RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 3 MARZO 2021

https://www.ilsussidiario.net/news/letture-lanima-dio-e-lansia-del-nulla-in-eckhart/2131446/

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

3 MARZO 2021

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi vinci

Riflessione efficace ma falsamente attribuita a Gandhi

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/dettiescritti

https://www.instagram.com/dettiescritti/

Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

I numeri degli anni precedenti della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com

 

 Precisazioni legali

 

 www.dettiescritti.com è un blog intestato a Manlio Lo Presti, e-mail: redazionedettiescritti@gmail.com 

Il blog non effettua alcun controllo preventivo in relazione al contenuto, alla natura, alla veridicità e alla correttezza di materiali, dati e informazioni pubblicati, né delle opinioni che in essi vengono espresse. Nulla su questo blog è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali. 

Le immagini e le foto presenti nel Notiziario, pubblicati con cadenza pressoché giornaliera, sono raccolte dalla rete internet e quindi di pubblico dominio. Le persone interessate o gli autori che dovessero avere qualcosa in contrario alla pubblicazione delle immagini e delle foto, possono segnalarlo alla redazione scrivendo alla e-mail redazionedettiescritti@gmail.com 

La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

SOMMARIO

SELVAGGIA LUCARELLI, HEATHER PARISI E LA VIOLENZA DEL PENSIERO UNICO
Emergenza Covid: ci dispiace per Crozza
“Amanda Gorman non può essere tradotta da poeta bianco”/ Il razzismo ‘al contrario’
‘First They Ignore You, Then They Laugh at You’ Quote Isn’t Gandhi’s
L’anima, Dio e l’ansia del “nulla” in Eckhart
Renzi e il Rinascimento arabo: durante il suo governo è stato boom di export di armi all’Arabia Saudita
Fulford: La lotta per il potere in Medio Oriente è la punta dell’iceberg
Tutte le TV recitano la stessa commedia
Ambiente e sostenibilità. Italpress inaugura il nuovo Tg tematico
Arriva la patrimoniale: 2% per chi ha più di 50 milioni, succede negli USA
La guerra dei metalli rari
GREEN NEW DEAL/ Gli in-sostenibili costi di una di una falsa rivoluzione verde
La BCE lascia il mercato di stucco rallentando l’acquisto dei titoli. Perchè?
Da “Re della Finanza” al fallimento in meno di un mese, con pensanti conseguenze per tutti…
Bitcoin al bivio: moneta del futuro o bolla speculativa?
Tre arresti per le mascherine non certificate al Lazio.
Migranti, bomba su Mare Jonio: “Pagata per prenderli a bordo”
Un bonifico e una finta gravidanza incastrano Casarini
omnia vincit amor
Olanda. Un’esplosione vicino al centro regionale per i test per il coronavirus
Draghi e alleati, i ‘paletti’ di Meloni
Biden e lo sfruttamento della manodopera cinese
I frati slavi massacrati dai partigiani titini nel 1945

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Uno scontro a distanza fra Selvaggia Lucarelli e Heather Parisi ha scatenato un piccolo flame sulla rete nei giorni scorsi. Lo scontro è nato da un post della Lucarelli, che su Twitter aveva scritto: “Madonna come vorrei un virus che ti mangia gli organi in dieci minuti riducendoti a una poltiglia verdastra che sta in un bicchiere per vedere quanti inflessibili no-vax restano al mondo”.

Passa un po’ di tempo, e dalla parte opposta del mondo arriva la risposta di Heather Parisi: “Questo virus esiste già. Si manifesta in forme diverse come odio, fanatismo, intolleranza e settarismo. Distrugge i neuroni del cervello di chi lo diffonde e ne annienta l’animo umano. Non devi andare a cercarlo lontano. Ne profondi a piene mani giornalmente, Selvaggia Lucarelli.” Risposta splendida, a mio parere, perché pur senza insultare la Lucarelli riesce a mettere in evidenza la sua profonda ignoranza: il suo post infatti trasuda di una arroganza e presunzione che solo i veri ignoranti posseggono. Solo chi crede di aver capito tutto arriva a desiderare il male di chi la pensa in modo diverso da lui. E quelli che credono di aver capito tutto, come sappiamo, sono appunto gli ignoranti della peggior specie.

Ma il vero “male del secolo” che ha messo in luce Heather Parisi è quello dell’odio di parte, pubblicamente espresso da chi si ritiene autorizzata a rappresentare la voce del pensiero unico, e quindi si sente al riparo da qualunque contraccolpo di tipo mediatico.

La Lucarelli infatti non è soltanto una opinionista qualunque, ma ultimamente è diventata una vera e propria “contract killer” (mediatica, ovviamente) al soldo della televisione che diffonde in Italia il pensiero unico sulla questione Covid. Lei cioè viene chiamata appositamente (di solito da Formigli) quando c’è da “fare fuori” qualche personaggio scomodo, come è successo con il dottor Bacco oppure, più di recente, col dottor Franco Trinca.

La formula è sempre la stessa: Formigli finge di voler intavolare un dibattito democratico fra le parti, poi passa la parola alla Lucarelli, la quale affonda immediatamente con qualche tipo di attacco personale, in modo da far perdere la pazienza all’ospite. E quando l’ospite cerca di reagire, Fornigli lo interrompe ripetutamente, impedendogli di chiarire la propria posizione. Oppure, nella peggiore delle ipotesi dice: “devo dare la pubblicità”.È un classico. Talmente eclatante è la scorrettezza di questi programmi, che persino Adriano Celentano li ha denunciati pubblicamente, prendendo le difese dei medici che pensano fuori dal coro. Dice Celentano (che accusa sia Formigli che Giletti): “Voi, scorretti, li invitate, tanto per far vedere che siete democratici, e appena aprono bocca li assalite, offendendoli e lasciando che le voci si sovrappongano senza permettere al pubblico a casa di capire in che modo la loro ‘ricetta’ sarebbe meglio del vaccino”.

Ecco, la “contract killer” fa esattamente questo: provoca l’ospite, offendendo o deridendolo, e poi arriva Formigli e dà la mazzata finale alla vittima già tramortita. Il tutto nel nome della tv “libera e democratica”.

Evidentemente il successo in questo ruolo aaa@adeve aver dato alla testa alla Lucarelli, la quale si è lasciata andare all’esplosione di odio e di ignoranza che abbiamo letto nel suo post.

Ma il vero problema qui è un altro: il pensiero unico è ormai diventato talmente dominante, che nessuno più osa metterglisi contro. Ma vi sembra possibile che per poter contestare un messaggio così rivoltante come quello della Lucarelli, noi abbiamo dovuto aspettare l’intervento di una showgirl americana che vive a Hong Kong?Da noi non c’è davvero rimasto più nessuno che abbia il coraggio di criticare chi mette chiaramente le ruote fuori dal percorso del buon senso e del corretto confronto civile?In ogni caso, grazie Heather. Almeno ci sei tu.

Massimo Mazzucco

FONTE: https://www.rassegnastampa.eu/sociale/selvaggia-lucarelli-heather-parisi-e-la-violenza-del-pensiero-unico/

Emergenza Covid: ci dispiace per Crozza

A fronte della sorprendente notizia del cambio di guardia nel ruolo di Commissario Straordinario per l’emergenza Covid, sento il dovere – a nome di tutta la redazione di Infosec News – di esprimere la più sentita e sincera solidarietà a Maurizio Crozza, vera vittima del brutale e impietoso spoiling system.

La brusca ed inattesa rimozione del dottor Domenico Arcuri rappresenta uno dei momenti più dolorosi nella carriera del brillante comico di Borgoratti, degli autori che hanno tenacemente collaborato nella confezione di una porzione di “Fratelli di Crozza” che era destinata al consueto successo, della straordinaria regia e dei qualificati operatori di ripresa e del suono, della instancabile squadra di “trucco e parrucco”, dell’appassionato pubblico che si stava affezionando ad una nuova perla dell’intrattenimento serale.

A Maurizio Crozza l’augurio di mille altre favorevoli occasioni, pur nella convinta consapevolezza della dolorosa e difficilmente rimarginabile perdita.

FONTE: https://www.infosec.news/2021/03/03/wiki-wiki-news/emergenza-covid-ci-dispiace-per-crozza/

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

“Amanda Gorman non può essere tradotta da poeta bianco”

Il razzismo ‘al contrario’

Amanda Gorman

La poetessa olandese è troppo bianca per poter tradurre le poesie di Amanda Gorman: le accuse dell’attivista e il razzismo del politicamente corretto

 

 

 

CULTURA

‘First They Ignore You, Then They Laugh at You’ Quote Isn’t Gandhi’s

A quote misattributed to Mahatma Gandhi started recirculating after it was tweeted by presidential candidate Donald Trump.

  • Published 1 March 2016
Image via Wikipedia

 

Claim

The famous quote “First they ignore you, then they laugh at you, then they fight you, then you win” originated with Mahatma Gandhi.

Origin

On 29 February 2016, presidential candidate Donald Trump shared the above-displayed image to his Instagram page, attributing the quote “first they ignore you, then they laugh at you, then they fight you, then you win” to Mahatma Gandhi.  This quote is frequently attributed to Mahatma Gandhi, but in actuality there is no record of the peace advocate ever saying this.

In June 2011, the Christian Science Monitor included the quote in its list of “the 10 most famous things never actually said,” and while we were able to find several high-profile politicians attributing this quote to Gandhi, we were unable to locate any credible source that directly connected Gandhi to these exact words.

It appeared to be in part a paraphrase from the book Freedom’s Battle, a collection of essays and speeches written and compiled by Gandhi. He wrote about introducing his particular form of determined, but nonviolent protest, which he termed satyagraha, from the Sanskrit and Hindi term for “holding onto truth”:

Unfortunately for His Excellency the movement is likely to grow with ridicule as it is certain to flourish on repression.

[…]

It is for the nation to return an effective answer by organised non-co-operation and change ridicule into respect. Ridicule is like repression. Both give place to respect when they fail to produce the intended effect.

[…]

His Excellency resists the temptation to reply to his critics, meaning thereby that he has not changed his opinion on the many vital matters affecting the honour of India. He is ‘content to leave the issues to the verdict of history.’ Now this kind of language, in my opinion, is calculated further to inflame the Indian mind.

[…]

It will be admitted that non-co-operation has passed the stage ridicule. Whether it will now be met by repression or respect remains to be seen. Opinion has already been expressed in these columns that ridicule is an approved and civilized method of opposition. The viceregal ridicule though expressed in unnecessarily impolite terms was not open to exception.

But the testing time has now arrived. In a civilized country when ridicule fails to kill a movement it begins to command respect.

But a speech by union leader Nicholas Klein in 1914 provides a closer version of the misattributed quote:

And, my friends, in this story you have a history of this entire movement. First they ignore you. Then they ridicule you. And then they attack you and want to burn you. And then they build monuments to you. And that, is what is going to happen to the Amalgamated Clothing Workers of America.

Donald Trump is hardly the first person to attribute this homily to Gandhi, and in fact it’s a popular misattribution from politicians — several others, including Sarah PalinBernie Sanders, and Hillary Clinton, recently made similar mistakes:

sanders gandhi tweet

Gandhi’s name has been associated with this quote since at least 1982, when the Workshop Of Nonviolence Institute summed up Gandhi’s philosophy in an issue of WIN Magazine:

Gandhi once observed that every movement goes through four stages: First they ignore you; then they abuse you; then they crack down on you and then you win.

The misattributed quote, then, is most likely a combination of Klein’s 1914 speech combined with an attempt to summarize Gandhi’s nonviolent doctrine and philosophy.

FONTE: https://www.snopes.com/fact-check/first-they-ignore-you/

 

 

 

L’anima, Dio e l’ansia del “nulla” in Eckhart

 – Francesco Roat

Risulta pregevole, ben tradotta e assai puntualmente commentata l’antologia di testi di Meister Eckhart a cura di Marco Vannini per Le Lettere (2020)

medioevo erfurt wikipedia1493arte1280 640x300
La città di Erfurt in una raffigurazione del 1493 (da Wikipedia)

Risulta davvero pregevole, ben tradotta e assai puntualmente commentata, l’antologia di testi del grande mistico medioevale Meister Eckhart dal titolo L’anima e Dio sono una cosa sola (Le Lettere, 2020) a cura di Marco Vannini, che, grazie al suo impegno pluridecennale di traduttore e interprete, ha consentito ai lettori italiani la conoscenza dell’intera opera di Eckhart. Mi pare comunque opportuno precisare subito, per quanti giudicassero azzardata la suddetta titolazione/definizione, che il magister tedesco si rifà giusto a San Paolo, il quale afferma in modo inequivocabile: “chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito” (1Cor 6,17). Quindi, prendendo le distanze dal dualismo di origine vetero-testamentaria, per il quale la divinità è altra e altrove rispetto all’uomo, Eckhart sottolinea invece l’unità spirituale (unitas spiritus), cioè l’equivalenza, tra l’anima ‒ o meglio ancora: tra quello che egli chiama il “fondo” (grunt) di essa ‒ e Dio.

I brani maggiormente esemplari qui presentati sono soprattutto tratti dai Sermoni tedeschi ‒ scritti in volgare alto-medio tedesco, o Mittelhochdeutsch ‒ che appaiono di maggiore interesse per la loro valenza mistica. Essi sono altresì testimonianza d’un intento senz’altro meritorio/provocatorio da parte di Eckhart: rinnovare il modo d’esser cristiani. In primo luogo aborrendo ogni pratica mercantilistica che veda il rapporto tra uomo e Dio basato sulla trattativa del do ut des: del faccio questo o mi comporto in un certo modo per ottenere qualcosa in cambio/premio dalla divinità.

Semplificando alquanto, si potrebbe asserire che la tematica basilare affrontata in questi sermoni sia l’esigenza di una condotta all’insegna dell’abnegazione e del “distacco” (abegescheidenheit) da ogni attaccamento mondano quali prerequisiti indispensabili a un approccio esistenziale/esperienziale di tipo mistico; ciò onde ottenere la generazione interiore del Logos nell’anima. Solo così ogni uomo giusto o nobile, per usare un termine caro a Eckhart – può divenire un essere divino, alla pari del Cristo. Ma se si intende far sì che il Figlio abbia a nascere nell’anima è necessario predisporla in modo che essa sia priva d’ogni forma di brama o egotismo, mediante un abbandono che è insieme magnanimità e non-dipendenza dall’inessenziale.

Come a dire: non c’è intervento esterno, salvatore divino che possa elargirti alcuna redenzione se non fai tua la kenosis cristica, se non sacrifichi l’ego, mortificandolo. Non è bene infatti, secondo il magister, desiderare alcunché per sé: neppure la realizzazione spirituale, agognare la quale non sarebbe che una diversa modalità d’ambire comunque ad una acquisizione egocentrica, al possesso. Possesso che in ogni caso mai si potrebbe ottenere, poiché la “divinità” (gotheit) non è un oggetto e neppure un ente. Per questo, afferma Eckhart nel Sermone 52: “prego Dio che mi liberi da Dio”; esortazione niente affatto blasfema, in quanto esprime l’auspicio d’essere affrancato da ogni forma idolatrica e da ogni pretesa acquisitiva.

Nell’ottica eckhartiana il distacco si coniuga dunque all’accettazione serena della realtà/esistenza, anche (soprattutto) quando essa comporti privazioni, pene, lutti. Un’accettazione non certo masochistica, che non ha nulla della passività o dell’apatia ma che si configura come una sorta di noluntas, di abdicazione alla propria volontà/egoità che appunto più niente vuole. Eppure, paradossalmente, nulla volendo si ottiene assai: in ogni circostanza dimorando quietamente, imperturbabilmente. Solo così, secondo il Meister renano, gli uomini possono divenire ‒ qui e ora, non già in un futuribile/ineffabile eden ‒ “beati” (saelic).

A proposito di beatitudine nella quotidianità/accoglienza del presente senza aspettative d’alcun genere, emerge con grande evidenza la prossimità tra Eckhart e il buddhismo ‒ come peraltro già da tempo sottolineato da D.T. Suzuki ‒, resa ancora più accentuata dalla presa di distanza nei confronti d’ogni dualismo, ad esempio il consenso ad astratte o infondate dicotomie, quali: immanenza-trascendenza, naturale-soprannaturale, io-altro-da-sé. Vere trappole concettuali da cui, secondo la lezione del filosofo renano ‒ chiamato da Heidegger Lebemeister: maestro di vita ‒, è bene liberarsi. Perciò, appunto, l’uomo pneumatico: “niente vuole, niente sa, niente ha” (Sermone 52).

Va precisato tuttavia che questa serie di nulla si riferisce alla hybris (tracotanza) dell’egocentrismo e alla sua perenne tensione/smania desiderante, la quale non cessa con la soddisfazione d’alcun conseguimento; alla pretesa, inoltre, di comprendere intellettualmente ciò che valica i limiti dell’umano sapere (Dio); infine alla fame insaziabile di possesso/primato: in primo luogo quello, apparentemente encomiabile, costituito dal proposito di acquisire giusto la piena realizzazione spirituale.

Tornando al tema centrale dell’abbandono-distacco, mi sembra opportuno un ulteriore chiarimento. La posizione di Meister Eckhart non esprime certo rifiuto/disprezzo del mondo o disinteresse verso quello che cristianamente è indicato come il nostro prossimo. Qui non si tratta di mera apatia, bensì di un salutare non-attaccamento a cose, ambiti o persone: sorta d’indipendenza che implica un modo di essere libero dalla soggezione nei confronti di alcunché. Il vocabolo abegescheidenheit, utilizzato dal mistico tedesco, corrisponde peraltro al termine sanscrito anabhīnivesa, che significa non-attaccato/non-aggrappato.

Ancora in relazione al motivo/fine basilare dell’insegnamento eckhartiano, va aggiunta una puntualizzazione: molte sue prediche insistono sull’invito, rivolto a uditori e/o lettori a prender le distanze da una religiosità meschina, tipica dei commercianti, di chi insomma si rivolge a Dio onde ricavarne ausilio, protezione o giovamento di qualsivoglia genere. Ma non basta: lo stesso desiderio di Dio alla fin fine non si scosta di molto dalle altre ambizioni mondane, più o meno nobili esse siano. Va ribadito dunque che rinunciare a sé stessi, ovvero alla propria egoità, è condizione prima e indispensabile per la mistica d’ogni tempo e luogo. In tale prospettiva non abbiamo pertanto a che fare con la rinuncia tout court al sapere rispetto alle cose (quello della scienza, per intenderci), ma piuttosto col venir meno d’ogni supponenza di poter giungere alla com-prensione di Dio: a farlo nostro, racchiudendolo in una determinata teologia o anche solo nell’intelletto.

In quest’ottica Meister Eckart paradossalmente auspica che Dio lo affranchi persino dalla stessa sete di nutrimento ultraterreno e/o dalla velleità di avere sublimi esperienze contemplative; lo prega insomma di liberarlo/liberarci da false idee/immagini di Dio e da qualsivoglia vana tesaurizzazione spirituale. Solo così si potrà accedere autenticamente all’ambito divino, e ‒ svuotatisi di tutto: nulla volendo, sapendo, avendo ‒ godere di tutto.

FONTE: https://www.ilsussidiario.net/news/letture-lanima-dio-e-lansia-del-nulla-in-eckhart/2131446/

 

 

 

Il caso Arabia Saudita-Renzi continua a tenere banco nel dibattito politico italiano. Come ribadito dal leader di Italia Viva Matteo Renzi in un’intervista pubblicata su Il Giornale, “stanno strumentalizzando la tragedia di Kashoggi perché non hanno altro a cui aggrapparsi in Italia. Nel merito ho risposto su tutti i giornali, dal Financial Times a Le Monde: ciò che faccio può essere discusso da chiunque, ma è perfettamente lecito, pubblico e legittimo. La questione saudita è stata posta da quel noto statista di Di Battista, uno che apprezzava Maduro e definiva Obama golpista e non capisce che l’Arabia è il baluardo contro il fondamentalismo. E ovviamente dai più rancorosi del Pd. Credo di essere la loro ossessione”.

Renzi è finito nel mirino dei critici per i suoi rapporti con il principe ereditario Mohammad bin Salman, accusato dall’intelligence Usa di aver approvato l’operazione che ha portato all’uccisione del giornalista ed editorialista del Washington Post, Jamal Kashoggi.

C’è però un altro aspetto delicato in merito ai rapporti fra l’ex sindaco di Firenze e il regno wahabita. Come rileva La Stampa, dati alla mano, durante il governo Renzi (22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016) l’export di armi è schizzato alle stelle, grazie proprio alle generose commesse arrivate dall’Arabia Saudita. Nel 2013, prima dell’insediamento di Renzi a Palazzo Chigi, il nostro Paese aveva autorizzato l’esportazione di armi per un valore di 2,1 miliardi di euro. Nulla in confronto al periodo nel quale Renzi era in carica, dove l’export è cresciuto del 581%, toccando i 14,6 miliardi di euro, come documentato da Giorgio Beretta del’Opal di Brescia, l’osservatorio permanente sulle armi leggere. Vero è, spezzando una lancia a favore del senatore di Iv, senza troppe ipocrisie, che se non le vendiamo noi ai sauditi questi ultimi si riforniranno da qualche altro Paese. Ma è un dato che certifica quantomeno “l’affinità” fra Riad e il leader di Italia Viva.

Con Renzi al governo, secondo La Stampa, Riad ha ottenuto l’autorizzazione a ricevere oltre 855 milioni di euro in armamenti contro i poco più di 170 milioni del triennio successivo. Trattasi della più massiccia esportazione di bombe che l’Italia abbia mai rilasciato. Si tratta di quasi 20.000 ordigni commissionati alla Rwm Italia per un ammontare di 411 milioni di euro. Il numero Mae dell’operazione è il 45650. Sono armi che sono servite ai sauditi per condurre la spietata campagna militare in Yemen contro i ribelli Houthi, in un Paese che vive la più grave emergenza umanitaria del mondo.

Lasciato Palazzo Chigi, i rapporti fra Riad e Renzi sono rimasti più che eccellenti. Tant’è che, alla fine di gennaio, in piena crisi di governo, il senatore era tornato in fretta e furia da Riad, dove avrebbe dovuto partecipare a una conferenza organizzata dal FII Institute, un organismo controllato dal fondo sovrano saudita, il Saudi public investment Fund (Pif). Un meeting sul tema degli investimenti innovativi necessari al mondo post- Covid 19, previsto per il 27 e il 28 gennaio. Appuntamento a cui Renzi doveva partecipare in presenza perché da qualche mese non è più un semplice conferenziere, ma siede – ha scoperto il quotidiano Domani – in uno degli advisory board (sorta di comitato consultivo) dell’ente di Stato.

Come rivelato nelle scorse settimane InsideOver, Matteo Renzi siede nel Board of Trustees Members del Future Investment Initiative del Fondo Pif, il fondo sovrano saudita, che si è classificato al nono posto tra i maggiori fondi sovrani del mondo alla fine di maggio 2020 con un valore netto di 360 miliardi di dollari, secondo i recenti dati del SWF Institute. Insieme all’ex premier, nel board ci sono Yasir Al-Rumayyan, governatore del fondo sovrano saudita e presidente di Saudi Aramco, la già citata Reema bint Bandar Al Saud, massimo consigliere del Sovrano di Dubai e Vice Presidente e Primo Ministro degli Emirati Arabi Uniti, Peter Diamandis, Presidente esecutivo della X Prize Foundation, il celebre matematico Tony Chan, la chimica Adah Almutairi e Richard Attias.

FONTE: https://www.linformazione.info/2021/03/03/renzi-e-il-rinascimento-arabo-durante-il-suo-governo-e-stato-boom-di-export-di-armi-allarabia-saudita/

 

 

 

Fulford: La lotta per il potere in Medio Oriente è la punta dell’iceberg

DIFFONDI PIÙ CHE PUOI L’ARTICOLO

Di  Benjamin Fulford

L’amministrazione statunitense ha imparato una lezione importante di politica reale la scorsa settimana quando ha cercato di ottenere giustizia per l’omicidio di Jamal Khashoggi. Ciò che è diventato ovvio è che il potere occidentale è essenzialmente una mendocrazia o una bugiarda; regola da bugiardi. Ciò significa che se credi alla realtà descritta dai media aziendali, non capisci quasi nulla.

Fulford: La lotta per il potere in Medio Oriente è la punta dell'iceberg
Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, a sinistra, e il giornalista Jamal Khashoggi in una scena del documentario The Dissident. Fotografia: Briarcliff Entertainment tramite AP

Il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman (MBS) meritava di essere pubblicamente accusato del brutale omicidio del giornalista del Washington Post Khashoggi, come sottolineato dal rapporto dell’Ufficio del direttore dell’intelligence nazionale che incolpa MBS per l’omicidio. 

Loading…

https://www.dni.gov/index.php/newsroom/reports-publications/reports-publications-2021/item/2186-assessing-the-saudi-government-s-role-in-the-killing-of- jamal-khashoggi

Questo è stato seguito dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan che ha aperto la porta a nuove possibili sanzioni contro entità finanziarie saudite. 

Fulford: La lotta per il potere in Medio Oriente è la punta dell'iceberg
La chiamata non menzionava l’imminente rapporto sull’omicidio del giornalista Jamal Khaghoggi. Fotografia: Bandar Aljaloud / AP

https://www.theguardian.com/us-news/2021/feb/25/joe-biden-speaks-to-saudi-arabias-king-salman-before-release-of-khashoggi-report

Tuttavia, quando gli Stati Uniti cercarono di imporre sanzioni a MBS e dichiararono che la sua amministrazione si sarebbe occupata solo di re Salman, si confrontarono con la realtà che entrambi gli uomini erano morti da tempo e il loro corpo raddoppiato ora riceveva ordini dai sionisti.

MBS ha torturato e ucciso molti dei suoi parenti più stretti per estorcere loro denaro; ecco perché è stato ucciso nel 2018. Re Salman è morto (img sopra) di vecchiaia prima di allora. L’Arabia Saudita divenne quindi una colonia israeliana / sionista a tutti gli effetti.

Quindi, in risposta, il sito collegato al Mossad Debka ha emesso la seguente minaccia:

“con una rottura finale di Washington, Riyadh [cioè l’Arabia Saudita] potrebbe persino arrivare al punto di andare avanti e sviluppare il proprio programma di armi nucleari, attingendo l’aiuto dal Pakistan e importando missili balistici cinesi per la loro consegna …

I primi passi della Casa Bianca di Biden in Medio Oriente segnalano già la rottura dell’asse filo-americano modellato per la regione da Trump, che faceva perno su una serie di patti militari e diplomatici che legavano l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e Israele “. 

https://www.debka.com/new-biden-policies-snub-saudi-prince-uncover-israels-reputed-nuclear-program/

Quindi Israele ha usato i suoi aerei da guerra dipinti per assomigliare agli aerei da guerra americani per attaccare le posizioni iraniane in Siria. Israele ha fatto seguito a ciò bombardando una delle sue stesse navi e incolpando la “rappresaglia iraniana“. 

https://sputniknews.com/middleeast/202102261082201357-iranian-revenge-owner-of-uk-ship-hit-by-blast-in-gulf-of-oman-reportedly-close-to-mossad-chief/

Per ulteriori sottolineatura il punto, l’ambasciata americana a Riyadh è stata attaccata il 27 febbraio con i missili lanciati da (cioè del Mossad) assalitori sconosciuti. Ciò ha spinto l’ambasciata degli Stati Uniti in Arabia Saudita a emettere questo avvertimento:

“L’ambasciata degli Stati Uniti a Riyadh esorta tutti i cittadini statunitensi a prendere precauzioni immediate e rimanere vigili in caso di ulteriori attacchi. Azioni da intraprendere se si sente un forte… ” 

https://travel.state.gov/content/travel/en/international-travel/International-Travel-Country-Information-Pages/SaudiArabia.html#/

Poi, proprio mentre questo rapporto stava per essere pubblicato, il Mossad ci ha inviato il seguente messaggio:

“Ci sono negoziati altamente riservati in corso tra Iran, Israele e l’esercito Usa per un accordo di pace tra i tre paesi. I colloqui sono in corso da poco più di una settimana “.

Se questo è vero, l’esercito americano potrebbe finalmente capire che Israele e Iran sono entrambi controllati dalla mafia khazariana ed entrambi hanno cercato di iniziare la terza guerra mondiale tra il G7 e l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. Se è così, forse questi fanatici si stanno finalmente rendendo conto del fatto che non potranno MAI iniziare la terza guerra mondiale e quindi stanno cercando di arrendersi.

Sul fronte della falsa percezione pubblica, abbiamo una scena del doppio di Biden che si imbarca su un aereo. Il casting centrale non è riuscito a trovare abbastanza agenti dei servizi segreti dall’aspetto convincente, quindi alcuni hanno dovuto lavorare con jeans e stivali da lavoro. Il veicolo sembra da noleggio non è stato lavato intorno alle maniglie delle porte da settimane. Nota come il “Prez” inizia a correre su per i gradini finché non inciampa, dimenticando che China Joe può a malapena camminare ora. 

https://www.bitchute.com/video/iEQx0OzJW578/

Ecco una foto che confronta l’addetto stampa di Joe Biden, Jen Psaki con Mark Rockefeller Zuckerberg. Chiaramente abbiamo a che fare con parenti stretti, Mark in drag o cloni.

Fulford: La lotta per il potere in Medio Oriente è la punta dell'iceberg

Forse è tempo che l’amministrazione Biden ripensi la sua alleanza con la famiglia Rockefeller che ha ordinato la cancellazione dell’oleodotto Keystone per costringere gli americani ad acquistare petrolio dall’Arabia Saudita controllata dai sionisti. Almeno i canadesi non vanno in giro a smembrare i giornalisti.

In ogni caso, i nuovi negoziati di resa potrebbero essere collegati a un messaggio alquanto criptico inviatoci dall’MI6 in cui si afferma che un membro del “DNA Illuminati” è stato ucciso. Questo potrebbe essere un riferimento alla mafia Khazariana o al boss Pindaro Benjamin de Rothschild. Se è così, qualcuno nella sua gerarchia è probabilmente troppo spaventato per prendere il suo posto, da qui i negoziati.

Un altro fattore che potrebbe costringerli a negoziare una resa è la prospettiva molto reale di tribunali per crimini di guerra rivolti agli autori della falsa pandemia Covid-19.

Fonti dell’MI6 e della CIA ci hanno detto che “In questo momento, un secondo tribunale di Norimberga che è in preparazione, con una causa collettiva in corso sotto l’egida di migliaia di avvocati in tutto il mondo dietro l’avvocato tedesco-americano Reiner Fuellmich, che sta perseguendo i responsabili dello scandalo Covid-19 manipolato dal Forum di Davos ” del Great Reset

Fulford: La lotta per il potere in Medio Oriente è la punta dell'iceberg

https://principia-scientific.com/lawyers-promise-nurember-trials-against-all-behind-covid-scam/

L’MI6 osserva: “La nostra controanalisi indipendente della cosiddetta emergenza sanitaria pubblica che ha portato la nostra attenzione sull’avvocato tedesco che ha una probabilità del 100% di successo con un processo tipo Norimberga o in materia civile“.

Inoltre, le autentiche autorità religiose cristiane hanno rilasciato questa dichiarazione:

“Per autorità dell’ufficio apostolico e profetico, il Patriarcato Cattolico Bizantino mette in guardia con urgenza contro l’auto-genocidio vaccinale. l’arci-eretico Bergoglio che occupa il papato promuove notoriamente la vaccinazione genocida  per tutti , dicendo:  “Deve essere fatto!” Oggi, ogni cristiano deve sapere che Bergoglio, che adora il demone Pachamama, non serve Dio ma si oppone consapevolmente a Lui! “  


Http://vkpatriarhat.org/en/?p=19869

Ciò significa che il falso Papa Francesco che ha sostituito quello vero l’anno scorso verrà smascherato, promettono fonti del Pentagono.

In Canada, nel frattempo, un cittadino consapevole ha mostrato quanto sia facile superare la falsa tirannia Covid superando i controlli di frontiera “Covid-19“. 

https://www.youtube.com/watch?v=faQBnrr_Uqo&pbjreload=101&ab_channel=THEGREATREOPENING

C’è stata anche una fuga di notizie dai piani originali per il movimento “Covid-19 verso il totalitarismo. Questa perdita, vista di seguito, significa che i piani non potranno più andare avanti.

Fulford: La lotta per il potere in Medio Oriente è la punta dell'iceberg

Questi sono solo alcuni dei segnali che la falsa pandemia si sta dissolvendo in tutto il mondo. Quello che la bugiarda responsabile dell’Occidente non è riuscita a capire è che non importa per quanto tempo o quanto duramente cerchi di evitarlo, la realtà ha un modo per raggiungerti. La realtà è un’amante dura.

Le fonti del Pentagono da parte loro ci hanno detto che la seguente affermazione è vera:

“Prestate molta attenzione. State guardando un film. Molto di quello che state vedendo è completamente fasullo. È così oltraggioso di proposito per attirare la vostra attenzione su questo punto. Continuerà fino a quando non avrà raggiunto completamente quell’obiettivo. Non c’è la presidenza Biden. Il vero Biden è stato giustiziato per i suoi crimini molto tempo fa insieme a Clinton. No, quella donna in viola dell’altro giorno non era Hillary Clinton. quel che vedi sono attori e alcuni hanno mascherine.

Fulford: La lotta per il potere in Medio Oriente è la punta dell'iceberg

Ecco perché Biden continua a riferirsi a se stesso come il presidente con la mascherina. Ciò significa che IN QUESTO FILM sono i bravi ragazzi sono la squadra della libertà. L’intera elezione è falsa insieme ad una falsa inaugurazione. Ordini esecutivi falsi. Ufficio ovale falso. Sono tutte stronzate. Svegliatevi. In questo momento i militari controllano il nostro Paese fino alle nuove elezioni tra un paio di mesi. L’Insurrection Act è stato firmato. ” 

https://gab.com/stephenhunter9/posts/105771054961975508

Tuttavia, non è chiaro se Donald Trump sarà incaricato quando la polvere finalmente si sarà depositata. Durante il lungo atteso  discorso del 28 febbraio di Trump a CPAC ha praticamente detto al pubblico di accettare l’elezione rubata dicendo per i prossimi quattro anni i repubblicani saranno al cuore dello sforzo per contrastare i democratici. Ha anche promesso di tornare alla Casa Bianca esattamente tra quattro anni. Quindi in pratica sta dicendo, hanno rubato le elezioni ma aspettano quattro anni.

Fulford: La lotta per il potere in Medio Oriente è la punta dell'iceberg
California brucia

Siate certi che gli Stati Uniti non dureranno altri quattro anni nel loro stato attuale, come si può vedere in questa descrizione della California:

Se la California continua a tracciare il futuro per il resto degli Stati Uniti, quel futuro è ora chiaro:  è una società ad alta tassazione con una classe indigente enorme, impoverita, disoccupata e in cui la classe media è annientata, bande organizzate e criminalità di strada caotica in generale, inclusi rapine, stupri e omicidi, metastatizzato in tutte le principali aree urbane e le bande più numerose e pesantemente armate della polizia operano apertamente e impunemente. 


https://www.zerohedge.com/political/california-collapsing

Il crollo della società statunitense sta coincidendo con un’implosione di leadership in tutto l’Occidente. La situazione è così disastrosa che i seguenti leader sono stati confermati falsi da più fonti: Papa Francesco, il primo ministro britannico Boris Johnson, il primo ministro canadese Justin Castro, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il presidente cinese Xi Jinping, il presidente russo Vladimir Putin, giapponese L’imperatore Naruhito e ora abbiamo una falsa regina Elisabetta. Fondamentalmente qualsiasi cosiddetto leader che dice alle persone di accettare vaccini che alterano i geni per una falsa pandemia è stato compromesso ed è falso.

Sembra una situazione senza speranza ma non lo è. Questo perché le persone che utilizzano una combinazione di computer grafica e sosia alterate chirurgicamente non controllano le agenzie militari e di intelligence del mondo. Inoltre non controllano la realtà sottostante. Come è stato ampiamente riportato, ad esempio, al cosiddetto presidente Biden non è consentito entrare alla Casa Bianca. Questo è vero anche altrove.

In Giappone, ad esempio, l’Imperatore è totalmente spaventato perché i responsabili delle forze armate e dei servizi segreti (comprese le bande della Yakuza) sanno che è un imbroglione. Non solo, ma è anche debole e incapace di proteggere il Giappone.

Intelligence militare giapponese ci ha inoltre informato che la Bechtel Corporation ha avviato un importante progetto di costruzione nella baia di Tokyo di installare un qualche tipo di dispositivo destinato ad innescare un terremoto su o intorno 11 maggio. Siate certi che tutti i dipendenti e gli azionisti della Bechtel saranno braccati e uccisi se oseranno provare una cosa del genere.

Ci sarà anche una massiccia offensiva per rimuovere presto questa falsa leadership, promettono fonti nelle società segrete occidentali e orientali. Per motivi di sicurezza operativa, non possiamo divulgare i dettagli. Tuttavia, un indizio può essere trovato nel fatto che una base dell’aeronautica in Texas si sta preparando a testare la sua infrastruttura contro un impulso elettromagnetico, o EMP, attacco. 

https://www.nextgov.com/emerging-tech/2021/02/air-force-base-prepping-emp-vulnerability-tests/172325/

Potrebbe essere necessario un attacco EMP o un arresto simile dell’infrastruttura Internet. Questo perché la presenza di così tanti leader CG che possono incontrarsi solo “virtualmente” in riunioni di zoom ecc. È un chiaro segno che gli gnostici Illuminati avevano ragione e abbiamo a che fare con un’intelligenza artificiale canaglia.

Infine, questa settimana notiamo che le società segrete asiatiche hanno promesso di riaprire i negoziati con le società segrete occidentali sul futuro del pianeta a marzo. Questa settimana verranno presi contatti e i lettori saranno informati sulle trattative non appena inizieranno.


FONTE:

https://www.sadefenza.org/2021/03/fulford-la-lotta-per-il-potere-in-medio-oriente-e-la-punta-delliceberg/

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Tutte le TV recitano la stessa commedia

12 maggio 2019

VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=MnwRimaS_DI&feature=youtu.be

I risultati, sconcertanti, di una inchiesta di Alter-Lab. Mettendo in scena, in un mese, 30 personaggi (circa 340 apparizioni in un mese, nei talk-show), sempre gli stessi. Se la cantano e se la suonano. Questo è il pluralismo italiano
FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=MnwRimaS_DI&feature=youtu.be

 

 

 

Ambiente e sostenibilità. Italpress inaugura il nuovo Tg tematico

Gaspare Borsellino direttore responsabile di Telpress – Foto da ufficio stampa

Un Tg interamente dedicato all’ambiente e alla sostenibilità. È la nuova iniziativa editoriale dell’agenzia Italpress, Il nuovo prodotto andrà in onda tutte le domeniche sulle piattaforme multimediali dell’agenzia, su circa 50 siti e portali e su un centinaio di emittenti televisive in tutta Italia. Il Tg sui temi dell’ambiente si affianca agli altri Tg tematici dell’agenzia guidata da Gaspare Borsellino: quello dedicato ai Giovani, quello sui Motori, sull’Europa, la Salute e il Turismo. Sarà realizzato in collaborazione con TeleAmbiente, storica tv romana dedicata al green e alla sostenibilità e alla Fondazione Univerde, presieduta dall’ex ministro all’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio.

“Italpress – afferma il direttore responsabile Gaspare Borsellino – è da sempre molto sensibile alle tematiche dell’ambiente e della sostenibilità, tanto da organizzare da 11 anni in Sicilia, insieme alla rivista specializzata SiciliaMotori, No Smog Mobility, l’unica manifestazione nazionale sulla mobilità sostenibile che si svolge nel Sud Italia. Così, dopo il notiziario sull’ambiente, nel piano di sviluppo e potenziamento del multimediale abbiamo ritenuto importante affiancare anche un Tg Settimanale interamente dedicato al mondo green ed ecosostenibile”.

Soddisfatto della collaborazione con Italpress anche il direttore di TeleAmbiente, Stefano Zago: “È una collaborazione che permette di arricchire l’informazione ambientale proprio nell’anno in cui l’Italia è protagonista della conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici – commenta Zago -. Un’occasione per rendere la tutela ambientale protagonista del futuro del nostro Paese e agevolare quel cambio di paradigma necessario per avere un futuro nel segno della sostenibilità. Con le recenti norme approvate dall’Europa il nostro continente sta diventando un modello di sostenibilità a livello mondiale e l’Italia dovrà fare la sua parte”.

Approfondimenti

FONTE: https://www.adginforma.it/ambiente-e-sostenibilita-italpress-inaugura-il-nuovo-tg-tematico/

 

ECONOMIA

Arriva la patrimoniale: 2% per chi ha più di 50 milioni, succede negli USA

 Pierandrea Ferrari

 3 Marzo 2021 

Negli Stati Uniti un gruppo di senatori e deputati democratici ha proposto di introdurre una nuova tassa patrimoniale per ridurre le diseguaglianze economiche nel paese.

Arriva la patrimoniale: 2% per chi ha più di 50 milioni, succede negli USA

Ieri, negli Stati Uniti, una fronda di senatori e deputati democratici – tra cui Bernie Sanders, sfidante di Hillary Clinton e Joe Biden alle ultime due primarie del partito – ha proposto di introdurre nel paese una nuova tassa patrimoniale, l’Ultra-Millionaire Tax Act.

In caso di approvazione, ai patrimoni netti da oltre 50 milioni di dollari verrebbe applicata una aliquota del 2%, con la possibilità di una sovrattassa dell’1% se il complesso dei beni mobili e immobili dovesse superare il miliardo di dollari.

Una nuova patrimoniale negli Stati Uniti

La proposta del Partito Democratico risponde alla necessità di redistribuire la ricchezza nel paese, dopo gli allarmi lanciati dall’FMI nel 2019 e – soprattutto – dal rapporto Oxford 2021, che ha sottolineato come la pandemia abbia persino allargato le diseguaglianze economiche tra le varie classi sociali statunitensi.

Il disegno di legge, che prevede una doppia aliquota in base al volume del patrimonio, sopra i 50 milioni di dollari o al miliardo, verrà ora discusso nelle due ali del Congresso statunitense, ma visto il generale favore dei paperoni d’America – da tempo Bill Gates e Warren Buffett caldeggiano un intervento redistributivo di Washington – la strada per il semaforo verde potrebbe essere spianata, sebbene rimangano dei dubbi circa la costituzionalità della super tassa.

Secondo le stime dei proponenti, la nuova patrimoniale potrebbe portare nelle casse statali fino a 3.000 miliardi di dollari nell’arco di dieci anni, destinati principalmente all’assistenza dei minori, all’istruzione e all’energia pulita. Per scongiurare il rischio evasione, che di fatto ha spento interventi simili in Europa, il Partito Democratico ha proposto anche di destinare 100 miliardi di dollari all’Internal Revenue Service, l’agenzia governativa preposta alla riscossione dei tributi negli Stati Uniti.

Quanto pagheranno i super ricchi?

Se il disegno di legge dovesse passare indenne la prova del Congresso, l’aliquota dell’1% sui patrimoni superiori al miliardo di dollari andrebbe a colpire alcuni dei nomi più in vista della Silicon Valley, peraltro favoriti da ormai dodici mesi di stay-at-home-economy.

Tra questi Jeff Bezos, numero uno di Amazon e al primo posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo, che si ritroverebbe a pagare – secondo i dati sul suo patrimonio aggiornati al 2020 – una tassa da 5,7 miliardi di dollari, ma anche il tycoon Elon Musk, 4,6 miliardi, il fondatore di Microsoft Bill Gates, 3,6 miliardi, e il re dei social Mark Zuckerberg, 3 miliardi.

FONTE: https://www.money.it/Arriva-patrimoniale-2-chi-piu-50-milioni-succede-USA

 

 

 

La guerra dei metalli rari

Guillaume Pitron

VIDEO QUI: https://youtu.be/emoy6FQr-X4

930 visualizzazioni
Trasmesso in anteprima il giorno 10 nov 2020
In un mondo segnato da disuguaglianze e conflitti, e su un pianeta sofferente, l’energia pulita e le nuove tecnologie sembrano essere oggi i vettori di un futuro migliore, nel quale l’umanità potrà finalmente interrompere la dipendenza dai combustibili fossili e perseguire una crescita più sostenibile e sempre meno basata sullo sfruttamento di risorse finite. Non molti sanno, tuttavia, che la transizione energetica e digitale nasconde un’altra dipendenza: tutte le tecnologie “verdi” (come pale eoliche, pannelli solari e veicoli elettrici) e tutti i settori più strategici dell’economia del futuro (ad esempio robotica, intelligenza artificiale e self-driving cars) hanno una componente essenziale nei cosiddetti metalli rari, materie prime contenute nelle rocce terrestri in proporzioni ridotte, attorno al controllo e allo sfruttamento delle quali rischia di scatenarsi una guerra che, come quelle combattute in passato per il dominio sulle risorse, potrebbe avere per l’umanità conseguenze drammatiche. Guillaume Pitron, giornalista d’inchiesta, ha approfondito il tema con anni di indagine che lo hanno portato a scrivere un libro, già tradotto in più lingue, dove racconta il lato oscuro della transizione energetica e digitale, i rischi geopolitici che stiamo correndo e persino il disastro ecologico che l’estrazione e lo sfruttamento indiscriminati di queste risorse rischiano paradossalmente di causare nei paesi produttori. La guerra dei metalli rari, combattuta spesso in silenzio e lontano dai nostri occhi, è lungi dall’essere perduta: conoscerne le dinamiche segrete e i gravi rischi è tuttavia fondamentale per evitare che la maggiore speranza per il futuro del pianeta e dell’umanità non si trasformi in un terribile incubo.

FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=emoy6FQr-X4&feature=share&fbclid=IwAR1aoHFD7RgFd638MF1a0zYhIc-gLDEGvJ1e81CpMkonA7nhuZoCI-prAp0

 

 

 

GREEN NEW DEAL/ Gli in-sostenibili costi di una di una falsa rivoluzione verde

 – Giuseppe Gagliano

La transizione energetica e digitale nasconde un grande inganno. Infatti perché genera un impatto ambientale enorme. Che però viene taciuto

vonderleyen 6 lapresse1280 640x300
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea (LaPresse)

Fra le ideologie che a pieno titolo rientrano nei fondamentalismi vi è certamente quella dell’ecologismo radicale, ampiamente pubblicizzato dai media tradizionali e dai social media, i cui benefici anche economici e politici vengono incassati da associazioni ambientaliste, partiti verdi e i cui contenuti vengono strombazzati troppo spesso anche da docenti analfabeti in materia scientifica ma pieni di fervore ideologico, con il quale hanno sostituito quello sessantottino o quello no global. Ieri Che Guevara oggi Greta.

A tutti coloro che quotidianamente e costantemente sono fatti oggetto di un sistematico bombardamento propagandistico non possiamo che consigliare la salutare lettura del saggio di Guillaume Pitron, La Guerra dei metalli rari (Luiss, 2019). A proposito delle alternative ecologiche – o presunte tali – l’autore riporta alcuni dati.

Pitron comincia la sua breve rassegna dai pannelli fotovoltaici. La sola produzione di un pannello solare, tenuto conto in particolare del silicio che contiene, genera più di 70 chili di CO2. Con un numero di pannelli fotovoltaici che da qui in avanti aumenterà del 23% su base annua, significa che le istallazioni solari fotovoltaiche produrranno 10 gigawatt di elettricità supplementare ogni dodici mesi, rigettando nell’atmosfera 2,7 miliardi di tonnellate di carbonio, ovvero l’equivalente dell’inquinamento generato in un anno dall’attività di circa 600mila automobili.

L’impatto è ancor più pesante quando ci si concentra sui pannelli che funzionano a energia solare termica: alcune di queste tecnologie consumano fino a 3.500 litri d’acqua per megawatt/ora, il 50% in più di quella necessaria a una centrale a carbone. Dato ancor più problematico se si considera che le aziende solari sono molto spesso situate in zone aride, dove le risorse d’acqua sono per l’appunto rare.

Rivolgiamo la nostra attenzione alle batterie elettriche. Dopo aver guardato i numeri da tutte le angolazioni, consultato numerosi studi universitari e condotto ricerche in proprio, l’autore è giunto a una conclusione singolare. Torniamo al 2012: alcuni ricercatori dell’Università della California Los Angeles (Ucla) decidono di comparare l’impatto di carbonio di un’automobile tradizionale alimentata a petrolio a quello di un veicolo elettrico. E la prima scoperta è clamorosa: la fabbricazione di un’automobile elettrica, che si presume consumi meno energia, ne richiede molta di più rispetto a quella richiesta dalla lavorazione di un’automobile tradizionale. Ciò si spiega nello specifico con le loro batterie, generalmente agli ioni di litio, che sono pesanti, pesantissime.

Pensate che quella utilizzata  per il modello S della celebre marca Tesla costituisce da sola il 25% del peso totale dell’automobile, ovvero 544 chili, la metà del peso di una Renault Clio. Le batterie a ioni di litio sono costituite dall’80% di nichel, dal 15% di cobalto, dal 5% di alluminio ma anche da litio, rame, manganese, acciaio e grafite. Dobbiamo forse ricordare al lettore distratto in quali condizioni questi minerali vengono estratti in Cina, Kazakistan o Repubblica Democratica del Congo? O dobbiamo ricordare anche il fatto che sono soggetti a raffinazione e che devono essere trasportati e assemblati? Oppure gli araldi del politicamente corretto – sovente sintonizzati su determinati canali della Rai – sono persuasi che magicamente le batterie elettriche vengano prodotte e distribuite?

La conclusione dei ricercatori di Ucla è che l’industrializzazione di una vettura elettrica consuma da sola da tre a quattro volte più energia di quella di un veicolo convenzionale. In compenso, quando il ciclo di vita si completa i vantaggi di un veicolo elettrico sono reali, dal momento che, non richiedendo petrolio, le emissioni di carbonio nell’atmosfera sono molto più basse: 32 tonnellate di carbonio dalla fabbrica alla dismissione, rispetto a circa il doppio per un’automobile convenzionale. Una batteria sufficientemente potente da far andare una macchina per 300 chilometri corrisponderebbe al raddoppiamento delle emissioni di carbonio generate durante la lavorazione del veicolo. E nel caso di una batteria con un’autonomia di 500 chilometri bisognerebbe addirittura triplicarle.

Quale è il risultato? Un’automobile elettrica genererebbe, nel suo intero ciclo di vita, tre quarti delle emissioni di carbonio di una vettura alimentata a petrolio, e con il miglioramento delle prestazioni delle automobili elettriche aumenteranno di pari passo la quantità di energia richiesta per fabbricarle e i gas a effetto serra generati nel processo. Nel mentre il gruppo Tesla ha annunciato che i modelli S saranno d’ora in poi dotati di batterie che superano i 600 chilometri di autonomia e che presto, come promesso dal presidente Elon Musk, raggiungeranno gli 800 chilometri. A quale conclusione arriviamo allora?

Per quanto i veicoli elettrici siano tecnicamente realizzabili, la loro produzione non sarà mai sostenibile dal punto di vista ambientale. D’altra parte numerosi studi dedicati allo stesso tema hanno tratto conclusioni abbastanza simili: il consumo energetico di un veicolo elettrico è nel complesso simile a quello di un veicolo diesel. Anzi, potrebbe addirittura emettere più CO2 se l’elettricità che consuma provenisse principalmente da centrali a carbone, come succede in Stati come la Cina, l’Australia, l’India, Taiwan o il Sudafrica.

Molte domande restano sospese: il ricambio della batteria del veicolo, che spesso si logora in fretta, è stato considerato? Conosciamo con precisione i costi ecologici dell’elettronica e degli altri oggetti di cui questi veicoli sono pieni? Che dire poi dell’impatto ambientale del futuro riciclaggio di queste automobili, ancora in gran parte nuove? Infine, quanta energia sarà consumata per costruire le reti e le centrali elettriche necessarie per questi nuovi bisogni? Ma naturalmente – conclude il giornalista francese – non è interesse di nessun professionista delle energie verdi dare risalto a questi argomenti.

Tuttavia uno dei capitoli certamente più interessanti del lavoro di Pitron è quello dedicato alla materialità del visibile cioè all’industria elettronica.

Il digitale richiede lo sfruttamento di considerevoli quantità di metalli: ogni anno l’industria elettronica consuma 320 tonnellate di oro e 7.500 tonnellate di argento, si accaparra il 22% del consumo mondiale di mercurio (ovvero 514 tonnellate) e fino al 2,5% del consumo di piombo. La fabbricazione dei soli computer e telefoni cellulari inghiotte il 19% della produzione mondiale di metalli rari come il palladio e il 23% di quella di cobalto, senza contare la quarantina di altri metalli contenuti in media nei telefoni cellulari. Inoltre il prodotto di cui dispone il consumatore rappresenta solo il 2% della massa totale dei rifiuti generati durante l’intero ciclo di vita. È sufficiente fare un esempio, sottolinea l’autore. La fabbricazione di un microchip di due grammi implica da sola la creazione di due chili circa di materiali di scarto ovvero una proporzione di 1 a 1000 tra la materia prodotta e gli scarti generati. E qui parliamo solamente della produzione di strumenti digitali.

In realtà il funzionamento delle reti elettriche genererà logicamente un’ulteriore attività digitale, e quindi inquinamento supplementare, di cui iniziamo a conoscere gli effetti. Pensiamo ad una banale email: parte dal computer, arriva nel router, scende dall’edificio, raggiunge un centro di raccordo, transita da una linea privata verso snodi nazionali e internazionali, poi passa attraverso l’host di posta elettronica (che di solito ha sede negli Stati Uniti). Nei centri di archiviazione dati di Google, Microsoft o Facebook, la mail è trattata, archiviata e poi inviata al suo destinatario. Risultato? Ha percorso circa 15mila chilometri alla velocità della luce. Tutto questo ha un costo ambientale: una mail con un allegato utilizza l’elettricità di una lampadina a basso consumo di forte potenza per un’ora.

Ebbene, ogni ora vengono scambiati nel mondo dieci miliardi di email, quindi 50 gigawatt/ora, cioè l’equivalente della produzione elettrica di quindici centrali nucleari in un’ora. E per gestire i dati in transito e far funzionare i sistemi di raffreddamento, un solo data center consuma ogni giorno altrettanta energia di una città di 30mila abitanti. Più in generale, sottolinea l’autore, il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) consuma il 10% dell’elettricità mondiale e produce ogni anno il 50% in più di gas a effetto serra rispetto al trasporto aereo. Se il cloud fosse uno Stato, sarebbe il quinto al mondo in termini di domanda di elettricità. Naturalmente è solo l’inizio.

Come promesso dai giganti della Silicon Valley, la transizione energetica e digitale si avvarrà di un’ulteriore costellazione di satelliti per connettere a internet la totalità del pianeta, di razzi per lanciarli nello spazio, di una legione di computer per identificare l’orbita corretta, trasmettere sulle giuste frequenze e criptare le comunicazioni con strumenti digitali adeguati, di stuoli di supercalcolatori per analizzare il profluvio di dati e, per diffondere l’informazione in tempo reale, di una ragnatela planetaria di cavi sottomarini, di un dedalo di reti elettriche aeree e sotterranee, di milioni di terminali informatici, di moltissimi centri di archiviazione dati, di miliardi di tablet, smartphone e altri dispositivi connessi di cui andranno ricaricate le batterie… La sedicente marcia felice verso l’era della dematerializzazione non è altro che un grande inganno, poiché in realtà genera un impatto fisico sempre più considerevole. Per questo Leviatano digitale avremo bisogno di centrali a carbone, a petrolio, a gas e nucleari, di campi eolici, di fattorie solari e di reti intelligenti, tutte infrastrutture per cui ci serviranno metalli rari. Ma di tutto questo Jeremy Rifkin non dice una parola, sottolinea con amarezza l’autore.

A tale proposito il giornalista francese non senza una velata ironia ricorda al lettore il suo vano tentativo di contattare il guru della green technology. Da cosa dipende questo colpevole silenzio? Forse a causa dell’incredibile peccato originale di cui risente la transizione energetica e digitale: questa infatti è stata pensata come indipendente dal suolo. Un errore, questo, che viene frequentemente compiuto da tutti coloro che criticano a posteriori la rivoluzione industriale del settecento dopo naturalmente averne incassato i benefici. Rivoluzione industriale che fu possibile anche – ce lo ricordano gli storici Hill e Landes – grazie al colonialismo inglese, grazie alla schiavitù ampiamente utilizzata dagli inglesi in India come in Africa, grazie al massiccio e sistematico sfruttamento della manodopera operaia ma anche grazie agli inventori, agli artigiani specializzati, ai considerevoli e consistenti investimenti di banche private come quelle dello Stato inglese in infrastrutture viarie e portuali.

Ritornando alle riflessioni dell’autore, le green tech, nascano nella testa di un ricercatore in scienze fondamentali, vedano un’applicazione concreta grazie alla perseveranza di un imprenditore, siano favorite da una fiscalità attraente e da regolamentazioni flessibili, e siano supportate da investitori audaci e da business angels benevoli, ciò nondimeno ognuna di esse ha più prosaicamente origine in un cratere scavato nel suolo. Ed eccola la provocatoria conclusione dell’autore: “Esigendo dalla terra un nuovo tributo, rimpiazziamo così la nostra dipendenza dal petrolio con un’altra assuefazione, quella dai metalli rari. Bilanciamo una privazione con un eccesso, un po’ come un tossicomane che per interrompere la propria dipendenza da cocaina cade in quella da eroina. In fondo, lungi dal risolvere la sfida dell’impatto dell’attività umana sull’ecosistema, non facciamo altro che spostarlo”.

FONTE: https://www.ilsussidiario.net/news/green-new-deal-gli-in-sostenibili-costi-di-una-di-una-falsa-rivoluzione-verde/2136114/

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

La BCE lascia il mercato di stucco rallentando l’acquisto dei titoli. Perchè?

 posted by 

La BCE ne ha fatta un’altra volta una delle sue: la banca centrale, che dopo l’abbandono di Draghi sembra la  più incompetente e confusa del mondo , prosegue con la sua abitudine di dire una cosa e fare il contrario, scioccando nuovamente il mercato.

Dopo aver scatenato una marea di parole a favore del QE, al punto che un membro ha proposto di controllare gli interessi attraverso gli acquisti di titoli, la BCE ha reso noto ieri che gli acquisti settimanali sono stati i più bassi degli ultimi due mesi. L BCE proclama il QE eterno, e poi cala gli acquisti, come ben visibile dal seguente grafico:

Ecco quanto riportato dalla BCE ieri, per quanto riguarda le linee di credito del QE:

PEPP BCE: + € 12,037 miliardi (prev. + € 17,223 miliardi).
APP: PSPP + € 1.570 mld (prev. + € 5.245 mld).
CSPP + € 0,085 mld (prev. + € 0,704 mld).
CBPP3 – 0,067 miliardi di euro (+ 0,273 miliardi precedenti).
ABSPP +0,063 miliardi di euro (-0,152 miliardi di euro)

Il numero chiave qui è che la BCE ha effettuato 12 miliardi di euro di acquisti nell’ambito del suo programma di emergenza, rispetto ai 17,2 miliardi di euro della settimana prima. Anche se la BCE si è giustificata affermando che  questa settimana ci sono stati dei rimborsi superiori, rendendo

Mettendo il numero nel contesto, nelle ultime due settimane gli acquisti erano stati vicini al segno di € 17 miliardi, mentre la cifra di € 12.037 miliardi di oggi è stata una diminuzione rispetto a questo, è ancora ben all’interno della gamma dei dati delle ultime settimane, secondo Newsquawk.

In realtà gli ultimi dati della BCE non riflettono gli ordini effettuati giovedì e venerdì, poiché le transazioni richiedono un paio di giorni per essere regolate e mostrate nei conti della BCE. Il che potrebbe spiegare il calo inaspettatamente grande degli acquisti. Bisognerebbe aspettare i dati mensili o almeno di dati definitivi della settimana, per poter dare un giudizio definitivo, ma, intanto, gli acquisti sono calati.

Nel frattempo  il governatore della Banca Centrale francese, Francois Villeroy de Galhau si è affrettato a rassicurare i mercati che la BCE reagirà qualsiasi aumento ingiustificato dei rendimenti obbligazionari, in primo luogo utilizzando il suo programma di acquisto di attività pandemiche e comunque con ogni strumento per evitare un peggioramento delle condizioni di finanziamento… il tutto però detto dopo che i dati sul calo degli acquisti sono stati resi noti. Un segnale contraddittorio. Addirittura Villeroy si è spinto ad affermare che in futuro ci potrebbero essere degli interessi più alti rispetto al target:

“Non possiamo ignorare completamente le passate carenze di inflazione e che in futuro dovremmo essere pronti ad accettare un’inflazione al di sopra dell’obiettivo per un po ‘di tempo. Se necessario, la nostra guida futura potrebbe essere rafforzata per rendere esplicita questa tolleranza “.

Tutto questo però dovrebbe, almeno in teoria, essere concordato con gli altri membri del board e, magari, bisognerebbe chiedere a Weidmann cosa ne pensano lui e la Bundesbank. Chissà se hai tedeschi va proprio così bene che la BCE superi il proprio obiettivo inflazionistico e prosegua così senza problemi. Però la BCE è anche la banca centrale più pazza del mondo, in cui i membri del board parlano ciascuno per proprio interesse, spesso non perfettamente coordinati. Incomincio a pensare che a Francoforte sentano la mancanza di Mario Draghi…

FONTE: https://scenarieconomici.it/la-bce-lascia-il-mrcato-di-stucco-rallentando-lacquisto-dei-titoli-perche/

Da “Re della Finanza” al fallimento in meno di un mese, con pensanti conseguenze per tutti…

Marzo 3, 2021 posted by Giuseppina Perlasca

 

Chi troppo in alto sal, spesso discende,

precipitevolissimevolmente..

 

Lex Greensill è passata da essere il “Re della supply chain finance” ala bancarotta in due settimane. Tanto per ricordare quanto la gloria del mondo  sia effimera.  Cos’è la supply chain finance, per i non addetti ai lavori? Si tratta di forme di finanziamento che partono dal cliente finale e  servono a finanziare, a ritroso, tutta la catena di fornitura. Detto anche “Reverse factoring”, avviene quando è l’azienda che effettua l’ordine ad inviare a un factor le fatture ricevute per lo sconto, in modo da permettere un pagamento anticipato al fornitore. Una forma finanziaria che serve a rendere una catena logistica meno costosa e più efficiente.

Greensill Capital di Lex Greensil sembrava aver innovato e aggiornato questo banale processo di credito commerciale. Tutto sembrava andare a gonfie  vele, con un business in crescita e , tutto sommato, sicuro per tutte le parti coinvolte, dato che la società che inviava a scontare le fatture dei fornitori erano solitamente grandi gruppi internazionali.

Poi, ieri mattina, le cose sono precipitate  poiché, a seguito delle decisioni di Credit Suisse e Softbank di abbandonare il fondo che gestiva tutte le operazioni, il GAM Greensill Supply Chain Fund, il cui gestore,  svizzero GAM Holdings ha quindi dovuto chiudere apporti e ritiri, per “mutate situazioni di mercato”. Praticamente il fondo è andato il liquidazione

“Una certa parte delle attività [dei fondi] è attualmente soggetta a notevoli incertezze per quanto riguarda la loro valutazione accurata.” un modo gentile per dire che non si sa se ci sarà copertura per chi ha messo i soldi….

Greensill ha affermato di aver riconosciuto “la decisione” di sospendere “temporaneamente” i fondi, aggiungendo:

“Restiamo in trattative avanzate con potenziali investitori esterni nella nostra azienda e speriamo di essere in grado di aggiornarci ulteriormente su questo processo imminente”.

Per il FT la Greensill Capital si sta preparando a presentare istanza di insolvenza nel Regno Unito, ponendo fine alle sofferenze di una società finanziaria sostenuta da SoftBank e consigliata dall’ex primo ministro David Cameron. Sarà probabilmente Apollo Global Management a comprare le parti più interessanti, lasciando però gli azionisti, come il fondo Vision di Softbank, con ben poco da portare a casa…

Gli avvocati della Greensill hanno evidenziato come non è detto che le perdite possano essere parate da una assicurazione sui crediti non più rinnovata. Sono 50 mila le persone che rischiano il posto di lavoro fa Regno Unito e vecchio continente, con un buco che può essere di diversi miliardi.

Intanto, con ritardo, si stanno muovendo le autorità di controllo del mercato a partire da BaFin, il regolatore tedesco, che ha rilevato delle irregolarità nella filiale tedesca, la Greensill Bank AG e nei suoi traffici con le società dell’imprenditore britannico Sanjeev Gupta. KPMG è stata ora incaricata di indagare  sulla trascrizione e sulla contabilizzazione di una serie di crediti che, pare, fossero relativi a transazioni non ancora effettuate… quindi oggettivamente falsi.

FONTE: https://scenarieconomici.it/da-re-della-finanza-al-fallimento-in-meno-di-un-mese-con-pensanti-conseguenze-per-tutti/

 

 

 

Bitcoin al bivio: moneta del futuro o bolla speculativa?

 Pierandrea Ferrari

 01/03/2021

Secondo gli analisti di Citi i prossimi movimenti di mercato saranno decisivi per delineare il futuro del Bitcoin: alle porte una definitiva affermazione come mezzo di pagamento mainstream o un’altra implosione speculativa?

Bitcoin al bivio: moneta del futuro o bolla speculativa?

Il Bitcoin è di fronte a un bivio. Secondo Citi, banca statunitense, i prossimi movimenti di mercato della crypto potrebbero sancire la definitiva affermazione del BTC come mezzo di pagamento mainstream, o – al contrario – spingere l’asset verso un’altra implosione speculativa, sulla scia della bolla che fece precipitare le valute virtuali tre anni fa.

Toccato dunque “un punto di non ritorno”, secondo gli analisti, che segue due mesi ad alta volatilità dopo la corsa forsennata del 2020, con il BTC in grado di scavallare quota 1 miliardo di dollari di market cap, prima di ritracciare a quota 898 milioni.

Bitcoin, definitiva affermazione o nuova bolla?

Bitcoin, il futuro è adesso, ma i grattacapi sono quelli di sempre: da una parte una fitta pioggia di endorsement, dalle grandi banche internazionali alle corporate USA, dai colossi dei pagamenti digitali agli hedge fund, tutti – in diversa misura – sul carrozzone BTC dopo una rally da favola.

Dall’altra il rischio regolamentazioni, suggerite a più riprese dal segretario al Tesoro USA, Janet Yellen, e dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ma anche quella volatilità che potrebbe compromettere l’efficienza del BTC come mezzo di pagamento mainstream e i dubbi crescenti sulla ecosostenibilità delle attività di mining, in un mondo sempre più disciplinato dai criteri ESG.

Insomma, il BTC continua ad essere strattonato da tutte le parti, e così il futuro rimane nebuloso. Secondo Citi, il rito di passaggio che dovrebbe portare il Bitcoin nell’olimpo della grande finanza internazionale è ancora minacciato dai (tanti) fattori ribassisti che si sono accumulati sulle spalle dell’asset negli ultimi mesi, sebbene le probabilità che la crypto si imponga come «valuta preferita del commercio internazionale» rimangano elevate.

Prima o poi, però, il BTC dovrà pendere definitivamente da una parte, e l’alternativa alla consacrazione – secondo gli analisti britannici – è la definitiva implosione speculativa della crypto, uno scenario peraltro rilanciato a più riprese dagli osservatori internazionali nonostante l’irrefrenabile rally pandemico.

Bitcoin ancora sotto quota $50.000

Questa tensione, di fatto, è ben visibile nei movimenti della crypto: dopo un gennaio ad alta volatilità, il BTC era riuscito lo scorso mese a scavallare la soglia dei 50.000 dollari, spingendosi anche oltre quota 58.000 in un intraday. Poi, nonostante il soccorso di Square – gigante dei pagamenti digitali che ha investito altri 170 milioni di dollari sull’asset – la valuta non è riuscita a consolidare la sua posizione ed ha perso quota, toccando un minimo di 43.194 dollari lo scorso fine settimana.

A rincarare la dose ci ha pensato anche JP Morgan, definendo il rally del BTC un “side show” rispetto al Fintech e bocciando l’asset come rifugio per gli investitori dell’azionario USA, ma i bull della crypto hanno ancora buoni motivi per gongolare: in attesa di future evoluzioni, la quotazione attuale di 48.428 dollari certifica una variazione percentuale anno su anno del 428%, e incassi da record.

FONTE: https://www.money.it/Bitcoin-bivio-moneta-futuro-bolla-speculativa

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

Tre arresti per le mascherine non certificate al Lazio.

Il tentativo di inserirsi nelle forniture per la scuola: “Oggi ho incontrato Arcuri”

Tre arresti per le mascherine non certificate al Lazio. Il tentativo di inserirsi nelle forniture per la scuola: “Oggi ho incontrato Arcuri”

Ai domiciliari il ‘re’ degli stampatori Vittorio Farina, Andelko Aleksic e Domenico Romeo. Sequestrati 22 milioni di euro. Al centro dell’inchiesta 5 milioni di FFP2 e 430mila camici forniti nei primi mesi dell’emergenza. Le intercettazioni: “I certificati so’ tutti falsi”. Poi il tentativo di inserirsi nella partita per le scuole: Farina sosteneva di avere “una promessa dal commissario” Domenico Arcuri, che non risulta indagato ed è considerato oggetto del traffico di influenze

Mascherine non conformi, con tanto di certificati falsi, vendute alla Regione Lazio. E il tentativo di inserirsi nelle forniture per le scuole, sostenendo di avere la “promessa” di Domenico Arcuri. Prima ci sono riusciti con 5 milioni di mascherine FFP2 e 430.000 camici piazzati al Lazio nel pieno del lockdown della scorsa primavera, poi hanno provato a piazzare altre partite milionarie, come quella per gli studenti, con la “promessa”, dicevano intercettati, dell’ex commissario all’emergenza che le avrebbe prese da loro “se va in rottura di stock”. Con queste accuse sono finiti ai domiciliari Vittorio Farina, ‘re’ degli stampatori e già arrestato nel 2017 per bancarotta fraudolentaAndelko Aleksic e Domenico Romeo. Sono indagati, a vario titolo, per frode nelle pubbliche fornituretruffa aggravata e traffico di influenze illecite.

Il gip del tribunale di Roma, Francesca Ciranna, ha anche disposto un sequestro preventivo di quasi 22 milioni di euro a carico dei tre e della società European Network Tlc, una casa editrice, nei cui confronti è stata emessa la misura interdittiva del divieto di contrarre con la Pubblica amministrazione. Farina, in suo altri affari, è stato socio dell’affarista Luigi Bisignani nonché tra i finanziatori della Fondazione Open di Matteo Renzi. L’inchiesta dei finanzieri del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, è nata sulla base di una segnalazione dell’Agenzia Regionale della Protezione Civile del Lazio alla Procura di Roma e riguarda le vicende relative alla fornitura di 5 milioni di mascherine FFP2 e 430.000 camici alla Regione Lazio da parte della European Network Tlc nella prima fase dell’emergenza sanitaria, tra marzo e aprile 2020, per un prezzo complessivo di circa 22 milioni di euro.

Nell’ordinanza si legge che gli indagati – “pienamente consapevoli” dei certificati falsi – riferivano di aver parlato con l’ex commissario straordinario Domenico Arcuri, che non risulta indagato ed è ritenuto l’oggetto del traffico di influenze. In almeno 3 occasioni. Il 15 luglio, si legge, “Farina ha chiamato Massimo Cristofori e nel corso della conversazione ha giurato di aver parlato” con l’ex commissario per “inserire” la European Network Tlc “quale fornitore sussidiario a Fiat e Luxottica per l’approvvigionamento di mascherine destinate alla riapertura delle scuole”. Intercettato, l’imprenditore dice: “Quello delle mascherine, stiamo, quello che non fornisce Luxottica e Fiat, sai che gli hanno fatto, che so grandi produttori no? Se non ce la fanno, subentriamo noi, adesso sappiamo tra qualche giorno… sono stato ieri giuro”.

Il 3 settembre Farina, scrive ancora il giudice per le indagini preliminari, “è riuscito ad incontrare” Arcuri “come sembra emergere” da quello che riferisce ad Aleksic: “Domenico mi ha promesso che se gli arriva le lettera, autorizza quell’acquisto (…) la dovrebbe fare oggi, oggi la deve fare e oggi pomeriggio ci deve fare l’ordine”, si legge nelle intercettazioni. E conclude: “C’ho anche un settanta possibilità che ti faccio pure il Lazio… sopra ste cose (…) sto facendo un buon lavoro (…) avanti indietro avanti indietro avanti indietro”. Lo stesso giorno, in un’altra telefonata, sempre Farina sostiene di avere “una promessa dal commissario unico, dal commissario straordinario, che se va in rottura di stock con i due fornitori principali che so Fiat e Luxottica e, le prende da me”.

I finanzieri hanno ricostruito che a fronte dei contratti sottoscritti, che prevedevano la consegna di dispositivi di protezione individuale marcati e certificati CE, rientranti nella categoria merceologica di prodotti ad uso medicale, l’impresa milanese facente capo ad Aleksic, che fino al mese di marzo 2020 era attiva soltanto nel settore dell’editoria ha, secondo gli inquirenti, “dapprima fornito documenti rilasciati da enti non rientranti tra gli organismi deputati per rilasciare la specifica attestazione” e, successivamente, “per superare le criticità emerse durante le procedure di sdoganamento della merce proveniente dalla Cina, ha prodotto falsi certificati” di conformità forniti da Romeo “anche tramite una società inglese a lui riconducibile, ovvero non riferibili ai beni in realtà venduti”. E ne erano pienamente consapevoli: “Tanto so’ tutti falsi ‘sti certificati”, diceva Aleksic intercettato.

FONTE: https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/03/tre-arresti-per-le-mascherine-non-certificate-al-lazio-il-tentativo-di-inserirsi-nelle-forniture-per-la-scuola-oggi-ho-incontrato-arcuri/6119988/

 

 

IMMIGRAZIONI

Migranti, bomba su Mare Jonio: “Pagata per prenderli a bordo”

di Andrea Indini 

A lanciare la bomba, questa mattina, è stata la procura di Ragusa che ha portato alla luce l’“accordo economico” che avrebbe portato nella casse della Mare Jonio “un’ingente somma” di denaro per farsi carico di alcuni clandestini recuperati in mare aperto dopo essere partiti dalle coste del Nord Africa. L’accusa è pesantissima e getta nuove ombre sulle organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo centrale e che poi scaricano gli immigrati nei porti del nostri Paese. I suoi effetti avranno sicuramente conseguenze sulle prossime scelte del nuovo governo. Matteo Salvini ha già fatto sapere, infatti, che chiederà “un incontro urgente” al premier Mario Draghi e al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.

L’inchiesta sulla Mare Jonio

Nei primi due mesi di quest’anno, stando ai numeri forniti dal Viminale, ci sono stati 4.536 sbarchi di clandestini. Un numero non di poco conto se si pensa che, tra gennaio e fgebbraio del 2020 ne erano arrivati 2.359 e che nel 2019, quando Salvini era a capo del ministero dell’Interno, se ne erano registrati appena 262. Sebbene sino ad oggi il dossier immigrazione non sia stato ancora analizzato dal nuovo esecutivo, che è in carica da poche settimane, ben presto l’emergenza dovrà essere affrontata rischiando di creare nuove divisioni tra i diversi partiti che compongono la maggioranza. L’inchiesta della procura iblea potrebbe anticipare questo scontro che molti speravano di procrastinare il più possibile. La portata delle indagini non può, infatti, essere sottovalutata. Il gruppo interforze, coordinato dai magistrati di Ragusa, ha stretto il cerchio sulla Idra social Shipping, la società proprietaria ed armatrice della nave di soccorso Mare Jonio che fa parte della “scuderia” della ong Mediterranea Saving Humans. Sotto indagine, secondo quanto riporta l’agenzia LaPresse, sono finite quattro persone: l’ex disobbediente Luca Casarini, il capo missione del salvataggio Beppe Caccia, ex assessore a Venezia nella giunta Cacciari, il regista Alessandro Metz e il comandante Pietro Marrone, al timone durante le operazioni. “La ong non risulta indagata – ci ha tenuto a precidare il procuratore capo di Ragusa, Fabio D’Anna – e non risulta coinvolta allo stato attuale”.

Come ricostruisce l’agenzia Agi, i fatti contestati a Casarini e compagni riguardano lo sbarco di 27 clandestini avvenuto il 12 settembre scorso al porto di Pozzallo. Ventiquattro ore prima gli immigrati erano stati trasbordati sulla Mare Jonio dalla Maersk Etienne, una motonave che batte bandiera danese e che li aveva soccorsi in mare in acque maltesi 37 giorni prima. Mentre erano ancora in attesa che gli venisse indicato un “porto sicuro” dove portare gli stranieri, ecco entrare in scena l’imbarcazione della Mediterranea Saving Humans. Secondo i pm di Ragusa, il trasbordo sarebbe avvenuto “solo dopo la conclusione di un accordo di natura commerciale tra le società armatrici delle due navi”, accordo in virtù del quale la Mare Jonio, “ha percepito un’ingente somma quale corrispettivo per il servizio reso”. Ora agli indagati vengono contestati “i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di violazione alle norme del Codice della navigazione”. Gli addebiti sono subito stati respinti da Mediterranea saving humans che in un comunicato ha difeso a spada tratta gli armatori di Mare Jonio. “Le accuse sono pesanti ma in realtà puntano a colpire la pratica del soccorso civile in mare”, ha scritto l’ong incolpando i pm di aver messo in piedi un’accusa che, “nonostante migliaia di ore di intercettazioni telefoniche e ambientali, si fonda solo su congetture che si scioglieranno presto come neve al sole”.

L’ong italiana fondata dai no global

Ora il centrodestra vuole vederci chiaro e pretende dalla Lamorgese “risposte urgenti”. “È giusto che si vada fino in fondo”, ha commentato Salvini anticipando che nelle prossime ore chiederà un faccia a faccia con il ministro dell’Interno. Anche Giorgia Meloni ha assicurato che intende andare in fondo a questa vicenda e battersi “contro il business che ruota attorno al traffico di esseri umani verso la nostra nazione, spesso mascherato dietro un velo di falso umanitarismo”“La modifica dei decreti sicurezza ha reso ancor più indistinto e torbido il confine di liceità dei comportamenti adottati dalle ong”, hanno fatto eco i deputati Galeazzo Bignami e Ylenja Lucaselli rimarcando la necessità di avere “regole certe” al fine di “contrastare la finta umanità” usata dai talebani dell’accoglienza per “celare le azioni illecite di squali assetati di soldi che organizzano dei veri e propri ‘taxi del mare’ a danno di persone disperate”.

La Mediterranea Saving Humans, nella cui sede questa mattina sono stati acquisiti diversi documenti, è l’unica organizzazione non governativa italiana. Fondata nell’ottobre del 2018 da da Luca Casarini e altri esponenti dei centri sociali e dell’associazionismo rosso, ha nel tempo trovato i soldi sufficienti per mettere in mare diverse navi (tutte battenti bandiera italiana) con l’obiettivo di soccorrere i clandestini nel Mediterraneo aggirando all’epoca i decreti Sicurezza voluti da Salvini che precludevano l’ingresso nei porti del nostro Paese alle ong straniere. Per realizzare questo progetto made in Italycome documentato dal Giornale.it, i fondatori sono partiti da un prestito di 465mila euro ottenuto da Banca Etica che per Casarini & Co. ha “supportato anche le attività di crowdfunding” e “svolto attività di tutoraggio per gli aspetti economici dell’intera operazione”. La linea di creadito sembrava tanto, ma non lo era. Soltanto nel primo anno hanno riusciti a “bruciare” la bellezza di 1.225.333 euro e 20 centesimi. E al tempo avevano da mantenere solo la Mare Jonio. Nel frattempo la flotta si è allargata. E, grazie alle generose donazioni, sono riusciti a mettere in mare anche il veliero “Alex”.

FONTE: https://amp-ilgiornale-it.cdn.ampproject.org/c/s/amp.ilgiornale.it/news/politica/migranti-bomba-sullong-pagata-portarli-bordo-1927478.html

 

 

 

Per i magistrati di Ragusa sono due le prove principali a sostegno delle indagini rivolte verso Luca Casarini e altre tre persone legate a doppio filo alle attività della Mare Jonio, la nave dell’Ong Mediterranea Saving Humans. Da un lato un bonifico da 125mila euro erogato dalla società danese Maersk Tankers alla Idra Social Shipping, proprietaria della Mare Jonio. Dall’altro una finta gravidanza che ha giustificato un trasferimento in elicottero di una donna risultata poi in un buono stato di salute, tanto da essere dimessa da un ospedale siciliano. Un elemento che, secondo gli inquirenti, sarebbe un emblema delle incongruenze riscontrate sull’intera vicenda.

Lunedì la procura di Ragusa ha reso noto di aver avviato un’indagine nei confronti di quattro soggetti: Luca Casarini, ex antagonista e capomissione della Mare Jonio, Beppe Caccia, ex assessore a Venezia nella giunta Cacciari, il regista Alessandro Metz e il comandante Pietro Marrone. Per loro l’accusa è di favoreggiamento e violazione delle norme del codice della navigazione. I fatti risalgono al 12 settembre scorso, quando a Pozzallo sono sbarcati dalla Mare Jonio 27 migranti. Questi ultimi per 38 giorni sono stati a bordo della Maersk Etienne, motonave battente bandiera danese di proprietà della società Maersk Tankers. Soccorsi in acque maltesi, dopo quindi quasi 40 giorni i migranti sono stati trasbordati sulla Mare Jonio e poi fatti sbarcare a Pozzallo. È proprio sul trasbordo che la procura iblea ha voluto puntare i riflettori. Secondo i magistrati, il passaggio dei migranti dalla nave danese a quella italiana è avvenuto dopo accordi economici stipulati tra gli armatori.

Così come raccontato da Felice Cavallaro sul Corriere della Sera, i magistrati ragusani sospettano che ci sia stato un accordo segreto tra i protagonisti per dare vita a un vero e proprio scambio: i soldi in cambio del trasferimento dei migranti. E la prova risiederebbe in un bonifico da 125mila euro al vaglio degli inquirenti. Se però per la procura di Ragusa potrebbe essere questo l’elemento decisivo per l’indagine, non è così per i diretti interessati. In una nota la Idra Social Shipping ha fornito la sua versione dei fatti. Quella somma sarebbe stata effettivamente erogata, ma non a seguito di accordi segreti con la società danese: “Non vi è mai stato alcun accordo preventivo, tantomeno di natura economica – si legge – tra amministratori e dipendenti di Idra Social Shipping, da una parte, e la compagnia danese Maersk Tankers”. Il bonifico sarebbe infatti stato erogato dopo un incontro avvenuto tra i membri delle due società a novembre, dunque due mesi dopo lo sbarco a Pozzallo: “I rappresentanti della compagnia danese li abbiamo incontrati nel contesto di riunioni con le organizzazioni di rappresentanza degli armatori europei – si legge ancora nella nota della società proprietaria di Mare Jonio – con i quali stiamo da allora discutendo le problematiche delle navi mercantili che incrociano nel Mediterraneo e la comune richiesta affinché gli Stati rispettino gli obblighi relativi al coordinamento dei soccorsi e allo sbarco delle persone recuperate in mare”. Dopo questi incontri, da parte danese sarebbe stato chiesto in che modo si poteva dare sostegno politico e logistico alla causa portata avanti dall’Ong italiana: “Sulla base della Convenzione di Londra del 1989 sull’assistenza tra navi in acque internazionali – hanno dichiarato Beppe Caccia e il regista Alessandro Metz – Maersk ha così parzialmente riconosciuto le spese aggiuntive sostenute da “Idra Social Shipping” per i servizi svolti in mare, come forma di sostegno”. Quei 125mila Euro sarebbero quindi una sorta di “ristoro” e di sostegno. Non la vedono alla stessa maniera gli inquirenti.

Anche perché il procuratore di Ragusa, Fabio D’Anna, e il sostituto Santo Fornarier, rimangono insospettiti da altri aspetti della vicenda. Nei giorni in cui si sono sviluppati i fatti contestati, una donna è stata fatta evacuare dalla motonave danese per via del suo stato di gravidanza. Una volta giunta in un ospedale siciliano però, la procura avrebbe in realtà accertato che la donna stava bene e non esisteva alcuna gravidanza. Da qui, come sottolineato ancora da Felice Cavallaro, l’idea degli inquirenti secondo cui il trasferimento della ragazza potrebbe aver rappresentato una messa in scena. Anche perché, sempre secondo la ricostruzione dei magistrati, tutti i migranti sbarcati a Pozzallo hanno trascorso 38 giorni all’interno di apposite cabine e non avrebbero sofferto particolari problemi di salute.

FONTE: https://www.linformazione.info/2021/03/03/un-bonifico-e-una-finta-gravidanza-incastrano-casarini/

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

omnia vincit amor

Vocabolario on line

omnia vincit amor ‹òmnia …› (lat. «l’amore vince tutto»).

Emistichio virgiliano (Bucoliche X, 69; prosegue: et nos cedamus amori «anche noi cediamo all’amore») divenuto proverbiale già in epoca antica per esaltare l’ineluttabile potenza dell’amore, che non si arrende davanti a nessun ostacolo.

FONTE: https://www.treccani.it/vocabolario/omnia-vincit-amor/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Olanda. Un’esplosione vicino al centro regionale per i test per il coronavirus


mercoledì 3 marzo 2021
Non ci sono feriti né vittime. Si sono rotte soltanto le finestre del centro. La polizia indaga. A gennaio un altro centro di test per Covid-19 era stato incendiato
Un'esplosione vicino al centro regionale per i test per il coronavirus

Ansa

Un’esplosione è avvenuta in Olanda vicino al centro regionale per i test per il coronavirus a Bovenkarspel. Lo riportano i media locali, citando la polizia. Non ci sono né vittime, né feriti.

Lo scoppio è avvenuto poco prima delle 7 di mattina.

Nell’esplosione si sono rotte le finestre del centro. La polizia ha recintato l’area e sono in corso le indagini. La cittadina di Bovenkarspel, nella provincia Olanda settentrionale, si trova a nord di Amsterdam.

Che sia un altro segnale di un Paese diviso dalle tensioni sociali? A gennaio va ricordato che alcuni rivoltosi avevano dato fuoco a un altro centro di test per il coronavirus nel villaggio di pescatori di Urk nella prima notte in cui entrò in vigore il coprifuoco nazionale notturno, dalle 21 alle 4.30, imposto dal governo nell’ambito dell’ultimo lockdown. Inoltre il primo coprifuoco dai tempi dell’occupazione nazista non è mai andato giù agli olandesi: il divieto di uscire tra le 21 e le 4:30 entrato in vigore il 23 gennaio, come misura anti-Covid, aveva provocato a fine gennaio quasi una settimana di scontri e proteste violente in tutti i Paesi Bassi.

In seguito il tribunale dell’Aia aveva ordinato al governo olandese di revocarlo: poiché non era dimostrata «l’urgenza» del provvedimento. «Il coprifuoco va revocato immediatamente», si leggeva nella nota del tribunale, secondo il quale la misura era stata «introdotta sulla base della Legge sui poteri straordinari dell’autorità civile ma «in assenza di un’emergenza quale potrebbe essere la rottura di una diga». La stessa sera la Corte d’appello aveva ribaltato la prima sentenza: il coprifuoco in Olanda restava in vigore, così come aveva auspicato il premier dimissionario Mark Rutte, dopo lo scandalo del rimborso dei sussidi richiesto ingiustamente a migliaia di famiglie, rimasto in carica soltanto per gli affari correnti, tra cui la gestione della pandemia.

Le elezioni in Olanda saranno il prossimo 17 marzo.

FONTE: https://www.avvenire.it/mondo/pagine/olanda-esplosione-vicino-centro-test-coronavirus-no-feriti

 

 

 

Biden e lo sfruttamento della manodopera cinese

L’amministrazione Joe Biden è animata da un’ideologia fanatica, presa a prestito da gruppuscoli di credenti di sinistra. È sostenuta da due potenti lobby: il complesso militare-industriale e le multinazionali che producono in Cina. Thierry Meyssan si occupa di quest’ultima lobby, cui non viene attribuita la dovuta rilevanza.

عربي DEUTSCH ΕΛΛΗΝΙΚΆ ENGLISH ESPAÑOL FRANÇAIS PORTUGUÊS РУССКИЙ TÜRKÇE
JPEG - 31.8 Kb
La Cina si è sviluppata grazie alla propensione dei dirigenti statunitensi per il denaro facile.

L’amministrazione Biden adotterà la strategia definitiva nei confronti del rivale cinese non prima di giugno, quando la commissione ad hoc del Pentagono presenterà le proprie proposte alla Casa Bianca.

Sotto l’autorità di Xi Jinping, la Cina ha iniziato a travalicare i propri confini. Ha già collocato tremila soldati nelle Forze delle Nazioni Unite e ha aperto una base a Gibuti. A rigor di logica, per proteggere gli scambi internazionali dovrebbe – come avvenne con la storica via della seta – installare presidi militari lungo le vie che sta costruendo. E, cosa non meno importante, si sta reinsediando sugli isolotti del Mar della Cina, abbandonati nel XIX secolo.

La Cina vuole innanzitutto recuperare lo spazio vitale di cui è stata spogliata dai coloni occidentali. È certa di averne pieno diritto e ritiene di poter usare qualsiasi mezzo per prendersi la rivincita.

Ma, come vuole la strategia esposta nel 1999 dal generale Qiao Liang e dal colonnello Wang Xiangsui [1], intende evitare ogni scontro diretto con gli Stati Uniti. Preferisce non affrontare direttamente l’avversario e s’impegna in guerre, non dichiarate, sul piano commerciale, economico, finanziario, psicologico, mediatico e altro ancora.

L’irredentismo cinese presuppone l’estromissione degli Occidentali, che da oltre un secolo e mezzo occupano l’Estremo Oriente. Non va confuso con la strategia di sviluppo economico, che è riuscita in pochi anni a far uscire dalla povertà centinaia di milioni di cinesi.

La strategia economica della Nuova Cina è iniziata nel 1978, sotto la direzione di Deng Xiaoping, ma ha cominciato a dare frutti soltanto nel 1994. All’epoca l’Unione Sovietica era scomparsa; l’esercito USA era stato in gran parte smobilitato; il presidente Bush aveva dichiarato che era tempo di far soldi e il successore, Bill Clinton, era stato indotto da alcune grandi compagnie ad aprire il mercato del lavoro cinese. Un operario cinese, ancorché non qualificato, costava circa 20 volte meno di un operaio USA.

Il presidente Clinton inizia allora a sganciare i negoziati sui Diritti dell’uomo (in senso anglosassone) dalle questioni commerciali. Poi fa entrare la Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization, WTO). In pochi anni le grandi società trasferiscono le loro fabbriche sulla costa cinese, a vantaggio dei consumatori e a scapito degli operai statunitensi.

Vent’anni dopo gli statunitensi consumano in massa prodotti cinesi e le grandi imprese, diventate multinazionali, aumentano i guadagni in misura esponenziale. Ma contemporaneamente le fabbriche di beni di consumo negli Stati Uniti sono state delocalizzate o hanno chiuso, sicché la disoccupazione ha dilagato. La ripartizione della ricchezza è stata modificata in modo che ormai la classe media è pressoché sparita; per contro, ci sono soprattutto molti poveri e alcuni ultramiliardari.

Quando il fenomeno comincia a estendersi all’Europa, ecco che gli elettori statunitensi scelgono Donald Trump come presidente. Trump tenta dapprima di risolvere bonariamente la questione della bilancia dei pagamenti con la Cina (Border-adjustment tax), ma i Democratici e parte dei Repubblicani glielo impediscono. Non riuscendo a far adottare una chiusura parziale delle frontiere, si butta in una guerra delle tariffe doganali, su cui il Congresso non ha voce in capitolo.

Nel 2021 il presidente Biden succede ufficialmente a Trump. È sostenuto dalle multinazionali che traggono la loro immensa fortuna dalla globalizzazione economica. Biden dichiara subito di voler normalizzare le relazioni fra Stati Uniti e Cina. Chiama il presidente Xi Jinping per la situazione degli uiguri e di Hong Kong, ma si affretta a riconoscere che Tibet e Taiwan sono cinesi, realtà in parte contestata dal predecessore. Ma, soprattutto, in una conferenza stampa dichiara che ogni Paese ha «proprie norme» e che le posizioni politiche di Cina e Stati Uniti seguono ciascuna la propria peculiare logica. Così, una volta insediato alla Casa Bianca, ha potuto affermare di «comprendere» la repressione cinese del terrorismo uiguro, benché solo poche settimane prima accusasse la Cina di «genocidio» del popolo uiguro, travestendolo da repressione del terrorismo.

Nei prossimi quattro anni l’amministrazione Biden dovrebbe perciò continuare l’opera dei presidenti Clinton, Bush figlio e Obama: a massimo profitto dei multimiliardari e a scapito del popolo statunitense. Si appoggerà a una classe dirigente che dal sistema trarrà beneficio personale.

Per capire il meccanismo, ricapitoliamo le peculiarità delle otto principali personalità che sostengono l’alleanza fra Stati Uniti e Cina. Innanzitutto sul piano politico: una delle principali icone dei Democratici e il capo dei Repubblicani in senato; poi sul piano economico: i due principali distributori di beni di consumo; infine sul piano governativo: chi decide nell’amministrazione Biden.

I sostegni di parte

JPEG - 19.8 Kb
Dianne Feinstein
Sindaco di San Francisco dal 1978 al 1988; senatrice dal 1992.
Partito Democratico.
Quand’era sindaco di San Francisco, nel 1978 strinse legami con Jiang Zemin, che prese parte alla repressione della rivoluzione colorata di Tienanmen (1989) e in seguito successe a Deng Xiaoping. Grazie a questo contatto, la senatrice divenne un intermediario obbligato per le multinazionali USA che volevano impiantare industrie in Cina e fece la fortuna del terzo marito, il finanziere Richard C. Blum (Blum Partners).
In cambio del silenzio sugli 80 mila prigionieri segreti della Navy in acque internazionali, la signora Feinstein ottenne la divulgazione delle informazioni sui 119 prigionieri della CIA – compresi quelli di Guantanamo – e sulle torture loro inflitte. Un fatto che la rese celebre.
JPEG - 19.5 Kb
Mitch McConnell
Senatore dal 1984; attuale presidente della minoranza repubblicana del senato.
Partito Repubblicano.
In cambio del sostegno del Partito Repubblicano alla politica del presidente, è riuscito a imporre la moglie, Elaine Chao, segretaria ai Trasporti dell’amministrazione Trump. Il suocero, l’uomo d’affari James S.C. Chao, è un generoso donatore della facoltà di economia di Harvard. Ha potuto così esigere che l’università formasse una generazione di dirigenti cinesi.

I sostegni dei grandi distributori

JPEG - 30.5 Kb
Walmart: famiglia Walton
Proprietà familiare dei Walton.
Finanzia il Partito Democratico. Hillary Clinton è stata membro del consiglio di amministrazione.
È il primo distributore di beni di consumo negli Stati Uniti.
Nel 2020 i Walton sono ritenuti la famiglia più ricca al mondo.
JPEG - 19 Kb
Amazon: Jeff Bezos
Jeff Bezos, presidente-direttore generale di Amazon, Blue Origin e Washington Post.
Donatore del movimento transumanista.
Primo distributore di beni di consumo a domicilio in Occidente.
Nel 2020 è ritenuto l’uomo più ricco al mondo.

I sostegni dell’amministrazione Biden

JPEG - 21.5 Kb
Ron Klain
Capo di gabinetto del vicepresidente Al Gore, poi del vicepresidente Joe Biden (1999-2011); capo di gabinetto della Casa Bianca (ossia coordinatore dell’amministrazione Biden) dal 2021.
Partito Democratico.
La moglie, Monica Medina, lavorava per la Walton Family Foundation, ossia per Walmart.
JPEG - 49.4 Kb
Antony Blinken
Consigliere per la Sicurezza Nazionale del vicepresidente Biden (2009-2013); vice consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente Obama (2013-2015); cofondatore di WestExec Advisors (2017-2021); segretario di Stato dal 2021.
Neoconservatore.
La sua società di lobbying, WestExec Advisors, è formata da membri dell’amministrazione Obama. Ha il compito di mettere in relazione le multinazionali USA sia con il dipartimento USA della Difesa sia con il governo cinese.
JPEG - 24.7 Kb
Avril Haines
Vicedirettrice della CIA (2013-2015); vice consigliera per la Sicurezza Nazionale (2015-2017); lobbysta della WestExec Advisors (2018-2021); direttrice dell’intelligence nazionale dal 2021.
Partito Democratico.
Quando è stata alla WestExec Advisors, ha difeso gli interessi delle grandi società USA a trasferire le loro fabbriche in Cina.
La signora Haines è soprannominata “regina dei droni” per aver concepito il programma mondiale di uccisioni mirate per mezzo di droni. Fu lei a negoziare con la signora Feinstein affinché non venissero resi pubblici i sequestri e le torture della Navy.
JPEG - 17.9 Kb
Neera Tanden
Direttore del Center for American Progress; dal 2021 direttore dell’Ufficio per la gestione e il budget.
Neoconservatrice. Amica personale di Hillary Clinton.
Pur essendo direttrice del think-tank dei Democratici, Tanden era membro della China-United States Exchange Foundation (CUSEF), oggi sciolta. Era un’organizzazione incaricata dal governo cinese di neutralizzare le critiche negli Stati Uniti contro la politica delle multinazionali di delocalizzazione in Cina.
JPEG - 35.2 Kb

Ricordiamo che durante la campagna elettorale è stato fatto di tutto per impedire che gli elettori venissero a conoscenza dell’inchiesta del New York Post sul figlio del presidente Biden, Hunter, che, tra l’altro, si è appropriato in Ucraina di un miliardo di dollari, con la complicità della CEFC China Energy, società in seguito sciolta.

La posizione cinese

L’elezione del presidente Biden è un colpo di fortuna per la Cina, che ancora non è completamente uscita dal sottosviluppo. Spera di sfruttare il gusto per i soldi facili degli ultramiliardari statunitensi al fine d’indurli a costruire, a loro spese, nuove fabbriche nel Paese.

La Cina sa che non può perdere l’occasione. Infatti, man mano che lo sviluppo progredisce, gli operai cinesi diventano maggiormente qualificati e diventano un costo sempre maggiore. Già adesso, quelli che vivono sulla costa del Mar della Cina hanno salari paragonabili a quelli degli operai statunitensi. Quindi non sono più appetibili per il mercato straniero e si rivolgono al mercato interno, ora solvibile.

Ovvio che la Cina abbia cominciato a proteggere la parte sviluppata del Paese da possibili delocalizzazioni. Costringe tutte le società occidentali a operare attraverso joint-venture, possedute per metà da cittadini cinesi. Impone inoltre la presenza di un rappresentante del Partito all’interno del consiglio di amministrazione di queste imprese, in modo d’assicurarsi che non possano adottare una strategia anti-nazionale.

A termine, la Cina s’appresta a dare il benservito agl’investitori stranieri e a inondare i loro stessi mercati. Questa volta però nel proprio primario interesse.

FONTE: https://www.voltairenet.org/article212288.html

 

 

 

POLITICA

 Tempo di lettura:1 Minuti, 50 Secondi

“E’ presto ma per ora nei fatti domina la continuità con le politiche di Conte”. Giorgia Meloni, intervistata dal Corriere della Sera, accoglie sì il “segnale positivo” rappresentato dalla sostituzione di Arcuri ma ribadisce che “per ora nei contenuti quello che Draghi sta facendo mi sembra molto simile a quello che faceva Conte. A partire – sottolinea – dall’ennesimo dpcm che tutti speravamo di non vedere più. La discontinuità non è una semplice nomina, si vede nei fatti”.

La leader FdI tuttavia riconosce che “ci vuole tempo” e apprezza che “qualche passo si sia compiuto” e rinnova dunque il proprio auspicio che scelte come quelle di Curcio, Gabrielli e Figliuolo “possano rompere finalmente i ponti con il passato”. Anche perché il cambio della guardia per quanto attiene al Commissario alla gestione dell’emergenza covid “è il minimo sindacale”.

“Vedo ancora segnali preoccupanti”, segnala Meloni mettendo nel mirino “agire ancora con dpcm come si è appena fatto anziché coinvolgere il Parlamento” e, poi, “la politica surreale delle chiusure a cena dei ristoranti”, “i mezzi pubblici strapieni”, “trasparenza sui dati del Cts, che limitano le libertà individuali”, e il calcolo dei ristori “sui codici Ateco e non sulla perdita di fatturato”.

“Non vorrei che i partiti del centrodestra finissero per subire un pò troppo la linea altrui”, è il messaggio indirizzato al centrodestra di governo, e qui Meloni rilancia la proposta di un intergruppo “per contrastare il peso che la vecchia maggioranza ha nel governo”.

Osserva, allora, la leader FdI che “il percorso non è ancora iniziato ma sono sicura che una forma di coordinamento del centrodestra sarebbe utile all’opposizione come a chi del centrodestra è in maggioranza, perché assieme si può agire, noi – rivendica – con la libertà di chi non ha vincoli di maggioranza e loro con il ruolo di chi è dentro”.

Il segnale per FI, Lega “e anche Renzi, visto che era sulla nostra posizione” si basa sulla bocciatura del “nostro emendamento per sospendere gli effetti della norma Bonafede” e altri fatti “diciamo così ‘curiosi’” oltre alla riforma della prescrizione, come la mancata calendarizzazione di “quella che era la mozione unitaria del centrodestra per abolire il rimborso del cashback e destinare i 5 miliardi previsti ai ristori”. 

FONTE: https://www.linformazione.info/2021/03/03/draghi-e-alleati-i-paletti-di-meloni/

 

 

 

STORIA

I frati slavi massacrati dai partigiani titini nel 1945


Martiri di Siroki Brijeg 

(…) Il santuario di Siroki Brijeg, titolato alla Madonna Assunta in Cielo, costituisce l’autentico vessillo religioso dell’Erzegovina, riconosciuto anche al di fuori dei confini della piccola regione.

Quel monastero, vero e proprio scrigno della storia e delle memorie del popolo croato di Erzegovina, fu teatro, il 7 febbraio 1945, di una delle più efferate stragi commesse dai partigiani comunisti locali, eccidio rimasto indelebile nella memoria della gente del luogo nonostante tutti i tentativi, anche violenti, delle autorità comuniste di far dimenticare l’episodio. Il complesso comprendente il santuario, il convento, una scuola e una chiesa, era stato costruito nel 1846 (durante la dominazione turca), grazie alla dedizione di dodici francescani originari dell’Erzegovina e provenienti da Kresevo, in Bosnia. Col passare degli anni, quel luogo era divenuto il simbolo cristiano più importante di tutta l’Erzegovina; per questo motivo un gruppo di partigiani comunisti decise di distruggerlo dalle fondamenta, al fine di sradicare dal cuore del popolo la fede cattolica e la benevolenza e la riconoscenza verso i frati francescani.

Arrivati a Siroki Brijeg alle tre del pomeriggio del 7 febbraio 1945, i partigiani trovarono nel monastero trenta religiosi, alcuni dei quali erano professori nel ginnasio adiacente il santuario. Con minacce e bestemmie cercarono di persuadere i frati a lasciare l’abito religioso; al rifiuto di questi, presero i francescani uno ad uno, li portarono fuori dal convento e li uccisero. Testimoni oculari hanno successivamente raccontato che i frati andarono incontro alla morte pregando e cantando le litanie della Madonna. Terminata l’esecuzione i loro corpi furono cosparsi di benzina e bruciati. Non paghi di questo, i partigiani oltraggiarono e cancellarono la scritta sulla pietra invocante Dio e la Madonna, posta sopra l’ingresso del convento, e distrussero la biblioteca, contenente circa 150 mila volumi, che documentavano le tappe della storia e delle sofferenze del popolo croato di Erzegovina.

Di seguito i nomi dei trenta martiri di Siroki Brijeg:

  • Fra Bruno Adamcik, di 37 anni;
  • Fra Marko Barbaric, di 80 anni. Quel 7 febbraio 1945 giaceva a letto ammalato di tifo. Gli ufficiali comunisti ordinarono di portarlo fuori, trasportandolo su una coperta. Quindi fu ucciso e buttato nel fuoco assieme agli altri confratelli;
  • Fra Jozo Bencun, 76 anni;
  • Fra Marko Dragicevic, 43 anni, professore di greco e latino;
  • Fra Miljenko Ivankovic, 21 anni;
  • Fra Andrija Jelcic, 41 anni;
  • Fra Rudo Juric, 20 anni;
  • Fra Fabijan Kordic, 55 anni;
  • Fra Viktor Kosir, 21 anni;
  • Fra Tadija Kozul, 36 anni, professore di filosofia, greco e latino;
  • Fra Krsto Kraljevic, 50 anni;
  • Fra Stanko Kraljevic; 74 anni;
  • Fra Zarko Leventic, 26 anni. Anch’egli ammalato di tifo, fu preso e ucciso come gli altri confratelli;
  • Fra Bonifacije Majic, 62 anni, professore e catechista;
  • Fra Stjepan Majic, 20 anni, aveva appena terminato il noviziato;
  • Fra Arkandeo Nuic, 49 anni, professore di greco, latino, tedesco e francese;
  • Fra Borislav Pandzic, 35 anni, professore di religione;
  • Fra Kresimir Pandzic, 53 anni, professore di lingua classica e direttore della scuola;
  • Fra Fabijan Paponja, 48 anni;
  • Fra Nenad Venancije Pehar, 35 anni, professore di filosofia;
  • Fra Melhior Prlic, 53 anni;
  • Fra Ludovik Rados, 20 anni, aveva appena terminato il noviziato;
  • Fra Leonard Rupcic, 38 anni, professore di francese;
  • Fra Mariofil Sivric, 32 anni,
  • Fra Ivo Sliskovic, 68 anni;
  • Fra Kornelije Susac, 20 anni;
  • Fra Dobroslav Simovic, 38 anni, professore ed educatore dei seminaristi;
  • Fra Radoslav Vuksic, 51 anni, professore di matematica e fisica, direttore del ginnasio per sei anni;
  • Fra Roland Zlopasa, 33 anni, professore;
  • Fra Leopold Augustin Zubac, 55 anni, professore.

http://www.santiebeati.it/dettaglio/94203
http://www.centrostudifederici.org/frati-slavi-massacrati-dai-partigiani-titini-1945/

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/i-frati-slavi-massacrati-dai-partigiani-titini-nel-1945/

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°