NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 19 SETTEMBRE 2018

https://ilbolive.unipd.it/it/news/alberi-degni-nota-quattro-giganti-millenari-sud

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 19 SETTEMBRE 2018

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Si impara più da una visita ad un mattatoio

Che da venticinque secoli di esperienza filosofica.

MARIO A. RIGONI, Variazioni sull’impossibile, Il notes magico, Pag. 60

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/

 

Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

IN EVIDENZA

Una versione non ufficiale del golpe antisovranista del 2011

Davide 17 settembre 2018

IL POLISCRIBA

“Il mercato crede in noi, è già tornato ad investire nei Titoli di Stato italiani”
Mario Monti, annus horribilis 2011

 

Vi racconto una storia di ordinaria lucida follia finanziaria, una novella che potrebbe essere inserita in un Decameron postkeynesiano, una sceneggiatura dietrologica per un film che non si girerà mai, che di certo, un regista del calibro di Veltroni, non potrà fare a meno di rivoltarsi tra le mani in un azzurro giorno di fine estate, presso il Country Club la Macchia di Capalbio.
Una storia che si avvia quando l’ineletto Mario Monti, che d’ora in poi nominerò lo Psicopompo, planò nella sede di Bloomberg a New York, in quel lontano 2011, per placare l’avidità dei mercati (così inchiostravano i giornaletti nostrani) dichiarando, per i duri d’orecchio e di cervice: “A giudicare dall’andamento del mercato qualcuno deve aver già investito e penso che l’opinione che i mercati, così come le autorità degli altri governi, si stanno formando sulla serietà con cui l’Italia sta affrontando i suoi problemi, non possa che far aumentare l’atteggiamento positivo verso tutto ciò che è italiano, compresi i titoli di Stato”.
E sappiamo tutti come è andata a finire: il popolo ha scelto con regolari elezioni, dopo un settennato di totale blocco della democrazia, ad opera dell’unico partito che ancora si fregia del titolo di democratico (sic!), il duo Salvini-Di Maio.

In quei tempi, erano soprattutto i Titoli di Stato e di concerto il debito pubblico, l’oggetto delle contrattazioni borsistiche che fu messo nelle mani spietate dello Psicopompo, non era la nostra storia imprenditoriale, o il nostro saperci arrangiare tra i disastri economici indotti dall’asse europoide Parigi-Berlino, ad essere appetibile. Era un piatto gustoso, certo, per un lauto pasto di

 

Continua qui: http://alcesteilblog.blogspot.com/2018/09/una-versione-non-ufficiale-del-golpe.html

 

 

IL PENTAGONO SVILUPPA ARMI BIOLOGICHE AL CONFINE CON LA RUSSIA

Maurizio Blondet 18 settembre 2018

Il Pentagono gestisce un laboratorio segreto a Tbilisi, capitale della Georgia. Vi si studiano agenti patogeni e  insetti che pungono, per l’allevamento dei quali esiste all’interno una struttura.  Il personale che vi opera è costituito da tecnici e scienziati Usa, che vivono sotto passaporto diplomatico.

Lo ha scoperto Dilyana Gaytandzhieva, la straordinaria  giornalista investigativa bulgara  che nel 2017 ha rivelato il vasto traffico americano di armi inviate ai terroristi dell’ISIS : armi acquistate in Bulgaria ed inoltrate attraverso la compagnia aerea dell’Azerbaijan, Silk Way Airlines, “in almeno 350’ voli”, sotto copertura diplomatica  per scavalcare  i controlli IATA  (che vietano il trasporto aereo di armamenti) e

Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/il-pentagono-sviluppa-armi-biologiche-al-confine-con-la-russia/

 

 

Opinione sull’immigrazione

7 settembre 2018

 

testo di Talal Khrais

 

È il caso di smontare le menzogne di molta stampa serva del potere…

Dal 1986 sono corrispondente per la stampa estera e desidero dare la mia testimonianza: Auspico che la nostra intelligenza non sia insultata dai servizi di informazione, alcuni Tg hanno mandato in onda i servizi sui centri di accoglienza di Rocca di Papa, tre ragazze eritree sono state intervistate per provare che sono vittime, hanno affermato: “Siamo state violentate in Libia, siamo state torturate e abbiamo patito la fame.

In breve, queste sono le frasi che permettono di ottenere il diritto di asilo screditando la Libia.

Assadakah ha una sede a Tripoli e più volte i nostri rappresentanti hanno provato che spesso vengono rilasciate false dichiarazioni da parte di immigrati che non scappano dalla guerra.

Con un collega del quotidiano la Stampa abbiamo realizzato un colloquio con una ragazza nigeriana che

 

Continua qui: http://assadakah.com/opinione-sullimmigrazione/

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Generazione Sorda

Come mai, nell’era dell’informazione, siamo diventati incapaci di comunicare.

Da Estefano Tamburrini – 17 SETTEMBRE 2018

“L’uomo è un animale sociale”Aristotele.

Siamo una generazione sorda, troppo impegnata nel duro compito di avere la ragione a qualsiasi costo. Affrontiamo il fenomeno dell’opinione individualizzata e facciamo sempre più fatica a capire o, almeno, ascoltare l’altro. Nell’era dell’informazione si configura uno strano paradosso: diventiamo esageratamente sordi di fronte al parere degli altri.

In questi tempi di costante bombardamento informativo, l’opinione costruita attorno agli argomenti che assimiliamo quotidianamente, non viene più condivisa con gli altri ma – in molti casi – la pretesa è quella di imporci, di vantarci di avere l’esclusiva sulla verità senza dare più ascolto agli altri.

Detto ciò, non possiamo evitare di segnalare il modello di auto-elevazione del

Continua qui: https://ilformat.info/generazione-sorda/

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Alberi degni di nota, quattro giganti millenari del sud Italia

di Elisa Speronello – 18 SETTEMBRE 2018

 

Foto di Robur.q

Esistono dei vecchi, silenziosi e incredibili testimoni del tempo andato. Alcuni portano il peso dei secoli, e altri di millenni, e sono sopravvissuti a civiltà, cambiamenti climatici e anche all’industria umana. Questi alberi sono la prova vivente che la natura ha progetti a lungo termine per il pianeta, e l’uomo dovrebbe impegnarsi a tutelare questo patrimonio. Nel mondo ci sono diversi esemplari di alberi antichi, sia secolari che millenari, ma il loro numero è in diminuzione e sono frequenti le notizie di azioni vandaliche a danno di questi giganti silenziosi, o di un turismo poco sostenibile che non porta loro il giusto rispetto. Negli ultimi anni la situazione è migliorata perché le istituzioni hanno finalmente capito l’importanza della tutela di questi testimoni e ha istituito degli elenchi per gli alberi monumentali. Questo è il caso, per esempio, del nostro Paese, che già nel 1982 aveva pubblicato un primo censimento, e alla fine del 2017 ha approvato l’elenco degli alberi suddiviso per regione che si contraddistinguono per età, dimensioni, morfologia, rarità, habitat per alcune specie animali, ma anche per l’importanza storica, culturale e religiosa.

In Italia ci sono ben 2.407 alberi monumentali, di cui non sono poi così tanti quelli che superano i mille anni di vita. Ne abbiamo selezionato quattro, tutti localizzati al sud Italia, caratterizzati da un’età molto avanzata e da storie particolari.

Vista dall’alto degli Olivastri di San Baltolu, Sardegna. Video realizzato da Paolo Mariotti,

Si ritiene che l’albero più antico d’Italia si trovi in Sardegna, per la precisione a Luras, dietro la chiesa di San Baltolu. Si tratta di un ulivo selvatico (Olea oleaster o Olea europaea var. sylvestris) che oltre ad avere, se la stima è corretta, 4.000 anni, ha anche

Continua qui: https://ilbolive.unipd.it/it/news/alberi-degni-nota-quattro-giganti-millenari-sud

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Siria – La provocazione israeliana causa la morte di militari russi

La vendetta di Mosca sarà politica

18 settembre 2018

moonofalabama.org

Ieri, la Turchia e la Russia hanno raggiunto un’intesa per una ulteriore de-escalation nella provincia di Idlib, in Siria, (vedere gli aggiornamenti qui). Questo accordo azzera la possibilità di un imminente e più ampio scontro, in cui gli Stati Uniti e i loro alleati avrebbero usato il pretesto di un finto attacco chimico per un lancio di missili contro obbiettivi governativi e postazioni militari siriane.

Una risoluzione pacifica della situazione ad Idlib non soddisfa Israele. Una vittoria siriana nei confronti del nemico jihadista all’interno della nazione permetterebbe alla Siria e ai suoi alleati di concentrare le loro forze contro Israele. Israele vuole il governo siriano distrutto e il paese nel caos.

Domenica 16 settembre, Israele aveva tentato di colpire un Boeing 747 (cargo) iraniano all’aereoporto di Damasco. L’aereo avrebbe trasportato una copia iraniana del sistema di difesa antiareo russo ad ampio raggio S-300, destinata all’esercito siriano.

Lunedi, intorno alle 22:00 locali, 4 caccia F-16 dell’aviazione israeliana provenienti dal mare avevano lanciato missili contro tre bersagli situati lungo la costa siriana. L’attacco aveva avuto luogo solo qualche ora dopo il rilascio, da parte di Israele, di immagini satellitari di quelli che venivano definiti “bersagli strategici” in Siria. La difesa antiaerea integrata russo-siriana aveva risposto.

L’aviazione israeliana aveva avvertito le forze russe in Siria solo un minuto prima dell’attacco. Un IL-20 russo attrezzato per le contromisure elettroniche (linea rossa) stava preparandosi ad atterrare all’aereoporto russo che si trova nei pressi di Latakia, proprio quando era avvenuto l’attacco israeliano (blu).

 

L’IL-20 è stato colpito a 35 km. al largo della costa da un missile antiareo S-200 lanciato dall’esercito siriano contro gli attaccanti israeliani. A bordo del velivolo c’erano 15 militari russi e, molto probabilmente, sono tutti morti. Navi russe sono alla ricerca di eventuali superstiti. Rottami dell’aereo sono stati trovati in mare 27 km. ad ovest del villaggio di Banias.

L’attacco israeliano proveniva dalla stessa direzione dell’IL-20 russo. Il grosso turboelica ha un’ impronta radar molto più marcata di quella dei minuscoli caccia F-16. I missili S-200 sono dotati di testate a guida radar semi-attiva. Sono dei rilevatori passivi di segnali radar che provengono da una sorgente esterna, in questo caso i radar russi e siriani sul terreno. Il missile era stato lanciato contro un F-16, ma la sua testata ha probabilmente identificato come bersaglio la più intensa riflessione radar dell’IL-20

Nello stesso momento dell’attacco israeliano, una fregata russa (rossa) sottocosta rilevava lanci di missili da parte della fregata francese Auvergne (blu) presente nelle vicinanze. La fregata francese dispone di missili antiarei, antinave e per bersagli terrestri. La Francia ha negato “ogni coinvolgimento nell’incidente.” Sembra però che si riferisse all’abbattimento dell’IL-20 e non abbia negato il lancio dei missili.

Secondo Haaretz c’era dell’altro:

Non solo c’erano in aria missili ed aerei russi, francesi e (probabilmente) israeliani. I radar civili avevano anche rilevato velivoli dell’aviazione inglese che, insolitamente, avevano acceso i loro transponder e si erano posizionati in un circuito di attesa,

 

Continua qui: https://comedonchisciotte.org/siria-la-provocazione-israeliana-causa-la-morte-di-militari-russi-la-vendetta-di-mosca-sara-politica/

 

 

 

 

 

Siria, mappa alternativa degli attacchi israeliani

Dove è finito l’uranio dell’impianto di Deir Ezzor?

di Monica Mistretta su 18 settembre 2018

 

È sabato sera. Da quando è iniziata la guerra, all’aeroporto di Damasco sono pochi gli aerei civili che atterrano nella capitale siriana: nessuno dall’Europa o dagli Stati Uniti, vengono tutti da qualche capitale del Medio Oriente e dalla Russia. L’aeroporto non è per niente sicuro: è qui che atterrano anche gli aerei cargo carichi di armi, molti vengono dall’Iran.

Sabato sera, però, accade qualcosa di diverso. Il cielo dell’aeroporto improvvisamente si illumina: è un attacco missilistico. La difesa siriana si attiva. Poco dopo l’agenzia di stato ‘Sana’ parla di aggressione israeliana e di diversi missili nemici abbattuti. Fonti locali rivelano gli obiettivi del blitz: un aereo cargo proveniente dall’Iran e diversi depositi di armi adiacenti all’aeroporto.

In Israele, intanto, come da prassi, la paternità dell’attacco non viene riconosciuta. Ma qualcosa comincia a trapelare. In agosto l’esercito israeliano aveva annunciato di aver compiuto, solo nell’ultimo anno e mezzo, oltre 200 attacchi aerei in Siria per un totale di 800 missili e colpi di mortaio. Un investimento di uomini e risorse immane, diretto a colpire sistemi di arma avanzati e infrastrutture iraniane in Siria.

Passano poche ore: domenica è il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a fare quella che ha tutta l’aria di essere un’allusione indiretta all’attacco all’aeroporto di Damasco. “Israele sta costantemente lavorando per impedire ai nostri nemici di ottenere armi avanzate”.

Ancora qualche ora e lunedì, in giornata, arriva un altro messaggio da Gerusalemme: il governo israeliano rende pubbliche alcune fotografie scattate dal suo nuovo satellite spia, Ofek. Nelle immagini si vede una base militare siriana, il palazzo presidenziale di Assad e, naturalmente, l’aeroporto di Damasco.

Siamo alla serata di lunedì: missili provenienti dal Mediterraneo colpiscono la sede dell’Organizzazione per le Industrie Tecniche, una sussidiaria del ministero della Difesa siriano a Latakia, sulla costa. Ma qualcosa va storto: nel corso dell’attacco un aereo russo con 15 militari a bordo viene abbattuto mentre si dirige alla base di Khmeimim. All’agenzia ‘Tass’ il ministero della Difesa russo parla di

 

Continua qui: http://www.lindro.it/siria-mappa-alternativa-degli-attacchi-israeliani/

 

 

 

 

 

Libia: il cavallo dell’Italia ha il fiato corto

5 settembre 2018 da Federico Dezzani

Tutti i nodi vengono prima o poi al pettine, soprattutto in un contesto competitivo e spietato come la conquista/difesa delle zone di influenza: nella tarda estate 2018, è ormai evidente che l’Italia è destinata a perdere la partita libica, avendo scommesso tutto il proprio capitale politico sul cavallo sbagliato, l’effimero “governo d’unità nazionale” di Faiez Al-Serraj. Roma paga così a carissimo prezzo la propria subalternità a Londra e Washington, iniziata con l’avallo all’operazione Odissey Dawn e proseguito tragicamente con l’abbandono del generale Khalifa Haftar in favore dell’esecutivo patrocinato da ONU e Stati Uniti. Parigi, fedele alla sua secolare politica estera indipendente in Nord Africa, ha mantenuto invece saldi rapporti con il Cairo e Tobruk, finendo col collocarsi a fianco di Mosca nella partita libica: la vittoria francese è ormai inevitabile. Le competenze dell’ENI saranno l’unico strumento per riaffacciarsi alla “Quarta Sponda”.

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum

“Sbagliare è umano, perseverare è diabolico”: un motto di origine latina che si addice perfettamente all’infausta politica italiana in Libia. Subappaltando la propria strategia agli angloamericani, Roma ha inanellato una drammatica serie di errori che, nella tarda estate 2018, è ormai evidente che culmineranno con una sconfitta politico-diplomatica senza precedenti ed il nostro ulteriore ridimensionamento nel Mediterraneo. Si tratta di una debacle che, da un lato, ci intristisce, dall’altro procura la soddisfazione tipica del “noi l’avevamo detto”. Con i nostri articoli che si sono succeduti negli ultimi tre-quattro anni, più volte, infatti, abbiamo messo in guardia dai pericoli della strategia adottata dall’Italia nella sua ex-colonia, evidenziando in particolare come l’esecutivo di Faiez Al-Serraj fosse un esperimento destinato a terminare nel più tragico dei modi: probabilmente una parte importante dei vertici politici-militari italiani la pensavano come noi, ma nel momento in cui ci si lega mani e piedi a potenze straniere (Stati Uniti e Gran Bretagna) si segue inevitabilmente il loro triste destino.

L’Italia, complice l’intrinseca debolezza del proprio primo ministro (Silvio Berlusconi, suscettibile di mille e uno ricatti a sfondo sessuale) e delle proprie finanze (l’euro rese possibile portarci nel 2011 ad un passo del default), si vide costretta sette anni fa a “scaricare” il colonnello Muammur Gheddafi, sebbene questo colorito personaggio fosse il miglior garante dei nostri interessi in Libia sin dal colpo di Stato del 1969.

1https://www.theguardian.com/world/2016/jul/20/three-french-special-forces-soldiers-die-in-libya-helicopter-crash

 

Continua qui: http://federicodezzani.altervista.org/libia-il-cavallo-dellitalia-ha-il-fiato-corto/

 

 

CULTURA

La nascita della cultura di massa nel secolo americano

Donald Sassoon – 24 MAGGIO 2017

 

Fino agli ultimi decenni dell’800, se si voleva consumare cultura bisognava acquistarla e portarsela a casa (libro o spartito musicale), oppure uscire per andare all’opera, al teatro, a un concerto o in chiesa, dove si poteva ascoltare musica gratuitamente.

I libri erano costosi e quindi la maggior parte dei romanzi veniva pubblicata a puntate sui giornali o presa in prestito, a pagamento, da una biblioteca. Nel secolo XIX però si iniziano a sperimentare molti degli aspetti dei mercati culturali che poi caratterizzeranno il XX secolo: i romanzi a puntate, per esempio, richiedevano un meccanismo per invogliare il consumatore ad acquistare il capitolo successivo. Così era necessario concludere ogni puntata con quello che gli inglesi chiamano un ‘cliff hanger’ (letteralmente ‘appeso alla scogliera’),  un’interruzione intenzionale della narrazione nel momento più drammatico: proprio come oggi in TV o alla radio si cercava di creare una suspense finale per invogliare il lettore ad acquistare la puntata successiva ancora e ancora.

Parentesi: il termine cliff hanger divenne popolare dopo la pubblicazione di un episodio di A Pair of Blue Eyes, il terzo romanzo di Thomas Hardy, uno dei grandi romanzieri inglesi dell’800. Nel libro Elfride è corteggiata da Henry ma preferisce Stephen, più giovane ma meno ricco. Un giorno, passeggiando con Elfride vicino alla scogliera, Henry scivola e rimane aggrappato. Dopo qualche esitazione – e dobbiamo aspettare la prossima puntata – Elfride lo salva facendo una fune con le mutande e la sottoveste (senza che lui la potesse vedere ). Naturalmente si trattava di mutandone e sottoveste vittoriani e non di un moderno tanga, con il quale il povero Henry non avrebbe avuto alcuna chance.

Un altro elemento della cultura di massa del ‘900 che dobbiamo all’800 sta nel potere di

 

Continua qui: https://ilbolive.unipd.it/nascita-cultura-massa-secolo-americano

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

Boldrini confessa: le Ong sono il braccio operativo dell’ONU

11, novembre, 2017   RILETTURA

 

Laura Boldrini difende l’attività delle Ong che si occupano dei soccorsi ai migranti nel Mediterraneo e in generale di questioni umanitarie.

 

Le Ong svolgono un ruolo importante e sono il braccio operativo delle agenzie dell’Onu“, si legge in un tweet accompagnato da un video delle dichiarazioni che la presidente della Camera ha rilasciato nel corso della sua visita a San Vito dei Normanni (Br) a un centro delle Nazioni Unite.

 

VIDEO QUI: https://twitter.com/twitter/statuses/929310272136843264

 

“Spero – ha affermato Boldrini – ci sia un ritorno di un’attività delle Ong in mare perchè come abbiamo visto dagli ultimi eventi purtroppo la vita umana è in pericolo nel nostro Mediterraneo e avere più attori che operano per salvarla è qualcosa di importante perché non può essere un metodo per gestire i flussi migratori quello di lascare sguarnito il Mediterraneo”. (askanews)

Ieri si sono uccisi due italiani. La presidenta non li ha neanche nominati, non una parola per

 

Continua qui: https://www.imolaoggi.it/2017/11/11/boldrini-confessa-le-ong-sono-il-braccio-operativo-dellonu/

 

 

 

 

 

Salisburgo, a un passo Vertice: tra voci sovrane e limiti istituzionali

L’Italia come parte di un percorso durato 40 anni: ‘well-managed migration’, processo politico e identità giuridica dell’Unione Europea. Intervista a Fulvio Attinà, Ordinario di Scienza Politica e Relazioni Internazionali presso l’Università di Catania

 

di Virgilio Carrara Sutour su 18 settembre 2018

 

All’anti-vigilia del Summit di Salisburgo di giovedì 20 settembre, il dibattito appare sottotono: premesso che gli argomenti principali di dibattito saranno la Brexit, la gestione dei flussi migratori e la sicurezza alle frontiere, non si presentano novità in materia di modifica del ‘Sistema Dublino’. Difficile immaginare il contrario in una congiuntura politica tanto delicata, che vede riflettersi nell’assenza di un dialogo istituzionale a livello UE (e l’’abdicazione’ sul tema da parte della Commissione) l’aumento dei fattori di chiusura da parte dei rispettivi Governi.  Se il dialogo delle forze ‘sovraniste’ è concorde sulla protezione dei confini nazionali, la prospettiva gestionale prevale sui buoni rapporti di vicinato, come è accaduto quest’anno tra Italia e Francia.

Mentre, nell’estate, l’Austria ha messo a punto un programma di riduzione del debito e del fattore attrattivo, in termini di Stato sociale, per l’ingresso di ‘stranieri’ nel territorio – in base all’equazione politica ‘meno welfare=meno deficit’), il suo ruolo di ‘sorvegliato speciale’ europeo, come osservava a fine giugno l’Ambasciatore Francesco Bascone, è passato all’Italia.

Altrettanto difficile è immaginare una ‘soluzione europea’ – auspicata dal premier austriaco Sebastian Kurz – semplicemente potenziando l’Agenzia europea per il controllo alle frontiere (Frontex) o aggiornando la missione Sophia, come chiede il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che attribuisce a un intervento di Bruxelles la capacità di evitare un nuovo ‘caso Diciotti’.  La prospettiva internazionale di una soluzione della crisi si è rovesciata in termini restrittivi, in nome dell’interesse nazionale e principio di sussidiarietà: oltre al consolidarsi di un ‘asse di consenso’ transnazionale sulla ‘difesa securitaria’ dei confini dal flusso migratorio (in testa, Polonia e Ungheria), troviamo un’intesa parziale sulle frontiere esterne tra Germania e Austria – Presidente di turno del Consiglio dell’UE fino al 31 dicembre 2018. Nel consenso diffuso (nessuno vuole migranti irregolari sul proprio territorio), lo stallo permane.

Cosa ha portato al radicarsi di questa situazione e perché il Summit di Salisburgo sarà, una volta di

 

Continua qui: http://www.lindro.it/salisburgo-a-un-passo-vertice-tra-voci-sovrane-e-limiti-istituzionali/

 

 

ECONOMIA

Siamo condannati ad una recessione nel 2020 – e non avremo gli strumenti per affrontarla

18 settembre 2018

DI NOURIEL RUBINI

theguardian.com

A dieci anni dal crollo di Lehman Brothers, ci si chiede se sono state imparate le lezioni necessarie per prepararsi alla prossima crisi. La domanda più pertinente però sarebbe cosa effettivamente scatenerà la prossima recessione, e quando.

L’attuale espansione globale continuerà probabilmente anche nel prossimo anno. Gli Stati Uniti stanno conducendo ampi deficit di bilancio, la Cina sta perseguendo disinvolte politiche fiscali e creditizie e l’Europa rimane sulla via della ripresa. Entro il 2020, le condizioni saranno però mature per una crisi finanziaria, seguita da una recessione globale.

Ci sono 10 motivi a supporto di questa tesi. Innanzitutto, le politiche di stimolo fiscale, che stanno attualmente spingendo il tasso di crescita annuale americano al di sopra del proprio potenziale del 2%, non sono sostenibili. Entro il 2020, lo stimolo si esaurirà ed una moderata pressione fiscale porterà la crescita dal 3% a poco meno del 2%.

In secondo luogo, visto che lo stimolo ha avuto un cattivo tempismo l’economia americana si sta surriscaldando e l’inflazione sta salendo al di sopra dell’obiettivo. La Fed continuerà quindi ad alzare il tasso dei fondi federali dal suo attuale 2% ad almeno il 3,5% entro il 2020; questo probabilmente farà salire i tassi di interesse a breve ed a lungo termine, così come il dollaro USA.

L’inflazione nel frattempo sta aumentando anche in altre importanti economie, e l’aumento dei prezzi del petrolio sta contribuendo ad acuire tale spinta. Ciò significa che le altre principali banche centrali seguiranno la Fed verso la normalizzazione della

Continua qui: https://comedonchisciotte.org/siamo-condannati-ad-una-recessione-nel-2020-e-non-avremo-gli-strumenti-per-affrontarla/

 

Roubini: crisi potrebbe spingere Italia fuori dall’Eurozona

 

18 settembre 2018, di Alberto Battaglia

A dieci anni dal crac della banca Lehman Brothers, simbolo dell’ultima grande crisi finanziaria globale, l’economia sembra aver ripreso un sentiero di crescita apparentemente più stabile. Tuttavia, uno sguardo più approfondito svela il rischio concreto di una recessione e di una profonda fase di correzione per i mercati, le quali sarebbero poco più che dietro l’angolo.

L’economista ribassista Nouriel Roubini, in un ampio intervento pubblicato su Project Syndacate vede nel 2020 l’anno della svolta, in negativo, per i mercati: le ragioni per aspettarsi la fine dell’ottimismo sono riassunte in dieci punti.

Il primo è rappresentato dai limiti dello stimolo fiscale “insostenibile” che l’amministrazione Trump ha avviato: gli Stati Uniti, scrive l’economista stanno crescendo al di sopra del loro potenziale al 2%, “entro il 2020 lo stimolo si esaurirà e una stretta fiscale minima tirerà indietro la crescita dal 3 a poco meno del 2%. Mentre questo accadrà, si spiega nel secondo punto, l’inflazione americana andrà ben oltre i target e questo condurrà la Federal Reserve a portare i tassi dal 2% attuale ad “almeno il 3,5% entro il 2020”, ciò spingerà in alto sia il dollaro sia i tassi a breve e lungo termine.

L’inflazione, inoltre, verrà aggravata anche dalla crescita del protezionismo, risultante dalle guerre commerciali che “quasi certamente vedranno un’escalation”; a questo si aggiungono altre politiche che negli Usa produrrebbero effetti stagflattivi, come le restrizioni ai trasferimenti tecnologici “che spezzeranno le catene dell’offerta” e la chiusura ai migranti necessari “a mantenere la crescita a fronte dell’invecchiamento degli americani”.

Roubini: salvataggi banche non saranno più tollerabili

Fuori dagli Stati Uniti, anche altri Paesi saranno costretti ad accettare un rallentamento della crescita, nel tentativo di rispondere ai dazi americani; la Cina stessa “dovrà rallentare per fronteggiare al sovracapacità e l’eccessiva leva finanziaria“; i mercati emergenti subiranno gli effetti della stretta monetaria della Fed, prosegue Roubini.

Anche l’Europa e l’Italia potrebbero essere fonti di problemi: “Anche l’Europa subirà una crescita più lenta, a causa della stretta della politica monetaria e delle frizioni commerciali. Inoltre, politiche populiste in paesi come l’Italia possono portare ad un debito insostenibile all’interno dell’eurozona. Il “circolo vizioso” ancora irrisolto tra governi e banche che detengono debito pubblico amplificherà i problemi esistenziali di un’unione monetaria incompleta con una condivisione inadeguata del rischio. In queste condizioni, un’altra crisi globale potrebbe spingere l’Italia e altri paesi a uscire completamente dall’Eurozona”.

Il settimo punto citato da Roubini riporta l’attenzione sulle valutazioni del

 

Continua qui: http://www.wallstreetitalia.com/roubini-crisi-potrebbe-spingere-italia-fuori-dalleurozona/

 

 

Trattato del Quirinale: vendersi alla Francia per restare “in Europa”

2 febbraio 2018 da Federico Dezzani  RILETTURA

 

Le politiche monetaria ultra-espansive della BCE hanno sedato le tensioni finanziarie ma non hanno risolto nessun problema strutturale della zona euro: le divergenze tra la Germania, che registra forti avanzi fiscali e debito pubblico decrescente, e l’euro-periferia, sempre più indebitata, spingono l’euro verso il capolinea. All’interno di un’Unione Europea in via di dissoluzione, si sta cercando di ritagliare un nocciolo duro: è la coppia Francia-Germania. Per rimanere agganciata al progetto d’integrazione europea, la classe dirigente italiana sta cedendo quote crescenti del nostro sistema economico-finanziario alla Francia, nella speranza che Parigi ci apra le porte della “serie A”.

Italia: gli europeisti sognano un futuro da satellite francese

Il mercato obbligazionario ha smesso dal 2012 di essere il termometro dell’euro-crisi: il celebre “spread”, il differenziale tra i rendimenti dei titoli di Stato periferici e quelli dei Bund, si è eclissato dopo il varo dell’allentamento quantitativo della BCE. Fiumi di liquidità hanno irrorato i mercati: i focolai di crisi sono stati soffocati, ma non estinti. Se è infatti vero che le politiche di austerità/svalutazione interna hanno riequilibrato le bilance commerciali negli ultimi anni, la cura era ed è destinata inevitabilmente a fallire (dopo aver rapinato il rapinabile). Si analizzano le finanze pubbliche: la Germania ha chiuso il 2017 con un avanzo fiscale di 5,3 €mld1 ed un rapporto debito pubblico/PIL in calo, la Francia con un deficit pari al 3% del PIL ed un debito pubblico record, ormai vicino al 100%, l’Italia con un deficit attorno al 2,5% del PIL ed il debito pubblico al 132%. Se la Germania è il centro dell’euro, sia Francia che Italia se ne stanno allontanando a grande velocità. Nonostante la BCE.

Anche tralasciando le crisi di altra natura che affliggono l’Unione Europea (l’emergenza migratoria, la svolta nazionalista-autoritaria-russofila dell’Est Europa, il problematico divorzio con il Regno Unito) è ormai evidente che il progetto d’integrazione europea, lanciato nell’immediato dopoguerra perché completasse la NATO, è giunto al capolinea. Dal 2011 in avanti, parallelo al progetto originario dell’Unione Europea a 28

 

Continua qui: http://federicodezzani.altervista.org/trattato-del-quirinale-vendersi-alla-francia-restare-europa/

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Lussemburgo, covo degli evasori fiscali europei

10 marzo 2017, di Alberto Battaglia

Il Gran Ducato del Lussemburgo è già ben noto per le pratiche attraverso le quali è riuscito ad attirare grandi quantità di capitali esteri; non ultime, le agevolazioni che esso avrebbe concesso a grosse società come, ad esempio, Amazon (il caso è noto giornalisticamente come “Luxleaks”).

Meno evidenza era stata data fino ad ora, invece, al ruolo che il Lussemburgo avrebbe avuto nel favorire il riciclaggio di somme guadagnate illecitamente. Un indizio, però, emerge chiaramente da una tavola pubblicata dal Financial Times, elaborata sui dati della Bce: il Lussemburgo dall’introduzione dell’euro, ha stampato moneta fisica in quantità pari “a Belgio, Irlanda, Olanda e Spagna” messe assieme. Un po’ strano per un Paese così piccolo. In Europa, solo Germania, Francia e Italia (le tre più grosse economie del blocco comunitario) hanno stampato più denaro.

Una possibile spiegazione, scrive il Financial Times, sta nell’eventualità che

 

Continua qui: http://www.wallstreetitalia.com/lussemburgo-covo-degli-evasori-fiscali-europei/

 

 

GIUSTIZIA E NORME

Il carcere: “Un idea sbagliata di giustizia”

3 agosto 2017 da La ciurma anemica

Non esiste nessuna “impostazione anarchica” riguardo al problema dei penitenziari se si esclude quella che li vorrebbe chiusi per sempre. (Ward)

 

Siamo convinti, dall’esperienza dei fatti, dell’inutilità dell’istituzione penitenziaria e quindi sostenitori della sua abolizione. La nostra epoca sembra votata all’iper-carcerazione, cioè alla carcerazione di massa di interi strati di popolazione, privati dei propri diritti sociali oramai surrogati dal diritto alle sbarre.

Le argomentazioni degli anarchici, che conobbero personalmente e più volte nel corso della loro esistenza l’esperienza del carcere, sono lucide e puntuali.
La prigione non soddisfa i due obbiettivi essenziali che pure è chiamata a perseguire : la deterrenza e la rieducazione sociale.

– Non deterre perchè le prigioni sono “università del crimine” citando Kropotkin. Luoghi che abbruttiscono, reprimono, abbattono l’individuo e in cui i detenuti apprendono dai loro sodali di sventura le motivazioni e le tecniche per commettere crimini più gravi di quelli per i quali sono stati imprigionati (in altre parole le carceri creano recidivi).

– Non rieducano perchè le prigioni, sottoponendo i loro “ospiti” ad un umiliazione continua, ed una

Continua qui: http://anarchiaunicavia.altervista.org/carcere-conseguenza-unidea-sbagliata-giustizia/

 

 

 

 

 

LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

Rebus pensioni

14.09.18

La bassa crescita economica mette in dubbio la futura sostenibilità del sistema pensionistico definito nel 1995. Ma il governo è impegnato su questioni di breve termine, come “quota 100”, la pensione di cittadinanza e i tagli per i pensionati d’oro.

 

Sostenibilità del sistema in dubbio

Tra il 2008 ed il 2017 la crisi economica e finanziaria ha ridotto sensibilmente la crescita reale del prodotto dell’economia italiana. Il costo del rallentamento sugli importi delle pensioni future, calcolate con la regola contributiva, potrebbe portare a riduzioni non trascurabili rispetto a quanto atteso al momento dell’introduzione del nuovo regime nel 1995.

Nel corso del 2018 varie organizzazioni nazionali e internazionali, dalla Ragioneria generale dello stato al Fondo monetario, alla Commissione europea, hanno rivisto al ribasso le prospettive di crescita di lungo periodo dell’economia italiana. Se gli scenari più pessimisti si realizzassero, la sostenibilità del sistema pensionistico tornerebbe in discussione e il rapporto tra spesa per pensioni e Pil potrebbe aumentare tra i 2 e i 6 punti percentuali rispetto ai valori previsti nelle proiezioni formulate nel corso del 2015.

In ogni caso, quindi, una crescita economica più bassa rispetto a quella immaginata nel 1995, nel momento dell’introduzione del sistema contributivo, mette in discussione l’adeguatezza delle prestazioni, la sostenibilità finanziaria e la capacità del sistema di

Continua qui: http://www.lavoce.info/archives/54979/rebus-pensioni/

 

LA LINGUA SALVATA

Cerimonia

ce-ri-mò-nia

SignFunzione religiosa, solenne celebrazione pubblica; ostentazione di rispetto

dal latino caerimonia ‘sacralità, l’esser sacro’, ma anche ‘venerazione, riverenza’ e ‘rito’.

Appena mi pongo la domanda su da dove salti fuori una parola come questa, la strada sembra già tracciata, quasi banale. Alla cerimonia ci sono ceri accesi, candele di cera, no? No. La via è ben più lunga, tracciata in maniera più leggera; l’origine oscura, e suggestiva.

Corretto dire che la matrice è religiosa. Certo, non si sa da dove scaturisca il caerimonia latino, ma pare possa essere di origine etrusca, e c’è chi avanza la possibilità del suo riferimento a riti condotti dai sacerdoti etruschi di Caere – Caere Vetus, oggi Cerveteri. Propriamente, in latino, è un sostantivo che descrive la sacralità, il carattere del sacro, l’essere sacro. Un nocciolo chiaro e forte. Ma questi significati si estendono alla situazione del sacro, raccogliendo la venerazione, il rispetto, la riverenza religiosa, e infine e soprattutto la celebrazione, la liturgia del sacro, il rito.

Nel Trecento questa parola viene recuperata dal latino per essere inclusa nel nuovo italiano, e attagliarsi subito alle celebrazioni cristiane. La cerimonia si presenta quindi naturalmente nella nostra lingua come funzione religiosa, non senza una sfumatura di

 

Continua qui: https://unaparolaalgiorno.it/significato/C/cerimonia

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Troppi morti per mano dei migranti
I tedeschi si ribellano alla Merkel

17 settembre 2018

Kothen – “L’hanno massacrato di botte e poi dicono che è morto per un attacco di cuore?”. Alex è nato e vive a Kothen, città di circa 30mila abitanti della Sassonia-Anhalt. È sceso in piazza per protestare contro la morte di un 22enne del posto avvenuta settimana scorsa. “Voleva difendere una donna molestata da due richiedenti asilo afghani”, racconta. “Ho un’amica che lavora al pronto soccorso e dice che era praticamente irriconoscibile da gran che lo avevano pestato. Aveva delle costole rotte e la faccia sfigurata.”. Alcuni media tedeschi come Die Welt, però, dicono che il ragazzo sia morto per un’emorragia cerebrale. Altri invece parlano di decesso per un problema cardiaco. “Problema cardiaco? Ma di cosa stiamo parlando? Questo ragazzo aveva un pacemaker. Perché nessuno lo dice? Se ti pestano a sangue rompendoti pure delle costole che cosa dovrebbe succederti se non morire, quindi? Questo è un omicidio”.

VIDEO QUI: https://youtu.be/EBVki0URL3U

Ma la rabbia di Alex è anche quella di Magde, una donna che vive a Kothen da diversi anni. Passeggia per le sue strade pattugliate da poliziotti e camionette e si dirige verso la manifestazione. “Vedi quell’edificio? È un orfanotrofio in pieno centro. Io l’ho visto anche dentro ed è davvero carino. Ecco: i due afghani che hanno ucciso il ragazzo erano ospitati lì. Tutto pagato, tutto offerto. Una vera fortuna, insomma. E questo è il loro modo di ringraziare”. Magde racconta di essere stata vittima più volte di episodi scomodi. A volte dei richiedenti asilo del posto l’hanno intimidita, altre volte l’hanno seguita fino a casa. “Era un posto così tranquillo questo. Ora non lo è più”. E poi fa una precisazione: “Io non sono contro l’immigrazione, ma sono contro

 

Continua qui: http://www.occhidellaguerra.it/troppi-morti-mano-dei-migrantii-tedeschi-si-ribellano-al-buonismo-della-merkel/

 

 

Summit a Tehran

Posted by Paola on 9 settembre 2018

 

I leader di Federazione Russa, Repubblica Islamica dell’Iran, Repubblica Turca si sono incontrati a Teheran per discutere la questione Siria. Un vertice trilaterale di grande interesse per il destino della regione Mediorientale, le risoluzioni saranno decisive, in particolare per la Siria, e per quei paesi provocati dal Presidente degli Stati Uniti, che negli ultimi mesi ha introdotto una serie di sanzioni unilaterali contro le tre nazioni.

Le conseguenze della guerra sono sempre disastrose e chi paga il prezzo più alto sono i civili, la messa a punto degli accordi sulle zone di de-escalation e la regolarizzazione del processo politico richiedono rapporti continui a vari livelli intergovernativi. Per le zone di de-escalation siriane, e per una risoluzione politica gli accordi dispongono alla riconciliazione tra opposizione e Governo nel sud, nel sud ovest e nella Ghouta Orientale. I tre leader hanno deciso con spirito collaborativo la sorte della provincia di Idlib, ultima roccaforte dell’opposizione armata.

Sayed Hassan Rohani, Recep Tayyp Erdogan, Vladimir Putin manifestano soddisfazione per il contributo che ha caratterizzato il summit di Teheran, anche se non é stata fissata alcuna tregua.

L’aspirazione comune è quella di concludere la vicenda di Idlib senza causare disastri alla popolazione, mentre la comunità internazionale teme una catastrofe umanitaria senza eguali in caso di offensiva delle truppe lealiste ammassate attorno a Idlib. Non si possono

 

Continua qui: http://assadakah.com/summit-atehran/

 

 

 

Perché Israele ha colpito la Siria subito dopo l’accordo di Idlib

Fulvio Scaglione – 18 SETTEMBRE 2018

 

La cronaca degli ultimi eventi in Siria, dai primi bombardamenti russi sulla provincia di Idlib alle minacce americane, dal ricognitore russo abbattuto dalla contraerea siriana per colpa delle manovre dei caccia di Israele ai missili su Latakia alle bombe al fosforo sganciate dagli americani su Deir Ezzor, è ovviamente drammatica.

Ma il sottofondo politico è più complesso di quel che sembra e, in un certo senso, anche meno preoccupante. La partita è la solita: il controllo della Siria. O meglio: il controllo della sua frammentazione. Da sette anni una coalizione potentissima, che va dall’Arabia Saudita agli Usa, dalla Francia al Regno Unito, dalla Turchia al Qatar, passando per una lunga serie di Paesi che sono stati o sono complici “di fatto”, lavora per disgregare l’unità politica e territoriale della Siria.

Non sempre questi Paesi hanno mostrato una perfetta unità d’azione o di visione politica. La Turchia, per esempio, dopo il fallito golpe del 2016, che Recep Tayyip Erdogan considera ispirato dagli Usa, ha preso una strada autonoma e ha costruito una sorta di intesa con Russia e Iran. Nondimeno l’obiettivo è sempre stato quello, all’insegna dello slogan “Assad must go”. Un obiettivo così importante che, per raggiungerlo, la strana coalizione ha puntato via via su diversi cavalli.

L’Esercito libero siriano, finanziato dalla Turchia e non a caso finito a fare da corpo mercenario nell’offensiva di Erdogan contro i curdi del Rojava. L’Isis, finanziato dall’Arabia Saudita, contro cui si è finto di combattere per un paio d’anni e che solo con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca e soprattutto con la vittoria russo-siriana ad Aleppo è stato dismesso. Al Nusra, la milizia qaedista appoggiata dai

 

Continua qui: http://www.occhidellaguerra.it/israele-aereo-russo/

 

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°