RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 3 giugno 2020

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RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

3 giugno 2020

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Dobbiamo convenire che per essere felici nella vita,

bisogna letteralmente paralizzare  molti lati della nostra anima .

NICOLAS CHAMFORT, Massime e pensieri, Guanda, 1988, pag. 27

 

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SOMMARIO

Grandezza (poca) e servitù (tanta) della moneta elettronica
SENSAZIONALI RIVELAZIONI SUL DEEP STATE, SUI FALSI FILANTROPI E SULLA PAGLIACCIATA VIRALE
L’Italia in mezzo allo scontro tra USA e Germania
POVERA PATRIA, SPERIAMO CHE CAMBIERÀ
Guerra per la Terra: l’Italia e i poteri oscuri dietro al virus
LE PROFEZIE DI ORIANA FALLACI. VERITA’ SCONVOLGENTI PER L’EUROPA DORMIENTE
Cosa cambia dal 3 giugno: spostamenti, auto, viaggi all’estero
NON ANDRA’ TUTTO BENE
Gli USA in fiamme: le rivolte antirazziste come arma contro Trump
“Il governo dichiarerà gli Antifa organizzazione terroristica”. Trump usa il pugno duro
SUL CORPO
Sapelli: solo prestiti e tasse, così l’Ue farà a pezzi l’Italia
Chi paga la crisi?
Colao, assalto alle imprese di Stato. Elkann in pole position
IL COMMISSARIO EUROPEO BRETON: COMUNQUE PAGHERETE IL RECOVERY FUND…
Pinocchio, il Gatto e la Volpe
PORTO D’ARMI E RIABILITAZIONE: LA DISCREZIONALITÀ DELL’AUTORITÀ DI PUBBLICA SICUREZZA
LAMPEDUSA: SBARCATI ALTRI 95 TUNISINI
Lorenzo Formicola “Il virus ha fermato mezzo mondo, ma non l’immigrazione irregolare
Migranti: Più che maxi sanatoria un maxi spot per certificare il “liberi tutti” in Italia.
IL LICENZIAMENTO DEL SOCIO LAVORATORE E LA COMPETENZA DEL GIUDICE DEL LAVORO
Via della seta o via stelle e strisce? 
CHI O COSA HA GOVERNATO L’ITALIA DAL ’92 AD OGGI? 
Qualcuno di voi si sta preparando a scaricare la App . IMMUNI?

 

 

EDITORIALE

Grandezza (poca) e servitù (tanta) della moneta elettronica

Manlio Lo Presti 3 giugno 2020

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La moneta elettronica:

1) impedirà alla popolazione di correre agli sportelli durante le crisi bancarie, sempre più ricorrenti e sempre più  distruttive;

2) Lo Stato potrà rasoiare i depositi a suo piacimento, preferibilmente di notte, come già accaduto con il governo Amato;

3) potrà collocare obbligazioni in automatico sugli IBAN, compresi quelli assegnati d’ufficio anche a coloro che non hanno conti correnti mandandoli a debito per l’acquisto dei titoli. Debito su cui  saranno emesse cartelle esattoriali assistite da ipoteca giudiziale sulla casa di proprietà o di pignoramento degli stipendi, in caso di mancato o parziale rimborso del debito forzato;

4) consentirà di impiantare l’uso generalizzato del Bitcoin;

5) il Bitcoin è l’anticamera del BLOCKCHAIN del tutto simile al demonizzato 5G. La guerra planetaria 5G contro BLOCKCHAIN è una questione di soldi, tantissimi soldi, come al solito;

6) aumenta vertiginosamente la sorveglianza degli umani tracciando le loro scelte e quindi anche la loro salute quando comprano medicine [mediante l’attuale controllo incrociato carta-codice fiscale]. Gli importi delle multe saranno prelevati con sentenza elettronica passata in giudicato;

7) è possibile applicare alla popolazione un regolamento della VITA A PUNTI, come i punti della patente e i cui effetti ricadranno sugli acquisti, sull’accesso ai servizi pubblici, sui trasporti, sull’acceso agli ospedali, sul comportamento stradale, ecc. ecc. ecc.;

8) il denaro virtuale obbliga la popolazione ad avere un cellulare che sarà assegnato forzosamente a coloro che non lo hanno. Il rifiuto comporterà una serie sanzioni sociali occulte per aggirare ipocritamente la volontarietà, come accadrà con il rifiuto della app IMMUNI la cui mancanza non darà accesso al 90% dei servizi sociali, MA E’ COMUNQUE VOLONTARIA….

9) per utilizzare il proprio danaro elettronico, di fatto requisito, ci faranno IMPIANTARE MICROCHIP SOTTOPELLE altrimenti non mangi…

Concludendo come la famosa grappa:

  1. TUTTO E’ VOLONTARIO (ma in realtà non abbiamo scelta altrimenti si ricevono ritorsioni palesi e occulte);
  2. SE RIFIUTIAMO LE APP DECISE DA LORO, SAREMO BIPEDI SENZA DIRITTI, SENZA ESISTENZA CERTIFICATA, SENZA IDENTITÀ A CAUSA DELLA MASCHERINA PERMANENTE;
  3. POTREMO MORIRE CON EUTANASIA DI MASSA, A COMANDO ESTERNO E ALL’IMPROVVISO DI NOTTE NEGLI OSPEDALI,
  4. CI SARANNO RICADUTE SUI FAMILIARI E SULLA CERCHIA DELLE CONOSCENZE E DEI CONTATTI PERSONALI, con la ridetta scusa del tracciamento del tracciamento del tracciamento…

E allora, scaricale queste santissime APP … testardo e ribelle cittadino demmerda, SICURAMENTE POPULISTA E FASCISTA

OBBEDISCI.

Sono state create per il tuo interesse.

Firmato: IL GATTO & LA VOLPE 👽👽👽👽👽👽👽

 

 

 

IN EVIDENZA

SENSAZIONALI RIVELAZIONI SUL DEEP STATE, SUI FALSI FILANTROPI E SULLA PAGLIACCIATA VIRALE

UNA BUONA OCCASIONE PER CAPIRE COME STANNO REALMENTE LE COSE

Questa mia panoramica odierna serve a far capire, a chi non ci è ancora arrivato, l’estrema banalità del problema virale, o meglio ancora la boiata pazzesca che ha fatto precipitare il mondo intero ai margini di un abisso e di una catastrofe non ancora debellati del tutto. Serve a riflettere su quanto blasfemi e ridicoli sono i governanti italiani e su quanto credulona e sguarnita è la gente italica che malgrado tutto continua a tollerarli e a dar loro del credito, a sopportare senza reagire. Quanto vi sto per dire non sono fake news e nemmeno indiscrezioni “complottistiche”, ma fatti concreti provati e confermati nei giorni passati e verificabili in quelli a venire, cioè nel giro di pochi giorni o al massimo di poche settimane. Non avvenimenti casuali ma concatenazioni precise ed inequivocabili.

SOROS, NEMICO GIURATO DELLA LIRA E DELLE ESPORTAZIONI ITALIANE VERSO L’ASIA

Cominciamo parlando di George Soros, per mettere in chiaro quanto smemorati e incompetenti siamo in tema di politica e di economia. Soros, falso filantropo al pari di Bill Gates, non è soltanto il gran finanziatore dei Clinton e di Barack Obama, ma è l’uomo che ha rovinato l’Italia in due distinte fasi. Prima speculando e tentando di fare affondare la lira negli anni ’80, e poi facendo cadere il Baht thailandese negli anni ’90 con epocale effetto domino sulle valute asiatiche che volavano alte, causando un crollo disastroso delle esportazioni italiane in Asia, esportazioni che stavano andando a pieno ritmo, dando fastidio ai concorrenti americani, francesi e tedeschi.

SOROS NON OSA METTERE PIEDE IN THAILANDIA E IN ORIENTE, MENTRE DA NOI RICEVE TAPPETI ROSSI E LAUREE HONORIS CAUSA

Come gentile premio, il prof Romano Prodi gli ha steso tappeti rossi assegnandogli pure una laurea honoris causa del prestigioso ateneo bolognese. Soros ammirato a Roma al punto di aver tentato di acquistare il pacchetto azionario della Roma Calcio, mentre se solo mettesse piede in qualsiasi paese asiatico, persino a distanza di 30 anni dai suoi misfatti, verrebbe letteralmente arrostito ad opera della gente comune, prima ancora che dei relativi governanti. Stesso discorso nella sua Ungheria, e stesso discorso in Russia. Non è un caso che si sia dichiarato morto già un paio di volte, per motivi di sicurezza.

PREGIUDIZI ASSURDI E INGIUSTIFICATI SU DEMOCRATICI E REPUBBLICANI

Altro punto chiave del pensiero politico distorto che caratterizza da decenni l’intera cultura italiana, è il suo inguaribile sinistrismo di maniera, per cui si guarda ai fatti americani con la lente deformante e superficiale delle apparenze, delle etichette e dei nomi. Simpatia per i Clinton e ammirazione sconfinata per Obama, gente pacifica, gente democratica se non addirittura colombe. Se pensiamo che Trump non ha finora causato una singola guerra, mentre i Clinton e gli Obama hanno provocato milioni di morti e di migranti tra le guerre dei Balcani, le guerre di Siria e di Libia, potremmo anche cambiare idea. Analizzando le cose come stanno realmente, Trump non è affatto il reazionario bizzarro e incapace che una certa stampa italiota tende a dipingere, ma si sta rivelando un presidente capace e geniale nelle sue mosse strategiche, tese spesso a confondere e persino a ridicolizzare gli avversari.

CONSENSO PRESIDENZIALE IN FORTE CRESCITA

I ripetuti, costanti e numerosi tentativi di far fuori Trump con i vari Russia Gate, impeachment, Mueller Report, Quid pro quo con l’Ucraina e molti altri, sono falliti miseramente e questo ha acuito lo scontro epocale tra le due fazioni, creando il panico e la paura tra chi deteneva e detiene da sempre il potere economico e bancario in America e nel mondo. Si è cercato in mille maniere di mettere il presidente in cattiva luce ma, nel fare questo, la fazione anti-Trump ha perso credibilità davanti all’elettorato americano, rivelando i suoi colpi bassi, le sue “astuzie”, il suo spiccato machiavellismo ed anche le sue magagne. In questo senso Trump ha rafforzato di molto il suo consenso popolare.

LUNGIMIRANZA POLITICA E ANTICIPAZIONE MOSSE AVVERSARIE

La lotta per il potere non è finita e, le nuove elezioni del 2020 a novembre promettono fuoco e fiamme. Il potere ombra sta mettendo assieme tutte le sue armi evidenti e nascoste, tutti i suoi enormi mezzi, per farlo perdere o per non farlo nemmeno arrivare alle elezioni. Trump rischia molto anche sul piano fisico, e lo sa benissimo. Diversi presidenti sono stati brutalmente eliminati in passato per molto meno. Ma lui sta dimostrando lungimiranza politica fuori del comune, rintuzzando e snobbando i suoi avversari, anticipandone le mosse e facendoli cadere nelle sue contro-trappole, nei suoi clamorosi contro-trabocchetti. I suoi ormai celebri zig-zag sono sia nello spazio che nel tempo.

SFIDA EPOCALE AL DEEP STATE DA PARTE DI TRUMP

Trump non è affatto un ficcanaso e un interventista, anche se dà a volte l’idea di esserlo. Non va in giro a rovesciare governi. Si muove con prudenza ma anche con determinazione quando serve. Sa molto bene come incastrare i suoi avversari. Il suo obiettivo prioritario non è affatto quello di isolarsi, ma è piuttosto quello di riorganizzare i rapporti internazionali. Sta anche operando per far finire Hillary Clinton in prigione. Ha anche avuto la forza di denunciare i media ufficiali come fabbricatori di false notizie, accusandoli di non essere né credibili né affidabili. In pratica li sta dominando con prove e documenti in mano. Per imbrogliare e confondere in continuazione gli avversari, organizza sempre grandi gimcane politiche a base di twitter e di messaggi diretti al popolo e agli avversari, e snobbando l’odiata stampa di regime, zigzagando e mai andando in linea diritta, per vie scontate e prevedibili.

SIGNIFICATO DELLA SIGLA Q-ANON

Cosa c’è dietro la misteriosa sigla Q-ANON? Il Q rappresenta una sigla di sicurezza usata in campo militare come codice di accesso a informazioni riservate. Anon sta invece per Anonymous o anonimo. Il Q rappresenta anche l’operazione del Grande Risveglio Americano dal distacco e dall’indifferenza politica. Il Grande Risveglio nasce nell’ottobre 2017, quando compaiono i primi Drops, ovvero le prime gocce informative che Q-Anon comincia a far cadere sul paese, in forma oscura e codificata inizialmente, e poi via via più chiari e coerenti, oltre che fortemente risonanti e verificabili. Le prime Drops dicevano all’America che stava per succedere qualcosa di particolarmente rilevante.

STORICO DECRETO TRUMP CONTRO LA CORRUZIONE

E infatti il presidente Trump il 21/12/17 emana un ordine esecutivo (da noi decreto legge) particolarmente importante che ha implicato cambiamenti negli ordinamenti giuridici e militari. Con questo decreto Trump dichiara guerra senza quartiere allo “Human Trafficking and Corruption” in tutto il mondo, in nome della Sicurezza Nazionale. Il decreto dà a Trump il potere di perseguire questi crimini in tutto il mondo, in associazione e coordinamento tra l’altro con Putin e Xi Jinping.

CRESCENTE AUTOREVOLEZZA E CREDIBILITÀ DELLE GOCCE Q-ANON CHE DIVENTANO PIOGGIA REGOLARE

Da quel momento in poi le Drops di Q-Anon acquisiscono crescente importanza e credibilità, si intensificano e diventano ancora più esplicite e dettagliate, qualcosa come le previsioni del tempo elaborate con criterio e precisione, e rivolte sia alla politica interna che a quella estera. Messaggi che hanno caratteristica di intelligence per come sono strutturati. Si dice anche che i Drops di Q-Anon siano affidabili in quanto non possono essere cambiati o aggiornati o modificati in corso d’opera, come invece avviene spesso per i media ufficiali.

ARRESTI DI MASSA NEGLI STATI UNITI

Tom Bosco, Alessandro Sieni, Germana Leoni, Antonio Lorenzo Montuoro e Gustavo Palumbo parlano di arresti di massa. Si tratta di analisti seri, di giornalisti investigativi preparati e non di scamorze qualsiasi. Operano da anni chi nel campo della geopolitica e chi nel campo della teo-intelligence. Avvenimenti bizzarri, intriganti e drammatici che creano anche un certo fascino, oltre che grande curiosità. Studiano queste dinamiche ed anche la faccia nascosta e oscura della medaglia, quella che sconfina nella pedofilia, nel satanismo e nei riti satanici, perché sembra si tratti anche di questo.

Lady Gaga e Marina Abramovic, organizzatrice del cosiddetto “spirit cooking”

IMPLACABILE AZIONE DI TRUMP MEDIANTE ABILI MOSSE STRATEGICHE

Trump è probabilmente uno studioso dello stratega cinese Sun Tzu, autore dell’Arte della Guerra, per il quale “Se conosci te stesso e conosci pure il nemico, vincerai ancor prima di iniziare il combattimento”. Da rilevare che già molti arresti sono stati fatti. Quando arriveranno arresti ancora più massicci potrà succedere di tutto, ma nulla di catastrofico. Tutto sarà fatto in modo di non arrecare danno alla popolazione civile. E in modo tale che la gente non rimanga troppo scioccata dalle rivelazioni e dai dettagli da brivido. Già poco dopo l’installazione di Trump alla Casa Bianca sono stati eseguiti diversi fermi legali, mettendo gli accusati agli arresti domiciliari. Alla fine di questo iter verranno delineati gli arresti legali e si comunicheranno pure i nomi e le funzioni degli arrestati. Al momento tali nomi sono coperti da segreto istruttorio, anche per non creare troppi allarmismi.

UNA ÉLITE INCONTROLLATA E ABITUATA A PRATICHE SCELLERATE ED IMPUNITE

Le persone oneste coltivano il loro piccolo orticello e hanno il senso dei limiti, il senso del dovere. Ma molti soggetti del Deep State subiscono da lungo tempo ormai una specie di delirio di onnipotenza, per cui credono di poter fare di tutto e di più senza limiti. Sono abituati a fare patti scellerati con chiunque, anche col demonio, pur di espletare il proprio ego ai massimi livelli. Vendono armi, vendono tecnologie, vendono droghe, vendono segreti di stato, partecipano a orge e persino a riti sacrificali.

PROVE TELEFONICHE, CONFESSIONI E ALTRI DETTAGLI INCHIODANO I COLPEVOLI

Molta gente si rifiuta di credere che certe cose accadano. Non può essere che l’essere umano arrivi a tali livelli di degrado morale. Ma il caso Jeffrey Epstein, super-miliardario e filantropo al pari di Soros e Bill Gates, fa ormai testo. Ci sono prove telefoniche e fotografiche che non lasciano adito a dubbi. Ci sono nomi di persone imbarcate sull’aereo privato di Epstein, incluso il principe Andrea d’Inghilterra, Bill Gates e il solito Bill Clinton con 27 voli. Epstein si è reso famoso per i suoi festini a luci rosse riservate ai Super-Vip nella sua isola caraibica.

FORTI LEGAMI TRA EPSTEIN, CLINTON E BILL GATES

Quando venne arrestato dalla polizia federale, Epstein si trovava, guarda caso ospite di Bill Gates e della sua compagna di merende Melinda. Pare che poi non sia morto come da versione ufficiale, ma abbia solo inscenato la sua morte (procedura spesso usata in America per depistare la legge e sottrarsi ai propri nemici). Pare che Epstein stia pure collaborando con Q-Anon per smantellare l’impero del male, in coordinazione con pretoriani di Trump impegnati a bonificare l’America e il pianeta dalla vera infezione mondiale che non è certamente un banale e innocuo virus corona, ma bensì l’élite finanziaria col suo ampio corollario di depravazione.

Notare forma del naso e dell’orecchio diversi in Epstein vivo (sinistra) e morto (destra)

ALLINEAMENTO DELLA STAMPA ALLA OMERTÀ E ALLE COPERTURE, A NON DIRE MAI UNA PAROLA FUORI POSTO

Oggi tutti i media mainstream hanno una ferrea coordinazione e un notevole allineamento ideologico. Non dicono una singola parola sugli avvenimenti che accadono realmente, sia che si tratti di riti satanici o di fatti rilevanti sul piano giurisdizionale ed economico. Scompare l’Aquila, scade nel 2016 il contratto di 99 anni con la FED (Federal Reserve System) e Trump non rinnova il contratto, il trust, ma lo trasborda sotto l’egida del Ministro del Tesoro, togliendo alla FED lo status di Corporation simboleggiato dall’aquila. Silenzio totale. L’informazione negata totalmente al popolo.

LE DROPS DEL Q-ANON RIVELANO QUANTO ACCADE REALMENTE DIETRO LE QUINTE

Tutti questi movimenti di importanza fondamentale per le economie mondiali sono descritti per filo e per segno nelle Drops del Q-Anon, informazioni affidabili e non riducibili a complottismo. I complottisti sono i media del regime, sempre a bocca chiusa e serrata quando invece ci sono cose da gridare a voce alta. Tra l’altro la BCE farà la stessa fine entro breve. E si ammainerà la bandiera della Comunità Europea. Ormai la UE-Unione Europea è il simbolo del disagio e della sofferenza dei popoli europei. La si lascia stampare moneta per qualche altra settimana o qualche mese e poi tutto ripasserà alla Banca d’Italia e alle atre banche nazionali. Cose sicure e scontate, preannunciate da Q-Anon.

DEEP STATE SIGNIFICA LA PARTE PIÙ SPORCA E POTENTE DEL POTERE

Come si potrebbe invece definire meglio il Deep State di cui tanto si parla? Deep State o stato profondo sta per Governo-Ombra o Stato Parallelo. In America questi termini sono sulla bocca di tutti e questo non è particolarmente gradito alle élite che amano agire nell’ombra e nella massima riservatezza. Nella descrizione di Philip Gerald, ex-agente della CIA, il Deep State è una struttura che svolge spesso funzioni irregolari ed illegali e che agisce per alcuni apparati del governo, o amici del governo, come ad esempio il complesso industriale-strategico degli armamenti. Il Deep State è una presenza all’interno del sistema, una presenza non eletta che non rende conto a nessuno dei protocolli e dei piani che avvia in piena autonomia. Il Deep State è una creatura politica ibrida che prevale e vince sempre indipendentemente da chi è al potere. È anche la dimostrazione di come una democrazia possa essere sovvertita dal suo interno. In ogni organizzazione statale che si rispetti c’è la coesistenza di un governo ufficiale per i provvedimenti comuni e all’ordine del giorno, e c’è pure un governo invisibile che muove l’ago della bilancia a suo piacimento, e che mantiene intrallazzi con i servizi segreti o anche coi servizi deviati.

L’11 SETTEMBRE NON È STATO SPIEGATO DEL TUTTO IN AMERICA E NEL MONDO

L’ex comandante delle truppe americane in Europa generale Wesley Clark sostiene che in concomitanza con gli attentati dell’11 settembre 2001 ci fu negli Stati Uniti un silente colpo di stato, per cui un gruppo di persone dell’élite ha preso il totale controllo del paese senza nemmeno informare i vertici delle forze armate le quali, da allora, se la sono legata al dito. Questo fa capire il motivo del forte supporto che stanno dando oggi a Donald Trump.

LA CARTA DEL CORONAVIRUS ALLA FINE SI PROFILA COME UN’ARMA A DOPPIO TAGLIO PER I GLOBALISTI

L’ultima carta da giocare era ed è quella del Coronavirus. Ultima si intende per i globalisti “illuminati”, ovvero per il Deep State. Ma anche qui Trump sapeva tutto in anticipo. Il virus doveva arrivare dalla Cina ma avrebbe dovuto causare grandi sfracelli, al fine di poter sviluppare al meglio la loro piovra e realizzare i loro piani segreti, mirati ad assoggettare il pianeta in modo definitivo. Ma pare che anche qui li abbia beffati, facendo in modo che il virus uscito da Wuhan non fosse affatto quello che il Deep State voleva. Si è infatti trattato di un semplice Coronavirus del tipo di quelli annuali che causano nulla di più che una banale influenza stagionale, quella stessa influenza che arriva tutti gli anni al cambio di clima.

UNA COMUNE INFLUENZA GONFIATA ALL’INVEROSIMILE

Persino il CDC parla di normale influenza, che si è ripetuta e si ripeterà ogni anno. L’unico modo per il Deep State era a questo punto di manipolare le cifre e di gonfiare il numero di morti. Sono state rilevate gravi irregolarità che oggi sono al vaglio dei giudici americani. Tutte le cifre sui morti sono finte e falsate. Una gigantesca e clamorosa frode statistica, con visite mediche inesistenti ai vivi e con autopsie inesistenti sui morti, con dichiarazioni di morte fatte al telefono da medici spinti a farlo controvoglia, costretti e sovvenzionati a farlo, ricevendo un bonus in dollari per ogni dichiarazione di “morte per Covid”. Nei casi di prove tampone effettuate realmente, i test avevano una affidabilità non 50/50, come succede in genere col lancio della monetina testa e croce, ma addirittura con un 80% di falsi positivi.

LA PAROLA A DONALD TRUMP IMPEGNATO A SMANTELLARE LA PIOVRA

Sabato 30 maggio, c’è la ciliegina finale sulla torta , vale a dire l’intervista diretta rilasciata a una giornalista americana da Donald Trump in persona. “Cos’è che sto facendo? Sto combattendo il Deep State, ovvero la palude che tiene invischiato il nostro paese. Se continua ad andare così ho buone possibilità di spezzarlo e demolirlo. Parlo di persone viziose e maligne, un vero cancro per questo paese. Sto facendo cose mai tentate prima di me”.

RIVINCITA DI TRUMP SU TUTTI I FRONTI

“Non avrebbero mai pensato che avrei vinto, ma ho vinto. E poi hanno provato a rimuovermi. Vincerà la Clinton dicevano e, nel caso in cui non vincesse, abbiamo una polizza di assicurazione, ovvero una carta vincente come il Russia Gate. E li ho battuti pure qui. Ed ora queste persone indegne vengono finalmente esposte al pubblico. Comey è un poliziotto dalla coscienza sporca. MacCabe è una persona perversa. Lisa Page e Strzok stavano imbrogliando le carte e conducevano pure una imbarazzante relazione, agli occhi dei rispettivi coniugi e del pubblico americano. Amanti spregevoli di basso rango. Hanno prodotto documenti falsi sapendo di farlo. Li abbiamo scoperti ed esposti al pubblico. Sono successi fatti tremendi in questo paese”.

50 ANNI DI CARCERE DURO A TESTA

“Mi piacerebbe che le cose si muovessero con maggiore rapidità. Per quanto mi riguarda personalmente non ho bisogno di ulteriori prove e informazioni. Ne sono rimasto fuori per avversione e ripugnanza, limitandomi a fare i nomi e i ruoli. Se quanto hanno fatto a me fosse stato fatto al presidente Obama, tutta questa gente, tutti questi traditori, sarebbe già in prigione da 2 anni, con una sentenza di 50 anni a testa. Ho detto 50 anni! Molte altre cose verranno fuori. Quello che hanno fatto è incredibilmente sporco e corrotto! Hanno cercato di abbattere con frode e malizia un presidente americano regolarmente eletto. Queste sono cose che non devono accadere mai più”.

MOTI RAZZIALI SOVVENZIONATI DA SOROS

Ma i fatti dimostrano che non c’è tempo da perdere. Persa ormai la partita sul falso mostro chiamato Corona Virus, che con grande panico se ne sta andando senza aver prodotto gli effetti apocalittici che si desideravano, occorre giocare le altre carte del mazzo. L’obiettivo rimane quello solito di creare il caos e di impedire che Trump sia rieletto, quando pare abbia già un vantaggio del 10% e oltre rispetto a Biden e al clan clintoniano-sorosiano che lo sostiene. Occorre a questo punto mettere a soqquadro gli Stati Uniti creando una guerra distruttiva lungo le strade del paese. Il tutto parte non a caso da Minneapolis e dal Minnesota, stato democratico favorevole ai Clinton. Si ipotizza addirittura che l’omicidio di George Floyd sia stato una messinscena. Si pagano poi gruppi di estrema sinistra denominati ANTIFA, per creare una guerra civile e mettere in difficoltà il presidente. I finanziamenti sono massicci e provengono dal solito George Soros. Ma anche qui diverse cose stanno venendo a galla, per cui i “democratici” americani continuano ad inanellare gaffe e cantonate a ripetizione.

FONTE:https://www.valdovaccaro.com/sensazionali-rivelazioni-sul-deep-state-sui-falsi-filantropi-e-sulla-pagliacciata-virale/

 

 

 

L’Italia in mezzo allo scontro tra USA e Germania

 

Il 20 maggio scorso il Presidente U.S.A. Donald Trump ha rilanciato il progetto di convocare, per il 25 giugno, il G7, la riunione dei sette paesi più industrializzati al mondo, di cui anche l’Italia fa parte.

Originariamente, l’evento era stato pensato secondo le modalità della tele-conferenza, ma Trump ha proposto un incontro reale, che si sarebbe dovuto tenere alla Casa Bianca con la partecipazione effettiva dei leader dei rispettivi paesi, con l’intento dichiarato di dare un forte “segno di normalizzazione”.

Il Primo Ministro inglese Boris Johnson, nel corso di una telefonata al Presidente Trump, aveva immediatamente confermato la sua presenza, anche nella previsione di poter discutere un nuovo accordo commerciale post-Brexit con gli U.S.A.

Subito dopo, era arrivata la conferma della partecipazione al G7 da parte di Emmanuel Macron (condizioni di salute permettendo).

Il Presidente EU Charles  Michel aveva accettato con una formula analoga, subito seguito dal premier canadese Justin Trudeau e dal Primo Ministro giapponese Shinzo Abe, che avevano accettato senza riserve.

La notizia di particolare rilievo è che la Cancelliera tedesca Angela Merkel aveva fatto sapere che non avrebbe partecipato al G7.

Questa volta lo scontro, al di là delle formule utilizzate, appare plateale. “Ad oggi, in considerazione della situazione complessiva della pandemia”, la Cancelliera “non può accordare la sua partecipazione personale al vertice”, ossia “non viaggerà a Washington”, aveva annunciato il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert.

Un alto funzionario USA, a condizione di anonimato, come riferisce l’AGI, aveva fatto sapere che, nei giorni scorsi, nel corso di una telefonata, si era verificato un forte contrasto fra Angela Merkel e il Presidente Donald Trump sui temi della Nato, del gasdotto Nordstream 2 fra la Russia e la Germania, nonché sulle relazioni politiche ed economiche con la Cina.

La Merkel aveva inoltre dichiarato, il 20 Maggio, che anche nella eventualità di una sua partecipazione: “In qualsiasi forma si tenga l’incontro, io lotterò in ogni caso per il multilateralismo. Questo è chiarissimo. Sia al G7 che al G20”.

Pare che il rifiuto della Merkel di partecipare al G7 abbia letteralmente fatto infuriare Trump.

A complicare il quadro sono intervenute anche le dichiarazioni del Ministro della Salute tedesco Jens Spahn, il quale ha ribadito in modo netto la propria contrarietà alla linea di Trump sull’OMS, definendo “un deludente passo indietro per la politica sanitaria internazionale” il ritiro degli USA dall’Organizzazione mondiale della Sanità, annunciata recentemente dal presidente americano.

Jens  Spahn ha continuato così: “Per avere un futuro, l’OMS ha bisogno di riforme”, aggiungendo che “l’Europa si deve impegnare con più forza, anche dal punto di vista finanziario” e che questa sarà “una delle priorità” durante la presidenza tedesca del Consiglio Ue, che prende il via il primo luglio.

La partecipazione di  Giuseppe Conte sembrava data per scontata, anche se non era stata ancora espressa formalmente.

La decisione della Merkel, in linea con la attuale politica tedesca filo-cinese ed in accordo con la politica del Grande Fratello sanitario, dettata dall’OMS di Bill Gates, aveva evidentemente l’intento di isolare Trump, creandogli una difficoltà nel gestire un G7 privo della Germania.

Ma Trump, da abile stratega, ha prontamente reagito.

Come?

Da un lato, rimandando il G7 ad una data successiva alle elezioni presidenziali americane, e, dall’altro, allargando gli inviti alla Corea del Sud, all’Australia, all’India e, soprattutto, alla Russia di Putin.

Quindi un G7 che diventa G10 o anche G11.

Al riguardo, Trump ha dichiarato che il G7, così come è concepito, è uno strumento ormai obsoleto, soprattutto in considerazione della configurazione dell’attuale quadro strategico internazionale.

Ha inoltre dichiarato che sarà necessario, durante questo futuro incontro, individuare la Cina ed i suoi rapporti con l’OMS, come il vero nemico da isolare e contrastare.

Inoltre, il recupero della Russia di Putin sarebbe un risultato storico, considerando che la Russia era stata esclusa dal G8, già dal 2014.

La Russia avrebbe tutto l’interesse a superare il blocco delle sanzioni, ricollocando il proprio ruolo politico all’interno di un G8 allargato che, escluderebbe comunque la Cina.

L’idea, espressa da un consigliere di Trump al New York Times, è quella di unire i tradizionali alleati per discutere della Cina, diventata un Paese rivale strategico degli USA.

Al riguardo Trump ha anche dichiarato: «Non penso che il G7 rappresenti cosa sta succedendo nel mondo. E’ un gruppo molto obsoleto di paesi”, ha detto il presidente americano parlando sull’Air Force One ai cronisti.

Come appare evidente, quello che poteva sembrare un apparente successo della Merkel, si è trasformato, invece, in un poderoso effetto boomerang, che non solo ne ridimensiona fortemente il ruolo, ma che la potrebbe costringere a sedere accanto al suo rivale politico Putin, in un consesso internazionale che avrà come scopo primario quello di isolare la nazione che attualmente la Merkel tende a considerare il suo più importante partner commerciale e politico, e cioè la Cina di Xi Jinping, nettamente allineata con l’attuale politica di controllo sanitario globale dell’OMS di Bill Gates.

E questo, per di più, dopo essersi assunta la responsabilità di avere indebolito il G7.

Quale sarà a questo punto la linea politica che sceglierà il governo italiano di Giuseppe Conte?

Seguirà la Merkel, appiattendosi ancora una volta sulle linee guida della politica tedesca, schiacciate su una visione del mondo incentrata sulle prospettive della dittatura sanitaria dell’OMS, di Bill Gates, e sui nuovi accordi programmatici filo-cinesi?

La questione appare davvero cruciale.

La mossa di Trump sta costringendo le parti in gioco a prendere una posizione netta.

I termini di questa contrapposizione vanno ormai aldilà della ordinaria possibile contrapposizione politica fra interessi di singole nazioni.

Il tema centrale è rappresentato dalla contrapposizione di blocchi di potere trasversale a livello internazionale, che vedono, da una parte, una Unione Europea a guida tedesca, schierata con il multilateralismo a guida cinese, in accordo con l’OMS di Bill Gates, da cui Trump ha preso le distanze, e, dall’altra, una visione del mondo in cui le singole nazioni ricercano accordi politici e commerciali nel rispetto delle proprie autonomie identitarie e sovrane.

La linea della Merkel, se seguita, corre il rischio di aprire un conflitto con l’America, che può riverberarsi sulla collocazione, non soltanto economica, ma anche strategica, dell’Italia, in particolare nell’ambito della Nato.

Nell’attuale contesto geo-politico, caratterizzato da crescenti tensioni internazionali, che vedono la contrapposizione, anche di natura militare, fra le grandi superpotenze (America, Cina, Russia), questa prospettiva può risultare estremamente pericolosa per l’Italia.

In più, c’è da considerare che la situazione generata dalla pandemia in atto e dalle politiche restrittive, poste in essere dal Governo italiano, hanno determinato una grave crisi economica in Italia, le cui prospettive sono purtroppo destinate a peggiorare ulteriormente, e, al momento, non sembra proprio che per risollevarsi da questa crisi si possa fare affidamento sul sostegno economico, che appare sempre più necessario nell’immediato, dell’Europa di Angela Merkel.

I risultati della linea filo-tedesca finora seguiti dall’asse PD-M5S, guidato dal Premier Conte, sono ormai sotto gli occhi di tutti.

Ogni giorno, appaiono sempre più evidenti i segni di un malcontento sociale che potrebbe degenerare in seri problemi di ordine pubblico.

Siamo tutti in trepida attesa, di vedere cosa farà il nostro caro Giuseppi.

FONTE:https://www.qelsi.it/2020/litalia-in-mezzo-allo-scontro-tra-usa-e-germania/

 

 

 

POVERA PATRIA, SPERIAMO CHE CAMBIERÀ

Povera patria, speriamo che cambierà“Povera Patria”, recita una bellissima canzone di Franco Battiato, caso strano, ma visto quanto è accaduto e continua ad accadere nel nostro Paese, mai testo fu così appropriato. Abbiamo assistito, con buona pace dei nostri diritti, come proprio nel testo della canzone, a degli “abusi di potere”, in virtù dell’emergenza causata dal Covid-19 che ha portato alle restrizioni delle nostre libertà personali. Sospensioni delle attività lavorative, con le relative chiusure totali delle varie attività imprenditoriali con promesse, naturalmente non mantenute, di ricevere aiuti immediati dal Governo per questo sacrificio richiesto. E mentre gli italiani mettevano in pratica quanto imposto dai decreti Conte, diciamola tutta, rivelatasi poi una sorta di vera e stucchevole soap opera, altri italiani, per fortuna pochi, nello specifico alcuni esponenti governativi pentastellati, in barba alle stesse norme, le trasgredivano, correndo leggiadri al parco con i propri congiunti, per usare un termine tanto caro al nostro premier Giuseppe Conte.

La canzone citata è incredibilmente calzante, anche in questo caso, perché parla di gente che non sa cos’è il pudore, credendosi potenti, gli va bene ciò che fanno e sembra che tutto gli sia dovuto. L’apice lo si raggiunge quando nel testo, che sembra essere stato iscritto ai giorni nostri, si fa riferimento al fatto che “tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni”, con il senno del poi, mai parole sono state così profetiche. Incredibile, ma vero, l’attualità agghiacciante di questa canzone, che suggerisco di ascoltare per chi non la conoscesse e di riascoltarla a chi già la conosce, per cercare di trarre il coraggio di dire: “cambiamo la nostra nazione”. Facciamo in modo che, per il futuro, non vi sia più quel virus che produce degli incapaci a bloccarci e che per loro miseri interessi di poltrona tentano di scoraggiarci, con il fine di voler cercare di fermare la voglia di cambiamento, la miglior risposta va data lor0 con i fatti, continuando fermamente a credere che ce la possiamo fare. Dobbiamo credere e sostenere quella voglia di fare, anche se con fatica, qualcosa per la nostra tanta amata Italia.

Va data voce al cambiamento che, pian piano, sembra intravedersi all’orizzonte, non facciamoci più abbindolare da chi ha avuto la possibilità di migliorare le cose e invece non ha attuato un bel niente, solo assistenzialismo provvisorio e non sviluppo, e che magari oggi se ne sta lì anche a sbraitare e a urlare che così non va bene, dimenticando il piccolo particolare che fa parte della stessa maggioranza che sorregge l’attuale Governo. Basta con l’era di chi gridava i “vaffa” nelle piazze e nei propri spettacoli a pagamento, a proposito, avete notizie di quel genovese brizzolato, riccioluto e con la barba, mi sembra che avesse a che fare con le scatolette di tonno, vero? Quella del turpiloquio è stata una stagione alla quale va messa, una volta per tutte, la parola fine. I fatti hanno dimostrato che non è servito a nulla, tranne quello di aver perso del tempo utile per migliorare le cose, soprattutto quando non si ha una meta chiara, una adeguata classe dirigente e degli interessi comuni, che non è il proprio, come ampiamente dimostrato da alcuni esponenti dei Cinque stelle, ma quello del Paese.

Per una vera ripartenza, si dia spazio all’impresa, è un mantra che non bisogna stancarsi di ricordare a chi di dovere, quella stessa impresa che nonostante le difficoltà dapprima della pandemia e poi delle misure inadeguate del Governo, come dire, oltre il danno la beffa, cerca di darsi da fare per ripartireprodurre e tentare di conservare i posti di lavoro. Speriamo che in futuro chi avrà il compito di governarci lo faccia senza esitazioni e guidi la nostra nazione verso quel nuovo metodo di agire concretamente, senza proclami televisivi, per operare in modo strategico, al fine di farci ritrovare competitivi e, a tutti gli effetti, considerati a livello internazionale. È spiacevole scriverlo, ma siamo arrivati ad un passo dal baratro, come colui che fissa il vuoto e si trova di fronte a una scelta: cadere o restare in piedi. Certo è che la strada per rimettere l’Italia in careggiata è ancora lunga, vedremo nel prossimo futuro se i primi passi andranno verso la direzione giusta. Resta, però, un solo ostacolo da superare, il più difficile: la politica è al punto di non ritorno. Questa ha una sola possibilità, l’ultima, di cambiare veramente. Di capire che se l’interesse di tutti non diventerà la sua vera missione, non ci sarà governo capace di tappare le sue falle. Perché in fondo, gli “avvocati del popolo” passano, il Paese e la vera politica, che ha il dovere di guidarlo, restano.

FONTE:http://www.opinione.it/politica/2020/06/03/alessandro-cicero_provera-patria-battiato-covid-19-governo-conte-pentastellati-governanti-futuro-italia-classe-dirigente/

Guerra per la Terra: l’Italia e i poteri oscuri dietro al virus

Lo spettacolare, drammatico collasso dell’Italia farà crollare l’Ue, che è la succursale europea della tirannide finanziaria messa in piedi dal famigerato Deep State, statunitense ma in realtà mondiale. Previsioni di sapore quasi millenaristico, che si rincorrono da anni. A ignorarle (ma non è una notizia) è il mainstream media, che le notizie ha smesso di darle da un bel pezzo, preferendo la dose quotidiana di fake news ufficiali, governative. Due anni fa, quando nacque il precario e innocuo governo gialloverde – quasi una parodia, fatta di populismo parolaio e “sovranista” – il grande potere entrò in agitazione come se a Roma, anziché Di Maio e Salvini, avessero preso il potere Fidel Castro e Nelson Mandela. Volarono streghe: lo spread alle stelle e le pressioni su Mattarella, via Bce e Bankitalia, per silurare l’autorevole Paolo Savona (aggiungendo, per buon peso, anche le minacce mafiose del tedesco Günter Oettinger, «saranno “i mercati” a insegnare agli italiani come votare»). Bruxelles chiuse la porta in faccia ai “rivoluzionari” gialloverdi, che peraltro avevano osato chiedere soltanto spiccioli: bocciata persino la richiesta di un mini-deficit al 2,4%. Tradotto: vi negheremo i fondi per attuare le politiche che avete appena promesso.

Al che, ritirata generale: i 5 Stelle si sfilarono subito da ogni impegno elettorale, e Salvini a sua volta ripiegò sul solo problema-migranti, permettendo così all’opposizione-fantasma (storicamente complice dell’eurocrazia post-democratica) di trasformare Alessandro Sieni a Border Nightsil leader della Lega nell’unico, vero problema italiano. Amnesie prodigiose: come se il consenso tributato inizialmente ai grillini, e poi il boom dell’ex Carroccio alle europee, non fossero dovuti all’esasperazione crescente, ma a una curiosa patologia psichiatrica dell’elettorato, curabile dalle Ong e dal Quirinale, da qualche magistrato, dalla professoressa Greta Thunberg e dalle Sardine prodiane. Poi, a cancellare tutto, è arrivato il maledetto coronavirus. Grillo e Di Maio s’erano già riallineati all’establishment, alleandosi con il Pd e votando Ursula von der Leyen alla guida della Disunione Europea a trazione anti-italiana. Ma, sotto la pressione dell’emergenza sanitaria, lo stesso Salvini s’è accodato alla linea “cinese” del massimo rigore: quarantena e coprifuoco per tutti, anche se la strage non accenna a ridursi. La polmonite indotta dal misterioso virus, forse prodotto in laboratorio (sotto gli occhi dell’Oms?), provoca infatti una carneficina, nell’Italia devastata dall’austerity: tagli da 37 miliardi firmati da Monti, drastica carenza di terapia intensiva e 70.000 posti letto in meno.

L’ipocrisia nazionale trasforma in “eroi” i medici e gli infermieri – martiri al macello, senza protezioni e sfiniti dalle carenze di personale – mentre i servizi segreti avvisano Palazzo Chigi dell’altro pericolo: la possibili rivolte, innescate dalla rabbia popolare contro un governo che ha chiuso tutti in casa, disastrando l’economia, senza dare garanzie su come sopravvivere a una crisi che si annuncia eterna. Mentre in paesi come la Germania e il Regno Unito è il governo ad accreditare gli indennizzi direttamente sul conto corrente dei “reclusi ai domiciliari”, in Italia – un mese dopo il blocco – non s’è ancora visto un soldo: si lotta per prenotare i primi pietosi 600 euro, combattendo contro il server dell’Inps (andato subito in tilt, nemmeno fosse quello dell’ente previdenziale del Burundi). «Non è possibile che sia un caso, un disastro simile», sospetta l’avvocato Paolo Paolo FranceschettiFranceschetti a “Forme d’Onda“: «Proprio in questi giorni abbiamo regalato 50 milioni alla Tunisia». E’ solo l’infernale “lentocrazia” burocratica a inceppare tutto – mascherine, medicinali, fondi salva-vita?

Non scherziamo, dicono ormai in molti: siamo di fronte a un piano preciso, che punta esattamente a far esplodere l’Italia (per poi far crollare l’intero sistema neoliberista, cominciando dall’Ue). Sempre su “Forme d’Onda“, lo storico Nicola Bizzi avverte: si stanno verificando, una dopo l’altra, quasi tutte le mosse annunciate – da tre anni – dalla misteriosa sigla Q-Anon, che il mainstream (persino in questi giorni di follia) continua a ridicolizzare, come fosse una semplice barzelletta complottistica. La tesi di Q-Anon: si starebbe dispiegando una controffensiva storica, mondiale, contro il sistema che ci ha portati a questo, cioè a crepare di polmonite (in mancanza di rianimazione), mentre la micidiale eurocrazia nega all’Italia persino gli aiuti alimentari per non impazzire di angoscia, chiusi in casa come topi, «grazie a decreti che lo stesso Conte, fine giurista – secondo Franceschetti – sa benissimo che sono sgangherati e incostituzionali».

L’Italia è sprangata: serrande abbassate in ristoranti e negozi, aziende ferme, tribunali chiusi, Parlamento vuoto, governo sbaraccato. Tu chiamalo, se vuoi, colpo di Stato? Di questo si accusa Orban, che però ha avuto almeno il via libera del Parlamento ungherese. Da noi, invece, nessuna legittimazione esplicita. E’ Conte a gestire in solitudine lo stato d’eccezione, i famosi “pieni poteri” che fecero gridare al golpe quando a evocarli fu l’improvvido Salvini. Domanda: chi c’è, dietro a Conte? «Lo stesso network vaticano che gestì Andreotti, allora guidato dal cardinale Achille Silvestrini», sostiene Fausto Carotenuto, allievo di Mino Pecorelli e a lungo analista dell’intelligence. E il Vaticano che fa? Tace, per ora: silenzio assordante. Da che parte sta, il grande potere (finanziario) che Gianluigi Nuzzi chiama Vaticano SpA? Cosa c’e, esattamente, dietro alla solitudine siderale di Papa Francesco? E’ lo stesso Bizzi a parlare del Vaticano, citando il formidabile libro-denuncia “L’altra Europa”, in Nicola Bizzicui Paolo Rumor (nipote del più volte premier Mariano Rumor) racconta che suo padre, Giacomo, allora plenipotenziario della Santa Sede su incarico di monsignor Montini, futuro Paolo VI, trattò in segreto – mentre ancora infuriava la Seconda Guerra Mondiale – il ridisegno dell’Europa post-nazifascista, con già ben chiaro il progetto dell’attuale, oligarchica Unione Europea.

«Realizzeremo il sogno di Comenio», si dicevano i grandi architetti occulti del futuro, sapendo in anticipo che fine avrebbero fatto Hitler e Mussolini. «Comenio visse nel Cinquecento», fa notare Franceschetti: «E’ evidente che una costruzione come l’Ue non si improvvisa in pochi decenni, viene da lontanissimo. Rumor, citando le carte del padre, parla di un’unica reggenza addirittura dinastica, chiamata “La Struttura”, che gestirebbe il mondo in modo ininterrotto, da migliaia di anni». Per questo, conclude Franceschetti, è altamente improbabile che una soluzione alla crisi attuale – resa esplosiva dalla pandemia – venga risolta dalla politica “visibile”. Logico dedurre che lo spettacolo a cui stiamo assistendo (inclusa la crocifissione dell’Italia, senza nessuna anestesia europea) sia il frutto di una colossale operazione planetaria di manipolazione. Una chiave interpretativa la fornisce, a “Border Nights“, un osservatore eretico come Alessandro Sieni, disposto a credere alla narrazione di Q-Anon: ipotetici militari “lealisti” del Pentagono, pretoriani di Trump «impegnati a “bonificare” il pianeta dalla vera infezione mortale, il dominio criminale dell’élite finanziaria, col suo corredo di depravazione: in pochi hanno capito la portata del decreto presidenziale straordinario con cui la Casa Bianca ha trasformato la pedofilia in un problema di “sicurezza nazionale”, un pretesto che a Trump conferisce poteri straordinari».

Secondo Sieni, in questi tre anni una parte dell’intelligence militare avrebbe messo insieme non meno di 28.000 dossier. Obiettivo: disarticolare la “piovra” che, da quarant’anni, si è impadronita del mondo. Alleati strategici: paesi come la Russia di Putin, che in Italia (contro il Covid-19) ha inviato aiuti imbarcati su 14 aerei – numero che fa pensare al 14 Luglio francese, la rivoluzione. Fantasie? Non per Sieni: aprite gli occhi, è il suo invito. La spiegazione: «E’ stato il nemico a scatenare il virus, e la rete di Q-Anon ne ha approfittato per ribaltare la situazione». In altre parole: volete la guerra? Bene: useremo contro di voi proprio quei poteri speciali che ora ci costringete ad adottare, e così trasformeremo lo sconquasso mondiale della “vostra” pandemia in un’occasione storica per sbarazzarci di voi parassiti, ridefinendo le regole della politica, dell’economia e della finanza. «Lo stress inflitto all’Italia farà saltare questa Europa, ora che gli italiani vedono finalmente di cosa è capace», aggiunge Sieni. «Ma il primo obiettivo sono i grandi media, principale braccio operativo del potere criminale che tuttora ci Draghidomina. E la strategia di Q-Anon è chiara: dissimulare, confondere, non far capire chi sta con chi, né quale sarà la prossima mossa». Facile, da noi: per un anno e mezzo, alle televisioni è bastato fare a pezzi Salvini, a reti unificate, mentre ora è l’Unione Europea a fare a pezzi l’Italia, in mondovisione.

Comunque, se così fosse, a vincere non sarebbero “i buoni”, avverte Bizzi: domani, finita la tempesta, potremmo trovarci a fare i conti con “i meno peggio”. Come Mario Draghi, per esempio, che ha clamorosamente disertato dalle fila del grande potere neoliberista: rinnegando la sua stessa storia, oggi si è schierato dalla parte dei keynesiani, intenzionati a distruggere il monopolio privatistico della moneta, causa di ogni male. Lo dimostra la nuda verità del virus: in quanti sarebbero davvero morti di polmonite, se per ogni paziente fosse stato disponibile un letto in terapia intensiva? Di male in peggio: «C’è chi sogna di trasformare l’emergenza sanitaria in una condizione permanente: questa nuova aberrante normalità, mostruosa come il dispotismo di Pechino, relegherebbe la nostra vita in un limbo senza più libertà». E’ la tesi di Gioele Magaldi, che nel bestseller “Massoni” ha svelato le trame della supermassoneria reazionaria, che nel 1975 – attraverso la Trilaterale – avviò la compressione progressiva dei diritti. In Europa siamo arrivati alla post-democrazia dell’Ue. E ora il terrorismo di massa innescato dal coronavirus punta a fare della Cina un modello per l’Occidente: il paradiso degli oligarchi.

E’ contro questo incubo distopico, drammaticamente reale nelle sue premesse che si vanno dispiegando, che si è mossa – al contrattacco – quella che Bizzi chiama «la fazione ostile alla Cabala del coronavirus, la “mafia khazariana” che vorrebbe un nuovo ordine mondiale definitivo, targato Rothschild». Magaldi preferisce parlare di superlogge, e avverte: «Ha rotto il silenzio politico persino Bob Dylan, col suo messaggio in codice del 27 marzo. La canzone “Murder Most Foul” parla di Kennedy, evocato contestualmente all’emergenza coronavirus». Come dire: dietro al dramma sanitario c’è la peggior politica. Magaldi, che milita nella supermassoneria progressista, fa una rivelazione clamorosa: «E’ giunto il momento di dare ufficialmente la notizia: anche Bob Dylan è un massone progressista, e non è per nulla casuale la sua scelta di parlare, oggi, dell’omicidio di John Kennedy, proprio mentre Mario Draghi, sul “Financial Times”, annunciava la necessità di cambiare le Dylanregole del mondo, gettando a mare 40 anni di “dittatura” finanziaria neoliberista». Aggiunge Magaldi: «Nulla, in questi giorni, avviene per caso». Parole consonanti con quelle che lo stesso Dylan ha scritto sul sito Internet: tenete gli occhi aperti, e mettetevi al riparo. E’ davvero in corso una specie di “guerra dei mondi”, per il controllo della Terra?

Si fa un gran parlare di alieni, da quando – mesi fa – la Us Navy ha sdoganato ufficialmente gli Ufo. A “Border Nights“, Tom Bosco riferisce di voci che parlano di strane apparizioni, nei cieli: sciami di luci, bagliori. «Qualche anno fa – ricorda Franceschetti – la Russia ha cambiato improvvisamente la dicitura che compare sui suoi velivoli militari: non più “forze aeree”, ma “forze aerospaziali russe”». L’altro ieri, in modo altrettanto strano, Trump ha varato la sua “Space Force”. «La sua funzione – profetizza Sieni – emergerà col tempo: oggi, nessuno accetterebbe la spiegazione». L’ipotesi: quello che avviene sulla Terra è il riflesso di uno scontro extraterrestre? Il biblista Mauro Biglino non deride certo le tesi della paleostranutica. E ricorda: «Autori antichi, tra cui Giuseppe Flavio e lo stesso Tacito, hanno parlato di battaglie tra “carri celesti” nei nostri cieli, da Gerusalemme all’Umbria». Cos’erano, Ufo dell’antichità? Nel 1200 avanti Cristo, il fenicio Sanchuniathon – accreditato da Eusebio di Cesarea, Padre della Chiesa, tramite Filone di Biblo – scrive che gli dei dell’epoca non erano affatto incorporei, ma presenti tra noi in carne e ossa: sono state poi le religioni a velarne l’identità, spiritualizzandoli, dopo la loro scomparsa. Domanda: abbiamo quindi scambiato per divinità quelli che erano antichi astronauti, giunti sul nostro pianeta per impiantare un potere terrestre? Dunque sarebbero ancora loro, a svolazzare sulle nostre teste?

Monsignor Loris Capovilla, cameriere segreto di Giovanni XXIII, raccontò che lui e Roncalli si imbatterono in un disco volante, atterrato nel parco di Castel Gandolfo nell’estate del 1961. «Dall’astronave sbarcò un individuo in tutto simile a noi, che si appartò col pontefice». Dopo l’addio e il decollo del velivolo, il Papa andò incontro a Capovilla, rimasto in disparte, terrorizzato. «Il Papa era commosso. Mi disse solo questo: i fratelli dello spazio sono dappertutto». Sempre ai cieli guardano gli studiosi di astrologia – quelli che esaminano i cicli celesti, non gli autori degli oroscopi televisivi. «L’attuale configurazione planetaria – dice Bizzi – coincide, in modo sconcertante, con quella che si configurò durante la peste di Firenze all’epoca di Papa Giovanni XXIIIDante e poi durante la peste manzoniana di Milano, nel ‘600». Lo stesso Magaldi, a “Border Nights”, avverte: «Nel 2024, Plutone entrerà in Acquario e ci resterà per vent’anni: esattamente come per lo straordinario periodo che, nel Settecento, si aprì con la Rivoluzione Francese e si concluse con la Rivoluzione Americana». Due eventi da niente, che hanno plasmato il mondo in cui viviamo oggi.

Fake news spaziali? Impossibile che ne parlino i Mentana, le Gruber e tutto il mainstream che sguazza tra le bufale terrene, ipnotizzando l’audience con pseudo-notizie e polemichette irrilevanti, parrocchiali, fino all’impudenza lunare dei Fazio, dei Floris, che ancora danno la parola agli zombie di ieri, i Bersani e i Cottarelli, le Fornero, le Marie Antoniette rinchiuse nei loro palazzi. Salvo il fatto che, “grazie” al virus, non stia per collassare anche il sistema delle news: su La7, è l’europeista Cacciari a prendere atto che, ormai, questa Unione Europea è indifendibile. E se lo dice persino Cacciari, figurarsi. Mancano le parole – le sintassi – ogni volta che il mondo precipita in una crisi sistemica. Crollano le narrazioni, di fronte all’enormità inesorabile che sta inghiottendo gli italiani. Toccherà a loro, dunque, il battesimo del fuoco? Sarà l’Italia, cioè, la trincea politica destinata a fare da detonatore, smascherando l’impostura finanziaria dell’Ue, a sua volta specchio (spietato) del sistema “usuraio” che ha sventrato la Terra negli ultimi decenni? La vita umana al servizio della tecno-finanza: salterà tutto, davvero, per via dello choc devastante provocato da uno strano virus dotato di “corona”? Ancora non si sa da dove venga, ma forse avrà il sadico potere di svegliare milioni di dormienti. Scopriremo, un giorno non lontano, che nella primavera del 2020 si svolse dietro le quinte una battaglia inimmaginabile, destinata a rivoluzionare l’orizzonte terrestre?

FONTE:https://www.libreidee.org/2020/04/guerra-per-la-terra-litalia-e-i-poteri-oscuri-dietro-al-virus/

 

 

 

LE PROFEZIE DI ORIANA FALLACI
VERITA’ SCONVOLGENTI PER L’EUROPA DORMIENTE

Sveglia- Italia- Sveglia ; Sveglia Europa era il grido di oriana fallaci all’Europa disattenta la cui conoscenza dell’Islam ieri come oggi si dimostra inefficiente e superficiale. Gli eventi Terribili di questi giorni a Parigi sono serviti a scuotere le coscienze addormentate degli europei riportandole improvvisamente nel buio di una realtà mai immaginata perché la fiducia estrema verso l’essere umano di qualsiasi colore , etnia, o religione egli sia, è prevalsa sempre sul dubbio e sulla paura. Questa è una delle ragioni per cui solo una parte degli europei e del mondo hanno compreso e raccolto le allarmanti verità che una donna coraggiosa, di nome Oriana Fallaci, giornalista e inviata di guerra in ogni parte del mondo, scriveva nei suoi libri , spinta unicamente dall’amore verso la propria patria e dalla volontà di salvare l’intera Europa dal terrore, dalla brutalità, dalla sottomissione dalla estinzione della propria cultura, arte, storia e valori ad opera di una religione .

Non è stata compresa , né dalla politica , né dalle masse che in lei vedevano una Cassandra delirante. Ma oggi le sue parole hanno il suono della profezia. . Basta leggere solo poche pagine che imperversano sul web in questi giorni per vedere , sentire e capire che quello che scriveva Oriana ancora in vita, oggi è realtà , una realtà che fa paura e che potrebbe trasportarci tutti verso un futuro apocalittico .Non c’è parola di Oriana che non sia drammaticamente appassionata e vibrante nel suo rabbioso tentativo di portare l’Europa a desistere dall’accoglienza incondizionata e senza regole. L’ Europa tragga forza e orgoglio dalle parole di Oriana per difendere la sua grande cultura umanistica, filosofica, scientifica e continuare a guidare l’intera umanità verso una nuova coscienza , un nuovo pensiero che si opponga alla staticità di insegnamenti superati e fermi nel tempo..

“Svegliati Europa “griderebbe ancora Oriana se fosse qui tra noi noi. L’ International web post ripropone di seguito la lettura di alcuni paragrafi tratti da web e da cui si evince la rabbia, l’orgoglio, la passione e l’amore di una donna che è l’emblema di una resistenza durata fino alla morte .

Dopo il crollo delle torri gemelle Oriana scriveva esattamente quello che oggi avrebbe scritto nel vedere l’attacco terroristico a Parigi:

“Sono anni che come una Cassandra mi sgolo a gridare ,Troia brucia, Troia brucia . Anni che ripeto al vento la verità sul Mostro e sui complici del Mostro cioè sui collaborazionisti che in buona o cattiva fede gli spalancano le porte. ……, Sveglia-italia-Sveglia.……… Continua la fandonia dell’Islam «moderato», la commedia della tolleranza, la bugia dell’integrazione, la farsa del pluriculturalismo. E con questa, il tentativo di farci credere che il nemico è costituito da un’esigua minoranza…….. E ce l’abbiamo in casa.—-. È un nemico che trattiamo da amico. Che tuttavia ci odia e ci disprezza con intensità. …..Un nemico che le moschee le trasforma in caserme, in campi di addestramento, in centri di reclutamento per i terroristi, e che obbedisce ciecamente all’imam. Un nemico che in virtù della libera circolazione voluta dal trattato di Schengen scorrazza a suo piacimento per l’Eurabia sicché per andare da Londra a Marsiglia, da Colonia a Milano o viceversa, non deve esibire alcun documento. Può essere un terrorista che si sposta per organizzare o materializzare un massacro, può avere addosso tutto l’esplosivo che vuole nessuno lo ferma, nessuno lo tocca………………..”

L’Islam

“ Un nemico che appena installato nelle nostre città o nelle nostre campagne si abbandona alle prepotenze ed esige l’alloggio gratuito o semi-gratuito nonché il voto e la cittadinanza. Tutte cose che ottiene senza difficoltà. Un nemico che ci impone le proprie regole e i propri costumi. …….. Che il crocifisso lo toglie dalle aule scolastiche, lo getta giù dalle finestre degli ospedali, lo definisce «un cadaverino ignudo e messo lì per spaventare i bambini musulmani»…….. Un nemico che in Inghilterra s’imbottisce le scarpe di esplosivo onde far saltare in aria il jumbo del volo Parigi-Miami. Un nemico che ad Amsterdam uccide Theo van Gogh colpevole di girare documentari sulla schiavitù delle musulmane e che dopo averlo ucciso gli apre il ventre, ci ficca dentro una lettera con la condanna a morte della sua migliore amica. Un nemico…….Che nella democrazia vede Satana e la combatte con gli esplosivi, le teste tagliate. Che dei Diritti dell’Uomo da noi tanto strombazzati e verso i musulmani scrupolosamente applicati non vuole neanche sentirne parlare. Infatti rifiuta di sottoscrivere la Carta dei Diritti Umani compilata dall’Onu e la sostituisce con la Carta dei Diritti Umani compilata dalla Conferenza Araba. Apriti cielo anche se chiedi che cosa c’è di civile in una civiltà che tratta le donne come le tratta. L’Islam è il Corano, cari miei. Comunque e dovunque. E il Corano è incompatibile con la Libertà, è incompatibile con la Democrazia, è incompatibile con i diritti umani…. “

“La strage toccherà davvero anche a noi, la prossima volta toccherà davvero a noi? Oh, sì. Non ne ho il minimo dubbio. Non l’ho mai avuto. ……- L’Eurabia ha costruito la panzana del pacifismo multiculturali sta…….. Che l’Europa vive nella paura e che il terrorismo islamico ha un obbiettivo molto preciso: distruggere l’Occidente ossia cancellare i nostri principii, i nostri valori, le nostre tradizioni, la nostra civiltà. Ma il mio discorso è caduto nel vuoto. Perché…., gli intellettuali e i giornali e le tv insomma i tiranni del politically correct , hanno messo in atto la Congiura del Silenzio. Hanno fatto di quel tema un tabù….. Nell’Europa soggiogata il tema della fertilità islamica è un tabù che nessuno osa sfidare … che nell’ultimo mezzo secolo i musulmani siano cresciuti del 235 per cento (i cristiani solo del 47 per cento)……., e che in varie città italiane la percentuale stia salendo drammaticamente … L’Europa non c’è più. C’è L’Eurabia……… La storia delle frittelle al marsala (al bimbo islamico)offre uno squarcio significativo sulla presunta integrazione con cui si cerca di far credere che esiste un Islam ben distinto dall’Islam del terrorismo. …..L’indomani il padre di detto bambino si presentò alla preside col Corano in pugno. Le disse che aver offerto le frittelle col liquore a suo figlio era stato un oltraggio ad Allah, e dopo aver preteso le scuse la diffidò dal lasciar portare quell’immondo cibo a scuola…..Poi si pone il fatale interrogativo: «Ma chi deve integrarsi ,noi o loro?”

“Illudersi che esista un Islam buono e un Islam cattivo ossia non capire che esiste un Islam e basta, che tutto l’Islam è uno stagno e che di questo passo finiamo con l’affogar dentro lo stagno, è contro Ragione. Non difendere il proprio territorio, la propria casa, i propri figli, la propria dignità, la propria essenza, è contro Ragione. Accettare passivamente le sciocche o ciniche menzogne che ci vengono somministrate come l’arsenico nella minestra è contro Ragione. Assuefarsi, rassegnarsi, arrendersi per viltà o per pigrizia è contro Ragione. ….Ecco cos’è il Corano ….. Le Sure sulla jihad intesa come Guerra Santa rimangono. E così le punizioni corporali. Così la poligamia, la sottomissione anzi la schiavizzazione della donna. Così l’odio per l’occidente, le maledizioni ai cristiani, e agli ebrei cioè ai cani infedeli………”

“Intimiditi come siete dalla paura)….., non capite o non volete capire che qui è in atto una Crociata alla rovescia. ….non capite o non volete capire che qui è in atto una guerra di religione. Una guerra che essi chiamano Jihad. Guerra Santa. Una guerra che mira alla conquista del nostro territorio…. Alla scomparsa della nostra libertà e della nostra civiltà. All’annientamento del nostro modo di vivere e di morire, del nostro modo di pregare o non pregare, del nostro modo di mangiare e bere e vestirci e divertirci e informarci. Non capite o non volete capire che se non ci si oppone, se non ci si difende, se non si combatte, la Jihad vincerà. E distruggerà il mondo che bene o male siamo riusciti a costruire, a cambiare, a migliorare, …..non bigotto. E con quello distruggerà la nostra cultura, la nostra arte, la nostra storia…”(Oriana Fallaci)

International Web Post

FONTE:http://www.internationalwebpost.org/contents/LE_PROFEZIE_DI_ORIANA_FALLACI_3013.html#.XteE4DozbIU

 

 

 

 

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Cosa cambia dal 3 giugno: spostamenti, auto, viaggi all’estero

Dagli spostamenti tra regioni in auto ai viaggi all’estero, ecco cosa cambia dal 3 giugno, cosa si può fare, dove si può andare e i divieti ancora in vigore.

Con la riapertura dei confini regionali e degli aeroporti, il 3 giugno è il D-Day che segna l’inizio della Fase 3 dell’emergenza coronavirus in Italia. Ma cosa cambia davvero? Dagli spostamenti tra regioni e tra Paesi diversi, fino ai viaggi in auto e la riapertura di cinema e discoteche, facciamo chiarezza su novità e limiti ancora in vigore. Ecco cosa si può fare e dove si può andare dal 3 giugno e cosa è ancora vietato.

Spostamenti tra regioni dal 3 giugno

Gli spostamenti tra regioni sono ora consentiti senza limitazioni: non serve più l’autocertificazione e si possono varcare i confini regionali per andare a trovare familiari e amici, per andare in vacanza e per raggiungere le seconde case.

Spostamenti fuori regione consentiti anche da e verso la Lombardia, la regione più critica dal punto di vista del rischio contagio. Si può entrare anche in Sardegna senza obbligo di patentino sanitario, fermo restando che gli spostamenti interregionali potranno essere limitati con provvedimenti statali (ordinanze del Ministero della Salute o decreto emanato dal Presidente del Consiglio) in relazione a specifiche aree del territorio nazionale, secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio epidemiologico effettivamente presente in dette aree.

Le regole per entrare in Campania sono state fissate nell’ordinanza emanata ieri sera dal governatore De Luca. Dal 3 giugno chi arriva dall’estero o da altre regioni, in stazione o in aeroporto deve sottoporsi a rilevazione della temperatura corporea. Se superiore a 37,5 °C, viene sottoposto a test rapido ed eventualmente al tampone, secondo le modalità previste nelle singole stazioni.

Chi vorrà andare a Roma per vacanza, sappia che nel Lazio non è consentito l’ingresso e gli spostamenti all’interno della regione a chi presenta sintomi di infezione respiratoria e febbre sopra i 37,5°. Non può entrare neppure chi è già sottoposto a sorveglianza sanitaria o chi è in isolamento fiduciario. In stazione, porto e aeroporto viene misurata la febbre a chi sbarca; se questa è superiore ai 37,5° bisognerà contattare il numero unico regionale dedicato 800.118.800 ed eventualmente sottoporsi a test molecolare o tampone.

Intanto dal pomeriggio del 2 giugno è disponibile al download l’app Immuni, già scaricata da mezzo milione di utenti. Al momento Immuni salva solo i codici degli smartphone delle persone con cui ci siamo trovati vicini, e non invia notifiche se siamo entrati in contatto con soggetti positivi al Covid-19. La sperimentazione partirà il prossimo lunedì in 4 regioni (Liguria, Marche, Abruzzo e Puglia), per poi arrivare in tutto il Paese.

Viaggi all’estero

Dal 3 giugno l’Italia riaprono porti e aeroporti, e possiamo riprendere a viaggiare e ad accogliere i turisti senza obbligo di quarantena o sorveglianza sanitaria per i Paesi membri dell’UE e che fanno parte dell’accordo di Schengen. Dal 15 giugno si apre ai Paesi extra europei.

Questo non significa, però, che da oggi possiamo andare ovunque in Europa. Fatta eccezione per pochi Stati, come i Paesi Bassi, dove si può entrare senza restrizioni, è ancora lunghissima la lista di nazioni che restano chiuse agli italiani. Austria e Svizzera se non a chi viaggia dall’Italia per comprovati motivi di lavoro; potremo andare in Croazia ma solo se in possesso di prenotazione del soggiorno e senza passare per la Slovenia, dove i confini restano ancora chiusi; Gran Bretagna, Belgio, Malta e Irlanda mantengono la quarantena obbligatoria per i turisti; la Germania riapre dal 15 giugno senza restrizioni, ma per ora si può andare solo motivi di lavoro.

Intanto, dopo le mille polemiche sulla riapertura della Grecia dal 15 giugno ma non all’Italia, il governo ha fatto sapere che dal 1° luglio accetteranno i turisti italiani senza restrizioni.

Viaggi in auto e in moto

Quante persone possono stare in auto e in moto dal 3 giugno?

In auto si può viaggiare anche con persone con cui non si convive, ma a patto di rispettare le regole anti-contagio previste sui mezzi pubblici e in taxi. In macchina è obbligatorio indossare la mascherina (la multa per chi viene beccato senza è di 533 euro), il posto del co-pilota deve essere lasciato libero e dietro possono sedersi due persone al massimo, lasciando vuoto il posto centrale. Se si dà un passaggio a una sola persona, questa deve sedersi dietro al lato opposto a quello del guidatore.

Se si tratta di persone conviventi, queste possono stare in auto sedute vicine e senza obbligo di mascherina.

Cosa non si può fare dal 3 giugno

Anche se dal 3 giugno ci viene concessa molta più libertà e possiamo ricominciare a viaggiare, restano comunque in vigore alcune limitazioni. Niente baci e abbracci e assembramenti; è ancora obbligatorio indossare la mascherina nei luoghi chiusi accessibili al pubblico e sui mezzi di trasporto nonché mantenere il metro di distanza.

Vietato, anche dal 3 giugno, fare feste e riunioni in casa con amici e parenti se non è possibile mantenere le distanze previste. Resta la quarantena obbligatoria per chi ha la febbre sopra i 37,5 gradi o sintomi respiratori, che non deve uscire di casa e frequentare luoghi pubblici per 14 giorni. In Sicilia c’è l’obbligo di quarantena fino all’8 giugno per chi arriva da un’altra regione.

Dal 15 giugno possono ripartire i centri estivi, gli spettacoli all’aperto e i concerti, discoteche e le sale cinematografiche.

FONTE:https://www.money.it/Dal-3-giugno-cosa-cambia-dove-si-puo-andare

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

NON ANDRA’ TUTTO BENE

Viviamo in un mondo di frode e inganno, dove niente è come sembra.

Mentre in Europa infuria la tempesta economica, come in quasi tutto il resto del mondo, una banca centrale decide di salvare la Carnival, una compagnia navale, vedi qui    https://t.co/2aiFYTYZOs

Prendiamo consapevolezza di questo, a ovest stanno acquistando qualsiasi cosa, oltre a mettere i soldi nei conti dei cittadini.

In Italia è necessario fare domande e sperare, alle volte arrivano, altre no, qual’è il vero intento?

Mentre succede tutto questo, la banca centrale europea si accinge a far fallire l’Italia come è già successo con la Grecia, magari attraverso un bel salvataggio non riuscito, dove evaporeranno beni di stato e dei privati cittadini o con un pò di umorismo dei cittadini privati.

Tuttavia, sotto questo cielo azzurro, ma allo stesso tempo cupo per la stagione politica in corso globale, ecco spuntare un altro canzoniere della novella narrazione.

Si è lui, Letta, quello del leggendario “Enrico stai sereno”, dallo spazio commerciale francofono, ci informa che quelli di Fitch sono stati cattivi a declassarci, ma fortunatamente c’è la BCE, che ci compra i titoli, fuori dall’Europa non ce l’avremmo fatta, come poteva la Banca d’Italia fare fronte a questo problema.

Premesso che siamo in questo guaio soprattutto grazie all’Europa, dopo anni di politiche demenziali, che hanno imposto l’austerità e la truffa del cambio, corroborato da un manipolo senza fine di politici che hanno accettato questo per noi, forse per ignoranza o forse no.

Adesso glielo dite voi a questo scienziato, che qualunque banca centrale vera, ma non la BCE a causa del suo statuto, può continuare a fare il suo lavoro in maniera efficace anche con capitale negativo, all’infinito!

Lo dice la banca centrale, delle banche centrali, non io che non capisco nulla.

Ma veniamo alle cose di casa nostra, perché mentre tutto questo gravita sulle teste di milioni di Italiani, la verità, figlia del tempo come sempre viene a galla, è come il Logos, prima o dopo si palesa.

Noi lo dicevamo da tempo che MES è uguale a condizionalità, del resto quale prestito non ha una condizione, se così non fosse si chiamerebbe donazione, non prestito.

Possono anche essere condizioni favorevoli, leggere, ma condizioni restano, poi invece scopriamo che sono condizioni, speciali, pesanti, perché è semplicemente logico, se devo dare soldi ad un soggetto che è sul lastrico il rischio è alto e le condizioni sono terribili, anzi no, “rafforzate”, vedi immagine qui sotto, prima pagina della repubblica!

Ormai i quotidiani non ha nemmeno più bisogno di raccontar cose diversamente vere.

Viceversa è chiara ora la menzogna fin qui diffusa dal mainstream e questo coinvolge non solo la narrazione dei nostri ministri, ma anche della classe politica TUTTA, salvo rari casi notevoli e personali di orgoglio italico. Nella media invece vediamo che alcune forze politiche hanno anche rinnegato i propri programmi di uscita dall’euro, scritti per portare questo paese fuori dalle secche.

Tutti noi ne conserviamo memoria e non mancheremo di ricordarvelo.

Fa impressione notare che anche con un palese ed evidente elefante a stelle e strisce che ci porge la proboscide, si persevera su questa strada, l’ignavia quando non peggiore difetto, vi sta facendo rivelare una pessima scelta elettorale.

E in questo ci metto anche le minoranze, che potevano fare qualcosa, ma nulla hanno fatto, alternandosi nella guida del veicolo l’Italia verso l’abisso.

Alla prossima elezione un cimitero di croci serviranno a cancellarvi per sempre da quel teatro.

Nell’abisso solo disperazione e dolore, se avete la forza guardateci dentro, scoprirete che il vostro sguardo non incontrerà nulla, quello dovrebbe bastare a tenerci fuori da questo pericolo, ma evidentemente non basta.

Ed ancora, le splendide notizie non finiscono mai, e dall’Europa ci arriva il segnale che il leggendario Recovery Fund vedrà la luce, forse, nel 2021, quando questo virus sarà un ricordo, ma la fame e la miseria saranno il quotidiano. Vedi qui https://www.agi.it/economia/news/2020-04-29/ue-recovery-fund-coronavirus-8471965/

Mi raccomando però, calma, abbiamo 600 euro per le partite iva, sì ma a me non sono arrivati! Ma hai partecipato al click day? Si ma è caduta la rete, a me manca solo un documento che devo chiedere a loro. Poi possiamo vendere il Colosseo o la famosa fontana, (Totò era un grande oracolo) in cambio di mascherine e ventilatori.

La cassa integrazione la possiamo sostituire con la cassa da morto, un assistenza sociale definitiva.

Basta per favore, hanno tutto, i nostri codici fiscali, tutte le partite iva, tutti gli iban, ma cosa ci vuole a fare come gli altri stati?

Mentre il tempo passa e Marini ci informa che il famoso DPCM è incostituzionale dalle pagine di AdnKronos che potete leggere qui: https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2020/04/29/marini-dpcm-senza-termini-incostituzionale_Tb1X1tkUNg8CP7hI85ddMN.html

Ma andiamo avanti, abbiamo così tanto materiale da capire senza fallo ciò che scriverà la storia.

In questa tempesta di notizie, nessuno e dico nessuno, tolti noi e qualche sparuto informatore alternativo del web, ha detto una verità semplice, ineluttabile.

Se non usciamo dall’EURO non avremo mai una banca centrale vera e libera, come altre nazioni hanno, Usa, Giappone, Svizzera, Inghilterra, Australia…. Ecc. Chiaro il concetto, non serve il disegno vero?

Smettiamo di dormire sulle fesserie Europee, come i 70 anni di pace, questa è guerra.

Basta con questa farsa Europea quando tedeschi, olandesi, austriaci e finlandesi scoprivano il fuoco nelle caverne, noi, al sud, facevamo la storia.

Ora ci impongono austerità e limiti anacronistici mentre loro frodano l’Europa e gli europei con paradisi fiscali e dumping economico e sociale, fregandosene delle regole, usando i nostri soldi per salvare le loro banche.

Ci restano, quindi, solo poche opzioni.

La BCE cambia pelle e unisce l’Europa con il ricatto di far morire le banche del nord, mentre salva il sud, strada difficile soprattutto per l’incertezza che possa nascere un vero stato democratico e sociale.

La corte costituzionale Tedesca rigetta ogni cambiamento, e quindi pregherei la lega anseatica di portarsi via questa loro Europa compresa la bandiera, che non mi è mai piaciuta, senza arte, senza fantasia, simile alle banconote che abbiamo in tasca.

L’Italia esce e si redime, dando l’esempio a tutti gli altri, dopo più di vent’anni di menzogne e sofferenze, ne abbiamo basta di questo film, dalla pessima regia e degli altrettanto pessimi attori.

Metto un disegno, così è più chiaro

Chiudo con una riflessione di Nouriel Roubini, fatta nel 2008, ma altrettanto valida oggi.

E’ ora di svegliarsi, e non lo dico ai sapienti frequentatori di questo blog, loro lo sanno perfettamente, ma agli altri nella speranza che ci leggano.

Nessuna banca centrale salverà voi, le vostre imprese e le vostre famiglie se uno stato centrale e sovrano non lo impone, è questa la battaglia in corso.

In alcuni casi (come BCE) non salvano neppure le nazioni. Vedi Grecia…. e Italia?

Un giorno avremo milioni e milioni di disoccupati ed un immenso cimitero di morti per Covid e per povertà, con i mercati sui massimi, ed i popoli al minimo, noi ve lo abbiamo detto.

I soldi delle banche centrali sono solo per Wall Street, non per le “people street”

Come diceva Roubini, quanto tempo manca prima che una banca venga lasciata fallire o vedremo qualcuno appeso per strada?

E quando i politici capiranno questo, aggiungo io?

Alto è il coinvolgimento emotivo di questi tempi, buona fortuna Italia, buona fortuna a tutti.

Ad Majora

A.R.

FONTE:https://www.mittdolcino.com/2020/05/02/non-andra-tutto-bene/

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Gli USA in fiamme: le rivolte antirazziste come arma contro Trump

2 Giugno 2020 by Redazione In Risalto – Società

L’America è in fiamme: le solite brutalità poliziesche, con l’omicidio di George Floyd, hanno riacceso la miccia delle rivolte antirazziste. Gli afroamericani devastano le città, la Guardia nazionale si schiera, i media globali cercano di scatenare l’indignazione dell’opinione pubblica di tutto il mondo. Contro di chi? Non contro le violenze della polizia e dei manifestanti, ma contro Donald Trump. Colpa sua naturalmente…

Ma proviamo ad andare indietro nel tempo. Quasi nessuno si ricorda il nome di Eric Garner, un caso identico a quello di George Floyd. Eric Garner era un nero che chiedeva a un gruppo di poliziotti bianchi di non ammanettarlo perché non aveva fatto niente. Il video, disponibile anche su youtube, non lascia dubbi: Garner era l’uomo più pacifico del mondo, sospettato di vendere qualche sigaretta sfusa per pochi soldi. I poliziotti lo atterrano in gruppo, lo ammanettano e uno di loro, Daniel Pantaleo, gli stringe il braccio al collo e inizia a soffocarlo. Garner, il viso schiacciato sul marciapiede, pronuncia per undici volte questa parola: I can’t breath, ovvero non riesco a respirare, le stesse parole di George Floyd. Eric Garner è stato ucciso a New York, il 17 luglio 2014, quando la Casa Bianca era guidata da Obama, presidente nero e democratico.

Se, dopo otto anni di amministrazione Obama, George Floyd muore come Eric Garner, vuol dire che il problema non è Trump. Il problema è nelle viscere della società americana dove – soprattutto in un momento di crisi economica come quello che stiamo vivendo a causa del Coronavirus – le tensioni razziali non si sono mai spente, nonostante tre secoli di storia. E questo dovrebbe essere un monito per tutti gli europei che esaltano allegramente l’immigrazione incontrollata e la società multietnica.

Ma anche questo diventa un’arma contro Trump, a cinque mesi dal voto per le presidenziali. Non importa che l’attuale presidente abbia fatto più di ogni altro per ridare lavoro ai disoccupati americani (quindi anche e soprattutto agli afroamericani), non importa che abbia avuto il coraggio di denuncia l’omertà con cui la Cina e l’OMS hanno gestito l’emergenza coronavirus, non importa che sia uscito pulito dal Russiagate, che oggi rischia di diventare un Obamagate come possibile congiura ordita dai democratici americani ed europei. Addirittura le rivolte antirazziaste americane divengono uno strumento per oscurare la lotta di liberazione contro i cinesi che si sta combattendo ad Hong Kong (dove invece Trump viene invocato come un salvatore).

Forse è proprio per questo che l’establishment globale (e globalista) ha deciso di giocare le ultime carte per impedire a Trump di essere rieletto. E nelle devastazioni e nel sangue cerca di mestare nel torbido per far saltare il banco.

Tutto ci dice che siamo entrati in un “tornate della storia” sempre più duro e difficile, dove povertà e fame rischiano di incrociarsi con la violenza e le rivolte di piazza. E fino a quando Trump non sarà rieletto l’escalation sarà sempre più drammatica, ma bisogna avere coraggio perché questo potrebbe essere il prezzo che dobbiamo pagare per liberarci dalla Globalizzazione della finanza e delle fame.

FONTE:https://www.qelsi.it/2020/gli-usa-in-fiamme-le-rivolte-antirazziste-come-arma-contro-trump/

 

 

“Il governo dichiarerà gli Antifa organizzazione terroristica”. Trump usa il pugno duro

Washington, 1° giu – Donald Trump ha annunciato che «il governo degli Stati Uniti inserirà i collettivi Antifa nella lista delle organizzazioni terroristiche». L’annuncio è stato diffuso dal presidente Usa nel tardo pomeriggio di ieri su suoi canali social. La decisione è scaturita dai disordini che si stanno verificando in tutta la nazione a causa della morte di George Floyd, l’afroamericano ucciso dalla polizia di Minneapolis. Secondo Trump, infatti, la memoria di Floyd sarebbe stata «disonorata da rivoltosi, saccheggiatori e anarchici», tant’è che aveva promesso che «la mia amministrazione fermerà la violenza di massa».

Donald J. Trump

@realDonaldTrump

The United States of America will be designating ANTIFA as a Terrorist Organization.

398.000 utenti ne stanno parlando

Le parole di Trump e Pompeo

Ieri mattina, inoltre, anche il segretario di Stato, Mike Pompeo, aveva dichiarato che le violenze degli ultimi giorni sarebbero da imputare alla sinistra radicale statunitense. «Resta ancora da vedere esattamente come le proteste pacifiche da parte di persone chiaramente rattristate e frustrate dal comportamento della polizia contro George Floyd siano diventate violente. Non so esattamente come si sia arrivati a questo punto, ma abbiamo già visto questo schema, con outsider che si infiltrano», ha spiegato Pompeo puntando il dito contro gli Antifa. Donald Trump ha poi accusato la stampa mainstream – o, come la chiama lui, lamestream, cioè «zoppa», «non convincente» – di diffondere fake news e di «fomentare l’odio e l’anarchia».

Come si fermano gli Antifa?

Ora è da vedere come il presidente degli Stati Uniti riuscirà effettivamente a dichiarare il movimento Antifa un’organizzazione terroristica. Questa designazione, infatti, è attribuita solitamente a gruppi stranieri che portano avanti attività violente contro il governo Usa. Inoltre, a differenza di altre nazioni, gli antifascisti a stelle e strisce non rappresentano un’organizzazione unitaria, ma sono frammentati in diversi collettivi. Ad ogni modo, anche molti democratici non vedono di buon occhio queste frange violente. Nel 2017, per esempio, la dem Nancy Pelosi aveva parlato di «azioni violente di persone che si definiscono antifa», chiedendo che i violenti fossero arrestati e assicurati alla giustizia. Stesso discorso per i politici conservatori, che spesso vengono presi di mira dagli Antifa attraverso attività di dossieraggio e, in alcuni, anche aggressioni fisiche.

Vittoria Fiore

FONTE:https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/trump-governo-usa-dichiarera-antifa-organizzazione-terroristica-158397/
 

 

 

 

CULTURA

SUL CORPO


È il corpo dell’altro
a renderci integri?


Per lungo tempo ridotto ad appendice di un’interiorità poi uccisa dalla storia, il corpo è entrato nella mente dei filosofi da non più di 150 anni. Prima, eccezion fatta par qualche uscita straordinaria, di esso non si predicava altro che la necessità di liberarsene. Platone fu tra i primi a elaborare l’equazione che poi, in un modo o nell’altro, avrebbe condotto l’Occidente sin sulle soglie della modernità: la parte migliore dell’uomo è quella che rispecchia il divino, ovvero l’intelletto, l’anima, la coscienza che possa farsi tutt’uno con il mondo ideale, svincolato dalla materialità. La vista corporea non può che restare costretta a ciò che passa, a ciò che diviene, mentre è l’occhio intellettuale, libero di librarsi al di sopra degli oggetti, che coglie l’invisibile (reale) dietro il visibile. Il resto è terra, che vuol dire, per associazione semantica, bassezza, la cordicella che ci lega all’animalità. Compito del filosofo, sinonimo di liberazione, è uno soltanto: tagliarla.

Con un gesto che ha del prodigioso, circa 2000 anni dopo, Cartesio sistematizzava la profonda intuizione platonica, per servirla alla scienza come punto archimedeo sul quale si sarebbe dovuto fondare tutto l’impianto del nostro sapere. Posso dubitare delle mie mani, posso dubitare di essere fatto di pelle, di carne; qualcuno, qualcosa mi può ingannare, allucinandomi nell’incubo mostruoso di un’esistenza finora creduta reale. Unica certezza che si accompagna al mio dubitare è l’esistenza del dubbio stesso, ossia di un qualcuno, qualcosa che pensa. Indi per cui, sola cosa che da me non posso rimuovere: io penso, dunque sono cosa pensante. Tutto il resto, con matematica fede, ne sarà il derivato. Compreso il corpo.

Eppure Cartesio, se anche lui fu umano, dovette dubitare. Dovette in cuor suo sperimentare che ciò che professava non corrispondeva a quanto sentiva. Perché in fondo erano quelle stesse mani, quella stessa cera che si scioglieva tra di esse se avvicinata al calore del fuoco, la quale, proprio in virtù di questa sua mutevolezza, perdeva, agli occhi di Cartesio, di concretezza reale – era questa materialità che in lui generava il dubbio. Quello stesso dubbio che, qualche secolo più tardi, Friedrich Nietzsche avrebbe rovesciato: la ragione, la conoscenza, in qualsiasi sua forma, non è altro che la risposta di un istinto, un istinto corporeo. L’animalità, della quale l’uomo pareva essersi liberato sganciandosi dalla carne, poteva tornare a digrignare i denti e sbarrare il passaggio alla via dell’intelletto.

Il corpo, il nostro corpo, è come il punto focale che filtra ciò che la lente dell’esperienza lascia passare. L’altro, il corpo dell’altro, degli altri, è il primo contatto col mondo del quale la vita ci rende esperti. In questa doppia univocità, per la quale il mio corpo è sempre il corpo di qualcun altro, noi ricamiamo e diamo forma al nostro Io, a ciò che solo per derivazione carnale può dirsi intellettuale.

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Noi nasciamo staccandoci dal corpo delle madre, prendiamo la vita con la forza del respiro, che come un mantice gonfia gli organi, i motori, che d’ora in poi reggeranno l’esistenza. Allo stesso modo il primo, reale, contatto con il mondo, è corporale, mediato dalle mani. Il tatto è l’anticamera della conoscenza: la familiarità con il mondo non può che passare per il modo in cui, in un rapporto d’incrocio, il mondo stesso ci tocca e noi lo tocchiamo. È un chiasmo, nel quale ogni toccare è un essere toccati, ogni corpo chiede per risposta un corpo, quello dell’altro, al quale contrapporsi nel contatto. Non basta vedere, immaginare, cogliere nell’idealità di una forma; il pensare stesso è un rapporto di prossimità con la cosa pensata. Da qui la funzione prossemica delle nostre appendici, delle nostre mani, i nostri piedi, che ci collegano come linee e superfici al mondo. Siamo alberi rovesciati, le cui radici stanno in cielo; ma la terra rimane la fonte nel nostro nutrimento. Questo doppio rapporto, per cui ogni toccare è un essere toccati, per cui la coscienza del mio corpo implica in una sorta di ferrea necessità la coscienza del corpo dell’altro, genera quel sentimento ambiguo, misto di amore e repulsione, che ci lega al nostro corpo. Nonostante la vicinanza estrema, siamo noi i primi estranei a noi stessi.

In una bella pagina di Jean-Paul Sartre, questa ambiguità è descritta perfettamente. Quando ci guardiamo il dorso o il palmo della mano, proviamo come un brivido all’idea che tra i sette miliardi d’individui che abitano il mondo, nessuno condivida con noi la nostra stessa conformazione fisica. Nessuno possiede la stessa geografia venosa, la posizione delle nocche, l’articolazione delle dita – non c’è una mano che sia identica a quella che abbiamo sotto gli occhi. E questo non può che suscitare sgomento. L’unicità del nostro corpo ci rende estranei, di un’estraneità estrema, all’altro, chiunque esso sia. Ma è proprio attraverso il corpo, dice Sartre, che avviene la riconciliazione. Quando qualcuno (l’amato, l’amico, il fratello) posa la sua, di mano, sul nostro volto, ecco che il nostro corpo torna cosa conosciuta, torna familiare, ai nostri occhi. La carezza, la vicinanza indotta del corpo altrui, riappacifica il tremore generato da un corpo che pare non appartenerci.

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Il corpo vive di questa duplice esistenza: l’essere la dimora dell’intimità e, insieme, l’incarnazione della lontananza. Il sentimento che proviamo nel saperci nostri, nel sapere che queste mani, queste braccia, questo petto, appartengono a noi, trova la sua giustificazione solo se mediato dal corpo dell’altro, che ci assolve riconoscendoci. Lo specchio inganna quando ci mostra l’immagine che pensiamo sia la nostra. Jorge Luis Borges considerava gli specchi i suoi più grandi nemici. Aveva ragione: l’immagine riflessa introduce una crepa nell’identità corporale che crediamo possedere di noi stessi. Esso ci dice che non arriveremo mai a guardarci come pensavamo di essere.

Ma ciò è inevitabile. Lo specchio non è un corpo, non ha un corpo, essendo il pallido surrogato di una presenza carnale. È il corpo dell’altro, piuttosto, a renderci integri, a ricomporre la frattura che separa noi da noi stessi, accogliendoci nell’imperfezione di una materialità della quale non siamo, né mai saremo, padroni. È la mano che stringe ciò che lo sguardo non afferra, palpitante rumore di membra, insopportabile desiderio di liberarsi di ciò che ci rende umani, al di là di tutto il resto – il corpo che dunque sono.

FONTE:https://www.frammentirivista.it/sul-corpo/

 

 

 

ECONOMIA

Sapelli: solo prestiti e tasse, così l’Ue farà a pezzi l’Italia

Se non si comprende che la proposta di Recovery Fund proviene da un’Europa in cui il capitalismo è impegnato in una guerra affannosa per la sopravvivenza per la crisi pandemica, non si comprende il senso della tragedia che si avvicina. Pensate all’acciaio e al destino cui una classe tecnocratica e politica europea (così si autodefinisce) l’ha ridotto. Il caso Ilva ne è l’emblema, con la sua definitiva scomparsa dopo averla affidata all’unico gruppo mondiale che ricercava senza mascheramenti di ridurre la sovrapproduzione in cui era immerso, tanto che andrà chiusa… facendo sì che la siderurgia ad acciai speciali migliore del mondo non possa partecipare alla gara per la futura ricostruzione mesopotamica, grazie alla concorrenza sleale degli acciai cinesi e degli altri produttori turchi ed europei. Il solo Massimiliano Salini, non a caso cremonese e giustamente impegnato nella difesa del suo territorio, l’ha recentemente con coraggio ricordato, questo vero e proprio dramma che non interessa più nessuno e che cova una tragedia umana, sociale, ambientale, politica, terroristica. Ma veniamo al parto del bimbo deforme, poverino, battezzato Next Generation Eu. Frutto del travaglio della Commissione, potrà essere attivato – lo si legge solo sul “Wall Street Journal” – il primo di gennaio del 2021, quando la cenere si sarà posata. Vediamo di fare chiarezza nella tragedia.

L’Ue ricercherà sui mercati mondiali circa 750 miliardi di euro. Li prenderà a prestito. Di questi, come si è detto, 500 saranno erogati come sussidi e garanzie. Altri 250 saranno prestati agli Stati dopo negoziazioni che dilanieranno l’Europa, piuttosto Merkel e Conteche unirla – purtroppo – come pensano, se pensano, le anime belle. Si dice che l’Italia otterrà, grazie agli accordi informali già stipulati, circa 80 miliardi di sussidi e 90 di prestiti. Quello che non dice nessuno (salvo l’attento e severo professor Perotti a cui vanno resi onore e gloria) è che anche i sussidi saranno raccolti dall’Ue a debito e non saranno regalati a nessuno perché andranno ripagati con finanziamenti degli Stati dell’Ue. Come? Si è ancora incerti, ma le nuove tasse non potranno mancare e saranno parametrate al Pil degli Stati medesimi con proporzionalità alle quote nazionali che concorrono a formare il bilancio dell’Ue. Si dovrebbero ottenere circa 17 miliardi di sussidi (non tantissimi!) nel corso dei quattro anni a partire dall’1 gennaio del 2021, con un esborso molto diluito nel tempo. Certo c’è grande differenza nei tassi: l’Ue emette debito a tassi inferiori a quello di ogni singolo Stato, ma la sostanza dell’indebitamento rimane, risparmiando circa, io credo (con il buon Perotti), un miliardo, un miliardo e mezzo l’anno.

Il problema forse ancora più grande, vista l’incapacità assoluta delle attuali classi politiche di gestire la cosa pubblica, è il fatto che il governo, i governi presenti e futuri, dovranno amministrare una quota non indifferente del Pil in quattro anni con piani in parte indicati dalla Commissione, ma in parte affidati alle classi politiche attualmente incaricate di governarci. Se si pone mente a quale sia lo stato di frantumazione e divisione profonda in cui è caduto lo Stato italiano devertebrato e patrimonializzato sia da gruppi di interessi, sia dagli ordini dello Stato (in primis l’ordine giudiziario trasformatosi in potere Sapelliche promana da ordinamenti di fatto in continuazione annichilendo la stessa Costituzione repubblicana nel sonno della Corte costituzionale, a differenza di ciò che accade in Germania e in Francia e in Spagna) si comprende quale rischio corra la cosa pubblica per effetto dell’aprirsi di una cornucopia che invece che darci, come si dice, la salvezza, mi pare che ci darà il colpo finale come Repubblica parlamentare, come Stato, come comunità.

La crisi dell’ordoliberismo – del resto – non si ferma. l’Europa rischia scontri tra le nazioni potenti e pericolosissimi se non si ritroverà la saggia meditazione sulla necessità di lavorare per costruire uno stato di diritto in Europa sospendendo i Trattati e ripensando tutta l’architettura dell’Unione. Del resto l’articolo 112 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione del 2012 recita proprio in tal senso quando evoca eventi catastrofici in presenza di cui si possono sospendere tutti i Trattati tra gli Stati che reggono l’Europa funzionalista senza sovranità e senza leggi.

(Giulio Sapelli, estratto dall’intervento “Col Recovery Fund ancora più tasse, così l’Italia va in pezzi”, pubblicato sul “Sussidiario” il 30 maggio 2020. Storico dell’economia, il professor Sapelli ha insegnato alla London School of Economics e nelle università di Barcellona, Buenos Aires, Praga, Berlino, Santiago del Cile, Rosario, Quito, Madrid, Lione, Vienna, South California, Sidney, New South Wales (Australia) e New York. E’ stato ripetutamente direttore della Scuola di Alti Studi in Scienze Sociali di Parigi. Attualmente insegna storia economica all’università di Milano. Ha lavorato nei centrri studi Crt, Olivetti ed Eni, ed è stato consulente per aziende come Fiat, Galbani, Credito Emiliano e Telecom, Tim, Agip, Fs, Finmeccanica e Barilla. Presente nelle fondazioni Ugo Spirito, Giulio Pastore e Giangiacomo Feltrinelli, è presidente del comitato scientifico della Camera di Commercio di Milano).

Chi paga la crisi?

Circa un mese fa, su questo nostra rivista, abbiamo pubblicato un intervento di Mauro Calise dal titolo ‘ I conti che si faranno con l’oste’. Calise, ispirato da una recente dichiarazione di Romano Prodi, sostiene che vi sono sempre dei conti da pagare alla fine di un intervento finanziario sostenuto dallo Stato, pur giustificato dalla grave emergenza sociale e sanitaria presente. I conti, ‘nella fatidica ora X’, citando sempre Prodi, si faranno con l’Europa e i Mercati. Si, potrei rispondere a Calise, è vero che i conti di qualsiasi esborso finanziario si debbono fare, ma il problema è determinare chi dovrebbe pagare e rispetto a chi dovrebbero essere rimessi i debiti. Sarebbe questo il punto che da almeno trent’anni viene sempre omesso dalle classi dirigenti e dagli opinionisti più in vista. Infatti, non esiste, come soggetto determinato a cui rispondere, una entità politica costituzionale legittimata democraticamente chiamata Europa, né esistono i così detti mercati, ammesso che non si possa credere, se siamo soggetti razionali, alle deità del tempo antico oggi incarnate da irraggiungibili ed eteree entità pseudo economiche. Che cosa è l’Europa se non una serie di trattati internazionali fra Nazioni, e una serie di burocrazie economiche operanti in un mercato aperto e gestori di una moneta unica priva di Stato? E che cosa sono i ‘Mercati’ se non i detentori del capitale privato e creatori del denaro dal nulla, siano essi le grandi banche oppure gli esorbitanti fondi di investimento? Dunque, in un caso o nell’altro ci troviamo di fronte ad attori dall’incerto contorno giuridico, sopratutto se pensiamo al confuso confine che li separa dall’ente pubblico per eccellenza che è lo Stato, e che tuttavia, concorrono con spesso gravi responsabilità, all’andamento periglioso dell’economia generale. In sostanza, si tratta di denunciare l’impossibile neutralità del terreno economico variamente inteso. Così come, denuncia Emiliano Brancaccio in un suo polemico intervento di inizio maggio, la Corte Costituzionale tedesca giustamente ha sentenziato che la Banca Centrale Europea non può avere un ruolo politico, che in realtà ha in effetti avuto, ma deve mantenersi strutturalmente ‘neutrale’ nel difendere il valore del risparmio, salvo non comprendere tuttavia, la Corte, come non esista nei fatti sociali e politici nessuna neutralità di qualsivoglia banca centrale. Analogamente, si può affermare contro le tesi di Calise e di tutti coloro che sostengono a ogni piè sospinto ‘che non vi sono pasti gratis’, che non vi è nessuna neutralità nel gestire la moneta e nel concedere crediti e mezzi di pagamento; l’atto del controllare il denaro è atto pienamente politico, esso consente a chi detenga tale potere di decidere chi può avere credito e come può ripagarlo, e chi invece, non ne può usufruire ed è costretto a pagare il prezzo sociale per far si che il grande ‘circo del denaro facile’ possa continuare e incrementarsi addirittura! Allora dove risiede l’errore di principio in coloro che predicano che un pasto va sempre pagato. Ovviamente nella falsa rappresentazione fenomenica per cui tutti coloro che si siedono al tavolo imbandito per mangiare siano uguali, siano essi lavoratori dipendenti e piccole partite IVA, oppure siano lo Stato o le grandi imprese e le grandi finanziarie.

Se ciò che dico è vero, allora tutta la problematica va ribaltata. Chi, come il grande capitale ha avuto denaro facile oppure gratis, non può oggi esimersi dal riversare quel denaro verso gli investimenti produttivi e assumendosi i rischi relativi di impresa. Se ciò non è in grado di farlo, intendo il grande capitale industriale e finanziario, perché i problemi degli sbocchi produttivi sono, nel mondo economico di oggi insormontabili, allora l’unico attore che può investire nella crescita economica e porre un nuova politica dell’offerta in nuovi settori merceologici o in nuovi servizi, è lo Stato, piaccia o non piaccia ai più. Ne consegue, per logica, che si deve allora affrontare una riforma dei mercati finanziari e delle banche molto simile alla legge che coniò Roosvelt nel 33’ negli USA, che consenta allo Stato che si indebita di poter avere la protezione nell’emettere titoli della Banca Centrale del suo paese. Diversamente, si otterrebbe lo sgradevole risultato di indebitare lo Stato con la finanza privata, che è essa stessa piena di debiti inesigibili e sull’orlo del collasso ma assolutamente restia a ridimensionarsi oppure a trovare una soluzione al suo stato comatoso, e lo Stato si vedrebbe costretto ad applicare ricette di austerità che farebbero crollare l’economia, ridurre alla fame i ceti sociali più deboli, e, infine, costruire le condizioni per il fallimento stesso di banche, imprese e delle nazioni. Mi si potrebbe obiettare, e ciò lo comprendo bene, che il sistema capitalistico degli ultimi tre decenni, è in grado di ampliare i bilanci, e dunque, i debiti, sia delle banche centrali che pubblici, perché si affida alle due controtendenze che hanno fino ad oggi evitato il crollo rovinoso del sistema; ovvero le esportazioni merceologiche e il volano di finanza e della spesa militare. Ma è proprio a questo punto che casca l’asino! Sono i fattori di controtendenza, sempre utilmente utilizzati in passato, che non possono più essere attivati facilmente oggi. ‘L’intendenza seguirà’, è un adagio tanto gradito a chi ha ancora oggi un grosso residuo di potere, tuttavia non possiamo che dubitare di tanta mal spesa saggezza.

E la sinistra che farà di fronte alla situazione? Se ci fosse ancora, nei nostri giorni così difficili, Lucio Magri credo che ammonirebbe un po’ tutti, temendo come sempre di non venir ascoltato, se non in ritardo. Insisterebbe sul fatto che serve, e urgentemente, un programma di fase delle sinistre, che sia radicale per aggredire la crisi, perché servono politiche veramente coraggiose che rompano le consuetudini che si sono incrostate per trent’anni nell’economia e nella politica, e che non sia, altrimenti, inutilmente estremista, per non impedire le necessarie alleanze utili al fine che ci si prefigge. Additerebbe, allora, due rischi: da un lato l’adagiarsi sicuro della sinistra antagonista e radicale nella sterile opposizione a tutto, ( movimento confederale, partiti, governi di centrosinistra variamente composti), cercando senza un progetto definito di conquistare qualche scampolo nelle piazze di opposizione; dall’altra il pericolo di una sinistra che si definisce ‘riformista’ solo per il fatto che coltiva una pigrizia mentale che le consente senza rimorso di agganciarsi a questo o a quel carro del vincitore pur di brandire residui spazi di potere. Se non si ha un progetto forte da contrapporre, anche nella logica sociale sottesa, al falso patto sociale proposto anche dal Presidente della Banca D’Italia, che spinge alla fine ad una semplice compressione del salario e della spesa statale in servizi pur di superare la crisi e a restaurare il sistema precedente, allora ci si ridurrà come forze progressiste, variamente intese, a limare i provvedimenti governativi preparati da altri. In una parola ci si limiterà a ‘fare la punta alle matite’ quando nel contempo le esigenze e la protesta sociale potrebbero esplodere e sommergere tutto, sindacato e partiti per primi.

Non è, me ne rendo conto, facile compiere uno scatto di reni in una fase di tale smarrimento sociale, in cui anche la base della sinistra è disorientata e poco appassionata. Ma la rilettura del ‘Sarto di Ulm’ mi ha spinto a recuperare qualche ragionamento di un ‘vecchio compagno’ del tempo andato, che forse male non potrà fare.

FONTE:http://www.cittafutura.al.it/sito/paga-la-crisi/

 

Colao, assalto alle imprese di Stato. Elkann in pole position

Diverse testate minori hanno ripreso la notizia della prima bozza del piano per la ripresa stilato da Vittorio Colao. I dettagli sono ancora vaghi, ma da quello che riporta “Milano Finanza” (un giornale molto ben informato) il progetto prevede la creazione di un fondo di garanzia che precede la svendita colossale dell’industria pubblica italiana e che servirà a sostenere l’industria privata. Leonardo, Fincantieri, Ferrovie dello Stato ed altre aziende verrebbero dismesse insieme alla vendita delle riserve auree italiane (tra le maggiori del mondo dopo quelle di Stati Uniti, Germania e Fmi) per fare cassa e foraggiare l’industria privata. Ora, ho molti dubbi che un piano del genere possa essere varato. Si tratta infatti di un progetto che possiamo definire, senza esagerare, eversivo, dato che sguarnirebbe il paese di protezioni economiche e industriali primarie, senza le quali persino la tenuta democratica è a rischio. È dunque probabile che Colao abbia deciso di far circolare una bozza sparando molto alto per valutare le prime reazioni e aggiustare il tiro. Seguirà nei prossimi giorni un disegno più moderato ma non meno devastante.

Sulla base di quel documento inizierà poi una trattativa. Dalla richiesta iniziale di smantellamento dello Stato pari a 100, si passerà dunque a 50 con l’obiettivo di ottenere 25, magari 30. Dunque da un progetto eversivo si passerà a un piano I media della famiglia Agnelli-Elkanncomunque molto pesante, che consentirà alle classi industriali italiane di trarre grossi vantaggi economici spartendosi qualche grande azienda pubblica. Si tenga infatti conto che, a dispetto della propaganda antistatalista, le aziende di stato macinano da anni utili e rappresentano la punta più avanzate dell’industria italiana. In tempi di vacche magre i numeri di Leonardo e Fincantieri fanno gola a tanti. Non è per questo un caso che, poco dopo la nomina di Colao, la famiglia Agnelli sia tornata alla ribalta intervenendo pesantemente sulla direzione di “Repubblica”. Per spartirsi il bottino la classe imprenditoriale italiana ha bisogno del forte sostegno dei media e soprattutto necessita di controllare quella parte dell’intellettualità italiana che legge ancora “Repubblica” credendo di sentirsi cosmopolita, colta e intelligente.

Permettetemi altre due considerazioni. 1) Vendere 30 dello Stato è sempre meglio che darne via 100. Sebbene aleatorio quel 100 non è però privo di significato. La bozza fatta circolare in questi giorni costituisce infatti l’obiettivo finale delle nostre classi imprenditoriali. 30 è solo la prima tappa per giungere gradualmente a 100. 2) Non è chiaro quali siano stati i passaggi che hanno portato Colao alla testa della commissione per la ricostruzione. Perché Conte l’ha scelto? Perché ha dato a un uomo di cui sono note le parentele con l’universo ultraliberista la responsabilità di varare un piano per la ricostruzione? L’impressione è che dietro quella nomina ci sia una partita di giro per tenere in piedi il governo. Resta in ogni caso un fatto. Con il coronavirus si è ripetuta su vasta scala quella brutta scena che abbiamo visto dopo il terremoto dell’Aquila, quando due imprenditori al telefono, in una chiamata intercettata, ridevano a crepapelle di fronte alle immagini delle macerie, convinti che quella tragedia sarebbe stata per loro una grande occasione economica. Con il coronavirus quelli che ridono non sono più solo due imprenditori di una provincia cittadina, ma sono quelli che da anni tiranneggiano lo Stato e che possono contare su un uomo loro vicino alla stanza dei bottoni, ovvero Colao.

(Paolo Desogus, “Il piano Colao è eversivo”, dalla pagina Facebook di Desogus, 31 maggio 2020).

 

IL COMMISSARIO EUROPEO BRETON: COMUNQUE PAGHERETE IL RECOVERY FUND…

 

3 Giugno 2020 posted by Leoniero Dertona

 

Thierry Breton è il commissario europeo all’industria. Al contrario di Gentiloni viene preso con molta serietà a Bruxelles, tanto che ogni sua conferenza stampa ha una ricaduta molto importante sui media. Quando si muove per i corridoio della capitale europea lo fa sempre seguito da uno sciame di giornalisti e di … giornaliste  che tentano di cogliere qualche sua parola. Del resto dietro di lui c’è uno dei due poteri europei, la Francia di Macron, mica una mezza calzetta come Conte, ed il suo curriculum imprenditoriale è, effetti, notevole.

Thierry Breton ha concesso una lunga e completa intervista alla rivista francese l‘Opinion ha espresso la sua visione sul Recovery Fund, o meglio Next Generation Fund, lo strumento che dovrebbe riportare, almeno in teoria, la “Solidarietà” all’interno dell’Unione.  Al di là dei proclami di facciata vorrei però porre alla vostra attenzione due passaggi essenziali:

 1) Domanda: In questo contesto molto particolare, cancellare una parte del debito, è possibile?
Il debito è un contratto. In linea di principio, qualsiasi debito deve essere rimborsato. Mi sembra
bello da ricordare, soprattutto quando ci si prepara nella zona euro di prendere in prestito 2.000 miliardi sui mercati … Il debito generato dalla Commissione è ovviamente destinato al rimborso.
Questi 500 miliardi presi in prestito, con una scadenza di trenta anni, saranno quindi a lungo termine. E loro beneficerà di tassi di interesse molto bassi, che li renderà perfettamente assorbibili da futuri bilanci della Commissione tra ora e il 2050.

2) Domanda: quindi dovremo in parallelo all’utilizzo  pensare alle risorse per cui costituire rimborsare la capitale.

Vi sono due ipotesi. O, come  sembra improbabile , i 27 stati membri  aumentano gradualmente il bilancio del Commissione pro rata per i effettuare i rimborsi. O  si decide di dotare il bilancio europeo  di risorse nuove . Ad esempio permettendo di incassare imposte puramente europee pagate da parte di terzi come la tassa Gafa (la tassa sule grandi società digitali NdT) attraverso  f un accordo nel quadro dell’OCSE. Oppure, meccanismi di regolazione C02 ai confini per tassare i prodotti fabbricati al di fuori dell’Unione e che non rispettassero i nostri standard ambientali nel quadro del patto verde. In termini fiscali, questo le idee non mancano mai, ma una cosa è certa, queste tasse si applicherebbero a attività che beneficiano del nostro mercato interni e non sarebbero tasse individuali . Non usciremo  da una crisi – ancor meno di una crisi di questo
scala – se volgiamo aumentare imposta sulla famiglia.

Ora capite perchè Thierry Breton sia considerato il più lucido nella famiglia zoppicante della commissione: è l’unico che capisca qualcosa di economia. Purtroppo la sua comprensione è limitata esternamente dai soliti preconcetti (tipo la moneta è una quantità limitata) oppure da ovvi fattori di carattere ambientale.

Alcune osservazioni stringenti:

  • Tutto si basa sui tassi attuali “Bassi” del debito della commissione. Però i tassi bassi sono veramente tali solo in un ambiente moderatamente inflazionistico. Se il futuro fosse deflazionistico, con tassi di crescita nulli o negativi, anche i tassi attuali bassi non sarebbero tali. Paradossalmente dovrebbe augurarsi una politica monetaria inflazionistica….
  • la copertura quindi si verrà a basare su nuove tasse, e questo viene a limitarne l’effetto Inoltre le tasse o si basano su un accordo in sede OCSE tutto da realizzare (siamo sicuri che USA, Irlanda, Lussemburgo, Panama etc voteranno a favore di questo accordo?) oppure vengono a contraddire 30 anni di politica industriale europea, con la fine del liberoscambismo. Una contraddizione che accentuerà le lotte interne alla UE: se pongo dei dazi al mio importo, otterrò dei dazi al mio export, per cui dovrò produrre di più per il mercato interno. Per farlo devo avere dei consumatori in grado di acquistare i miei beni, da un lato,e e dall’altro questi potrebbero non essere uniformemente distribuiti nell’Unione. Torneremo ad avere una situazione tipo Grecia 2008,con paesi con forti deficit commerciali interni che, prima o poi, porteranno ad una crisi irreversibile

Comunque eccovi un altro estratto:

Domanda: I criteri di Maastricht sono stati sospesi. Come immaginate di reintrodurli in questo contesto?
Sono stati sospesi in conformità con disposizioni del patto di stabilità da trattare
a una situazione eccezionale. Quando le circostanze  lo permetteranno , dovremo sederci
intorno al tavolo e discutere di ciò che è rilevante e cosa no. Soprattutto quando si tratta di
criteri di debito. L’ammontare dei debiti degli Stati membri e il loro differenziale reciproco avrà bisogno di attenzione molto particolare per quanto riguarda la convergenza necessaria per la stabilità dell’area dell’euro.

I criteri di Maastricht, per quanto irrealistici, non sono scomparsi e torneranno al centro del mirino della Commissione. Breton non è uno stupido, anzi forse è l’unico che capisce veramente qualcosa, e parla della necessità di ridiscuterne, ma si tratta di una ridefinizione che ha come obiettivo “LA CONVERGENZA”, cioè  il fatto che , per forza, si vada tutti verso un’unica direzione. Come si può far convergere chi ha 80% del debito e 150% senza renderlo mutuabile? due vie:

a) patrimoniale

b) cancellazione del debito in mano alla Banca Centrale.

Secondo voi cosa vorranno fare i tedeschi e gli olandesi?

FONTE:https://scenarieconomici.it/il-commissario-europeo-breton-comunque-pagherete-il-recovery-fund/

 

 

 

Pinocchio, il Gatto e la Volpe

 

“Il burattino, ritornato in città, cominciò a contare i minuti a uno a uno; e, quando gli parve che fosse l’ora, riprese subito la strada che menava al Campo dei miracoli”.

C. Collodi, Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino. XIX, Pinocchio è derubato delle sue monete d’oro e, per castigo, si busca quattro mesi di prigione, Alberto Tallone Editore, Alpignano, Torino 1994, p. 113.

Negli ultimi dieci anni, stando a quanto riportato nel Rapporto dell’ISTAT sui “Conti economici nazionali” (pubblicato il 21 settembre 2018), l’economia italiana è stata interessata da quattro recessioni: nel 2007 (-1,1%), nel 2008 (-5,5%) nel 2012 (-1,8%) e nel 2013 (-1,7%). Attenzione! Nei casi sopra citati non si è trattato di una «recessione tecnica», come quella sancita nei giorni scorsi dall’ISTAT che fa riferimento alle stime del Pil1 degli ultimi due trimestri del 2018 (caratterizzate da un tasso di crescita negativo), bensì di «recessioni annue», successivamente sfociate in vere e proprie crisi.

Nella successiva “Nota mensile sull’economia italiana” del dicembre 2018 n. 18 (pubblicata dall’ISTAT l’11 gennaio 2019) si legge che: la «recessione tecnica» come quella registrata negli ultimi due trimestri sarebbe da imputare al fatto che “Nelle settimane recenti, l’economia internazionale ha mostrato evidenti segnali di decelerazione con un maggiore grado di eterogeneità degli andamenti tra i paesi. Tra i fattori di rallentamento ci sono l’incertezza generata dal processo ancora incompiuto di Brexit e gli effetti delle perduranti tensioni sui dazi tra Stati Uniti e Cina”. (…) “A dicembre – prosegue la nota -, l’indice del clima di fiducia dei consumatori ha segnato un ulteriore calo diffuso a tutte le componenti: le aspettative per il futuro hanno registrato un deciso peggioramento e anche le attese sulla disoccupazione hanno mostrato segnali negativi. Nello stesso mese, anche la fiducia delle imprese è peggiorata in tutti i settori economici a esclusione del commercio al dettaglio. Tra le imprese manifatturiere, le attese di produzione hanno evidenziato un miglioramento mentre i giudizi sia sul livello degli ordini sia sulle scorte di prodotti finiti hanno registrato un peggioramento”.

Infine, conclude la nota, dal momento che l’indicatore che anticipa la tendenza per il futuro “ha segnato una nuova flessione”, tutto ciò lascia intendere “il proseguimento dell’attuale fase di debolezza del ciclo economico italiano”. Una debolezza che potrebbe sfociare, non come il Gatto e la Volpe vogliono far intendere al nostro Pinocchio in un boom, ma al contrario in una vera e propria recessione (una crisi).

Va da sé che se le cause delle crisi sono molteplici, le conseguenze di una crisi sono sempre le stesse. Avendo riguardo ai dati sopra riportati, mentre la «grande recessione» del 2007/2008 è stata causata dall’esplosione negli Stati Uniti della bolla speculativa dei “titoli spazzatura” (sub prime), gli effetti della quale si sono trasferiti all’economia reale del mondo intero, le due crisi degli anni 2012-2013 sono state causate dalla perdita di fiducia sulla situazione debitoria all’interno dei Paesi dell’Unione Europea. Inoltre, e sempre restando all’economia italiana, la crisi della metà degli anni ’70 fu causata dalle ripercussioni delle crisi petrolifere, mentre quella dei primi anni ’90, ed in particolare quella del settembre del 1992, che costrinse la lira italiana e la sterlina inglese ad uscire dal Sistema Monetario Europeo (SME) – l’accordo sottoscritto dai paesi appartenenti all’allora Comunità Economica Europea (CEE) – fu una crisi valutaria. Pertanto, se le cause delle crisi sono molteplici, imputare la “recessione tecnica” degli ultimi due trimestri al governo precedente o a quello attualmente in carica è un colossale inganno, paragonabile a quello che il Gatto e la Volpe hanno perpetrato ai danni di Pinocchio per convincerlo a sotterrare le cinque monete d’oro nel Campo dei miracoli.

Ora, a prescindere da quale sia la causa di una crisi, i suoi effetti sono sempre gli stessi: la perdita di fiducia da parte degli imprenditori circa la possibilità di riuscire a vendere i prodotti che hanno a magazzino; → l’aumento della capacità produttiva inutilizzata; → la riduzione degli orari di lavoro; → l’attivazione da parte delle imprese della Cassa integrazione guadagni e/o il ricorso ai licenziamenti; → la diminuzione del reddito disponibile da parte delle famiglie per l’acquisto di beni di consumo (e conseguente riduzione dei Consumi interni); → la riduzione degli ordinativi alle imprese alla quale fa seguito il rinvio delle loro decisioni di acquistare nuovi macchinari che incorporano le nuove tecnologie e la riduzione delle spese in attività di ricerca e sviluppo. Questo processo comporta una diminuzione della Domanda interna, sia per beni di Consumo che per beni di Investimento, alla quale fa seguito un’ulteriore peggioramento delle aspettative delle imprese, che farà sì che la crisi si autoalimenti. Fino a quando il processo si esaurisce e si avvia una lenta ripresa. “Questo lo dico io” (o meglio, lo sostiene la Teoria del ciclo economico).

Vogliamo scommettere che nel 2019 non ci sarà alcun boom economico, come vogliono farci credere il Gatto e la Volpe, e che analogamente è destinato a cadere nel vuoto l’auspicio del Presidente del Consiglio per il quale “ci sono tutte le premesse che sarà un anno bellissimo all’insegna della ripresa anche e soprattutto grazie alla manovra economica varata dal governo italiano nonostante le remore dell’Unione europea”? Se le cause della «recessione tecnica» sono quelle indicate dall’ISTAT, la sua evoluzione verso una crisi o verso una (lenta) ripresa, dipenderà da come evolverà l’economia mondiale, sulla quale si intravvedono fosche nubi. Quanto a Pinocchio, ciascuno è libero di vederci chi meglio crede e di credere o meno alle lusinghe del Gatto e della Volpe.

Alessandria, domenica 3 febbraio 2019

1 Affinché Pinocchio, nell’attesa di giungere al Campo dei Miracoli, non si lasci irretire dal Gatto e la Volpe, e per tutti coloro che ancora confondono il flusso del Reddito nazionale (Pil), con lo stock della ricchezza, riporto l’esatta definizione del concetto di «Prodotto interno lordo ai prezzi di mercato (Pil)» che compare nel Glossario dell’ISTAT annesso al citato Rapporto del 21 settembre 2018 sui Conti economici nazionali: «Il Prodotto interno lordo ai prezzi di mercato (Pil) è il risultato finale dell’attività di produzione delle unità produttrici residenti. Corrisponde alla produzione totale di beni e servizi dell’economia, diminuita dei consumi intermedi e aumentata dell’Iva gravante e delle imposte indirette sulle importazioni. È altresì pari alla somma del valore aggiunto a prezzi base delle varie branche di attività economica, aumentata delle imposte sui prodotti (compresa l’Iva e le imposte sulle importazioni), al netto dei contributi ai prodotti». Quindi è paragonabile al reddito annuo di una famiglia e non ha nulla a che vedere con la ricchezza della stessa. E “Questo non lo dico io”, con buona pace del Sottosegretario di Stato al Ministero dell’economia e delle finanze Laura Castelli, diplomata ragioniera e con una laurea triennale in Economia aziendale”, ma i tecnici (non i politici), dell’Istituto Centrale di Statistica.

FONTE:http://www.cittafutura.al.it/sito/pinocchio-gatto-la-volpe/

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

 

GIUSTIZIA E NORME

PORTO D’ARMI E RIABILITAZIONE: LA DISCREZIONALITÀ DELL’AUTORITÀ DI PUBBLICA SICUREZZA

Nota a T.A.R. Puglia, Lecce, sez. III, 25 febbraio 2020, n. 528

Sommario: 1. Premessa – 2. Il I° orientamento giurisprudenziale – 3. Il II° orientamento giurisprudenziale – 4. La decisione – 5. Riflessioni conclusive

 

1. Premessa

La sentenza in oggetto offre lo spunto per tornare a riflettere su alcune questioni concernenti non solo il rilascio della licenza di portare armi, ma anche i contorni del potere esercitato dall’Autorità amministrativa di pubblica sicurezza.

Nel caso che occupa, il ricorrente, gravato da precedenti vicende giudiziarie (alcuni procedimenti penali erano stati oggetto di rimessione della querela; per altre condanne comminate per detenzione abusiva di munizioni e minacce, invece, era intervenuta riabilitazione ai sensi dell’art. 178 c.p.), dopo aver avanzato istanza per il rilascio della licenza di portare armi per uso caccia, otteneva dapprima il diniego questorile e poi il respingimento del ricorso gerarchico promosso presso la Prefettura –  U.T.G[1].

2. Il I° orientamento giurisprudenziale

Il Tribunale amministrativo di Lecce si è preoccupato anzitutto di riassumere il quadro storico ed evolutivo delle principali attestazioni giurisprudenziali in subiecta materia.

Secondo un primo orientamento[2], più risalente e basato sul  contenuto degli articoli 11 e 43 del testo unico n. 773 del 1931 nella versione precedente alla riforma operata dal d.lgs. 104/2018[3], l’Autorità è titolare di poteri vincolati al ricorrere delle fattispecie di cui agli artt. 11 commi I e III primo periodo e 43 comma I, mentre gode di discrezionalità nei casi di cui agli artt. 11 commi II e III secondo periodo, 39[4] e 43 comma II. Per comodità espositiva, è bene richiamare di seguito le disposizioni nella versione pre-riforma:

Art. 11: «Salve le condizioni particolari stabilite dalla legge nei singoli casi, le autorizzazioni di polizia debbono essere negate:

1) a chi ha riportato una condanna a pena restrittiva della libertà personale superiore a tre anni per delitto non colposo e non ha ottenuto la riabilitazione;

2) a chi è sottoposto all’ammonizione o a misura di sicurezza personale o è stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza.

Le autorizzazioni di polizia possono essere negate a chi ha riportato condanna per delitti contro la personalità dello Stato o contro l’ordine pubblico, ovvero per delitti contro le persone commessi con violenza, o per furto, rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione, o per violenza o resistenza all’autorità, e a chi non può provare la sua buona condotta.

Le autorizzazioni devono essere revocate quando nella persona autorizzata vengono a mancare, in tutto o in parte, le condizioni alle quali sono subordinate, e possono essere revocate quando sopraggiungono o vengono a risultare circostanze che avrebbero imposto o consentito il diniego della autorizzazione».

Art. 43: «oltre a quanto è stabilito dall’art. 11 non può essere conceduta la licenza di portare armi: a) a chi ha riportato condanna alla reclusione per delitti non colposi contro le persone commessi con violenza, ovvero per furto, rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione; b) a chi ha riportato condanna a pena restrittiva della libertà personale per violenza o resistenza all’autorità o per delitti contro la personalità dello Stato o contro l’ordine pubblico; c) a chi ha riportato condanna per diserzione in tempo di guerra, anche se amnistiato, o per porto abusivo di armi.

La licenza può essere ricusata ai condannati per delitto diverso da quelli sopra menzionati e a chi non può provare la sua buona condotta o non dà affidamento di non abusare delle armi».

Con particolare riferimento all’istituto della riabilitazione, concessa sulla base della buona condotta del reo ed in vista di una suo reinserimento attivo nella società, si evidenzia come secondo tale filone giurisprudenziale il ricorrere dello stesso non costituisse una condizione sufficiente per l’ottenimento della licenza di portare armi, qualora il provvedimento di favor fosse collegato alla commissione di reati tipizzati dal primo comma dell’art. 43. Il potere conferito all’Autorità pubblica, dunque, sarebbe stato in tal caso di tipo vincolato anche al ricorrere dell’istituto di cui all’art. 178 c.p.

D’altro canto, il legislatore ha conferito un ruolo significativo alla riabilitazione solo all’interno dell’art. 11 comma I, ossia in una disposizione concernente, in generale, l’emissione e la conservazione di autorizzazioni di polizia. Con riferimento al rilascio e al mantenimento del porto d’armi disciplinato dall’art. 43, invece, non vi era alcun riferimento al conseguimento della riabilitazione.

Quest’ultima fattispecie, infatti, ancora oggi si differenzierebbe sostanzialmente dalla norma di cui all’art. 11: la prima è mossa dall’esigenza di mantenere l’ordine e la sicurezza pubblica, potenzialmente minacciata da individui socialmente pericolosi ed in possesso di armi; la seconda, invece, trova la sua ratio nella necessità di garantire lo svolgimento di attività lavorative subordinate al possesso di autorizzazione. In altri termini, se l’art. 11 punta a garantire l’esercizio del diritto costituzionalmente garantito all’iniziativa economica, l’art. 43 appronta una serie di garanzie per il godimento di un diritto che non è assoluto, ma anzi «una eccezione al divieto generale di portare armi, che può divenire operante solo nei confronti di quelle persone che ne facciano richiesta e per le quali esista la perfetta e completa sicurezza del ‘buon uso’ delle armi stesse»[5].

Il Questore, nel caso de quo, si è inserito nel solco di questo filone interpretativo, motivando il diniego della licenza di porto d’armi sulla base dell’irrilevanza:

– tanto della riabilitazione, che “non è decisiva, sul piano amministrativo, ai fini di una valutazione positiva sulla condotta” del reo, in quanto “la mancanza del requisito soggettivo dell’affidabilità dell’interessato alla detenzione delle armi, sebbene oggetto di intervenuta riabilitazione, è rilevabile oltre che dal carattere ostativo dei reati commessi normativamente tipizzati dall’art. 43 del TUPLS, dalla natura e dalla gravità dei fatti-reato strettamente collegati alla persona nonché alla detenzione delle armi e/o munizioni”;

 – quanto delle remissioni di querela, mera condizione di procedibilità sul piano processuale penale e meritevole di considerazione solo per “il fatto-reato nella sua obiettiva dimensione storica”.

Infatti, come affermato dal Consiglio di Stato, Sez. III, nella pronuncia del 14 ottobre 2016, n. 4262: «a) per quanto riguarda l’applicazione degli articoli 11 e 43 del testo unico, l’istituto della riabilitazione avrebbe rilevanza unicamente nei casi ivi espressamente previsti, e dunque soltanto nei casi individuati dall’art. 11, primo comma, lettera a); nei casi previsti dall’art. 43, primo comma, l’Amministrazione non sarebbe titolare di poteri discrezionali, «perché il legislatore ha preventivamente escluso ogni ulteriore valutazione, ritenendo che coloro che sono stati dichiarati colpevoli di quei reati di particolare allarme sociale non diano sufficienti garanzie sulla circostanza del non abuso di armi di cui venissero eventualmente in possesso»[6]; b) la relativa condanna sarebbe stata dunque considerata dal legislatore come un «fatto storico immutabile».

3. Il II° orientamento giurisprudenziale

Tuttavia un secondo orientamento (diffuso anche prima della novella legislativa di cui al d.lgs. 104/2018[7]) invoca il principio di ragionevolezza per una lettura diversa, e costituzionalmente orientata, delle fattispecie in esame. L’amministrazione procedente alla valutazione circa l’affidabilità dell’istante per il possesso di armi, infatti, dovrebbe considerare tutti gli elementi «che denotano favorevolmente la personalità dell’interessato alla licenza di polizia con carattere di attualità […] Ciò comporta che la preclusione prevista dall’art. 43 TUPLS per il possesso di armi e munizioni in capo ai soggetti, che abbiano subito le indicate tipologie di condanne […] non possa essere automatica, ove ragionevolmente altri elementi attuali della personalità dell’interessato, quale il lungo tempo intercorso rispetto all’epoca del commesso reato senza la commissione di ulteriori illeciti penali (corroborato nelle sue positive implicazioni dalla intervenuta riabilitazione), depongano per lo stabile ripristino in capo al soggetto medesimo delle richieste condizioni di affidabilità nel possesso di armi in corrispondenza ad una rinnovata e consolidata integrazione nel sano contesto socio economico in presenza di indizi univoci e concordanti in tale senso»[8].

Il T.A.R. Lecce sposa tale secondo orientamento, secondo il quale gli artt. 11 e 43 TULPS costituiscono un unico corpus che soggiace al principio di ragionevolezza. Una lettura, questa, che lo stesso legislatore ha inteso avallare e ribadire in termini ancora più espliciti con la novella apportata dal d.lgs. 104/2018. Come affermato, da ultimo, dal Cons. St., Sez. III, sentenza del 29 marzo 2019, n. 2097, con riferimento alla statuizione precedentemente esaminata: «il suddetto indirizzo interpretativo ha trovato il recente avallo del legislatore, mediante l’eliminazione dell’originario carattere automaticamente ostativo (al rilascio della licenza di porto d’armi) delle condanne per i reati tipologicamente indicati dall’art. 43, comma 1, TULPS, laddove sia intervenuta la riabilitazione (cfr. art. 43, comma 2, TULPS, come modificato dall’art. 3, comma 1, lett. e), d.lvo n. 104 del 10 agosto 2018, nel senso che “la licenza può essere ricusata ai soggetti di cui al primo comma qualora sia intervenuta la riabilitazione….”).

Sebbene la norma, così novellata, trovi applicazione a decorrere dal 14 settembre 2018, ai sensi di quanto disposto dall’art. 14, comma 1, del medesimo d.lvo n. 104/2018, da essa nondimeno possono ricavarsi utili spunti ai fini della corretta interpretazione della disposizione previgente. Deve premettersi infatti che il legislatore, con la modifica menzionata, ha inteso conformare la disciplina a criteri di equilibrata ragionevolezza, attribuendo all’Amministrazione, laddove la valenza negativamente sintomatica dei reati tassativamente elencati sia bilanciata dalla condotta successiva del condannato, espressiva di un atteggiamento di ravvedimento che abbia messo capo al provvedimento di riabilitazione ex art. 178 c.p., il potere di valutare in concreto la sussistenza dei presupposti per l’adozione del provvedimento di diniego, alla luce di un giudizio di affidabilità dell’interessato, in relazione all’uso delle armi, che muova sì dalla condanna, ma abbracci l’intero spettro di elementi, anche sopravvenuti, suscettibili di valutazione al suddetto fine (ovvero, esemplificativamente, la concreta entità del fatto criminoso, il lasso temporale trascorso dopo la condanna, la condotta successivamente tenuta dall’interessato, sia sotto un profilo generale che in relazione all’uso delle armi, tanto più laddove l’Amministrazione, dopo la condanna, abbia comunque proceduto al rinnovo del titolo di polizia)».

4. La decisione

Alla luce di tale interpretazione, il Tribunale amministrativo leccese ha ritenuto che: «nei casi di intervenuta riabilitazione penale in relazione alla commissione dei rati previsti dall’art. 43, comma 1, del T.U.L.P.S. n. 773/1931, il potere dell’Autorità di pubblica sicurezza non è più vincolato (in senso negativo e automaticamente ostativo), bensì discrezionale».

Una discrezionalità non esercitata correttamente dall’Autorità che, per prima, ha valutato le condotte oggetto di rimessione di querela per la loro valenza storico-fattuale, senza tuttavia garantire il diritto di partecipazione per l’istante e, quindi, una completa istruttoria[9]. Con riferimento all’intervenuta riabilitazione concessa per il reato di minaccia, valutata come impeditiva per l’ammissione del ricorso gerarchico, il Collegio ribadisce come questa comporti «il venir meno del carattere automaticamente ostativo del reato commesso». A tal proposito, il T.A.R. Lecce coglie l’occasione per sollevare, veltamante, ulteriori dubbi circa il corretto esercizio della discrezionalità. Non è acquisito, invero, che il reato di minaccia (art. 612 comma II c.p., oggetto di riabilitazione) rientri nell’elenco tassativo dei reati di cui all’art. 43 comma I  lett. a) T.U.L.P.S. Sebbene recentemente la Suprema Corte si sia espressa a favore della riconducibilità del reato di stalking (art. 612 bis c.p.) nell’alveo dei “delitti non colposi contro le persone commessi con violenza”[10], giova sottolineare come nulla sia stato stabilito con riferimento all’art. 612 c.p. L’estensione interpretativa formulata dagli Ermellini è figlia, infatti, di una necessità di armonizzazione con il quadro giuridico sovranazionale. La Corte di Cassazione ha inteso la minaccia collegata alla “violenza di genere” come violenza alla persona in  virtù del tenore delle disposizioni di diritto internazionale, recepite anche a livello comunitario[11]. Inoltre, il T.A.R. Lecce ha rilevato i termini della sostanziale differenza fra la fattispecie di cui all’art. 697 c.p. (detenzione abusiva di munizioni), oggetto di riabilitazione per il ricorrente, e quella prevista dall’art. 699 c.p. (porto abusivo di armi), tassativamente previsto dalla lett. c) dell’art. 43 T.U.L.P.S.

Una ulteriore circostanza, più macroscopica, evidenzia il mancato esercizio della discrezionalità amministrativa ed ha spinto il Collegio giudicante ad accogliere il ricorso dell’istante. I provvedimenti dell’Autorità hanno omesso di valutare, in fase istruttoria ed in parte motiva, la nota dei Carabinieri del 31 ottobre 2015, indirizzata alla Questura ed al Commissariato di Polizia di Stato competente, dalla quale emergeva come il ricorrente godesse in pubblico di normale condotta, non risultasse accompgnato a pregiudicati, non manifestasse (al momento) un carattere violento o minaccioso e non costituisse allarme sociale. Circostanze queste che a parere del Tribunale, proprio in virtù dell’ampio potere discrezionale esercitato dalla P.A., dovevano essere prese in considerazione unitamente alle altre informazioni di cui l’Autorità procedente era in possesso. L’integrale valutazione della menzionata nota avrebbe consentito all’amministrazione di operare un corretto bilanciamento di interessi, contemperando le esigenze sottese all’istaza di rilascio della licenza a portare armi e quelle tese al mantenimento dell’ordine pubblico.

5. Riflessioni conclusive

Appurato che, in punto di rilascio della licenza di portare armi, l’Autorità di pubblica sicurezza è investita di un potere discrezionale e non vincolato, quale è il discrimen tra il diniego e la concessione dell’autorizzazione di polizia?

Da un punto di vista evolutivo, è opportuno evidenziare le radici del primo approccio storico alla materia, perdurante (si può dire almeno formalmente) fino all’adozione della Carta costituzionale.

Da Solone ad Augusto, passando per Servio Tullio e Cesare, anche i legislatori delle polis greche e dell’impero romano approntarono pesanti sanzioni (come la pena di morte)[12] per chi si fosse presentato in pubblico armato[13]. Il timore di eserciti privati, guerre civili e oltraggi allo Stato, spinse Giustiniano a subordinare il possesso di armi ad autorizzazione governativa[14]. Nello stesso senso si mossero anche l’ordinanza del re Francesco I datata 16 luglio 1546[15], quella del 14 luglio 1716 e la Dichiarazione del 23 marzo 1728, vigenti nella legislazione francese, e le leggi e costituzioni di Sua Maestà il Re di Sardegna (libro IV, tit. XXXIV, cap. XIII). Tralasciando per ragioni di fluidità espositiva il pur ricco contenuto di cui al Regolamento di Polizia Punitiva del Granducato di Toscana (1853)[16], preme evidenziare come fosse generalmente ammissibile il ricorso alle armi per mere finalità di difesa, difettando in tal caso l’«intenzione di offendere»[17], a tutela di individui dalle spiccate doti umane e di alto lignaggio (prive, evidentemente, di moti d’animo contrari all’ordine pubblico); l’importanza dell’elemento soggettivo quale nucleo fondamentale di valutazione per il rilascio dell’autorizzazione è suffragato, altresì, dalla differenziazione tra regime sanzionatorio e “autorizzatorio”, basata sulle intenzioni e le abitualità di colui il quale intendesse portare armi. Anche il codice penale francese del 1810 e quello bega del 1867 conferirono particolare rilevanza agli aspetti soggettivi. Basti pensare che secondo la dottrina ottocentesca, «non v’ha dubbio, che l’autorità politica, cui vien richiesto il permesso di portare armi, può anche rifiutarsi di concederlo, quando seri motivi di ordine pubblico o di sicurezza sociale lo richiedano. Così specialmente alle persone, che la legge considera come sospette, quali sarebbero gli ammoniti e i condannati alla sorveglianza speciale della pubblica sicurezza, gli oziosi, i vagabondi, ecc., crediamo che di regola generale non solo si possa, ma si debba anzi sempre negare il permesso di andar muniti di armi»[18]. La stessa dottrina, tuttavia, precisò sul finire del secolo che «lo spirito della nostra legislazione vigente su questa materia dimostra che si vuol fare del porto d’armi non la regola, ma l’eccezione; considera insomma il permesso come una facoltà, che l’autorità politica nel suo sovrano arbitrio può concedere o rifiutare a seconda delle esigenze dell’ordine pubblico, di cui l’apprezzamento ad essa sola compete»[19].

Il profondo mutamento interno vissuto dalla dottrina giuridica del Novecento portò al riconoscimento del «plurimorfismo» e «pluricentrismo» statale[20], figlio degli stravolgimenti sociali, politici ed economici emersi tra la fine del XIX° secolo e l’inizio del XX°. È in seguito a questi eventi che venne gradualmente recuperata la complessità dell’universo giuridico, identificabile con il «Quarto Stato» così efficacemente dipinto – nel 1901 – da Giuseppe Pellizza da Volpedo. Una complessità che per troppo tempo era stata sacrificata nel nome di un diritto inteso quale «[…] regola scritta da venerare come un prodotto sacro»[21], svincolato da qualsiasi collegamento con la realtà[22]. Il principio costituzionale di uguaglianza sostanziale riconosce e protegge, infatti, proprio la complessità sociale[23]. La stessa storia del diritto amministrativo italiano è stata presentata come un’evoluzione, iniziata con la concezione strettamente autoritativa dell’apparato statale e giunta al riconoscimento del cd. Stato prestazionale[24]. Le tappe di questo percorso hanno visto il passaggio da una prima fase di comunicazione unidirezionale e autoritativa tra Stato e cittadino, composta da prescrizioni del primo e risposte di banale obbedienza da parte del secondo, ad un secondo momento di dialogo tendente (ove possibile) all’ottenimento del consenso. Il legislatore ha quindi orientato l’ordinamento amministrativo al dialogo, incidendo «[…] sulla rilevanza della comunicazione pubblica, che in tal modo si rende tematica centrale e strategica»[25]. Una comunicazione condivisa e partecipata, dove il cittadino è co-amministratore e soggetto giuridico attivo[26]. A tal fine il potere pubblico ha mutato il proprio codice di comunicazione, anche attraverso l’evoluzione organizzativa, allo scopo di cogliere le istanze sociali e meglio soddisfare gli interessi pubblici[27].

Per questi motivi, è evidente come il primo filone giurisprudenziale citato dalla sentenza in esame sposasse una prospettiva perlopiù tralatizia ed in via di superamento, una prospettiva che il T.A.R. Lecce suggerisce di oltrepassare nei seguenti termini: se di esercizio di ampia discrezionalità si tratta, il criterio discretivo, il faro che deve guidare l’Autorità di pubblica sicurezza durante il procedimento di valutazione circa il rilascio o meno della licenza di portare armi, è un  nuovo ragionamento teleologico interno all’esercizio della funzione, volto alla cautela e non alla punizione. Il Tribunale, in particolare, afferma che: «ai sensi dei richiamati artt. 11, 39 e 43 del T.U.L.P.S., il compito dell’Autorità di pubblica sicurezza non è sanzionatorio o punitivo, ma di natura cautelare, consistente nel prevenire abusi nell’uso delle armi a tutela della privata e pubblica incolumità».

Di recente e nello stesso senso, seppur a proposito dell’art. 120 C.d.S., si è espressa anche la Corte costituzionale con sentenza del 9 febbraio 2018, n. 22. Su tre diverse ordinanze di rimessione, la n. 210 del 2016 avanzata dal Tribunale ordinario di Genova ha superato il vaglio di ammissibilità ed ha offerto alla Corte la possibilità di esprimersi in merito al grado di discrezionalità del Prefetto nella revoca della patente in ragione della perdita dei requisiti morali ex articolo 120 C.d.S. (l’istante era stato condannato nel 2009 per il reato di cui art. 73 comma 5 D.P.R. n. 309/1990 nel 2009, per condotte poste in essere nel 2007, con sentenza passata in giudicato solo nel 2013). I giudici della Consulta hanno stabilito che «la revoca della patente, nei casi […] in esame, non ha natura sanzionatoria, né costituisce conseguenza accessoria della violazione di una disposizione in tema di circolazione stradale, ma rappresenta la constatazione dell’insussistenza (sopravvenuta) dei “requisiti morali” prescritti per il conseguimento di quel titolo di abilitazione». Di più: «diversamente dal “ritiro” della patente disposto dal giudice penale ai sensi dell’art. 85 del D.P.R. n. 309 del 1990, la “revoca” del titolo in via amministrativa, di cui alla disposizione censurata, non risponde ad una funzione punitiva, retributiva o dissuasiva dalla commissione di illeciti e trova, viceversa, la sua ratio nell’individuazione di un perimetro di affidabilità morale del soggetto, cui è rilasciata la patente di guida, e nella selezione di ipotesi in presenza delle quali tale affidabilità viene meno». Richiamando anche in questo caso l’operatività del principio di ragionevolezza (oltre a quello di eguaglianza ex art. 3 Cost.), la Corte ha escluso ogni automatismo nel provvedimento di revoca della patente per sopravvenuta condanna del titolare per reati in materia di stupefacenti: «la disposizione denunciata – sul presupposto di una indifferenziata valutazione di sopravvenienza di una condizione ostativa al mantenimento del titolo di abilitazione alla guida – ricollega, infatti, in via automatica, il medesimo effetto, la revoca di quel titolo, ad una varietà di fattispecie, non sussumibili in termini di omogeneità, atteso che la condanna, cui la norma fa riferimento, può riguardare reati di diversa, se non addirittura di lieve, entità. Reati che, per di più, possono (come nella specie) essere assai risalenti nel tempo, rispetto alla data di definizione del giudizio. Il che dovrebbe escluderne l’attitudine a fondare, nei confronti del condannato, dopo un tale intervallo temporale, un giudizio, di assenza dei requisiti soggettivi per il mantenimento del titolo di abilitazione alla guida, riferito, in via automatica, all’attualità».

Come la revoca della patente ex art. 120 C.d.S. non ha natura afflittiva, ma individua delle condizioni soggettive concernenti l’affidabilità del soggetto che ne è titolare, il diniego al rilascio della licenza di portare armi ex art. 43 T.U.L.P.S. non ha carattere punitivo, ma riguarda un procedimento di valutazione circa l’affidabilità del soggetto istante. Non è un caso che la Consulta, dichiarando l’illegittimità costituzionale dell’art. 120 comma II C.d.S. nella parte in cui prevede che il prefetto “provvede” (invece che “può provvedere”) alla revoca della patente di guida, qualora sopraggiunga condanna del titolare per le fattispecie di cui agli artt. 73 e 744 del D.P.R. 309/90, abbia indicato la medesima strada seguita dal legislatore con il d.lgs. 104/2018[28] a proposito di armi.

È dunque necessaria una rilettura del potere amministrativo nella materia de qua. Quanto affermato in dottrina a proposito delle ricadute pratiche in tema di revoca della patente di guida dopo la citata sentenza della Corte Costituzionale, costituisce un affidabile appiglio di indirizzo pratico anche per il rilascio della licenza di portare armi. In particolare, il procedimento di revoca della patente deve avvenire rispettando il quadro delle guarentigie approntate dalla l. 241/90 durante l’esercio di potere discrezionale (ad es., obbligo di motivazione, avvio del procedimento di revoca, preavviso di rigetto con indicazione dei motivi ostativi all’accoglimento dell’istanza). Come evidenziato da attenta dottrina[29], gli uffici delle Prefetture «dovranno […] inoltrare all’interessato la comunicazione di avvio del procedimento [nel caso de quodi revoca per consentirgli sia di conoscere gli elementi essenziali del procedimento (oggetto, amministrazione competente, responsabile del procedimento, data di conclusione), sia di potervi partecipare, eventualmente prendendo visione degli atti dell’istruttoria e presentando scritti o memorie difensive. Inoltre, il provvedimento di revoca […] dovrà indicare i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione dell’amministrazione, in relazione alle risultanze dell’istruttoria, dando conto, altresì, delle ragioni che hanno indotto a non considerare positivamente eventuali memorie presentate dall’interessato». L’autorità di pubblica sicurezza sarà chiamata a collaborare più attivamente con gli Uffici Giudiziari, al fine di garantire una comunicazione celere, trasparente e fondata su caratteri di attualità circa lo status dei procedimenti penali e dell’espiazione delle pene a carico dell’istante. Il giudizio di pericolosità sociale dovrà poi essere suffragato dallo studio approfondito dei dispositivi giudiziali. La stessa dottrina evidenzia infine come non vada sottovalutata «la necessità di sensibilizzare gli uffici e i comandi delle forze di polizia affinchè le relative segnalazioni – inoltrate alle Prefetture […] – siano adeguatamente corredate da elementi illustrativi dell’attuale pericolosità sociale degli interessati».

«La complessa attività di valutazione che spetterà alle Prefetture avrà, sicuramente, delle ricadute in termini di aumento del carico di lavoro e delle tempistiche per addivenire o meno al provvedimento finale»[30]: tuttavia, questa appare l’unica strada percorribile per un corretto esercizio dell’ampia discrezionalità amministrativa, non solo in occasione dell’istanza di rilascio di licenza per portare armi.

NOTE


[1] Sulle ragioni del diniego, v. infra.
[2] Innestato sulla scorta delle sentenze n. 2992 del 5 luglio 2016, n. 2019 del 18 maggio 2016 e n. 2312 del 31 maggio 2016 del Consiglio di Stato, Sez. III. In questo senso Cons. St., Sez. III, sentenza del 14 ottobre 2016, n. 4262. Cfr. altresì Cons. St., Sez. III, sentenza del 20 ottobre 2016, n. 4390.
[3] Recante “Attuazione della direttiva (UE) 2017/853 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 maggio 2017, che modifica la direttiva 91/477/CEE del Consiglio, relativa al controllo dell’acquisizione e della detenzione di armi”), in vigore dal 14 settembre 2018.
[4] «Il prefetto ha facolta’ di vietare la detenzione delle armi, munizioni e materie esplodenti, denunciate ai termini dell’articolo precedente, alle persone ritenute capaci di abusarne».
[5] Corte costituzionale, sentenza del 16 dicembre 1993, n. 440. Trattasi, in altri termini, di «una deroga al divieto sancito dall’art. 699 del codice penale e dall’art. 4, primo comma, della legge n. 110 del 1975». Per una lettura storica della differenza tra ordinamento italiano e sistema di diritto francese-belga, cfr. L.M. Giriodi, Storia del diritto delle armi (voce), in Il Digesto italiano, Vol IV, Parte I – UTET, 1896.
[6] Cfr. parere interlocutorio del Cons. Stato, Sez. I, 17 febbraio 2016
[7] V. infra.
[8] Const. St., Sez. III, sentenza del 17 novembre 2017, n. 5313. Grassetti aggiunti.
[9] Cfr. Corte Costituzionale, sentenza 2-16 dicembre 1993, n. 440 (G.U. 22 dicembre 1993, n. 52 – Serie speciale), con la quale era stata dichiarata l’illegittimità costituzionale dell’art. 43 comma II nella parte in cui pone a carico dell’interessato l’onere di provare la sua buona condotta.
[10] Corte di Cassazione – SS.UU., sentenza del 16 marzo 2016, n.10959. cfr. M.C. Ubiali, Violenza vs. minaccia: i profili processuali di una classica dicotomia al vaglio delle Sezioni Unite. In tema di archiviazione dei procedimenti per Stalking. Nota a Cass. pen., ord. 9 luglio 2015 (dep. 20 ottobre 2015), n. 42220Est. Zaza, in Diritto Penale Contemporaneo, 28 gennaio 2016, URL: https://archiviodpc.dirittopenaleuomo.org/d/4435-violenza-vs-minaccia-i-profili-processuali-di-una-classica-dicotomia-al-vaglio-delle-sezioni-unite, consultato il 17.05.2020.
[11] Cfr. C. Bressanelli, La “violenza di genere” fa il suo ingresso nella giurisprudenza di legittimità: le Sezioni Unite chiariscono l’ambito di applicazione dell’art. 408 co. 3 bis c.p.p. Commento a Cass., SS.UU., sent. 29 gennaio 2016 (dep. 16 marzo 2016), n. 10959, pres. Canzio, rel. Bianchi, in Diritto Penale Contemporaneo, URL: https://archiviodpc.dirittopenaleuomo.org/d/4600-la-violenza-di-genere-fa-il-suo-ingresso-nella-giurisprudenza-di-legittimita-le-sezioni-unite-chiar, consultato il 27.05.2020.
[12] Cfr. Lex Julia Majestatis, v. Ulpiano, fr. 1, § 1, D. Ad legem Juliam maj, XLVIII, 4.
[13] L. 1 e 2, D. Ad legem Juliam de vi publica, XLVIII, 6.
[14] Cfr. Nov. 85, De armis, cap. 1 e 4; L. 2, C.
[15] v. L.M. Giriodiop. cit., pp. 625-636: in particolare, il re «ordinò a chiunque fosse possessore di un’arma a fuoco di andarla a consegnare ai palazzi di città, e nello stesso tempo faceva severa ed assoluta proibizione di portar tali armi, sotto pena d’essere preso e strangolato ipso facto senza forma di processo, non escludendo da tale proibizione neanche i gentiluomini».
[16] Consultabile interamente al seguente linkhttps://archive.org/details/bub_gb_luvAak-Uv1wC/page/n7/mode/2up.
[17] L.M. Giriodi, op. cit.
[18] Id., op. cit.
[19] Grassetti aggiunti. Pur non potendosi affermare la geometrica sovrapponibilità fra “arbitrio sovrano” e “potere pubblico” inteso in senso moderno, il richiamo alle finalità condizionanti di ordine pubblico getta un fascio di luce sull’attuale concetto di discrezionalità amministrativa.
[20] Per un approfondimento sui concetti di plurimorfismo e pluricentrismo, v. M. Nigro, Amministrazione pubblica (organizzazione giuridica dell’), in Enciclopedia giuridica Treccani, II, Roma, 1988, p. 3; M.S. Giannini, I pubblici poteri negli stati pluriclasse, in Rivista trimestrale di diritto pubblico, 1979, pp. 389 e ss.; S. CASSESE, Le trasformazioni dell’organizzazione amministrativa, in Rivista trimestrale di diritto pubblico, 1985, pp. 378 e ss.
[21] P. Grossi., Nobiltà del dirittoprofili dei giuristi, Vol. I, Milano, p. 449. L’espressione è simbolicamente espressiva del quadro offerto dalla dottrina giuridica italiana fino ai primi anni del novecento.
[22] Per uno studio del percorso verso il recupero della complessità dell’ordinamento da parte della dottrina amministrativistica e un approfondimento circa le metamorfosi vissute dalla discrezionalità, cfr. G. Azzariti, Dalla discrezionalità al potere, Padova, Cedam, 1989, pp. 139 e ss.
[23] Cfr. G. Arena, Introduzione all’amministrazione condivisa, in Studi parlamentari e di politica costituzionale, n. 3-4, 1997, pp. 29-65.
[24] Cfr. M. D’alberti, Lezioni di diritto amministrativo, Torino, Giappichelli, 2019, pp. 1-32.
[25] G. Pizzanelli, L’amministrazione colloquiale e gli uffici per le relazioni con il pubblico, in Istituzioni del federalismo, n. 6, 2014. Le leggi n. 142 dell’8 giugno 1990 e n. 241 del 7 agosto 1990 rappresentano gli strumenti attraverso i quali si garantisce che le pubbliche amministrazioni perseguano la “missione costituzionale” della quale sono state investite.
[26] G. Arena, op. cit., pp. 29 e ss.; Cfr. anche F. Rugge, L’“amministrazione colloquiale”, in Amministrare, 1997, pp. 325 ss.
[27] Non a caso «[…] la comunicazione è stata considerata una risorsa strategica sia per modificare quella chiusura autoreferenziale che ha costituito il blocco principale a qualsiasi intervento innovatore, che per suscitare alcune riflessioni sul rapporto tra Stato e cittadini in cui la stessa comunicazione istituzionale si inserisce come elemento di novità capace di rompere l’incomunicabilità, incompatibile peraltro con la concezione democratica dello Stato». È questa la posizione di G. Pizzanelli, op. cit., pp. 992-993.
[28] Cfr. supra Cons. St., Sez. III, sentenza del 29 marzo 2019, n. 2097.
[29] V. Sbordone, Il diniego di rilascio e la revoca dei titoli abilitativi alla guida per carenza dei requisiti morali di cui all’articolo 120 del codice della strada: criticità interpretative e proposte migliorative, anche alla luce della recente sentenza della Corte Costituzionale, n. 22 del 9 febbraio 2018, Project Work per il IV CORSO biennale per l’accesso alla qualifica iniziale della carriera prefettizia, Ministero dell’Interno – sede didattico residenziale, p. 31, URL: http://culturaprofessionale.interno.gov.it/FILES/docs/1260/21TT.pdf, consultato il 28.05.2020.
[30] Id., op. cit., p. 33.

FONTE:http://www.salvisjuribus.it/porto-darmi-e-riabilitazione-la-discrezionalita-dellautorita-di-pubblica-sicurezza/

 

 

 

IMMIGRAZIONI

LAMPEDUSA: SBARCATI ALTRI 95 TUNISINI CALDEROLI DENUNCIA L’INVASIONE, GIÀ 5.000 ARRIVI NEL 2020

DI CAMILLO CIPRIANI – 

ANSA

ROMA – «Nel silenzio piu’ totale sta ricominciando l’invasione. Altri 95 tunisini (ma da che guerra scappano inTunisia?) sbarcati oggi a Lampedusa. A fine maggio oltre 5000 clandestini sbarcati in Italia contro i 1.500 dello stesso periodo dell’anno precedente. E’ l’unica voce che abbiamo in attivo in Italia, e’ l’unica voce di crescita quella degli sbarchi di clandestini. Il Governo non fa nulla, Malta li spinge nelle nostre acque e le Ong hanno ripreso a scorrazzare libere e incontrollate tra le acque libiche e le nostre. E siamo solo all’inizio».

Cosi’il senatore della Lega, Roberto Calderoli. «Avanti cosi’ a fine estate ne arriveranno piu’ di 200 mila. Ma poi vorrei capire una cosa: in Italia e in Europa abbiamo regole anti Covid molto rigide, ci sono Stati che hanno chiuso le loro frontiere ai turisti italiani e noi invece cosa facciamo?Accogliamo sul nostro territorio migliaia di clandestini di cui non sappiamo la provenienza – aggiunge – e cosa sta succedendo a livello sanitario nei loro Paesi di provenienza? Per cui porti e aeroporti chiusi per gli italiani ma porti aperti per i clandestini? Siamo veramente alla follia», conclude Calderoli.

FONTE:https://www.zazoom.info/ultime-news/6704584/lampedusa-sbarcati-altri-95-tunisini-calderoli-denuncia-linvasione-gia-5-000-arrivi-nel-2020/

 

 

 

Lorenzo Formicola “Il virus ha fermato mezzo mondo, ma non l’immigrazione irregolare

Il coronavirus ha saputo tenere chiuso in casa mezzo mondo, ma non quello dell’immigrazione irregolare. Quando il sultano Erdoğan ha innescato la guerra degli immigrati a fine febbraio, aveva tutte le carte in regola perché l’assedio alla “fortezza diroccata Europa” riuscisse. Ma prima del Coronavirus era stata la Grecia a tradire le aspettative: da subito il governo greco aveva revocato l’accesso all’assistenza sanitaria pubblica per richiedenti asilo e immigrati privi di documenti, aveva cambiato i criteri per le domande di status di asilo, aveva promesso di far rientrare gli oltre diecimila immigrati illegali entro la fine del 2020 e aveva approvato una legge che regola tutte le ONG che si occupano di immigrati con l’obiettivo di garantire che le organizzazioni non governative smettessero di trarre profitto dalla migrazione di massa.

La Grecia da vittima a carnefice

Nonostante l’assedio al confine, durato giorni, la Grecia aveva dato prova di saper difendere i confini europei con eroismo. E mentre l’arroganza di Ankara lasciava indifferente l’Ue, è arrivato il coronavirus a mettere in pausa i sogni del sultano. Ma fino ad un certo punto, perché se il mondo si è fermato, lo stesso non si è potuto dire dell’immigrazione irregolare. Atene aveva sospeso tutte le domande di asilo all’inizio di marzo, mentre la Turchia senza pudore premeva per lasciare che gli immigrati usassero comunque la Grecia come porta d’ingresso all’Europa. Nei giorni di maggiore tensione, in oltre 15 mila avevano tentato l’assedio dei confini: si trattava, e si tratta, degli sfollati in fuga da Idlib, la provincia della Siria dove l’esercito turco difende i tagliagole terroristi di Al Qaida e i ribelli jihadisti, minacciati dalle truppe sostenute da Putin. La Grecia era passata, in breve, da vittima a carnefice. Non solo nella narrazione imposta dai media, quel chiudere le porte d’accesso all’Europa, è stata infatti una decisione ampiamente criticata dalle Nazioni Unite e dalle organizzazioni per i diritti umani che hanno sostenuto la violazione del diritto europeo e internazionale. Ben 85 organizzazioni per i diritti umani nel mondo hanno firmato il 6 marzo una lettera aperta chiedendo al governo greco di ritirare il decreto di emergenza che sospende le procedure di asilo.

Coronavirus, fermi tutti tranne gli immigrati

Pochi giorni dopo la Commissione europea raccomandava una limitazione temporanea dei viaggi non essenziali da paesi terzi verso “l’area UE +” per 30 giorni. L’8 aprile, la Commissione europea prorogava la limitazione temporanea fino al 15 maggio. Un fermo originato esclusivamente dalle preoccupazioni circa l’epidemia da coronavirus. E motivazioni inequivocabili sono state date da Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione per la promozione dello stile di vita europeo: “Mentre possiamo vedere i primi risultati incoraggianti, è necessario prolungare le restrizioni di viaggio per continuare a ridurre ulteriormente i rischi della diffusione della malattia. Non dovremmo ancora lasciare la porta aperta mentre stiamo assicurando la nostra casa.” Ovviamente s’è trattato di restrizioni per i comuni mortali, non certo per gli immigrati. Tant’è vero che un documento della Commissione europea, datato 30 marzo, esentava dalle limitazioni dei viaggi le persone “bisognose di protezione internazionale o per altri motivi umanitari”. Ciò significa che quanti chiedono, e hanno chiesto, protezione internazionale non possono essere respinti e che il diritto di immigrati e rifugiati a presentare domanda di asilo non può essere sospeso, nemmeno al tempo del coronavirus. La Grecia aveva sospeso tutte le domande di asilo in base all’articolo 78, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in cui si afferma: “Nel caso in cui uno o più Stati membri si trovino di fronte a una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di paesi terzi, il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare misure provvisorie a beneficio degli Stati membri”. La Commissione europea, tuttavia, non ha approvato. E il commissario per gli Affari interni, Ylva Johansson, ha immediatamente ordinato alla Grecia di consentire agli immigrati che Erdoğan portava al confine, di presentare domanda di asilo.

“Gli individui nell’Unione europea hanno il diritto di presentare domanda di asilo. Questo è nel trattato, questo è nel diritto internazionale. Questo non possiamo sospenderlo”, ha sostenuto la Johansson. Da allora la Grecia è stata costretta ad archiviare i buoni propositi. La vita di gran parte degli europei è stata sospesa a causa del coronavirus, per molti la sopravvivenza è stata compromessa non dall’epidemia, ma dalla perdita del posto di lavoro, eppure l’Ue ha dimostrato che se c’è una cosa che non è disposta a sospendere, indipendentemente dalla gravità del contesto storico-politico, è l’immigrazione. Volontà che è stata raccomandata e ribadita il 16 aprile, quando la Commissione europea ha sottolineato ancora una volta che la registrazione e il trattamento delle domande di asilo devono continuare, “anche in caso di emergenza sanitaria”. La guida della Johansson ha indicato anche che le interviste personali con i richiedenti asilo possono essere condotte mediante videoconferenza durante la crisi, o omesse se necessario. E mentre la guida sul trattamento da riservare agli immigrati veniva pubblicata, l’Ue iniziava i primi ricollocamenti di minori non accompagnati dai campi sulle isole greche in Belgio, Bulgaria, Francia, Croazia, Finlandia, Germania, Irlanda, Portogallo, Lussemburgo, Lituania e Svizzera.

I numeri dell’invasione

Secondo Atene, circa 100.000 richiedenti asilo sono attualmente in Grecia, di cui 40.000 distribuiti tra le isole di Lesbo, Chio, Leros e Kos. E se nel 2019, le isole greche sono state la principale porta d’ingresso dell’Unione europea per l’immigrazione irregolare, secondo Frontex, il 2020, nonostante la quarantena non sarà da meno. La Grecia è stata costretta a lasciare le porte aperte e ad accettare le richieste d’ingresso, ma non è stato l’unico Paese travolto dall’ondata migratoria inarrestabile. I tentativi di attraversare la Manica continuano a ritmi sostenuti, e il ritorno a Calais resta una priorità, nonostante la pandemia: la scorsa settimana, in un solo giorno, 110 migranti sono stati salvati dalle autorità francesi e britanniche. Allo stesso modo “l’Italia chiusa” e in quarantena da tre mesi è rimasta aperta ai clandestini e al business dei trafficanti. Sono 4.069 dall’inizio dell’anno rispetto agli 842 dello stesso periodo nel 2019, gli immigrati sbarcati in Italia. La scorsa settimana c’è stato anche uno sbarco fantasma in provincia di Agrigento. Circa cinquanta migranti si sono dileguati e le forze dell’ordine ne hanno intercettati solo una trentina.  Nella speranza, poi, di tamponare l’ondata di arrivi per la bella stagione, la Guardia costiera ha sottoposto a «fermo amministrativo» l’Alan Kurdi, che aveva portato in Italia 149 migranti poi trasbordati sul traghetto Rubattino. Quello che ha ospitato i 182 clandestini raccolti in mare dalle Ong in aprile e che è oggetto di un’interrogazione parlamentare – firmata dal senatore La Pietra – per la costosissima quarantena a carico degli italiani. Ogni 15 giorni sarebbe costato circa un milione di euro e mezzo, oltre 350 euro al giorno a persona. E fra i vari servizi sono stati richiesti anche «cabine singole con bagno, pasti etnici, connessione wi-fi, regolamenti tradotti in almeno dieci lingue».

Lorenzo Formicola (blog Nicola Porro)

FONTE:https://www.milanopost.info/2020/05/12/lorenzo-formicola-il-virus-ha-fermato-mezzo-mondo-ma-non-limmigrazione-irregolare/

 

 

 

Migranti: Più che maxi sanatoria un maxi spot per certificare il “liberi tutti” in Italia.

Allarme lanciato anche in UE da Tardino (Lega)

“Che la situazione in Italia sia ormai paradossale non lo diciamo solo noi, ma è certificato dai dati. I numeri degli arrivi di migranti clandestini tra aprile e maggio parlano di aumenti superiori al 400 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, gli hotspot in Sicilia sono stracolmi. Tutto ciò mentre si bandiscono procedure per milioni di euro per noleggiare navi-quarantena e trovare strutture per l’accoglienza”. A dichiararlo Annalisa Tardino, europarlamentare della Lega.

“E come se ciò non bastasse, al contempo il Governo incoraggia nuove partenze dall’Africa, facendo promesse di regolarizzazione di centinaia di migliaia di persone, giusto per ricordare che accogliamo tutti, a braccia aperte, mentre i cittadini lottano contro gli effetti di un’emergenza sanitaria ed economica epocale. In sintesi, un maxi spot pubblicitario per chi lucra sul business dell’immigrazione clandestina”.

“E l’allarme –  sottolinea Annalisa Tardino – viene lanciato anche in Europa. Un report di Europol, l’Agenzia UE che aiuta i Paesi membri a combattere le forme gravi di criminalità internazionale e il terrorismo, pubblicato lo scorso 30 aprile, ci rappresenta un quadro favorevole all’azione dei trafficanti, che hanno visto un aumento dei loro guadagni illeciti grazie ad un rialzo delle loro ‘tariffe’. E le precarie condizioni dell’economie africane, messe a dura prova dalla pandemia, unitamente all’attività delle ONG, saranno altri fattori che spingeranno l’ondata di immigrazione clandestina, insieme alla necessità di trovare manodopera a basso costo da impiegare nell’economia europea, da parte dei finti buonisti che intendono ricoprire di umanità operazioni di moderna schiavitù”.

“Una situazione grave, che rischia di tramutarsi in vera invasione, grazie al completo immobilismo europeo e alla complicità ed inadeguatezza del Governo italiano. Serve agire subito, come proposto da noi della Lega e bloccare urgentemente questo fenomeno, teatro della commissione del reato del traffico di essere umani, sulla soglia di casa nostra”.

Così, Annalisa Tardino, europarlamentare della Lega, Coordinatrice della Commissione LIBE.

FONTE:https://www.lavocedellisola.it/2020/05/migranti-piu-che-maxi-sanatoria-un-maxi-spot-per-certificare-il-liberi-tutti-in-italia-allarme-lanciato-anche-in-ue-da-tardino-lega/

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

 

LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

IL LICENZIAMENTO DEL SOCIO LAVORATORE E LA COMPETENZA DEL GIUDICE DEL LAVORO

by  | in Lavoro

L’attività lavorativa dei soci di cooperative aventi scopo mutualistico trova la propria disciplina nelle disposizioni di cui alla L. 142/2001, così come modificate dalla L. n. 30/2003, nonché nelle regole definite dal regolamento che le cooperative hanno l’obbligo di redigere e di depositare presso la Direzione Provinciale del lavoro territorialmente competente.

In particolare, l’art. 1 comma 3 della normativa in parola prevede che il socio lavoratore di cooperativa stabilisce, contestualmente o successivamente all’instaurazione del rapporto associativoun ulteriore e distinto rapporto di lavoro, volto a contribuire al raggiungimento degli scopi sociali. Tale attività lavorativa può assumere forma subordinata, autonoma o qualsiasi altra forma, inclusa la collaborazione coordinata non occasionale.

La normativa pre-riforma stabiliva all’art. 5, secondo comma, che le controversie tra soci e cooperative relative ai rapporti di lavoro in qualsiasi forma rientrano nella competenza funzionale del giudice del lavoro, con conseguente applicazione delle norme di rito di cui agli articoli 409 e seguenti del codice di procedura civile, mentre le controversie  inerenti al rapporto associativo sono di competenza del giudice civile ordinario.

A seguito della riforma normativa avvenuta con L. n. 30/2003, è stata prevista l’eliminazione dall’art. 1 comma 3 della L. 142/2001 dell’aggettivo “distinto”, riferito appunto al rapporto di lavoro, lasciando invece quello di “ulteriore”, ed il comma 2 dell’art. 5 di cui alla previgente disciplina è stato così modificato “Il rapporto di lavoro si estingue con il recesso o l’esclusione del socio deliberati nel rispetto delle previsioni statutarie e in conformità con gli articoli 2526 e 2527 del codice civile. Le controversie tra socio e cooperativa relative alla prestazione mutualistica sono di competenza del tribunale ordinario”.

La previsione dell’immediata estinzione del rapporto di lavoro con il recesso o l’esclusione del socio, disposti sulla base di previsioni statutarie o codicistiche, ha dunque sancito la stretta correlazione tra le due tipologie di rapporto instaurabili tra soci e cooperativa, ovvero quello associativo e quello lavorativo.

Ne consegue che il rapporto di lavoro non può sopravvivere a quello associativo, ragion per cui la cessazione del secondo trascina ineluttabilmente il primo.

Il collegamento unidirezionale tra rapporto associativo e rapporto di lavoro non è, tuttavia, tale da privare quest’ultimo della rilevanza e dell’autonomia che l’aggettivo “ulteriore”, non intaccato dall’intervenuta riforma, pure gli attribuiscono.

Sotto il profilo processuale come è noto il d.lgs. 27 giugno 2003, n. 168, art. 1, ha istituito le “sezioni specializzate in materia di impresa” e, per quanto di interesse, ha previsto la competenza del tribunale delle imprese per le cause e i procedimenti relativi a rapporti societari ivi compresi quelli concernenti l’accertamento, la costituzione, la modificazione o l’estinzione di un rapporto societario nonchè per le cause e i procedimenti che presentano ragioni di connessione con riferimento al cumulo dì cause vertenti sul rapporto mutualistico e lavorativo del socio di cooperativa.

Tuttavia, l’interpretazione costituzionalmente orientata della nuova disciplina ha condotto ad escludere la competenza della sezione specializzata qualora si controverta di diritti sostanziali e previdenziali del lavoratore.

La Suprema Corte di Cassazione già con sentenza n. 805 del 2005 ha, infatti, affermato che la competenza del Tribunale ordinario deve ritenersi limitata alle sole controversie tra socio e cooperativa relative alla “prestazione mutualistica”, da intendersi in senso rigido come riguardanti la vita sociale e le sue peculiari caratteristiche, come il pagamento della quota sociale, la partecipazione alle assemblee ecc., con conseguente impossibilità di estensione alle cause inerenti il rapporto di lavoro e, dunque, rientranti tra quelle indicate negli artt. 409 e 442 c.p.c..

A tale conclusione si è giunti tenendo conto del carattere generale e preminente dell’art. 40, 3° comma c.p.c. in ragione degli interessi di rilevanza costituzionale che la norma processuale è preordinata a garantire.

Ai sensi della suddetta norma, dunque, nell’ipotesi di connessione tra cause aventi ad oggetto il rapporto mutualistico e quello lavorativo, è fatta salva l’applicazione del rito speciale quando una di esse rientri tra quelle di cui agli artt. 409 e 442 cod. proc. civ., con conseguente attribuzione delle cause connesse alla competenza del giudice del lavoro.

La questione, tuttavia, è stata a lungo tutt’altro che incontroversa, vero è che nel 2014 la Suprema Corte, a distanza di pochi giorni, è stata chiamata a pronunciarsi in sede di regolamento di competenza, con ordinanze nn. 24917 del 21.11.2014 e 25237 del 27.11.2014, in relazione a fattispecie riguardati soci lavoratori esclusi dalla cooperativa, oltre che per motivi afferenti alla prestazione mutualistica, anche per ragioni prettamente lavoristiche.

In entrambi i casi il Supremo consesso ha ritenuto che, in mancanza di una espressa deroga al principio generale della prevalenza della competenza del giudice del lavoro di cui all’art. 40 c.p.c., comma 3 e comunque in una lettura costituzionalmente orientata della nuova disciplina, anche la più recente norma di cui al d.lgs. 27 giugno 2003, n. 168 che ha introdotto ipotesi speciali di modificazione della competenza per ragioni di connessione incontra il limite rappresentato dalla connessione con le cause demandate alla cognizione del giudice del lavoro, poichè in tale ipotesi torna a prevalere la speciale competenza per connessione di cui al terzo comma, seconda parte, dell’art. 40 c.p.c..

Alle medesime conclusioni conducono, altresì, ulteriori considerazioni.

E’ evidente, infatti, l’insanabile ed irragionevole disparità di trattamento tra lavoratori dipendenti e lavoratori soci di cooperativa che deriverebbe dalla prospettazione di una vis attractiva della competenza in capo alle Sezioni Specializzate in materia di Impresa anche in relazione alle controversie lavoristiche di licenziamento.

Sul punto, come recentemente evidenziato dalla giurisprudenza di merito (Tribunale di Bergamo sez. lavoro ordinanza n. 14 del 02.01.2018) “Sarebbe altrimenti troppo facile per le cooperative, semplicemente non provvedendo al formale licenziamento ma limitandosi adottare la delibera di esclusione dalla compagine sociale, sottrarsi all’imperatività delle norme lavoristiche, con sacrifico totale e irragionevole dell’esigenza di protezione del socio lavoratore, contraente debole, che invece sia la legislazione in materia che la giurisprudenza hanno nel tempo sempre cercato di contemperare con la particolarità legata alla coesistenza del rapporto mutualistico”.

Tra l’altro diversamente opinando, ovvero demandando alla competenza delle Sezioni Specializzate in materia di Impresa a decidere anche in merito all’estinzione del rapporto lavorativo, il socio lavoratore si troverebbe a dover sopportare spese di giudizio certamente più elevate rispetto a quelle previste a carico dei ricorrenti lavoratori non soci.

In particolare, per i processi di competenza delle sezioni specializzate in materia di impresa il contributo unificato da versare per l’iscrizione a ruolo della causa è raddoppiato, mentre per le controversie individuali di lavoro il contributo unificato è ridotto del 50%  ed è, altresì, prevista l’esenzione del relativo versamento entro i limiti di reddito di cui all’art. 9 comma 1 bis D.P.R. 30/05/2002 n. 115.

FONTE:http://www.salvisjuribus.it/il-licenziamento-del-socio-lavoratore-e-la-competenza-del-giudice-del-lavoro/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Via della seta o via stelle e strisce? 

3 Giugno 2020 – Indira Fabbro

 

Poco più di un anno fa venivano stipulati gli importanti accordi tra Italia e Cina de “La via della seta” il (23 marzo 2019) con la pagina del memorandum di adesione alla Belt and Road Initiative di Pechino. L’Italia è stato il primo paese del G7 ad aderire al colossale progetto di Pechino, l’anello di congiunzione tra il mito dell’antica via della seta e quello del nuovo “sogno cinese” portando così all’avvio d’investimenti diretti di Pechino verso l’Italia con in primis la possibilità di rinnovare alcune infrastrutture necessarie per il paese… Sappiamo tutti che la nostra economia è stata gradualmente appesantita dall’invecchiamento della popolazione, dagli eccessivi oneri fiscali e burocratici, come anche dai livelli di indebitamento, oltre ad essere paralizzata dalle divisioni politiche. Si prospettava un futuro ottimistico per molti politici e imprenditori che vedevano in questi accordi un aumento degli scambi commerciali verso la Cina (da non dimenticare il ruolo strategico che avrebbe avuto il porto di Triste permettendo alla “via della seta” di raggiungere facilmente il nord Europa). Ora però la crisi generata a livello globale dall’emergenza covid-19 ha sconvolto tutti gli equilibri economici e avrà forti ripercussioni sul futuro a breve e lungo termine in special modo per chi ha investito in progetti come “la Via della Seta”. Siamo di fronte a una psicosi collettiva globale, simile a quella del 1929, con conseguenze imprevedibili per il nostro mondo dove si prevede che il PIL mondiale nel 2020 scenderà del 3 % (con la crisi del 2008 calò del 0.1 %).

Chi rischierà di più tra due super potenze quali USA e Cina ? Possiamo definire questo nuovo periodo come la nuova guerra fredda tra USA e CINA partita all’inizio di questo 2020?

Trump da una parte ha lanciato un gigantesco piano di 2000 miliardi di dollari di dollari per sostenere e rilanciare l’economia, perderanno un’importante fonte di beni economici a basso reddito e vedranno intaccato l’export (visto che la Cina è diventata il suo terzo mercato per dimensioni) e dall’altra, la Cina che non sarà più l’unico produttore mondiale, perché fondamentalmente i costi aumenteranno e nazioni come USA, Giappone o sud Corea andranno a velocizzare il processo che porterà fuori dalla Cina produzioni e tecnologie.

Per questi motivi, ci sarà una rimodulazione del mercato del lavoro mondiale e si punterà su quello interno, si studieranno nuove vie d’espansione e molto tornerà ad essere prodotto in casa; vedremo una globalizzazione di ritorno con un cambio di modello che potrà avere impatti positivi sui mercati interni.

I Paesi occidentali riporteranno a casa parte della produzione poiché è palese la vulnerabilità delle catene globali del valore e così si accentuerà la tendenza al “re-shoring” delle industrie in Europa.

Infine, con la crisi in atto, di positivo sono emerse a pieno le problematiche di alcuni paesi ed in particolare, analizzando due paesi fondamentali per “la via della seta” notiamo che la Cina in questi mesi, ha esposto chiaramente la sua dittatura comunista sopprimendo in vari modi la verità, mentre l’Italia ha dimostrato a pieno la sua scarsa capacità amministrativa. Interessante poi notare che sulla scena geopolitica compare un nuovo paese, determinante per la prosecuzione del progetto economico “via della seta”: l’Iran, un paese che ha esposto chiaramente il suo fanatismo religioso.

Ecco che come Europa, siamo nuovamente l’ago della bilancia tra due super potenze: non più Russia e USA ma tra Cina e USA, tra paesi che si alleeranno con le due super potenze, si dovrà decidere a chi dare sostegno e credibilità….Scelte non facili da fare nei prossimi mesi in cui giocano molte variabili, dalle elezioni americane, a quelle russe, dal ruolo di Taiwan e Vietnam.

FONTE:https://scenarieconomici.it/via-della-seta-o-via-stelle-e-strisce-di-indira-fabbro/

 

 

POLITICA

CHI O COSA HA GOVERNATO L’ITALIA DAL ’92 AD OGGI? 

 

3 Giugno 2020 – Marco Santero

Rilancio un’intervista fatta a Michele Giannrusso (ex 5 stelle coerente come la Cunial e infatti sono fuori dai 5 stelle come Paragone) che è stato intervistato da poco e ha detto parole di fuoco contro la terza gamba (cioè i 5 stelle) creata per mantenere il “sistema” e incanalare la PROTESTA POPOLARE in modo innocuo (all’inizio) e ora perfettamente FUNZIONALE AL POTERE CHE DOMINA L’ITALIA DA DECENNI.

VIDEO QUI: https://youtu.be/3P-CeK9P9OU

Penso sia particolarmente interessante la parte il cui parla di una nuova “TRATTATIVA” Stato – mafia appena accaduta con le rivolte coordinate delle carceri, la vergognosa scarcerazione dei mafiosi e le nomine “controverse” di figure “controverse”.

Solo un’accurata analisi storica e dei fatti può aiutarci a ripartire e buttarci alle spalle lo scempio del paese fatto da una massa di vicerè, incompetenti macroeconomici totali e parassiti che si sono succeduti nei decenni non si sono resi conto che sbranare le risorse che si possiedono collettivamente E’ UNA SCELTA DEMENZIALE, PERCHE’ MAN MANO LE RISORSE DA SBRANARE CALERANNO SEMPRE PIU’, MENTRE COLTIVANDO, DIFENDENDO DAGLI “APPETITI STRANIERI” E INCENTIVANDO LE RISORSE E POTENZIALITA’ DELL’ITALIA SI AUMENTA LA RICCHEZZA PER TUTTI, ANCHE PER I DISONESTI.

Ma da quasi 30 anni siamo governati da viceré di potentati esteri e da totali incompetenti economici che pensano solo al loro TORNACONTO PERSONALE e da un TEATRINO ELETTORALE IN CUI 2 SCHIERAMENTI APPARENTEMENTE CONTRAPPOSTI (ORA DIVENTATI 3) CHE SI SCANNANO SUI MEDIA, MA PORTANO AVANTI LA STESSA AGENDA ECONOMICA.

Un’ Italia nata da tangentopoli, dalle stragi mafiose e successiva trattativa Stato Mafia, dagli appetiti stranieri espressi sul “Britannia”, che avevano il preciso compito di depotenziare un paese che stava diventando TROPPO RICCO E TROPPO INFLUENTE.

La figura chiave di questa pietosa storia recente dell’Italia è sicuramente quello che è stato definito IL CAIMANO.

Una figura che è riuscita ad entrare in politica solo grazie ad una interpretazione “BENEVOLA” delle norme che ben spiega il capogruppo alla Camera del PD (allora DS) nel 2003 in questo video, come direbbe Camilleri “GLI SCAPPO’…” E FORTUNATAMENTE IN RETE I VIDEO RIMANGONO INDELEBILI AL CONTRARIO DEI GIORNALONI CHE FINISCONO NELLE GABBIETTE DEGLI UCCELLINI COME LETTIERA DOPO POCHI GIORNI!

VIDEO QUI: https://youtu.be/VT-n8u6EZ10

Violante rimane “amico” del (ex) Cavaliere nel decennio successivo e i militanti PD schifati, ma non si rendono conto del mega inciucio fra PD e Forza Italia è totale da almeno 25 anni e Violante si arrampica sugli specchi.

Quante delle 41 leggi ad personam del (EX) cavaliere il PD, quando era al governo, ha tolto? nessuna.

Venticinque anni a parlare dei “problemi” del (EX) cavaliere, delle “abitudini” del (EX) cavaliere, con gli italiani e l’Italia ridicolizzati nel mondo……………………MENTRE L’ITALIA INESORABILMENTE DECADEVA, DECADEVA, DECADEVA, spolpata da una politica serva dei potentati europei e da una massa di iene interne che hanno disossato e continuano a contendersi la carcassa spolpata della ex 4 potenza manifatturiera del MONDO!

Con quelli “de sinistra” costretti a votare PD & C. CONTRO BERLUSCONI E PMI, ARTIGIANI, COMMERCIANTI E INMPRENDITORIA IN GENERE COSTRETTI A VOTARE EX CAVALIERE & C. CONTRO IL MASSACRO DEL MONDO PRODUTTIVO E IMPRENDITORIALE PRIVATO PORTATO AVANTI DAL PIDDINI IN PERFETTA CONTINUITA’ CON GLI IDEALI COMUNISTI, STANILISTI E MAOISTI DEL “A DA VENI’ BAFFONE” CHE DA 70 E PIU’ ANNI “INFESTA” L’ITALIA.

VIDEO QUI: https://youtu.be/tkkS428G5w0

Nel video solo Giannrusso ha un atteggiamento chiaro e definito e così ha continuato fino ad oggi e infatti è fuori dai 5 stelle.

FONTE:https://scenarieconomici.it/chi-o-cosa-ha-governato-litalia-dal-92-ad-oggi-di-marco-santero/

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Qualcuno di voi si sta preparando a scaricare la App . IMMUNI?

Manlio Lo Presti – 3 giugno 2020

Vi invito a tener conto che i tracciamenti non riguardano solo i contatti vicini ma – a cascata – anche il tracciamento dei contatti dei tracciati e i contatti dei contatti dei contatti.

Il processo è a macchia d’olio.

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-contro_la_falsificazione_della_storia_ieri_e_oggi__gli_antefatti_della_ii_guerra_mondiale_nella_pubblicistica_sovietica_e_russa_premessa_e_introduzione/33870_34005/

Questa meccanica a ondata progressiva non è stata finora rivelata da nessuno ma è logico pensarla perché gli strumenti di sorveglianza lo consentono senza sforzo per miliardi di persone.

Parlo di una riedizione tecnotronica dei RASTRELLAMENTI DI MASSA post staliniani!

TUTTO CIÒ PREMESSO

1) Non sappiamo dove i dati di massa vengono memorizzati in archivi di cui nessuno conosce la localizzazione, per essere utilizzati nei tempi e nei modi da LORO stabiliti, soprattutto all’insaputa degli interessati!
2) Non sappiamo quali sono i criteri di tracciamento e qual è l’incidenza di errore e come ci si può difendere da segnalazioni errate.
3) Non sappiamo nemmeno la durata dei processi di difesa che possono diventare contenziosi di molti anni, con enormi danni legali, familiari e di lavoro…

PER QUESTI MOTIVI

Se farete questa scelta, vi prego di ELIMINARMI anticipatamente da tutti i vostri contatti e quindi dall’amicizia.

Le scelte – di qualsiasi genere e rispettosamente libere- hanno comunque degli effetti anche e soprattutto sulle persone che non c’entrano niente!

Grazie.

 

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