NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 27 GENNAIO 2020

https://www.maurizioblondet.it/cocainomani-di-massa-vi-detesto/

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 27 GENNAIO 2020

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Una volpe, guardando la sua ombra al sorgere del sole disse:

“Oggi a pranzo mangerò un cammello”.

E trascorse l’intera mattinata alla ricerca di un cammello.

Ma a mezzogiorno vide nuovamente la sua ombra e disse:

“Un topo mi basterà”

KHALIL GIBRAN, Il folle, SE,1988, Pag. 35

 

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Tutti i numeri dell’anno 2018 e 2019 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com

 

 Precisazioni

 

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La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.

 

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SOMMARIO

 

Epidemie ad orologeria: per seminare caos e guerra civile mondiale  

 

COCAINOMANI DI MASSA, VI DETESTO

  

LA PIU’ GRANDE FAKE MAI RACCONTATA

Coronavirus: riecco l’ennesima, perfetta epidemia di panico

“Ho visto cose che voi umani…” 

 

Bibbiano, altri orrori: psicologi vestiti da lupi

 

Usa e Israele ricattano l’Italia, pavida e disonesta con l’Iran

Voglia di guerra civile

Proseguono le provocazioni di Washington

La grande marcia in Iraq per chiedere la fine dell’occupazione USA

 

L’uccisione di Soleimani in un interludio torbido

 

In principio era il corpo: viaggio nei Miti della Creazione

 

De Benoist: il liberalismo dei diritti è nemico dell’umanità

 

Dimesso un Sodano se ne fa un altro, ecco chi è il vice-decano del Collegio cardinalizio scelto dal Papa

 

Della Luna: addio politica, video e web ci hanno disabilitati

 

Il nostro prossimo hard disk? È il DNA

 

La “leva di Wallerstein”

 

Stupore, vergogna e incredulità: l’arrivo dei soldati che liberarono Auschwitz, 75 anni fa

 

Un po’ di storia recente per gli ignari

 

 

 

 

EDITORIALE

Epidemie ad orologeria: per seminare caos e guerra civile mondiale

Manlio Lo Presti – 25 gennaio 2020

Perché sbandierare con gran clamore e con martellamento mediatico da giorni l’epidemia del c d. Corona virus in Cina?
Riflettiamo sulle conseguenze geopolitiche:

1) perché si danneggia commercialmente la Cina e di riflesso l’Italia;
2) perché è un colpo contro la diffusione del protocollo 5G che ha messo in difficoltà gli USA e Israele;
3) potrebbe provocare un tentativo di rallentamento dell’espansione cinese in Africa;
3) è una manna per le farmaceutiche che hanno in cantiere la vendita di presunti vaccini con scarso tempo di sperimentazione, con incassi in miliardi di dollari;
4) è un altro modo per protrarre il caos in occidente sottoponendolo ad una lunga GUERRA CIVILE A BASSA INTENSITÀ.

Gli scienziati della sovversione, reclutati da centri di ricerca, università private, servizi segreti, hanno fatto centro ancora una volta!!!!

https://www.facebook.com/manlio.presti?__tn__=%2CdC-R-R&eid=ARAJLJV7uYDxxnTigRn8CtugSvdGH2mUfTfTVYCsSKL8fujfvGs2r-68ZlDAAWj34ut79V3aSflkSks-&hc_ref=ARQzyFtQGKDpuuRLo-mXe7sDdEdydn2jQhIleAXR0O7GWGtgiJeuaNIDXPCa-POjMdk&fref=nf

 

 

 

 

IN EVIDENZA

COCAINOMANI DI MASSA, VI DETESTO

Maurizio Blondet  25 Gennaio 2020

“Roma blitz antidroga, preso il pusher a domicilio h24”,

Notzia del 24 gennaio. In cui si spiegava che i Carabinieri avevano scoperto  e smantellato “ un’importante piazza di spaccio, capeggiata da un soggetto di origine calabrese, ma residente a Roma da diversi anni   –  nipote di un personaggio di spicco della ‘ndrina Aquino di Marina di Gioiosa Ionica – organizzata in turni di lavoro con vedette, e capace di assicurare la fornitura della cocaina  24 ore  su 24,   grazie alla continua presenza di pusher che, previo contatto telefonico, assicuravano la consegna della droga”.  I pusher stavano di guardia in appartamenti normali, pronti alla chiamata e allo spaccio che non ha bisogno più di avvenire all’aperto.

L’informazione aggiunge che “è la terza operazione antidroga a Roma in 10 giorni. …. dopo i 16 arresti al Trullo, Monteverde e Montespaccato della scorsa settimana e i 21 arresti a S. Basilio di lunedì scorso”..

Qualche riga spiritosa (con foto) era dedicata a domicilio del boss perquisito, dove campeggia il “ritratto di Scarface”, in realtà di Al Pacino nel film degli anni ’80.

Ma io non ce l’ho con lo  – e gli –  spacciatori arrestati in 10 giorni: ce l’ho con i loro clienti:  ossia con voi italiani “regolari” e “normali”   che gli danno, ai criminali, tanto e prospero “lavoro” .

Chi ktzo siete?  Quanti? Decine di migliaia, sicuramente anzi milioni.  Da  dove vi viene questa insaziabile voglia di coca 24 su 24, il bisogno della pronta consegna? Italiani normali che spendete milioni : guadagnati da voi?  Con la crisi recessiva  che ha ridotto i salari, e la disoccupazione giovanile permanente al 30%, come mai avete i milioni  da dissipare  e sprecare?

Voi siete complici diretti della malavita, ndrine e nigeriani e mafia..

 

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LA PIU’ GRANDE FAKE MAI RACCONTATA

Ripubblichiamo quest’articolo di un anno fa. I dati sono tutti validi oggi e le conclusioni sono di un’attualità imbarazzante

di Gilberto Trombetta, 19 gennaio 2019

6 milioni di italiani tra disoccupati e inattivi, 5 milioni in povertà assoluta, 10 in condizioni di povertà relativa.

Eppure, ci sono strade da rifare, ponti e gallerie da manutenere, metropolitane da costruire, reti autostradali e ferroviarie da ampliare. Scuole e Ospedali da abbattere e ricostruire, territori da mettere in sicurezza dal rischio idrogeologico e sismico.

Fabbriche da aprire, poli industriali da ricreare, distretti portuali da organizzare. E ancora le centrali per la produzione di energia pulita.

Sistemi educativi da ripensare. Trasformare questa fase storica di bassa natalità in un’occasione per ridisegnare completamente l’insegnamento riducendo drasticamente il rapporto tra insegnanti e numero di alunni per classe. Aumentando di molto il numero e il salario dei primi. Quasi una didattica personalizzata.

E poi gli investimenti nella ricerca. Eppure, il Paese sta lentamente morendo. Da diversi decenni ormai. Perché?

Una domanda e un’offerta che non riescono a incontrarsi, a diventare effettive. Perché?

Perché manca – ci ripetono da tanto, troppo tempo – il mezzo di comunicazione finanziario per mettere in connessione due bisogni reali, che non hanno scarsità del bene da scambiare, ma della valuta che regola questo scambio.

Perché “Mancano i soldi”, insomma.

Una delle più grandi balle che siano mai state raccontate. E quella forse con le conseguenze più gravi sulla vita di milioni di essere umani.

La BCE negli ultimi anni, solo per l’acquisto dei titoli pubblici, ha creato dal nulla 2,15 trilioni di euro. Due virgola quindici trilioni di euro. Dal nulla. Non estratti dalle miniere o dalle nostre tasse. Tanto meno dai soldi dei pensionati norvegesi.

Non mancano mattoni, ferro, cemento, materie da lavorare, da trasformare che giustifichino tutti i poveri e i disoccupati. Che giustifichino tutta questa disperazione.

Si tratta solo di un modello economico fondato sulla scarsità, sulla privazione, dal lato della domanda. E sullo spreco dal lato dell’offerta.
Eppure alla bugia, alla falsa credenza della scarsità di denaro hanno, nel tempo, risposto in tanti.

Come Keynes, che in un’intervista alla BBC radio del 1942 all’intervistatore che

 

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Coronavirus: riecco l’ennesima, perfetta epidemia di panico

Scritto il 26/1/20

 

Volevo spendere due parole sulla dissonanza cognitiva che circonda le notizie sulla nuova “epidemia” di coronavirus, ovvero del fatto che siamo tutti terrorizzati da un’epidemia senza che nessuno dei numeri diffusi parlino dell’epidemia. Possiamo fare due ipotesi: la prima è che i numeri diffusi dal governo cinese siano veritieri. La seconda è che il governo cinese stia nascondendo i fatti e i numeri siano ancora peggiori. Partiamo dalla prima ipotesi. Se questo è vero, sappiamo che in un paese che ha un miliardo e mezzo di abitanti ci sono 1360 malati, di cui 41 sono morti, quasi tutti anziani e malati. Ora, onestamente, visti i numeri in gioco questa non solo non è un’epidemia, è l’effetto di un giorno lievemente più freddo del solito, nel quale muoiono di polmonite degli anziani. Stiamo parlando di un numero di contagiati che sta nel raggio di un milionesimo della popolazione cinese, e un numero di morti che sta nell’ordine di mezzo decimilionesimo. Allora si dirà che si tratta delle caratteristiche del virus a preoccupare. Bene. Ma il problema è che le caratteristiche del virus sono note da dicembre, e a tutt’oggi è quasi ignoto il vettore che lo porta all’uomo.

Se fossero gli uccelli, come la Sars, allora esisterebbe la possibilità che arrivi in volo. Se invece sono i visoni, le probabilità di una diffusione mediante un vettore sono, come dire, “relativamente basse”. è necessario che qualcuno entri in contatto con un cinese infetto. Cioè col milionesimo giusto della popolazione. In queste condizioni, direi che non

 

Continua qui: https://www.libreidee.org/2020/01/coronavirus-riecco-lennesima-perfetta-epidemia-di-panico/

 

 

 

 

 

 

“Ho visto cose che voi umani…”

Lisa Stanton 25 01 2020

 

Vediamo i fatti: Nell’agosto 2014 l’ambasciatore francese in Cina annuncia al mondo che Cina e Francia stanno costruendo un laboratorio di biosicurezza in Wuham per ricerca di base su virus infettivi, inclusa l’Ebola.

Il coronavirus viene brevettato nel 2015, numerose indiscrezioni sussurrano che il virus sia nato in un laboratorio di ricerca di armi chimiche.

Completata la costruzione del biolab franco-cinese di Wuhan, nell’ottobre 2019 viene simulata un’epidemia di coronavirus con 65 milioni di morti.

Intanto, ad agosto si scopre che due scienziati cinesini multipremiati in Canada che lavoravano in un laboratorio livello 4, spedivano di soppiatto alcuni campioni di Ebola e di altri virus ai laboratori in Cina. Vengono allontanati dal paese.

Qualche giorno fa scoppia un’epidemia di coronavirus a Wuhan e le autorità usano disinfestanti per le strade nel tentativo di circoscrivere il virus ma non funziona. Gli ultimi dati, in continuo aumento, del Virus respiratorio nCoV parlano di un numero dii infetti superiore ai 2000 e di una curva di crescita che non accenna a ridurre la sua pendenza, 25 casi fuori dalla Cina, e 5 nella città semiautonoma di Hong Kong. Nessuna novità da parte dell’OMS.

Il fatto che a Wuhan operi un solo bio-lab di massima sicurezza scatena ipotesi fanta-horror.

Lo stesso giorno dell’allarme, le azioni di Novavax (una multinazionale francese nota per i suoi vaccini sperimentali) salgono del 60%. Si scopre che l’azienda farmaceutica ha investito fondi e ricercatori in Cina per la scoperta di un vaccino sperimentale efficace. Punto.

Aggiornamenti in corso, attendere prego…

 

https://www.facebook.com/100000248554468/posts/2943204575697799/

 

 

 

 

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Bibbiano, altri orrori: psicologi vestiti da lupi

I pm chiudono le indagini: illeciti noti al sindaco Pd, danni da 200mila euro

Redazione – Mer, 15/01/2020

 

Il sindaco dem di Bibbiano Andrea Carletti non andava sottoposto agli arresti domiciliari, lo ha confermato la Cassazione.

Ma non vuol dire che sia uscito senza conseguenze dalla storiaccia degli affidi illeciti.

Proprio mentre usciva la motivazione con cui la Suprema corte confermava che no, non c’erano gli estremi per limitare la libertà del primo cittadino dem ecco che la mazzata arrivava dalla procura di Bologna: indagini chiuse e avvisi ai 26 indagati. E tra i 26 indagati è rimasto anche il sindaco Carletti, per il quale sicuramente sarà chiesto il giudizio, visto che la notifica degli avvisi di chiusura indagini è l’atto propedeutico alla richiesta della procura. In tutto i carabinieri di Reggio Emilia hanno notificato 26 avvisi di conclusione delle indagini, mentre i capi d’imputazione elencati nell’atto sono 108. Confermate, a vario titolo, tutte le ipotesi accusatorie. Dalle carte emergono altri particolari inquietanti: pacchi con regali per bambini allontanati dalle famiglie mai consegnati dagli operatori, un danno erariale che la Procura stima in 200mila euro per aver affidato al centro studi Hansel e Gretel il sistema degli affidi senza bando, con lo psicoterapeuta Claudio Foti che per i pm avrebbe costretto una minore «a sedute serrate, attraverso modalità suggestive e suggerenti, con la voluta formulazione di domande sul tema dell’abuso sessuale e ingenerando in tal modo in capo alla minore il convincimento di essere stata abusata sessualmente dal padre e dal socio» e altri dettagli choc come

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Usa e Israele ricattano l’Italia, pavida e disonesta con l’Iran

Scritto il 25/1/20

 

Dilaga la disonestà intellettuale. Per avventura ho partecipato a una trasmissione televisiva dove un invitato e la conduttrice non sapevano niente di Iran e delle sanzioni imposte dagli Usa alla Repubblica islamica, distorcendo i fatti e la realtà. In onda si perde tempo a correggere errori marchiani di gente che per ignoranza o evidenti motivi ideologici – demonizzare l’Iran e sostenere Usa e Israele – non sa neppure la sequenza degli eventi. È la propaganda del nostro regime mediatico, asservito a Washington e a Israele, sostenuto dai cosiddetti sovranisti con la complicità di una sinistra ufficiale inesistente. Soprattutto adesso che l’Europa – con Gran BretagnaFrancia e Germania – contesta agli iraniani la violazione dell’accordo sul nucleare del 2015 in seguito alla ripresa dell’arricchimento dell’uranio che è seguita all’uccisione da parte di Trump del generale Qassem Soleimani. Riepiloghiamo i fatti. L’accordo, un trattato internazionale supervisionato dall’Onu, entra in vigore alla fine del 2015 e con molte difficoltà l’Iran rientra nel circuito degli scambi internazionali. In realtà neppure con Obama era facile: le banche occidentali erano costantemente bersaglio del Tesoro americano se aprivano linee di credito con Teheran.

L’Italia che aveva 30 miliardi di euro di commesse con l’Iran dovette rinegoziare con il governo iraniano arrivando a un accordo per una linea di credito da 5 miliardi di euro, che doveva coprire le nostre esportazioni. Il governo Gentiloni aspettò la vigilia delle elezioni nel 2018 e non fece mai il decreto attuativo perché messo sotto pressione di Usa e Israele. Così abbiamo perso altri soldi e posti di lavoro. Nel 2018 Trump straccia l’accordo sul nucleare ma per un anno l’Iran non vìola nessuna delle regole del trattato e non arricchisce l’uranio. Il governo del moderato Hassan Rohani, tenendo a freno i falchi del regime, aspettava che l’Europa mettesse a punto un sistema, definito Instex, per l’aggiramento delle sanzioni. A questo sistema, voluto da Gran BretagnaFrancia e Germania, aderiscono oggi sei nazioni europee ma l’Italia non vi partecipa ancora. Ufficialmente perché lo sta studiando, in realtà in quanto ha subito nuove pressioni americane e israeliane, anche da parte dei sovranisti della Lega che al governo con i Cinquestelle sostenevano soprattutto Israele e non gli interessi nazionali. I Cinquestelle, prima ancora della rottura con la Lega, hanno adottato le stesse posizioni con Conte e Di Maio nonostante una parte del movimento fosse contrario.

Il sistema Instex comunque non ha ancora funzionato e il governo iraniano si è così trovato strangolato da continue sanzioni: ecco perché Teheran, sotto attacco di Trump, ha ripreso l’arricchimento dell’uranio. Il presidente americano continua falsamente a dire di essere pronto a negoziare una nuova intesa con Teheran che comprenda anche i missili balistici, non solo il nucleare. Ma invece di incoraggiare il negoziato prima fa assassinare il vero numero 2 del regime poi impone altre sanzioni giugulatorie. Trump non vuole negoziare con Teheran ma strangolarla, e spingere se possibile verso un cambio di regime sfruttando le piazze e le laceranti divisioni interne. Senza naturalmente sapere bene chi mettere al posto degli ayatollah, magari aprendo altre voragini

 

Continua qui: https://www.libreidee.org/2020/01/usa-e-israele-ricattano-litalia-pavida-e-disonesta-con-liran/

 

 

 

 

 

 

 

Voglia di guerra civile

Maurizio Blondet  26 Gennaio 2020

Amici mi dicono: “Adesso cambia tutto…”.   Vorrei risparmiare le ore piccole di “maratonementana” –  la terribile chiacchiera  che sfianca  le già poche energie italiote.

Anche una vittoria in Emilia e Romagna, il governo non cadrà: fino al 2023. Devono eleggere il “loro” capo dello Stato.

Glielo ha chiesto l’Europa.

 

SE LA LEGA CONQUISTA L’EMILIA. LA TESI DI CONTE: IL GOVERNO SARA’ ANCORA PIU’ BLINDATO.  É un programma concordato anche internazionalmente.

“Le elezioni sono sempre state un ostacolo alla Nostra democrazia” (commento acuto).

https://mobile.twitter.com/minveritas/status/1221436370939453440

 

Da una parte mi stupisco di tanta ingenuità da parte di amici che speravo realisti. Dall’altra, noto dall’altra parte una rabbia e odio, che sta configurando una voglia di guerra civile.

Sono indizi da non sottovalutare

La tempesta d’odio che   la parte sinistra ha vomitato contro il calciatore Mihailovic che aveva appena rivelato di essere malato di leucemia, e prima era stato circondato d’affetto. Ora:  “speriamo muoia entro domenica”. “a volte uno le disgrazie se le merita”. “Sosterrà Salvini, con un tumore già ci convive” …

Ciò che colpisce qui è, oltre la volontà di morte augurata senza inibizione, da parte di un gruppo che ha sempre accusato l’altro di aggressività verbale  illecita,  di  voler  lottare contro    “odio” e preteso in tutte le piazze televisive  che  Salvini deve cessare  il linguaggio  “violento”, con l’esortazione “restiamo umani”..

Ciò significa che gli auguri di morte  a Mihailovic  hanno

 

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CONFLITTI GEOPOLITICI

Proseguono le provocazioni di Washington. Le forze statunitensi impediscono ai militari russi di entrare in importanti città nel nord-est della Siria

Le forze armate statunitensi hanno nuovamente impedito ai militari russi di accedere a una parte dell’autostrada internazionale (M-4) che conduce alla città imperativa di Tal Tamr

In una foto pubblicata da Rojava Network, una pattuglia militare russa può essere vista bloccata a Tal Tamr dalle forze armate statunitensi.

Questa è la terza volta che le forze armate statunitensi nell’ultima settimana hanno bloccato l’esercito russo all’entrata di Tal Tamr.

Oltre a bloccare i militari russi a Tal Tamr, le forze armate statunitensi hanno

 

Continua qui:

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-proseguono_le_provocazioni_di_washington_le_forze_statunitensi_impediscono_ai_militari_russi_di_entrare_in_importanti_citt_nel_nordest_della_siria/82_32779/

 

 

 

 

La grande marcia in Iraq per chiedere la fine dell’occupazione USA. In Italia censurata, nel resto del mondo sminuita

 

La grande marcia in Iraq per chiedere la fine dell’occupazione statunitense, dove ha partecipato almeno un milione di persone, mentre nei media italiani è stata quasi ignorata, nel resto del mondo è stata sminuita o, ancora peggio, è stato attribuito un carattere settario

25 gennaio 2020

 

Ieri a Baghdad almeno un milione di persone ha partecipato ad una grande marcia per chiedere la fine dell’occupazione statunitense nel paese arabo in seguito all’uccisione del generale Soleimani. In Italia, i nostri media gli hanno dedicato pochissimo spazio, mentre nel resto del mondo come vedremo dal video di HispanTV, hanno presentato immagini volte a sminuire la grande partecipazione alla manifestazione. In alcuni casi si è voluto sottolineare il carattere settario della marcia, presentandola come un raduno degli sciiti.

L’agenzia britannica Reuters sul suo account Twitter ha pubblicato un tweet con questo messaggio: “No, No all’America: MIGLIAIA di iracheni marciano contro la presenza militare americana”. La pubblicazione

 

Continua qui:

 

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-video_la_grande_marcia_in_iraq_per_chiedere_la_fine_delloccupazione_usa_in_italia_censurata_nel_resto_del_mondo_sminuita/82_32777/

 

 

 

 

 

 

 

L’uccisione di Soleimani in un interludio torbido

di Michele Castaldo

L’uccisione di Soleimani, il generale iraniano comandante delle forze al-Quds (il corpo d’èlite della Guardia Rivoluzionaria Islamica) da parte degli Usa è il segno di un’accelerazione della crisi generale che investe il modo di produzione capitalistico in una fase cruciale.

La storia dell’uomo è caratterizzata dal principio di Hobbes: homo homini lupus, cioè l’uomo è un lupo nei confronti di un altro uomo, non riesce, perciò, in alcun modo a vedere in un altro uomo un proprio simile, nel suo simile, dunque non cerca di stabilire con lui un rapporto di armonia, ma di aggressione e di concorrenza, cioè cerca di prevalere. Seguendo questo principio l’uomo è arrivato

a sviluppare un moto-modo di produzione che dopo una straordinaria ascesa si avvia al suo declino, perché non riesce più a sviluppare lo stesso valore di un tempo e nella folle corsa per tenersi in vita semina morte e distruzione.

I fatti di questi giorni sono la conseguenza meccanica degli ultimi 40 anni, ovvero dalla rivoluzione antimperialista in Iran del 1979, che rischiò di incendiare tutto il Medio Oriente, coinvolgendo centinaia di milioni di esseri umani. Ma proprio l’homo lupus – in quel caso yankee – spinse Saddam Hussein a uno scontro armato contro l’Iran per evitare che si estendesse la rivoluzione islamica e che si rafforzasse una nazione e uno stato di un paese ricco di petrolio e di altre importanti materie prime. Dopo 8 lunghi anni di guerra e un milione di morti, Saddam Hussein pensò bene di passare all’incasso per aver agito anche pro domo sua, pretendendo di gestire il prezzo del petrolio e al rifiuto della Casa Bianca e di tutti gli altri paesi occidentali, invase il paese fantoccio del Kuwait, per cui tutto il mondo occidentale intese dare una dura lezione al “pazzo” che aveva osato sfidare il mondo “civile”.

A più riprese l’Occidente, al seguito degli Usa, tentò di disgregare e smantellare lo stato unitario dell’Iraq imponendo uomini fidati, mezzi militari e soldati per controllare il commercio dell’oro nero; altrimenti detto: per continuare la rapina imperialistica.

Certi storici e analisti hanno la memoria corta, la stessa memoria che ha il capitale, capace di “ragionare” sulla distanza dello spazio temporale del proprio naso. Mentre per certi marxisti la storia si ripete sempre uguale a sé stessa. Basterebbe solo osservare i fatti, notare cioè la differenza tra l’azione delle masse diseredate in più continenti che esultarono quando Saddam Hussein annesse il Kuwait all’Iraq, sfidando così l’Occidente, mentre l’uccisione di Soleimani ha suscitato un imponente sdegno ma solo in Iran. Come mai, perché? Ecco, basterebbe solo rispondere a questi interrogativi per capire che siamo entrati in un’epoca diversa da quella degli anni ’60 e ’80 del secolo scorso e il ruolo che giocano certi paesi, come l’Iran, per non parlare di Cina, India, Russia, Brasile e via di questo passo è diverso di quello di allora. Diverso perché il modo di produzione capitalistico ha fatto dei passi in avanti nel suo insieme contribuendo ad arricchire di quantità e qualità l’insieme dei mezzi di produzione, di conseguenza ha aumentato in modo parossistico la concorrenza sia dei mezzi di produzione che delle merci, compresa la merce operaia e di riflesso impoverendo oltremodo masse sterminate fra le nuove generazioni in modo particolare nei paesi di giovane capitalismo. Insomma, un quadro cupo dal futuro nero.

Come si colloca l’uccisione del generale Soleimani in questo quadro? Nella necessità da parte degli Usa di frenare la crescita esponenziale che ha avuto e sta avendo l’Iran, nonostante tutte le difficoltà provocate dagli embarghi. La sua sete revanscista tanto nei confronti degli stati imperialisti come gli Usa quanto nei confronti dei paesi dell’area mediorientale ricchi delle sue stesse risorse energetiche, rappresenta un forte elemento di disturbo in modo particolare con l’avanzare della crisi, perché in gioco c’è sempre il petrolio, il suo prezzo, il suo trasporto, il suo commercio, la sua lavorazione. È del tutto evidente che i paesi di giovane capitalismo per poter conquistare quote di mercato lo devono fare a spese delle masse proletarie e diseredate, alimentando illusioni nel ceto medio che non potranno soddisfare. Sicché si compone una miscela esplosiva contro la corruzione interna dei propri governanti, costretti ad applicare le ricette che impone il Fondo Monetario Internazionale e contro l’arricchimento di una parte della società estromettendo la gran parte di essa. Si spiegano così le mobilitazioni dell’ultimo periodo in molti paesi del Medio Oriente e del Sud America.

Soleimani era il comandante di un esercito di uno stato e di una nazione di 80 milioni di abitanti, che in nome della fazione sciita dell’Islam cercava di sviluppare un potere capitalistico nell’area calpestando il principio della sovranità di altre nazioni. Finendo col passare da vittima a carnefice dei propri simili. Di uno stato e di una nazione che

 

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CULTURA

In principio era il corpo: viaggio nei Miti della Creazione

Scritto il 13/9/10

 

Chi siamo? Da dove veniamo? La stessa domanda rimbalza nel tempo, attraverso migliaia di anni. Le civiltà hanno trasformato la terra, ma qualcosa è rimasto perfettamente intatto: il corpo umano, primitivo strumento di carne e sangue, alfabeto gestuale di tutti i Miti della Creazione attraverso cui i nostri antenati hanno tentato di rispondere all’eterno quesito dell’origine. L’uomo? Modellato da Con Tiqui davanti a grandi caverne, secondo il mito Inca. O addirittura espulso dal corpo di Mbombo, il gigante bianco dei Bantu africani, che «un giorno sentì un fortissimo dolore allo stomaco e vomitò il sole, la luna e le stelle». Cosmogonia e creazione, mitologie dai continenti: dilatazioni poetiche per tentare, forse, di recuperare il senso di quello che siamo.

Stephania Fiorentino, diplomata alla Performing Arts University di Torino, scuola specializzata in teatro fisico sotto la guida di Philip Radice, ne fa una questione strettamente antropologica: il teatro come medium inossidabile di saperi ancestrali, sedimentati nell’identico gesto originario ripetuto per “spiegare” la nascita del mondo e dell’uomo sulla terra. «In un mondo che corre freneticamente avanti, si fa sempre più determinante la necessità di volgere lo sguardo anche indietro, al passato», spiega Stephania, che dirige a Torino uno straordinario stage di teatro corporeo. Obiettivo: «Ricercare le proprie origini e il proprio senso di appartenenza alla “comunità umana”, ormai così individualista, partendo proprio dall’indagine sui Miti della Creazione».

Miti fondativi che, ad ogni latitudine, rappresentarono probabilmente la prima forma di racconto che rispondesse ad alcune delle principali domande che da sempre l’uomo, non appena ebbe sviluppato un’autocoscienza, si è posto: da dove proveniamo, che cosa siamo esattamente. Domande, spiega il maestro Jacques Locoq, che ogni bambino riproduce non appena si affaccia sulla vita: «Il bambino mima il mondo per riconoscerlo e così si prepara a viverci. Il teatro è un gioco che continua questo avvenimento». Se il teatro è il medium, il corpo è il suo strumento immutabile nei millenni: «I Miti della Creazione nascono da antiche tradizioni orali e il corpo che l’uomo usava allora per esprimerli è lo stesso dell’uomo moderno».

Un’implicazione affascinante: nonostante la storia della terra, l’essenza dell’uomo non è cambiata e le domande a cui cerca di dare una risposta (attraverso la dimensione teatrale, per esempio) sono in fondo sempre le stesse. Un linguaggio antichissimo e attuale, fisico e materico, corporeo. Denso come l’impasto di mais con il quale “Cuore del cielo” plasmò gli esseri umani nel mito Maya, o il “mare di luce” che illuminò la grande notte della prateria Apache. «Il movimento, l’azione

 

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ECONOMIA

De Benoist: il liberalismo dei diritti è nemico dell’umanità

Scritto il 08/12/19

 

«Femminicidi e disoccupazione giovanile di massa: cosa unisce queste due patologie sociali? C’è una causa che congiunge il matrimonio omosessuale e i confini spalancati alle immigrazioni di massa, i diritti gay con la denatalità e la delocalizzazione dei lavori in Asia? Il suicidio assistito con l’austerità imposta e l’iniquità sociale senza precedenti nella storia, e che nessuno si cura di rettificare?». Per quanto sembri incredibile, scrive il cattolico tradizionalista Maurizio Blondet, questi fenomeni apparentemente disparati hanno una sola causa: il liberalismo. Blondet non usa la parola “liberismo”, né la parolaccia “neoliberismo”: punta il dito proprio contro il liberalismo, da cui – secondo i libri di storia – è nato l’istituto della democrazia. In realtà, Blondet si riferisce all’ultimo saggio di Alain de Benoist, “Critica al liberalismo”, edito da Arianna. L’anziano giornalista, spesso acuto osservatore dell’attualità italiana e internazionale, lo definisce «testo capitale e arma intellettuale necessaria per la polemica filosofica e politica al totalitarismo vigente». Avvertenza: il liberalismo «non va confuso con la teoria economica, promotrice della libera concorrenza». Per de Benoist, pensatore e politologo della “Nouvelle Droite” francese, il liberalismo è innanzitutto «un’ideologia basata su un errore antropologico», ossia su un fatale equivoco sulla natura dell’uomo.

Alla sua base – traduce Blondet, sul suo blog – c’è l’individualismo, inteso nel modo più radicale: «L’idea che esistono solo gli individui, che sono primari rispetto alla comunità», la quale «non è che somma di individui-atomi», che alla società «non devono niente». Secondo de Benoist, il liberalismo non è (come pretende essere) l’ideologia della libertà, ma «l’ideologia che mette la libertà al servizio del solo individuo, affrancato da ogni appartenenza», e trasformato essenialmente in consumatore. Questa teoria sostiene che l’uomo è anzitutto «quello che ha liberamente scelto di essere, interamente padrone di sé e delle sue scelte, a partire non da qualcosa che già c’è, ma a partire dal niente». In questo, Blondet ravvisa le tracce ideologiche della “sinistra fucsia” messa alla frusta da Diego Fusaro, fondatore di Vox Italia. Blondet evoca un «partito radicale di massa, imperante totalitariamente». E spiega: il guaio, secondo lui, è «l’idea che la libertà sia “il diritto di avere diritti”, che “lo Stato esiste solo per soddisfare i desideri individuali, subito elevati a diritti”». E’ la mentalità diffusa nell’uomo comune odierno, «che si sente “liberato” dai “tabù”, e si fa

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PANORAMA INTERNAZIONALE

Dimesso un Sodano se ne fa un altro, ecco chi è il vice-decano del Collegio cardinalizio scelto dal Papa

I LEGIONARI DI CRISTO E IL DOSSIER VIGANÒ

Francesco Lepore – 27 gennaio 2020

 

Dopo le nuove disposizioni volute da Francesco, è arrivata l’elezione di Leonardo Sandri da parte dei 12 cardinali dell’ordine dei vescovi. Un ruolo chiave: in caso di nuovo conclave, sarà lui, di fatto, a guidarlo. Ma ci sono diverse ombre nel suo passato

«Spero che scelgano qualcuno che si occupi a tempo pieno di questa carica tanto importante». Le parole pronunciate da Papa Francesco il 21 dicembre, nell’annunciare le dimissioni di Angelo Sodano da decano del Collegio cardinalizio e la riduzione dell’incarico da mandato a vita a quinquennale, hanno avuto la loro realizzazione meno di un mese dopo.

Il 18 gennaio, infatti, i porporati dell’ordine dei vescovi hanno eletto l’85enne Giovanni Battista Re che, titolare della Chiesa suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto, ha assunto anche il titolo di quella di Ostia secondo quanto disposto nel 1150 da Eugenio III.

Al posto di Re, che fino ad allora è stato vice-decano del Collegio cardinalizio, è stato eletto, il 24 gennaio, il 76enne Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. La notizia delle due elezioni è stata ufficialmente data il 25 gennaio dopo la conferma da parte di papa Francesco.

Una scelta, quella fatta dai 12 cardinali dell’ordine dei vescovi, che ha puntato su due wojtyliani, entrambi provenienti dal corpo diplomatico e dall’esperienza di sostituti della Segreteria di Stato, eppure nettamente distanti tra di loro.

Il camuno Re, segretario particolare di Benelli sotto Paolo VI, è Sostituto dal

 

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POLITICA

Della Luna: addio politica, video e web ci hanno disabilitati

Scritto il 22/1/20

 

In principio era la fiducia: la fiducia nel progresso, nella giustizia, nella democrazia, nella società liberale aperta, nel benessere garantito, nella crescita illimitata. «Col benessere venne la società huxleyana, del piacere, del divertimento, del consumismo, della droga popolare, dei diritti inflazionati, del rilassamento, in cui si assopirono la coscienza di classe, la vigilanza razionale, la partecipazione attiva, perché si evitava tutto ciò che non diverte e che responsabilizza, rendendo così superfluo il controllo dell’informazione». Avanti così, fino a quando le masse non persero la loro rilevanza economica, quindi il loro potere di contrattazione: Marco Della Luna lo spiega nel suo “Oligarchia per popoli superflui”, rieditato nel 2018 da Aurora Boreale. Le minoranze «leggenti e pensanti», secondo Della Luna, persero anche «la capacità psichica di essere un soggetto politico pro-attivo». Allora, il “sogno huxleyano” basato «sulle gratificazioni rimbecillenti che creano consenso sociale» ha iniziato a offuscarsi e trasformarsi in incubo orwelliano, «basato sulla paura e sulla rabbia che fanno accettare tutto». La trasformazione «è iniziata con le grandi angosce lanciate dai media su terrorismo globale, disastri finanziari, crolli economici, sovraindebitamenti e crisi climatiche, esaurimento delle risorse, precarietà irreversibile».

Questa crisi, prosegue Della Luna sul suo blog, è passata per le grandi privatizzazioni, le cessioni di sovranità statale e l’imposizione del pensiero unico, fino ad arrivare alla società tecno-controllata e tecno-macellata (cominciando con la Grecia) da un’oligarchia globale che sta dietro a primedonne come Angela Merkel e Ursula von der Leyen, Christine Lagarde e Hillary Clinton, senza trascurare Emmanuel Macron. «Un’oligarchia che mostra esattamente i tratti psicologici e comportamentali dei signori della villa nel film “Salò, o le centoventi giornate di Sodoma”, ultima opera di Pier Paolo Pasolini». In quell’affresco spaventoso, l’autore «non descriveva le gesta trascorse di alcuni perversi gerarchi fascisti», ma di fatto «ci preavvertiva del tipo di sistema politico a cui eravamo portati e in cui adesso siamo arrivati». Studi sociologici e psicologici hanno messo a fuoco il progressivo scadimento delle facoltà psichiche prodotto dalla “fase huxleyana” anche sulla minoranza leggente-pensante, «ossia su quel 3 o 4%

 

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SCIENZE TECNOLOGIE

Il nostro prossimo hard disk? È il DNA (con cui cureremo anche le malattie neurodegenerative)

La tecnologia è ancora agli albori, ma permette di archiviare dati conservarli per millenni e recuperarli con una accuratezza del 90%. Intanto grazie al silenziamento genico è possibile immaginare di contrastare gli effetti dell’Alzheimer, della Sla e della malattia di Huntington

 

Alberto Forchielli e Michele Mengoli – 27 gennaio 2020

 

Volete sentirne una incredibile? Eccovi accontentati: il DNA è un mezzo molto promettente per la memorizzazione dei dati!

Siete ancora lì o siete svenuti?

 

Tutto ruota intorno a questo benedetto silenziamento genico che la Treccani definisce “un gruppo di fenomeni di inattivazione dell’espressione genica indotti da interazioni fra sequenze di DNA omologhe” e che in soldoni rientra sempre nell’ambizioso progetto di controllare il genoma umano, anche nella speranza di curare le malattie alla fonte.

Ci sono diversi modi per silenziare i geni e quello migliore dipende dalla situazione e dal risultato desiderato, compreso il CRISPR, che non è un giocatore di calcio della Repubblica Ceca ma l’editing del genoma attraverso un intervento di precisione che consente la correzione mirata di una sequenza di DNA, come abbiamo appena visto grazie alla proteina Cas9. Ma sul blog Crispermania possiamo leggere di più: “Per indirizzarla verso il bersaglio prescelto, la proteina Cas9 deve essere equipaggiata con una guida. Si tratta di una breve sequenza di RNA (complementare a quella del sito che si vuole tagliare sul DNA) e funziona come un sistema di posizionamento. Il complesso CRISPR è stato paragonato a un coltellino svizzero multifunzione, dotato di bussola per individuare il punto giusto, morsa per afferrare il DNA, cesoie per recidere. Una volta tagliato, il DNA viene aggiustato dai naturali meccanismi di riparazione della cellula”.

Vabbè, non ci abbiamo capito niente noi che siamo dei geniacci figaccioni, figuratevi voi! Ma fa niente, il principio è che ad Harvard – sotto la guida del super-genetista George Church – hanno utilizzato il CRISPR per archiviare l’immagine di una mano e l’animazione di un cavallo in movimento – come citazione del celeberrimo esperimento fotografico Human and Animal Locomotion di Eadweard Muybridge del 1878. Per poi recuperare l’immagine e la sequenza animata dal genoma con un’accuratezza del 90% (potete trovare i risultati completi sulla rivista Nature).

Pare addirittura che il DNA abbia una “conservabilità” pazzesca, sull’ordine di almeno centomila anni! Tanto che Microsoft, nei primi mesi del 2017, ha dichiarato di prevedere di incorporare un sistema di archiviazione di DNA in uno dei suoi data center entro la fine del 2020! L’archiviazione, come abbiamo visto, non è precisa al 100% ma già oggi è quanto meno rapida, almeno nel recupero dei dati. Ed è ovviamente agli albori per cose serie o addirittura “folli” come un utilizzo in ambito industriale. Ma la capacità di registrare i dati direttamente nel genoma di una cellula apre una serie di nuovi scenari pazzeschi, come, per esempio, quello di aiutarci a comprendere i processi di sviluppo che governano il modo in cui i neuroni si trasformano, nel tempo, in cellule specializzate oppure su come aiutano a tenere traccia dei neuroni che parlano tra loro. Ossia, parliamo di come funzioniamo, mica brustolini! Mentre nel futuro imprecisato tutto ciò potrà consentirci di avere delle “scatole nere” individuali da consultare in momenti chiave, memorie di calcolo aggiuntive oppure ancora, a livello medicale, registrare l’attività delle

 

Continua qui: https://www.linkiesta.it/it/article/2020/01/27/dna-cura-malattia-alzheimer/45195/

 

 

 

 

 

 

STORIA

La “leva di Wallerstein”

di Daniele Burgio, Massimo Leoni, Roberto Sidoli

Il presente scritto è un estratto in anteprima del seguente libro in prossima pubblicazione online: Politica-struttura espressione concentrata dell’economia

Un’altra verifica e un ulteriore stress-test riguardo alla teoria della politica-struttura e del fatto che una sezione della sfera politica si rivela costantemente “espressione concentrata dell’economia” consiste nell’esperienza concreta e plurisecolare del capitalismo, la quale dimostra instancabilmente come proprio a fini economici e materiali di classe “il controllo del potere statale (o la sua conquista, quando era necessario) sia stato l’obiettivo strategico fondamentale di tutti i principali attori nella scena politica, lungo l’intero arco del capitalismo” (Wallerstein).

Perché dunque risulta così importante, anche nelle formazioni economico-sociali capitalistiche contemporanee, “occupare” e controllare i gangli fondamentali del potere politico e degli apparati statali?

Perché impossessandosi totalmente/parzialmente dei diversi organi dell’apparato statale, in modo più o meno completo i nuclei politici vittoriosi escludono gli antagonisti dall’accesso al potere direzionale, di controllo e repressivo delle loro formazioni statali, potendo pertanto decidere sugli affari comuni della società in un senso sfavorevole agli interessi politico-materiali dei propri avversari/antagonisti e dei loro mandanti sociali, garantendosi allo stesso tempo una favorevole riproduzione materiale della loro esistenza come soggetto politico e – soprattutto – producendo scelte di priorità almeno particolarmente a vantaggio dei loro più diretti referenti sociali.

Una prima conferma “in negativo” della sovraesposta “teoria dell’occupazione” viene dall’esperienza plurimillenaria vissuta dall’élite economica del popolo ebraico e in particolare dalla sua profonda e costante vulnerabilità, in assenza forzata fino al 1947 di un suo controllo (almeno parziale) sui centri decisivi del potere politico e degli apparati statali delle nazioni nelle quali operava.

«In diversi periodi, nell’antichità, nei secoli bui e nell’Alto Medioevo, nel XVI secolo, gli ebrei avevano avuto commercianti e imprenditori brillanti, spesso di grande successo, ma il potere economico ebraico era estremamente vulnerabile, con ben scarsa tutela sul piano legale. Sia nella cristianità sia nell’islam i patrimoni degli ebrei erano esposti a sequestro arbitrario da un momento all’altro. Si potrebbe dire che l’assalto nazista alle attività ebraiche, tra il 1933 ed il 1939, o le confische

 

Continua qui: https://www.sinistrainrete.info/teoria/16745-daniele-burgio-massimo-leoni-roberto-sidoli-la-leva-di-wallerstein.html

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stupore, vergogna e incredulità: l’arrivo dei soldati che liberarono Auschwitz, 75 anni fa

Nonostante l’Olocausto non fosse un segreto (alcuni testimoni erano fuggiti e avevano raccontato la realtà dei campi).

Per ragioni strategiche si scelse di non intervenire subito. Le parole di Primo Levi e oltre un milione e mezzo di morti

Maurizio Stefanini – 27 gennaio 2020

 

“La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945”. Così in La tregua Primo Levi racconta quella liberazione di Auschwitz di cui ricorrono i 75 anni, e in memoria della quale il 27 gennaio è diventato il Giorno della memoria delle vittime del Nazismo. Proprio la Germania fu il primo Paese a proclamarla, seguita tra gli altri anche dall’Italia nel 2000, e infine su tutti dall’Onu con la risoluzione 60/7 del primo novembre 2006.

“Fummo Charles ed io i primi a scorgerla: stavamo trasportando alla fossa comune il corpo di Sómogyi, il primo dei morti fra i nostri compagni di camera. Rovesciammo la barella sulla neve corrotta, ché la fossa era ormai piena, ed altra sepoltura non si dava: Charles si tolse il berretto, a salutare i vivi e i morti”, è sempre il ricordo di Primo Levi. “Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi”.

Erano un’avanguardia di esploratori quella Prima Armata del Fronte Ucraino Ivan Stepanovič Konev, i cui uomini arrivano in massa nel pomeriggio. Abbatterono i cancelli, e si trovarono di fronte a 7000 sopravvissuti ridotti a pelle e ossa, che li accolsero con un senso di meravigliato stupore. “A noi parevano mirabilmente corporei e reali, sospesi (la strada era più alta del campo) sui loro enormi cavalli, fra il grigio della neve e il grigio del cielo, immobili sotto le folate di vento umido minaccioso di disgelo”, continuava Primo Levi. “Ci pareva, e così era, che il nulla pieno di morte in cui da dieci giorni ci aggiravamo come astri spenti avesse trovato un suo centro solido, un nucleo di condensazione: quattro uomini armati, ma non armati contro di noi; quattro messaggeri di pace, dai visi rozzi e puerili sotto i pesanti caschi di pelo”.


Lo stupore era anche dall’altra parte: ma di un tipo diverso. “Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa”. Tra le prime tracce dell’orrore, i soldati dell’Armata Rossa rinvennero 8 tonnellate di capelli umani, e centinaia di migliaia di abiti.

Almeno un milione e mezzo di persone erano stati uccise o fatte morire di stenti nel campo di sterminio che dopo l’occupazione della Polonia i nazisti avevano deciso di stabilire nella cittadina che in polacco si chiama Oświęcim e in tedesco Auschwitz:

 

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Un po’ di storia recente per gli ignari

di Gianfranco La Grassa

  1. Da qualche punto debbo cominciare questa mia breve (e fin troppo succinta) memoria della storia che abbiamo attraversato da molti decenni a questa parte. Intanto partirò da una premessa di tipo personale. Ho aderito al comunismo nel 1953. Mi trovai subito immerso nei dubbi e perplessità, direi perfino in opposizione, quando uscì l’articolo di Togliatti su Nuovi Argomentinel 1956 con la trovata della “via italiana al socialismo”. In quell’anno fui contrario al XX Congresso del PCUS (tenutosi a febbraio) e poi ammirai l’intervento di Concetto Marchesi all’VIII Congresso del PCI (verso la fine del ’56), in cui svillaneggiò Chruščëv, il meschino ricostruttore delle vicende dello stalinismo in chiave puramente personalistica e come si trattasse del frutto di una psiche disturbata e tendenzialmente criminale; con metodo insomma del tutto simile a quello, criticato dai comunisti (almeno da quelli che conoscevano un po’ il marxismo), quando si parla di Hitler folle e “mostro”, ricostruendo la storia in base a simili fatue categorie interpretative. Ricordo che Togliatti andò a stringere la mano a Marchesi dopo l’intervento e ciò rinsaldò il mio atteggiamento critico di fronte a quello che ho sempre considerato l’opportunismo dell’allora segretario piciista. Nell’ottobre del ’56 fui senza esitazioni per l’intervento in Ungheria, non approvando però l’atteggiamento incerto dei sovietici (una prima mossa aggressiva frettolosa e poco giustificata, poi l’arresto dell’operazione, infine la repressione troppo brutale).

Accettai inoltre quel fatto per ragioni che oggi si direbbero geopolitiche. Ritenevo un disastro che si sbriciolasse il campo avverso a quello atlantico (guidato e comandato dagli Usa). Cominciai tuttavia a chiedermi quale coincidenza ci fosse tra il “socialismo” imparato sui testi marxisti e quello in atto.

Si ammette sempre una discrepanza tra teoria e realizzazioni pratiche, tuttavia mi sembrava che fosse venuta in evidenza una distanza leggermente eccessiva. Fui poi disturbato dal comportamento dei vertici del PCI (della “via italiana al socialismo”) nei confronti di chi traballò e fu preso da naturali dubbi, come ad es. Di Vittorio, di cui si dice che fu perquisito a casa e intimidito da parte di una sorta di polizia interna (che a mio avviso era giusto esistesse, ma non per agire con somma rozzezza e brutalità) mossa da quello che si riteneva allora una specie di ministro dell’interno del partito (lo stesso che nel 1978, in costanza di rapimento Moro, fece il viaggio, detto ridicolmente culturale, negli USA). È, però, soltanto un “si dice”, mi raccomando, non prendetelo per sicuramente vero.

L’anno successivo (’57), fui comunque sostanzialmente dalla parte del “gruppo antipartito” nel PCUS (Malenkov-Molotov-Šepilov-Kaganovič), perché Chruščëv mi appariva un opportunista rozzo e furbastro. I quattro furono espulsi dal partito, dopo alterne vicende: iniziale maggioranza nella Direzione del partito e poi in minoranza nel successivo Comitato Centrale, convocato d’urgenza dal segretario e che, come sempre accade quando si passa ad un numero piuttosto consistente di “esseri umani”, era zeppo di tirapiedi silenziosi e conformisti. Ciò mi allontanò ancor di più dalle posizioni del PCI, sempre allineato con Mosca e dunque ormai con la mediocrità del krusciovismo.

Da allora accentuai la mia critica al partito in quanto “revisionista” (pensavo ad una riedizione, “riveduta e s-corretta”, del kautskismo) e mi avvicinai sempre più ai comunisti cinesi (allora non ancora divisi

 

 

Continua qui: https://www.sinistrainrete.info/storia/16837-gianfranco-la-grassa-un-po-di-storia-recente-per-gli-ignari.html

 

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