L’attuale scandalo del Vangelo di Pasolini

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L’attuale scandalo del Vangelo di Pasolini

Manlio Lo Presti (Scrittore ed esperto di banche e finanza)

Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini del 1964 non finisce di stupirci e di farci riflettere. È un film asciutto e privo di retorica. Pone in evidenza la povertà di mezzi in cui si viveva in Galilea. Pietre, abitazioni povere, fango, campagne riarse, freddo, denti storti, volti della fame, timore, ignoranza. La pellicola ha una sua profonda onestà e santità. Un vero capolavoro da vedere in questi giorni. Molto interessante l’uso della musica che svolge un ruolo importantissimo in questa lettura del vangelo di Matteo. Trasmette emozione e dà potenza alle immagini povere impreziosite dal bianco e nero. Ci fa concentrare sul significato dei gesti, dei dialoghi scarni: https://www.youtube.com/watch?v=Awaso0MNprY.

Un film che insegna a percorrere la “via secca”, cioè la spoliazione e la eliminazione di tutto ciò che non ci è necessario per vivere un’esistenza autentica. La scarsità di mezzi è il presupposto per non essere ricattati dal possesso e dagli altri. Un messaggio ben diverso da quello della  propaganda che considera la povertà come un pilastro della nuova teologia green… Grande importanza hanno le pause ed una sapiente distribuzione del silenzio. Matteo è l’evangelista che ci elenca i requisiti per essere seguaci di Gesù. La scelta del vangelo di Matteo forse è tutta qui: chiarire senza retorica e giri di parole chi può seguire il cammino ed ascoltare la Parola, il Logos.

Pasolini getta lo spettatore sulla scena senza fornire spiegazioni per capire. Lo lascia solo. Lo spettatore, deve darsi da fare per costruire giorno per giorno il proprio cammino sulla terra dove gli umani hanno il dovere morale di lasciare un segno che accresca la propria forza interiore.  Continuare ad apprendere da coloro che incontriamo nel nostro percorso. Gli eventi raccontati sono spunti per farci riflettere. Pasolini cerca il dialogo con uno spettatore attivo che non esce dalla sala e poi dimenticare. La pellicola lascia una traccia anche fra coloro che si sentono “moderni”, cinici e affaristi, evoluti ed impermeabili alla spiritualità. L’opera pasoliniana lascia un piccolo seme che inizia a dare fastidio e, per questo, viene nascosto sotto la coltre polverosa dell’indifferenza e, spesso, della codardia. La scabra religiosità di Pasolini è fondata sull’indignazione contro l’indifferenza, la mediocrità affarista e le cattedrali del potere costituito.

Pasolini narra Matteo usando un impianto didascalico semplice e netto. Espone in modo antiretorico il motivo della venuta del Cristo che si esprime soprattutto con il suo operato e con l’esempio personale. I fatti spazzano via le parole che, in questo film, sono insolitamente scarse in rapporto alla grande potenza del messaggio.

Il conflitto che genera il messaggio del Cristo non mira a conquistare beni e territori, ma è il cuneo che si inserisce dentro le piccolissime crepe del pregiudizio, dei luoghi comuni, dell’ipocrisia. Gesù copre con un velo il suo viso magro e imbronciato perché, salvo le solite eccezioni, la gente non riesce a capire. I sacerdoti del sinedrio tentano di neutralizzarlo fino ad ucciderlo per mano delle forze occupanti per non sporcarsi le mani. Essere i mandanti di efferatezze attuate da altri sarà un metodo ampiamente utilizzato dalle nazioni imperiali: i poteri secolari che uccidono per ordine dei poteri religiosi. Oggi i Paesi guerrafondai addestrano milizie private usate per il lavoro sporco. La storia non cambia e Pasolini lo evidenzia con notevole maestria in questo racconto senza tempo.

Il Cristo è un uomo corrucciato. Non è bello , non è biondo, non ha un’aria ascetica. Sa in ogni momento di essere stato incaricato a compiere una missione persa in partenza, ma la compie come farebbe un Samurai cosciente che perderà la vita nella lotta. Fa pensare la calma della bimbetta mediorientale dagli occhioni grandi che vive la sua maternità con mitezza.

Alla luce dell’ossessivo neomaccartismo buonista genderista green, oggi questo film è ancora più “scomodo” perché non concede alcuna scappatoia assolutoria allo spettatore. Questo film costringe a riflettere sul valore istruttivo dell’azione morale, del valore imbarazzante dell’integrità personale che quasi tutti definiscono ingenua e stupida. L’onestà da sempre fastidio. Non ci rende ricattabili. Spezza subito le catene della collusione che non è comunicazione né scambio fecondo di emozioni e di pensieri. La collusione è un accordo di alcuni per mandare in rovina altri. Il messaggio di Matteo è la condivisione e non la contesa mercantile ossessiva di tutti contro tutti.

Il vangelo raccontato da Pasolini è ripulito dalle incrostazioni quasi bimillenarie della retorica elaborata dai centri di potere ecclesiastici che lavorano solamente per mantenere il proprio “sistema”.

Il Vangelo secondo Matteo è un film rivoluzionario per il sapiente uso del linguaggio scenico e verbale usato come una carta vetrata per rimuovere le incrostazioni della finzione, dell’ipocrisia e della retorica. È un racconto che non dà scampo, non concede spazio agli aggiustamenti della falsa coscienza che da sempre spegne e modifica i significati della vita che ci è stata donata.

La Verità si affaccia sempre in punta di piedi. Non è mai il rumore dei mercanti del tempio… mai.

Fonte immagine: https://www.youtube.com/watch?v=Awaso0MNprY. 

FONTE: L’attuale scandalo del Vangelo di Pasolini – La PekoraNera