L’esule universale di BrodskijIl poeta e narratore Iosif Brodskij nasce nel 1940 a Leningrado, oggi San Pietroburgo. Riceve il premio Nobel per la letteratura nel 1987. Lascia la Russia nel 1972 per andare negli Stati Uniti. Ha descritto più di altri la condizione dell’esule. Questo breve volume contiene il testo della conferenza Nobel sulla “condizione dell’esilio”. Una condizione umana che sempre più somiglia quella dell’individuo globalizzato contemporaneo. La relazione accademica si incentra sulla letteratura sulla cui traccia si intrecciano i complessi rapporti poesia – lingua – lettura – autori.

La condizione più pesante dell’esule è quello della irrilevanza sociale del singolo individuo rispetto alla moltitudine. Un tema che ha argomentato in modo straordinario il sociologo filosofo Zygmunt Bauman che ha descritto la “solitudine dell’uomo globale” dal punto di vista socioeconomico. L’Autore evidenzia come la condizione di esule sia la condanna alla insignificanza sociale ed economica nella nazione di arrivo dove gli viene assicurata almeno l’incolumità fisica (pagina 17). Nella “patria non patria” (pagina 24) l’esule costruisce la sua presenza con le opere scritte (pagina 29) strutturando la letteratura come un dizionario con il quale si mantiene il contatto con la lingua patria (pagina 33), evita la ripetizione, evita i ritornelli. La letteratura è un legame tra l’Autore e il lettore che stimola l’unicità dell’Io e valorizza la dimensione privata della condizione umana (pagina 43). Questa relazione speciale, che genera autonomia individuale e di giudizio, è storicamente ostacolata dai paladini del “bene comune” avversari della singolarità e unicità della vita umana (pagina 42).

Brodskij afferma che la letteratura è lessico, è interpretazione, è arte semantica dai mille significati. La creazione letteraria è un’azione rituale fra l’Autore e il lettore che sono due solitudini con una coscienza simile e paritaria. Nel corso della dissertazione Nobel, l’Autore afferma che il libro è veicolo di arte e prerogativa di una minoranza che da sempre affronta la preponderante indifferenza verso i libri. Il disprezzo per i libri è il principale segno di uno stato mentale plebiscitario: l’antropocene della “non-lettura” (pagina 53).

Brodskij ci confida che, contro le ideologie che causano genocidi di massa, sociali, economici e ambientali, per diventare esse stesse la Realtà, possiamo ricorrere alla letteratura come strumento di opposizione. Quindi, una letteratura che va oltre l’alfabetismo di massa e l’istruzione di base (pagina 54). In modo diretto e senza retorica, l’Autore ci ricorda che in tutte le epoche, chi muore non è l’eroe ma il coro.

La Poesia è la voce delle Muse ed è dettata dalla Lingua utilizzata e vissuta dal poeta per continuare ad esistere lasciando una traccia del proprio passaggio sulla terra, anche dopo la propria scomparsa. (pagina 60).

Lo stile narrativo è appassionato e asciutto. Va diretto al cuore dei lettori. Un libro che fa riflettere e ci salva dall’ipnosi della mediocrità.

(*) Iosif Brodskij, “Dall’esilio”, Adelphi, 1988, 68 pagine, 10 euro.