LE SECESSIONI NELLE NAZIONI EUROPEE IN ERA UE

LE SECESSIONI NELLE NAZIONI EUROPEE IN ERA UE

di Manlio Lo Presti (scrittore ed esperto di banche e finanza)

È di questi giorni la notizia di strani movimenti di guerriglia in Corsica (https://europa.today.it/attualita/corsica-indipendentisti-attacchi-turismo.html), e mentre altre regioni d’Europa hanno sotto la cenere decine di movimenti separatisti nascosti. Movimenti che vengono resuscitati al “momento giusto”, cioè quando il Paese che li ospita non obbedisce alacremente ai comandi esecutivi e non negoziabili imposti dai vertici UE.
Probabilmente, l’Unione europea sta riprendendo le manovre per provocare secessioni negli Stati membri troppo grossi per essere sottomessi. Il caso della tentata secessione del territorio catalano dalla Spagna ne è un esempio, come anche la presenza di ondate autonomiste basche. Coloro che stanno dietro i poteri di Bruxelles hanno avuto successo con la ex Jugoslavia, frantumandola in varie piccole nazioni con etnie diverse ed in secolare lotta fra loro, con conseguente guerra civile permanente ancora attiva oggi. Pensavano di ripetere l’operazione con la parcellizzazione della Spagna, ma senza esito e con la fuga di Puidgemont e con il suo ritorno come leader di un gruppo politico destabilizzante. La UE ha avuto successo creando staterelli baltici e balcanici, anche la Cekia è un esempio: sono ritornati all’autonomia limitata da problemi soprattutto finanziari. La loro popolazione è troppo esigua per fornire una tassazione che garantisca l’autonomia finanziaria, quindi devono fare ricorso ai soldi del Fondo monetario internazionale che impone loro la solita ricetta liberistica di privatizzazione di ogni cosa e svendita delle risorse interne a pochi multimiliardari e a ferocissimi Fondi Pensione: strutture spietate come Blackrock, Vanguard, ecc. Privatizzazione selvaggia che priva di tutto le popolazioni. Si può leggere l’interessante ricerca pubblicata da Repubblica sui movimenti separatisti attivi in Europa:https://www.repubblica.it/esteri/2015/09/25/foto/catalogna_movimenti_indipendentisti_europa_-123658008/1/. Nessuno in ambienti comunitari sta trovando da ridire sull’intenzione di spaccare la ex-italia con la cosiddetta “autonomia differenziata”, ad esempio: https://ilgiornaledellalombardiaindipendente.wordpress.com/2013/12/16/separatismo-arma-segreta-dellunione-europea/
Il sostegno occulto ai movimenti separatisti europei è la strada scelta da una squadra dirigente priva di credibilità e di idee, perché troppo occupata ad eseguire gli ordini angloamericani. L’unione europea che doveva nascere dalla convergenza di popoli diversi accomunati da un patto federativo, che rispettasse le specificità di ogni Stato membro, è idea morta in partenza. Non oso immaginare quale sarebbe oggi la disillusione dei Padri fondatori dell’idea di Europa federativa, costruita sulla diversità culturale degli Stati come ricchezza. Un patto sottoscritto a Roma città simbolicamente ecumenica e mondialista.
Ha fatto rapidamente strada la prospettiva autoritaria e verticistica. La catena di comando è finita in mano ad un triumvirato inglese, francese e tedesco, sotto la supervisione USA. È stato creato l’euro, una unità di conto astratta che non può definirsi moneta in quanto priva del consenso dei popoli europei posti di fronte al fatto compiuto. Una moneta che non può definirsi tale in presenza e con la persistenza di sistemi economici, fiscali, giuridici diversi fra loro. La differenza dei sistemi economici e giuridici dei singoli Paesi membri ha scatenato spinte speculative nel lavoro, con la distruzione di gran parte dei diritti sociali legati al progresso economico e sociale acquisito dai Paesi con un cammino differenziato. Ricordo fra tutti questi dissesti le conseguenze delle misure pensate dalla signora Bolkenstein: aveva ipotizzato una selvaggia concorrenza al ribasso dei trattamenti economici dei lavoratori facendo riferimento al Paese con salari e tutele sociali e sanitarie inferiori. Umani come strumenti di lavoro e non come destinatari del benessere prodotto. Non parliamo dei collassi provocati nei sistemi bancari della Grecia e della ex-italia. Forti con i deboli e deboli con i forti. Questo ha seminato terrore e non la creazione di fiducia e credibilità.
Attualmente, l’Unione europea è responsabile di oltre cento milioni di disoccupati ai quali si aggiungeranno ulteriori ottanta milioni circa di espulsi dai cicli produttivi perché soppiantati dalla robotica. L’impianto ultraliberista della UE non ha intenzionalmente cercato soluzioni per la riconversione di quasi duecento milioni di disoccupati tramite un processo di formazione permanente (Long Life Learning). I vertici comunitari hanno invece fatto molta attenzione a rispettare le ragioni delle grandi imprese che hanno elevato residenza fiscale nei Paesi UE con tassazione più bassa. La situazione di asservimento totale agli americani e la presenza di una struttura burocratica elefantiaca non può essere combattuta in presenza di un Parlamento – caso unico al mondo – che non ha alcun potere legiferante, perché totalmente devoluto ad un ristretto gruppo di Commissari europei con poteri illimitati dotati di una immunità totale, anche in caso di gravissimi reati conclamati per tutta la durata del loro mandato. Perché erigere uno scudo così eccessivo? Non fanno gli interessi dei cittadini … o forse no? Costoro sono controllabili solo a posteriori per le conseguenze delle loro decisioni. Un doppio livello che non ha nessuna ragione logica di esistere se non per esercitare una protezione totale ai colossi finanziari e produttivi mondiali. Abbiamo una struttura di governo che continua a mostrare una abissale insensibilità sul destino dei popoli che dovrebbe tutelare.
Sul piano della produzione normativa, i testi sono volutamente incomprensibili e infarciti da una sequenza infernale di sigle e acronimi. Un fenomeno di vastità tale da indurre alcuni ricercatori dell’Università della Calabria a redigere qualche anno fa un dizionario delle sigle create a ripetizione ed adottate dai lontani e nascosti funzionari della UE.
Comunicazione fredda, zero empatia con la popolazione dei Paesi membri, linguaggi ostili e pesanti, utilizzo della frammentazione territoriale per esercitare la propria autorità, utilizzo dei finanziamenti come strumento di dominio e non di sviluppo armonico delle aree europee con lo scopo di facilitare il loro rinnovo tecnologico e produttivo attento alla massima occupazione. Al contrario, siamo in presenza di una attenzione ossessiva ai principi di un neoliberismo selvaggio e distruttivo che fa uso di strumenti depressivi in politica economica e di frammentazione concorrenziale dei popoli fra loro, in una sorta di ignobile guerra dei poveri.
Il bilancio di questa struttura monstre è questo. Al momento attuale, mostra enormi insufficienze, fra le quali la totale incapacità di incidere in senso costruttivo e pacifico nelle vicende geopolitiche conflittuali in corso: un nano politico con un corpo da pachiderma. Aspettiamo altri sconquassi per i quali nessuno sarà punito e processato. Nessuno!

FONTE: https://www.lapekoranera.it/2023/10/11/le-secessioni-nelle-nazioni-europee-in-era-ue/