NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 25 FEBBRAIO 2019

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NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI

25 FEBBRAIO 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

La parte migliore del coraggio è la prudenza.

(Falstaff) Enrico IV, Parte I, V

In: Massime per i governanti, Guanda, 1992, pag. 59

 

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Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com 

 

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SOMMARIO

 

Bambini Roma e bambini italiani: trova le differenze

Viareggio, strage-vergogna: Moretti premiato dopo il rogo   1        

Razzismo per eliminare il dibattito sui c.d. migranti

Uno sbaciucchio di troppo. Hanno beffato Bergoglio. 1

Sulla strage di Viareggio non posso tacere 1

SARDEGNA, PD STANZIA MILIONI DI EURO A IMMIGRATI 2 GIORNI PRIMA ELEZIONI 1

Mafia dietro centro d’accoglienza trapanese, incastrato Luppino 1

ARRIVA L’ORA DELLA VERITÀ IN VENEZUELA.. 1

LA GUERRA AL VENEZUELA È COSTRUITA SULLA MENZOGNA. 1    

Nei confronti della tecninca, l’uomo è diventato un funzionario

Mafia, ‘Ndrangheta e politica: anche i servizi segreti dietro al massacro dei carabinieri negli anni ’90. 1

LA CAMPAGNA PER PERSEGUIRE PENALMENTE LA CRITICA A ISRAELE. 1

. 1L’UOMO DI SOROS E UNAR: “CHI RIFIUTA IMMIGRATI È MORALMENTE INFERIORE” 1

Perché non è possibile vendere l’oro di Bankitalia 1

Un mondo senza lavoro è possibile? 1         

L’italiano supera il francese e diventa la quarta lingua più studiata del mondo            

Schiavi e globalizzazione in nome della UE     

Juan Guaidò filgio dell’imperialismo americano              

La mappa europea dei foreign fighters dell’Isis       

Cade ogni politico, se non serve più al potere che ci domina              

 Bruckner: morto il comunismo l’islam è l’ultima grande storia a cui si aggrappa la sinistra          

 Oltre le frontieve, verso il postumano    

Le molecole che smentiscono tutte le bufale     

La vera storia del lager di Fenestrelle

 

 

EDITORIALE

Bambini Rom e bambini italiani: trova le differenze!

Manlio Lo Presti 23 febbraio 2019

 

Il criminologo Meluzzi evidenzia la differenza di trattamento fra un bambino Rom e un bambino italiano.

Entrambi in difficoltà, l’italiano viene dato ai servizi sociali, strappato alla famiglia e consegnato ad altre coppie. Il bambino Rom non viene toccato, nel rispetto di una multiculturalità buonista che danneggia quindi solo i bambini degli italiani!

Se il bambino italiano strappato alla famiglia e consegnato ai servizi sociali fosse stato Rom, si sarebbe allestita la solita e ben rodata coreografia AUTORAZZISTA:

–         Girotondi di magliette rosse con Rolex

–         Urla di dolore per l’incombente PERSECUZIONE RAZZIALE che ricorda il nazismo

–         160-170 piazze con manifestazioni di #metoo

–         Manifestazioni di esponenti quadrisex antifa

–         Saviano che pontifica da New York

–         150 trasmissioni buoniste a batteria con reti unificate per 10 ore al giorno

–         200 giornali – guarda caso, quasi tutti finanziati dalla Presidenza del Consiglio – con articoloni a 26 colonne per almeno 30/40 giorni

–         50/60 interpellanze parlamentari

–         Gruppi di magistrati figli dell’opzione Togliatti che fanno scattare inchieste e denunce

–         Apposite strutture che pagano e consigliano la denuncia a difesa del bambino Rom (per quello italiano non si sarebbe mosso nessuno: non fa guadagnare soldi e non è socialmente visibile)

–         Interrogazioni al Parlamento europeo con altre parolacce e insulti contro gli esponenti del nostro governo

–         Migliaia di scritte murarie che istigano all’assassinio del ministro dell’interno, esortando a MIRARE BENE AL BERSAGLIO

–         Sdegno di intellettualoidi disinformati che irrogano DALL’ALTO DELLA LORO SUPPONENZA al popolo demmerda-che-non-ha-votato-bene, i loro ermeneutici vaticini buonisti post togliattiani, appunto!

–         Il sommo intervento effervescente dell’inquilino del Colle a reti mummificate sulla necessità della tolleranza e dell’accoglienza (ad un senso unico verso altri che invece ci sparano, ci accoltellano, ci violentano le donne, ecc. ecc. ecc.)

–         La mitraglia delle legioni vaticane e de EL PAPA contro gli italiani, con innumerevoli ingerenze sul territorio italiano ancora indipendente. Un papa che però continua a tacere sulle migliaia di cristiani sterminati dagli islamici con cui va a braccetto e che curiosamente – e questo da a pensare – non è stato ancora invitato a fare visita all’Argentina, suo Paese di provenienza!!!

 

Meluzzi in TV nella trasmissione Quarto Grado

 

 

A dimostrazione dell’AUTORAZZISMO e dell’ODIO che le oscure falangi buoniste riservano agli italiani, il sindaco di Pesaro risponde battendo ripetutamente la tempia con l’indice e guardando il criminologo Meluzzi.

 

ECCO UN ALTRO ESEMPIO DI LINCIAGGIO DENIGRATORIO CHE DA TEMPO E IMPUNEMENTE VIENE USATO DAI PASDARAN DELLA PRESUNTA SUPERIORITÀ MORALE POST TOGLIATTIANA DELLA SINISTRA. 

 

VIOLENZA CEKISTA, INTIMIDAZIONI E MARTELLAMENTO MEDIATICO sono le armi dei buonisti neomaccartisti antifa quadrisex AUTORAZZISTI EVERSIVI ORIENTATI ESCLUSIVAMENTE CONTRO GLI ITALIANI!

A questo terrorismo diffamatorio appartiene, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, anche la battuta velenosa da infimo pettegolo privo di veri argomenti del giornalista del canale TV LA7 contro il giornalista Giordano che ha giustamente abbandonato la indecorosa trasmissione!

 

La verità è che questi signori supponenti e molesti inseguono ossessivamente la grande massa di danaro che proviene – giustificato ipocritamente dal buonismo – dalla megaindustria dell’accoglienza dei c.d. immigrati del cui destino a questi buonisti non importa proprio una BEATA ….

 

Della violenza verbale, e degli insulti seriali dei pasdaran neomaccartisti (il passo alle minacce e alla violenza si fa sempre più breve) riparleremo, purtroppo, ancora e ancora e ancora!

 

 

 

 

 

IN EVIDENZA

Viareggio, strage-vergogna: Moretti premiato dopo il rogo

Scritto il 24/2/19

Difficilmente mi occupo di questioni legate alla giustizia, ma quando si tratta della strage di Viareggio non posso tacere, essendo io nativo e abitante di quelle terre, e data la atrocità oggettiva di quanto accadde in quell’inferno esploso proprio nel centro cittadino. L’esplosione del convoglio avvenne sotto il sovrappasso che unisce via Ponchielli e Burlamacchi, percorso che fino a quel momento era legato ai ricordi delle moltissime persone che come me lo utilizzavano per recarsi ai rioni notturni di Carnevale. Toccato da tanto dolore e drammaticità scrissi anche una poesia quasi per sprigionare tutta l’emozione, il coinvolgimento, l’angoscia, l’incredulità: 31 morti carbonizzati, 11 dei quali “disciolti” all’istante, 2 infarti e 25 feriti, alcuni dei quali con lesioni gravissime). L’11 febbraio 2019 sono stati chiesti 15 anni e 6 mesi dalla Procura generale di Firenze (appello) per Mauro Moretti: la strage risale al 29 giugno 2009 quando egli era amministratore delegato di Fs e Rfi. Puntualmente gli organi della giustizia e del potere, perché Moretti di potere ne ha da vendere, mostrano una prevedibile resistenza, rispettivamente, a giudicare ed esser giudicati, soprattutto quando il soggetto in questione può disporre dei migliori avvocati e di enormi agganci politici. Presto saranno passati ben 10 anni.

Non so se noi italiani ce ne rendiamo conto e se ci sta bene, ma i media italiani, chiacchieroni, a seconda dei propri interessi sono i più disinvolti nell’enfatizzare questioni pretestuose e inconsistenti, magari parlandone per mesi, sostanzialmente ignorando quelle notizie come QUESTA, che meriterebbero adeguato risalto. Segnalo solo alcune posizioni assunte dal Moretti: ha fatto carriera nella Cgil tra gli anni ’80 e gli anni ‘90 arrivando ai vertici del sindacato, dal 2006 al 2014 è stato Ad di Ferrovie dello Stato su nomina dell’ex ministro Pd Tommaso Padoa Schioppa (quello che definiva i giovani disoccupati “bamboccioni”) e dal 2014 al 2017 è stato “promosso” come direttore generale e Ad di Finmeccanica-Leonardo a 1,7 milioni di “salario”: il doppio, più o meno, rispetto ai tempi di Fs quando, nel 2012, si lamentava praticamente di guadagnare troppo poco, cioè quasi 900 mila euro all’anno, più i “premi”. Tutte “cosine” avvenute dopo la strage…

Tra le varie posizioni assunte, anche ruoli internazionali come quello di presidente della Community of European Railway and Infrastructure Companies, sindaco di Mompeo per due mandati, presidente della Fondazione Ferrovie dello Stato, presidente dell’Associazione Europea delle Industrie per l’Aereospazio e la Difesa, membro del consiglio direttivo degli amici dell’Accademia dei Lincei. Per dire come funzionavano le cose all’epoca (nei meandri dello Stato profondo italiano ancora oggi) il 31 maggio 2010 Moretti fu nominato, dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, cavaliere del lavoro. Una vergogna e una beffa, 11 mesi dopo la strage. Bene ha fatto il M5S (tramite Gianluca Ferrara, senatore di Viareggio da me criticato per altre questioni ma in questo caso molto opportuno) a farsi “ricevere” (dovremmo dire che si “sale” da lui?) dal presidente emerito (emerito…) per avere risposte. Risposte che, se si legge l’articolo linkato, hanno il sapore delle lacrime di coccodrillo (mi si perdoni il tono emotivo e meno “professionale” del solito), con un retrogusto di scaricabarile; sono certo che esse

 

Continua qui: http://www.libreidee.org/2019/02/viareggio-strage-vergogna-moretti-premiato-dopo-il-rogo/

 

 

 

 

“QUELLI CHE IL CALCIO”  LANCIANO MESSAGGI PRO-MIGRANTI

Flavio Alemani – 24 02 2019

 

Oggi pomeriggio, DOMENICA 24 FEBBRAIO 2019, ad urne aperte, e con il silenzio elettorale per le votazioni in Sardegna.

In una trasmissione sportiva su Rai 2, che percepisce il canone dagli utenti, i tre conduttori, noti simpatizzanti Pd, si sono permessi di inserire i soliti loro commenti politici contro il M5S.

Un’altra ebete ha inserito post in rete per ridicolizzare la piattaforma Rousseau e il metodo di votazione on line.

Dulcis in fundo, Luca e Paolo hanno cantato una canzoncina di appoggio ai migranti e contro i porti chiusi, decisi dal Governo.

Ora non è che vada bene subire di tutto e di più in talk show politici, ma ora anche in trasmissioni sportive, è giunta l’ora di dire basta.

Visto che al seminario “rivoluzione e parole guerriere” Foa e Salini avevano detto che non si sarebbe fatta più una politica di parte in Rai….

CHIEDO A TUTTI NOI DI RICHIEDERE L’ESCLUSIONI IMMEDIATA DEI TRE CONDUTTORI PIÙ UNA OPINIONISTA, DAL PROGRAMMA SPORTIVO “QUELLI CHE IL CALCIO” PER GRAVI

 

Continua qui: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1356129054550879&id=100004613921973

 

 

 

 

 

Razzismo per eliminare il dibattito sui c.d. migranti

 

Eredi Naturali e Legittimi di Graziano Bromuro – 24 febbraio 2019

 

Loro, quelli delle AGCOM, agenzia garante delle comunicazioni, la chiamano lotta all’”odio”, ma in realtà, oltre ad essere uno strumento censorio, atto a tacitare le tante voci che quotidianamente ci raccontano i crimini derivanti dall’immigrazione selvaggia, e tutta la marea di altri problemi da questa causata, si rivela invece, la più feroce e massiccia propaganda di sempre, a favore degli immigrati stessi.

I poteri internazionali, e di casa nostra, continuano a collocare l’immigrato, non in un discorso di vera integrazione, che già al limite, se ne potrebbe pure parlare, ma addirittura al centro, come cardine-principe, della società italiana; e trova ogni canale possibile per poter imporre la suddetta linea.

Praticamente l’immigrato, a prescindere se sia stupratore o dedito ad altro crimine, deve essere considerato figura basilare, se non predominate, della società italiana. Questo è.

Ed ora che in Italia la sinistra, e non solo politicamente parlando, conta come il due di bastoni, cerca di sfruttare quelle tre, quattro poltrone che gli sono rimaste – e si stanno dando un gran da fare prima che anche quelle gli vengano sfilate da sotto al sedere- per lanciare l’ultima ferale campagna pro-extracomunitari, e l’ennesima offensiva contro una pretestuosa intolleranza.

È pronto, e autori ne sono appunto i signori garanti delle comunicazioni, un nuovo regolamento, tassativo e inderogabile, e che tutte le reti tv dovranno rispettare, con il quale, a partire dai giornalisti, pubblico presente, opinionisti, per finire addirittura alle email e agli sms con cui il pubblico a casa interagisce con le trasmissioni, i comportamenti e le parole non dovranno mai sfiorare neppure lontanamente, i parametri della discriminazione e del razzismo.

In pratica denunciare pubblicamente, attraverso la cronaca e l’approfondimento, un africano che vende droga e o stupra vecchiette, o un romeno che massacra i residenti di una villetta durante la sua rapina, o uno del Bangladesh che violenta un minore, fatti che succedono ogni giorno purtroppo, verrà considerato da tale regolamento altamente lesivo alla dignità dell’immigrato, discriminatorio e razzista.

Quindi si stabilisce, anzi si ordina in questo caso, di ammorbidire i toni, tacere la nazionalità dei criminali, non enfatizzare la violenza insita nel fatto, e trattare l’argomento con sufficienza, come si trattasse di notizie di ordinaria amministrazione.
Altrimenti sono previste multe a gogo e salatissime.

Quello che non possono più con il consenso popolare, questi superstiti della sinistra più bieca, cercano di ottenerlo con una terminologia a proprio uso e consumo, e falsando addirittura la semantica.

Raccontare di africani che picchiano e violentano le mogli, di indiani e matrimoni combinati, di spose bambine, di bosniaci, slavi, sinti, e rom che opprimono fruitori di mezzi pubblici con i loro borseggi e svaligiano centinaia di appartamenti al giorno, e di tanta altre forme criminali espresse dagli immigrati…secondo questi signori significa, seminare odio.

Secondo noi invece, senza girarci tanto intorno e molto più semplicemente, significa, che ci vuoi tappare la bocca.
Se un immigrato è un criminale, rimarrà sempre un immigrato criminale; uno cioè che qui non sarebbe mai dovuto arrivare, punto.
Inutile censurare e cercare di giocare con le parole…

Qui nessuno odia nessuno. Sono i fatti a parlare.

E i fatti dicono che la stragrande maggioranza della gente di cui stiamo parlando, per la società italiana sono un danno.
Bavaglio o non bavaglio, cosi è. Anche se cercate di stravolgere a vostro vantaggio il significato delle parole.
Ma soprattutto, dei concetti.

 

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Uno sbaciucchio di troppo. Hanno beffato Bergoglio.

Maurizio Blondet  23 Febbraio 2019

“Voglio portare la Chiesa cattolica davanti al tribunale internazionale dell’Aja; per questo sto valutando di partecipare alle elezioni europee”: così ha dichiarato ai giornali polacchi Joanna Scheuring-Wielgus.

Se vi domandate chi è costei, è una politicante polacca, parlamentare, militante pro-aborto e pro-sodomiti, che il 20 febbraio scorso era alla udienza generale ed ha presentato a Bergoglio un rapporto sugli abusi pedofili nella Chiesa polacca. 

Guidava una delegazione di due “vittime” della pedofilia clericale. Fra queste Marek Lisiński, presidente  di una fondazione non altrimenti nota, “Non aver  paura”, che  unisce appunto le “vittime” presunte.

Bacia Marek Lisinski, sedicente vittima di prete pedofilo. La signora in rosso è quella che vuole trascinare la Chiesa davanti al Tribunale dell’Aja.

 

On Camera_ Francis Fooled by Alleged “Abuse” Activists [VIDEO] – gloria.t

Il Marek ha raccontato a Bergoglio di essere stato vittima di abusi di un prete, quando a 13 anni faceva il chierichetto e serviva Messa. Sentito ciò, El Papa gli ha baciato la mano col trasporto mediatico   ben noto con cui sbaciucchia piedi  di “immigrati”  e di “vittime della Shoah”,  ha iniziato a pregare con “le vittime”  e ha promesso di leggere il rapporto. Anzi di riferirne al sinodo sui preti pedofili che stava per aprirsi.

Nessuno ha avvertito il pontefice che i due, atei militanti e attivisti pro-aborto  noti nel loro paese, gli stavano giocando un tiro. Che Lisinski sia mai stato chierichetto a tredici anni né dopo, non risulta alla Chiesa polacca.  Lo si conosce invece come  un ex alcolista e, appunto, un attivista anticlericale.  Intervistato dalla tv polacca di Stato, Lisinski ha detto chiaramente cosa si ripromette dalla sua accusa: vuole guadagnarci dei soldi.  Ha citato i precedenti di cause in Usa ed Australia, che hanno reso molto bene alle “vittime”, a spese degli episcopati.

Quanto alla signora Scheuring-Wielgus, nota al suo paese per le sue campagne: vuole che non si chiami “essere umano” un feto abortito – ha detto che conta di ottenere “le dimissioni dell’episcopato polacco” tutto quanto. Ed a questo scopo si presenterà alle elezioni europee. Essa milita nel partito “Adesso! “. Anzi sarà la prossima leader di questo partito, superando l’attuale capo Ryszard Petru,  europarlamentare.

https://dorzeczy.pl/kraj/94383/Scheuring-Wielgus-zdradza-dlaczego-rozwaza-kandydowanie-do-PE-Chce-postawic-Kosciol-przez-Trybunalem-w-Hadze.html

Il giurista Tomasz Kwaśniewski, procuratore e presidente Ordo Iuris, ha risposto alla signora, beffardamente, che il mandato di eurodeputato non ha nulla a che fare con il Tribunale Internazionale dell’Aja, e quindi “può fare a meno di concorrere alle  elezioni”.  E’ chiaro a  tutti che la signora e il suo Lisinski  si sono beffati del Vaticano per i  farsi un po’ di pubblicità.

Ciò aggiunge un tocco di farsa  al già tragicomico Sinodo sui preti pedofili, che tace sui preti omosessuali (che sono se mai il  vero problema specie ai vertici). Altri hanno fatto notare che la simpatia di Bergoglio per le “vittime degli abusi”  è selettiva.

Il 4 febbraio un tale Artuto Borrelli, che protestava pacificamente davanti al Vaticano

 

Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/uno-sbaciucchio-di-troppo-hanno-beffato-bergoglio/

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Sulla strage di Viareggio non posso tacere

24 Febbraio 2019 DI MARCO GIANNINI

 

Difficilmente mi occupo di questioni legate alla giustizia ma quando si tratta della Strage di Viareggio non posso tacere essendo io nativo e abitante di quelle terre e data la atrocità oggettiva di quanto accadde in quell’inferno esploso proprio nel centro cittadino.

L’esplosione del convoglio avvenne sotto il sovrappasso che unisce via Ponchielli e Burlamacchi, percorso che fino a quel momento era legato ai ricordi delle moltissime persone che come me lo utilizzavano per recarsi ai rioni notturni di Carnevale. Toccato da tanto dolore e drammaticità scrissi anche una poesia quasi per sprigionare tutta l’emozione, il coinvolgimento, l’angoscia, l’incredulità: 31 morti carbonizzati, 11 dei quali “disciolti” all’istante, 2 infarti e 25 feriti alcuni dei quali con lesioni gravissime).

L’11 febbraio 2019 sono stati chiesti 15 anni e 6 mesi dalla Procura generale di Firenze (Appello) per Mauro Moretti: la strage risale al 29 giugno 2009 quando egli era Amministratore Delegato di FS e RFI.

Puntualmente gli organi della Giustizia e del potere, perché Moretti di potere ne ha da vendere, mostrano una prevedibile resistenza, rispettivamente, a giudicare ed esser giudicati, soprattutto quando il soggetto in questione può disporre dei migliori avvocati e di enormi agganci politici. Presto saranno passati ben 10 anni.

Non so se noi italiani ce ne rendiamo conto e se ci sta bene, ma i media italiani, chiacchieroni, a seconda dei propri interessi sono i più disinvolti nell’enfatizzare questioni pretestuose e inconsistenti, magari parlandone per mesi, sostanzialmente ignorando quelle notizie (come questa) che meriterebbero adeguato risalto (www.ilsole24ore.com/art/notizie/2019-02-11/strage-viareggio-chiesta-condanna-l-ex-ad-rfi-ed-fs-mauro-moretti-170031.shtml?uuid=ABxpcsSB).

Segnalo solo alcune posizioni assunte dal Moretti: ha fatto carriera nella CGIL tra gli anni ’80 e gli anni ‘90 arrivando ai vertici del Sindacato, dal 2006 al 2014 è stato AD di Ferrovie dello Stato su nomina dell’ex Ministro PD Tommaso Padoa Schioppa (quello che definiva i giovani disoccupati “Bamboccioni”) e dal 2014 al 2017 è stato “promosso” come Direttore Generale ed AD di Finmeccanica-Leonardo a 1.7 Milioni di “salario”, il doppio più o meno rispetto ai tempi di FS quando nel 2012 si lamentava, praticamente, di guadagnare troppo poco, cioè quasi 900 mila euro all’anno più i “premi” (www.repubblica.it/economia/2016/04/27/news/stipendi_dei_manager_in_italia_ai_primi_10_oltre_5_milioni_marchionne_in_testa_con_54_5_milioni-138541316/) (www.ilgiornale.it/news/interni/moretti-mio-stipendio-troppo-alto-guadagno-meno-santoro-1003906.html).

Tutte “cosine” avvenute dopo la Strage…

Tra le varie posizioni assunte anche ruoli internazionali come quello di Presidentedella Community of European Railway and Infrastructure Companies, Sindaco di Mompeo per due mandati, Presidente della Fondazione Ferrovie dello StatoPresidente dell’Associazione Europea delle Industrie per l’Aereospazio e la Difesa, membro del Consiglio Direttivo degli amici dell’Accademia dei Lincei.

Per dire come funzionavano le cose all’epoca (nei meandri dello Stato profondo italianoancora oggi) il 31 maggio 2010 Moretti fu nominato dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio NapolitanoCavaliere del Lavoro.

 

Una vergogna ed una beffa, 11 mesi dopo la Strage.

 

Bene ha fatto il M5s (tramite Gianluca Ferrara Senatore di Viareggio da me criticato per altre questioni ma in questo caso molto opportuno) a farsi “ricevere” (dovremmo dire che si “sale” da lui?) dal Presidente Emerito (emerito…) per avere risposte https://www.lagazzettadiviareggio.it/politica/2018/12/strage-di-viareggio-ferrara-a-colloquio-con-lex-presidente-giorgio-napolitano/.

Risposte che se si legge l’articolo linkato, hanno il sapore delle lacrime di coccodrillo (mi si perdoni il tono emotivo e meno “professionale” del solito), con un retrogusto di scaricabarile; sono certo che esse si trasformerebbero in tutt’altro, in sordità e arroganza, qualora il Presidente ringiovanisse 20 anni e si ritrovasse al Colle.

Presidente Napolitano che ricordo bene, quando militavo nel M5s (2012-2017), “c’era da stare attenti” a chiamare in causa anche “solo” per chiedergli (inutilmente) di incontrare i familiari delle vittime, perché c’era il rischio di essere accusati da parte delle altre forze politiche di “strumentalizzare” la strage.

Ebbene una parte di italiani ricorda, io ricordo, ed adesso che non faccio politica (ma anche all’epoca non mi tiravo indietro elaborai anche il testo di una mozione in merito) posso esprimere tutto il mio disprezzo non solo

 

Continua qui: https://comedonchisciotte.org/sulla-strage-di-viareggio-non-posso-tacere/

 

 

 

 

SARDEGNA, PD STANZIA MILIONI DI EURO A IMMIGRATI 2 GIORNI PRIMA ELEZIONI

23 FEBBRAIO 2019

Due giorni prima delle elezioni destinano quasi 2 milioni di euro agli immigrati!

Domani elezioni regionali in Sardegna. E per questo il PD ha fatto scendere il silenzio sulle iniziative a favore degli immigrati della Giunta Pigliaru, amministrazione uscente.

Ma le marchette continuano. Giovedì scorso, l’Assessorato regionale del Lavoro ha provveduto ad integrare le risorse dell’avviso “Cumentzu” per il “rafforzamento delle competenze e l’inclusione attiva”, con un ulteriore stanziamento di 1 milione 463mila euro.Obiettivo realizzare finanziare altri sei progetti destinati alle “ai minori stranieri non accompagnati prossimi alla maggiore età, ai beneficiari di protezione internazionale ed umanitaria e alle persone a rischio di discriminazione”.

Insomma, in una regione che vede un’emigrazione record di giovani, loro finanziano la permanenza dei figli degli altri presunti minori.

La Regione, si legge, con questo avviso “ha deciso di puntare ad aumentare

Continua qui: https://voxnews.info/2019/02/23/sardegna-da-pd-15-milioni-a-immigrati-2-giorni-prima-elezioni/

 

 

 

Mafia dietro centro d’accoglienza trapanese, incastrato Luppino

Le indagini svolte dagli inquirenti durante l’operazione “Mafia Bet” hanno portato alla scoperta che Calogero John Luppino non otteneva denaro soltanto tramite i suoi centri di scommesse online, ma anche grazie ai fondi erogati dalla prefettura ad una struttura d’accoglienza per minori

Federico Garau – Dom, 24/02/2019

Centri d’accoglienza per finanziare la mafia. Questa la scoperta degli inquirenti durante le indagini incentrate sulla figura del 39enne Calogero John Luppino, uno dei sostenitori del boss Messina Denaro.

Gestore di numerosi centri scommesse online, i cui ricavi finivano immancabilmente nelle casse della malavita, l’imprenditore trapanese è stato arrestato due giorni fa dai carabinieri nell’ambito dell’operazione denominata “Mafia Bet”.

Durante la perquisizione all’interno dell’abitazione dell’imputato, gli uomini dell’Arma

Continua qui:

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/mafia-dietro-centro-d-accoglienza-trapanese-incastrato-1651068.html?fbclid=IwAR3fwQv8A7ViZ0Q9ZZ3KOEeHrQqe4x9E39cCYT9PKk6BdBqYLuacVTrA7Hg

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

ARRIVA L’ORA DELLA VERITÀ IN VENEZUELA

24 Febbraio 2019 di Luciano Lago

 

Come si prevedeva, in queste ore militari e civili si affrontano in Venezuela e si realizzano i primi scontri con decine di feriti ed alcune vittime.. Era da aspettarselo perchè dietro questo movimento di opposizione al governo si nasconde ben altro.
Non era difficile capire che dietro questi movimenti insurrezionali contro il governo di Maduro (che peraltro risulta criticabile per molti aspetti) ci sono organizzazioni estere ed ONG che hanno come unico fine quello di provocare incidenti per generare una destabilizzazione sociale nel paese. Si tratta di una strategia già utilizzata previamente in Ucraina, in Siria, in Libia, ecc.. Un tecnica sperimentata che prevede che si infiltrino agenti sotto copertura che lavorano per conto di governi ed organizzazioni straniere per dirigere in questo modo gli sforzi di queste organizzazioni verso obiettivi legati a potenze straniere (USA), la stessa tecnica praticata in passato e molto utilizzata da G. Soros e da Washington, la medesima già utilizzata nei paesi sopra menzionati.

Non è difficile capire che la pretesa di portare aiuti umanitari, promossi da Washington, prevede in realtà questi precisi obiettivi:
1) infiltrare agenti coperti così come armi e sostanze chimiche in Venezuela, armi per gli oppositori al governo, 2) agenti sotto copertura dei servizi segreti per organizzare la ribellione armata contro il Governo così come per organizzare atti di sabotaggio e scontri tra la popolazione civile e il governo.
Questi agenti infiltrati sono gli stessi che al momento opportuno sparano a destra e sinistra, contro tutti senza distinzone, polizia e manifestanti, per seminare il caos e provocare una massacro tra i membri della sicurezza pubblica ed i manifestanti. Un massacro che porta alla guerra civile ed alla insurrezione generalizzata.
Questo è esattamente quello che sta succedendo fra i passsaggi di frontiera con la Colombia dove si tenta di far passare gli aiuti umanitari in Venezuela. Sarà questa l’ora della verità il popolo sarà messo alla prova se sapranno capire chi sono i provocatori che vogliono generare caos e distruzione fra i venezolani. La gente non deve lasciarsi ingannare perchè in realtà gli USA e i loro sodali non vogliono aiutare ma soltanto cercano la autodistruzione del paese per prenderne loro profitto da questa situazione e in questo modo assumere il controllo del Venezuela e impadronirsi delle tante risorse naturali del paese.

Questa è in realtà la posta che è in gioco : quelli che cercano presumibilmente di aiutare sono in realtà sono gli stessi che hanno generato la situazione attuale che si vive in Venezuela; sono gli stessi che proibiscono al governo e alle imprese di importare i beni e

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https://www.controinformazione.info/arriva-lora-della-verita-in-venezuela/?fbclid=IwAR0_odesLn1zHHA_myh7p5UvCCtiO8okZFsIkMtJD78tUEjgwNSEZm0w1p4

 

 

 

 

LA GUERRA AL VENEZUELA È COSTRUITA SULLA MENZOGNA

25 Febbraio 2019 DI JOHN PILGER

 

Viaggiando con Hugo Chavez, mi fu subito chiara la minaccia del Venezuela. In una cooperativa agricola nello stato di Lara, la gente aspettava paziente e allegra, nonostante il caldo. Brocche d’acqua e succo di melone passavano di mano in mano. Una chitarra suonava; una donna, Katarina, si alzò e cantò con voce roca.

“Che cosa dicono le parole?” chiesi.

“Che siamo orgogliosi”, fu la risposta.

Gli applausi per lei si mischiarono a quelli per l’arrivo di Chavez. Sotto un braccio portava una borsa piena di libri. Indossava la sua grande camicia rossa e salutava le persone per nome, fermandosi ad ascoltare. La cosa che mi colpì di più era la sua capacità di ascoltare.

Poi si mise a leggere. Per quasi due ore lesse al microfono dalla pila di libri accanto a lui: Orwell, Dickens, Tolstoy, Zola, Hemingway, Chomsky, Neruda: una pagina qui, una riga o due là. La gente applaudiva e fischiava mentre lui passava da autore ad autore.

Poi gli agricoltori presero il microfono e gli raccontarono ciò che sapevano e ciò di cui avevano bisogno; un volto antico, che pareva scolpito dal tronco di un albero, fece un lungo discorso critico sul tema dell’irrigazione; Chavez prendeva appunti.

Qui coltivano vigneti, un’uva di tipo Syrah scuro. “John, John, vieni qui”, disse El Presidente, avendomi visto sonnecchiare nel calore e nelle profondità di Oliver Twist.

“Gli piace il vino rosso”, disse Chavez al pubblico esultante e fischiettante, facendomi dono di una bottiglia di “vino de la gente”. Le mie poche parole in cattivo spagnolo provocarono fischi e risate.

Guardando Chavez con la gente si capiva l’uomo che promise, al suo arrivo al potere, che ogni sua mossa sarebbe stata sottoposta alla volontà della gente. In otto anni, Chavez vinse otto elezioni e referendum: un record mondiale. Elettoralmente era il capo di stato più popolare dell’emisfero occidentale, probabilmente del mondo.

Tutte le principali riforme chaviste furono approvate, in particolare una nuova Costituzione, di cui il 71% della popolazione ratificò ciascuno dei 396 articoli che sancivano libertà fino ad allora inconcepibili, come l’articolo 123, che per la prima volta riconosceva i diritti umani delle razze miste, di cui Chavez faceva parte, e delle persone di colore.

In una delle sue lezioni di gruppo citava una scrittrice femminista: “Amore e solidarietà sono la stessa cosa”. Il suo pubblico lo capiva bene e si esprimeva con dignità, raramente con deferenza. La gente comune considerava Chavez e il suo governo come i loro primi campioni, come fossero di loro proprietà.

Questo era particolarmente vero per gli indigeni, per i meticci e per gli afro-venezuelani, storicamente considerati con disprezzo dagli immediati predecessori di Chavez e da quelli che oggi vivono lontano dai quartieri poveri, nelle dimore e negli attici di Caracas orientale, che fanno i pendolari a Miami dove hanno le loro banche e che si considerano “bianchi”. Sono il potente nucleo di ciò che i media chiamano “l’opposizione”.

Quando incontrai questa classe sociale, in periferie chiamate Country Club, in case arredate con lampadari bassi e brutti quadri, li riconobbi. Avrebbero potuto essere bianchi sudafricani, la piccola borghesia di Costantia e Sandton, pilastri delle crudeltà dell’apartheid.

I vignettisti della stampa venezuelana, di cui la maggior parte è di proprietà di un’oligarchia che si oppone al governo, ritraevano Chavez come uno scimmione. Un conduttore radiofonico lo chiamava “la scimmia”. Nelle università private, il modo di parlare dei figli dei benestanti è spesso un abuso razzista di coloro le cui baracche sono appena visibili attraverso l’inquinamento.

Sebbene la politica dell’identità sia di gran moda nelle pagine dei giornali liberali in occidente, razza e classe sono due parole che non si pronunciano quasi mai nella falsa “copertura” dell’ultimo, più crudo tentativo di Washington di agguantare il più grande deposito di petrolio al mondo e di reclamare ciò che considera il suo “cortile di casa”.

Nonostante le molte colpe dei chavisti – come permettere all’economia venezuelana di diventare ostaggio degli alti e bassi del petrolio e di non sfidare mai seriamente il grande capitale e la corruzione – essi hanno portato la giustizia sociale e l’orgoglio a milioni di persone e l’hanno fatto con una democrazia senza precedenti.

“Delle 92 elezioni che abbiamo monitorato”, dichiarò l’ex presidente Jimmy Carter, il cui Carter Center è un rispettato osservatore delle elezioni a livello globale, “direi che il processo elettorale in Venezuela è il migliore del mondo”. Per contrasto, disse Carter, il sistema elettorale degli Stati Uniti, con la sua enfasi sul denaro, “è uno dei peggiori”.

Conferendo diritti e privilegi a uno stato parallelo di autorità popolare, con sede nei quartieri più poveri, Chavez descrisse la democrazia venezuelana come “la nostra versione dell’idea di Rousseau di sovranità popolare”.

Seduta nella sua minuscola cucina nel barrìo La Linea, Beatrice Balazo mi disse che i suoi figli erano la prima generazione di poveri a frequentare la scuola per un’intera giornata, pasto caldo incluso, per imparare musica, arte e danza. “Ho visto la loro sicurezza sbocciare come un fiore”, ha detto.

Nel barrìo La Vega, ho ascoltato un’infermiera, Mariella Machado, una donna di colore di 45 anni con una strepitosa risata, rivolgersi ad un consiglio urbano su argomenti che vanno dai senzatetto alla guerra illegale. Quel giorno, stavano lanciando Mision Madres de Barrio, un programma mirato alla povertà tra le madri single. Secondo la Costituzione, le donne hanno il diritto di essere pagate come badanti e possono prendere prestiti da una banca speciale per donne. Ora le casalinghe più povere ricevono l’equivalente di $ 200 al mese.

In una stanza illuminata da un singolo tubo fluorescente, ho incontrato Ana Lucia Ferandez, di 86 anni, e Mavis Mendez, di 95 anni. Una trentatreenne, Sonia Alvarez, era venuta con i suoi due figli. Una volta, nessuno di loro poteva leggere e scrivere; ora stavano studiando matematica. Per la prima volta nella sua storia, il Venezuela ha quasi il 100% di alfabetizzazione.

Questo è il lavoro di Mision Robinson, che è stato progettato per adulti e adolescenti a cui precedentemente era negata un’educazione a causa della povertà. Mision Ribas offre a tutti l’opportunità di un’istruzione secondaria, chiamata bachillerato (i nomi Robinson e Ribas si riferiscono ai leader indipendentisti venezuelani del XIX secolo)

Mavis Mendez, nei suoi 95 anni, ha visto una sfilza di governi, per lo più vassalli di Washington, presiedere il furto di miliardi di dollari di bottino di petrolio, in gran parte trasportato a Miami. “Non avevamo importanza dal punto di vista umano”, mi disse. “Vivevamo e morivamo senza una vera istruzione, senza acqua corrente e cibo che non potevamo permetterci. Quando ci ammalavamo, i più deboli morivano. Ora posso leggere e scrivere il mio nome e molto altro ancora, e checché ne dicano i ricchi e i media, noi abbiamo piantato i semi della vera democrazia e io ho la gioia di vederli crescere”.

Nel 2002, durante un colpo di stato appoggiato da Washington, i figli e le figlie, i nipoti e i pronipoti di Mavis si unirono a centinaia di migliaia di persone che scesero dai barrios sulle colline e pretesero che l’esercito rimanesse fedele a Chavez.

“La gente mi ha salvato”, mi disse Chavez. “Lo hanno fatto con i media contro di me, impedendo anche i fatti di base di ciò che è accaduto. Per un eroico esempio di democrazia popolare, ti suggerisco di non guardare oltre”.

Dalla morte di Chavez nel 2013, il suo successore Nicolas Maduro ha perso la sua etichetta derisoria sulla stampa occidentale come “ex autista di autobus” ma ne ha acquisito un’altra come la reincarnazione di Saddam Hussein. Il modo in cui i media abusano di lui è a dir poco ridicolo. Da quando governa, il calo del prezzo del petrolio ha causato un’iperinflazione e devastato i prezzi in una società che importa quasi tutto il suo cibo; eppure, come ha riferito il giornalista e cineasta Pablo Navarrete questa settimana, il Venezuela non è la catastrofe che è stata dipinta. “C’è cibo ovunque”, ha scritto. “Ho girato molti video di cibo nei mercati [in tutta Caracas] … È venerdì sera e i ristoranti sono pieni.”

Maduro fu rieletto presidente nel 2018. Una sezione dell’opposizione ha boicottato le elezioni, una tattica tentata contro Chavez, ma il boicottaggio è fallito: 9.389.056 persone hanno votato; sedici partiti hanno partecipato e sei candidati si sono presentati per la presidenza. Maduro ha ottenuto 6.248.864 voti, ovvero il 67,84%.

Il giorno delle elezioni, ho parlato con uno dei 150 osservatori elettorali stranieri. “Il voto è stato assolutamente equo”, mi disse. “Non c’è stata alcuna frode, nessuna delle clamorose accuse dei media sta in piedi. Zero. Veramente incredibile.”

Come in una pagina del ricevimento del tè di Alice nel Paese delle Meraviglie, l’amministrazione Trump ha presentato Juan Guaidò, una creatura del National Endowment for Democracy della CIA, come “legittimo presidente del Venezuela”. Sconosciuto all’81 per cento del popolo venezuelano, secondo The Nation, Guaidò non è stato eletto da nessuno.

Maduro è “illegittimo”, dice Trump (che ottenne la presidenza degli Stati Uniti con tre milioni di voti in meno rispetto al suo avversario), un “dittatore”, ribadisce l’evidentemente squilibrato vicepresidente Mike Pence e “un trofeo petrolifero”, rincara il consigliere della “sicurezza nazionale” John Bolton (che quando lo intervistai nel 2003 mi disse: “Ehi, sei un comunista, forse persino Laburista?”).

Come suo “inviato speciale in Venezuela” (specializzato in colpi di stato), Trump ha nominato un criminale dichiarato, Elliot Abrams, i cui intrighi al servizio dei presidenti Reagan e George W. Bush hanno contribuito a far scoppiare lo scandalo Iran-Contra negli anni ’80 e precipitato l’America centrale in anni di sanguinoso squallore.

Senza scomodare Lewis Carroll, questi “pazzi” appartengono ai cinegiornali degli anni ’30. Eppure le loro menzogne sul Venezuela sono state accolte con entusiasmo da quelli pagati per dire le cose come stanno.

Sulla rete televisiva indipendente inglese Channel 4 News, Jon Snow ha inveito contro il deputato laburista Chris Williamson, “Guarda, tu e il signor Corbyn vi siete cacciati in una situazione molto brutta [sul Venezuela]!”. Quando Williamson ha cercato di spiegare perché minacciare un paese sovrano è sbagliato, Snow lo interruppe. “Hai parlato abbastanza!”.

In effetti, nel 2006, Channel 4 News aveva accusato Chavez di aver tramato la fabbricazione di armi nucleari con l’Iran: una fantasia. L’allora corrispondente da Washington, Jonathan Rugman, permise a un criminale di guerra, Donald Rumsfeld, di paragonare Chavez a Hitler, senza contraddittorio.

Tempo fa i ricercatori della University of the West of England studiarono i reportage della BBC sul Venezuela su di un periodo di dieci anni. Esaminarono 304 reportage e scoprirono che solo tre di questi si riferivano a una qualsiasi delle politiche positive del governo. Per la BBC, il record democratico del Venezuela, la legislazione sui diritti umani, i programmi alimentari, le iniziative sanitarie e la riduzione della povertà non sono avvenuti. Il più grande programma di alfabetizzazione nella storia umana non è accaduto, proprio come i milioni che marciano a sostegno di Maduro e in memoria di Chavez, non esistono.

Quando alla giormnalista della BBC Orla Guerin è stato chiesto perché avesse filmato solo una marcia dell’opposizione, lei ha twittato dicendo che era “troppo difficile” coprire due marce in un solo giorno.

Una guerra è stata dichiarata al Venezuela, la cui verità è “troppo difficile

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CULTURA

NEI CONFRONTI DELLA TECNICA L’UOMO È DIVENTATO UN FUNZIONARIO

– UMBERTO GALIMBERTI

 

a cura di Gianfranco Cordì

«L’uomo nell’età della tecnica» è il titolo della Lezione Magistrale che Umberto Galimberti tiene qui a Modena. Galimberti mi dichiara: «La tecnica è l’essenza dell’uomo. Gli uomini non hanno istinti. E non hanno un codice di comportamento predefinito come quello degli animali. In realtà, gli uomini riescono a vivere solo grazie alle proprie capacità tecniche. Oggi la tecnica è diventata elefantiaca. È una faccenda enorme. Si è avuto un aumento quantitativo della tecnica. E tutto ciò ha determinato anche una variazione qualitativa. Oggi nei confronti della tecnica l’uomo è diventato un funzionario. E la politica non è ormai più il luogo delle decisioni. Inoltre, la tecnica mette ogni giorno in circolazione una quantità di problemi sui quali tutti noi possiamo avere come non avere competenza. Ed ancora di questo passo la tecnica rischia di sostituire la democrazia con la retorica. Anche dal punto di vista morale la tecnica pone dei problemi enormi. Se uno pensa che l’ordine giuridico ragiona ancora secondo la morale cristiana… Ma esaminare le intenzioni non è molto interessante dal punto di vista della tecnica. L’etica proposta da Kant, quella dell’uomo come fine e non come semplice mezzo, era un’etica buona per un certo periodo, periodo nel quale gli uomini erano meno che ora ed i mezzi erano sovrabbondanti. Ma oggi gli stessi fini sono cambiati moltissimo. L’aria, ad esempio, oggi è un fine da salvaguardare tanto quanto l’uomo. Per cui, ci vuole una nuova etica della responsabilità. Le azioni devono essere giudicate a seconda degli effetti che producono e finché tali effetti risulteranno prevedibili. Anche da questo punto di vista c’è da notare una cosa. La tecnica ha operato infatti una trasformazione notevole: essa ha eliminato la dimensione dell’agire e l’ha sostituita con quella del fare. Intendo con fare: l’eseguire – bene o male – tutte quelle azioni che vengono descritte dall’Apparato Tecnico di appartenenza. Ancora: la tecnica produce una modificazione del nostro stesso modo di pensare; essa ci allena al pensiero calcolante, cioè al pensiero convergente: quello fatto di soli zero ed uno, quello dei computer insomma.

E la tecnica modifica anche il nostro sentimento. Come? Beh, la tecnica ci propina il dolore del mondo quotidianamente, tramite i media, e quindi produce in noi l’indifferenza. Tutti questi rischi furono bene individuati da Heidegger quando questi affermò che noi non siamo affatto preparati alla trasformazione tecnica del mondo. A questo bisogna anche aggiungere che noi non disponiamo, oggi come oggi, di un pensiero che sia alternativo a quello tecnico. In sostanza, la tecnica è la forma più alta di razionalità strumentale raggiunta dall’uomo nel corso della sua storia ed è spassionata. Oggi la macchina raccoglie (in sé) un precipitato di intelligenza umana oggettivata decisamente superiore alla razionalità che è presente nell’operatore (della stessa macchina). Per cui l’Occidente è il tipo di umanità più debole del Pianeta perché l’Occidente è il luogo più tecnicamente assistito dell’intero Pianeta».

Karl Marx parlando della situazione in cui si veniva a trovare l’operaio alle prese con l’Apparato Tecnico tipico del capitalismo delle origini faceva riferimento al concetto di ‘alienazione’. Oggi, di fronte ad una tecnica quale quella da Lei descritta, questo concetto marxiano è da considerarsi del tutto superato?

L’alienazione di Marx era già superabile in sé. La volontà del servo e del signore la potevano superare. Per questo era possibile la Rivoluzione. Oggi sia il servo che il signore sono dalla stessa parte ed hanno un unico antagonista: l’Apparato Tecnico; cioè la razionalità del sistema. Oggi non esiste più il conflitto fra due volontà diverse di cui parlava Marx. Entrambe le volontà, ora,

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CYBERWAR SPIONAGGIO DISINFORMAZIONE

Mafia, ‘Ndrangheta e politica: anche i servizi segreti dietro al massacro dei carabinieri negli anni ’90

 

23 Aprile 2018               RILETTURA

 

VIDEO QUI: https://youmedia.fanpage.it/video/aa/WthuteSwepmXVnj1

 

Mentre in queste ore a Palermo i giudici sono in camera di consiglio per emettere la sentenza sulla trattativa stato-mafia, Fanpage.it racconta in tre puntate gli anni del terrore (le stragi dal ’92 al ’94). Nella strategia stragista di Cosa Nostra, dopo venticinque anni, scopriamo che anche la ‘Ndrangheta e la camorra erano coinvolte in questa opera di destabilizzazione, “una cosa nostra unica nazionale”.

 

A Reggio Calabria è in corso il processo che vede alla sbarra come mandanti il boss mafioso di Brancaccio, Giuseppe Graviano e il capo ‘ndrangheta Rocco Santo Filippone, legato al clan Piromalli, dei

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http://www.antimafiaduemila.com/home/opinioni/235-politica/70031-mafia-ndrangheta-e-politica-anche-i-servizi-segreti-dietro-al-massacro-dei-carabinieri-negli-anni-90.html

 

 

 

LA CAMPAGNA PER PERSEGUIRE PENALMENTE LA CRITICA A ISRAELE

Maurizio Blondet  22 Febbraio 2019

 

Pubblicato in Attualità il ‍‍21/02/2019 – 16 אדר א’ 5779

 

“Confermo che la Francia adotterà la definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance. Non servirà modificare il codice penale. Si tratterà di affinare le pratiche dei nostri magistrati e dei nostri insegnanti”.

Queste le parole con cui il presidente Emmanuel Macron ha dato ieri l’annuncio del passo avanti che la Francia compirà sul piano della lotta all’antisemitismo, ospite della cena annuale del Crif, il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche del Paese. Un passo avanti segnato dalla presa di coscienza che tra le voci che compongono questa minaccia vi è anche un antisionismo che si fa sempre più incisivo e inquietante.

Nella definizione dell’Ihra, tra i comportamenti individuati come antisemiti, vengono indicate le seguenti opzioni: “Accusare gli ebrei in quanto popolo, o Israele come Stato, di aver inventato o esagerato la Shoah. Negare al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione, ad esempio sostenendo che l’esistenza di uno Stato di Israele sia una impresa razzista. Fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei nazisti”. Come ricorda il caso dell’aggressione al filosofo francese Alain Finkielkraut, un tema di stretta attualità.

“È venuto il tempo degli atti concreti, perché non voglio assuefarmi alle sole parole di indignazione” ha sottolineato Macron nel suo atteso intervento, in cui ha parlato di livello di antisemitismo più alto mai raggiunto dai tempi della seconda guerra mondiale. Parole e iniziative annunciate che sembrano aver risposto alle aspettative del presidente del Crif Francis Kalifat, che appena poche ore prima, come vi avevamo raccontato ieri sul nostro notiziario quotidiano, aveva evocato proprio la definizione dell’Ihra: “Sto aspettando che la Francia adotti questa raccomandazione, perché lo ‘sporco ebreo’ di ieri è diventato lo ‘sporco sionista’ di oggi. E l’aggressione contro Finkielkraut – aveva sottolineato – ne è una conferma”.(21 febbraio 2019)

Nirenstein in stress pre-traumatico: “Si cibano del nostro sangue”

“L’antisemitismo contemporaneo sta facendo fuggire gli ebrei dall’Europa, si ciba del loro sangue. Nella destra agli estremi rimangono sacche di pregiudizio, ma oggi il pericolo maggiore non arriva da qui. Arriva invece da quel mondo che a sinistra, nel rapporto con lo Stato di Israele, è legato a una falsa concezione dei diritti umani a protezione dei cosiddetti deboli. E poi

 

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DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

L’UOMO DI SOROS E UNAR: “CHI RIFIUTA IMMIGRATI È MORALMENTE INFERIORE”

24 febbraio 2019

Luigi Manconi, noto estremista di sinistra, già membro del Partito Democratico, e da questi nominato come kapò dell’Unar, attacca gli italiani. La stragrande maggioranza degli italiani.

 

Manconi è esponente di una Ong finanziata da Soros che insieme ad altre ha dato il via alla richiesta di risarcimento dei clandestini della Diciotti, nominato dal governo di Paolo Gentiloni alla presidenza del famigerato Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, l’Unar.

L’Unar è un ente imposto all’Italia dalla UE e dipende dalla Presidenza del Consiglio: una mangiatoia che si occupa di perseguitare chi si oppone all’invasione e finanziare bordelli gay.

Ora, secondo Manconi, che passa più tempo in conferenza stampa con le ong che

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ECONOMIA

Perché non è possibile vendere l’oro di Bankitalia

di Alessandro Albanese Ginammi – 22 febbraio 2019

Conversazione con il Dott. Antonio Fazio, Governatore della Banca d’Italia dal 1993 al 2005.

 

Nei paesi anglosassoni, in particolare Regno Unito, Stati Uniti e Canada, tradizionalmente l’oro è di proprietà del Tesoro, mentre nell’Europa continentale (vedi Italia, Francia, Germania e altri paesi), l’oro è di proprietà della Banca centrale, come in gran parte del resto del mondo.

Nel 1943 i nazisti puntarono i fucili contro i cassieri e tutti gli altri funzionari responsabili di via Nazionale per sottrarre l’oro dal caveau. Li avrebbero fucilati sul posto in caso di mancata consegna. I tedeschi portarono l’oro a Fortezza, vicino Bolzano, insieme a parte di quello degli altri paesi occupati, ma quando la Germania venne sconfitta, l’Italia e gli altri paesi recuperarono il proprio oro e lo riportarono nelle rispettive Banche centrali.

Dopo la Seconda guerra mondiale, con una accorta politica di bilancia dei pagamenti da parte del Governatore Menichella, i fondi del piano Marshall furono trasformati in riserve d’oro volte a rafforzare la lira. Servirono per sostenere il miracolo economico degli anni Cinquanta e Sessanta.

Negli anni Cinquanta e Sessanta l’Italia trovò stabilità monetaria anche grazie a quelle riserve d’oro, facendo arrivare la lira al livello delle più prestigiose valute al mondo.

Nel 1997 vi fu un tentativo di utilizzare le riserve auree italiane per ridurre il deficit pubblico al di sotto del 3 per cento del Pil, di fatto per un solo anno. A seguito anche di una risposta negativa molto netta della Banca d’Italia, fu chiaro che l’oro era

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LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

 

Un mondo senza lavoro è possibile?

24 febbraio 2019 – Giorgio Triani

Pare una follia, ma dobbiamo abituarci all’idea che a breve con l’automazione molti mestieri spariranno. Eppure, in Italia i nostri governanti non ne hanno consapevolezza. 

A world without work. Un mondo senza lavoro. Non credete possa esistere? Pensate sia una follia pensarlo? Sbagliate di grosso, scrive Yuvel B. Harari, autore di un paio di libri molto consigliabili: Homo deus. Breve storia del futuro e 21 lezioni per il XXI secolo (entrambi editi da Bompiani). Il sociologo israeliano, recensendo un anno fa su The Guardian il saggio Life 3.0: Being Human in the Age of Artificial Intelligence del professore del Mit Max Tegmark, segnalava l’esistenza di persone che vivono benissimo senza lavorare. I preti ultraortodossi, per esempio, in Israele si dichiarano fra i più felicidella vita e del lavoro che fanno. Ma si può, chiedeva Harari, ritenerli dei lavoratori…loro come in genere tutti preti del mondo? Leggere e diffondere i sacri testi, officiare riti e “raccontare storie” può essere infatti essere considerato un lavoro? Ma anche i giovani adolescenti, a ogni latitudine, mostrano un’attrazione ludica a prova di lavoro. «Se ne avete uno in casa, chiudetelo nella sua camera. Con i suoi videogiochi e rifornito quotidianamente di pizza e Coca Cola, se ne starà chiuso lì tutto il giorno a giocare, per mesi, senza minimamente curarsi del lavoro e men che mai delle occupazioni domestiche».

SE È PIÙ FACILE DIVERTIRSI CHE TROVARE UN LAVORO

Sono ovviamente esempi estremi, però è indubbio che già da anni ci sia più abbondanza e facilità di intrattenimenti e giochi che possibilità e occasioni di lavoro. Dunque, sia più facile divertirsi che lavorare. Cosa questa che è tragica. Soprattutto perché abbiamo una politica miserabile e dei politici, sedicenti leader, che non hanno minimamente idea delle epocali trasformazioni in corso nel mondo del lavoro e sui mercati. O che pensano, come l’attuale governo gialloverde, cheprepensionando gente di 60 anni si favorirà il turn over occupazionale. O che basti evocare la start up nation, perché magicamente riappaia ciò che sta scomparendo un po’ ovunque.

Un Paese vecchio come il nostro avrà molto più bisogno di tecnici per la riabilitazione e di corsi infermieristici che non di maestre d’asilo o di avvocati

FINO AL 60% DELLE MANSIONI SARÀ AUTOMATIZZATO

«Non c’è lavoro ripetitivo, non solo manuale», ha detto Elon Musk, il padre di TeslaHiperloop e Space X, «che entro il 2022 non potrà essere fatto da robot». Mentre autorevoli centri di ricerca come il Pew Reserach Center e il World Economic Forum collocano fra il 40 e il 60% la percentuale di lavori e mansioni destinati presto a essere automatizzati, parzialmente o totalmente. Insomma siamo di fronte – scrive il report della Commisione europea The labour market implications of ICT development and digitalisation – a cambiamenti paragonabili a quelli che hanno visto il passaggio dalla società contadina a quella industriale.

IN ITALIA MANCANO UNA STRATEGIA COERENTE E IDEE ORIGINALI

È un cataclisma annunciato quello che si sta velocemente preparando: ma governanti e decisori politici prendono tempo. In Italia più che altrove. Visto che da noi manca completamente una strategia coerente. Con l’aggravante che non ci sono in campo idee nuove, originali. Ovvero la consapevolezza che i nuovi lavori vanno letteralmente “inventati”, dal momento che per molte professioni tradizionali incombe non il turn over ma la scomparsa. Per fare degli esempi: quanto futuro lavorativo hanno un bancario, un elettrotecnico, un disegnatore meccanico? E i taxisti, i camionisti e conducenti di bus, treni e metrò che andranno a fare mano a mano che si svilupperà la guida autonoma? Nello stesso tempo è sicuro che un Paese vecchio come il nostro avrà molto più bisogno di tecnici per la riabilitazione e di corsi infermieristici che non di maestre d’asilo o di avvocati. Essendo peraltro conclamato che l’economia digitale ha già una formidabile fame, però insoddisfatta, di sviluppatori, così come di tecnici per il trattamento dei dati.

ANCHE L’ARTIGIANATO PERDE COLPI

A ciò si aggiunge un’ulteriore anomalia italica: il lavoro scarseggia anche perché non si incontrano domanda e offerta e non solo perché i giovani– si dice – non vogliono più fare i lavori faticosi umili. Accade infatti che in Italia i posti di lavoro a rischio, per effetto di automazione, nel triennio 2019-2021 siano 3,2 milioni (secondo una stima di ADP società internazionale di gestione risorse umane), mentre le industrie del Nord nello stesso arco temporale troveranno solo una figura su tre di quelle più richieste. Sembra incredibile, ma questo e altri disallineamenti (i negozi tradizionali che stentano ad avere una presenza sul web e vetrine online) vanno di pari passo al permanere di idee e convinzioni infondate. Per esempio quella che continua a celebrare l’artigianato nazionale, senza però coniugarlo con le nuove competenze digitali richieste dal mercato internazionale (tant’è, per fare un esempio clamoroso, che ben prima dei nostri ministeri competenti o delle Camere di commercio

 

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LA LINGUA SALVATA

L’italiano supera il francese e diventa la quarta lingua più studiata nel mondo

–di S.U. – 24 febbraio 2019

Stilare una classifica delle lingue più parlate al mondo non è facile intanto perché è praticamente impossibile conoscere il numero preciso delle persone che parlano una determinata lingua perché, prima di tutto, è difficile stabilire qual è la vera differenza tra lingua e dialetto. Poi bisogna tenere conto di quale istituzione rileva i dati e del momento storico in cui essi vengono raccolti, perché i numeri possono variare molto tra una rilevazione e un’altra.

GUARDA IL VIDEO / L’italiano supera il francese e diventa la quarta lingua più studiata nel mondo

Fatte queste precisazione vediamo quali solo i risultati della classifica 2018 stilata da Ethnologue, pubblicazione cartacea ed elettronica del SIL International, che prende in analisi migliaia di lingue nel mondo fornendo per ognuna di esse il numero dei parlanti, le regioni di diffusione, i dialetti, le affiliazioni linguistiche.

GUARDA IL VIDEO / Moavero: italiano quarta lingua più studiata, è davanti francese

Anche perché questi dati ci riservano una bella sorpresa su scala mondiale, infatti, dopo inglese, spagnolo e cinese, l’italiano è la quarta lingua più studiata, prima del francese. Una classifica ormai consolidata dal 2014-2015, quando lo studio dell’italiano ha registrato un boom, passando da 1,7 milioni di studenti (2013-2014) a più di 2 milioni il biennio dopo. L’italiano è sempre al quarto posto per l’anno accademico 2016/17, con 2.145.093 studenti raggiunti in 115 paesi tramite gli Istituti Italiani di Cultura.

Se invece si focalizza lo studio alla sola Unione europea vediamo che per il 97,3% degli alunni delle scuole secondarie l’inglese è parte integrante dei programmi scolastici. Sempre secondo il rapporto della Commissione Europea del 2017, il francese è al secondo posto come lingua straniera studiata dal 33,8% degli alunni, seguita dal tedesco, seconda lingua straniera scelta dal 23,1% degli studenti europei, poi lo spagnolo (13,6%), il russo (2,7%) e l’italiano (1,1%).

Una classifica diversa se si concentra sulla sola Italia, dove dietro l’inglese le lingue straniere più studiate risultano essere il francese (72,3%), lo spagnolo (18,8%) e il tedesco (8,7%). Tuttavia questo trend è in rapida evoluzione e

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https://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2019-02-24/l-italiano-supera-francese-e-diventa-quarta-lingua-piu-studiata-mondo-113700.shtml?uuid=ABajojXB&refresh_ce=1

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

SCHIAVI E GLOBALIZZAZIONE IN NOME DELLA UE

24 febbraio 2019

Alcuni pensieri interessanti:

 

 

Vogliono l’uomo nomade e senza alcun riferimento oggettivo: gender, meticciato e precariato economico vanno tutti nella stessa direzione.

https://voxnews.info/2019/02/24/schiavi-e-globalizzazione-in-nome-della-ue/

 

 

 

Juan Guaidò figlio dell’imperialismo americano

15 Febbraio 2019 – Nicolò Gebbia

Oltre la CIA.

Nel 1983 Ronald Regan, mediocre attore ma grande presidente imperialista, capisce che non è più il tempo dei beceri colpi di stato fascisti, e fonda l’agenzia National Enforcement for Democracy (NED), con lo scopo di neutralizzare le forze progressiste, facendole passare per antidemocratiche.

Il NED crea una sua scuola per giovani aspiranti leader fantocci statunitensi, e la colloca nella capitale più improbabile per ospitarla, Belgrado. Essa ha nome CANVAS, che è l’acronimo inglese di Center of Applied Nonviolent Action and Strategies. Una società no profit creata e diretta da Srdja Popovic.

È a Belgrado che si forma Juan Guaido’, nel 2005, insieme con altri 4 studenti venezuelani. Ma lui ha la stoffa dell’outsider e così, 5 anni dopo, lo vediamo a Citta’ del Messico, dove segue un corso organizzato da CANVAS e finanziato dalla banca JPMorgan.

Il mentore del corso è l’economista ultraliberista Louis Enrique Berritzbeitia. Con 900 milioni di dollari di finanziamenti

 

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La mappa europea dei foreign fighter dell’Isis

Trump intima all’Europa di riprendersi i combattenti del Califfato in Siria. Incluse centinaia di donne e bambini. La Francia apre. Tedeschi e inglesi no.

BARBARA CIOLLI

 

 

Sono i più monitorati tra i jihadisti sparsi nel mondo. I servizi segreti ne conoscono nella maggioranza dei casi nome, cognome e profili, e sanno anche dove si trovano. Le stesse intelligence ed esperti di terrorismo, negli ultimi rapporti sui foreign fighter dalla liberazione di Raqqa e Mosul dall’Isis, hanno evidenziato come il pericolo maggiore venga dai «lupi solitari» sparsi per l’Europa e che spesso si radicalizzano da soli. O dalle migliaia di combattenti di ritorno che si sono sparpagliati riuscendo a superare in clandestinità le frontiere irachene e siriane, e chissà poi in quali Stati e gruppi hanno trovato rifugio. Gli stessi esperti avvisano come sia meglio, a questo punto, riprenderseli in carico come prigionieri (o nel caso di donne e minori sotto protezione), piuttosto che lasciarli dileguare.

LO SCARICABARILE DEI JIAHDISTI DELL’ISIS

La Francia, piuttosto che la Gran Bretagna o la Germania, ha iniziato a dare ascolto all’intelligence. Ma era inevitabile che, al dunque, nessun governo occidentale si volesse riprendere in carico i propri estremisti andati a combattere dal 2011 in Siria e in Iraq. Il pentolone è statoscoperchiato da Donald Trump, caduta l’ultima roccaforte di Baghuzdell’Isis, al solito con i suoi mali modi verso gli alleati, sebbene stavolta qualche ragione Trump ce l’abbia. Anche la località la dice lunga sullo scaricabarile dei catturati dell’Isis: Baghuz è nel lembo più orientale al confine con l’Iraq della provincia siriana di Deir Ez Zor. Lì, come in un sacco, alla caduta del sedicente Califfato, erano stati spinti a ripiegarsi i jihadisti e trasferiti gli sfollati che si erano consegnati all’esercito curdo-arabo (Sdf) e alle altre forze in campo.

 

IN SIRIA MANCANO REFERENTI STATALI

Dalla provincia di Deir Ez Zor una parte dei membri dell’Isis è riuscita a mascherarsi e fuggire, un’altra – i circa 800 combattenti stranieri citati da Trump – sono stati trattenuti dai curdi-siriani nelle prigioni o nei campi profughi del Rojava. Lo stesso problema spinoso si era presentato alla caduta di Mosul nel 2017, ma l’Iraq è uno Stato sovrano e ben definito rispetto alla Siria che esce da otto anni di guerra civile. Così in Iraq anche gli affiliati di origine straniera furono scaricati sulle autorità curdo-irachene o di Baghdad, per essere, se maschi e adulti, nella maggioranza dei casi condannati a morte. In Siria è diverso: il Rojava, che all’annuncio del ritiro degli Usa ha chiesto aiuto al regime siriano, non è un’entità indipendente o federale, e con Bashar al Assad gli occidentali non hanno – ancora – ripreso le relazioni diplomatiche.

I TRE ITALIANI NELL’ISIS IN SIRIA

Stavolta Assad farebbe comodo. Se Barack Obama ha fallito nell’impegno di chiudere il campo di Guantanamo è anche perché gli alleati europei furono recalcitranti a riprendersi i loro cittadini di al Qaeda imprigionati. L’Isis non è un problema del nuovo presidente americano, solo una sua combattente straniera in custodia delle Sdf è di nazionalità americana. L’Italia ne ha appena un paio in più: un ragazzo e due ragazze di seconda generazione, poco più che 20enni, Samir Bogugana, Meriem Rehaily e Sonia Kediri. I tre seguaci connazionali di Abu Bakr al Baghdadi, intercettati nel Nord della Siria, sono tra i 129 foreign fighter che si è ricostruito aver lasciato il nostro Paese per combattere tra i jihadisti in Siria e in Iraq. Una quarantina di loro risultano morti, una ventina è rientrata, e solo 24 tra loro erano in possesso della cittadinanza italiana.

VIDEO QUI. blob:https://www.lettera43.it/0087ca2e-15dd-40a8-b669-d39282aebe9e

CENTINAIA DA GRAN BRETAGNA, FRANCIA E GERMANIA

La Francia e la Gran Bretagna sono al contrario gli Stati europei con piùforeign fighter. Circa 2 mila jihadisti sarebbero partiti da Oltralpe per combattere tra i radicali islamici e sarebbero stati ancora, secondo le stime di fine 2017, 700 nell’Isis; mentre da Oltremanica sarebbero volati in Medio Oriente, secondo diverse ricostruzioni, tra gli 850 e i 1500 jihadisti. C’è poi la Germania, con un migliaio di foreign fighter radicalizzati dal 2013, un terzo dei quali rientrato e 270 invece tra donne e bambini ancora in Siria e in Iraq. Senza tralasciare i combattenti stranieri del Belgio, il Paese dell’ue con più radicalizzati islamici per densità. Alcune centinaia di questi sono trattenuti dai curdi-siriani, che li hanno intercettati anche durante la fuga verso la Turchia, e come si evince dai nomi e dai numeri più del 20% dei sopravvissuti sono donne bambini.

I FIGLI DELL’ISIS RIPRESI DA RUSSIA E FRANCIA

Una questione delicata sotto molti aspetti. Le centinaia di figli di jihadisti, molti

 

Continua qui: https://www.lettera43.it/it/articoli/mondo/2019/02/24/isis-siria-foreign-fighters-europa-trump-donne/229310/

 

 

 

 

POLITICA

Cade ogni politico, se non serve più al potere che ci domina

Scritto il 25/2/19

 

Sembra il nostro paladino, finalmente: l’amico del popolo. E invece è il loro uomo, l’ennesimo. Scelto per durare il necessario, capace di cavalcare l’onda grazie alle sue qualità, al suo appeal mediatico. Ma il “casting” inziale ha individuato anche il punto debole, già in partenza. Esempio: corruzione, sete di potere e denaro. Oppure ambizione smodata, passione per le donne, o magari abuso di droghe e altre debolezze private: saranno i tasti da pigiare al momento opportuno, quando l’ometto non servirà più e andrà bruciato. Di colpo, il suo dossier – compilato fin dall’inizio e pronto da anni – finirà ai magistrati (e alla stampa). Risultato: morte civile. Succede sempre, di continuo, secondo uno schema cinico e quasi noioso, nella sua monotonia. Formigoni e Renzi? Sembrano solo gli ultimi nomi della lista. Poi ci sono altri personaggi, di ben maggior peso. Magari finiscono in esilio ad Hammamet, o peggio: assassinati come Moro, fatti esplodere in aria come Mattei. Via loro, avanti un altro. Il gioco continua, perché serve a non cambiare mai le regole. E i padroni di quelle regole non siamo noi, salvo rarissime e eccezioni, destinate a durare poco – come Olof Palme, premier svedese freddato da un killer nell’86, o Thomas Sankara, rivoluzionario leader del Burkina Faso massacrato nell’87 dopo soli quattro anni di governo, in cui aveva creduto di poter mettere fine, per davvero, alla schiavitù finanziaria dell’Africa.

Dà un po’ di vertigine, il saggio “Psyops” di Solange Manfredi, che illumina settant’anni di “guerra psicologica”, condotta in Italia. Indovinato: siamo il paese-cavia per eccellenza, dove sono state testate le peggiori tecniche di manipolazione, anche le più sanguinose (Gladio). Nessun’altra nazione, in Europa– ricorda l’autrice, in un’intervista alla trasmissione web-radio “Forme d’Onda” – ha subito altrettante atrocità, a causa del terrorismo “false flag”, sotto falsa bandiera, che ha utilizzato servizi segreti e pedine dell’estremismo per mettere in piedi gli agguati degli anni di piombo e le stragi impunite nelle piazze. Pensiamo a una sigla come la Falange Armata: ha firmato 500 rivendicazioni, tra il ‘92 il ‘94, quando Tangentopoli abbatteva la Prima Repubblica e le bombe affidate alla manolavanza mafiosa condizionavano il sanguinoso esordio della Seconda, nata per sacrificare l’Italia del benessere e portarla a soccombere di fronte all’oligarchia finanziaria di Maastricht e del Trattato di Lisbona. L’Isis? E’ l’ultimo capolavoro della strategia della tensione a livello internazionale, riprodotta fedelmente secondo il modello sperimentato in Italia. C’è il referendum per la secessione della Scozia dal Regno Unito? Benissimo, e chi decapita, l’Isis, il giorno prima? Ovvio: uno scozzese. Negli Usasi vota per limitare ulteriormente le libertà del cittadino, con la scusa della sicurezza? E quindi è proprio un ostaggio americano, alla vigilia, a offrire la gola alla mannaia dello Stato Islamico.

La regia è scandalosamente evidente, dice Solange Manfredi, così come il movente – per nulla connesso con Allah – dello stesso fondamentalismo religioso mediorientale, creato a tavolino per evitare che il Medio Oriente svoltasse verso il socialismo. Negli anni ‘50, ricorda l’autrice del saggio, i paesi arabi erano largamente laici. «Prima del golpe occidentale che portò al potereSaddam, l’Iraq aveva un ministro donna e si preparava a dare l’indipendenza ai curdi». Così, il governo di Baghdad è stato “suicidato”. Tutto ciò è orrendo? Certamente, ma dobbiamo sapere che è la regola. La storianon lo ammette? Lo si può capire: spesso è il sistema stesso a scriverla, imponendo la sua versione alla scuola. Storia, cioè guerre: nessuno dei conflitti che ricordiamo – dice Solange Manfredi – è stato innescato dai motivi ufficialmente noti. Dietro ogni guerra c’è una causa segreta, e il casus belli è sempre un’invenzione o comunque una manipolazione: da Pearl Harbor, dove il bombardamento giapponese era perfettamente atteso, al Golfo del Tonchino, in cui nessuna artiglieria vietnamita sparò mai contro la flotta Usa. Fino ovviamente all’11 Settembre, servito come alibi per invadere l’Iraq e l’Afghanistan, per poi terremotare tutto il Medio Oriente.

Cronologia recente: primavere arabe, caduta di Mubarak in Egitto, morte di Gheddafi in Libia, guerra in Siria contro Assad, devastazione dello Yemen. Emergenze umanitarie e crisidei migranti? Appunto. C’è sempre un’attenta regia che predispone gli scenari, pur scontando anche l’imprevedibilità relativa delle variabili. Certo, i colpi principali vanno spesso a segno: Mattei viene ucciso quando fa diventare l’Italia troppo ingombrante a livello geopolitico, e Moro è assassinato per gambizzare l’economiamista, pubblico-privata, che dovrà cedere il passo al neoliberismo. A sua volta, lo svedese Palme soccombe prima che possa diventare segretario generale dell’Onu, impedendo – fra le altre cose – la nascita dell’Ue nella sua attuale configurazione antidemocratica e antipopolare. Ma se gli eroi restano mosche bianche (Moro fu minacciato da Kissinger in modo brutalmente mafioso), la regola è invece un’altra: il politico di turno – Renzi, Formigoni – viene fatto uscire di scena quando non serve più, al potereche ne aveva assistito l’ascesa.

Un meccanismo del quale il soggetto (premier, capo-partito, ministro) non è neppure pienamente consapevole, il più delle volte, salvo che per un aspetto: appena raggiunge la vetta, dice Fausto Carotenuto a “Border Nights”, la sua vita di trasforma in un inferno. Motivo: «Il suo primo pensiero, la mattina, diventa questo: chi ce l’ha con me? Chi vorrebbe farmi fuori?». Di manipolazione, Carotenuto se ne intende: per anni ha orientato il lavoro dei servizi segreti Nato. Oggi è approdato a una scelta drastica: la rinuncia sostanziale alla politica, giudicata impraticabile perché interamente manipolata. Un grande inganno, un gioco di specchi in cui nessuno è davvero quel che dice di essere. Dal canto suo, analizzando a fondo la storiaitaliana contemporanea sulla base di migliaia di documenti desecretati, a cominciare da quelli che comprovano l’arruolamento della mafia e di molti uomini-chiave del nazifascismo, da parte degli Usa, per controllare l’Italia post-bellica in senso anti-Urss, Solange Manfredi insiste su un punto: non è detto che i politici su cui il potere investe siano per forza mediocri, ma è essenziale che abbiano almeno un punto debole (da usare al momento oppurtuno, per liquidarli).

In altre parole: un cavaliere senza macchia non diventerà neppure assessore. E se qualcuno sfugge al controllo – come Sankara – durerà al massimo una manciata di mesi, prima di venir tolto di mezzo. Il connotato etico dell’analisi si basa sulla distanza tra la verità ufficiale e quella sottostante, tra la democrazia ideale e sostanziale (espressa “in purezza”) e la post-democrazia attuale, completamente svuotata, ormai dominata in modo sempre più evidente dall’invadenza di gruppi di potere privatistici, economici e finanziari. Peraltro, sottolinea Gioele Magaldi nel suo saggio “Massoni” uscito a fine 2014, non è certo piovuta dal cielo neppure la sacrosanta democrazia cui fa giustamente riferimento Solange Manfredi: la prassi dell’uguaglianza – pari opportunità, diritto di voto, Stato laico, legge sovrana emanata dal Parlamento eletto dai cittadini – è il frutto storico dell’impegno settecentesco della massoneria, che ha “fabbricato” la Rivoluzione Francese e poi creato gli Usa. Viviamo dunque in una specie di colossale laboratorio zootecnico, come sostiene Marco Della Luna? Siamo prigioneri di uno smisurato allevamento planetario, popolato da masse interamente manipolate?

Probabilmente è così da sempre, suggerisce Paolo Rumor nel saggio “L’altra Europa” basato sulle rivelazioni dell’esoterista francese Maurice Schumann, tra i fondatori dell’europeismo novecentesco già durante la Seconda Guerra Mondiale. La tesi: un organismo-fantasma, denominato “la Struttura”, reggerebbe le sorti del pianeta in modo ininterrotto, da qualcosa come 12.000 anni. Le 36 Ur-Lodges supermassoniche presentate da Magaldi potrebbero esserne l’estrema propaggine contemporanea? Dilaga il cosiddetto complottismo, anche perché il potere– sempre reticente – si è fatto aggressivo e sfacciato, nella sua alluvione quotidiana di “fake news”, cioè menzogne ufficiali truccate da notizie. Per un osservatore coraggioso e indipendente come Massimo Mazzucco, non manca il risvolto positivo: è vero che l’infrastruttura web è comunque sempre controllata dai soliti poteri fortissimi, ma milioni di persone – proprio sulla Rete – oggi possono condividere informazioni preziose, non ortodosse, non convalidate dall’ufficialità. Informazioni di cui fino a ieri sarebbe stato impensabile disporre, e che tuttora – non a caso – sono irrintracciabili sui media mainstream, giornali e televisioni.

Sta letteralmente esplodendo anche il fenomeno della nuova archeologia, che

 

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Bruckner: “Morto il comunismo, l’Islam è l’ultima grande storia a cui si aggrappa la sinistra”

Posted by Redazione on 20 Febbraio 2019

scrive Le Figaro (20/2/2019)

“Profanano le tombe con le svastiche. Sono come le scosse di un terremoto, una specie di risveglio dell’abiezione. L’odio anti-ebraico arriva fino al punto di attaccare i morti, come se li uccidesse una seconda volta”, dice il filosofo francese Pascal Bruckner sull’ondata di antisemitismo nel suo paese. Bruckner punta il dito sull’islamo-goscismo, l’alleanza fra Islam e sinistra radicale. “Una certa sinistra è pronta a calpestare i propri valori per compiacere il barbuto: la parità tra uomini e donne, il pensiero critico, tutto ciò che è stato tradizionalmente associato a una posizione illuministica. Questo matrimonio innaturale è il risultato del crollo totale di tutti gli ideali della sinistra. L’Unione Sovietica si è disintegrata

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http://www.controversoquotidiano.it/2019/02/20/bruckner-morto-il-comunismo-lislam-e-lultima-grande-storia-a-cui-si-aggrappa-la-sinistra/?

 

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Oltre le frontiere, verso il post-umano

Gianfranco Ravasi – 26 novembre 2013  RILETTURA

Le nuove tecnologie del genoma aprono a prospettive esaltanti e pericolose. L’intervento del cardinale Ravasi domani al «Cortile dei gentili» di Berlino.

Uno dei poeti di Israele, il Salmista, si era fermato stupito davanti al mistero dell’essere umano e aveva esclamato: «Tu, o Dio, hai fatto l’uomo di poco inferiore a un dio, di gloria e di onore lo hai coronato» (Salmo 8,6). In forma meno lirica e religiosa, ma con la stessa ammirazione, uno dei sette sapienti dell’antichità greca, Democrito di Aldera, contemporaneo di Socrate, aveva coniato questa definizione: ánthropos mikròs kósmos, «l’uomo è un piccolo universo» (frammento 34). Questo «microcosmo» contiene in sé gli estremi dell’infinito col suo pensiero e il suo spirito, ma anche della creaturalità fragile e mortale.

Se Hölderlin in uno dei suoi Abbozzi di inni rimandava alla Bibbia interrogandosi: «Was ist der Menschen Leben? Ein Bild der Gottheit» («Che cos’è la vita dell’uomo? L’immagine della divinità»), Goethe nel Faustmetteva in bocca a Mefistofele questo crudo ritratto dell’essere umano: «Der Mensch, die kleine Narrenwelt» («L’umanità, il piccolo mondo dei folli»). La cultura moderna ha smitizzato la grandezza della creatura umana, ma ne è rimasta pur sempre affascinata, a partire da Cartesio che, nel Cogito ergo sum, ha posto nel pensiero l’identità trascendente della persona. Intanto, però, la scienza puntava sulla corporeità materiale e caduca di quell’essere dalla spiritualità gloriosa. Nella cultura contemporanea l’atteggiamento è ulteriormente mutato e lo stesso uomo non si è più accontentato di essere un passivo osservatore della sua identità strutturale, ma si è eretto a ricreatore di se stesso modificando la sua natura, sia nelle profondità dell’organismo umano attraverso l’ingegneria genetica, sia negli strati esterni trasformando attraverso la chirurgia estetica il proprio apparire. Questo nuovo orizzonte è stato percorso con entusiasmo dalla scienza nei primi anni del XX secolo, con le rischiose e fin pericolose avventure dell’eugenetica originaria che assumeva anche finalità ed esiti sociali. Essa ha, poi, lasciato spazio all’attuale genetica dallo statuto metodologico più rigoroso e dalle risultanze certamente rilevanti nei confronti della terapia e della prevenzione delle malattie. La diagnosi molecolare, lo screening e la mappatura del genoma umano, le proteine terapeutiche, la medicina predittiva e rigenerativa, le biotecnologie in genere sono alcune delle componenti importanti di questo nuovo e complesso approccio. Un approccio che non è, comunque, esente da interrogazioni di taglio etico che costituiranno certamente la sostanza del dibattito che ora

 

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Le molecole che smentiscono tutte le bufale

Nicola Porro – Dom, 24/02/2019

Se non avete un libro di chimica nella vostra biblioteca, o se ne avete solo di divulgativi e ve ne manca uno professionale, Capire le molecole (Cedam) di Franco Battaglia fa al caso vostro.

È un volume da studiare, non da leggere al mare. L’autore, a cui sono affezionato per le sue battaglie controcorrente sull’ambiente, lo usa per il corso all’università, ma essendo il livello da primo anno, per affrontarlo serve la cultura scientifica scolastica e, soprattutto, la voglia di usarla.

Il libro non avrebbe posto in questa rubrica se non già dalla copertina non avesse attirato la nostra attenzione. Vi si ritrae la mano della figlia dell’autore (alla quale l’opera è dedicata) che sostiene un campione cilindrico. È materiale vetroso insolubile, inattaccabile, infrangibile, costituente una matrice per la vetrificazione dei rifiuti radioattivi. Giunti alla fine del capitolo 3, sarete

Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/molecole-che-smentiscono-tutte-bufale-1650874.html

 

 

 

 

STORIA

La vera storia del lager di Fenestrelle dove i Savoia scannarono e fecero sparire nella calce migliaia di meridionali!

 

di Antonella Sferrazza – 26 marzo 2017

 

 

La cosa incredibile di questa storia è che, ancora oggi, ci sono storici – o presunti tali (in Italia, quando c’è di mezzo il risorgimento, la differenza tra storici e presunti tali si assottiglia…) – che negano un’evidenza storica. Tra i negazionisti c’è Alessandro Barbero (che non a caso è piemontese di Torino: e vedi che mangi!). Ma la verità è lì, raccontata da giornali e testimoni dell’epoca: e la verità è che i piemontesi, nei primi anni dell’unificazione, furono i precursori dei nazisti: barbari e assassini. Da un’Italia nata così non poteva che venire fuori l’Italia di oggi…

Qualche tempo fa, a proposito della esistenza del lager di Fenestrelle in occasione della pubblicazione del libro di Juri Bossuto e Luca Costanzo Le Catene dei Savoia, con la prefazione di Alessandro Barbero a sua volta autore del libro I prigionieri dei Savoia – La vera storia della congiura di Fenestrelle si scatenò un acceso dibattito. Costoro nei loro libri non fanno altro che negare spudoratamente terribili verità sostenendo che Finestrelle non fu mai un lager dove, a differenza di quanto da loro sostenuto, subito dopo l’unità d’Italia furono deportati decine di migliaia di meridionali e fatti morire a migliaia in quella fortezza destinata appunto, come tante altre del Settentrione, alla deportazione dei prigionieri meridionali.

Bossuto, Costanzo e soprattutto Barbero fanno parte di quella schiera di ricercatori o pseudo-storici – che per fortuna sono sempre di meno – che ancora non intendono arrendersi a quelle evidenze ed a quelle verità nascoste dalla storiografia ufficiale che, in questi ultimi tempi, puntigliosi e documentati storici e ricercatori stanno mettendo in luce. Negare come hanno fatto Barbero, Bossuto e Costanzo nei loro libri che Fenestrelle non fu un vero e proprio lager dove vennero deportati e fatti morire alcune migliaia di prigionieri meridionali è come negare la esistenza di campi di concentramento di Auschwichz e di Dachau dove, 80 anni dopo, nelle camere a gas vennero fatti morire milioni di ebrei.

Migliaia di meridionali morti, scomparsi e sciolti nella calce viva nelle vasche ancora esistenti all’interno della fortezza di Fenestrelle: verità oggi da negare. E’ per questo che di tutti questi orrori non se ne trovano tracce negli archivi di Torino in cui Barbero e Bossuto sostengono di averle ricercate. Orrori come quelli degli ebrei uccisi molti anni dopo nelle camere a gas naziste.

Razza inferiore, i meridionali, teorizzata a quei tempi dalla scuola positivista di Cesare Lombroso e razza inferiore quella ebrea, teorizzata dalle teorie naziste dopo. Razze da umiliare, deportare e annientare.

Le migliaia di deportati che entravano a Fenestrelle, come monito alla loro rieducazione ebbero il “privilegio” di leggere una scritta: “Ognuno vale non in quanto è, ma in quanto produce” simile a quella che centinaia di migliaia di deportatati, 80 anni dopo, ebbero l’analogo “privilegio” di leggere nei campi di stermino nazista di Auschwitz: “Il lavoro rende liberi”. Tragiche e terribili analogie e similitudini.

Ancora oggi entrando a Fenestrelle, su un muro, è tuttora visibile quella triste e provocatoria iscrizione. Anche in questi propagandistici processi rieducativi si può a buon diritto dire che i piemontesi per massacri, eccidi e stermini perpetrati nei confronti delle popolazioni meridionali furono a suo tempo, maestri dei futuri nazisti.

Di tutto questo i negazionisti Barbero e Bossuto avrebbero dovuto farsene una ragione. Avrebbero dovuto farsene una ragione che, a migliaia e migliaia, furono i deportati meridionali nelle carceri del Nord di cui Fenestrelle fu la punta dell’iceberg.

Dal 1861 – primo anno dell’unità d’Italia – in poi migliaia e migliaia di ex soldati del disciolto esercito borbonico, di soldati papalini prigionieri, di contadini meridionali che i piemontesi definivano briganti, di prigionieri politici e renitenti di leva, di ex garibaldini dell’impresa di Aspromonte – tra cui alcune centinaia di siciliani – furono deportati nei lager del Centro Nord Italia e, precisamente: a San Maurizio Canavese, Alessandria, Milano, Genova, Bergamo, Bologna, Ascoli Piceno, Livorno, Ancona, Rimini, Fano e nelle isole dell’arcipelago toscano e della Sardegna. In questo universo carcerario del nuovo Stato italiano il lager più importante e più tristemente famoso e temuto fu appunto quello di Fenestrelle, nell’alta Savoia.

Fenestrelle, un’antica e inaccessibile fortezza sabauda a circa 150 chilometri da Torino, posta a più di 2 mila metri d’altezza a protezione del confine sabaudo-piemontese (come potete vedere sopra nella foto), fu dunque, a partire dal 1861, il lager di casa Savoia, la Siberia italiana, in cui non ci si fece scrupolo di deportare, senza soluzione di continuità, appunto ex soldati del disciolto esercito del Regno delle Due Sicilie, papalini, pseudo briganti, prigionieri comuni e politici, donne e uomini di ogni provenienza in una promiscuità degna di peggior causa.

Sulle condizioni e sul trattamento dei detenuti all’interno della fortezza di Fenestrelle ne dà ampio e documentato conto, ove per loro conoscenza Barbero e Bossuto alla ricerca di documentazioni non lo avessero mai letto, un giornale piemontese dell’epoca: L’armonia:

“La maggior parte dei poveri reclusi sono ignudi, cenciosi, pieni di pidocchi e senza pagliericci. Quel poco di pane nerissimo che si dà per cibo, per una piccola scusa si leva e, se qualcuno parla, è legato per mani e per piedi per più giorni. Vari infelici sono stati attaccati dai piedi e sospesi in aria col capo sotto ed uno si fece morire in questa barbara maniera soffocato dal sangue e molti altri non si trovano più né vivi, né morti. E’ una barbarie signori”.

Un’altra testimonianza dello stesso tenore, per ulteriore conoscenza dei tre negazionisti, è quella del pastore valdese Georges Appia che, nell’ottobre del 1860, e siamo solo all’inizio delle deportazioni, in visita al forte che già rigurgita di prigionieri meridionali, così ebbe a descriverli:

“Laceri, ignudi e poco nutriti appoggiati a ridosso dei muraglioni nel tentativo disperato di catturare i timidi raggi solari invernali, ricordando forse con nostalgia il caldo dei loro climi mediterranei”.

Laceri, ignudi e malnutriti: l’aspettativa di vita, per questi poveretti, era fatalmente ridotta al minimo. Furono migliaia i prigionieri e i deportati che entrarono a Fenestrelle e pochi quelli che ne uscirono vivi per gli stenti, la fame e le temperature rigide alle quali non erano abituati e alle quali crudelmente (gli infissi nelle finestre delle celle deliberatamente erano stati tolti e vi erano solamente grate) furono sottoposti.

In questa disperata situazione e al limite di ogni umana sopportazione vi fu, il 22 agosto del 1861, un tentativo di rivolta, che scoperto in tempo e ferocemente represso portò all’inasprimento delle pene, per cui da quel momento la maggior parte dei deportati protagonisti della rivolta fu costretta a portare ai piedi ceppi e catene appesantiti da palle di 16 chili! Pochissimi in quelle condizioni riuscirono a sopravvivere e a chi non riusciva a farcela era riservato un particolare trattamento privo di ogni umana pietà.

I cadaveri di questi sventurati, anziché essere seppelliti, venivano sciolti nella calce viva, in una grande vasca posta nel retro della chiesa che sorgeva all’ingresso della fortezza che è ancora oggi visibile.

Una morte anonima, senza alcuna sepoltura e alcuna lapide, perché non restasse memoria e traccia dei crimini compiuti dai civilissimi “piemontesi”. Ecco perché i nostri “eroi” Barbero, Bossuto e Costanzo non troveranno, come sostengono nelle loro ricerche, tra l’altro parziali, tracce delle migliaia di morti, limitandosi a dire spudoratamente che i morti alla luce delle loro ricerche furono solamente quaranta.

Pochi per i suddetti motivi, infatti, i nomi furono annotati nei registri

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