La Russia è tornata una superpotenza

La Russia è tornata una superpotenza

  • Set 14, 2016

Spiazzando molti, a settembre 2015, Vladimir Putin è entrato “a gamba tesa” nel conflitto siriano, bombardando non solo Isis, ma anche quei gruppi ribelli legati all’islam più radicale. A marzo del 2016, a soli sei mesi dall’inizio delle operazioni militari, il leader russo ha annunciato il ritiro di gran parte degli uomini presenti in Siria. Un colpo da maestro, come l’ha definito Marcello Foa. Un asso da calare al tavolo dei negoziati con gli Usa, anche perché, nonostante la “ritirata”, l’aviazione russa ha continuato a fare il suo dovere, liberando, grazie all’aiuto dell’esercito siriano, anche la città martire di Palmira e strappando a Isis  circa il 20% dei territori.

Mentre i Sukhoi solcavano i cieli siriani, la diplomazia di Mosca ha continuato a lavorare alacremente, riportando sui loro passi sia Recep Tayyip Erdogan che Barack Obama. Putin si ritagliava così un ruolo fondamentale in Medio Oriente.

“La Russia torna una superpotenza”. Questa tesi è stata proposta l’11 settembre scorso da l’Independent , non certo un quotidiano filorusso. Secondo il giornale britannico, Mosca è riuscita a “sfruttare” la crisi in Siria per ritagliarsi quel ruolo di superpotenza che aveva perso nel 1991 in seguito al disfacimento dell’Unione Sovietica.

Come? Costringendo gli Usa a fare quello che mai avrebbero pensato di fare, ovvero bombardare i terroristi diJabath Fatah al Sham, gli ex qaedisti di Al Nusra insomma. Un fatto non da poco se si considera che più di una volta l’amministrazione americana ha pensato di usare questi terroristi (tanto da volerli “ribattezzare”) per combattere contro Bashar Al Assad.

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