchè l’Italia deve sostenere al-Sarraj

Appena un anno dopo l’incontro a La Celle Saint Cloud, che aveva formalmente incoronato Macron quale unico negoziatore credibile per la Libia (che ciò venga riconosciuto o meno da noi italiani e indipendentemente dalle vuote “pacche sulle spalle” di Trump), al Sarraj è in grave pericolo e la sopravvivenza politica delle Autorità di Tripoli rischia di avere le ore contate.

Nella competizione interna libica, noi italiani sin dall’inizio ci siamo schierati a supporto esclusivamente di al Sarraj (a differenza della Francia che ha saputo porsi quale interlocutore credibile nei confronti sia di Fayez al Sarraj che di Kalifa Haftar). Avevo già avuto modo su questa rivista di criticare tale scelta ma adesso non è il momento di porre in discussione decisioni ormai consolidate.

Nel momento in cui l’uomo su cui avevamo puntato (al-Sarraj) rischia di

 

Continua qui: https://www.analisidifesa.it/2018/09/libia-perche-litalia-deve-sostenere-al-sarraj/

 

 

La Russia si prepara al più grande gioco di guerra dopo la Guerra Fredda – un segnale alla NATO ?

6 settembre 2018

DI CRISTOPHER WOODY

UK.businessinsider.com

  • Per metà settembre la Russia prepara per una massiccia esercitazione militare nel suo estremo oriente.
  • Parteciperanno anche Cina e Mongolia.
  • I giochi di guerra avvengono mentre aumenta la tensione tra Russia e Occidente, che si osservano prudentemente ben armati.

L’esercito russo si sta preparando per quella che si dice sia una esercitazione militare “senza precedenti” , ma mentre migliaia di uomini e armamenti si radunano nella parte orientale della Russia, i capi, che sono a Mosca, cominciano a preoccuparsi sempre più per quello che sta succedendo in Occidente.

All’inizio di questo mese, il ministro della Difesa Sergei Shoigu ha definito  l’imminente  esercitazione   Vostok-2018, o Est-2018,   “la più grande azione preparatoria delle forze armate dopo Zapad-81″, riferendosi  ad una esercitazione militare sovietica del 1981 che coinvolse tra  100.000 e 150.000 soldati, secondo una stima dell’epoca fatta dalla CIA.

 

Esercitazioni militari Zapad-2013, sul Mar Baltico nella regione russa di Kaliningrad,  26 settembre 2013. Thomson Reuters

 

Martedì scorso Shoigu ha detto che l’esercitazione Vostok-2018, in programma dall’11 settembre al 15 settembre, avrà punti comuni con la precedente Zapad-81 ma coinvolgerà molti più soldati. “In un certo senso, assomiglierà alle operazioni di Zapad-81, ma sarà diverso, forse, più ad ampio respiro”, ha detto Shoigu, secondo l’agenzia di stampa russa Tass.

“Oltre 1.000 aerei, quasi 300.000 militari con tutti i tipi di addestramento provenienti dai

Continua qui: https://comedonchisciotte.org/la-russia-si-prepara-al-piu-grande-gioco-di-guerra-dopo-la-guerra-fredda-un-segnale-alla-nato/

 

CULTURA

L’Orestea di Eschilo secondo Severino

Emanuele Severino

 

Il 15 luglio 2014 è stata organizzata all’Anfiteatro Romano di Arezzo una rappresentazione filosofico-teatrale sull’ Orestea di Eschilo, basata sulla traduzione fattane dal professor Emanuele Severino e poi messa in scena nel 1985 dal regista aretino Franco Parenti. L’evento s’inseriva all’interno della rassegna culturale di carattere internazionale Icastica, giunta alla sua seconda edizione. La raffinata lectio magistralis del filosofo bresciano è iniziata dopo l’altrettanto notevole lettura teatrale di alcuni passaggi scelti. Agamennone: “Inno a Zeus” e “la riflessione del coro intorno a dike”; Le Eumenidi: “la riflessione delle Erinni intorno alla possibile assoluzione di Oreste” e “”il corteo finale delle Erinni” – ad opera proprio di quel Maurizio Schmidt che fu uno degli attori scelti da Franco Parenti per la prima messa in scena.

L’incontro verteva intorno all’originale lettura data da Severino al pensiero di Eschilo — tradizionalmente visto “solo” come una delle vette della tragedia greca — quale elemento di sviluppo della riflessione filosofica del mondo classico.

Un primo apparente ostacolo1 a tale lettura  potrebbe essere costituito dalla forma teatrale, che appare piuttosto inusuale per esprimere contenuti filosofici. Non va tuttavia dimenticato che agli inizi la filosofia si è sempre espressa in forme linguistiche molto originali: la prosa di Eraclito e Aristotele, i versi di Parmenide e Empedocle, i dialoghi di Platone. Una sostanziale parte dell’incontro è stata dedicata all’aspetto più

 

Continua qui: http://www.ritirifilosofici.it/lorestea-di-eschilo-secondo-severino/

 

CYBERWAR SPIONAGGIO DISINFORMAZIONE

Susanna Masi, l’esperta del ministero dell’Economia che vendeva i segreti fiscali del governo

milano.corriere.itdi Luigi Ferrarella – 22 novembre 2017  RILETTURA

I Pm: «Ha preso 220 mila euro da Ernst & Young». Masi, consigliera in materia fiscale sia dell’ex ministro dell’Economia Saccomanni sia di quello attuale, Padoan, è anche in Equitalia. Accusati di corruzione la società Ernst&Young e il suo rappresentante italiano Marco Ragusa

Dentro le mura del ministero dell’Economia e delle finanze a Roma: il suo ingresso principale è in via XX Settembre (foto Carconi/Ansa)

Dal 2013 a gennaio 2015 i contenuti riservati (e destinati in taluni casi a rimanere segreti) delle discussioni sulle normative fiscali in seno al governo e al Consiglio dei ministri sono state, in cambio di un compenso di almeno 220.000 euro, rivelati «in diretta» al colosso della consulenza legale tributaria Ernst & Young da una ex professionista del gruppo entrata a fine 2012 (governo Monti) nella segreteria tecnica del sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani, e poi divenuta consigliere in materia fiscale sia (nel governo Letta) del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, sia (nel governo Renzi) dell’attuale ministro Pier Carlo Padoan, venendo nel giugno 2015 nominata tra i 5 consiglieri di amministrazione di Equitalia spa.

Sulla scorta di mail sequestrate e di telefonate intercettate, a conclusione degli accertamenti i pm milanesi Paolo Filippini e Giovanni Polizzi ritengono quindi di accusare Ernst & Young (Italia) come società, e il suo senior partner e rappresentante italiano Marco Ragusa, di

 

Continua qui:

https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/17_novembre_21/esperta-ministero-dell-economia-vendeva-segreti-fiscali-governo-8166cbf4-cf08-11e7-bf2a-292d3c6f067f.shtml?refresh_ce-cp

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

I truffatori dell’antirazzismo

L’Italia è mediterranea, ospitale, genuina. E’ un non-modello di integrazione connaturato alla nostra storia che non va intellettualizzato dai nuovi chierici dell’antisovranismo.

di Sebastiano Caputo – 31 luglio 2018

Una bravata di alcuni ragazzotti nel notturno torinese che ha preso di mira diverse donne tra cui Daisy Osuake, atleta italiana di origine africana, si è trasformata nella punta dell’iceberg di un presunto odio razziale che sta divorando il Paese. I carabinieri per ora stano escludendo il movente xenofobo eppure la recuperazione politica è già in atto per colpire il governo giallo-verde, ritenuto complice e mandante di questa artificiosa ricostruzione dei fatti.

Il razzismo che si traduce in azioni concrete esiste, ma è nella testa e nelle gesta degli piscolabili, che sono pochissimi in Italia, e di certo non rappresentano l’anima profonda del nostro popolo. Il razzismo reale non ci appartiene. Per storia, cultura, geografia. Noi italiani siamo mediterranei, persone semplici, ospitali, a modo nostro, verso tutti gli stranieri, che non abbiamo mai amati né disprezzati, ma rispettati sulla base della decenza comune, quelle regole non scritte di convivenza che hanno caratterizzato una terra di passaggio, un crocevia straordinario di popoli, clan e tribù. Quel fatto di cronaca a Isola Capo Rizzuto che ha visto i bagnanti calabresi soccorrere 56 migranti in spiaggia, racconta perfettamente lo spirito descritto sopra. Del resto, anche alla base della

Continua qui: http://www.lintellettualedissidente.it/editoriale/i-truffatori-dellantirazzismo/

 

 

 

Migranti, Caritas: operazione Diciotti finanziata con fondi 8xmille

29 agosto 201812:18

 

L’intera operazione dell’accoglienza dei migranti sbarcati dalla nave Diciotti “sarà coperta dai fondi 8xmille messi a disposizione dalla Cei“.

Lo riferisce la Caritas, sottolineando che l’iniziativa “si pone in continuità con un programma consolidato con cui negli ultimi tre anni sono stati accolti oltre

 

Continua qui:

http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/migranti-caritas-operazione-diciotti-finanziata-con-fondi-8xmille_3160395-201802a.shtml

 

 

La crescente emigrazione che riguarda gli europei

Luciana Castellina

9 agosto 2018 | Sezione: Materiali, Recensioni

«Quelli che se ne vanno», un saggio del sociologo Enrico Pugliese. Per l’Istat, fra il 2012 e il 2016 sono arrivati in Germania 60.700 italiani

Si sussurra, qualche giornalista ogni tanto vi accenna, e però mentre tutti parlano, nel male soprattutto, degli immigrati, nessuno prende davvero sul serio il problema che pure è ormai diventato un grosso e drammatico problema politico: i nuovi emigranti italiani. Certo non hanno più la valigia di cartone e non arrivano sperduti e carichi di pacchi alle stazioni del nord come li abbiamo visti in tanti strazianti bellissimi film neorealisti. Non somigliano a quelli dipinti da Carlo Levi riprodotti nel manifesto per il congresso del 1967 della storica Filef (l’organizzazione para sindacale che si occupava di loro).

Ora sembrano ragazzi dell’Erasmus, la felice tribù dei millennials, beneficiari di uno dei rari regali dell’Unione Europea che consente di girare il mondo per conoscere altre università e culture. No, non sono la moderna entusiasmante circolazione delle nuove élite cosmopolite: sono giovani italiani costretti, come i loro bisnonni, ad andarsene dal proprio paese per trovare un’occupazione, quale che sia.

GLI STRANIERI europei se vengono in Italia non è per cercare lavoro, è per vacanza. Finalmente Enrico Pugliese, che è forse il sociologo che più si è occupato in Italia di migrazioni, ci ha offerto sul problema un libro che sarebbe bene leggessero tutti: Quelli che se ne vanno. La nuova emigrazione italiana (Il Mulino, pp. 160, euro 14). Ora che l’ho letto, e conosco una quantità di

 

Continua qui: http://sbilanciamoci.info/la-crescente-emigrazione-che-riguarda-gli-europei/

 

 

L’ Europa e «l’insostenibile leggerezza» dei migranti.

 

4 luglio 2018 – Mario Amendola

 

L’ Europa riuscirà mai a ritrovare la propria coesione e dare una risposta efficace ai migranti e ai propri cittadini? Si riuscirà mai a conciliare le necessità di chi fugge da una guerra, dalla povertà e dalla fame con quelle di chi ha perso il posto di lavoro, i risparmi e la casa? Le miserie umane sono tante… troppe, nel Sud come nel Nord del mondo.

Accontentare tutti è impossibile e gli egoismi dettati dalla voglia disperata di sopravvivenza hanno il sopravvento su tutto. Armonizzare poi usi, costumi e religioni differenti affinché tutti si integrino alla perfezione, in pace, senza più estremismi, radicalismi, squilibri sociali e lotte tra civiltà sembra un’impresa utopica alla quale neanche più la principessa Europa crede, mentre fa capolino col suo viso malinconico dalla finestra delle nuove banconote in euro, l’unico collante di un’Europa divisa su tutto.

A valle dell’ultimo vertice UE sui migranti, che ha registrato un sostanziale nulla di fatto, è interessante raccogliere la denuncia della ONG francese “La Cimade” che in un suo recente rapporto evidenzia come la Francia stia chiudendo i propri confini ai migranti, in particolare quelli con l’Italia.

Secondo i dati raccolti dalla PAF (Police aux Frontières), analizzati nel rapporto della Cimade, il numero di respingimenti in Francia sarebbe stato nell’anno 2017 di 85.408 persone, circa il 34% in più rispetto al 2016 quando i migranti a cui era stato rifiutato l’ingresso in Francia furono 63.845.

Nel 2015, anno della sospensione del trattato di Schengen da parte della Francia, i respingimenti furono 15.489.

I respingimenti hanno riguardato in particolare la frontiera con l’Italia con 44.433 mancate ammissioni nel Département des Alpes-Maritimes (+42% in un anno) da cui i migranti tentano di

 

Continua qui: https://www.lavocedeltrentino.it/2018/07/04/l-europa-e-linsostenibile-leggerezza-dei-migranti/

 

ECONOMIA

Brexit e Trump: gli anglosassoni volano, anziché crollare

Scritto il 05/9/18

«La catastrofe oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente». Cita il mitico Giorgio Gaber, il blogger Massimo Bordin, per ricordare – su “Micidial” – che nella Gran Bretagna “scappata” dall’Unione Europea la disoccupazione è al 4%, cioè il minimo storico dal lontanissimo 1975. «Il numero degli occupati nel Regno Unito è salito di 42.000 unità nel trimestre terminato a giugno», a dispetto degli economisti anti-Brexit, i soliti veggenti, che «si aspettavano un calo di 3.800 unità nel solo mese di giugno». E per Bordin, gli squillanti traguardi del sovranismo inglese sono soltanto l’antipasto: il piatto forte è l’America. «Quando l’impresentabile Donald Trump fece l’azzardo di presentarsi alle elezioni, gli analisti si scatenarono», ricorda l’autore di “Micidial”: «C’è chi giurava sui propri figli che, in virtù di statistiche precise al millimetro, il biondo non poteva vincere; altri scommettevano nel crollo dell’economia planetaria. I più severi furono i neocon europei, per i quali, dopo qualche sventagliata populista, sotto Trump la “Pravda” rappresentata dalla finanza globale avrebbe decretato un verdetto di fallimento». I dazi – secondo questi soloni dell’economia – avrebbero «costretto i capitali a fuggirsene dall’America, con la conseguente fine del monopolio di Wall Street».

Da quando Trump è stato eletto, a fine 2016, la Borsa americana – da sempre quella con i maggiori capitali al mondo – è aumentata in valore di altri 6.000 miliardi, annota Bordin. «Questa cifra – che ricorda molto i fantastiliardi di

 

Continua qui: http://www.libreidee.org/2018/09/brexit-e-trump-gli-anglosassoni-volano-anziche-crollare/

 

 

 

Brevi note sulle diseguaglianze

Adriano Cozzolino – 1 agosto 2018

C’è un nesso tra diseguaglianze economiche e libertà civili, e a quanto scrive Cole in un recente saggio su cento Paesi, ciò produce rischi per le democrazie dove il gap di rappresentanza spinge verso la destra populista.

Esiste una correlazione tra disuguaglianze economiche e squilibri nella distribuzione del potere politico? E, qualora questa correlazione fosse suffragata da una convincente serie di dati, in che modo disuguaglianze economiche e asimmetrie di potere influenzano la democrazia? Queste domande, affrontate in un recente e importante saggio del sociologo statunitense Wade M Cole,1 sono questioni ricorrenti nelle scienze sociali.

Politologi, sociologi, economisti e antropologi hanno provato a spiegare, nel tempo, in che modo la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza influenzi negativamente la capacità dei gruppi e delle classi sociali subalterne – per usare una formula gramsciana – di influenzare il sistema politico-istituzionale nel suo complesso.

In altre parole, se pure formalmente i cittadini hanno uguali diritti sociali e politici, di fatto la distribuzione delle risorse a favore dei ceti più abbienti inibisce sostanzialmente la partecipazione dei gruppi subalterni, e/o la loro capacità di articolare e imporre la propria agenda politica.

Relativamente alla questione disuguaglianze economiche, peraltro, nell’era neoliberale, caratterizzata da una restrizione degli spazi di democrazia rappresentativa, processi di centralizzazione del potere,2 e crisi della forma partito, le disuguaglianze nella distribuzione del potere hanno raggiunto livelli senza precedenti – come dimostrato, tra gli altri, da recenti lavori di Thomas Piketty e Branko Milanovic.

Il saggio di Cole offre, dunque, dati di grande rilievo sulla relazione tra ricchezza e distribuzione del potere, analizzando questo rapporto su un campione di più di cento paesi (133 e 136, per la precisione, in due samples diversi) dal 1981 al 2011, quindi

 

Continua qui: http://sbilanciamoci.info/il-nesso-tra-disuguaglianza-politica-e-economica-brevi-note/

 

Ricordati che devi morire, dice all’Italia il massone Cottarelli

Scritto il 04/9/18

C’era una volta l’Italia. Era un paese pieno di problemi, come tutti gli altri paesi europei. Ma aveva una sua peculiare caratteristica: era un paese relativamente felice – più di altri paesi europei – al punto da stupire il mondo (un’altra volta, come nel Rinascimento, e poi nel Risorgimento) per una sua qualità assolutamente inimitabile: la capacità di “esplodere” e di espandersi in tempi rapidissimi, utilizzando due doti fondamentali, l’ingegno italico e la capacità di lavoro. Era il dopoguerra, intorno c’erano solo macerie. D’accordo, era intervenuto qualcosa di inatteso: il Piano Marshall. La spinta, per decollare. Ma poi, si sa, c’era – appunto – l’Italia. L’Eni, Enrico Mattei, la Prima Repubblica. Il boom, il miracolo economico. Costruito come? Nel solo modo possibile: con il sacro, strategico, formidabile debito pubblico. Tecnicamente: deficit positivo, per citare il sommo Keynes, il genio inglese che – a suon di debito – tirò fuori l’America dal pantano, permettendole di vincere la Seconda Guerra Mondiale e poi addirittura di stravincere, al punto da rimettere in piedi la democrazia in Europa, sia pure in funzione antisovietica. Tutto bene, o quasi, fino ai primi anni ‘90. Crescita continua: i figli che hanno più opportunità di quante ne abbiano avute i genitori. Poi, l’infarto: la crisi, la fine del benessere.

Neoliberismo, morte dello Stato sovrano. Cartellino rosso: ora basta, dovete soffrire. Chi lo dice? Loro, l’élite finanziaria, la Banca Mondiale, il Fondo Moneriario. Un nome? Carlo Cottarelli. E perché mai dovremmo soffrire? Perché sì, è la risposta. Ed è vero: lo conferma il “Corriere della Sera”. Queste sono cose che succedono, oggi, e che irritano moltissimo alcuni

 

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FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

“La BCE cesserà il Quantitative Easing” … Ma davvero?

Maurizio Blondet 5 settembre 2018

Tutti gli avversari interni ed esteri hanno annunciato da mesi, con godimento nemmeno celato: fra poco Draghi smette il quantitative easing, ossia smette di comprare i titoli del debito pubblico, e gli italiani dovranno andare  chiedere i prestiti “ai mercati”,  che gliela faranno pagare, agli italiani che hanno votato male.

“I mercati insegneranno agli italiani a votare”, disse Oettinger, Kommissario europeo al bilancio. “L’Italia? E’ come quei mendicanti che tendono la mano e dimenticano di dire grazie”, disse Spiegel.  Adesso finisce  il quantitative easing, “paura per l’Italia”, titolò gongolando Repubblica.  “Draghi toglie lo scudo”.

Ma sono sicuri? Sicuri che la BCE, anche quando Fraghi non sarà più  sulla massima poltrona, cesserà il

 

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DEUTSCHE BANK REQUIEM!

Scritto il 5 settembre 2018 da icebergfinanza

 

Per carità, nulla di particolare, magari bastano una decina di nuovi aumenti di capitale tanto per cambiare e tutto si risolve, ma per il momento la voragine con la banca intorno scompare dall’indice EUROSTOXX 50 e forse è meglio che lo tolgano pure da quello settoriale bancario europeo, prima che qualche algoritmo se ne accorga e distrugga definitivamente l’euro e la Germania…

Roma, 4 set. (askanews) – Deutsche Bank, la più grande banca tedesca, uscirà il prossimo 24 settembre dall’indice delle blue chip di borsa europee, Euro Stoxx 50, a seguito crollo della sua capitalizzazione di mercato che quest’anno è scesa del 30% a 20 miliardi di euro. Lo ha confermato la stessa banca di Francoforte per la quale si tratta dell’ultimo contraccolpo di quello che è già stato un 2018 molto difficile. Lo riporta il Financial Times.In un comunicato Deutsche Bank ha dichiarato che il suo impegno per la ristrutturazione e il miglioramento della redditività “non sono influenzati dall’annuncio del fornitore dell’indice” aggiungendo che la stessa ristrutturazione “sosterrà la sua valutazione da parte del mercato e quindi aumenterà la capitalizzazione”.

Stoxx Ltd, la consociata di Deutsche Börse che si occupa degli indici, lunedì notte ha informato i suoi clienti autorizzati delle modifiche all’Euro Stoxx 50, secondo i calcoli basati sui prezzi di chiusura delle azioni di venerdì, con le modifiche alla composizione che entreranno in vigore entro le prossime tre settimane.L’indice Euro Stoxx 50 rispecchia le 50 principali blue chip europee in nove

 

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Ing, multa da 675 milioni di euro in Olanda: “Carenze nei controlli su attività criminali e prevenzione del riciclaggio

di F. Q. | 4 settembre 2018

La banca ha ammesso “carenze collettive a tutti i livelli di gestione” e accettato di restituire alle autorità olandesi, che indagavano dallo scorso anno, 100 milioni ottenuti illegittimamente. “Ci rammarichiamo di aver consentito ai clienti di utilizzare abusivamente i conti di Ing Paesi Bassi”, fa sapere il gruppo. “Non è stato possibile determinare l’importo preciso dei conti utilizzati in modo improprio”

Le accuse erano di riciclaggio e corruzione. A fronte degli addebiti il gruppo finanziario Ing ha accettato di pagare una multa di 675 milioni di euro alle autorità olandesi, che indagavano dallo scorso anno, e di restituirne altri 100 ottenuti illegittimamente, riconoscendo “gravi carenze” nella verifica delle attività criminali e di riciclaggio nel periodo 2010-2016. Ing ha anche collaborato con la Banca centrale dei Paesi Bassi in un’indagine interna, individuando “gravi carenze” nella gestione dei file, nelle tardive comunicazioni commerciali, nella classificazione dei clienti e nell’assegnazione errata di rischio. Ralph Hamers, ceo di Ing, ha riconosciuto “la piena responsabilità della banca” per non avere soddisfatto i “più alti requisiti” di prevenzione del crimine nelle attività fra il 2010 e il 2016.

“Le carenze individuate non sono attribuibili ad alcune persone individuali, ma piuttosto a carenze collettive a tutti i livelli di gestione“, ammette la banca in una nota. “Ad essere inadeguate sono cioè le funzioni aziendali, di conformità e di controllo”. Le autorità olandesi – spiega il gruppo – hanno calcolato l’importo della multa sulla base della “capacità finanziaria” di Ing e la cifra esprime “la gravità, l’estensione e la durata delle carenze individuate, ma anche il fatto che non è stato possibile determinare l’importo preciso dei conti

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https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/09/04/olanda-multa-da-675-milioni-al-gruppo-finanziario-ing-carenze-nei-controlli-sulla-prevenzione-del-riciclaggio/4602151/

 

 

GIUSTIZIA E NORME

Magistratura “migrante

Come nella migliore tradizione della magistratura italiana, ecco fioccare la prima inchiesta telecomandata contro Matteo Salvini.

di Claudio Davini – 27 agosto 2018

Un’inchiesta da manuale, quella del procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio. Secondo la migliore tradizione italiana. Leggasi infatti: inchiesta dai risvolti politici. Anzi, politicissimi. La vicenda ha inizio dopo Ferragosto, quando un’imbarcazione carica di extracomunitari viene intercettata dalla Squadra marittima delle Forze armate di Malta in acque maltesi. La nave, proveniente dalla Libia, non corre il rischio di affondare e perciò viene rimbalzata dalle faine isolane. Lasciata al proprio destino in mezzo al mare, è lì che viene rinvenuta dal pattuglia-barconi Diciotti, unità della Guardia costiera italiana. Alla richiesta di individuare un porto sicuro dove poter far sbarcare gli immigrati, La Valletta risponde niet. Tradotto: li avete salvati voi, ve li tenete voi. Da far invidia a Ponzio Pilato. E in barba al fatto che si trovassero nell’area Sar dell’isola, di competenza maltese.

A quel punto, la Diciotti ha fatto rotta verso Catania. Certo, quegli extracomunitari potevano finire a mollo a causa della negligenza di Malta, ma i magistrati non metteranno mai sotto accusa l’isoletta di Muscat. Perché, per i magistrati, Matteo Salvini è preda molto più ambita. È infatti notizia di sabato scorso che il procuratore capo Luigi Patronaggio, accompagnato dal procuratore aggiunto Salvatore Vella, si è recato a Roma per ascoltare i dirigenti del servizio Libertà civili del Viminale e alcuni funzionari della Guardia costiera. Il tutto dopo aver aperto un fascicolo per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio a carico del Ministro dell’Interno, reo di aver impedito lo sbarco degli immigrati dal pattugliatore Diciotti. Fascicolo aperto evidentemente non sulla

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LA LINGUA SALVATA

L’importanza di essere visionario

Edorado Lombardi Vallauri – 19 giugno 2018

Quesito: 

Molti lettori ci chiedono se sia lecito adoperare il termine visionario nel senso positivo che va sempre più diffondendosi, e che sembra più caratteristico dell’inglese visionary; si domandano anche a che cosa si debba questo cambiamento nella connotazione della parola.

Rilevano i nostri lettori che l’uso prevalente di visionario (che è sia nome sia aggettivo) conosceva fino a poco tempo fa in italiano delleconnotazioni essenzialmente negative, legate all’idea che avere delle visioni significasse soprattutto ingannarsi, vedere ciò che non c’è, essere poco padroni di sé. Una ricognizione sugli autori letterari raccolti nella BIZ conferma questa opinione. Per darne un’idea offriamo alcuni esempi. Si veda questo passo della Lettera 462 a Francesco Puccinotti (1826), in cui Giacomo Leopardi critica un altro colosso dell’epoca sua (il corsivo è nostro):

Le Memorie del Goethe hanno molte cose nuove e proprie, come tutte le

 

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http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/limportanza-essere-visionario

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Anziché dei migranti, perché il Papa non parla dei pedofili?

Scritto il 04/9/

Il documento di accusa di monsignor Viganò a Papa Francesco è durissimo, ma ancora non ha trovato nessuna risposta da parte del Vaticano, nonostante dagli Usa giungano le conferme alle accuse, anche se non giungono a livello massimo del Papa. Si tratta di un caso unico in cui questi report, assolutamente riservati, sono stati invece inviati alla stampa, ma ciò che contiene è effettivamente esplosivo. Il fatto è che Viganò muove delle accuse precise, chiare, ad un Papa che, avvisato dal 2013 dei casi di abusi sessuali nella diocesi di Washington e in tutti gli Usa, non ha agito per reprimere gli eventi il tutto sotto la spinta di una lobby omosessuale potentissima in Parlamento. Le accuse sono enormi, e immaginiamo la difficoltà di Viganò, 77 anni, nunzio, quindi abituato a portarsi i segreti nella tomba, a portare questo tema in

 

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SCIENZE TECNOLOGIE

L’allevamento degli animali responsabile dell’80% della produzione di gas serra

di Giacomo Toffol e Laura Reali Gruppo ACP Pediatri per un Mondo Possibile 06-09-2018

 

Le moderne abitudini alimentari stanno avendo un impatto negativo sempre più forte non solo sulla salute delle persone ma anche sulla sostenibilità ambientale. Giacomo Toffol e Laura Reali, dell’Associazione Culturale Pediatri, ci accompagnano in una interessante e documentata riflessione.

 

Agricoltura e produzione di cibo sono globalmente responsabili del rilascio di più del 25% dei gas ad effetto serra, di un importante inquinamento delle acque dolci, e dell’utilizzo di circa la metà della superficie terrestre libera dal ghiaccio [1]. Quasi l’80% della produzione di gas serra in questo ambito è legato all’allevamento degli animali [2].

Sebbene il tipo di alimentazione abituale differisca tra i vari paesi per una varietà di ragioni culturali, climatiche e storiche, esso si è modificato complessivamente negli ultimi 50 anni in concomitanza con l’aumento dei redditi medi e della globalizzazione. Nei paesi ad alto reddito ed in quelli emergenti questi cambiamenti hanno comportato un incremento del consumo di carne e di proteine prevalentemente di origine animale, di calorie globali e di calorie “vuote”, come vengono definite le calorie fornite da grassi e zuccheri raffinati, alcool ed oli. Delle stime complessive permettono di affermare che, anche tenendo conto della quantità di alimenti che viene sprecata e non consumata, nelle nazioni ad elevato reddito vi sia un consumo calorico medio che eccede giornalmente di circa 500 calorie pro capite la necessità nutrizionale.

Basandoci sulle proiezioni di incremento del reddito e dell’urbanizzazione dei paesi in via di sviluppo, si può stimare che nel 2050 si arriverà ad un ulteriore incremento medio del consumo di calorie totali del 15% e di proteine totali dell’11%, con un ulteriore shift della composizione alimentare che porterà all’assunzione del 61% in più di calorie vuote, del 18% in meno di porzioni di

 

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