NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 26 LUGLIO 2018

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 26 LUGLIO 2018

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Qui, col beneplacito di Bruto, e degli altri

ché Bruto è un uomo d’onore, e anche gli altri, tutti uomini d’onore

sono venuto a parlare

al funerale di Cesare.

SHAKESPEARE, Giulio Cesare, Atto III, Teatro, Einaudi, 1960, pag. 228

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/

 

Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

EDITORIALE

Il supermanager planetario alla guida di un’azienda ex italiana

Manlio Lo Presti – 26 luglio 2018

 

La morte di un protagonista dell’economia della produzione non lava improvvisamente gli effetti sociali devastanti del suo operato costruiti e cercati per realizzare esclusivamente ristrutturazioni aziendali dalle conseguenze sanguinose, in pieno stile impero assiro babilonese, prioritariamente ed esclusivamente nell’interesse di un gruppo di azionisti in gran parte non italiani.

È ancora da scrivere – fuori dalle retoriche di regime la vera storia del gruppo FIAT – FCA e dei suoi veri effetti sulla storia economica e sociale dell’Italia dal secondo dopoguerra ad oggi-.

Finora, la vulgata oleografica, stampata e mediatica in circolazione, continua platealmente ad omettere molti punti non ancora chiariti, soprattutto per quanto riguarda la complicità o la pianificata inerzia di importanti parti sociali nazionali che avrebbero dovuto fare il loro dovere usando semplicemente e banalmente la normale diligenza prevista dal loro ruolo istituzionale.

Aspettiamo – senza molta speranza che ciò accada – che gli intellettuali della ex-italia facciano finalmente il loro dovere smettendo la miserabile veste di corifei del DEEP STATE DE’ NOANTRI.

Va ancora una volta detto che la storia del nostro martoriato Paese è un racconto coloniale avente un copione il cui registro fondamentale è stato contrassegnato da una ininterrotta serie di vicende puramente servili fino al ridicolo: potenza dei miliardi di dollari elargiti a piene mani dal Dipartimento di Stato tramite la pressante e soffocante sovragestione degli ambasciatori tempo per tempo designati dalla Casa Bianca.

La vicenda del manager, ex italiano perché DI CITTADINANZA SVIZZERA (Cantone Vaud) dopo essere stato canadese, ne è il paradigma più classico.

Quando l’Italia sbanda o è sul punto di implodere, i poteri atlantici scelgono ed inviano di volta in volta  “facilitatori” e “finalizzatori” con le caratteristiche ed i curricula ad hoc per imporre le “sterzate giuste”, specialmente quando l’italietta aveva la vana presunzione di diventare un Paese normale con i suoi manager attenti al reale interesse nazionale e che, per questo, sono stati uno dopo l’altro assassinati e trucidati con operazioni intimidatorie e spettacolari poi coperte da una forestazione infernale e pluriennale di depistaggi a partire da Adriano Olivetti, fino a Mattei, Cagliari e tanti altri ancora.

Come ben riportato dalla biografia di Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Marchionne , il manager ha lavorato all’estero senza soluzione di continuità, nell’interesse di strutture americane accuratamente elencate nella ridetta biografia wiki. È stato responsabile di varie strutture atlantiche (membro del CdA del Peterson Institute for International Economics, nonché co-presidente del Consiglio per le Relazioni tra Italia e Stati Uniti), e altissimo dirigente di Unione Banche Svizzere UBS.

La densissima carriera di questo personaggio è stata così folgorante da far pensare che -in perfetta somiglianza con altre note carriere che hanno agito nel nostro Paese – sia stata il raffinatissimo e sagace prodotto di una pianificazione di laboratorio e costruita dai “piani alti” utilizzando strutture universitarie o di selezione e formazione – a titolo puramente esemplificativo – simili a McKinsey, Hay Management, per intenderci

Il personaggio ha dimostrato ampia intelligenza. Ma la sua proiezione professionale è stata esclusivamente internazionale fino al 2004, anno del suo ingresso in Fiat. Anche dal 2004, ha “risanato” con spargimento di sangue italiano il cui peso sociale è stato pagato ovviamente dalla collettività italiana, il gruppo industriale conferendogli una crescente proiezione internazionale grazie alle relazioni acquisite principalmente negli USA.

 

P.Q.M.

 

Affermare oggi, che è “scomparso un grande italiano” è un’ipocrisia macroscopica ed una efferata e vergognosa deformazione mediatica, con buona pace dei suoi più accesi laudatori collocati in gran parte in un noto partito di governo, ora rabbiosamente all’opposizione.

 

Perché Bruto è uomo d’onore… (Shakespeare, Giulio Cesare, Atto III – 1599-1600)

 

Ne riparleremo

 

 

 

 

IN EVIDENZA

(PER OLTREPASSARE LA MELASSA MEDIATICA OLEOGRAFICA IMPERANTE, A RETI E GIORNALI UNIFICATI)

Che grand’uomo Marchionne.

Roberto Vallepiamo – Facebook – 23 luglio 2018

 

Il beniamino della sinistra padronale.

 

Che grand’uomo Marchionne.

Con il suo stipendio ci campano 6400 operai.

In un solo giorno guadagna quanto un operaio in 10 anni di duro lavoro.

 

Che grand’uomo Marchionne.

Turni massacranti, ritmi di lavoro infernali e niente pause, neppure per andare al bagno.

 

Che grand’uomo Marchionne.

Gli operai costretti a urinarsi addosso perché mandarli al bagno è un lusso che l’Azienda non si può permettere.

 

Che grand’uomo Marchionne.

Al suo arrivo ha trovato 127.000 operai Fiat e altrettanti nell’indotto, dopo pochi mesi ne erano rimasti 29.000.

 

Che grand’uomo Marchionne.

Se non avevi la tessera giusta in tasca, se protestavi, se non ti inginocchiavi abbastanza in fretta

 

Continua qui: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10156517690721624&id=747141623

 

 

Così quella notte, Grandi, Ciano e il re liquidarono Mussolini

Alle 17 di sabato 24 luglio 1943 i 27 componenti del Gran Consiglio del Fascismo entrarono nel cortile di palazzo Venezia, sede della presidenza del consiglio

Paolo Delgado 25 luglio 2018

Alle 17 di sabato 24 luglio 1943 i 27 componenti del Gran Consiglio del Fascismo entrarono nel cortile di palazzo Venezia, sede della presidenza del consiglio. La circolare con la quale il segretario fresco di nomina del Pnf Carlo Scorza aveva convocato la riunione, su mandato di Mussolini, specificava l’abbigliamento richiesto: «Divisa fascista, sahariana nera, pantaloni corti griogioverdi». La decisione del duce di convocare il Gran consiglio, che non si riuniva dal 1939, era stata una sorpresa e aveva offerto l’occasione adatta a Dino Grandi, ex ministro degli Esteri e poi della Giustizia, ex ambasciatore a Londra, leader dell’ala più moderata del fascismo, di portare a fondo l’attacco a cui pensava già da mesi: era finalmente, con le sue parole, il «gioco grosso».

Grandi aveva in tasca un Odg che sulla carta contava, nei calcoli fatti alcuni giorni prima da lui e dal suo più stretto alleato, Luigi Federzoni, su 4 voti certamente a favore contro 7 contrari, con la maggioranza indecisa. Già il voto in sé era una novità assoluta: non era mai successo che il Gran consiglio dovesse contarsi. Nel 1925, nel corso del confronto con il duro Farinacci, rappresentante del fascismo più intransigente, Mussolini era stato tassativo in un telegramma drastico inviato allo stesso Farinacci: «Odg Gran Consiglio non fu votato perché i mei ordini non si votano, si accettano e si eseguiscono senza chiacchiere aut riserve perché Gran Consiglio non è parlamentino». Così era sempre stato.

Continua qui: http://ildubbio.news/ildubbio/2018/07/25/cosi-quella-notte-grandi-ciano-re-liquidarono-mussolini/

 

Diceva la Arendt: quando scompare la distinzione tra vero e falso…

Il problema di fondo che abbiamo davanti sia questo: la difficoltà a misurarsi con il reale, con il vero. La confusione tra news e fakenews

Piero Sansonetti 25 LUGLIO 2018

 

Forse la verità è che io sono un relitto del Novecento, e non riesco a capire il nuovo, il linguaggio politico duepuntozero, la portata filosofica della tecnologia. Eppure, a me resta il dubbio di avere ragione quando mi stupisco, non tanto dei toni del dibattito politico, ma dei temi. Leggo sui giornali infinite polemiche, anche molto impegnative, su argomenti di questo tipo: un deputato dei 5 Stelle che se ne va in barca; i nomi dei possibili presidenti dell’Istat e della cassa Depositi e Prestiti; il colore delle unghie di una immigrata scampata all’annegamento nel mar Tirreno; l’abolizione dei vitalizi con un risparmio di circa 50 milioni.

Quanti titoli in prima pagina, anche di apertura dei giornali, avete letto, su questi temi, nei giorni scorsi? Decine, centinaia. Non discuto sull’importanza della scelta del capo della Cassa depositi e prestiti, mi pare che anche nella prima e nella seconda repubblica fosse oggetto di lotta politica, e però, forse, si dava meno importanza alla questione. Il cambiamento starebbe nel fatto che ora ci si mette più attenzione mediatica? Può darsi. Quello che però mi lascia più ancora stupito sono i temi che non suscitano discussione. Ieri per esempio nessun giornale ( neanche questo giornale) ha dedicato il titolo principale della prima pagina al fatto che quello che è considerato il leader vero, o il deus ex machina, del più grande partito italiano, e cioè i 5 Stelle ( parlo di David Casaleggio), ha proposto, in una intervista, di abolire il Parlamento. Cioè di archiviare più o meno due millenni e mezzo di democrazia politica.

Continua qui: http://ildubbio.news/ildubbio/2018/07/25/diceva-la-arendt-quando-scompare-la-distinzione-tra-vero-e-falso/

 

Mazzucco: vogliono il morto in mare, per seppellire Salvini

Scritto il 25/7/18

L’avevo detto in anticipo: ci hanno preso per il culo. Dall’incontro di Bruxelles con il leader europei, Conte non ha portato a casa assolutamente niente, se non appunto la presa in giro di una promessa di collaborazione che ovviamente non c’è. Vedrete come finiremo, quest’estate: cominceremo ad avere delle barche piene di gente, che galleggiano in mezzo al mare senza sapere dove andare. E infatti ci siamo già arrivati. Finché non hai l’impegno da parte degli altri di prenderci la gente, chiudere i porti serve solo a creare una crisi locale.

 

Arrivano barconi con sopra 450 migranti: figurarsi se la Libia se li riprende, o se sbarcano a Malta. Quindi Salvini dovrà trovare una scusa, inventarsi una motivazione. Il fatto è che, ogni volta, se accettiamo di sbarcare migranti, dall’altra parte – i francesi soprattutto – si sfregano le mani, perché finché non si ottiene un impegno reale, un accordo firmato, nel quale ci si distribuisce questi migranti, non cambierà assolutamente niente. Finiremo solo per scontrarci contro un problema che è più grosso di tutti noi. Mattarella è intervenuto per far sbarcare profughi, decidendo lui al posto del governo? Non è la prima volta che Mattarella ci dimostra che non è affatto super partes: sta chiaramente dalla parte dei “piddini”, della cordata buonista umanitaria che – non si capisce perché – ha tanto bisogno di questi immigrati.

E’ vero che Salvini in quel caso ha fatto il passo più lungo della gamba: come ministro degli interni non è carino intervenire per suggerire alla magistratura quello che dovrebbe fare, tipo arrestare presunti facinorosi. Ma è altrettanto vero che non sono affari che riguardano Mattarella: comunque sia, è una questione tra ministeri o istituzioni diverse, mistero degli interni e magistratura. Non abbiamo certo bisogno che intervenga il Quirinale, e invece il capo dello Stato ha fatto proprio una telefonata a Conte, diretta, per chiedere che sbloccasse la situazione. Quindi Mattarella non è assolutamente super partes, come peraltro aveva già dimostrato durante la formazione del governo. Dal punto di vista di Salvini, cioè di chi vuole fermare gli sbarchi,

 

Continua qui: http://www.libreidee.org/2018/07/mazzucco-vogliono-il-morto-in-mare-per-seppellire-salvini/

 

 

 

 

Prendi la pensione e scappa all’estero Truffa degli immigrati

A Bari falsi residenti stranieri incassavano l’assegno ma poi tornavano nel loro Paese   RILETTURA

Bepi Castellaneta – 08/07/2016

Bari Giusto il tempo di sbarcare in Italia, farsi riconoscere la residenza e presentare una semplice domandina scritta; poi il viaggio di ritorno, incassando però la pensione sociale puntualmente assegnata dall’Inps. Denaro che veniva utilizzato per condurre una vita più agiata in patria e anche per concedersi piacevoli periodi di vacanza all’estero. In questo modo 174 migranti, in gran parte albanesi, per diversi anni hanno truffato l’ente previdenziale assicurandosi un’indennità mensile inattaccabile e al riparo dai venti di crisi. Il tutto arrecando alle casse pubbliche un danno da 5,6 milioni di euro.

È quanto scoperto in Puglia dalla Guardia di finanza, che ha fatto scattare decine di denunce nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalle Procure di Bari e Trani. Un fascicolo non a caso denominato «Eldorado». E a quanto pare mai nome fu più azzeccato. Perché per i furbetti del sussidio l’ente previdenziale era un’autentica miniera d’oro, un pozzo senza fondo a cui accedere attraverso un copione pianificato nei dettagli. La notizia dell’inchiesta, considerate per giunta le condizioni dei pensionati italiani, ha provocato un terremoto. Tanto più che viene fuori nel giorno in cui il presidente dell’Inps Tito Boeri, presentando alla Camera la relazione annuale dell’istituto, decide di soffermarsi sull’apporto fornito dagli immigrati: «In Italia versano ogni anno 8 miliardi di contributi sociali e ne ricevono 3 in termini di pensioni e altre prestazioni sociali, con un saldo netto di circa 5 miliardi. In molti casi i contributi previdenziali non si traducono poi in pensioni».

Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/politica/prendi-pensione-e-scappa-allestero-truffa-degli-immigrati-1280905.ht

 

 

 

Casaleggio shock: «In futuro il Parlamento non servirà più»

di Nicoletta Cottone – 23 luglio 2018

 

«Il Parlamento ci sarebbe e ci sarebbe con il suo primitivo e più alto compito: garantire che il volere dei cittadini venga tradotto in atti concreti e coerenti. Tra qualche lustro è possibile che non sarà più necessario nemmeno in questa forma». Lo ha affermato Davide Casaleggio, il figlio del fondatore dei 5 stelle in una intervista rilasciata a la Verità, rispondendo a una domanda di Mario Giordano su una possibile riforma dello Stato («Se lei dovesse immaginare una riforma dello Stato, il Parlamento a) ci sarebbe, b) ci sarebbe con meno poteri, c) non ci sarebbe?»).

GUARDA IL VIDEO: M5S, ecco i numeri del bilancio Rousseau: in rosso la cassaforte dei grillini

Il cambiamento travolgerà il mondo dei burocrati

Casaleggio ha parlato dei grandi cambiamenti sociali, della democrazia diretta e partecipativa: «I grandi cambiamenti sociali possono avvenire solo coinvolgendo tutti attraverso la partecipazione in prima persona e non per delega». Ha sottolineato che «non servono baroni dell’intellighenzia che ci dicono cosa fare, ma persone competenti nei vari ambiti che ci chiedamo verso quali obiettivi vogliamo andare e che propongono un percorso per raggiungerli».

Inevitabile il superamento della democrazia rappresentativa

 

 

Continua qui: http://amp.ilsole24ore.com/pagina/AE499vQF

 

 

 

 

Da Josefa alle bufale di Open Arms: “umanitari” allo sbando tra insulti e minacce

La Redazione – 23 luglio 2018

 

Roma, 23 lugLIO 2018

Abbiamo già ampiamente documentato qui sul Primato Nazionale le incongruenze tra la narrazione fornita da Proactiva Open Arms e i fatti che sono realmente successi il 17 luglio a circa 80 miglia nautiche dalle coste libiche. Incongruenze poi confermate dal video della giornalista tedesca Nadja Kriewald di N-tv (del gruppo Rtl) che il 16 luglio era a bordo della motovedetta “incriminata” della Guardia Costiera libica. Proprio in seguito alla diffusione del video della Kriewald, Proactiva Open Arms ha ritrattato dicendo che la donna sopravvissuta, Josefa, e i due corpi ormai senza vita sono stati lasciati alla deriva dalla Guardia Costiera libica durante un salvataggio precedente. Peccato che l’operazione precedente di soccorso sia stata fatta il 12 luglio. Per rimediare alla goffa narrazione della Ong spagnola, Francesca Paci de La Stampa (ovviamente del Gruppo De Benedetti) è riuscita a intervistare un sedicente colonnello della Guardia Costiera libica, Tofag Scare, che ha ammesso l’abbandono di Josefa e dei due corpi sul gommone alla deriva.

Peccato che il portavoce della Marina libica abbia smentito l’esistenza del suddetto. Chi ha intervistato quindi la Paci? Potrebbe fornire le registrazioni dell’intervista per svelare l’arcano? (Ho chiesto conto più volte alla giornalista de La Stampa senza però ottenere risposta).

 

Continua qui: https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/da-josefa-alle-bufale-di-open-arms-umanitari-allo-sbando-tra-insulti-e-minacce-90003/

 

 

 

 

Quanto vale per la Troika un essere umano, un cittadino europeo che lavora dignitosamente e rispetta le regole?

Federica Francesconi – 24 luglio 2018

 

Chiedetelo agli ateniesi, che in queste ore stanno scappando da un inferno di fuoco.

“Metà delle nostre automobili sono state dismesse a causa dei tagli imposti dal risanamento dei conti pubblici”, hanno fatto sapere i pompieri dei distretti dell’Attica. Persone a cui come unico bene era rimasta solo la casa di proprietà, in una notte hanno perso tutto, e già si avanza l’ipotesi di incendi dolosi fatti appiccare da speculatori stranieri.

Sono arrabbiata. Nella mia mente, dove non si è ancora insediato il verme dell’indottrinamento, il pensiero che la tanto sbandierata Europa dei popoli possa aver crocifisso un popolo, quello greco, discendente di coloro che hanno forgiato gran parte della cultura europea, mi fa venire il sangue amaro. Cifre, pareggio di bilancio, spread, formule sataniche alle quali sono state sacrificate la sopravvivenza e la dignità di un popolo. Quanto può valere la vita di un bambino abbandonato in orfanotrofio a causa della crisi? Quanto può valere quella di una donna incinta carbonizzata dal fuoco distruttore? Dove sono l’Unione Europea, le ONG con le loro navi nuove di zecca, il popolo delle magliette rosse e tutti i buonisti drogati di mito europeista? Vergogna!

 

Continua qui:

https://www.facebook.com/federica.francesconi.3?hc_ref=ARQR9f4CKvJWngt1HH1H4WxPKJLod6vx82P_Yg_6qvdPpOWsD11ZRpbUf-hmeJU3w58&fref=nf

 

 

 

Non solo braccianti, i rifugiati ora avranno un passaporto europeo per iscriversi all’Università

Sbarca in Italia il Passaporto Europeo per le Qualifiche dei Rifugiati che valuta istruzione, esperienza lavorativa e competenze linguistiche dei rifugiati con scarsa o assente documentazione. Già utilizzato in Regno Unito e Norvegia, ora verrà sperimentato nelle Università di Cagliari e Sassari

di Francesca Matta – 25 luglio 2018

Arriva in Italia il Passaporto Europeo per le Qualifiche dei Rifugiati (EQPR) che consente di valutare il livello di istruzione, l’esperienza lavorativa e le competenze linguistiche dei rifugiati con scarsa o assente documentazione che sbarcano sulle nostre coste. Ché non si tratta solo di futuri braccianti nei campi agricoli del Mezzogiorno, ma potrebbe anche darsi che tra loro si “nasconda” un futuro astronauta, scrittore o ingegnere. Per ora, ci sono dei futuri studenti universitari.

Ad aprire le danze sono state le Università di Cagliari e Sassari, disponibili fin da subito a partecipare al progetto fortemente voluto dal Consiglio d’Europa e i centri Naric (National Academic Recognition Information Centre) col patrocinio del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. È qui che dal 2 al 6 luglio si sono tenuti i test di valutazione per il rilascio del “passaporto” con l’impegno del personale dei rispettivi atenei insieme a un team di credential evaluator provenienti da Armenia, Canada, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Paesi Bassi e Regno Unito.

 

Continua qui: https://www.linkiesta.it/it/article/2018/07/25/non-solo-braccianti-i-rifugiati-ora-avranno-un-passaporto-europeo-per-/38878/

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Il Green Party 2018 del Prof. Capalbo.

Manlio Lo Presti – 25 luglio 2017

 

Prof. Capalbo, Tavola rotonda Green Party 14 luglio 2018 (Il primo da sinistra) – www.agrpress.it

Puntualmente ogni anno, nella prestigiosa villa di famiglia del Prof. Capalbo, con immenso parco circostante, viene organizzato un incontro culturale e sociale di alto livello. Gli invitati sono accuratamente selezionati e appartengono a diversi mondi: la cultura, l’impresa, le professioni liberali, gli alti gradi delle varie Armi, della Giustizia, dell’economia, esponenti di varie formazioni politiche, gli ambasciatori di moltissimi Paesi e i massimi livelli delle confessioni religiose le quali, in questi eventi nel corso degli anni, hanno trovato un felice terreno di confronto costruttivo e nel rispetto reciproco.

Il Party del 2018 non smentisce la tradizione che prevede una tavola rotonda con partecipanti che argomentano, con esperienza, su un tema che cambia ogni anno. Il focus su cui la tavola rotonda è chiamata ad esprimere il proprio parere ed analisi costituisce lo sviluppo del dibattito dell’anno precedente Si evidenzia così un percorso di ricerca e di riflessione non fine a se stesso, ma legato attentamente alla situazione sociale, politica e culturale del momento nel nostro Paese e nel mondo.  Una scelta che evidenzia come i percorsi di riflessione siano una coordinazione fra le esperienze condivise e la maturazione personale.

Il focus del 2018 è stato il “diritto alla felicità”. Un tema di indubbio e vasto richiamo. Non è tuttavia univoca la sua valutazione, la sua valenza molteplice, anche a causa delle sue sfumature semantiche e della sua mutevole importanza nel corso del tempo e all’interno delle varie civiltà.

Sono seguite manifestazioni artistiche varie: una esecuzione solista per pianoforte, una danza evocativa di armonie classiche antiche, un concerto di musica classica. La tradizione conferma un servizio di buffet di primo ordine che rende più conviviale l’evento.

La cornice naturale piacevole e il taglio culturale fanno di questo evento, giunto al suo diciottesimo anno, una occasione di contatto tra persone aperte a nuove esperienze culturali e – perché no – a nuove occasioni professionali e personali.

Vediamo cosa ci riserva il prossimo evento …

 

 

 

Dorando Pietri, che arrivò primo ma non vinse

La storia dell’italiano che 110 anni fa finì la maratona olimpica prima di tutti ma fu squalificato, per un episodio che ricordiamo anche grazie a una foto

  • martedì 24 luglio 2018

Nel pomeriggio del 24 luglio 1908 si corse a Londra la maratona delle quarte Olimpiadi moderne: l’italiano Dorando Pietri arrivò al traguardo per primo, ma non vinse. Pietri, esausto, impiegò circa 10 minuti a percorrere gli ultimi 500 metri, e pochissimo prima del traguardo i giudici lo aiutarono a stare in piedi e avanzare. In quel momento fu scattata una foto che è ancora oggi famosissima. Fu quindi squalificato e la medaglia d’oro andò allo statunitense John Hayes. Di Hayes oggi non si ricorda più nessuno; anche dopo 110 anni, invece, Pietri continua a essere conosciuto e celebrato come il simbolo di quelli che non vincono, ma ci provano fino alla fine.

Pietri era nato a Villa Mandrio di Correggio, vicino a Reggio Emilia, nel 1885. Da ragazzo lavorò come garzone in una pasticceria di Carpi e intorno ai diciott’anni si iscrisse a un’associazione sportiva locale, con la quale iniziò a fare gare di ciclismo: ma il ciclismo era uno sport da poco, e ancora non esisteva il Giro d’Italia. Nel 1904 a Carpi arrivò il famoso podista Pericle Pagliani per una gara dimostrativa, a cui partecipò anche Pietri: perse, ma fece vedere delle ottime qualità. Pietri iniziò quindi a fare gare di fondo e mezzofondo e si qualificò per la maratona di Atene del 1906, ai Giochi Olimpici intermedi, che si tennero per celebrare il decimo anniversario delle Olimpiadi moderne. Al 25esimo chilometro era primo con cinque minuti di vantaggio sul secondo corridore, ma si dovette ritirare perché non stava bene.

Non è dato sapere se Pietri ne facesse uso, ma in quegli anni molti podisti credevano che l’alcol e alcune altre sostanze fossero d’aiuto a reggere lo sforzo. Si dice per esempio che lo statunitense Thomas Hicks – che vinse la maratona Olimpica di Saint Louis nel 1904, dopo che un altro corridore fu squalificato per aver fatto diversi chilometri in macchina – gareggiò dopo aver bevuto un mix di brandy, uova sbattute e stricnina, che ancora doveva essere usata come veleno per topi. Era insomma piuttosto comune, per le sostanze assunte o per l’eccessivo sforzo, che certi corridori collassassero o ci andassero molto vicino.

Continua qui: https://www.ilpost.it/2018/07/24/dorando-pietri-maratona-londra-1908/

 

 

CULTURA

Usare il cervello ci farà ricchi

 

Vittorio Sgarbi – Mar, 24/07/2018

Chi non pensa di «Usare il cervello»? Eppure, un libro di Gianvito Martino e Marco Pivato (La nave di Teseo) ci fa riflettere sui limiti di quell’uso.

«Prendere una decisione vuol dire scegliere tra varie opzioni possibili e, anche se tutti i giorni ci capita di scegliere, spesso, purtroppo, ci pentiamo o non ci sappiamo spiegare perché abbiamo scelto di comportarci in un certo modo invece che in un altro». Ma l’obiettivo degli autori è indagare su ciò che la scienza può insegnare alla politica, con un’alta considerazione della memoria dalla quale dipende la nostra identità, il nostro essere, il nostro comportamento.

Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/usare-cervello-ci-far-ricchi-1557000.html

 

CYBERWAR SPIONAGGIO DISINFORMAZIONE

John Zenger il precursore di Assange nella lotta per la libertà di stampa

 

Wikileaks Italian – 24 luglio 2018

 

John Peter Zenger è stato un giornalista americano tedesco di New York City.
Zenger ha stampato il New York Weekly Journal.
Fu accusato di diffamazione nel 1734 da William Cosby, il governatore reale di New York, ma la giuria assolse Zenger, che divenne un simbolo per la libertà di stampa.

Nel 1733, #Zenger iniziò a stampare il #NewYorkWeeklyJournal, nel quale la rivista esprimeva opinioni critiche sul governatore coloniale, #WilliamCosby.
Il 17 novembre 1734, su ordine di Cosby, lo sceriffo arrestò Zenger.
Dopo che un gran giurì rifiutò di incriminarlo, il procuratore generale Richard Bradley lo accusò di diffamazione nell’agosto del 1735.
Gli avvocati di Zenger, Andrew Hamilton e William Smith, Sr., hanno sostenuto con successo che la verità è una difesa contro accuse di diffamazione.
Al suo arrivo a New York City, Cosby si era tuffato in una disputa rancorosa con il consiglio della colonia per il suo stipendio. Incapace di controllare la corte suprema della colonia, rimosse il capo della giustizia Lewis Morris, sostituendolo con James DeLancey del Royal Party.
Sostenuto dai membri del Partito Popolare, il Weekly Journal di New York di Zenger ha continuato a pubblicare articoli critici sul governatore reale.
Infine, Cosby ha pubblicato un proclama che condanna le “scandalose, virulente, false e sediziose riflessioni del giornale”
Dopo più di otto mesi di prigione, Zenger è andato in tribunale, difeso dall’avvocato di Philadelphia Andrew Hamilton e dall’avvocato di New York William Smith, Sr.

Continua qui:

https://www.facebook.com/wikileaksitalian/?hc_ref=ARTCGOYdCqQsG99ZjJ3e5REbI3b9BYMTi_gYrMso8MpHRrnBXNyk4qYoAOgxNEna990&fref=nf

 

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

Vincono i rom (in Porsche)

www.ilgiornale.it

Rifiutano 800 euro al mese per lasciare il campo. E l’Europa li difende

Ieri Virginia Raggi ha provato a fare la prima cosa giusta dal suo insediamento: sgomberare uno dei campi rom più degradati di Roma.

Questa volta non l’ha fermata la sua proverbiale incapacità, ma la Corte europea per i diritti dell’uomo che con una inedita celerità ha ordinato lo stop a operazioni in corso per mancanza di garanzie sul futuro di quelle persone.

Stava, la Raggi, usando violenza contro donne e bambini? No. Stava deportando famiglie inermi? No. Minacce? Nemmeno. Diciamo che per una volta stava facendo il suo mestiere, cioè ripristinare condizioni minime di legalità, di sicurezza igienica e sociale in uno spicchio del suo Comune che per inciso è pure la Capitale d’Italia – finito fuori controllo e quindi pericoloso per tutti. Per farlo non ha mandato i blindati, ma un funzionario con le seguenti proposte: un bonus di tremila euro per chi avesse scelto di lasciare l’Italia; un bonus affitto di ottocento euro al mese per due anni a chi avesse accettato di trasferirsi in un appartamento libero sul mercato immobiliare.

Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/vincono-i-rom-porsche-1557519.html

 

Mbappé e Médine: il volto bello e quello mostruoso del multiculturalismo

blog.ilgiornale.it

Kylain Mbappé ha solo 19 anni ed è il simbolo della nazionale francese di calcio che ha appena vinto i mondiali. Fuoriclasse eccelso, forza fisica e intelligenza tattica, è nato a Bondy nell’Ile de France da papà camerunense e mamma algerina; è l’esempio più limpido della Francia multiculturale integrata, vincente, adatta alle copertine dei giornali liberal e progressisti. È un campione vero, dentro e fuori dal campo: ha già annunciato che devolverà tutti i soldi guadagnati per questa vittoria (circa 500 mila dollari) ad una Fondazione che aiuta i bambini disabili a fare sport.

Mbappé è nato nel 1998, l’anno in cui la Francia vinceva il suo primo e unico mondiale, almeno fino a quello qualche giorno fa che gli ha fatto vincere lui.
E ha fatto il giro del mondo la foto di lui bambino a fianco di Henry Thierry uno dei più grandi attaccanti francesi e uno dei pochi giocatori di colore di quella squadra che 20 anni fa regalò il primo mondiale ai “Blues”.
Oggi lui ha baciato quella coppa emulando il suo campione.

La sua storia è la perfetta sintonia tra desiderio e realtà; tra l’utopia multiculturale e la sua realizzazione storica. Integrazione, solidarietà, accoglienza, tolleranza, successo, c’è tutto il vocabolario delle anime buone.

Continua qui: http://blog.ilgiornale.it/rossi/2018/07/19/mbappe-e-medine-il-volto-bello-e-quello-mostruoso-del-multiculturalismo/

 

ECONOMIA

Vorrei capire perché un bravo manager deve ricercare gli “interessi degli operai”.

Gabriele Sartori – 25 luglio 2018

 

Il bravo manager conosce perfettamente l’utilità di un dipendente soddisfatto e si premura per tenerlo in buone condizioni di vita, pagarlo il giusto ed essere sicuro che sia sereno.

 

È la bellezza del Capitalismo, i mutui interessi tengono il sistema in equilibrio.

 

Continua qui:

 

https://www.facebook.com/gabriele.sartori.X?hc_ref=ARRO1wyoRhLp7oUmtYRRz6_PWVuVCXQ2kYrKSHleoyA3XyJkJxAtRDhrdvOfqCh39lQ&fref=nf

 

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Denaro, potere, guerra: seguite i soldi, quelli dei Rothschild

Scritto il 20/1/18

Hanno condizionato la storia mondiale degli ultimi due secoli e mezzo, influendo con i loro capitali ed i loro prestiti bancari su tutte le importanti vicende. Dalla battaglia di Waterloo in poi non c’è un evento storico che non li coinvolga e che dalle loro finanze non sia stato in qualche modo determinato. Ma a scuola non si studiano, sui libri di testo non compaiono e le notizie sui componenti di questa importantissima famiglia di banchieri ebrei scarseggiano in modo per lo meno sospetto. C’è chi giura che incombano massicciamente anche sull’economia mondiale attuale e sulla crisi che ha messo in ginocchio l’Occidente. Prestiti stellari, debito pubblico, speculazione finanziaria, “signoraggio”, banche centrali nelle mani di pochi potentissimi banchieri privati. Questi gli ingredienti che, inquietantemente, sembrano comporre la storia, recente o meno, di quella che è considerata la famiglia più potente del mondo. Meyer Amschel Rothschild nacque nel ghetto di Francoforte il 23 febbraio 1744. Discendente da un’antica famiglia di rabbini e predicatori ashkenazi di Worms (nata dall’unione dell’antichissima dinastia dei rabbini Hahn-Elkan con quella altrettanto antica degli Worms) era figlio del ferramenta Amschel Moses Rothschild

 

Continua qui: http://www.libreidee.org/2018/01/denaro-potere-guerra-seguite-i-soldi-quelli-dei-rothschild/

 

 

GIUSTIZIA E NORME

Processo a Falcone nella sentenza Stato-mafia

Nella sentenza del processo di primo grado Stato-mafia finiscono nel mirino Giovanni Falcone e tutto il lavoro del pool

Piero Sansonetti 21 LUGLIO 2018

Quando era vivo cercarono in tutti i modi di sommergerlo con il fango. Le lettere del corvo, poi le voci messe in giro che l’attentato all’Addaura fosse una invenzione, alla fine le accuse in Tv di avere messo nel cassetto le inchieste sul terzo livello della mafia, per proteggere Andreotti o qualcun altro, chissà. Parlo di Giovanni Falcone, naturalmente. Il magistrato che più di tutti, nella storia d’Italia, ha fatto contro la mafia. E il magistrato che più di tutti, nella storia d’Italia, è stato bersaglio della critica feroce dell’antimafia ufficiale, e della “critica delle armi” di Cosa Nostra. La quale ha provato varie volte ad eliminarlo come aveva fatto con il suo maestro: Rocco Chinnici – e alla fine c’è riuscita con qualche quintale di tritolo fatto esplodere sotto il ponticello di Capaci, sull’autostrada di Palermo, mentre passava la sua Croma.

Dopo la morte, le critiche si placarono. Molti corsero ai suoi funerali. Molti dissero che era un eroe. Tanta retorica. Ma per Falcone non c’è mai pace, l’anti- falconismo è sempre vegeto. L’anti- falconismo è il luogo dello spirito dove mafia e antimafia si incontrano.

Continua qui: http://ildubbio.news/ildubbio/2018/07/21/processo-a-falcone-nella-sentenza-stato-mafia/

 

LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

Lavoro, sul decreto dignità c’è troppo catastrofismo

Considerando l’ipotesi più negativa, l’impatto riguarderebbe solo lo 0,8% dei lavoratori a termine. Una cifra bassa. Bisognerebbe occuparsi invece, cosa che il decreto non fa, della bassa qualità del lavoro offerto e degli oltre 6 milioni di inattivi e disoccupati

di Francesco Giubileo – 24 luglio 2018

Il Decreto Dignità è oggetto di un forte dibattito su quali possano essere i suoi effetti sul mercato del lavoro. Ad alimentare la discussione è stata l’ormai nota “Relazione tecnica” realizzata dall’Inps, che stima (attraverso un’analisi predittiva) che il passaggio alle nuove regole produrrebbe un una perdita di 8.000 posti di lavoro all’anno. Una stima formulata dall’Istituto relativamente “generosa”, perché se il calcolo tenesse in considerazione anche gli effetti prodotti dalla reintroduzione della “causale” è probabile che sarebbero peggiori, diciamo di almeno tre volte tanto.

E pur considerando la versione più negativa, l’impatto del Decreto Dignità sul mercato del lavoro sembra decisamente contenuto. Riguarderebbe infatti lo 0,8% dei lavoratori a termine, che sono oltre 3,5 milioni. Una percentuale molto bassa, ma soprattutto a incidere sull’andamento del mercato del lavoro potrebbero essere anche altri fattori di natura economica che nulla hanno a che vedere con la regolamentazione: eventuali crisi aziendali, effetto prodotto da calamità naturali, introduzione di dazi o mancati accordi internazionali.

 

Continua qui: https://www.linkiesta.it/it/article/2018/07/24/lavoro-sul-decreto-dignita-ce-troppo-catastrofismo/38936/

 

LA LINGUA SALVATA

Afa

à-fa

SignAria calda e umida, greve, opprimente; fastidio, noia

forse di origine espressiva, forse dal greco aphè ‘l’accendere’.

Certamente l’idea che questa parola sia di origine espressiva è suggestiva: per come suona è quasi un’esalazione inarticolata, breve, esattamente il tipo di suono che ci immaginiamo emetta la caricatura del boccheggiante per il caldo (e l’apertura di bocca la renderebbe etimologicamente sorella dello sbafare ). Ma non è pacifico. Secondo certi studiosi trarrebbe origine dall’aphé greco, che con suo significato di accensione renderebbe un primo senso visivo di barbaglio solare; ma l’aptein greco da cui deriva ha un mucchio di significati, e oltre all’accendere è anche l’afferrare, e così potrebbe richiamare la polvere usata dei lottatori unti per fare l’attrito necessario ad acchiapparsi, polvere che sollevata nella lotta faceva un polverone – da cui l’aria irrespirabile. Peraltro non è nemmeno pacifico se sia attestata nel Cinque-Seicento dapprima col significato di fastidio che opprime l’anima o con quello di greve caldo umido – ma il primo significato è nettamente recessivo.

Continua qui: https://unaparolaalgiorno.it/significato/A/afa

 

 

POLITICA

Così il ministro Toninelli ha mentito sulla chiusura dei porti

In quelle ore concitate del 10 giugno in cui Salvini lanciò la prima azione in Europa per fermare il salvataggio dei migranti, il titolare delle Infrastrutture non firmò nessun decreto. Per la prima volta un governo ha agito esclusivamente via Twitter. Senza nessun atto formale

Di Andrea Tornago – 25 luglio 2018

 

Giacca scura. Sguardo tenebroso. Non è più tempo di slogan, ma di azione. È il 10 giugno, una foto di Matteo Salvini sta per fare il giro del mondo. “#Chiudiamoiporti” è l’hashtag. Ma in uno stato democratico non basta un tweet per un’azione così dura, la prima in tutta Europa pensata per fermare i migranti e chi li salva dal mare. Serve un decreto, come recita il codice della navigazione. Per il neoministro dell’Interno Salvini è fondamentale l’appoggio del collega del M5s, Danilo Toninelli, titolare delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ha la competenza sui porti. E in una prima fase i due ministri sembrano parlare con una voce sola: diramano note congiunte, intimano a Malta di aprire i suoi porti e “non voltarsi dall’altra parte”, minacciano il sequestro delle imbarcazioni delle Ong che si avvicinano ai porti italiani.

Continua qui:

http://espresso.repubblica.it/palazzo/2018/07/25/news/cosi-il-ministro-toninelli-ha-mentito-sulla-chiusura-dei-porti-1.325212?ref=HEF_RULLO&refresh_ce

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Eventi avversi e vaccini, ora si riconosce la correlazione causale

Gioia Locati – 19 giugno 2018

Il rapporto vaccini appena divulgato da Aifa riporta le segnalazioni ricevute nel 2017, riferite anche alle vaccinazioni eseguite negli anni passati. È un corposo volume di 140 pagine che trovate quiLa novità è che, per la prima volta, è ammessa la responsabilità delle vaccinazioni nel provocare una gran parte di eventi avversi gravi.

Non era mai successo prima.

Infatti, come potete ascoltare dalle dichiarazioni degli esperti nel video allegato (gentilmente realizzato dall’infettivologo Fabio Franchi) gli eventi avversi non erano mai attribuiti ai vaccini se non in casi molto rari, “perché i vaccini sono sicurissimi”. I professori interpellati hanno riconosciuto che, raramente, queste punture possono provocare una reazione anafilattica (sorta di manifestazione allergica possibile dopo qualsiasi farmaco e risolvibile con un’iniezione di adrenalina), ma si tratta di “un caso su un milione”, oppure “su due milioni”.

Invece no.

È Aifa che smentisce i professori. È Aifa che, spulciando le segnalazioni ricevute da medici e cittadini, attribuisce a ciascuna un valore: non grave, grave, correlabile, non correlabile. Non solo. Ci dice anche se l’evento avverso si è risolto o è ancora in via di risoluzione. Su quest’ultimo aspetto però Aifa manca di chiarezza: non è specificata la natura degli eventi avversi “in via di risoluzione”. Nè dei casi “non ancora guariti”, nè di quelli classificati come “risoluzione con postumi”.

Continua qui: http://blog.ilgiornale.it/locati/2018/07/19/eventi-avversi-e-vaccini-ora-si-riconosce-la-correlazione-causale/

 

STORIA

Quando gli Stati Uniti avevano invaso la Russia

JEFF KLEIN 18 luglio 2018

consortiumnews.com

Fra tutte le fissazioni bipartisan sull’ incontro di Helsinki fra Trump e Putin, la febbrile retorica antirussa degli Stati Uniti rende plausibile quello che fino a non molto tempo fa sembrava inconcepibile: che pericolose tensioni fra Russia e Stati Uniti possano portare ad un conflitto militare. Ègià accaduto.

Nel settembre del 1959, durante un breve disgelo nella Guerra Fredda, Nikita Khrushchev aveva fatto la sua famosa visita negli Stati Uniti. A Los Angeles, il leader sovietico era stato invitato ad un pranzo negli studi della Twentieth Century Fox di Hollywood e, durante un lungo e sconclusionato discorso, aveva affermato:

“Il vostro intervento armato in Russia è stato la cosa più spiacevole mai capitata alle relazioni fra i nostri due paesi, perché, fino ad allora, noi non avevamo mai fatto guerra all’America, le nostre truppe non hanno mai messo piede in territorio americano, mentre le vostre hanno calpestato il suolo sovietico.”

 

Continua qui: https://comedonchisciotte.org/quando-gli-stati-uniti-avevano-invaso-la-russia/

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°