NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 28 OTTOBRE 2019

https://www.corriere.it/extra-per-voi/2017/10/26/i-misteri-caso-mattei-55-anni-dopo-giallo-irrisolto-verita-era-scomodo-molti-77fd985a-ba44-11e7-b70e-7d75d3b9777f.shtml?refresh_ce-cp

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 28 OTTOBRE 2019

Speciale assassinio di Enrico Mattei

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

La maggior parte degli uomini crede di riflettere su una cosa

se ci ragiona sopra.

MARTIN HEIDEGGER, Quaderni neri 1942/1948, Bompiani, 2018, pag. 35

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/

 

Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

Tutti i numeri dell’anno 2018 e 2019 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com

 

 Precisazioni

 

 www.dettiescritti.com è un blog intestato a Manlio Lo Presti, e-mail: redazionedettiescritti@gmail.com 

Il blog non effettua alcun controllo preventivo in relazione al contenuto, alla natura, alla veridicità e alla correttezza di materiali, dati e informazioni pubblicati, né delle opinioni che in essi vengono espresse. Nulla su questo blog è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali. 

 

Le immagini e le foto presenti nel Notiziario, pubblicati con cadenza pressoché giornaliera, sono raccolte dalla rete internet e quindi di pubblico dominio. Le persone interessate o gli autori che dovessero avere qualcosa in contrario alla pubblicazione delle immagini e delle foto, possono segnalarlo alla redazione scrivendo alla e-mail redazionedettiescritti@gmail.com 

La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

SOMMARIO

In morte di Enrico Mattei

Il 27 ottobre 1962 muore Enrico Mattei, padre dell’Eni: un giallo irrisolto. 1

I misteri del caso Mattei 1

Quando Enrico Mattei e l’Italia facevano paura al mondo  Chi ha ucciso Enrico Mattei

27 OTTOBRE 1962: LA MISTERIOSA MORTE DI ENRICO MATTEI 1 

Omicidio Mattei, depistaggi e bugie su un delitto di Stato raccontati dal magistrato che ha scoperto la verità. 1

 

 

 

 

EDITORIALE

In morte di Enrico Mattei

Evento volutamente dimenticato e sommerso dall’immigrazionismo con i suoi ricchi incassi e dalla lucrosa elettrificazione dei bambini violentati

Manlio Lo Presti – 28 ottobre 2019

 

Le reti nazionali tv non hanno fatto minimo cenno alla morte di Enrico Mattei, il leggendario rifondatore della politica energetica del nostro Paese con l’impulso e il potenziamento dato all’ENI – Ente Nazionale Idrocarburi.

Capisco che si tratta di un anniversario il cui ricordo imbarazza l’intera cricca di gangster politici di ieri ed ancora di più quelli di oggi.

Per questi loschi figuri ricordare un insuccesso significa certificare lo stato di sudditanza “sudamericana” del nostro martoriato Paese agli spietati voleri atlantici.

Significa ammettere che il nostro Paese ha un credito di giustizia morale, politica, storica, morale enorme: un credito che nessuno, ripeto, nessuno ha mai avuto cura di ripagare con gesti giuridici efficaci.  Significa ammettere che non c’è stato uno – almeno uno – di caso i cui responsabili sono stati sbattuti in carcere: NESSUNO!

Significa ammettere che nessuno ha pagato per le tantissime vittime civili perite a causa della lunga stagione delle bombe.

Significa ammettere che atteggiamenti collaborazionisti con gli USA e gli inglesi ha pagato a colpi di consistenti avanzamenti di carriera coloro che hanno taciuto, sviato, occultato, ritardato, annacquato ed infine assassinato coloro che trovavano giusto avere la schiena dritta, nel rispetto di un travagliato patto cittadino-Stato ben descritto dal Beccaria ma mai compiuto fino in fondo …

P.Q.M.

Trova una sua logica – sia pure miserabile e perversa la indecorosa omissione di questa ricorrenza che non fa “audience”.

Le tristi ricorrenze partigiane e la uccisione di 6.000.000 di ebrei continuano invece a fare audience con una martellante sorvraesposizione mediatica planetaria.

Genocidi ben più gravi per numero di morti e per la pari ferocia e crudeltà NON SONO RICORDATI– E VOLUTAMENTE, perché non frega una BEATA a nessuno:

  • 25.000.000 di caduti russi della II Guerra Mondiale (ma loro non si lamentano …)
  • 100.000.000 di cinesi uccisi dalla carestia e dalla brutalità del c.d. GRANDE BALZO IN AVANTI DI MAO (ma loro non si lamentano
  • 1.500.000 di cambogiani sterminati dal macellaio comunista POL POT su una popolazione di 4 milioni! (ma loro non si lamentano)
  • 7.000.000 di Armeni per il petrolio (ma loro non fanno notizia)
  • 3.000.000 di CURDI, sempre per il petrolio (ma loro non fanno notizia)
  • 12.000.000 di morti nei 26 conflitti provocati dalle amministrazioni BUSH-CLINTON-OBAMA (ma a chi frega???)
  • 184.000.000 di morti durante la creazione dell’impero inglese nel mondo (ma loro non possono più parlare)
  • 20.000.000 di detenuti USA negli hotel a 5 stelle chiamati GUANTANAMO, dove i prigionieri sono trascinati al guinzaglio dalle soldatesse USA, elettrificati, avvelenati, congelati, demoliti dal WATERBOARDING (ma di loro non frega una BEATA a nessuno)
  • 5.000.000 di civili uccisi nella aggressione USA alle Filippine (a chi frega?)
  • 10.000.000 di civili sterminati in Indonesia (sempre, a chi frega?)

Però l’ONU tutto quanto sopra elencato non lo vede. Non ne fa cenno alcuno, mentre però mostra grande solerzia nel voler mandare gli ispettori in Italia per i detenuti maltrattati. ANCHE IN QUESTO CASO, NESSUNO PENSA ALLE VITTIME DI QUESTI CRIMINALI STERMINATORI: parlare di loro fa meno audience!

TUTTO CIO’ OPPORTUNAMENTE PREMESSO

Nessuno dei signori dell’informazione NEOMACCARTISTA-ANTIFA-BUONISTA-QUADRISEX ha ritenuto necessario e civile informare e soprattutto, ricordare, che la morte dell’imprenditore Mattei attento agli interessi del suo Paese, è stato eliminato dietro mandato di Cefis su ordine esecutivo della CIA di cui era stato effettivo nella II Guerra Mondiale, con Gelli secutore e solerte organizzatore.

Nessuno ha detto che questo assassinio ha ridotto definitivamente la ex-italia ad un ruolo di paese-bananas.

Continuiamo ad essere sommersi una marea collosa di notizie irrilevanti per essere storditi 60 ore al giorno: NON DOBBIAMO AVERE LA POSSIBILITA’ DI RIFLETTERE PERCHE’ NON SIANO SOLLEVATE LE BARRICATE.

CI VOGLIONO STUPIDI E FELICEMENTE ANDROIDI

Meglio occuparsi

continuativamente

martellantemente

ininterrottamente

immarcescibilmente

autisticamente

ossessivamente

prioritariamente

di IMMIGRAZIONE-FATE-PRESTO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Con l’immigrazione ci sono nuovi voti e tanti tanti tanti tanti soldi.

Con la elettrificazione di bambini consegnati ai pedofili ci sono moltissimi soldi, ma ancora non possono votare …

E chissenefrega di un emerito rompicoglioni come Enrico Mattei che ha avuto la sfacciataggine di porre la sua intelligenza al servizio del suo bellissimo Paese…

GLI AFFARI SONO AFFARI

 

 

 

IN EVIDENZA

Il 27 ottobre 1962 muore Enrico Mattei, padre dell’Eni: un giallo irrisolto

27 Ottobre 2019

Mattei, che fondò l’Eni, morì in un incidente aereo a Bascapè nel pavese a soli 56 anni ma le vere cause della tragedia sono tuttora avvolte nella nebbia

È stato un politico, un partigiano, un dirigente pubblico. Ma soprattutto, un imprenditore protagonista del miracolo economico postbellico in Italia: Enrico Mattei, nato ad Acqualagna, nelle Marche, nel 1906, e fondatore di quella che tutt’oggi è la più grande azienda italiana per fatturato, l’Eni, morì esattamente 57 anni fa, il 27 ottobre del 1962, in un incidente aereo all’età di soli 56 anni. Mattei, che fu deputato nella prima legislatura della neonata Repubblica italiana, dal 1948 al 1953, nelle fila della Democrazia Cristiana, stava tornando a Milano da Catania, quando l’aereo a bordo del quale si trovata precipitò misteriosamente, probabilmente per un attentato da parte di ignoti (le indagini non hanno mai davvero chiarito i fatti), nelle campagne di Bascapè, un piccolo paese in provincia di Pavia, mentre era in avvicinamento all’aeroporto di Linate.

In quella tragedia morirono tutti gli occupanti: Mattei, il pilota Irnerio Bertuzzi e lo statunitense William McHale, giornalista della testata Time–Life, incaricato di scrivere un articolo su Mattei. Secondo alcuni testimoni, il principale dei quali era il contadino Mario Ronchi (che in seguito ritrattò la sua testimonianza), l’aereo sarebbe esploso in volo. Pochi anni prima, Enrico Mattei aveva compiuto il capolavoro che tuttora l’Italia gli riconosce: la fondazione, nel 1953, dell’Eni, originariamente acronimo di Ente Nazionale Idrocarburi, un’azienda multinazionale creata dallo Stato italiano come ente pubblico e di cui lo stesso Mattei fu presidente fino alla sua morte, per quasi un decennio.

L’avventura iniziò così: nell’immediato dopoguerra fu incaricato dallo Stato di smantellare l’Agip, creata nel 1926 dal regime fascista. Ma invece di seguire pedissequamente le istruzioni del Governo, allora guidato da Alcide De Gasperi, Mattei ebbe l’intuizione di riorganizzare l’azienda, fondando appunto l’Eni, di cui l’Agip divenne la struttura portante. Mattei diede così un nuovo impulso alle perforazioni petrolifere nella Pianura Padana, avviò la costruzione di una rete di gasdotti per lo sfruttamento del metano e aprì all’energia nucleare. Sotto la sua presidenza l’Eni inaugurò una stagione di grande sviluppo, negoziando rilevanti concessioni petrolifere in Medio Oriente e un importante accordo commerciale con l’Unione Sovietica.

Queste iniziative contribuirono a rompere l’oligopolio delle ‘Sette sorelle’, che allora dominavano l’industria petrolifera mondiale, e cioè Exxon, Mobil, Texaco, Standard Oil of California (Socal), Gulf oil, l’anglo-olandese Royal Dutch Shell e la britannica British petroleum. Mattei introdusse inoltre il principio per il quale i Paesi proprietari delle riserve dovevano ricevere il 75% dei profitti derivanti dallo sfruttamento dei giacimenti. Fu proprio questo suo andare

 

Continua qui: https://www.firstonline.info/accadde-oggi-il-27-ottobre-1962-muore-enrico-mattei-padre-delleni-un-giallo-irrisolto/

 

 

 

 

I misteri del caso Mattei

55 anni dopo, un giallo irrisolto e una verità: era scomodo a molti

Il 27 ottobre 1962 precipita l’aereo bimotore con a bordo il presidente dell’Eni. Muoiono tutti: il dirigente, il pilota e un giornalista di Life. Prevarrà (ma solo nel 1994) la pista dell’attentato. Sui mandanti, tante ipotesi ma nessun colpevole accertato. Di certo l’incidente fermò il «corsaro» dell’industria italiana che aveva sfidato le Sette Sorelle

La storia riletta attraverso l’Archivio del Corriere

 

di Leda Balzarotti – 27 ottobre 2017

 

La morte di Enrico Mattei, caduto con il suo aereo il 27 ottobre 1962 a Bascapè, in provincia di Pavia, è uno dei grandi misteri della recente storia italiana, ripercorriamo fatti e antefatti attraverso le firme del Corriere della Sera 

Tragedia o attentato?

La sera del 27 ottobre 1962 il bimotore del presidente dell’Eni, partito alle 16,57 da Catania, è diretto a Milano Linate. Sull’aereo oltre al pilota Irnerio Bertuzzi, viaggia anche il giornalista americano William McHale, inviato di Time Life e incaricato di scrivere una cover-story sul dirigente italiano. Alle 18,57, quando mancano pochi minuti all’atterraggio, l’aereo scompare dai monitor della torre di controllo. L’allarme scatta immediatamente, ma i soccorritori nei campi infangati intorno al piccolo paesino di Bascapè, trovano solo i rottami del velivolo e i resti dei tre uomini sparsi ovunque. Una tragedia che a caldo scatena le ipotesi più varie: « … quella che è venuta subito alla mente di tutti e non solo dei tecnici, è quella di un sabotaggio — scrive Vittorio Franchini sul Corriere del 30 ottobre (gli abbonati digital Tutto+ possono leggerlo per intero, sfiorando l’icona blu) —. L’aereo di Mattei aveva già subito in passato un tentativo del genere. Una bomba a orologeria, messa in un punto qualsiasi del velivolo avrebbe potuto provocare la sciagura. E si spiegherebbe l’esplosione e la disintegrazione del Paris II. Ma l’apparecchio era stato sorvegliato strettamente…

La seconda ipotesi riguarda il pilota: Irnerio Betuzzi potrebbe essersi sentito male e, perso il controllo, avrebbe potuto spingere il velivolo nella disastrosa picchiata. Ma anche questa supposizione è difficilmente credibile».

 

La voce contro e il rispetto di Montanelli

Enrico Mattei, è un personaggio che divide l’Italia, Luigi Barzini lo descrive così: «Diede lavoro dignitoso a migliaia di persone, sviluppò iniziative e attività sconosciute da noi, portò la prosperità in zone miserabili… . Diede all’Italia un nuovo volto giovane, ottimista, prospero» aggiungendo poi a Enzo Biagi: «era uno che non badava al sottile quando voleva raggiungere i suoi scopi e che si liberava con ogni mezzo degli impacci che lo frenavano». A pochi giorni dalla morte, Indro Montanelli (sotto la pagina con l’incipit del suo articolo «Chi era, com’era»leggi sfiorando l’icona blu) ne traccia un ritratto senza sconti sulla prima pagina del Corriere: « Se la specialità dei grandi uomini è quella di lasciare, quando se ne vanno, tutti un po’ vedovi, anche i loro avversari, Mattei è stato senza dubbio un uomo grande, perché è proprio questa l’impressione che suscita in noi la sua tragedia… . Noi non crediamo che politicamente Mattei abbia rappresentato, per il nostro Paese, qualche cosa di positivo. Anzi, crediamo proprio il contrario. Ma questo non ci impedisce di riconoscere il suo alto livello, la sua stoffa di grande capitano

Continua qui:

 

https://www.corriere.it/extra-per-voi/2017/10/26/i-misteri-caso-mattei-55-anni-dopo-giallo-irrisolto-verita-era-scomodo-molti-77fd985a-ba44-11e7-b70e-7d75d3b9777f.shtml?refresh_ce-cp

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

QUANDO ENRICO MATTEI E L’ITALIA FACEVANO PAURA AL MONDO

DI NICOLÒ ZULIANI    23 GENNAIO 2018

 

Alle 18,40 del 27 ottobre 1962, in Lombardia, il sole è appena tramontato e c’è una pioggia leggera. Il bireattore Morane-Saulnier 760, con due passeggeri a bordo, è pilotato da Irnerio Bertuzzi, ex capitano dell’Aeronautica con due medaglie d’argento, una di bronzo e una croce al merito. È un pilota oltre l’eccezionale. Bertuzzi, da un’altitudine di 2000 metri, comunica alla torre di controllo di Linate di essere in dirittura d’arrivo: è l’ultima volta che sentono la sua voce.

Bascapè è un paesino di contadini, in provincia di Pavia. Pompieri, Carabinieri e giornalisti accorrono per quello che sembra un incendio, ma sono i resti brucianti del bireattore. I testimoni vengono intervistati; Mario Ronchi, un contadino, dice: “Il cielo rosso bruciava come un grande falò, e le fiammelle scendevano tutt’attorno… l’aeroplano si era incendiato e i pezzi stavano cadendo sui prati, sotto l’acqua”. Un’altra contadina di Bascapè, Margherita Maroni, dichiara: “Nel cielo una vampata, uno scoppio, e delle scintille venivano giù che sembravano stelle filanti, piccole comete”. Sugli alberi attorno al relitto vengono trovati resti umani. Appena si viene a sapere chi c’era a bordo dell’aereo, però, cambia tutto: i testimoni ritrattano, sostengono di aver visto le fiamme a terra, e di averlo detto fin dall’inizio. I Carabinieri vanno nella sede della RAI per sequestrare i filmati delle interviste, ma li trovano privi di traccia audio. L’inchiesta si apre e chiude molto velocemente: si è trattato di un incidente aereo.

Ma chi c’era a bordo del Morane-Saulnier?

Enrico Mattei nasce nel 1906 ad Acqualagna, nelle Marche, uno di quei paesi graziosi, in mezzo al nulla. Primo di cinque fratelli in una famiglia modesta – suo padre è un brigadiere dell’Arma e sua madre una casalinga – è uno studente brillante, ma che non si applica, come tutti i ragazzi che non sanno ancora con certezza cosa vorrebbero fare nella vita. Un giorno, in una casa di campagna, Mattei assiste a questa scena: due cani enormi si avventano su una ciotola di cibo. Un gattino spelacchiato e malconcio si avvicina alla ciotola nel tentativo di mangiare qualcosa, ma uno dei cani gli tira una zampata talmente forte da farlo volare contro il muro e spaccargli la spina dorsale.

Enrico Mattei ha appena compiuto tredici anni quando capisce cosa vuole fare nella vita.

Si trasferisce a Matelica, un altro piccolo paese in cui vengono lavorati pelle, pietra, ferro; entra come fattorino in una conceria, a diciassette anni diventa operaio, a diciannove è già vicedirettore, a venti direttori. Nel 1928, complici le politiche economiche del fascismo, la conceria fallisce. Così Mattei si trasferisce a Milano e si reinventa come venditore di vernici: in tre mesi diventa rappresentante per un’azienda tedesca. Studia chimica e viaggia molto per l’Italia. Nel 1931 apre una propria azienda con appena due operai, che in tre anni diventano venti.

Grazie all’aiuto e alle lezioni private del vicino di casa, Marcello Boldrini, riesce a laurearsi in ragioneria. Nel 1936 sposa una ballerina; poi, nel 1944, in pieno ventennio fascista, gli viene chiesto di entrare nella Resistenza per occupare nel comando militare del CLN il posto di rappresentante per la Democrazia Cristiana. Mattei accetta: affida l’azienda a due dei suoi fratelli e si mette all’opera. Cura i collegamenti interni, trova soldi, risorse e armi. Sotto di lui le forze partigiane democristiane passano da 2mila uomini a 65mila unità. I fascisti lo arrestano, ma lui riesce a evadere e a guerra finita gli viene concesso l’onore di marciare in prima fila nel corteo per la Liberazione di Milano. La Resistenza gli conferisce la medaglia d’oro e il generale USA Mark Wayne la stella di bronzo.

È ora di ricostruire l’Italia. Mattei torna a vestire i panni del civile e viene nominato commissario speciale all’Agip, una piccola azienda fondata durante il ventennio che si occupasse di “cercare, acquistare, trattare e commerciare petrolio”. L’Agip è sempre stata sfortunata: aveva scavato oltre 350 pozzi tra Italia, Albania, Ungheria e Romania senza trovarne una goccia. Aveva avuto delle microscopiche concessioni in Iran, ma le aveva cedute. Nei corridoi si mormora che Agip sia l’acronimo di Associazione Gerarchi In Pensione. Mattei dovrebbe semplicemente liquidarla, ma, appena entrato, si pone una domanda che nessuno si è fatto prima: perché abbattere l’unica azienda petrolifera statale? Chi lo vuole?

Be’, molta gente. Innanzitutto, gli americani, perché ci hanno appena liberato e puntano a espandere il loro dominio petrolifero. Lo vogliono anche le aziende private Edison e Montecatini, per evitare la concorrenza statale. In questo clima di guerriglia, Mattei contatta il suo predecessore, allontanato per motivi non chiari. Si chiama Zanmatti. Lui gli rivela che con le ultime trivellazioni del 1944 era stato trovato del metano a Caviaga, in provincia di Lodi, ma il fascicolo era stato subito chiuso e secretato: il fronte avanzava e non ci si poteva permettere che il gas finisse in mani sbagliate. Mattei vola a Caviaga, dove trova ancora attrezzature, macchinari e i vecchi operai disoccupati. Perché, finita la guerra, non è ripartito niente?

Dal nulla riceve la telefonata di Giorgio Valerio, presidente di Edison, che si offre di comprare tutte le attrezzature dell’Agip per 60 milioni di lire. È un’offerta esorbitante: perché qualcuno dovrebbe acquistare dei rottami a peso d’oro? Mattei rifiuta. Riassume Zanmatti e tutti i vecchi tecnici, chiede un prestito in banca, unifica Agip Roma e Agip Milano. Il 17 ottobre 1945 diventa vicepresidente dell’azienda e riapre gli impianti di Caviaga. Nel marzo 1946, dal pozzo numero 2 esce metano.

Ora bisogna solo portarlo nelle case degli italiani.

A livello di burocrazia sarebbe un inferno, ma Enrico ragiona da cattolico e agisce da partigiano: scava viadotti durante la notte, posa i tubi, e la mattina dopo li ricopre, chiedendo scusa. Quando arrivano avvocati, multe e processi, li paga – se avesse fatto tutto legalmente avrebbe dovuto pagare il doppio e perdere il quadruplo del tempo, forse senza ottenere nulla. Ora Enrico non è più solo un imprenditore, di fatto è diventato un condottiero. Se trovasse il petrolio renderebbe l’Italia autosufficiente dal punto di vista energetico; indipendenza energetica significherebbe indipendenza economica, che significherebbe a sua volta indipendenza politica. Mattei ha la visione di un’Italia che rialza la testa dopo la guerra e che va avanti sulle proprie gambe, senza dover rendere conto a nessuno.

Questo mette in grave difficoltà il piano di colonizzazione che altre potenze avevano messo in atto fin dal 1928 con l’accordo della linea rossa e gli accordi di Achnacarry. Sette aziende avevano stabilito quali sarebbero state le zone d’estrazione e i prezzi di vendita del greggio: di fatto si trattava di un cartello, che prevedeva di spartirsi il 75% del petrolio estratto da Africa e Medioriente. C’erano dentro le statunitensi Esso, Mobil, Texaco, Chevron e Gulf oil, la Shell dall’Olanda, e la British Petroleum. Mattei le chiamava le “sette sorelle”. Sorellastre: oltre a imporre clausole contrattuali vergognose, trattavano gli operai locali alla stregua di schiavi e si imponevano ai governi, considerandoli miserabili. Avevano già deciso di fare dell’Italia un cliente: tra loro e i portafogli nazionali c’era solo Mattei.

Iniziano così a fargli la guerra. Grazie agli agganci con la politica italiana, il 9 maggio 1947 riescono a infilare nel cda Eugenio Cefis, il suo uomo di fiducia Raffaele Girotti e un avvocato siciliano, Vito Guarrasi, detto “Don Vito”.

Personaggio spaventosamente controverso, cugino di Enrico Cuccia, Guarrasi, ha mani dappertutto – sul lotto di una banca, sul quotidiano comunista L’Ora (dove lavora il giornalista Mauro De Mauro) – ed è socio della Ra.Spe.Me, che opera nel settore medico. Il suo socio è Alfredo Dell’Utri, padre di Marcello. I nuovi membri rimuovono Mattei dalla carica di vicepresidente, ma non riescono a estrometterlo. Ottengono l’accesso agli archivi segreti delle ricerche Agip e fanno chiudere Caviaga, mentre una raffineria di Marghera viene venduta alla British Petroleum. La Edison si prepara a trasformare l’Agip in una società divisa un terzo a lei, un terzo all’AGIP e un terzo alla società Metano, che poi è un nome fittizio per coprire una partecipata Edison. Mattei ha bisogno di più forza per difendersi, così nel 1948 entra in politica. Tramite agganci e conoscenze arriva fino a De Gasperi in persona. Quando la Democrazia Cristiana vince le elezioni, De Gasperi spazza via il CDA dell’AGIP e nomina presidente Marcello Boldrini. Lui mette vicepresidente Mattei, che sceglie i suoi uomini tra vecchi commilitoni e compaesani. Gli USA contrattaccano e stanno per far approvare una legge mineraria capestro, quando succede qualcosa che nessuno avrebbe potuto prevedere: a Cortemaggiore l’Agip trova il petrolio.

È una sacca da pochissimi ettolitri, ma a Mattei basta. Contatta la stampa e i fotografi. Da bravo venditore ingigantisce talmente tanto la questione che le azioni salgono, la legge sullo sfruttamento minerario cade e, anzi, il Parlamento decide di riservare allo Stato le ricerche nel sottosuolo della Val Padana. Mattei estrae metano a Cornegliano, Pontenure, Bordolano, Correggio e Ravella. Indice un concorso per il logo e sceglie il cane a sei zampe che sputa fuoco. Lo slogan “il miglior amico dell’italiano a quattro ruote” è di Ettore Scola. Inventa le stazioni di servizio coi gabinetti, la pulitura vetri gratis, il

Continua qui:

https://thevision.com/cultura/enrico-mattei-eni/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CHI HA UCCISO ENRICO MATTEI?

Di Eufemia Riannetti

Enrico Mattei fu assassinato, il suo caso insabbiato, i testimoni messi a tacere. Ma una cosa è certa: l’aereo su cui viaggiava il presidente dell’ENI e che cadde la sera del 27 ottobre 1962 a Bascapé, alle porte di Milano, fu sabotato.

Era un uomo che dava molto fastidio. La strategia di Mattei era volta a spezzare il monopolio delle “sette sorelle”, non soltanto per il tornaconto del nostro ente petrolifero, ma anche per stabilire rapporti nuovi tra i paesi industrializzati e i fornitori di materie prime.
Una strategia semplicemente inaccettabile per le grandi compagnie petrolifere che si spartiscono le ricchezze del mondo.

Dall’inchiesta della Procura di Pavia, riaperta a metà degli anni ‘90, risulta inoltre evidente che l’insabbiamento di quel crimine fu diretto dai vertici dei servizi. Per il sostituto procuratore di Pavia Vincenzo Calia il fondatore dell’ENI fu “inequivocabilmente” vittima di un attentato. Vincenzo Calia giunge vicino alla soluzione del caso e formula l’ipotesi dell’attentato, ma non può provarla. Scrive Calia: “L’esecuzione dell’attentato venne pianificata quando fu certo che Enrico Mattei non avrebbe lasciato spontaneamente la presidenza dell’ente petrolifero di Stato”. Calia ha dimostrato che l’esplosione che abbatté il bimotore Morane-Saulnier su cui viaggiavano il presidente dell’ENI, il pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista americano William McHale fu causata da una bomba collocata nel carrello d’atterraggio del velivolo. Le prove contenute nelle 208 pagine del fascicolo dimostrano anche che l’inchiesta del 1962, presieduta dal generale dell’Aeronautica Ercole Savi, conclusasi dichiarando l’impossibilità di “accertare la causa” del disastro, fu in realtà un mostruoso insabbiamento.

Finora davanti alla sbarra è finito soltanto un contadino di Bascapé, Mario Ronchi, accusato di “favoreggiamento personale aggravato”. Secondo l’accusa vide l’aereo di Mattei esplodere in volo, rilasciò alcune interviste in questo senso a diversi organi di stampa e alla Rai e poi… si rimangiò tutto. Chi ha sabotato l’aereo? Chi sono i mandanti? Il pubblico ministero Calia non riesce ad accertarlo, ma è probabile che vi siano responsabilità di uomini inseriti nell’Eni e negli organi di sicurezza dello Stato. E ancora depistaggi, manipolazioni, soppressioni di prove e di documenti, pressioni che impediscono l’accertamento della verità.

Il 27 luglio 1993 dal “pentito” di mafia Gaetano Iannì giungono dichiarazioni importanti.

Secondo Iannì per l’eliminazione di Mattei ci fu un accordo tra non meglio identificati “americani” e Cosa nostra siciliana. A mettere una bomba sull’aereo di Mattei fuono alcuni uomini della famiglia mafiosa capeggiata da Giuseppe Di Cristina. Anche Tommaso Buscetta rivela che la mafia americana chiese a Cosa nostra il favore di eliminare Enrico Mattei

Continua qui:

http://www.altrainformazione.it/wp/chi-ha-ucciso-enrico-mattei/

 

 

 

 

 

 

 

 

27 OTTOBRE 1962: LA MISTERIOSA MORTE DI ENRICO MATTEI

[ACCADDE OGGI]

Il 27 ottobre 1962 moriva assassinato nel cielo di Bascapè, nel Pavese, Enrico Mattei. La morte di Mattei e l’esplosione dell’aereo su cui viaggiava insieme al pilota e a un giornalista americano resta un mistero irrisolto nella storia della Repubblica. Del resto la vita stessa di Enrico Mattei è contornata da avvenimenti non troppo chiari e contraddittori. Con certezza fu partigiano delle brigate bianche e cattoliche alla caduta del fascismo. Ma precedentemente, come da qualche tempo ha rivelato il Corriere della Sera rifacendosi alla documentazione del ricercatore storico Luca Tedesco, fu uno squadrista fascista e poi un fascista critico. Indro Montanelli che mai ebbe con Mattei un buon rapporto chiarirà a suo modo l’arcano affermando che ”l’ambizione di questo self-made man lo portava senza scampo a compromissioni con il regime al potere”.

Sarà ma un fatto è sicuro, Enrico Mattei fu realmente un uomo che si fece da solo. Era figlio di un carabiniere e non fu mai portato particolarmente agli studi tant’è che il padre, secondo le buone usanze dell’epoca, lo avviò al lavoro per fargli apprendere un mestiere. E Enrico prima da operaio e poi da dirigente di una modesta azienda che lavorava il ferro utilizzando solventi e vernici scoprì la sua vera vocazione che diventerà il suo mestiere: la chimica e la trasformazione dei gas e delle risorse del sottosuolo. Certo se ha ragione Montanelli seppe sfruttare le vie del potere per inseguire i suoi desideri. Così fu durante il fascismo quando, avendo creato una sua azienda di fabbricazione di prodotti chimici, si avvalse delle commesse per le forniture militari. Ancor di più lo fu dopo la guerra quando militando tra i partigiani cattolici chiese e ottenne a guerra finita la presidenza dell’Agip, l’Agenzia Italiana Petroli, che gli fu dara con l’incarico di avviarne lo scioglimento. Ma come poteva Mattei sciogliere una creatura nata per portare risorse energetiche all’Italia? Non solo non lo fece, tra infiniti contrasti e avversità paurose, ma si mise in testa di dare all’Italia un ente per la ricerca delle materie di sostentamento energetico e fondò l’Eni, l’Ente Nazionale Idrocarburi. Iniziò così la sua lotta che con grandi capacità manageriali e imprenditoriali lo portò a vincere scommesse impensabili anche contrastandosi con i forti poteri economici internazionali e con i loro servi del nostro Paese. Ma seppe far fronte a tutti, alle “sette sorelle” monopolizzatrici del mercato petrolifero mondiale ed anche a capi di Stato come De Gaulle e il potentissimo presidente americano Dwight D. Eisenhower.

Naturalmente attraversò strade apparentemente diverse e conflittuali, dalla sinistra democristiana navigò per mari anche di destra pur di riuscire nel suo intento che compendiava nell’affermazione rivolta all’allora presidente della Fiat Vittorio Valletta “Se in questo paese sappiamo fare le automobili, dobbiamo saper fare anche la benzina”. Insomma, Enrico Mattei non lasciò nulla di intentato per il suo “cane a sei zampe”, arruolò scrittori, scultori, poeti e giornalisti. Fondò giornali come “Il Giorno” di Milano e agenzie di stampa per sostenere le sue idee e le sue battaglie compresa la necessità di aprirsi al nucleare. Arrivò anche a finanziare i partiti politici di ogni colore compreso l’allora Movimento Sociale e candidamente sostenne che per lui i

Continua qui:

https://www.agenziacomunica.net/2019/10/27/27-ottobre-1962-la-misteriosa-morte-di-enrico-mattei/

 

 

 

 

 

Omicidio Mattei, depistaggi e bugie su un delitto di Stato raccontati dal magistrato che ha scoperto la verità

Giuseppe Oddo – 30 MARZO 2017

Manomissione dell’altimetro” o “bomba a bordo”. Sono le due ipotesi formulate a caldo in una perizia dell’officina riparazioni motori dell’aeronautica di Novara condotta sui resti dei reattori dell’aereo precipitato il 27 ottobre 1962 a Bascapè, nei pressi di Milano-Linate. Tenuta nascosta per decenni e scoperta nella seconda metà degli anni Novanta da Vincenzo Calia, il sostituto procuratore di Pavia che riaprì le indagini sulla morte di Enrico Mattei, la perizia dell’aeronautica è una delle prove più lampanti dell’occultamento dei fatti e del depistaggio avvenuti intorno all’assassinio del fondatore dell’Eni.

Perché di assassinio si tratta, con buona pace dei negazionisti di ieri e di oggi.

 

Come ha accertato la Procura di Pavia nel 2003, al termine delle indagini, il Morane Saulnier 760 precipitato a Bascapè era stato sabotato la sera precedente con una piccola carica di esplosivomentre era parcheggiato nell’aeroporto di Fontanarossa, a Catania. Mattei era stato convinto a recarsi in Sicilia dove pernottò la notte tra il 26 e 27 ottobre 1962 e dove scattò la trappola della sua eliminazione. Cosa nostra, attraverso Stefano Bontate e il boss di Riesi Giuseppe Di Cristina, fece solo un lavoro di fiancheggiamento.

Il velivolo fu manomesso da mani molto esperte. A fare da innesco fu il sistema di apertura dei carrelli, che il pilota Irnerio Bertuzzi azionò quando il piccolo jet era già allineato alla pista di Linate, pronto per l’atterraggio.

La perizia e varie altre carte inedite sulla sciagura di Bascapè figurano ora in un saggio di Chiarelettere che Business Insider Italia ha ricevuto in anteprima e che esce il 31 marzo in libreria: “Il caso Mattei”, lo stesso titolo del film diretto nel 1972 da Francesco Rosi, con Gian Maria Volontè nella parte del protagonista. Ed è un saggio che non passerà inosservato, perché uno dei due autori è Calia. Il magistrato, che oggi è procuratore aggiunto della Procura di Genova, ha scritto la prima parte del libro, che contiene il racconto dell’inchiesta e le sue convinzioni profonde.

Della seconda parte è invece autrice la giornalista di Euronews Sabrina Pisu che avanza una serie di ipotesi sui presunti mandanti dell’omicidio frutto della massa di indizi emersa dalle indagini.

Leggi anche: Tangenti in Congo del fondo Och Ziff, le autorità Usa chiedono informazioni all’Eni

Smontata la tesi dell’incidente

Calia smonta la tesi dell’incidente – accreditata dalla commissione amministrativa di inchiesta istituita dall’allora ministro della Difesa, Giulio Andreotti – e dimostra come l’aereo cadde per un’”esplosione limitata non distruttiva” all’interno del velivolo, innescata dal congegno di apertura del carrello anteriore. Gli accertamenti eseguiti dall’esperto di tecnologia dei metalli Donato Firrao su piccoli frammenti dell’aereo, su oggetti personali di Mattei e su schegge estratte dai corpi riesumati, hanno evidenziato sui vari reperti la “presenza di modificazioni” riconducibili a “una sollecitazione termica e meccanica di notevole intensità ma di breve durata, caratteristica dei fenomeni esplosivi”. In pratica, la certezza di un’esplosione.  L’ingegner Firrao ha anche partecipato al collegio peritale sulla sciagura di Ustica.

La carica esplosiva era stata sistemata nel cruscotto, proprio davanti al sedile del pilota Irnerio Bertuzzi, a destra del quale era seduto Mattei. Bertuzzi perse il controllo del velivolo a causa della piccola deflagrazione, che invalidò tutti i passeggeri. Viaggiava a bordo anche il giornalista statunitense di Time-Life William McHale, che stava realizzando un reportage su Mattei e che accettò all’ultimo momento l’invito del presidente dell’Eni di ritornare con lui a Milano. I corpi furono in parte spappolati dall’esplosione, e frammenti umani furono espulsi all’esterno, per la disintegrazione del tettuccio in plexigas che chiudeva la cabina di pilotaggio, e ritrovati sparsi per i campi lungo la traiettoria opposta a quella di caduta dell’aereo. Uno dei testimoni chiave, l’agricoltore Mario Ronchi, che aveva visto nel buio della sera l’aereo in fiamme girare a vuoto nel cielo e che fu il primo ad arrivare sul luogo del disastro, fu convinto a ritrattare le interviste che aveva rilasciate al Corriere della Sera e alla Rai.

 

Il Generale Giovanni Allavena, capo del Sifar.

Screenshot da “La vera storia della loggia massonica P2”. Youtube

 

Intorno al relitto – scrive Calia sulla base delle testimonianze – c’era un brulicare di uomini delle forze dell’ordine, di personale dell’Eni e di agenti in borghese del Sifar, il servizio segreto militare dell’epoca, a capo del quale il presidente del Consiglio in carica, Amintore Fanfani, aveva nominato due settimane prima il generale Giovanni Allavena, il cui nome figurerà molti anni dopo nelle liste della loggia massonica segreta P2.

Ordini dall’alto

Testimoni ripescati da Calia a distanza di oltre trentacinque anni hanno dichiarato che l’ordine proveniente dalle alte sfere militari e politiche era di dimostrare che l’aereo fosse venuto giù per il maltempo o per una manovra errata del pilota, anche se su Linate la visibilità era buona, quella sera scendeva solo una leggera pioggia, come dimostrano le prove raccolte dal magistrato.

 

Amintore Fanfani con Enrico Mattei. Sceenshot. Orizzonti tv

Parti dell’aereo, tra cui il carrello anteriore tranciato di netto con la gomma integra, furono ritrovati a molte centinaia di metri dal relitto, come conferma il vastissimo repertorio fotografico rinvenuto da Calia, mai consultato dalla commissione di inchiesta né dai magistrati che indagarono all’epoca. Se l’aereo si fosse fracassato nell’impatto violento con il suolo, i rottami sarebbero dovuti rimanere intorno al relitto e i corpi all’interno della cabina, mentre la macabra presenza di arti e brandelli di carne penzolanti dagli alberi e della mano di Mattei trovata tranciata provavano l’esatto contrario. Era inoltre evidente che se l’aereo fosse esploso e si fosse incendiato a terra – come sosteneva la commissione di inchiesta presieduta dal generale dell’Aeronautica Ercole Savi –  le foglie dei pioppi a pochi metri di distanza avrebbero dovuto presentare almeno qualche segno di bruciatura. Invece gli alberi erano integri, come ha accertato Calia.

E i resti umani trattenuti dai rami, sparpagliati in un raggio molto ampio, non potevano che essere “piovuti” dall’alto: dimostrazione ulteriore che il piccolo jet fu danneggiato in volo nel momento in cui il pilota, già in fase di atterraggio, aveva azionato la leva di comando delle ruote, che fu infatti rinvenuta in posizione “carrello giù”.

Il racconto di Calia è sorprendente per la quantità di prove e di testimonianze che il magistrato riesce a recuperare a distanza di così tanti anni e nonostante tutte le reticenze, le resistenze, i silenzi che ancora oggi avvolgono la vicenda di Enrico Mattei.

Enorme e sistematica attività di depistaggio

L’aspetto più interessante e sconcertante è l’enorme e sistematica attività di depistaggio e occultamento delle prove fatta emergere da Calia con la sua tenace azione giudiziaria frutto di centinaia di interrogatori

 

Continua qui:

https://it.businessinsider.com/esclusivo-omicidio-mattei-depistaggi-e-bugie-su-un-delitto-di-stato-raccontati-dal-magistrato-che-ha-scoperto-la-verita/

 

 

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°