NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 24 LUGLIO 2018

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NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 24 LUGLIO 2018

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Se elaborate una teoria e la pubblicate o la divulgate,

dovete divulgare anche i fatti che la contraddicono,

assieme a quelli a suo sostegno.

Le battute memorabili di Feynman, Adelphi, 2017, pag. 164

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/

 

Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

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IN EVIDENZA

FENOMENI NATURALI NELLE CITTA’ AMERICANE

Maurizio Blondet 22 luglio 2018

Un increscioso fenomeno naturale sta bruttando San Francisco,   compromettendo la sua bella la vibrante cultura progressiva  e la felicità  della capitale di tutti i terzi sessi, libertà, creatività e dinamismo. “Feci. Feci. Più  feci sui marciapiedi di quanti ne ho mai visti, e sì che io qui ci sono nata”, ha lamentato la nuova  sindaca, London Breed, in una intervista alla  NBC Bay Area: “E non sto parlando di cani, ma di feci umane”.  E non solo feci, ma siringhe, “prodotti usati per l’igiene femminile; e secchi di urina”.

Il fenomeno è dovuto all’aumento a razzo dei californiani che non hanno più casa – si calcola 135 mila nel Golden State, il 25% di tutti i senzatetto dell’America. Nella sola San Francisco si parla di oltre 7500 “vagrants” senza dimora, di cui il 39 per cento disturbati mentali o dipendenti da oppiacei; il Comune ha ricevuto 16 mila lamentele di cittadini, proprietari di appartamenti nelle zone più prestigiose, solo nella prima settimana di luglio: spesso accompagnate da foto dimostrative. “Un attendamento di senza-casa sta bloccando il marciapiede e crea un rischio sanitario con feci e spazzatura”, scrive uno.   “Mandate gli addetti alla nettezza urbana, i pedoni sono costretti a camminare nella strada essendo i marciapiedi impraticabili”; dice un altro. “Osservati   senzatetto che si iniettano alle cinque del pomeriggio di lunedì 2 luglio”, avverte un terzo:” feci dappertutto, mandate gli spazzini”.  Un turista australiano chiede: “E’ normale, o sono nella “parte brutta” della città?  Sono appena passato a fianco di una folla di senzatetto completamente “fatti”, urlanti e correnti, e ad una scena  di omicidio.

Mia moglie adesso ha paura di uscire dall’albergo.  Ha visto un tizio che veniva caricato su un’ambulanza, morto. Proprio davanti alla sede centrale di Twitter”, uno dei gioielli della creatività californiana.

Effettivamente il fenomeno sta intaccando   una delle fonti di reddito della città, il turismo: un congresso medico che si aspettava avrebbe portato 15 mila visitatori paganti e fruttato 40 milioni di dollari in una settimana, è stato cancellato. “E’ la prima volta che abbiamo una cancellazione totale, e questo era un gruppo che si riuniva a congresso qui dal 1980”, dice al  San Francisco Chronicle  Joe  D’Alessandro, direttore dell’ufficio per il turismo congressuale del Municipio.

La tv NBC Bay Area ha sguinzagliato una “unità investigativa” che  è stata in grado di offrire al pubblico una mappa accurata della densità di feci umane nelle principali vie del centro.  Una mappa dove il colore più carico indica la quantità più densa di escrementi in “153 blocchi dell’area.  Spazzatura, siringhe, e più di 300   mucchietti di feci” ha contato l’unità “nelle 20 miglia di vie e marciapiedi”.  Ciò, nonostante che il Municipio spenda oltre 30 milioni di dollari l’anno in pulizia degli escrementi.

 

Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/fenomeni-naturali-nelle-citta-americane/

 

 

Susanna, Pamela e le altre

11 giugno 2018 – Barbara Tampieri

 

Vi racconto io questa storia assai istruttiva perché la trovereste a fatica e solo rimestando a lungo con il bastone del pollaio nel brodone – “e brudòn” (romagnolo) = “l’insieme dei liquami e materiali organici in fermentazione che forma il letame da concimazione”, dei media ufficiali italiani, soprattutto televisivi.

Del resto è l’ennesima storiaccia scomoda per troppi versi, li capisco.

 

Traggo da un articolo dell’8 giugno pubblicato su una fonte tutto sommato ancora residualmente autorevole quale la BBC News e da altri articoli della stampa estera.

“Secondo quanto affermato dal ministro degli interni tedesco Horst Seehofer, Ali Bashar, 20 anni, un iracheno al quale era stata respinta la richiesta d’asilo in Germania, e sospettato dello stupro ed omicidio di una ragazzina di 14 anni a Wiesbaden, è stato arrestato dalle autorità curde nel nord dell’Iraq su richiesta della polizia tedesca.

Bashar era giunto in Germania nel 2015 con i suoi genitori e cinque fratelli ma la sua richiesta di asilo era stata subito respinta ed era in attesa di essere deportato. Nonostante ciò, in attesa del responso al suo ricorso, aveva ottenuto un permesso temporaneo di soggiorno. In quel periodo era divenuto noto alla polizia per essere stato coinvolto in numerosi atti violenti, inclusa una sospetta rapina e una rissa, oltre ad essere stato accusato di possesso illegale di arma da taglio. Era stato anche sospettato di avere aggredito sessualmente una bambina di 11 anni che viveva nello stesso centro per migranti.

 

Continua qui: http://ilblogdilameduck.blogspot.com/2018/06/susanna-pamela-e-le-altre.html

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

92 centesimi (due giorni da Accattone)

23 luglio 2018

 

Roma, 23 luglio 2018

 

Meglio e peggio. Si stava meglio quando si stava peggio?

 

Ecco l’ordine di premiazione del concorso Miss Italia 1947:

1. Lucia Borloni alias Lucia Bosè
2. Gianna Maria Canale
3. Luigia “Gina” Lollobrigida
4. Eleonora Rossi Drago

Nelle posizioni di rincalzo, tra il pulviscolo delle belle concorrenti, Silvana Mangano.

La fine della guerra, l’attesa per il nuovo: l’olivo italiano, reso stento dal buio delle privazioni, riceve nuova luce; le fronde si moltiplicano, vecchie foglie, ingiallite, si staccano, le radici affondano nell’humus ingrassato dalla speranza. Signori compunti, pantaloni con la riga perfetta, cravatte e giacche in buon ordine, si acconciano a tale festa della rinascita: le ragazze italiane, la cui pudicizia tiene a freno la pur timida esuberanza, dagli occhi limpidi, un po’ spaesate, son certe di un avvenire che, inevitabilmente, prima o poi, arriverà: come potrebbe essere altrimenti, dopo i morti, le distruzioni, le umiliazioni? La vita, interrotta, riprende; ciò che venne represso e costretto ritrova la via sua naturale. “The force that through the green fuse drives the flower/drives my green age“, canta Dylan Thomas.

Miss 2019. Ora leggo che una delle partecipanti alla prossima edizione di Miss Italia sarà una disabile: sfilerà con un arto finto. Ancora la propaganda, invasiva, totalizzante. Il trionfo del disabile, il piagnisteo, noi siamo i buoni, viva i diversi. Mai si era assistito a una così ripugnante opera di depistaggio morale. Il potere usa stavolta il pietismo e le minoranze per annientare la morale della normalità. Il normale è il diverso, il diverso è la normalità da premiare. Annichilire ciò che è sempre stato giusto, corretto, abituale tramite l’empatia indotta per ciò che è altro, capriccioso, informe, eccentrico, contro il buon senso e la tradizione.

In tale vicenda vi sono tre vittime: l’antico ordine estetico e morale; chi viene usato per imporre la trasgressione e l’inversione (la disabile) e, per ultimo, la sincera pietà per i più sfortunati che, presa in giro in maniera così sfacciata, rischia di mutarsi nel suo opposto.

Va detto, infatti, ancora e ancora, con rinnovata forza: il potere se ne frega dei disabili e dei diversi: la vita quotidiana urla questo tutti i giorni. E però gli torna utile usare la lacrima per distruggere ogni ordine pregresso. La sinistra diffusa, un allucinante cretinismo di massa, sono lì a fare da fiancheggiatori a tale manovra disgustosa.

 

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BELPAESE DA SALVARE

Rispettiamo le spiagge partendo da regole elementari

di Redazione 24-07-2018

Le spiagge in estate, soprattutto se molto frequentate o addirittura prese d’assalto dai bagnanti, rischiano di diventare teatro della peggior maleducazione dell’uomo. Eppure, basterebbe poco, seguire qualche regola elementare che, se non sufficiente per rendere minimo l’impatto ambientale, consente almeno di non aggravare la situazione.

 

Vediamo insieme qualche regola minima da rispettare quando si approda sulla spiaggia d’estate.

  1. Rifiuti di plastica. Non abbandonateli mai e facciamo attenzione anche a non farli andare in acqua. La plastica impiega molto tempo per essere smaltita dall’ambiente. Inoltre, ed è il motivo principale per non lasciare rifiuti in plastica sulla spiaggia, gli animali potrebbero scambiare i sacchetti o i tappi delle bottiglie per cibo e ingerirli. Questo potrebbe causarne la morte per soffocamento.
  2. Cicche di sigarette. I fumatori devono sapere che la cicca di una sola sigaretta inquina 1 mq di spiaggia. Se, inoltre, si dimentica l’accendino sulla sabbia, questo impiega più di 100 anni per essere smaltito dall’ambiente. Portare un posacenere o un contenitore dove riporre le cicche potrebbe essere una buona soluzione.
  3. Creme solari. Le creme solari, per quanto siano utili nella loro azione di protezione dai raggi solari, sono dannose per l’ecosistema marino. Questo perchè si disciolgono nell’acqua quando facciamo il bagno. Cerchiamo di scegliere creme solari con un buon inci e non mettiamo la crema subito prima di fare il bagno.
    4. Docce ecosostenibili. Quando facciamo la doccia sulla spiaggia non utilizziamo shampoo e bagnoschiuma che potrebbero contenere sostanze inquinanti. Basta l’acqua dolce per eliminare il sale dalla pelle.

Continua qui: http://www.ilcambiamento.it/articoli/rispettiamo-le-spiagge-partendo-da-regole-elementari

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

L’esodo condanna l’Africa, e gli africani saranno 2,5 miliardi

Scritto il 21/6/18

«Incentivare la popolazione giovane locale ad abbandonare la propria terra e rinunciare a ogni possibilità e speranza di sviluppo dell’economia nazionale non è la soluzione, ma parte del problema». Lo afferma l’economista Ilaria Bifarini, “bocconiana redenta” e autrice del saggio “I coloni dell’austerity”, ovvero “Africa, neoliberismo e migrazioni di massa”. La popolazione africana scrive Bifarini sul suo blog, sta subendo un’esplosione demografica senza precedenti.

Se nel 1960 contava meno di 300 milioni di abitanti (285 per l’esattezza) oggi si attesta a circa un miliardo e duecento milioni di persone. Secondo le stime dell’Onu in pochi decenni raddoppierà: nel 2050 gli africani ammonteranno a qualcosa come 2 miliardi e 500 milioni di persone.

Secondo la teoria economica della cosiddetta “transizione demografica”, ogni popolazione umana tende a passare da una situazione iniziale negativa – elevata mortalità e alta fecondità – a una situazione più favorevole, con parametri invertiti: scarsa mortalità e bassa fecondità.

La transizione, spiega Bifarini, avviene con un’iniziale riduzione del livello di mortalità, cui fa seguito un consistente aumento del tasso di crescita demografica, che si attesterà presto intorno allo zero grazie a una riduzione del livello di fecondità, completando così il percorso della transizione demografica.

Generalmente, prosegue l’analista, a innescare questo processo sono le migliori condizioni igienico-sanitarie raggiunte: proprio la salute ingenera un declino del tasso di mortalità.

 

Continua qui: http://www.libreidee.org/2018/06/lesodo-condanna-lafrica-e-gli-africani-saranno-25-miliardi/

 

 

 

 

La marcia della follia

URI AVNERY – 21.07.2018


zope.gush-shalom.org

 

Si può guardare ai fatti di Gaza con l’occhio sinistro o con l’occhio destro. Si può condannarli come disumani, crudeli e sbagliati, o si può giustificarli come necessari ed indispensabili. Ma c’è un aggettivo su cui non si può transigere. Essi sono stupidi.

Se la buonanima di Barbara Tuchman fosse ancora viva, potrebbe essere tentata di aggiungere un altro capitolo al suo testo fondamentale “La marcia della follia”: un capitolo intitolato “Ciechi a Gaza.”

L’ultimo episodio di questa epopea aveva avuto inizio alcuni mesi fa, quando gli attivisti indipendenti della Striscia di Gaza avevano organizzato, insieme ad Hamas, una marcia al confine con Israele. Era stata chiamata “La grande marcia del ritorno,” un gesto puramente simbolico per il milione e più di Arabi residenti [nella Striscia]che avevano dovuto fuggire o erano stati scacciati dalle loro case, da quel territorio che era diventato poi lo stato di Israele.

Le autorità israeliane avevano fatto finta di prendere la cosa seriamente. Al pubblico israeliano era stato presentato un quadro raccapricciante della situazione: 1,8 milioni di Arabi, uomini, donne e bambini in procinto di lanciarsi contro le recinzioni di confine, sfondarle in molti punti e mettere a ferro e fuoco le città e i villaggi di Israele. Terrificante.

Continua qui: https://comedonchisciotte.org/la-marcia-della-follia/

 

 

CULTURA

La funzione Fisher

di VALERIO MATTIOLI

Il 13 Gennaio scorso è venuto a mancare uno dei più potenti e originali Kulturkritiker degli ultimi anni, Mark Fisher. Per ricordarlo, pubblichiamo, per gentile concessione dell’autore e della casa editrice (NERO editions), la prefazione di Valerio Mattioli alla traduzione in italiano di Realismo capitalista, il libro che ha fatto conoscere Fisher a una più ampia cerchia di lettori.

È difficile rendere il senso di smarrimento che la mattina del 14 gennaio 2017 seguì alla notizia del suicidio di Mark Fisher, avvenuto il giorno prima all’età di quarantotto anni. Non si trattava soltanto del sincero ma un po’ rituale cordoglio per la perdita di un intellettuale prematuramente scomparso, né dello sgomento nei confronti di un gesto troppo grande e troppo definitivo per poter essere elaborato persino da chi Fisher lo conosceva bene; piuttosto la sensazione fu quella di un improvviso vuoto assieme politico, culturale e soprattutto esistenziale, che di colpo parve accomunare tanti di coloro che si erano imbattuti nei suoi scritti, nelle sue analisi, finanche nelle sue provocazioni. Fuor di retorica, Mark Fisher è stato davvero una presenza importante per (credo di poter dire) chiunque ne abbia incrociato il percorso, anche solo in via periferica e occasionale: negli ultimi anni era diventato qualcosa di simile a una specie di guida morale, o se non altro di riferimento fraterno a cui guardare con un misto di affetto, complicità e implicito timore reverenziale. Anche perché, nonostante fosse un intellettuale indipendente perennemente ai margini della cultura ufficiale, Fisher aveva parlato a tanti: lo smarrimento non si abbatté soltanto sui circuiti della filosofia politica e di quel pianeta ambiguo che nel mondo anglofono va sotto il nome di cultural theory, ma investì anche una quantità attonita di musicisti, di artisti, di scrittori, di lettori di cose di cinema e di appassionati di quell’altra faccenda enigmatica che siamo soliti chiamare «cultura pop».

 

Continua qui: http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2018/03/22/la-funzione-fisher/

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO DISINFORMAZIONE

I DUE ‘AMERICANI’ VICINI AL QUIRINALE

RILETTURA

di GIUSEPPE D’ AVANZO 06 luglio 1991

 

ROMA Quando ha voglia di scherzare, Gianfranco Miglio sa che cosa dire al capo dello Stato. Gli dice: Caro Presidente, gli unici due generali che sanno leggere e scrivere sono Carlo Jean e Giuseppe D’ Ambrosio. Il teorico della repubblica presidenziale, ascoltato suggeritore delle scelte istituzionali di Bettino Craxi, ascoltatissimo consigliere di Francesco Cossiga, quei due generali li conosce bene, li incontra spesso, spesso li consiglia, spesso con loro a lungo discute. Giuseppe Alessandro D’ Ambrosio e Carlo Jean, ecco i generali del Quirinale. Sempre abbronzato, profumatissimo, sempre in gran forma fisica grazie alle lunghe ore di tennis giocate al circolo dei Parioli, nato a Benevento, 59 anni, doppia cittadinanza ereditata dal padre commerciante di alimentari tra Benevento e Brooklyn, generale di corpo d’ armata, il primo. Alto, magro, quasi ieratico, sorriso nervoso e accattivante, generale degli alpini, cuneense, 55 anni, considerato uno dei massimi esperti europei di strategie militari, il secondo. Cossiga li ha fortissimamente voluti accanto a sè chiamando Carlo Jean al Colle come consigliere militare, imponendo D’ Ambrosio alla segreteria del Consiglio supremo di Difesa, sostenendolo da otto mesi senza incertezze e diplomazie per la direzione del servizio segreto militare. Il teorico e l’operativo Se, come dice Francesco D’ Onofrio, da venti anni Cossiga, con Andreotti, è stato l’ unico leader democristiano capace di porsi come baricentro dei rapporti tra Usa e apparati dello Stato, Jean e D’ Ambrosio sono oggi il nodo della corda che stringe gli Stati Uniti agli apparati militari e strategici di casa nostra. Per questo Cossiga li ha voluti accanto a sè, per questo li incontra ogni giorno, ne ascolta i consigli, ne valuta le analisi. Jean e D’ Ambrosio per carriera, esperienza e cultura si completano a vicenda. Carlo Jean è un teorico. Comandante della Brigata Alpina Cadore, Stato Maggiore dell’ Esercito e della Difesa, docente della Luiss, corsi in tutto il mondo, financo alla Accademia militare di Pechino, da quattro anni direttore, a Palazzo Salviati, del Centro Alti Studi della Difesa, è il sostenitore di un sostanziale autoritarismo nelle Forze Armate. Solo la disciplina può evitare la frammentazione interna e la politicizzazione dei militari sostiene In altre parole, anche nella società più democratica è lo stesso principio del controllo politico sulle Forze Armate che impone loro di essere un organismo sostanzialmente autoritario.

Continua qui: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/07/06/due-americani-vicini-al-quirinale.html?refresh_ce

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

“I #migranti sono il 10% della popolazione italiana.

(cit. Paola Valenti)

AngelaMaria Facebook 22 luglio 2018

 

ma anche:

il 35 % dei detenuti 

il 40% degli stupratori 

il 49% degli spacciatori 

il 60% dei rapinatori 

il 51% degli assassini

 

 

Continua qui: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10215430095459384&id=1647469164

 

 

ECONOMIA

Bifarini: dove sono finiti i miliardi di dollari di aiuti all’Africa?

Scritto il 21/7/18

Ingenti prestiti da parte delle organizzazioni finanziarie internazionali, consistenti sgravi del debito statale, fondi raccolti da iniziative private, che hanno mobilitato tutti, dai singoli cittadini occidentali attraverso forme organizzate di beneficenza alle star dello spettacolo, che si sono spese per i diritti dei più deboli attraverso concerti ed esibizioni. Fiumi di miliardi di dollari che non sembrano aver intaccato per nulla il problema del sottosviluppo e della povertà endemica del Terzo Mondo. Anzi.

È stato riscontrato che, dalla metà degli anni Novanta, circa 60 paesi in via di sviluppo siano diventati più poveri in termini di reddito pro-capite rispetto a 15 anni prima. Entro il 2030 i due terzi dei poveri di tutto il mondo proveranno dall’Africa. L’Africa dunque è sempre più povera, ma di una povertà nuova rispetto a quella del passato coloniale. Il continente africano annovera infatti i paesi con i più alti livelli di disuguaglianza al mondo, in cui il divario tra una ristretta élite dedita al lusso e il resto della popolazione che vive in uno stato di miseria è abissale. Dunque, cosa non ha funzionato? Dove sono finiti i fiumi di miliardi di dollari?

La risposta in realtà è alquanto intuitiva: hanno seguito la stessa corrente che trascina la ricchezza collettiva su scala mondiale. Sono finiti in conti offshore, hanno arricchito a dismisura élite locali consenzienti e complici dei grandi speculatori internazionali e soprattutto hanno arricchito loro, i Signori del debito.

 

Continua qui: http://www.libreidee.org/2018/07/bifarini-dove-sono-finiti-i-miliardi-di-dollari-di-aiuti-all’africa/

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Il caso Attali: credito, per finanziare i viaggi dei migranti

Scritto il 17/7/18

Conosciuto come l’eminenza grigia della politica francese dai tempi di Mitterand e noto per il suo ultraeuropeismo, Jacques Attali è l’uomo che ha scoperto Macron, presentandolo al presidente Hollande del quale è diventato consigliere. A lui viene attribuita la paternità di una frase molto esplicativa sul sentimento elitarista: «Ma cosa crede, la plebaglia europea: che l’euro l’abbiamo creato per la loro felicità?». Meno nota è invece un’altra affermazione dell’illustre economista, professore, finanziere e a lungo consigliere di fiducia dell’Eliseo: «La forma di egoismo più intelligente è l’altruismo». La filantropia, questo vezzo umanitarista che sembra contagiare gli uomini di maggiore successo, non ha risparmiato Jacques Attali, che nel 1998 fonda l’associazione no-profit Planet Finance. Certo, il nome tradisce un po’ da subito quello che dovrebbe essere il fine umanitario di questa organizzazione che opera in 60 paesi e offre servizi e consulenze di tipo finanziario, microfinanza per l’esattezza. Finita nell’occhio del ciclone per il trattamento economico “schiavistico” riservato agli stagisti cui si richiedevano requisiti di prim’ordine, la società cambia nome e diventa Positive Planet, evocando nel nome la positività del modello economico di cui si fa portatrice.

 

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LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

Young Signorino

16 luglio 2018

 

Roma, 16 luglio 2018

 

Anni Settanta. Squilla il telefono nell’elegante casa di Renato e Cini Boeri.

Il domestico solleva la cornetta, la pone con calma all’orecchio; sente gracchiare una voce: dall’altro capo del filo qualcuno reclama il giovane Tito. Il sottoposto di classe non si scompone; ne ha viste tante; solo dichiara: “Il signorino Tito non c’è, è fuori a fare la rivoluzione”.
Formidabili quegli anni! sentenziò, in un suo goffo libro, Mario Capanna, già coordinatore di Democrazia Proletaria. Capanna fu uno dei volti belli della sinistra d’antan, assieme all’indimenticabile Lucio Magri, co-fondatore de “Il Manifesto”, atletico e abbronzato, amante di Marta Marzotto, conosciuta in casa di Eugenio Scalfari – la bella Marta, a sua volta amante di Renato Guttuso che la immortalò, gnuda, in numerosi, orridi, teloni a olio. Magri, intelligente e rigoroso, completamente disinteressato alla classe proletaria, di cui ignorava tutto, ma assai esigente in alcuni ambiti extraparlamentari: “Guai se per il gigot d’agneau non c’erano il purè di mele e la salsa di menta: non ci si poteva sedere a tavola. O se i chicchi di caviale non erano g-g-g … grossi grani grigi”.

Disinteressato agli ultimi? Ho sbagliato, lo riconosco; sono stato ingiusto. Mi correggo: egli, pensoso e infelicissimo, come dichiarò – a Magri morto – la Marzotto, era, invece, prepotentemente assorbito dalle superne cose de l’etternal gloria (della sinistra): tanto superne da situarlo stabilmente (e inevitabilmente) fuori delle pulsioni del proletariato. Un fenomeno che venne testimoniato plasticamente da una Tribuna Politica in cui il Nostro, quale esponente del PDUP (Partito di Unità Proletaria, appunto), rimase imparpagliato davanti alla domanda d’un giornalista che gli chiese conto del prezzo d’un litro di latte: i vani bofonchiamenti di risposta testimoniarono le sue esclusive, celesti, preoccupazioni.

 

 

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Gli effetti imprevisti della piena occupazione (senza inflazione)

Negli Usa le imprese assumono perfino i galeotti o investono sui robot, in Giappone si offrono benefit e bonus

di Mario Seminerio – Il Fatto Quotidiano – 16 luglio 2018

In Occidente viviamo un periodo storico in cui la tendenza dominante sta diventando quella di ridurre l’immigrazione, percepita come ostacolo al raggiungimento del pieno impiego autoctono e causa di stagnazione salariale e consumo di risorse di welfare. La Brexit è nata anche o soprattutto su questi presupposti, malgrado il Regno Unito fosse in condizioni di pieno impiego pur se con crescita della produttività molto debole.

Donald Trump batte sulla stessa grancassa, tranne quando non trova personale di servizio per i suoi resort ed è costretto ad importarlo. In aggiunta alle restrizioni all’immigrazione, la fase di crescita economica globale in alcuni paesi sta rapidamente abbassando il tasso di disoccupazione sotto i livelli in precedenza considerati tali da alimentare inflazione salariale.

Negli Stati Uniti la ricerca di personale, soprattutto in manifattura e costruzioni, spinge le imprese ad assumere a retribuzione regolare anche ex condannati e detenuti in regime di libertà diurna, in stretta collaborazione con i dipartimenti penitenziari di stato, oltre che a non richiedere, ove possibile, i test antidroga o a “scordarsi” e rinviare a dopo l’assunzione le verifiche penali sui lavoratori. La lunga fase di espansione, almeno sin quando non sarà interrotta da dazi e ritorsioni protezionistiche, e le crescenti restrizioni all’immigrazione non qualificata spingono a queste soluzioni creative di riattivazione di forza lavoro marginale.

Continua qui: https://phastidio.net/2018/07/16/gli-effetti-imprevisti-della-piena-occupazione/

 

 

LA LINGUA SALVATA

Inguacchio

in-guàc-chio

SignCosa sporca, pastrocchio; imbroglio, situazione intricata, confusa

dal napoletano ‘nguacchià ‘sporcare, lordare’, forse affine a guazzo.

Anche questa è una parola che pur con un’incubazione regionale emerge in italiano di recente, solo verso la metà del secolo scorso – e comunque paiono più affermati sulla scena nazionale il nome ‘inguacchio’ e l’aggettivo ‘inguacchiato’ piuttosto che il vivido verbo ‘inguacchiare’, da cui derivano.

 

Continua qui:

https://unaparolaalgiorno.it/significato/I/inguacchio?utm_source=newsletter&utm_medium=mail&utm_content=parola&utm_campaign=pdg

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Un lustro per Bergoglio, Papa nero

Per comprendere quanto di efficiente ha fatto Bergoglio dobbiamo fare una riflessione su come era ridotta la Chiesa cattolica quando Benedetto XVI abdicò al trono.

Editoriale

di Guglielmo Adilardi | 23 luglio 2018

Cinque anni di un pontificato non sono niente in confronto alla secolarità della Chiesa cattolica, ma un primo frammentario bilancio del lustro bergogliano s’impone, se non altro per la confusione (preferite rivoluzione?) creata nei dicasteri pontifici. Aumentandoli, ammassandoli, facendo cambiare ad un centinaio di curiali lo scranno. Non è poco: il terrore per alcuni. Ma per capire lo zunamioccorre partire da un po’ più indietro. Intanto dal vissuto di Bergoglio, migrante povero fra i poveri in una nazione, l’Argentina ove i poteri “forti” ci sono sempre stati e la Chiesa cattolica ha dovuto sopravviverci in mezzo senza farsi troppo coinvolgere e qualche volta sfidare qualcuno di questi. Da qui l’amore per il popolo semplice, genuino, forse anche ignorante di teologia, ma sempre fedele alla Chiesa di Cristo e soprattutto obbediente ai suoi Pastori. L’obbedienza è la base per la quale il peronismo fra tutte le forme di potere fu quella maggiormente tollerata da Bergoglio. Che fosse una dittatura non spaventava certo il giovane sacerdote nato in un America Latina ove le dittature erano la norma, ma, fra le varie, meglio una cattolicissima che diceva di amare il popolo. Chi meglio dell’attuale Papa poteva volare a Cuba e far dire a Castro che aveva sempre adorato il Dio abramitico, e anch’egli per amore del popolo aveva dovuto pur ammazzare, torturate qualcuno, fra una preghiera e l’altra.

Il Papa va dappertutto ma non in Argentina perché è il capo dell’opposizione peronista

 

Continua qui: http://www.pensalibero.it/un-lustro-per-bergoglio-papa-nero/

 

 

 

POLITICA

Barnard: dimettetevi, per salvare il cambiamento promesso

Scritto il 24/7/18

Non vi lasciano lavorare? E allora dimettetevi: solo così, dopo nuove elezioni, potrete finalmente varare il “governo del cambiamento”, quello vero, che risolleverà l’Italia, sottraendola alla morsa di Bruxelles. E’ scettico, Paolo Barnard, sulla faticosa guerra di trincea nella quale sembrano invischiati Lega e 5 Stelle, letteralmente imbrigliati da un establishment ben deciso a impedire qualsiasi rottura dei vincoli Ue, ben sapendo che proprio il rifiuto del rigore di bilancio è indispensabile per finanziare Flat Tax e reddito di cittadinanza. «Doveva essere il “governo del cambiamento”, e già dopo soli due mesi è diventato il “governo del meglio di niente”», scrive Barnard nel suo blog. «E’ esattamente dal governo Amato del 1992, passando per Prodi, D’Alema, Berlusconi, i ‘tecnici’ e Renzi – aggiunge – che ci fanno vivere i #governidelmegliodiniente, cioè i soliti esecutivi impiccati ad aule parlamentari da mercato-delle-vacche, e dove gli elettori vincenti si contentano della logica “Ok, ma è sempre meglio che avere gli altri”. E sono esecutivi che mai nulla di concreto hanno dato all’Italia, infatti qualcuno provi a citare una sola riforma in positivo degli ultimi 26 anni che sia ricordata nella cultura politica, nel welfare, nel lavoro e nei portafogli italiani come uno spartiacque. Zero, solo una e tragicamente in negativo: la perdita della moneta sovrana lira con l’adesione all’euro».

 

Continua qui: http://www.libreidee.org/2018/07/barnard-dimettetevi-per-salvare-il-cambiamento-promesso/

 

 

 

 

Odiare Salvini e gli italiani, colpevoli di aver vinto le elezioni

Scritto il 08/7/18

Cieca e sorda, la rabbia dei “cespugli” dell’establishment contro Matteo Salvini, dipinto come l’Uomo Nero – l’orco malvagio, l’archetipo del male che specula sulle paure quotidiane (e sulla pelle dei più deboli) per fare il pieno di voti. Si mobilita qualche romanziere sulla scia dell’improbabile Saviano, massimo totem della banalità nazionale, e si reclutano attori e registi per la crociata contro il Perfido Leghista. Si arruolano per la causa le voci più giovani e meno note, spesso desolatamente anonime, della non memorabile scena musicale italiana. La parola d’ordine è una sola: No. La cosmetica: no al razzismo e al nazionalismo, nel paese meno discriminatorio e meno sciovinista del pianeta. No alla xenofobia, in un’Italia che vanta il record europeo di associazioni solidaristiche a tutela dei migranti. E per buon peso si aggiunge il classico No al fascismo, ove per fascismo non si intende quello reale e odierno, tecnocratico e spietato, minaccioso e tragicamente oppressivo. Non lo vedono nemmeno, i crociati anti-leghisti, il vero fascismo dell’oligarchia eurocratica (contro cui si batte proprio l’orrido Salvini). Il fascismo a cui alludono è il fantasma di quello storico, appeso per i piedi a Piazzale Loreto, morto e sepolto 73 anni fa.

Lo stile populista della ruvida narrativa salviniana è una vera manna, per tanti semi-intellettuali a corto di idee, letteralmente muti – per anni – di fronte alla catastrofe sociale, economica e politica che ha travolto il paese. Meno male che Silvio c’è, cantava l’inarrivabile Berlusconi in versione clownesca. Meno male che Salvini c’è, potrebbero concludere oggi le retrovie culturali della ex sinistra di potere. Prontissime, a inscenare il loro chiasso anche squadristico contro il Mostro del Nord. Ma assolutamente silenti, ieri, di fronte allo spettacolo delle anime morte di un Parlamento che si piegò al “dittatore” Mario Monti e alla sua arma di distruzione di massa, l’obbligo costituzionale del pareggio di bilancio. Meno male che Salvini c’è: se non ci fosse, come farebbero a “esistere”, mediaticamente, i tanti vedovi dell’inglorioso centrosinistra asservito al supremo potere dell’élite finanziaria privatizzatrice che si auto-proclama europeista? Lega e 5 Stelle promettono di voler smontare proprio l’apparato repressivo montiano, cominciando dalla legge Fornero? Non importa: quello che conta è insultare il fascista, razzista e xenofobo Salvini, cioè il politico che vorrebbe cancellare le tasse generate dall’euro-rigore, le maxi-imposte che hanno azzerato interi settori dell’economia italiana.

 

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IL DOTTOR OSSITOCINA

Maurizio Blondet 19 luglio 2018

 

Foto delle prime pagine delle testate giornalistiche sono visionabili qui:

https://www.maurizioblondet.it/il-dottor-ossitocina/

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

EINSTEIN E LA PROVA RAZIONALE DELL’ESISTENZA DI DIO (onde gravitazionali e dintorni)

www.antoniosocci.com Antonio Socci Da “Libero”, 13 febbraio 2016

Ha fatto scalpore la notizia della rilevazione delle onde gravitazionali. È stata giustamente enfatizzata da tutti i media del mondo come una svolta epocale.

Tutti hanno ripetuto che tale rilevazione ci fornisce finalmente la conferma sperimentale di quanto Albert Einstein aveva ipotizzato cento anni fa nella sua teoria della relatività generale.

Ora si aprono orizzonti inediti per la scienza, ma solo gli addetti ai lavori possono intuire alcuni scenari futuri della ricerca: il grande pubblico e i media non sono in grado di capire tutta la portata scientifica di questo avvenimento.

Invece il “caso Einstein” può e deve essere compreso in tutte le sue implicazioni e non si può ridurre alla sola narrazione banale e celebrativa della genialità di questo straordinario scienziato.

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STORIA

75 anni: troppi? pochi?

DI CARLO BERTANI 23.07.2018

Sembra quasi impossibile, ma sono trascorsi ben 75 anni da quella data, storica per le vicende italiane. La vita di un uomo. Per decenni ne abbiamo sentito parlare da chi c’era, da chi l’ha vissuto, con diversi accenti, differenti opinioni. Che hanno pervaso, nei giorni a venire, la storia italiana.

Era, quella data, già indissolubilmente legata a quella dell’8 Settembre? Poteva, Mussolini, cercare altre soluzioni? Se lo aspettava? Era l’unica soluzione, anche per il Duce?

La cronologia di quei giorni, spaventa solo a ricordarla. Pare quasi un evento stocastico, detta all’occidentale, oppure un groppo di karma che si scatena improvviso, per un orientale. Improvviso? Forse per chi lo vive, non certo per chi sa leggere il “prima” ed ha potuto vedere anche il “dopo”. Le cause sono le radici degli eventi, e solo le condizioni conducono alla loro maturazione: per gli orientali istruiti non è una sorpresa, giacché la loro cultura ha molti nessi che, già da bambini, li conducono sulla via della comprensione, del capire i nessi dell’originazione interdipendente, così com’è citata nei testi buddisti.

Noi occidentali seguiamo una via più contorta, ma rincorriamo la cronologia come un vademecum che dovrebbe spiegare, mentre in realtà dipinge soltanto le situazioni, senza convincere. Ha, però, il pregio della precisione: sempre che ci sia onestà intellettuale, e certezza delle fonti.

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La caccia ai boia continua l’urlo delle vittime dell’orrore

di CARLO PIZZATI 14 gennaio 2000

 

SANTIAGO – “Spero che il generale Pinochet migliori in fretta. Ci sono ottime cliniche con medici bravissimi in Europa. Gli auguro di cuore che si riprenda, che torni ad essere forte e lucido per affrontare il processo che si merita. Ma da voi e non in Cile, perché qui non ci sarà giustizia”. Quando ti hanno bendato le palpebre con il nastro adesivo, ti hanno attaccato gli elettrodi alle labbra e ai capezzoli, appeso per le mani e i piedi come un capretto, preso a calci fino al punto che non ti resta un ritaglio di pelle bianca e sei più livido d’ una melanzana, quando ti chiami Pedro Matta, ti sei rifatto una vita in America, sei diventato investigatore privato in California e dai la caccia ai tuoi torturatori, ecco, allora puoi anche permetterti il coraggio dell’ ironia sulle sorti del generale Pinochet. Pedro Matta, “Alberto” per i compagni di clandestinità degli anni ‘ 70, il giorno dopo l’annuncio del probabile rimpatrio del dittatore s’ è riunito con altre ex vittime a Villa Grimaldi, la cattedrale delle sevizie cilene dove torturavano anche i bebè per far parlare i genitori. Sono venuti qui ad accendere decine di candeline nel caldo tramonto rosa delle Ande, per ricordare quello che accadde non tanti anni fa. Nei giardini non ci sono più le statue neoclassiche, la ghiaia che scricchiola nei viali né la bella villa dai muri bianchi. I torturatori hanno raso al suolo tutta la proprietà per costruire un condominio di lusso. Ma le loro vittime li hanno bloccati ed hanno trasformato la villa in un “parco di meditazione”, con tanto di targhe in ceramica per ricordare gli orrori. “Siamo qui anche per impedire la strumentalizzazione del dolore – si sfoga Matta – le manifestazioni politiche dentro il recinto di Villa Grimaldi sono proibite.

 

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