NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 11 FEBBRAIO 2020

https://orwell.live/2020/02/10/10-febbraio-il-dramma-dellesodo-nel-racconto-della-bambina-con-la-valigia/

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI

11 FEBBRAIO 2020

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Promise il sovrano

“Muterò la realtà in fiaba”

Lo fece. Non c’era più nulla di vero.

STANISLAW J. LEC, Pensieri spettinati, Bompiani 2006, pag. 218

 

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Tutti i numeri dell’anno 2018 e 2019 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com

 

 Precisazioni

 

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La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.

 

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SOMMARIO

 

LA MORTE DI UN BAMBINO

Uccelli che ti fotografano a tua insaputa – Ugo Mattei

10 febbraio: il dramma dell’esodo nel racconto della “bambina con la valigia”

LA POSTA IN GIOCO

La mafia nigeriana d’Europa

“Facciamo una figlia e la stupriamo”, l’orrore delle mamme pedofile

Rula Jebreal 

Non vi è più, oramai, alcun impedimento imposto dalla società allo sfogo delle pulsioni aberranti”.

Il grave rischio di essere pedoni

Greenpeace chiede misure per il benessere degli animali

IL CANTICO ANTI-CRISTIANO DI BENIGNI A SANREMO

La guerra del gas nel Mediterraneo orientale

L’esercito statunitense è “peggio dei nazisti”

La Grande Bugia

Cantico dei cantici secondo Benigni

La foiba grande di Sgorlon per (ri)scoprire la verità

Grande fratello grillino: con la riforma grillina tutti spiati senza controlli

Non sopporto!

Bifarini: l’Ue “guarisce” solo con un New Deal rooseveltiano    

CHI GUADAGNA DALLA RECESSIONE PERMANENTE

Sulla prescrizione se si fa sul serio è impossibile mediare. Ma è tutta una sceneggiata

Prescrizione, Renzi: “Lodo Conte incostituzionale, trasforma cittadino in imputato a vita”

Immigrazione: il sonno dell’antimperialismo genera mostri

Quell’emergenza migranti che ribolle in America

L’amaro ricatto delle pensioni: flessibilità in cambio di tagli

La vera ragione per cui gli arabi israeliani non vogliono vivere in “Palestina”

La politica USA contro l’Iran: Culmine della disperazione

IL DISSENSO È FASCISTA? LA DITTATURA DEL MAINSTREAM

Soros, gender e femminismo. Chi è Elly Schlein, il volto della “nuova sinistra”

Un virus assai conveniente

Gli eroi di Stalingrado: vinsero la Seconda Guerra Mondiale

Patti lateranensi

NEL REFERENDUM DEL 2 GIUGNO 1946, VINSE LA MONARCHIA? SI

Vetulonia

 

 

 

 

IN EVIDENZA

LA MORTE DI UN BAMBINO
Gianfranco Stella- 16 novembre 2019

 

A Bologna la base della 7a GAP, la più combattiva e spietata formazione comunista emiliana, era nelle macerie del vastissimo Ospedale Maggiore.
Accadde che tra quei ruderi un bambino giocando a pallone l’avesse lanciata vicino alle sue aperture, a guardia delle quali erano dei partigiani armati.
Postisi in allarme costoro attesero che il bambino si avvicinasse per recuperarla e così catturarlo.
Fu tenuto prigioniero in uno dei numerosi cameroni in attesa che il comandante o il commissario politico ne decidessero la sorte.
Fu stabilito che avendo scoperto la base avrebbe potuto comprometterne la sicurezza.
Così se ne decise la soppressione: il boia gli si avvicinò da dietro e gli tagliò la gola.
Quest’episodio sarebbe rimasto tra i tanti, orribili e sconosciuti se non fosse per uno dei partigiani presenti, tale Duilio Conti, nome di battaglia “Spalato”, e prossimo alla morte per un male incurabile, non

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Uccelli che ti fotografano a tua insaputa – Ugo Mattei

7 FEBBRAIO 2020 – Mariachiara Stella

VIDEI QUI: https://youtu.be/C0-Pif0H9PY

“Il 5G è l’ennesima manifestazione di un potere che decide senza consultare nessuno, è l’ennesima espressione del menefreghismo totale rispetto alla legalità costituzionale e ai suoi valori. La nostra Costituzione pone al centro la salute umana. L’iniziativa economica privata deve essere compatibile con la salute, con la sicurezza e con la dignità umana”.

 Ugo Mattei parla chiaro: per il giurista, Presidente del Comitato Rodotà Difesa Beni Pubblici e Comuni, è stato ormai dimostrato che l’uso quotidiano e continuo dei nostri smartphone ha abbassato la nostra soglia di attenzione e che le reazioni cerebrali di fronte a messaggi o like corrispondono ai segnali che avvengono nel cervello dei giocatori compulsivi.

In questa fase del nostro capitalismo, dice Mattei, si lavora sulla disattenzione generale per porre in essere comportamenti che qualora fossero effettivamente compresi dalla collettività sociale e oggetto di discussione politica, noi non accetteremmo mai. Il cellulare è uno strumento potente nella trasformazione della società in una

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10 febbraio: il dramma dell’esodo nel racconto della “bambina con la valigia”

Nostra intervista a Egea Haffner, la cui immagine è diventata il simbolo dei 350.000 italiani che dovettero abbandonare l’Istria e la Dalmazia

10 FEBBRAIO 20207 FEBBRAIO 2020

 

DI MARCO GIORGETTI

 

«Non avrei mai immaginato che questa foto, di me bambina, sarebbe diventata così significativa per molti e riuscisse a raccogliere, in una piccola e semplice immagine, tanta storia di sofferenza e speranza».

Egea Huffner, ha oggi 79 anni ed è quella “bambina con la valigia” ritratta in una fotografia in bianco e nero che è diventata simbolo dell’esodo delle popolazioni italiane costrette a lasciare tutto fuggendo dalla “pulizia etnica” messa in atto dai partigiani comunisti jugoslavi.

Bambina con la valigia – Esule giuliana n. 30.001

 

Sulla sua valigia, nella foto, si legge chiaramente “Esule Giuliana N. 30.001”. Una frase scritta da un suo zio. L’aggettivo “giuliana” indica le popolazioni della Venezia Giulia, regione che ha sempre compreso anche l’Istria, quindi Pola. Il numero, invece, indicava gli abitanti della città di Pola, per far comprendere l’enormità di un esodo che svuotò quasi totalmente la bella città istriana.
Gli occhi della bambina della fotografia guardano verso un orizzonte ignoto. La sua espressione è un misto di sgomento, timore e fierezza.
Ancora oggi, gli occhi di Egea Huffner raccontano quegli stessi sentimenti e vanno a scavare nella memoria pagine indelebili di una storia che è doveroso ricordare.

Signora Haffner, che ricordi ha dei suoi primi anni a Pola?

«Sono nata nel 1941, ero molto piccola, ciò che mi ricordo sono i volti e l’affetto dei miei

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LA POSTA IN GIOCO

Giovanni bernardini 11 02 2020

 

Tizio si presenta ai confini di un certo paese. E’ privo di passaporto e di qualsiasi tipo di documento. La polizia di frontiera lo blocca. “Lei non può entrare in questo paese”, gli dicono.

 

“Io voglio chiedere asilo politico” risponde Tizio che non si è in precedenza recato presso nessuna ambasciata o consolato del paese in cui vuole entrare.

 

Questo “dettaglio” però è privo di importanza: Tizio ha detto di avere intenzione di chiedere asilo politico e questo lo trasforma automaticamente da clandestino in “profugo” o “richiedente asilo”. Se qualcuno gli impedisce di entrare nel paese compie di conseguenza il reato di “sequestro di persona”.

 

Se il “Tizio” in questione sono centinaia di migliaia, milioni, decine di milioni, il discorso non cambia.

 

Affermano di essere “profughi” quindi hanno diritto di entrare anche in violazione di ogni legge. Chi impedisce loro di entrare è un “sequestratore” ed un “razzista”. Una volta entrati le loro richieste di asilo saranno esaminate una per una. Nel caso vengano respinte i “profughi” potranno fare appello.

 

Ogni pratica durerà anni, come minimo.

Ed intanto tutti i “richiedenti asilo”

dovranno essere mantenuti a spese dei contribuenti.

 

Molti di loro diventeranno uccelli di bosco, qualcuno, forse molti, andranno ad ingrossare le fila della malavita organizzata, forse del terrorismo. Alla fine, qualche ministro molto “buono” proporrà per loro la regolarizzazione. Tutti diventeranno “regolari”.” “Abbiamo sconfitto la clandestinità” urlerà trionfante il ministro in questione.

Ecco, così stanno le cose.

 

Su una situazione di questo genere dovranno decidere i magistrati che giudicheranno Salvini.

 

Non si tratterà di “appurare i fatti”, stabilire l’innocenza o la colpevolezza dell’imputato. Salvini ha compiuto gli atti di cui viene accusato. Si tratterà di stabilire se quelli sono un reato, se chiunque abbia il diritto di entrare in Italia come e quando vuole, se il governo italiano (qualsiasi governo) abbia o non abbia il diritto di gestire i flussi migratori o se questo diritto debba essere demandato alle ONG o agli scafisti.

 

In una parola, si tratterà di decidere se l’Italia è o non è, a tutti gli effetti, uno stato sovrano.

 

Questa sarà la posta in gioco nel processo a Salvini.

 

https://www.facebook.com/100000697543272/posts/3035695519797003/

 

 

 

 

 

 

 

 

La mafia nigeriana d’Europa

di Judith Bergman


26 gennaio 2020

Pezzo in lingua originale inglese: Europe’s Nigerian Mafia

Traduzioni di Angelita La Spada

Secondo il Washington Post, l’intelligence italiana ha definito la mafia nigeriana come “la più strutturata e dinamica” rispetto a qualsiasi entità criminale straniera operante in Italia. (…) Ciò che contraddistingue le reti criminali nigeriane è l’estrema brutalità. (…)

  • Black Axe è diffuso anche in Canada, dove un articolo del 2015 pubblicato dal Globe and Mail l’ha descritto come un “culto di morte” (…) collegato a “decenni di omicidi e stupri”. (…) Negli Stati Uniti, l’FBI ha di recente attribuito a Black Axe una serie di frodi finanziarie.
  • “… i trafficanti dicono alle vittime della tratta di esseri umani di presentare domanda di asilo per poi ottenere lo status necessario per poter rimanere qui in Germania, ma continuano a essere sfruttate nella prostituzione.” – Andrea Tivig, Terre des Femmes, Infomigrants.net, 15 marzo 2019.
  • Nei dibattiti pubblici, gli effetti dannosi della migrazione sulla criminalità, in particolare quella delle bande organizzate, non ricevono affatto l’attenzione che pur meriterebbero. Dovrebbero.
Non c’è da meravigliarsi se la mafia nigeriana sia diventata così importante in Italia: il Paese è, per i migranti, una delle porte d’ingresso in Europa. Nella foto: un gommone che tenta di attraversare il Mar Mediterraneo per raggiungere l’Italia, con 47 migranti africani a bordo, soccorso dalla Sea Watch 3 battente bandiera olandese, al largo delle coste libiche, il 19 gennaio 2019.

In Europa, una delle reti criminali in più rapida crescita è ora la mafia nigeriana, che sta diffondendo le proprie attività criminali in tutto il Continente. Tale rete è costituita da gruppi rivali come Black Axe, Vikings e Maphite. Più di recente, le autorità di Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi e di Malta hanno condotto un’operazione internazionale contro due dei principali gruppi mafiosi nigeriani. La polizia ha accusato queste bande di traffico di esseri umani e di droga, di rapina, estorsione, violenza sessuale e prostituzione.

In un reportage sulla mafia nigeriana presente in Italia, pubblicato dal Washington Post a giugno del 2019:

“Sono stanziati su tutto il territorio da nord a sud, da Torino a Palermo. Gestiscono il narcotraffico e la tratta delle donne, che vengono sfruttate come prostitute nelle strade italiane. Trovano nuovi membri tra i migranti ribelli, reclutandoli illegalmente nei centri d’accoglienza gestiti dal governo italiano”.

La mafia nigeriana, secondo il report, sfrutta “decine di migliaia di donne vittime di tratta”.

Continua qui: https://it.gatestoneinstitute.org/15489/mafia-nigeriana-europa

 

 

 

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

“Facciamo una figlia e la stupriamo”, l’orrore delle mamme pedofile

 

Una delle donne è di Terni, l’altra di Reggio Emilia. L’uomo, di Grosseto, è il padre di una delle vittime messa al mondo per “realizzare fantasie sessuali condivise”. Ora è in isolamento in carcere c’è il rischio che sia linciato dagli altri detenuti. I tre avevano una chat sulla quale condividevano una sorta di ‘prontuario pedopornografico’ (“Come praticare l’amore bambino”).

ATTUALITÀ 8 FEBBRAIO 2020 di Biagio Chiariello

 

“Non posso più inviarti nulla, non vuole più farsi fotografare. Ho paura che lo racconti al mio compagno”. Così si giustificava nell’agosto 2019, la 37enne emiliana arrestata ieri – insieme ad una donna di Terni – per abuso su minori. In manette è finito anche il mittente di quel messaggio, un 40enne di Grosseto, padre di una delle vittime. Il soggetto invece era la figlia della 37enne. Secondo quanto accertato dall’inchiesta choc condotta dai pm Sandro Cutrignelli e Giovanni Solinas della procura di Firenze, in cambio di soldi la donna ha ripetutamente inviato al 40enne toscano, negli anni, foto e video dei genitali della figlia, nata nel 2010, assecondando le voglie dell’uomo già condannato per detenzione di uno significativo archivio pedopornografico. E stando a quanto si legge sul Resto del Carlino, la 37enne si sarebbe addirittura prestata a concepire la piccola esclusivamente per questo scopo.

 

Abusi su minori, le accuse choc

Le accuse nei confronti dei tre soggetti vanno dalla violenza sessuale su minori di dieci anni, produzione e divulgazione di materiale pedopornografico. Le vittime sarebbero due figlie di bambine di 10 e 4 anni che giovedì sono state affidate ai servizi sociali. Il 40enne del Grossetano e la donna di Terni aveva una relazione

Continua qui: https://www.fanpage.it/attualita/facciamo-una-figlia-e-la-stupriamo-lorrore-delle-mamme-pedofile/

 

 

 

 

 

 

 

Rula Jebreal

Gerolamo Cardano 8 02 2020

 

I dati del monologo di Rula forniscono una rappresentazione orribile del paese che l’ha accolta, aiutata economicamente, fatta studiare, resa celebre:

“In Italia, in questo magnifico Paese che mi ha accolta, i numeri sono spietati. Negli ultimi tre anni sono 3 milioni 118mila le donne che hanno subito violenza sessuale nei posti di lavoro”.

 

Un dato che confrontato con il numero di donne occupate appare preoccupante: secondo l’ultimo dato fornito dall’Istat alla fine del 2019, il numero delle lavoratrici si attesta a 9,9 milioni. Il che significherebbe che una donna su tre avrebbe subito uno stupro sul posto di lavoro. Un numero enorme, da Paese impazzito, infoiato e patologico.

 

Ma siamo sicuri?

 

La Jebreal ha, come sempre avviene in questi casi, fatto il gioco delle tre carte.

Ha utilizzato il numero delle denunce di molestie e lo ha sostituito a quelle di condanne e patteggiamenti per stupro.

 

Falso in bilancio.

 

Ora passiamo a un’altra storia: un europeo invitato alla TV egiziana parla dell’infibulazione, delle spose bambine nei paesi islamici (Rula è palestinese e islamica non praticante). E dice che una donna su tre è violentata da un uomo. Verrebbe acclamato?

 

La discriminazione si smaschera invertendo i ruoli.

 

Se non funzione, c’è sessismo o razzismo o discriminazione religiosa.

 

https://www.facebook.com/100030437685708/posts/232155121142409/

 

 

 

 

 

 

 

Non vi è più, oramai, alcun impedimento imposto dalla società allo sfogo delle pulsioni aberranti”.

Maurizio Blondet  11 Febbraio 2020

MB – Giorgio Morganti ha commentato qui l’oscena strumentalizzazione di Benigni del Cantico dei Cantici.

Invito a leggerlo avendo in mente il caso della mostruosa liaison pedopornografica con incesto di figlia bambina, che ha coinvolto una donna di Terni, una di Reggio Emilia, e  “l’utente” un  quarantenne di Grosseto.  A cui una delle mamme   ha inviato “per  anni, foto e video dei genitali della figlia, nata nel 2010”,  fino all’agosto 2019 quando ha scritto  al suo complice: “Non posso più inviarti nulla, non vuole più farsi fotografare. Ho paura che lo racconti al mio compagno” … I tre, dicono le cronache, avevano una chat sulla quale condividevano una sorta di ‘prontuario pedopornografico’ (“Come praticare l’amore bambino”).

Da qui si vede che nell’essere umano non esiste alcun limite “naturale” nell’aberrazione; nemmeno  il presunto “istinto materno” e “la bontà italiana” , non parliamo di dignità personale,  che trattenga donne e madri come queste,  e loro “compagni”  dall’incesto.

E attenzione ad illudersi, a credere che quello  che è venuto alla luce sia un caso rarissimo. “In interi quartieri della Campania gli  abusi sui minorenni e persino l’incesto sono la normalità, un modo di vivere conosciuto, ma che non scandalizza”: così denunciò agghiacciato   nel maggio 2016 Cesare Romano, Garante dell’Infanzia per la Regione Campania

https://www.vesuviolive.it/ultime-notizie/cronaca/146819-allarme-del-garante-pedofilia-incesto-normali-interi-quartieri-campania/

Non esiste una “natura” che preservi gli adulti dall’incesto nemmeno là dove “i figli so’ piezz’e core”.  Il solo argine può venire da una educazione all’autocontrollo,  una formazione del carattere,  alla decenza sessuale e pudore, e  – sì  – dalla pressione sociale di una società che ancora faccia pesare il suo giudizio, e   le sue conseguenze  reali – la messa al bando, l’orrore religioso che per secoli ha bollato ed emarginato l’incestuoso.   Una serie di argini che non possono cha radicarsi nella religione, nella credenza del proprio destino eterno.

Di tutta questa educazione all’ autocontrollo  e al pudore, ci ha liberato la cultura “trasgressiva” che a Sanremo ha avuto la sua orgiastica affermazione  fra Benigni e i cantanti mostruosamente bisessuali: evento  in cui alcuni hanno riconosciuto una sorta di messa nera,   offerta alle masse dei semplici che guardano i Festival. E –avendo il festival della canzone italiana ai loro occhi un “canone”,  i semplici hanno  avuto conferma: siete liberati dalla pressione sociale ad essere casti e decenti, il timor di Dio e del castigo eterno è un vecchiume ridicolo di cui i divi si prendono gioco, i gay sono i modelli proposti. I bambini

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https://www.maurizioblondet.it/non-vi-e-piu-oramai-alcun-impedimento-imposto-dalla-societa-allo-sfogo-delle-pulsioni-aberranti/?utm_medium=push&utm_source=onesignal

 

 

 

 

 

 

 

Il grave rischio di essere pedoni

Nell’ultimo anno di cui abbiano statistiche complete, cioè il 2018, i pedoni (rimasti) uccisi in incidenti stradali in Italia sono stati 612, quasi due al giorno.

FABRIZIO BINACCHI | 9 FEBBRAIO 2020

Andate a piedi, camminate, fate moto e starete meglio! Vi sentirete molto più giovani e atletici se andate a lavorare camminando. Dove è possibile, ovviamente. Sono inviti che ci sentiamo dire costantemente e con molto vigore in taluni casi.

Camminare ovviamente fa bene, stiamo troppo seduti e gli esperti notano come le ultime generazioni registrino cali vistosi di forza muscolare robustezza scheletrica per effetto del poltronismo moderno. Rischio cambiamento fisico da immobilismo fisico. Tutto vero. Ma camminare è a sua volta un rischio. Il grave rischio di essere pedoni che camminano o che corrono, che passeggiano o che vanno a ritmo sostenuto, è sotto gli occhi di tutti.

Pedoni travolti ai lati delle strade strette e insicure, pedoni investiti vicino o sulle strisce pedonali, pedoni travolti in sorpasso perché l’auto che precedeva si è fermata e l’altra che seguiva ha pensato bene di aggirare il doppio ostacolo, diciamo così.  E’ un continuo far west, anzi forse il far west era più ordinato.

In un anno sono quasi 22 mila i pedoni coinvolti in incidenti stradali. Nell’ultimo anno di cui abbiano statistiche complete, cioè il 2018, i pedoni (rimasti) uccisi in incidenti stradali in Italia sono stati 612, quasi due al giorno. Fare il pedone è proprio rischioso ad ogni età e ad ogni latitudine. In montagna come in riva al mare, in città come nel più sperduto paese della Penisola.

Ricordiamo tutti i sei ragazzi morti e gli 11 feriti in un incidente notturno in valle Aurina alla vigilia dell’Epifania, tutti giovanissimi, attorno ai vent’anni, ma ci pensate? E ricordiamo tutti a Bergamo a dicembre mamma e passeggino con bimbo travolti da un’auto, grave il bambino. Ricordiamo tutti a ottobre a Sant’Arcangelo di Romagna una jeep che investe una mamma che passeggia col figlio di sei anni a bordo strada, la mamma muore.

E potremmo ricordarne tanti altri. Non è giusto, si dovrebbe fare qualcosa di

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Greenpeace chiede misure per il benessere degli animali

Lisa Stanton

 

Cioè l’introduzione di un’imposta, un prelievo di 0,50€ al Kg. e l’aumento dell’IVA per carne e latte.

 

Promuovere il benessere degli animali proteggendo il clima è l’approccio di Greenpeace: secondo Martin Hofstetter, esperto agricolo dell’organizzazione ambientale, l’allevamento nella sua forma attuale non ha futuro e i soldi necessari per un’inversione di tendenza agricola devono essere pagati dal consumatore.

Lo stato deve trovare il sistema appropriato per passare i soldi dei consumatori agli agricoltori e, in particolare, Greenpeace propone una combinazione di due misure.

 

La prima è aumentare l’IVA su carne e latte, il 7% è inadeguato e propone un aumento del tasso standard del 19%. In cambio, l’IVA sugli alimenti a base vegetale “potrebbe diminuire” in modo che “vi sia una compensazione sociale”. Greenpeace ritiene che la modifica dell’IVA ridurrà il consumo di carne e latte e le entrate del governo potrebbero ammontare a 3,5 miliardi di euro all’anno.

 

La seconda misura è l’introduzione di una tassa sul benessere degli animali e, al fine di tenere sotto controllo la burocrazia, l’organizzazione suggerisce di imporre questo prelievo a caseifici e macelli. Hofstetter prevede un supplemento di 1,5c per litro di latte e di 50c per chilo di carne, con l’obiettivo di un aumento di entrate fiscali di 4,5mld/anno.

Greenpeace sta verificando una terza misura proposta dal think tank “Forum Ecological-Social Market Economy” (FOS): un’imposta sulla carne e sui prodotti lattiero-caseari basata sulle emissioni di CO2 della produzione e sui costi risultanti.

 

Una tassa del genere è lo strumento più efficace per convincere i consumatori ad adottare un atteggiamento favorevole al clima ed evitare gli 8,8mln di tonnellate di Co2 prodotta ogni anno in Europa.

Greenpeace ha alleati politici in Germania, i politici della Bassa Sassonia e della Renania Settentrionale-Vestfalia concordano sulla conversione dell’agricoltura industriale come la portavoce dei Verdi nel Bundestag.

La FDP è critica e la CDU teme che la carne “diventi di nuovo un prodotto di lusso”.

 

Insomma,

 

“mai più animali da reddito al macello”

perché hanno cominciato a mandarci noi al macello.

 

Così è più chiaro per chi lavorano tutte le organizzazioni ambientaliste, tutte le ONG e le Fondazioni private?

 

www.facebook/Lisa Stanton

 

 

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

IL CANTICO ANTI-CRISTIANO DI BENIGNI A SANREMO

di Lucio Leante – 11 febbraio 2020

 

Il Cantico dei Cantici è sempre stato un testo imbarazzante per gli stessi esegeti biblici. In quel testo c’è l’amore profano, l’erotismo, e non c’è l’amore sacro. C’è insomma la carne e non lo spirito. La collocazione nella Bibbia di quel testo, che ad occhi moderni è francamente profano, ha spinto alcuni esegeti a tentarne interpretazioni metaforiche e simboliche, spesso assolutamente ridicole. Secondo una di quelle interpretazioni, il maschio in fabula sarebbe Cristo e la femmina sarebbe la Chiesa. Ma non meno risibile (e certamente più spregevole) è l’uso propagandistico che ne ha fatto Roberto Benigni (e la Rai, a corto di audience), durante il Festival di Sanremo, a beneficio dell’odierno dissacrante e trasgressivo “spirito del tempo” oltre che delle lobby Lgbt.

Quello che sfugge a molti – a mio avviso – è che gli antichi, e gli stessi pagani, almeno negli strati sociali colti – come è evidente in Platone pressappoco coevo del colto autore (o autrice) del Cantico dei Cantici – non separavano l’amore fisico da quello “spirituale”. Per loro erano una sola cosa. Solo i moderni nichilisti si sforzano di negare del tutto ogni dimensione spirituale e la negano in particolare all’amore e al sesso negandone l’evidente anelito alla trascendenza (intesa anche laicamente come fuoriuscita da sé). Li riducono a godimento fisico e a fatuo “divertimento”. Il nuovo padrone dello spirito del tempo, al cui servizio operano – per condivisione ed interesse – molti “operatori mediatici” e i moderni giullari (tra i quali Benigni spicca per astuzia) non è il capitalismo (tecnico, finanziario o altro)  come pensa qualcuno  ma è semplicemente il nichilismo (più o meno gaio). La diffusa pulsione di distruzione – forse fine a sé stessa – della tradizione, del passato, del concetto stesso di natura, di verità e, soprattutto di limite, è divenuta lo spirito del nostro tempo. La trasgressione permanente e illimitata si giova di un’indiscutibile egemonia mediatica, ha l’imprimatur del sottosuolo filosofico neomarxista e

Continua qui:

http://www.opinione.it/editoriali/2020/02/11/lucio-leante_cantico-dei-cantici-benigni-rai-sanremo-lgbt-progressismo-terzomondismo-spirito-del-tempo-bergoglio/

 

 

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

La guerra del gas nel Mediterraneo orientale

 

Mauro Indelicato – 11 FEBBRAIO 2020

Il Mediterraneo orientale è diventato negli ultimi anni un campo di battaglia per le strategie sul gas dei vari attori internazionali interessati. La corsa agli idrocarburi di questa regione strategica appare sempre più importante e sta influenzando sia i vari dossier mediorientali che il gioco di alleanze tra i rispettivi governi. Al momento la guerra del gas nel Mediterraneo orientale si sta giocando su due assi ben precisi: quello relativo al progetto EastMed e quello invece che fa riferimento al TurkishStream.

I giacimenti ciprioti

Primo campo di battaglia della guerra del gas è costituito dai giacimenti a largo dell’isola di Cipro. Si tratta di riserve di idrocarburi scoperte alcuni anni fa, secondo le attuali stime i giacimenti potrebbero contenere importanti quantità di gas da poter prelevare ed esportare.

Il governo di Nicosia ha provveduto a suddividere l’area in almeno 12 lotti, molti dei quali già appaltati ad alcune società del settore che avranno quindi i diritti di esplorazione e sfruttamenti dei giacimenti. Tra queste, vi è anche l’italiana Eni la quale, tra le altre cose, si è vista assegnare la maggior parte dei lotti in questione.

Per la Repubblica di Cipro, la presenza dei giacimenti potrebbe rappresentare una grande occasione sia in termini economici che politici. Tuttavia, come vedremo in seguito, la gestione di queste riserve per Nicosia sta comportando diversi scontri con la Turchia.

Il giacimento di Zohr

Nei primi anni dello scorso decennio, dinnanzi le coste egiziane è stato scoperto uno dei più importanti giacimenti di gas del Mediterraneo. Per Il Cairo, potrebbe rappresentare un affare importante, in quanto porterebbe l’Egitto ad essere uno dei paesi nordafricani più importanti nell’ambito dell’esportazione degli idrocarburi.

A questo giacimento è stato dato il nome di Zohr. Si trova a circa 190 km a nord di Port Said, in una zona che appartiene alla cosiddetta “concessione Shorouk”. Attualmente in gran parte del giacimento sono in corso le opere di esplorazione, ma negli ultimi anni è partita anche la produzione. Il blocco che controlla Zohr appartiene per il 50% all’italiana Eni, per il 30% alla russa Rosneft, per il 10% alla British Petroleum e per il restante 10% all’emiratina Mubadala.

Così come si legge sul sito dell’Eni, il giacimento di Zohr “è considerato la più grande scoperta di gas mai realizzata in Egitto e nel Mar Mediterraneo e l’approccio integrato utilizzato ci ha permesso di mettere in produzione il primo gas in meno di 2 anni e mezzo dalla sua scoperta”.

I giacimenti in Israele

Nel 2010 anche Israele ha scoperto di possedere, a largo delle proprie coste,

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L’esercito statunitense è “peggio dei nazisti”

Scritto il 9 FEBBRAIO 2020

Graig Graziosi, The Independent, 7 febbraio 2020

Un ex-pilota di droni degli Stati Uniti parla contro le atrocità che dice di essere stato costretto a infliggere durante il servizio nelle forze armate e che dice che l’esercito nordamericano è “peggio dei nazisti”.

Brandon Bryant si arruolò nella US Air Force per sei anni. Durante questo periodo pilotò i droni Predator, sparando missili contro obiettivi a più di 7000 miglia di distanza dalla piccola stanza contenente la sua postazione, vicino Las Vegas, Nevada. Bryant afferma di aver raggiunto la frattura con l’esercito statunitense dopo aver ucciso un bambino in Afghanistan che i suoi superiori gli dissero fosse “un cane”. Bryant ricorda quel momento: dopo aver sparato un missile Hellfire contro un edificio contenente l’obiettivo, vide un bambino esce dall’edificio proprio mentre il missile colpiva. Quando avvertì i superiori della situazione dopo aver esaminato il nastro, gli fu detto che “era un fottuto cane, lancialo”. A seguito dell’incidente, Bryant lasciò l’esercito e iniziò a parlare contro il programma dei droni. Durante il servizio nell’aeronautica militare, Bryant pensa di aver contribuito direttamente all’uccisione di 13 persone e afferma che il suo squadrone sparò su 1626 obiettivi, tra cui donne e bambini. Dice che soffre di disturbo post traumatico da stress. Bryant disse di aver visto l’uomo a cui sparò sanguinare dalle gambe e guardò il suo corpo raffreddarsi sullo schermo del sensore termico. “Il fumo scompare e ci sono pezzi dei due tizi intorno al cratere. E c’è questo qui, che gli manca la gamba destra dal ginocchio. Si trattiene, rotola e il sangue schizza dalla gamba… Gli ci volle molto tempo per morire. L’avevo appena visto”, dichiarò Bryant in un’intervista. “Quell’immagine sullo schermo è ancora nella mia mente. Ogni volta che ci penso, mi fa male”, dichiarò Bryant. “Quando premetti il grilletto, sapevo che sbagliavo. Quando il missile colpì, sapevo nella mia anima che ero un assassino”.
Altri aviatori nello squadrone di Bryant celebrarono la sua prima uccisione, dicendo “Brant ha fatto scoppiare la sua ciliegia”. Bryant fu arruolato dal 2006 al 2011 come operatore di sensori, puntando i missili verso gli obiettivi. In una conversazione con Roots Action Network, Bryant ricordò una seduta all’inizio del suo servizio in cui

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CULTURA

La Grande Bugia

8 FEBBRAIO 20208 FEBBRAIO 2020

 

DI ALESSANDRO NARDONE

 

Scagliandosi contro la morale cristiana, nel Crepuscolo degli idoli Friedrich Nietzsche scriveva che gli uomini «vennero pensati liberi perché potessero diventare colpevoli»: in buona sostanza egli riteneva che la libertà non fosse che un pretesto per farci sentire in colpa anche dinnanzi ad azioni «alla radice della vita». Ora, se prendessimo in prestito questo paradosso e sostituissimo la “morale cristiana” con quella del pensiero unico e del politicamente corretto, otterremmo una fotografia nitidissima della triste realtà a cui – consapevolmente o meno – oggi siamo tutti assoggettati.

Non è certo un caso che questa dittatura intellettuale abbia lavorato con la costanza della goccia che scava la pietra per tramutare la decadenza in valore, partorendo una società che si crogiola nella propria mediocrità facendone addirittura una bandiera da sventolare in faccia a chi, nonostante tutto, si ostina a non lasciarsi omologare e combatte quotidianamente affinché il seme della libertà vera possa comunque attecchire.

Sostanzialmente, siamo di fronte a una Grande Bugia, che è come uno di quei mostri dei videogames a 8-bit che s’ingrossano ogni volta che mangiano ciò che li circonda.

In questo caso, la Grande Bugia del politicamente corretto

ha fagocitato, una dopo l’altra, tutte le bugie dei depositari del pensiero unico

raggiungendo, così, dimensioni talmente vaste da potersi autodefinire

Grande Verità.

Una sorta di buco nero di memoria, idee e ideali, valori e cultura, che

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Cantico dei cantici secondo Benigni

Federica Francesconi – 7 febbraio 2020

Il pistolotto in perfetta salsa mondialista che Benigni ha sciorinato a Sanremo sul Cantico dei Cantici è atto sacrilego dal vago sapore controiniziatico. Solo un attore appartenente al jet set hollywoodiano poteva volgarizzare una perla spirituale come il Cantico dei Cantici per darla in pasto alle masse affamate di mediocrità e bassezze quotidiane.

Affermare che il Cantico dei Cantici è un inno all’amore profano, un’esaltazione dell’amore fisico, cioè della sessualità, è una banalizzazione, anzi, oserei dire una profanazione del vero significato del Cantico, un imbastardimento dell’autentico senso mistico che si cela dietro il velo dell’amore profano. L’amore profano e l’erotismo, ma questo un essere piccolo piccolo come Benigni non può saperlo, sono metafore dell’amore dell’anima per Dio. L’anima umana abbandonandosi a Dio raggiunge uno stato di coscienza superiore che nulla ha a che fare con la fisicità. Il femminile di cui blatera Benigni altri non è che l’anima umana, che si protende oltre il terreno per elevarsi e cadere preda dell’estasi divina. Ma questo un attore pagato fior di quattrini non può saperlo. L’amore carnale del Cantico dei Cantici allude all’amore per l’Assoluto, imponderabile, inattingibile nella sua pienezza nella dimensione terrena e ineffabile attraverso i sensi e la mente. Ma questo un buffone di corte come Benigni non può saperlo. Sarebbe troppa grazia se Benigni fosse toccato dal desiderio di Assoluto. Se ne fosse stato toccato non farebbe il fenomeno da baraccone in uno squallido spettacolo, cassa di risonanza della desacralizzazione del Mistero dei Misteri. Chi è toccato dal fuoco sacro del desiderio per l’Assoluto non può non inorridire nell’ascoltare le banalità di Benigni. Solo chi ha assaporato il sacro miele della Rosa mystica – chi sa potrà comprende a cosa mi riferisco – può decodificare il vero senso del Cantico dei Cantici.

Chi non può decodificarlo si accontenti del veleno del pungiglione dell’ape profana.

 

 

Dat Rosa mel apibus, secula seculorum.

(la rosa offre il miele alle api, nei secoli dei secoli)

 

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La foiba grande di Sgorlon per (ri)scoprire la verità

Nel 1992, il romanzo dello scrittore friulano toccava un tema ancora tabù. Con coraggio

Alessandro Gnocchi – Gio, 06/02/2020

 

Nel 1992, Carlo Sgorlon pubblicava il romanzo La foiba grande. Come nota lo storico Gianni Oliva nella Postfazione alla nuova edizione Mondadori, all’epoca «le vicende del confine nordorientale sono ancora una storia negata: di foibe e di esodo si parla a Trieste e nelle comunità di profughi istriani e dalmati sparsi in Italia, ma non nei manuali di scuola».

Nel 1996, Gianfranco Fini e Luciano Violante affrontano il problema, con notevole risonanza, all’università di Trieste. Nel 2004, il confronto porta il Parlamento a votare, con larghissima maggioranza, la legge che istituisce il Giorno del ricordo delle vittime delle foibe e dell’esodo, fissato al 10 febbraio (data in cui, nel 1947, è stato firmato il trattato di pace che ha assegnato l’Istria alla Jugoslavia). Da allora, purtroppo, si nota qualche passo indietro e un desiderio malcelato di ridimensionare la tragedia vissuta dagli italiani d’Istria e Dalmazia. L’ideologia non ha ancora finito di produrre danni e di accecare chi vuole essere accecato. Per tutti gli altri, oltre ai libri di storia, c’è il libro di storia scolpito nelle città e nelle campagne di quella zona martoriata. Fare un giro a Basovizza vale forse più di mille pagine di manuale o articoli di giornale.

Poi ci sono le testimonianze degli scrittori. Pier Antonio Quarantotti Gambini ha raccontato lo straniante ritorno a Capodistria dopo la guerra. La città è immutata. A parte i cittadini: al posto degli italiani ci sono gli slavi. Enzo Bettiza ha descritto come pochi altri il passaggio della Dalmazia alla Jugoslavia. Pagine di crudeltà allucinante sono raccolte nella memorialistica famigliare di Nicolò Luxardo De Franchi. Ci fermiamo qua. Ma solo per tornare a Sgorlon. Lo scrittore friulano (1930-2009) era in possesso di una propria poetica narrativa talmente controcorrente da essere consapevolmente ignorata in certi ambienti letterari. Capace di fondere il fiabesco con la storia, il mito con i fatti, Sgorlon ha narrato migrazioni epiche, l’eccidio di Porzus e appunto le foibe.

La foiba grande si apre alla Sgorlon. Per spiegare al lettore come si è formata la società multietnica istriana, si parte dal XVII secolo. Sgorlon dipinge un affresco terribile e affascinante della peste nera. Prima l’Istria è spopolata dalla malattia, poi ripopolata dai superstiti ma anche da giovani slavi invitati dalla Serenissima con la promessa di terre da coltivare. In quella Istria non ha molto senso la distinzione tra italiani e slavi. L’integrazione è rapida. Gli slavi venuti dal contado sulla costa si integrano rapidamente e Venezia concede un’autonomia che consente a tutti di sentirsi cittadini a pari titolo. Quando l’Impero austro-ungarico prende il posto della Serenissima, poco cambia per l’Istria, che continua a essere un impasto di etnie diverse nel contesto di un impero a vocazione «multiculturale» ante litteram. Il passaggio all’Italia è visto con simpatia ma anche con qualche diffidenza reciproca. I tempi stanno per cambiare. L’equilibrio secolare si rivela più fragile del previsto. I nazionalismi agitano anche Umizza, il paese di Benedetto Polo, tornato dagli Stati Uniti in tempo per vedere la rovina della sua terra natia. I fascisti agitano il sentimento anti-slavo ma gli slavi non sono da meno. Un po’ alla volta, e poi tutto d’un colpo, gli italiani si riscoprono

Continua qui: https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/foiba-grande-sgorlon-riscoprire-verit-1822177.html

 

 

 

 

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Grande fratello grillino: con la riforma grillina tutti spiati senza controlli

Gli esperti al governo: nessuna sicurezza sui dati raccolti dai virus spia nei cellulari

Giuseppe De Lorenzo – Mar, 11/02/2020

 

 

La data da segnare sul calendario è il 1 marzo, quando troverà piena applicazione il “Grande Fratello” di Stato. Ovvero quel sistema investigativo fatto di software spia che, per dirla con le parole del Garante della privacy, ha tutte le carte in regola di trasformarsi in uno strumento “di sorveglianza massiva” dei cittadini.

In barba ai diritti di riservatezza.

La novità ruota attorno al trojan, virus spia che una volta installato in un dispositivo (computer, cellulare, tablet) permette di prenderne il totale controllo dall’esterno. L’utilizzo per i pm del “cavallo di Troia” nelle intercettazioni è stato disciplinato dalla riforma Orlando del 2017 che ne permetteva l’applicazione in determinati ambiti investigativi, poi ampliati (e non poco) dalla legge “Spazzacorrotti” di Bonafede. “Uno strumento irrinunciabile per le indagini”, esultava il ministro grillino a dicembre in occasione dell’approvazione del decreto che ha apportato ulteriori modifiche e disposto l’avvio dell’applicazione da marzo. Dimenticando però le ombre di un sistema che fa sorgere perplessità e preoccupazioni.

I trojan infatti sono strumenti spia potentissimi: una volta infettato a tradimento un dispositivo, permettono di attivarne dall’esterno il microfono o la videocamera, di registrare il segnale Gps, fare screenshot dello schermo, carpire le password e gli scambi di messaggi. “Un livello di introduzione nella vita degli individui”, scrive l’osservatorio di Eurispes, “ben più pervasivo di quello teorizzato dai fautori della più cupa letteratura distopica”. Il problema è che la legge, ancora

 

Continua qui: https://www.ilgiornale.it/news/politica/grande-fratello-grillino-spiano-i-nostri-cellulari-1824908.html

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non sopporto!

Erica D’Adda 9 02 2020

 

Nei giorni in cui si ricorda la scomparsa di Giulio Regeni, e il Presidente della Camera Fico minaccia sfracelli, un altro ragazzo, studente e attivista egiziano al Cairo, viene arrestato e sappiamo torturato nel suo paese.

Patrick George Zaky, 27 anni, frequentava un master a Bologna e si era preso una pausa per andare a trovare la sua famiglia. Tra le accuse istigazione al terrorismo e diffusione di notizie false – si batteva per Giulio Regeni.

E proprio in questi giorni veniamo a sapere delle trattative ormai ultimate da Palazzo Chigi per vendere due navi da guerra proprio all’Egitto di Abdel Fattah al Sisi , il regime i cui apparati di sicurezza portano la responsabilità della morte di Giulio.

Ricapitoliamo.

C’è un paese, l’Italia, che da quattro anni chiede giustizia per la morte oltraggiosa di un nostro concittadino.

E ce n’è un altro, l’Egitto, che di quella morte porta il peso e la responsabilità, che promette pubblicamente cooperazione e poi la disattende per renderla impossibile.

C’è un paese, l’Italia, in cui si è istituita una commissione d’inchiesta per conoscere la verità sul caso Regeni.

In cui la Camera dei deputati ha votato l’interruzione dei rapporti diplomatici col Cairo.

E cosa succede? Palazzo Chigi – ma Conte non voleva “verità e giustizia” per Giulio”? – affida al consigliere militare del Premier la commessa per vendere due navi militari a quel paese e a quel governo, commessa che prevede accordi più ampi su armi future.

Poi, sempre in questi giorni, anche Patrick!

Ipocrisia o sciatteria? Di certo il pugno sul tavolo di Fico vale …un fico, e le parole del premier altrettanto.

Se si vuol far prevalere la Realpolitik si prenda questa strada, e ci si metta la faccia – anche se io non sarei d’accordo.

Umiliante per il paese, per tutti noi, questo atteggiamento.

Comunque andrà a finire, la faccia l’abbiamo già persa.

 

https://www.facebook.com/1542417216/posts/10221311680091822/

 

 

 

 

 

 

ECONOMIA

Bifarini: l’Ue “guarisce” solo con un New Deal rooseveltiano

Scritto il 08/2/20

 

Nel mio libro “Inganni economici” parlo di un fenomeno preciso, la “divinizzazione dell’economia”, in base al quale i postulati economici diventano dogmi, e le previsioni profezie. L’inganno principale è credere che l’economia sia una scienza esatta come la matematica. Oggi, un modello economico (valido, forse, in alcune circostanze) viene fatto passare per una legge universale. E’ la logica del “there is no alternative”, non c’è alternativa: il principio con il quale ci è stata propugnata l’austerity. Da questo concetto discendono tanti luoghi comuni. Come la convinzione che la disuguaglianza sociale alla lunga possa portare alla crescita e che le riforme strutturali siano la panacea di tutti i mali, quando spesso si traducono in riduzioni dei salari e dei diritti dei lavoratori e possono addirittura aumentare la disoccupazione nel breve periodo, in una situazione di crisi della domanda quale quella stiamo vivendo oggi. A Davos la Merkel ha detto che la Grecia sarebbe tornata a crescere? Ci vuole un grande coraggio per parlare di successo sulla Grecia. Anzi, è una frase che nasconde una profonda mancanza di sensibilità per il lato umano del dramma greco.

E non parlo solo di disoccupazione giovanile inaccettabile, del Pil caduto del 25%, del debito pubblico che dopo la cura della Troika era arrivato al 180%. A causa dei tagli nel settore sanitario in Grecia si è assistito addirittura ad aumento di casi di Hiv, e al ritorno della malaria. L’errore che si fa quando si disumanizza l’economia è non pensare al paese reale: per valutare lo stato di salute di un paese occorre guardare all’occupazione, alle sue imprese, agli investimenti interni, al livello di equità e a quanto la crescita non sia legata a fattori endogeni e contingenti. E sotto questi punti di vista la situazione non è ancora così rosea come si vuol far credere. Intanto, la locomotiva tedesca rallenta vistosamente. La Germania è uno dei paesi più in crisi in questo periodo: la crescita è timidissima, ha sfiorato la recessione tecnica. E’ l’emblema di un modello fallimentare, quello neo-mercantilista, tutto basato sull’export. Non è solo una crisi industriale, ma anche sociale: è vero che hanno un basso tasso di disoccupazione, ma scontano un alto livello di “working poors”, lavoratori precari e con salari molto bassi. Troppo rigore e pochi investimenti. Per questo la Germania potrebbe implodere su se stessa. Una fragilità tanto più marcata, nel momento in cui Donald

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CHI GUADAGNA DALLA RECESSIONE PERMANENTE

Maurizio Blondet  9 Febbraio 2020

VIDEO QUI : https://youtu.be/87OeDP-_KdU

 

https://www.maurizioblondet.it/chi-guadagna-dalla-recessione-permanente/

 

 

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

Sulla prescrizione se si fa sul serio è impossibile mediare. Ma è tutta una sceneggiata

Sembra prevalere il puntiglio di un partito liquefatto. Lega e PD si scambiano i ruoli e Renzi starebbe per battere in ritirata perché i suoi non lo seguirebbero.

NICOLA CARIGLIA | 9 FEBBRAIO 2020

Sulla “riforma”, in realtà soppressione, della prescrizione non possono esistere compromessi e chi afferma il contrario imbroglia. Quando i problemi derivano da visioni della società radicalmente diverse, addirittura contrapposte, la rinuncia ai propri principi non è mediazione ma abiura. Per i sostenitori del giustizialismo, di ogni inquisizione, della “giustizia” intesa come missione etica, del cittadino impotente di fronte al preteso superiore interesse dello Stato, le garanzie e i diritti individuali sono ostacoli da rimuovere, anzi schiacciare impunemente. Chi, in nome di secoli di conquiste delle libertà ha la visione opposta, tradirebbe se stesso se solo permettesse di scalfire lo stato di diritto. Sarebbe, per gli uni e gli altri, come pretendere di uccidere una persona… solo un po’; o tradire solo in parte il marito o la moglie.

E, infatti, la storia della riforma/abolizione della prescrizione che sta squassando la politica e creando lacerazioni tra magistratura e avvocatura è piena di contraddizioni. I 5 Stelle, partito del ministro della Giustizia, Bonafede, si stanno sfarinando, ma restano attaccati a questa bandierina che mette in difficoltà il PD, socio di un governo che avrebbero interesse a non mettere in crisi per non avvicinare elezioni che ne sancirebbero la scomparsa (o quasi). Il PD, quando era all’opposizione ed il suo voto era ininfluente, fece la bella figura di dimostrarsi difensore dello stato di diritto e delle garanzie processuali. Ora, che è decisivo per togliere di mezzo una “riforma” che ci farebbe ripiombare nell’epoca ante “Beccaria”, si macera alla ricerca di mediazioni, lasciando spazio ai cromosomi giustizialisti ampiamente formatisi nel suo organismo nel corso della sua storia. L’inverso di quanto capita alla Lega: quando era al governo con i 5Stelle e poteva impedirlo, permise il varo della oscena riforma Bonafede, pur

 

Continua qui: http://www.pensalibero.it/sulla-prescrizione-se-si-fa-sul-serio-e-impossibile-mediare-ma-e-tutta-una-sceneggiata/

 

 

 

 

Prescrizione, Renzi: “Lodo Conte incostituzionale, trasforma cittadino in imputato a vita”

© Sputnik . Evgeny Utkin

Il Lodo Conte Bis trasforma il cittadino in un imputato a vita e per questo è incostituzionale. Italia Viva sarà conseguente e non voterà la riforma. Lo ha detto Matteo Renzi ad Agorà.

“Il lodo Conte è incostituzionale come spiegano gli esperti, e noi saremo conseguenti con l’impegno a non votare questa norma”, lo ha dichiarato il leader di Italia Viva ad Agorà. Matteo Renzi non molla sulla riforma della giustizia di Bonafede, voluta dal M5S. Una riforma che mette in discussione l’istituto giuridico della prescrizione.

“Non si possono prendere in giro i cittadini e non si possono trasformare i cittadini in imputati a vita. Sulla prescrizione noi non molliamo” prosegue Renzi, aggiungendo di essere convinto che ” ci voglia buonsenso e sono convinto che il buonsenso tornerà”.

La mozione di sfiducia a Bonafede

Resta aperta la possibilità di presentare una mozione di sfiducia al Guardasigilli, Alfonso Bonafede. “Non è una opzione scartata da Iv – avverte – La verificheremo in base a quello che farà il ministro”.

Nelle scorse ore Renzi aveva dichiarato che qualora venisse presentato un decreto o un emendamento sulla prescrizione, Italia Viva potrebbero chiedere la sfiducia per il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, aprendo di fatto una crisi

 

Continua qui:

https://it.sputniknews.com/politica/202002118705813-prescrizione-renzi-lodo-conte-incostituzionale-trasforma-cittadino-in-imputato-a-vita/

 

 

 

 

 

IMMIGRAZIONI

Immigrazione: il sonno dell’antimperialismo genera mostri

di Militant

Il tema dell’immigrazione ha rappresentato (e rappresenterà) una delle questioni fondamentali intorno a cui si giocherà la partita della nostra internità tra i salariati e la nostra capacità di esercitare (non solo tra di essi) una qualche forma di egemonia, non fosse altro che per la funzione divisiva che tale questione ha svolto nella classe negli ultimi anni e la centralità che ha assunto nel dibattito pubblico. E il fatto di non avere uno straccio di strategia politica in merito, né una analisi condivisa delle radici del fenomeno nella sua concreta attualità certamente non ci aiuta.

Per essere più chiari, sappiamo bene che la storia dell’umanità è contrassegnata dalle continue migrazioni di esseri umani e che, anzi, queste ne sono parte costituente e imprescindibile, ma fermandoci a questa lettura, che potremmo definire quasi “etologica” dell’immigrazione, corriamo il rischio di “naturalizzare” un fenomeno che invece è sociale, e quindi “storico”, e che dunque va analizzato e compreso nello specifico contesto in cui si determina. Stiamo parlando di milioni di esseri umani, delle loro vite e delle loro storie e non di uccelli o di balene che “migrano” da nord a sud in funzione delle stagioni o dei cicli vitali. Questo dev’essere chiaro perché altrimenti si finisce per rimuovere, pur senza volerlo, il semplice fatto (si fa per dire) che nel mondo contemporaneo i principali “push factor” dei movimenti migratori (come gli “esperti” chiamano i fattori che spingono milioni di persone a spostarsi dai luoghi in cui sono nate) sono comunque riconducibili al modo di produzione capitalistico nella sua fase imperialista e alla maniera (ineguale) con cui esso disegna i rapporti sociali tra classi, popoli e stati. Una considerazione come questa dovrebbe risultare persino banale per chi annovera il barbone di Treviri tra i suoi padri putativi, ma mai come in questo caso il condizionale è d’obbligo.

A leggere infatti alcune delle riflessioni che vanno per la maggiore in questo momento sul tema dell’immigrazione ci sembra di poter dire che la rimozione, più o meno consapevole, di quello che a questo punto potremmo chiamare “imperialist factor”, sia un tratto comune tanto alla cosiddetta “sinistra buonista” quanto a quella “cattivista” che, pur se minoritaria, sta provando a costituirsi in antitesi alla prima immaginandosi più pragmatica e realista, ma risultando, però, altrettanto astratta e inutilmente cinica.

Proviamo a spiegarci meglio trattando brevemente alcune delle posizioni che oggi risultano maggioritarie nel nostro campo e che però, pur poggiando su un lodevole e meritorio solidarismo etico di fondo, non sembrano in grado di sciogliere i nodi politici della questione né, tantomeno, di prendere di petto le innegabili contraddizioni generate dai flussi migratori, preferendo piuttosto rimuoverli e fare finta che non esistano. Parlare esclusivamente di “libertà di movimento” senza, al contempo, affrontare la questione principale che invece è quella della negazione della “libertà di restare” può andare bene per i figli colti delle élite globali che decidono di spendere dove meglio credono le loro potenzialità, le “skills” acquisite nelle università di prestigio, ma è un ragionamento che invece suona piuttosto ipocrita quando si prova ad applicarlo a chi è costretto a fuggire dalla povertà, dalla guerra o dalla assoluta assenza di prospettive. “Costretto”, si, perché quando parliamo di immigrazione in fondo è proprio di questo che stiamo parlando: di coercizione al movimento, altro che “libertà”. Che poi questo avvenga attraverso i meccanismi impersonali delle leggi del mercato globale, per effetto dei bombardamenti con cui si è soliti “esportare la democrazia”, per la tirannide di qualche

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Quell’emergenza migranti che ribolle in America

 

Maddalena Pezzotti – 11 FEBBRAIO 2020

Il triangolo nord del Centro America è scosso da una emergenza senza precedenti. Tra il 18 e il 27 gennaio, il Messico ha intercettato 2mila migranti provenienti da Guatemala, Honduras, El Salvador e Nicaragua. Questi Paesi, incluso il Messico, occupano dal settimo al decimo posto, fra i primi dieci al mondo da dove si originano movimenti di rifugiati e richiedenti asilo. E un esodo di massa da El Salvador, Guatemala e Honduras è stato classificato da rilevanti rapporti, come il Prevention Action Update, una delle principali minacce internazionali del 2020.

Le cifre ufficiali, secondo l’alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e l’organizzazione per le migrazioni, riflettono un incremento dell’80% dal 2017 e del 400% dal 2014. Paesi da cui si parte per gli Stati Uniti, sono altresì luoghi di transito e destinazione. Nel 2019, le domande di accoglienza di centroamericani nella stessa regione sono cresciute intorno al 90% comparate all’anno scorso e circa del 150% dal 2014.

Si stanno poi dando spostamenti di sfollati, a causa della violenza esercitata da bande giovanili, e gruppi legati al narcotraffico, la prostituzione forzata e il commercio di esseri umani, che hanno coinvolto rispettivamente 247mila e 70 mila persone, in Honduras e El Salvador. Dall’inizio dello stallo sociopolitico in Nicaragua, trasformatosi in un conflitto interno, a settembre del 2019, quasi 100mila sono scappati. Oltre 70mila sono in Costa Rica.

Da ottobre del 2018, in aggiunta, migliaia hanno abbandonato le loro case e ingrossato carovane dirette al nord, composte da bambini, donne gravide, e anziani, che soffrono traumi fisici e psicologici, durante un percorso spesso interrotto o fermato non lontano dalla meta. Nel 2019, il governo messicano ha informato che 80mila honduregni hanno chiesto asilo. L’ultima carovana si è avviata dalla stazione degli autobus di San Pedro Sula il 15 gennaio. A conti

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LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

L’amaro ricatto delle pensioni: flessibilità in cambio di tagli

di coniarerivolta – 1° febbraio 2020

 

Il 27 gennaio si è tenuto un incontro istituzionale tra sindacati, governo e INPS, primo di una serie di appuntamenti – già calendarizzati a febbraio e marzo – finalizzati ad elaborare una nuova riforma delle pensioni. Ad oggi, al netto di casi particolari come “Opzione donna”, le pensioni di inabilità e la residuale pensione di anzianità (riservata a coloro che, al 31 dicembre 2011, potevano far valere determinati requisiti anagrafici e contributivi), sono previste tre modalità di pensionamento per la maggior parte dei lavoratori dipendenti: quota 100, la pensione di vecchiaia e la cosiddetta pensione anticipata.

♦ Con ‘Quota 100′, in via sperimentale fino alla fine del 2021, è possibile accedere al pensionamento con almeno 62 anni di età e 38 di contributi.

♦ Quanto alla pensione di vecchiaia, è necessario distinguere tra chi aveva già anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 e chi ha iniziato a versare i contributi dopo tale data. Quanto ai primi, essi possono accedere alla pensione di vecchiaia se hanno almeno 67 anni di età (da adeguare agli incrementi della speranza di vita) e 20 di contributi. Quanto ai secondi, essi, oltre ai requisiti che abbiamo appena elencato, devono aver maturato un montante contributivo tale da far sì che l’importo della prima rata di pensione sia non inferiore a circa 687 euro (pari all’assegno sociale moltiplicato per 1,5). Infine, sempre per quel che riguarda i lavoratori dipendenti che hanno iniziato a versare a decorrere dal 1° gennaio 1996, è possibile andare in pensione con 70 anni di età e con almeno 5 anni di contribuzione effettiva (al netto, cioè, dei contributi figurativi, quelli non derivanti da attività lavorativa).

♦ Per quel che riguarda la pensione anticipata, tutti i lavoratori possono accedervi con un requisito contributivo di 42 anni e 10 mesi, se uomini, e 41 anni e 10 mesi, se donne. Inoltre, i lavoratori che hanno versato il loro primo contributo dopo il 1° gennaio 1996 (e che prima avevano zero contributi), possono accedere alla pensione anticipata con 64 anni di età (da adeguare, a decorrere dal 2021, agli incrementi della speranza di vita) e 20 di contribuzione effettiva, a patto che la prima rata di pensione sia pari, almeno, a 1.282,37 euro (assegno sociale moltiplicato per 2,8).

Il tavolo sindacati-governo-INPS è stato aperto a seguito del lancio di una proposta da parte dei sindacati confederali, volta a superare la rigidità dei criteri di accesso anagrafico alla pensione che verranno automaticamente ripristinati con l’esaurirsi dell’opzione ‘Quota 100’.

Quota 100, la misura voluta dal governo Lega-5stelle, terminerà infatti nel 2021. Dal 2022, dunque, sic rebus stantibus, tornerebbe l’età pensionabile – necessaria per avere diritto alla pensione di vecchiaia – fissata dalla legge Fornero a 67 anni (e 20 anni di contributi) e destinata lentamente ad aumentare in modo automatico oltre quella soglia nel caso di aumenti della speranza di vita (Legge Sacconi-Tremonti del 2010). Dal 2022, quindi, si verificherebbe uno scalone eclatante di ben 5 anni che riporterebbe l’età minima di pensionamento a 67 anni, abolendo la possibilità di accedervi prima a 62 anni con 38 di contributi, ferma restando la possibilità di accedere alla pensione cosiddetta ‘anticipata’, subordinata al versamento dei contributi nella misura che abbiamo specificato sopra.

La proposta dei sindacati per scongiurare detto scalone è di fissare la pensione di vecchiaia a 62 anni con 20 anni di contributi e ripristinare la pensione di anzianità a 41 anni per tutti come misure strutturali. Di per sé il provvedimento garantirebbe senza dubbio una permanente maggior flessibilità in uscita, non limitata a periodi sperimentali come accaduto con ‘Quota 100’; si tratterebbe di una misura ben più robusta di Quota 100 anche nel contenuto in quanto l’uscita a 62 anni non sarebbe subordinata ad una lunga carriera di versamenti (i 38 anni della misura voluta da Lega e 5stelle), ma ai canonici 20 anni

Continua qui:

https://www.sinistrainrete.info/spesa-pubblica/16950-coniarerivolta-l-amaro-ricatto-delle-pensioni-flessibilita-in-cambio-di-tagli.html

 

 

 

 

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

La vera ragione per cui gli arabi israeliani non vogliono vivere in “Palestina”

di Khaled Abu Toameh


10 febbraio 2020

Pezzo in lingua originale inglese: The Real Reason Arabs in Israel Do Not Want to Live in ‘Palestine’

Traduzioni di Angelita La Spada

Perché i 250 mila arabi israeliani che vivono nell’area del cosiddetto Triangolo sono fortemente contrari all’idea di ritrovarsi parte di uno Stato palestinese?

  • Numerosi cittadini arabi israeliani vedono che i palestinesi che vivono sotto l’Autorità palestinese (AP), in Cisgiordania, e sotto Hamas, nella Striscia di Gaza, subiscono quotidianamente violazioni dei diritti umani.
  • Ciò di cui ora hanno bisogno i cittadini arabi di Israele è eleggere nuovi leader politici che promuovano la coesistenza tra arabi ed ebrei, e non s’impegnino in una retorica antiisraeliana e in azioni contro lo Stato ebraico.
  • Alcuni dei leader dei cittadini arabi israeliani, in particolare un certo numero di membri della Knesset, hanno agito contro gli interessi del loro elettorato. Sembra quasi che questi presunti leader rappresentino l’AP e Hamas anziché gli arabi israeliani che li hanno votati nella speranza che una volta eletti lavorassero per risolvere i problemi delle loro comunità, a cominciare dalla disoccupazione. I quasi due milioni di arabi israeliani sono indignati per il piano di pace per il Medio Oriente presentato dal presidente americano Donald Trump, che propone di includere alcune delle loro comunità in un futuro Stato di Palestina. Dopo la presentazione del piano, migliaia di arabi hanno manifestato nelle strade per dire “no” a una proposta che farebbe di loro dei cittadini palestinesi.

Il piano di Trump, racchiuso in un documento intitolato “Peace to Prosperity” (“Pace per la Prosperità”), contempla scambi di territori che potrebbero annoverare aree abitate o meno. Uno dei punti prevede che la cosiddetta area del Triangolo di Galilea, in Israele, dove risiedono diverse comunità arabe “che in gran parte si identificano come palestinesi, diventi parte dello Stato di Palestina”. Il piano precisa che le comunità arabe “erano originariamente destinate a passare sotto il controllo della Giordania durante i negoziati sulla Linea d’Armistizio del 1949, ma alla fine furono trattenute da Israele per ragioni militari che da allora si sono attenuate”.

Perché i 250 mila arabi israeliani che vivono nell’area del cosiddetto Triangolo sono fortemente contrari all’idea di ritrovarsi parte di uno Stato palestinese?

La ragione principale per cui gli arabi israeliani temono di diventare cittadini palestinesi sta nel fatto che sanno che lo Stato palestinese sarà tutt’altro che democratico. Numerosi cittadini arabi israeliani vedono che i palestinesi che vivono sotto l’Autorità Palestinese (AP), in Cisgiordania, e sotto Hamas, nella Striscia di Gaza, subiscono quotidianamente violazioni dei diritti umani.

In Israele, i cittadini arabi partecipano alle elezioni politiche e hanno i loro rappresentanti nella Knesset. In Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, i palestinesi sono stati privati di elezioni libere ed eque dal gennaio del 2006.

L’incessante lotta per il potere tra l’AP e Hamas ha negato ai palestinesi il diritto di voto per eleggere i nuovi membri del loro Parlamento, il Consiglio Legislativo Palestinese (CLP). Inoltre, ai palestinesi è stato negato il diritto di voto per scegliere un nuovo presidente. Questo dal gennaio 2005, quando venne eletto Mahmoud Abbas per un mandato di quattro anni. Lo scorso mese, Abbas è entrato nel 16° anno dello stesso mandato.

Alla luce del conflitto tra Hamas e l’Autorità Palestinese, restano vane

Continua qui: https://it.gatestoneinstitute.org/15566/arabi-israeliani-piano-pace

 

 

 

 

 

 

La politica USA contro l’Iran: Culmine della disperazione

Scritto il 5 FEBBRAIO 2020

Tony Cartalucci – LDR, 5 febbraio 2020

La politica nordamericana contro l’Iran ha raggiunto nuove vette di disperazione e nuovi minimi nell’indebolimento del diritto e delle norme internazionali. Nella perdente battaglia di Washington per mantenere l’egemonia in Medio Oriente a spese dei suoi popoli e nazioni, faceva ricorso ad omicidi, attacchi unilaterali contro obiettivi in nazioni sovrane contro la volontà espressa dei governi che le presiedono, pur esponendo quella che appare la crescente impotenza militare, politica ed economica statunitense. In netto contrasto, nazioni come Russia e Cina traggono vantaggi mentre le scarse fortune di Washington creano un vuoto di potere nella regione. Piuttosto che sostituire gli Stati Uniti come egemoni regionali, Mosca e Pechino estendono il concetto multipolare in Medio Oriente aiutando le nazioni a ricostruirsi dopo anni di conflitti ideati e guidati dagli Stati Uniti, proteggendo ulteriori conflitti che gli Stati Uniti tentano di usare per riaffermasi nella regione, permettendo alle nazioni di restare sole a perseguire i propri interessi indipendentemente dalle sfere di potere tradizionali decise nell’era degli imperi.

I think tank statunitensi

Il think tank della politica statunitense finanziato dalle corporazioni Brookings Institution, e uno dei suoi capi, Daniel Byman, recentemente pubblicava l’articolo “La deterrenza è ripristinata con l’Iran?”, in cui vengono tracciati diversi punti positivi, ma molti altri aspetti rivelatori della politica estera sempre più degenerata e alienata degli USA, espostasi soprattutto nei confronti dell’Iran. Gli scritti di Byman sono importanti da considerare dato che Byman firmò insieme a molti altri importanti colleghi di Brookings il documento dell’istituzione, del 2009, “Quale percorso per la Persia? Opzioni per una nuova strategia nordamericana verso l’Iran”, in cui le basi di tutto ciò che accadde prima e dal 2009 sulla politica degli Stati Uniti nei confronti dell’Iran veniva molto dettagliato. Il documento del 2009 includeva piani statunitensi per minare la stabilità politica e sociale iraniana prendendone di mira l’economia e finanziando gruppi e proteste dell’opposizione, cosa che gli Stati Uniti fecero successivamente. Comprendeva piani per finanziare e armare i terroristi per compiere violenze per rovesciare il governo iraniano, cosa che fecero sempre gli Stati Uniti. Comprendeva anche piani per provocare segretamente una guerra coll’Iran come pretesto per il cambio di regime guidato dagli Stati Uniti, cosa che chiaramente e ripetutamente tentano di fare. Ancora più interessante è che il documento includeva anche piani per attirare l’Iran in un accordo di pace specifico degli Stati Uniti per affermare che Teheran non li onorava, come pretesto per la guerra. È interessante perché non solo il successivo “Accordo nucleare iraniano” soddisfaceva i requisiti del documento, ma la macchinazione si dispiegava con due presidenti statunitensi, Barrack Obama e Donald Trump, ricordando

Continua qui: http://aurorasito.altervista.org/?p=10204

 

 

 

 

 

 

POLITICA

IL DISSENSO È FASCISTA? LA DITTATURA DEL MAINSTREAM

di Maurizio Guaitoli – 10 febbraio 2020

 

 

Dissenti dal pensiero mainstream? Allora sei un fascista!

Un africano ti insulta dopo che hai fatto educatamente le rimostranze per una sua palese maleducazione, cui hanno pubblicamente assistito decine di persone? Allora il fascista sei sempre tu. E pure razzista, in questo caso.

Se viaggiate in metro o sui mezzi pubblici come me, di esperienze di questo tipo ne avrete fatte a dozzine con extracomunitari, come ovviamente con moltissimi italiani, giovani e non che sono la grande maggioranza. Questo per dire che occorre essere molto chiari sul punto: la prepotenza e il sentimento di superiorità della propria razza di appartenenza non ha un “colore” privilegiato, né va a senso unico, tipo i “Bianchi” contro il resto del mondo.

Anzi: prendete i quartieri-ghetto modello ChinatownHarlem o a dominante islamica di varie metropoli del mondo e ditemi un po’ secondo voi chi esclude chi: il razzismo mostrato dalle enclave chiuse verso le comunità che li ospitano è infatti identico nella sostanza a quello autoctono, dato che si presenta con gli stessi simboli dell’intolleranza e del non riconoscimento dell’Altro da sé.

Esiste un grandissimo problema nel diritto ipocrita di accoglienza mainstream. Ovvero, non si parla mai del dovere che le comunità allogene riconosciute hanno di rispettare e conoscere le regole giuridiche e le istituzioni del Paese di accoglienza, nonché di imparare la lingua di chi dà loro lavoro, Welfare e ospitalità.

 

Quindi, miei cari politicamente corretti, siete degli inguaribili ipocriti globali e, tanto per parlarci chiaro, adottate gli atteggiamenti più razzisti che io abbia mai conosciuto nella mia vita per chi dissente dalle vostre idee e dai vostri diktat imperanti che, tra l’altro, avete la pessima tendenza a santificare e promulgare attraverso leggi palesemente liberticide della libertà di opinione, quest’ultima sancita a caratteri di fuoco nella nostra Costituzione!

Ma non vi accorgete che portare fino in fondo ed estremizzare la crociata buonista contro l’Odio e gli odiatori conduce per antisimmetria diritti filati a Dachau? Scusate, ma l’ignoranza e l’aggressività verbale abissali delle nuove generazioni hanno o no a che fare con l’immane disastro di una scuola e della

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http://www.opinione.it/politica/2020/02/10/maurizio-guaitoli_fascista-antifascista-anarchico-individualista-modello-chinatown-harlem-dominante-islamica-metropoli/

 

 

 

 

Soros, gender e femminismo. Chi è Elly Schlein, il volto della “nuova sinistra”

www.ilprimatonazionale.it

Elena Sempione – 28 gennaio 2020

 

Roma, 28 gen – È stata la più votata di tutta l’Emilia e Romagna, con ben 22mila preferenze. Un vero plebiscito. Stiamo parlando di Elly Schlein, il volto della new left che ha abbandonato le fabbriche per sistemarsi comodamente in un loft nel centro storico. La Schlein, in effetti, ha tutto di questa sinistra urbana, liberal e post-operaia. Giovane, ecologista, femminista, immigrazionista, la Schlein ha tutte le carte in regola per rappresentare quel segmento di sinistra sempre più globalista e sempre meno nazional-popolare. Erede di Clinton, non certo di Gramsci.

Un profilo global

Ma chi è, quindi, la più votata delle Regionali? Elena Ethel Schlein, per gli amici «Elly», proviene da una famiglia di rango. Entrambi i genitori, infatti, possono vantare un alto blasone accademico: papà Melvin è un ebreo americano, mamma Maria Paola italiana. Elly nasce a Lugano nel 1985, dove rimarrà fino al conseguimento della maturità. Si trasferisce quindi a Bologna per studiare giurisprudenza presso l’Alma mater studiorum, ottenendo la laurea nel 2011. Appassionata

Continua qui: https://www.ilprimatonazionale.it/politica/soros-gender-femminismo-elly-schlein-volto-nuova-sinistra-143917/

 

 

 

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Un virus assai conveniente

Dmitry Orlov 11 Febbraio 2020

cluborlov.blogspot.com

Di solito preferisco scrivere su cose che conosco, ma, di tanto in tanto, mi si presenta l’opportunità di commentare certi aspetti di una diffidenza e di una confusione sempre più diffuse avvalendomi delle solide basi della mia curiosità professionale. Questo è il caso della saga che riguarda il Coronavirus 2019-nCoV. Molti elementi della storia di questo Coronavirus non quadrano e sono proprio quelli che vorrei analizzare. Tanto per cominciare, vorrei chiarire che non sono un esperto in questo campo. Il 2019-nCoV è un’arma biologica geneticamente modificata o è un ceppo virale endemico della popolazione dei pipistrelli cinesi evolutasi naturalmente? Non lo sappiamo, ma è interessante analizzare la plausibilità di ciascuno di questi scenari e, in più, valutare se ciò che stiamo osservando potrebbe essere una combinazione delle due cose.

Come arma biologica di distruzione di massa, il 2019-nCoV non è particolarmente efficace. Tra i lati positivi, è altamente contagioso e può essere diffuso da individui infettati che non mostrano alcun sintomo, come febbre e dispnea. Tra quelli negativi, il tasso di mortalità è solo del 2,1% ed è probabile che sia anche minore perché questo tasso non tiene conto del numero potenzialmente enorme di persone giovani e sane che avevano contratto il virus ma che non avevano mai sviluppato alcun sintomo e che, per questo motivo, non erano mai state testate e che non sapranno mai di essere sopravvissute. Per essere potente come arma biologica, il rapporto infettati/morti deve essere ottimizzato in modo che il virus uccida il maggior numero possibile di persone, ma abbastanza lentamente, così che i pazienti non muoiano prima che abbiano avuto la possibilità di diffondere l’infezione.

Un altro aspetto negativo: l’età media di coloro che soccombono al virus è di circa 65 anni, il che lo rende scarsamente efficace nel compromettere le capacità produttive di una nazione, sia essa industriale o militare, dal momento che molti di coloro che muoiono hanno superato l’età della massima produttività in ambito lavorativo o sono già in pensione. In effetti, se proprio volessimo essere cinici, questo virus potrebbe essere piuttosto utile nel ridurre l’onere delle persone economicamente improduttive, malati e anziani che, in una popolazione cinese che invecchia e con il rispetto che la società cinese tradizionalmente ha per i suoi anziani, consumano una quota sempre più elevata delle risorse del paese.

Di positivo, quelli che vi soccombono sono prevalentemente cinesi, maschi e anziani, e questa caratteristica potrebbe essere indicativa di un obiettivo scelto con molta intelligenza. In effetti, la selettività di questo virus potrebbe rappresentare uno sforzo per eliminare preferibilmente i membri del Partito Comunista Cinese, per destabilizzare politicamente la Cina, attuare un cambio di regime e imporre alla sfortunata popolazione cinese un po’ di Freedom & Democracy® in stile americano. Dato che gli Stati Uniti non hanno più la forza militare per affrontare la Cina (e non possono nemmeno rispondere agli

 

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STORIA

Gli eroi di Stalingrado: vinsero la Seconda Guerra Mondiale

Scritto il 07/2/20

 

Il 2 febbraio di quest’anno è stato il 75° anniversario della fine della più grande, più lunga e sanguinosa battaglia della storia del genere umano: uno scontro che aveva distrutto la punta di lancia di quella invincibile macchina da guerra nazista che aveva conquistato tutta l’Europa in soli tre anni e che sembrava in procinto di conquistare il mondo intero: eppure, incredibilmente, tutti i media occidentali, specialmente negli Stati Uniti, lo hanno fino ad ora completamente ignorato. La battaglia di Stalingrado era stata la svolta definitiva del destino: aveva deciso il risultato della Seconda Guerra Mondiale. La scala colossale di quello straordinario scontro, all’epoca, era ben nota agli americani e ai britannici, ma da allora è stata completamente dimenticata. Le nazioni occidentali l’hanno seppellita in fondo al buco nero dei ricordi proibiti, che George Orwell riconoscerebbe fin troppo bene. Nonostante ciò, Stalingrado ha fatto passare in secondo piano tutte le altre battaglie di quella guerra. Era iniziata nell’agosto del 1942 come ultima, disperata difesa di quella che sembrava essere un’Armata Rossa condannata alla sconfitta da una invincibile Wehrmacht che, in meno di tre anni, aveva conquistato l’intero continente europeo, dalla punta settentrionale della Norvegia a Creta e il deserto del Sahara libico. Ma a Stalingrado era cambiato tutto.

“Al di là del Volga non c’è niente!”, era il grido di battaglia sovietico, e non c’era veramente nulla. Ancora oggi, guardando ad est dall’alto della collina di Mamayev Kurgan, è inquietante vedere che, dall’altra parte del grande Volga, l’incarnazione dell’anima russa, non c’è letteralmente niente. Mamayev Kurgan è un monumento ai caduti come nessun altro sulla Terra, perchè è dominato da una dea irata. La statua più gigantesca, impressionante ed inquietante del mondo, Rodina-Mat, la dea madre della Russia, si eleva per quasi 50 metri senza piedistallo, 6 metri più in alto della Statua della Libertà. Pesa 1.000 tonnellate, oltre 15 volte la Statua della Libertà. Ma questo è il meno. A New York, Lady Liberty è tranquilla e serena, ma Rodina-Mat è dinamica e furiosa. Il suo viso bellissimo e sorprendentemente giovanile trasmette shock, rabbia e una furia da incubo. Il braccio di Rodina-Mat non è rilassato e disteso e non porta una torcia come quello di Lady Liberty. È sollevato e regge una spada lunga più di 20 metri, e la alza così in alto nel cielo che sulla punta hanno dovuto installare una luce di navigazione rossa per allertare gli aerei che volano a bassa quota.

Visto da lontano, lo spettacolo è ancora più impressionante, persino terrificante. Perché Rodina-Mat è nel punto più alto delle alture che dominano la città, il luogo dove si era combattuto con più accanimento. La si può vedere da qualunque parte lungo le principali arterie nord-sud che costeggiano il Volga. Sembra sempre in movimento, viva, pronta a calare sugli invasori la sua incredibile spada. È come se Atena o Afrodite fossero uscite dalle pagine dell’Iliade di Omero e, attraverso il tempo, dai campi di battaglia di Troia, o come se un gigantesco dio-astronauta idealizzato da Erich von Daniken fosse nuovamente giunto sulla Terra. Nei 200 giorni della Battaglia di Stalingrado, a Mamayev Kurgan si era combattuto per 130. Oggi è il luogo dove riposano 35.000 soldati sovietici. Gli storici militari occidentali riconoscono che nella battaglia di Stalingrado erano morti 1,1 milioni di soldati sovietici, e questo calcolo non include almeno 100.000 civili (e forse il triplo) massacrati dai bombardamenti aerei indiscriminati della Luftwaffe.

Nella prima settimana di incursioni aeree a Stalingrado erano morti il doppio dei civili rispetto ai bombardamenti alleati di Dresda. Quando gli interrogatori sovietici avevano chiesto al maresciallo di

Continua qui: https://www.libreidee.org/2020/02/gli-eroi-di-stalingrado-vinsero-la-seconda-guerra-mondiale/

 

 

 

 

 

 

 

Patti lateranensi

Per Patti lateranensi si intendono gli accordi stipulati nel 1929 (e resi esecutivi con la l. n. 810/1929) tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica, con i quali si è posta fine alla c.d. questione romana. A seguito di essi, la Chiesa cattolica ha riconosciuto l’esistenza di uno Stato italiano ed ha accantonato definitivamente ogni pretesa giuridica sul territorio di Roma. I Patti lateranensi si componevano di un Trattato, con il quale si definivano i reciproci rapporti sul piano del diritto internazionale tra lo Stato italiano e la Santa Sede, e di un Concordato, riguardante la disciplina dei rapporti tra lo Stato e la confessione cattolica; tuttavia, occorre sottolineare che anche il Trattato aveva al suo interno disposizioni di carattere concordatario e non solo disposizioni di diritto internazionale.

Rispetto alla c.d. legge sulle guarentigie (Laicità dello Stato), va segnalato un sostanziale regresso sul piano della tutela della libertà di religione, in virtù dell’affermazione della religione cattolica come «sola religione dello Stato», anche se molti studiosi (ad esempio, Jemolo) hanno sostenuto che quella dichiarazione, parimenti contenuta nell’art. 1 dello Statuto albertino, non fosse, di per sé, produttiva di effetti giuridici.

La Costituzione repubblicana, accanto all’affermazione per cui «lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani» (art. 7, co. 1, Cost.; Laicità dello Stato) ha nondimeno espressamente richiamato i Patti lateranensi all’art. 7, co. 2, Cost., prevedendo, inoltre, che una loro modificazione, accettata da entrambe le parti, non avrebbe necessitato del ricorso al procedimento di revisione costituzionale. A questo proposito, gli studiosi si sono divisi sul fatto se la loro menzione abbia comportato una pura e semplice costituzionalizzazione dei Patti lateranensi del 1929, ovvero del c.d. principio concordatario o di quello c.d. pattizio. In ogni caso, la giurisprudenza costituzionale ha riconosciuto che le

Continua qui: http://www.treccani.it/enciclopedia/patti-lateranensi/

 

 

 

 

 

 

NEL REFERENDUM DEL 2 GIUGNO 1946, VINSE LA MONARCHIA? SI

2 giugno 2011

ECCO COME ANDARONO REALMENTE I FATTI:

Nella giornata del 2 e nella mattinata del 3 giugno 1946 si tenne in Italia il Referendum per scegliere la forma istituzionale dello Stato, cioè tra Repubblica e Monarchia Costituzionale. Il Referendum fu a suffragio universale e, per la prima volta in Italia, votarono anche le donne.
Furono esclusi dal voto i cittadini della Venezia Giulia, della Dalmazia, dell’Alto Adige e della Libia (allora ancora italiana). Si disse che questi italiani avrebbero votato in seguito (sic), ma non se ne fece più niente.
Per assicurare l’ordine durante il Referendum fu costituita una polizia speciale formata da ex-partigiani.
Il 4 giugno i carabinieri, a metà spoglio, comunicano a Pio XII° (chissà perché solo a lui) che la Monarchia si avviava a vincere.
Nella mattinata del 5 giugno, De Gasperi annuncia al Re Umberto II° che la Monarchia aveva vinto.
Dopo che i rapporti dell’Arma dei Carabinieri, presente in tutti i seggi, segnalarono al Ministro degli Interni Romita la vittoria della Monarchia, iniziarono una serie di oscure manovre ancora non del tutto chiare: nella notte tra il 5 ed il 6 giugno i risultati si capovolsero in favore della Repubblica con l’immissione di una valanga di voti di dubbia provenienza.
Accurati studi statistici hanno dimostrato che in quell’epoca non

Continua qui: https://giuseppemerlino.wordpress.com/2011/06/02/referendum-2-giugno-1946-aveva-vinto-la-monarchia/

 

 

 

 

 

Vetulonia

Fabrizio Druda 9 02 2020

 

Non comprendo la meraviglia degli italiani che rimangono stupiti verso coloro che gioiscono delle foibe.

 

Qualche anno fa a Vetulonia in provincia di Grosseto presso il parco della Rimembranza l’ultimo granatiere di Sardegna che aveva combattuto ad El Alamein a sue spese e con il permesso del Comune posizionò un cippo in ricordo dei suoi commilitoni e di tutti gli italiani che morirono in quella battaglia.

 

In occasione dell’inaugurazione una baldracca comunista aspettava con un secchio di vernice rossa fra le gambe (che fra l’altro altro non potevano ospitare), il nucleo di carabinieri presente all’evento non prese nulla, generalità o chiesto spiegazioni del perché avesse la vernice. Quella troia aspettava il momento per imbrattare il cippo devastandolo fra l’altro, nessuno le ha fatto nulla, la denuncia era contro ignoti e carabinieri non fecero nulla.

 

A mio avviso lei andava sculacciata con le palme dei fichi l’India davanti e dietro, ma i carabinieri con la loro immobilità hanno macchiato la loro uniforme perché loro rappresentano il popolo.

 

Il cippo si trova ancora là, il granatiere è morto incapace di comprendere tanto odio, perché lui serviva l’Italia, il cippo invece giace imbrattato di vernice rossa in attesa di essere lavato con il vibrante ritmo di una frusta. Ci sarà tempo e modo io non dimentico e molti altri come me.

 

https://www.facebook.com/100000443078893/posts/3112793535412052/

 

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