RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 24 NOVEMBRE 2021

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

24 NOVEMBRE 2021

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Vado soggetto ad amnistie cerebrali.

TOTÒ, Mal comune mezzo gaudio, Rizzoli, 2017, pag. 151

 

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SOMMARIO

 

 

IN EVIDENZA

Uccideteli, poiché non potete punirli legalmente!

La repressione dei giusti.

“Sono tanto convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte, e per due volte io potessi rinascere, vivrei di nuovo per fare esattamente ciò che ho fatto finora”
– Bartolomeo Vanzetti – 1927

 

di Ivana Suerra, ComeDonChisciotte.org

Qualche giorno fa – il 9 di novembre – Carlo Sibilia, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno ha annunciato, con asserito rammarico, che: “Da domani 10 novembre saranno vietati i cortei, e questo vale per tutte le manifestazioni non solo per quelle no vax.”
Difettando palesemente i motivi di sicurezza o pubblica incolumità cui appellarsi per intervenire autonomamente, i Sindaci hanno esultato in coro, ringraziando il Viminale per averli tolti dall’empasse.
In fondo, ritenere che delle proteste pacifiche non possano essere limitate arbitrariamente dal Governo suona come un concetto piuttosto anacronistico: nell’anno del Signore 2021 ci si ostina ancora a salvaguardare questa Costituzione così rigida?
Il Viminale ha messo nero su bianco che: “Le misure sanitarie (…) continuano a essere oggetto di frequenti manifestazioni di protesta e di contestazione che si svolgono sull’intero territorio nazionale.” Poi, con spiccata ironia, si è premurato di ricordare quanto sia imprescindibile la tutela di “altri diritti, pure garantiti, quali, in particolare, quelli attinenti allo svolgimento delle attività lavorative. (1)
Improvvisamente, quel gruppetto sparuto di invasati, criminali, contagiosi, fascisti e schifosi no vax cessa di essere invisibile. I dissenzienti vanno arginati. Pertanto, viene impedito loro di manifestare nei centri cittadini, già miseramente adibiti ad Outlet del Natale (da salvare per la seconda volta).
Allo stesso tempo, gli viene gentilmente concesso di protestare in forma statica: fermi, distanziati, mascherati e possibilmente taciturni. In alternativa, possono sfilare tranquillamente fuori città, lontano dagli occhi già piuttosto indifferenti dei conformati.
Come se non bastasse, notizie più recenti rivelano l’apertura di indagini preliminari a carico di alcuni manifestanti per un ‘non reato’ – che oggi scopriamo esistere sotto la forma di “atteggiamenti prevaricatori” – e per il quale ci si scomoda addirittura di eseguire delle perquisizioni alla ricerca di ‘non si capisce bene cosa’. (2)
Ciò nonostante, non sono assolutamente ravvisabili forme di dispotismo…Lo Stato ci protegge e la scienza ci cura. Fine della discussione!
Mentre il MinCulPop diffonde le sue veline, con le quali impone di addebitare qualsiasi sorta di crisi sistemica ai non vaccinati, i sudditi assimilano la narrazione. Una narrazione a cui, francamente, non crederebbe più nemmeno un alcolista cronico ma che, nella sua assurdità, si palesa drammaticamente prevedibile da parte di coloro che la subiscono.
La veemenza repressiva aumenta di giorno in giorno, cionondimeno le resistenze – di piazza o individuali – non si fermano: la linea di confine è stata tracciata al grido di ꜞno pasaranꜝ e, tanto più l’autoritarismo tenterà l’avanzata, tanto meno i dissidenti saranno disposti ad accettare una resa. Anche laddove non arrendersi comportasse, com’è plausibile, una sconfitta dolorosa.

Eppure, in questo faticoso scenario, è essenziale rimanere vigili, è indispensabile monitorare, specialmente, tutte quelle azioni che accentuano gli scontri, ivi incluse le recenti concitazioni olandesi…

Come al solito, pare che si stia assistendo al ripetersi della storia.
Accadeva l’11 novembre 1887: Adolph Fischer, August Spies, George Engel e Albert Parsons, già condannati insieme ad altri per i fatti di Haymarket Square, venivano giustiziati pubblicamente.
Alle radici di quell’impiccagione vi era la rivolta dei lavoratori di Chicago, i quali, nel maggio dell’anno precedente, avevano protestato in massa per rivendicare il turno lavorativo di otto ore.
Solito frame: proteste inascoltate, masse in tumulto, repressione violenta delle forze dell’ordine e tensione talmente crescente da sfociare, il 4 maggio, nello scoppio di quella bomba in Haymarket Square che uccise un agente di polizia.
Ecco concretizzato il pretesto per la repressione vera, ecco proclamato il via libera alla caccia al colpevole.
Peraltro, il bottino fu di facile conquista: Fischer, Spies, Engel e Parsons, insieme a Luis Lingg, Samuel Fielden, Michael Schwab e Oscar Neebe, per il solo fatto di aver arringato la folla in qualità di esponenti del movimento anarchico/sindacale/operaio che sorreggeva la protesta, furono accusati di cospirazione e dell’omicidio del poliziotto.

Al banco degli imputati sedevano non i sospettati, bensì il dissenso, lo spirito di ribellione e lo sdegno verso le istituzioni dispotiche ma, come è noto, i processi ideologici hanno sempre molta fortuna. Verdetto di colpevolezza per tutti gli imputati con irrogazione della pena di morte per sette di loro, nonostante l’insufficienza di prove poste a sostegno della pronuncia (come avrà modo di constatare il Governatore dell’Illinois qualche anno dopo).
La storia si ricorderà dei fatti di Chicago per via dell’istituzione del primo maggio, la festa del lavoro, ma si dimenticherà agevolmente delle figure dei sette condannati a morte, ivi inclusa quella di George Engel…soprattutto quella di George Engel, colui che – per dirne una – nemmeno si trovava in Haymarket Square al momento dello scoppio dell’ordigno e, altresì, colui che rifiutò di implorare clemenza al Governatore dell’Illinois affinché questi commutasse la pena capitale lui inflitta.
Lo stesso Engel scrisse, personalmente, una lettera al Governatore Oglesby in cui esprimeva le ragioni del proprio rifiuto. Queste le sue parole:

“Io, George Engel, cittadino degli Stati Uniti d’America e di Chicago, e condannato a morte, apprendo che migliaia di cittadini vi hanno indirizzato una petizione, in qualità di massima autorità dello Stato dell’Illinois, per chiedervi di commutare la mia pena di morte in reclusione.
Io protesto con forza contro ciò per il seguente motivo: non sono consapevole di aver violato alcuna legge di questo paese. Nutrendo un salda fiducia nella costituzione che i fondatori di questa Repubblica hanno lasciato in eredità a questo popolo e che è rimasta inalterata, ho esercitato il diritto di parola, di libera stampa, di libero pensiero e libera riunione, così come garantito dalla costituzione, e ho criticato l’attuale condizione della società aiutando i miei concittadini con i miei consigli, e l’ho fatto considerandolo un diritto di ogni onesto cittadino. Nel corso dei 15 anni durante i quali ho vissuto in questo paese ho avuto esperienze con l’elezione e l’amministrazione dei nostri funzionari pubblici, i quali sono diventati totalmente corrotti, che mi hanno portato a sradicare tutte le mie convinzioni sull’esistenza di uguali diritti fra ricchi e poveri, inoltre, il modo di agire di pubblici ufficiali, poliziotti e militari hanno prodotto in me il fermo convincimento che questo sistema non possa durare a lungo. Alla luce di questa esperienza ho insegnato e consigliato. Io ho fatto tutto ciò in buona fede e secondo i diritti garantiti dalla costituzione e nella consapevolezza di non avere alcuna colpa nei confronti del potere che mi può uccidere ma non mi può punire legalmente. Io protesto contro la commutazione della mia pena e domando quindi libertà o morte. Rinuncio a qualsiasi forma di clemenza.” (3)

Era, curiosamente, il 9 novembre del 1887.

Ora come allora, i dissidenti vengono condannati ad una morte ingiusta. Gli Engel di oggi sono coloro che non accettano più di sottostare a regole autoritarie provenienti da indegne Autorità: manifestano apertamente per rivendicare i loro diritti e hanno il volto dei lavoratori sospesi, hanno il volto di un operaio metalmeccanico specializzato che, stufo di dover dimostrare l’ovvio, ha smesso di comprarsi – al costo di un setto nasale stuprato – un turno in fabbrica per 48 ore. Quandanche ciò gli comportasse un suicidio economico, il suo intento di “mettere in crisi le aziende pubbliche e private per riportare la scelta nelle mani dei lavoratori”  (4) dimostra, ancora una volta, che i veri condannati a morire sono gli altri: quelli che accettano pavidamente qualsiasi condizione gli venga imposta.

di Ivana Suerra, ComeDonChisciotte.org

NOTE:

(1) Direttiva del Ministero dell’Interno recante indicazioni sullo svolgimento di manifestazioni di protesta contro le misure sanitarie in atto, 10 novembre 2021;

(2) https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/11/12/no-green-pass-quattro-perquisiti-a-milano-per-le-aggressioni-ai-giornalisti-i-video-dei-carabinieri/6389553/ ;

(3)http://www.chicagohistoryresources.org/hadc/manuscripts/m04/M04P010.htm ;

(4) A Pasquale ed altri audaci.

FONTE: https://comedonchisciotte.org/uccideteli-poiche-non-potete-punirli-legalmente/

L’esercito australiano inizia a trasferire casi positivi al COVID, contatti nei campi di quarantena

L’esercito australiano ha iniziato a trasferire con la forza i residenti nei Territori del Nord nel campo di quarantena di Howard Springs situato a Darwin, dopo che nove nuovi casi di Covid-19 sono stati identificati nella comunità di Binjari. La mossa arriva dopo che sabato sera sono stati istituiti duri blocchi nelle comunità di Binjari e della vicina Rockhole.

“I residenti di Binjari e Rockhole non hanno più i cinque motivi per lasciare le loro case “, ha affermato il primo ministro del Territorio del Nord, Michael Gunner , riferendosi ai cinque motivi consentiti del paese per evitare il blocco (acquisto di cibo e forniture, esercizio fisico fino a due ore, cura o assistenza, lavoro o istruzione se non può essere svolto da casa e farsi vaccinare nel luogo più vicino possibile).

“Politico” (sito USA) critica Draghi. Interessante.

Intanto Draghi – mentre la sua stella declina, agli occhi che contano (1) – dà via libera alla svendita di Tim al mega-fondo speculativo “americano”KKR, privando l’Italia di un asset strategico in vista della digitalizzazione forzata da loro stessi voluta. Stupirsi? Il vile affarista non ha mai fatto altro per l’Italia: venderne le spoglie è la missione della sua vita.

Qui un importante sito americano, “Politico”, sorprendemente nota che Draghi viola la Costituzione. Interessante, parla persino di “Draghistan”, usando l’espressione adottata in parlamento dal caro Pino Cabras.

Frase Chiave:

Il diritto costituzionale al lavoro non può dipendere dall’avere un certificato di obbedienza al governo. Il governo italiano ha surrettiziamente scavalcato la costituzione”.

Poi il americano attenua e si fa “moderato”, dopo il colpo al cerchio ne dàalla botte. Ma è comunque indicativo :

Benvenuti in Draghistan

DI HANNAH ROBERTS

La leadership del primo ministro italiano sta sollevando preoccupazioni democratiche tra un piccolo ma vocale gruppo di intellettuali.

ROMA — Il mese scorso, un gruppo di docenti universitari, attivisti per i diritti umani, politici e intellettuali pubblici si è riunito al Palazzo dei Normanni di Palermo, sede del parlamento regionale siciliano, per un convegno dal titolo “Dalla democrazia alla dittatura, il ruolo della memoria”.

Il vero soggetto del loro incontro: Mario Draghi.

I partecipanti al dibattito, che ha paragonato le normative COVID-19 nell’Italia di oggi agli stati totalitari degli anni ’30, sono stati uniti in quella che è finora un’opinione minoritaria in Italia: l’opposizione al presidente del Consiglio e quello che descrivono come il suo comportamento sempre più autoritario .

Mentre i sondaggi attualmente stimano il tasso di approvazione del primo ministro al 65-70 percento, con la maggioranza degli italiani che confida nella sua credibilità personale e capacità di sbloccare i fondi europei e gestire la pandemia, un gruppo di resistenza di minoranza in Italia – composto da liberali e intellettuali – è esprimendo sempre più preoccupazioni per il declino dei diritti democratici del paese.

Il principale tra le loro lamentele sono le regole di vaccinazione di Draghi, tra le più severe di qualsiasi democrazia. Tutti i lavoratori in Italia devono avere un passaporto sanitario digitale, noto come green pass, che dimostri la vaccinazione o un test negativo ogni due giorni, che ammonta a 150 euro al mese. Chi si rifiuta viene sospeso dal lavoro senza retribuzione.

L’organizzatore della conferenza, Gandolfo Dominici, professore di marketing all’Università di Palermo con un orecchio per i suoni, ha ribattezzato l’Italia “Draghistan” alla luce di questi sviluppi, un nome che da allora manifestanti e politici dell’opposizione si sono appropriati come meme e hashtag di Internet.

Dominici ha detto a POLITICO che la parola voleva alludere al Turkmenistan, uno dei pochi paesi con vaccini obbligatori, e all’Afghanistan, perché costringere le persone a ricevere i vaccini equivale a una teocrazia. “Stiamo chiaramente vivendo in un regime totalitario”, ha detto.

Dominici ha anche organizzato una petizione che da allora è stata firmata da più di 1.000 professori universitari e ricercatori che insistono sul non essere contro i vaccini, ma rifiutano il pass verde come incostituzionale, discriminatorio e divisivo.

Uno dei suoi firmatari, l’eminente storico Alessandro Barbero, ha sostenuto che il governo dovrebbe essere sincero su ciò che è effettivamente la vaccinazione obbligatoria invece di “ricattare” i suoi cittadini. “Dicono, ‘il vaccino non è obbligatorio, è solo che se non ce l’hai, non puoi vivere, non puoi andare al lavoro o all’università’. Dante da oggi avrebbe potuto riempire di politici il cerchio degli ipocriti dell’inferno», ha detto Barbero a un festival a Firenze.

Giuseppe Cataldi, professore di diritto internazionale all’Università degli Studi di Napoli L’Orientale ed esperto di diritti umani ha dichiarato: “Se un lavoratore non vuole vaccinarsi, e almeno formalmente si riserva il diritto di non vaccinarsi, ma nel alla fine è costretto perché sostiene la sua famiglia e non può spendere il 10 percento del suo stipendio per i test, non va bene.

Alcuni firmatari sostengono che far pagare gli esami per poter lavorare è incompatibile con la Costituzione italiana, che inizia: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.

“Il diritto costituzionale al lavoro non può dipendere dall’avere un certificato di obbedienza al governo”, ha detto Dominici.

Daniele Trabucco, un professore di diritto costituzionale che ha anche firmato la petizione, sostiene che creando un obbligo indiretto invece di legiferare per imporre la vaccinazione, il governo ha “aggirato surrettiziamente la costituzione”.

Al di là del passaporto vaccinale, filosofi e intellettuali hanno anche iniziato a esprimere preoccupazione per l’effetto raggelante che il modus operandi del governo sta avendo sulla democrazia – in particolare, la pratica del governo per decreto, il prolungato stato di emergenza, il disprezzo per i diritti delle minoranze e il silenzio del dissenso.

Nella città di Trieste, eretta come capitale della resistenza contro il lasciapassare verde dai lavoratori portuali in sciopero, le manifestazioni sono state bandite per il resto dell’anno. Nelle università – per definizione istituzioni destinate allo scambio di opinioni – il pensiero di gruppo ha preso il sopravvento, secondo questi accademici, con chiunque parli delle proprie preoccupazioni per essere cancellato o demonizzato come anti-vaxxer sui social media.

È interessante notare che al centro di molte di queste preoccupazioni c’è proprio Draghi.

Data la doppia crisi economica e sanitaria, è naturale che i cittadini si siano rivolti a un leader forte e capace. Ma dal punto di vista dei ribelli, la gente deve essere informata che la leadership di Draghi, oltre a rassicurare, ha anche portato alla concentrazione del potere sotto un unico individuo e all’emarginazione di partiti e parlamento.

Dalla seconda guerra mondiale, il sistema elettorale proporzionale italiano ha portato a una successione di governi di breve durata e instabili, con tecnocrati non eletti, come Draghi, chiamati regolarmente per il salvataggio.

Contrariamente al suo predecessore, Giuseppe Conte, che ha negoziato spesso tra i partiti di governo, Draghi ha preso decisioni in modo autonomo fin dall’inizio. Non ha nemmeno verificato con i partiti la determinazione della composizione del suo governo, scegliendo invece i suoi ministri con l’approvazione del presidente Sergio Mattarella.

Inoltre, la grande maggioranza di Draghi, unita all’autorità personale che deriva dalla sua illustre carriera, significa che i ministri sono riluttanti a sfidarlo, anche quando smantella le politiche di punta.

Questa grande coalizione con quasi tutti all’interno della tenda del governo “strangola il dibattito”, ha detto Cataldi, e non lascia spazio a coloro che la pensano diversamente. I partiti hanno lottato per far arrivare i loro messaggi agli elettori, portando a scosse di leadership sia nel Partito Democratico che nei 5 Stelle da quando Draghi ha preso il potere. Il Parlamento è stato ridotto a un ruolo di approvazione dei decreti dell’esecutivo. “È come un notaio che timbra decisioni prese altrove.”

Il filosofo Giorgio Agamben è tra i critici più allarmisti: il suo lavoro si è concentrato a lungo sulla biopolitica e sulla negazione dei diritti durante gli stati di eccezione, compresa la creazione di istituzioni come il Guantanamo Bay Detention Camp. È stato ampiamente criticato l’anno scorso per aver suggerito che la pandemia fosse una comoda invenzione del governo. Il mese scorso si è rivolto alla Commissione per gli affari costituzionali del Senato, sostenendo che il passaporto del vaccino fosse uno strumento per una maggiore sorveglianza statale.

Altri sono più misurati nelle loro critiche. Pur riconoscendo la necessità di azioni governative di emergenza durante una pandemia, si sono chiesti per quanto tempo sia giustificabile e necessario sospendere le libertà democratiche.

Il filosofo Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, ha osservato che le successive emergenze – terrorismo, crisi economica e immigrazione – hanno giustificato la nomina dei governi da parte del presidente anziché la scelta dell’elettorato. La pandemia ha esacerbato questa situazione, “soprattutto in Italia”, che ha avuto un blocco insolitamente severo ed è stata la prima a richiedere la vaccinazione per funzionare”, ha affermato. E sebbene la pandemia abbia generalmente rafforzato i governi in carica, è probabile che un leader di “grande autorità” come Draghi rafforzi ulteriormente l’ufficio esecutivo.

Mentre lo stato di emergenza ufficiale, dichiarato dal governo il 31 gennaio 2020, non può essere prorogato oltre i due anni, il governo sta già segnalando l’intenzione di estenderlo, il che significherebbe probabilmente dichiarare una nuova, diversa emergenza, quindi ripartire l’orologio .

Per Cataldi non c’è dubbio che il governo riuscirà a trovare una scusa per farlo. “Se i casi aumentano, possono dire che non abbiamo raggiunto il 90% di vaccinazioni, non abbiamo l’immunità di gregge, non abbiamo sconfitto il virus. . . Ma noi del gruppo [accademico] crediamo di non poter andare avanti così in un paese democratico, non siamo la Turchia in una dittatura”. (Ironicamente, ad aprile, lo stesso Draghi ha accusato il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan di essere un dittatore.)

L’opinione contraria a tutte queste preoccupazioni è che in qualsiasi democrazia i diritti non sono assoluti e devono essere soppesati rispetto ai diritti e agli interessi degli altri. Carla Bassu, professore associato all’Università di Sassari ed esperta di diritto costituzionale, sostiene che la tessera verde è “del tutto compatibile” con la costituzione.

“La costituzione non è fondata solo sul diritto al lavoro, ma su diritti come la solidarietà e l’uguaglianza”, ha affermato. “Il green pass non è uno strumento punitivo, è uno strumento per prendersi cura della salute pubblica nell’interesse collettivo”.

Paragonare l’Italia a uno Stato autoritario “è offensivo”, ha aggiunto. Gli stati autoritari prendono di mira l’identità di una persona, come etnia, razza, sesso e abilità, mentre il pass verde non è discriminatorio. È un prerequisito come la patente di guida, per proteggere gli altri.

Certo, la democrazia rimane una preoccupazione minoritaria quando le cose vanno bene.

Poiché l’economia sembra destinata a crescere fino al 7% quest’anno, la stragrande maggioranza degli italiani alza le spalle di fronte a queste presunte minacce. Draghi ha già ottenuto un accordo tra le parti per le riforme con un semplice gesto di penna e l’approvazione dell’UE per il piano economico dell’Italia, sbloccando miliardi di soldi dell’UE per investimenti, tagli alle tasse e migliaia di posti di lavoro. Ma come andrà a finire nei mesi a venire?

A gennaio i parlamentari devono votare per un nuovo presidente italiano e Mattarella potrebbe – se riuscirà a convincerlo a restare – garantire la continuità del governo Draghi e l’agognata ripresa dell’Italia fino alle elezioni del 2023. Alcuni , tra cui il democratico Andrea Marcucci e il centrista Carlo Calenda, hanno persino suggerito a Draghi di guidare un’altra coalizione di governo dopo le elezioni del 2023.

Tuttavia, se Mattarella declina, come sembra quasi certo, lo stesso Draghi è il candidato più probabile alla presidenza e potrebbe potenzialmente nominare un nuovo primo ministro a sua immagine, come il ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco.

La buona notizia è che poiché il tasso di persone di età superiore ai 12 anni che hanno ricevuto almeno una dose del vaccino si avvicina al 90% e i nuovi casi di COVID-19 rimangono molto al di sotto di molti altri paesi europei, l’Italia è in una posizione migliore rispetto a molti altri. per evitare gravi blocchi, che danneggerebbero l’economia.

Per molti italiani, il Draghistan, nonostante le sue vocianti critiche, rischia di apparire come la speranza per superare le crisi di lungo periodo del Paese e avviarlo finalmente su un percorso costante di ripresa e crescita.

Nota 1: la copertina de L’Espresso  con le (giuste ma inopinate) accuse a Draghi – una nullità. L’analista Musso ritiene che si il modo con cui il PD gli sbarra la strada alQuirinal: anche qui vuoleun uomo “suo, così avrà tutto, vera,ente tutto, dalle nomine al sottogoverno al soppragoverno.

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FONTE: https://www.maurizioblondet.it/politico-sito-usa-critica-draghi-interessante/

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

LA MARGINALITÀ DELLA MUSICA NELLA FORMAZIONE SCOLASTICA DEGLI ITALIANI

La marginalità della musica nella formazione scolastica degli italianiFrancesco De Sanctis sentenziò un giorno che “musica e ballo non producono valentuomini, ma buffoni”. Questa lapidaria asserzione – riportata in esergo al volume La cultura musicale degli italiani, di cui si parlerà in una tavola rotonda coordinata da Carla Nolledi all’Istituto musicale Boccherini di Lucca sabato 27 novembre (ore 17) – costituisce ancora oggi un emblema eloquente del rapporto della scuola italiana con l’educazione musicale. Se infatti la radio e la televisione hanno in parte surrogato i compiti della scuola, il ruolo della musica nella formazione dei nostri studenti è sempre rimasto del tutto marginale, e questa circostanza, se si considera l’importanza dell’Italia nella storia della musica e della musica nella storia d’Italia, non può che risultare sconcertante.

Nel saggio che apre il volume, La musica nella formazione scolastica degli italianiLuca Aversano spiega che “le ragioni di questo svilimento pedagogico si possono ricondurre alle caratteristiche proprie dell’arte musicale: la sua sensualità, la sua immateriale fuggevolezza, il suo potere di sollecitazione emotiva di certo non ne favorivano l’assunzione all’interno di un paradigma educativo fondato essenzialmente su norme trasmesse attraverso testi verbali, in un canone ristretto e selezionato”.

Considerando tutto ciò che non è funzionale alla realizzazione di tale paradigma come superfluo o addirittura dannoso, fino al secolo scorso anche illustri intellettuali che si occupavano più o meno direttamente di scuola non si posero il problema dell’utilità della musica sotto il profilo formativo. Per esempio, “Lodovico Antonio Muratori, sacerdote proveniente da formazione gesuitica, non considerava la musica tra le discipline degne di essere insegnate nella scuola e nell’università, pur essendosi molto occupato dei rapporti tra poesia, dramma e musica, non solo sul piano teorico, ma anche nell’esperienza pratica”. Le cose non sono d’allora molto cambiate, nonostante che l’utilità di un’educazione musicale sia riconosciuta in molti paesi dotati di sistemi scolastici particolarmente efficaci.

Le origini del riconoscimento della funzione educativa della musica risalgono al Settecento, dato che la prima nazione a sperimentarne i benefici fu la Prussia di Federico il Grande. In seguito, il grande contributo fornito dall’educazione musicale al sistema d’istruzione tedesco indusse anche altre nazioni a seguirne l’esempio e l’importanza di tale insegnamento crebbe costantemente, influenzando in modo sempre più decisivo la formazione culturale dei popoli europei.

In Italia, invece, rimase sempre vivo il timore che la musica potesse distrarre le menti degli allievi dall’attenzione ad altre discipline, nonostante che fosse chiaro, almeno fin dalla seconda metà del XIX secolo, che in tutte le scuole ove l’insegnamento musicale era sviluppato tutti gli altri insegnamenti ne risentivano in modo positivo. Ignorando deliberatamente le statistiche che lo dimostravano, in Italia si continuò a considerare la musica come un tipo di studio “pre-linguistico e pre-logico”, ovvero un modo per coltivare una sorta di “rousseauiana spontaneità” che, com’è noto, non è mai stata molto apprezzata all’interno del nostro sistema educativo.

In uno dei paesi musicalmente più ricchi al mondo – come attesta il fatto che l’unica arte in cui la lingua italiana è ancora oggi la più importante è proprio la musica – l’educazione musicale è sempre stata considerata una sorta di ornamento, una piacevole ancella di discipline più “serie”, e cioè di quelle ritenute intellettualmente più significative. Bisognerà aspettare il Congresso internazionale di arte figurativa e di musica del 1952, tenutosi a Venezia tra il 22 e il 25 settembre, perché vengano avanzate delle proposte innovative: in quella circostanza Cesare Valabrega sottolineò infatti che le audizioni discografiche nelle scuole potevano essere utili, “mentre un ordine del giorno suggeriva l’estensione della storia dell’arte e della musica alle scuole medie, in condizioni di parità con le altre discipline”.

Qualche anno dopo, Fedele d’Amico, in uno scritto intitolato La musica nella scuola obbligatoria (1963), formulerà una tesi ancor più eloquente e perentoria, rimarcando “l’alto valore formativo della musica”, consistente nella sua capacità di “orientare un bisogno essenziale dell’uomo, quello di ordinare ed esprimere il suo tempo interiore”. Secondo D’Amico, cioè secondo uno dei maggiori critici musicali italiani del Novecento, “l’insegnamento della musica a scuola avrebbe inoltre rappresentato un argine contro la banalizzazione diffusa nella società, contribuendo a sviluppare le capacità di ascolto attivo, basato cioè sul giudizio critico e sul discernimento”.

Osservazioni come queste, troveranno alcuni anni dopo qualche traduzione operativa nelle disposizioni di Franca Falcucci, una brava ministra della pubblica istruzione che allora non venne forse abbastanza apprezzata. Fu infatti lei a sostenere che la scuola doveva educare al suono e alla musica, sia producendola sia ascoltandola: l’educazione al suono e alla musica ha infatti “come obiettivi generali la formazione, attraverso l’ascolto e la produzione, di capacità di percezione e comprensione della realtà acustica e di fruizione dei diversi linguaggi sonori”.

Al 3 giugno del 1991 risale invece il decreto del ministro Riccardo Misasi, che rende esecutivi i nuovi orientamenti. In tale decreto si osserva tra l’altro che “l’importanza della musica è evidente per la comprensione dei nuovi linguaggi della civiltà dell’informazione nell’era multimediale, che i bambini dovrebbero imparare a utilizzare in modo consapevole, per potersi difendere di fronte ai rischi di omologazione immaginativa ed ideativa che la comunicazione mass–mediale comporta”.

Anche queste premonizioni – che in realtà non valgono solo per i bambini, ma anche per studenti più grandi – si riveleranno profetiche, ma i relativi rimedi saranno disattesi, e non tanto nelle scuole primarie, quanto specialmente negli istituti scolastici superiori di secondo grado, dove l’insegnamento della musica, se si escludono i recenti licei musicali e in parte i licei socio-psico-pedagogici, rimarrà sostanzialmente assente. Per quanto infatti venga in seguito riconosciuta l’importanza del suo insegnamento anche nei licei – “e ciò sia per il valore intrinseco della disciplina nel quadro della civiltà italiana, sia per il contributo di chiarificazione che tale studio può dare alla conoscenza di movimenti culturali italiani e stranieri” – queste buone indicazioni resteranno per lo più prive di conseguenze pratiche.

Negli ultimi trent’anni del Novecento si può invece osservare una qualche tendenza migliorativa nelle scuole medie inferiori, e questa tendenza è confermata anche in questo scorcio di nuovo millennio. Tuttavia, il fatto che questi miglioramenti siano percepibili solo alle medie di primo grado, dove la musica è diventata insegnamento curriculare, conferma che l’importanza dell’educazione musicale a scuola rimane “quasi un riflesso della visione rousseauiana, che collegava la musica alla spontaneità, alla naturalezza e all’infanzia dello spirito – e deve rimanere riservata all’età dell’infanzia e della pre-adolescenza, con la possibile eccezione, in età adulta, del genere femminile. L’insegnamento della disciplina negli istituti magistrali era d’altro canto destinato alla preparazione dei maestri e delle maestre elementari, non a un approfondimento culturale ‘autonomo’, cioè legittimo di per se stesso”.

In pratica, la musica deve rimanere fuori dalla scuola più impegnativa, e cioè quella che deve preparare le nuove classi dirigenti o, per altro verso, i nuovi lavoratori specializzati, e ciò perché è ritenuta sostanzialmente estranea “ai meccanismi di riflessione logico-razionale che caratterizzano l’apprendimento adulto nei licei e nelle altre scuole superiori di II grado”. Questa impostazione culturale generale non verrà smentita nemmeno dalla creazione dei licei musicali, confermando che “gli sforzi per il potenziamento dell’educazione musicale nella scuola si sono rivolti quasi esclusivamente in direzione dell’aspetto performativo”. In questo modo, “la pratica musicale è rimasta collegata essenzialmente a una questione professionale piuttosto che culturale. Sarebbe invece opportuno – spiega ancora Luca Aversano – conciliare la diffusione della musica come esercizio pratico con la promozione della sua conoscenza storico–critica, in modo che la disciplina non corra il rischio di essere percepita come occasione di mero spettacolo o intrattenimento, ma sia intesa anzitutto come fenomeno artistico e culturale.

Probabilmente solo l’azione combinata di questi due aspetti – che richiamano l’arcaica dualità, insita nell’arte musicale, tra l’elemento sensibile dei suoni e l’elemento teorico-speculativo che soggiace ai loro rapporti – potrà essere in grado di liberare la materia musica da quell’aleggiante, inconsapevole sospetto di essere una disciplina scolastica poco idonea alla formazione dell’individuo, quasi d’ostacolo e di turbamento ai processi critici del pensiero”. Secondo questa prospettiva, di cui Aversano caldeggia giustamente l’adozione, l’esperienza musicale è strettamente collegata “con la rete dei significati che contribuiscono alla costruzione della realtà sociale”, ed è, al tempo stesso, un’importante “risorsa per riflettere sulla costituzione dell’identità e lo sviluppo di stati o eventi emozionali”.

Nonostante queste sacrosante considerazioni, e nonostante gli appelli rivolti alle nostre istituzioni da illustri musicisti che da tempo cercano di restituire alla musica un’attenzione che sta languendo (l’ultimo in ordine di tempo è stato Danilo Rossi, prima viola nell’orchestra della Scala), l’educazione musicale, almeno nelle scuole secondarie superiori, è tutt’oggi ignorata e la maggior parte degli studenti non ha mai ascoltato per intero nemmeno un brano di musica classica o di musica jazz. Una simile carenza nella formazione musicale e culturale di così tanti studenti si è poi aggravata negli ultimi anni, ovvero man mano che la funzione supplente della radio, della televisione e delle famiglie è progressivamente scemata, sostituita da quella psicologicamente invasiva di internet e dei social network.

Nietzsche pensava che senza la musica la vita fosse un errore. Anche senza arrivare a convinzioni così radicali, la lettura di questo libro curato da Andrea Estero rafforza però la convinzione che sia un errore del tutto arbitrario e ingiustificato privare gran parte degli studenti italiani di un’educazione musicale. Eppure, nonostante l’impegno di alcuni docenti nel cercare di colmare almeno in parte questa carenza, quest’errore viene da sempre reiterato, facendo mancare un elemento fondamentale alla formazione culturale dei nostri giovani. In particolare, ciò che ancora oggi, e da molto tempo, ancora manca, ciò che è stato soprattutto sacrificato dalla scuola, è l’educazione all’ascolto musicale. Oggi, in pratica, uno studente può diplomarsi in un liceo italiano senza aver mai ascoltato un brano di Bach, Mozart o Beethoven, talora senza conoscerne l’esistenza, e comunque senza che gli sia stata fornita l’occasione per capire se quel tipo di musica poteva piacergli. La musica è stata di fatto rimossa dal sistema educativo della maggior parte delle scuole superiori. E non si tratta di una rimozione marginale, perché “la musica c’insegna – come ebbe a dire Ezio Bosso – la cosa più importante che esista: ascoltare”. E ascoltare non solo delle sequenze di note e di silenzi, ma tutto ciò che nell’anima umana può trovare le sue proprie risonanze, vale a dire i riflessi molteplici di tutte altre arti, del pensiero e della vita.

La cultura musicale degli italiani di Autori vari, a cura di Andrea Estero, Guerini Associati, 2021, 544 pagine, 45,60 euro

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

False vaccinazioni

22 Novembre 2021

Un bel video con alcune belle false vaccinazioni che avvengono per personaggi importanti.

Alcune sono veramente eclatanti, addirittura senza ago o senza premere sullo stantuffo!

Linko solo un video ma accanto ve ne sono altri sullo stesso tema.

Grazie al sito Ilsimplissimus2 che lo ha segnalato.

 

ODYSEE.COM “https://odysee.com/@ErwanApocalypse:0/coronacircus-le-spectacle-des-fausses:d”
Coronacircus Le spectacle des fausses vaccinations
VIDEO QUI: https://odysee.com/@ErwanApocalypse:0/coronacircus-le-spectacle-des-fausses:d

FONTE: https://comedonchisciotte.org/forum/notizie-dal-mondo/false-vaccinazioni/

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

CI FANNO PAGARE I TAMPONI

MA IL SUICIDIO ASSISTITO E’ GRATUITO

Tonio De Pascali 23 11 2021

I novax sono “ciucci” e “non capiscono un cacchio”, per carità, ma la Scienza ci sta regalando fior di successi.
Così, dopo aver realizzato che i vaccini “non sono sicuri” e che “proteggono solo in parte” ma Loro “ce lo hanno sempre detto”, ora si sta progettando che per situazioni come mostre, eventi, feste, cinema e teatro, oltre al green pass, che dopo esser stato “la panacea” non garantisce perchè uno può avere la carta verde ma può infettarsi, “ma Loro ce lo hanno sempre detto”, è forse il caso di dotarsi anche di un tampone molecolare per “stare sicuri”.
Attenzione, ovviamente si tratta di eventi non obbligatori (teatro, cinema, ristorante, evento sportivo) e quindi i tamponi molecolari, chi s’è vaccinato ed ha il green pass, dovrà pure pagarseli.
Senza pensare che, dopo aver detto “che il vaccino ci salverà” e che “col green pass staremo al sicuro”, ora si comincia a dire che “forse a Natale bisognerà ripristinare il lock down”.
Della serie “vi abbiamo preso per chiulo”. E tutti dentro casa.
Una cosa sola è sicura: che, se il tampone ve lo dovete pagare, il suicidio è invece assistito e pagato dalla mutua, come oggi per la prima volta, a Pescara.

Viva l’Italia.

FONTE: https://www.facebook.com/100015824534248/posts/1105032123367595/

Vaccini-farsa, se ci chiudono in casa emergerà la verità

Teoria generale della follia di massa: aumentano i “casi”, cioè i “contagi” da coronavirus, nonostante oltre l’80% della popolazione adulta sia stata costretta – anche col ricatto – a subire l’inoculo del siero genico sperimentale?

Non importa: dopo il Green Pass, “serve” il cosiddetto Super Green Pass, cioè il lockdown più estremo per i cittadini (milioni) che ancora resistono all’imposizione, sapendo che il farmaco non protegge nessuno, non limita la circolazione del presunto virus e non attenua gli effetti della patologia influenzale.

Sul “Tempo”, Gianluigi Paragone provoca: non osate rinchiudere in casa i non “vaccinati”, scrive, perché – sapendo che i contagi non calerebbero – non avreste più alibi. In un mondo normale, la campagna “vaccinale” verrebbe sospesa anche a fronte allo spropositato numero di reazioni avverse gravi e gravissime, sottaciute dal mainstream: la media si aggirerebbe sui tre decessi al giorno, senza contare gli oltre 2 milioni di persone danneggiate dall’iniezione, in Europa, secondo l’agenzia di farmacovigilanza dell’Ema.

In video-chat con Fabio Frabetti di “Border Nights”, Massimo Mazzucco sintetizza: a causa del dilagare dell’infezione, le autorità britanniche stanno pensando a un lockdown per Gibilterra, la rocca-fortezza dov’è stato “vaccinato” il 118% della popolazione – vale a dire: il 100% degli Paragoneabitanti di Gibilterra più i visitatori, cioè i lavoratori frontalieri spagnoli. Un caso di scuola: tutti “vaccinati”, eppure tutti (o quasi) malati. Ergo: il “vaccino” è solo completamente inutile o è anche la vera fonte delle cosiddette “varianti”, che sembrano rendere letteralmente eterno il problema Covid? In Italia è in arrivo la mitica “terza dose”, mentre la sanità pubblica racconta che l’efficacia degli inoculi sarebbe limitata, nel tempo, a pochi mesi. Si fa strada, nei più, la rassegnazione. Tradotto: un’iniezione ogni 6 mesi, a vita, per conservare il Green Pass, cioè la libertà di circolare. L’orizzonte è sempre più cinese: il lasciapassare – ovvero il certificato di buona condotta – diverrà permanente, a prescindere dagli sviluppi (narrativi) della Pandemia Perenne?

Nel frattempo, crolla il turismo natalizio: fioccano le disdette, nel Belpaese la cui economia Mario Draghi avrebbe dovuto risollevare, con chissà quale colpo di bacchetta magica. E invece: il suo Pnrr – dicono i critici – è la fotocopia pedestre delle “indicazioni” della Commissione Europea, senza nessuno scarto. Il baratro è dietro l’angolo, le proteste di piazza certificano un cortocircuito che pare definitivo: totale sfiducia verso la politica, come mostrato dalla storica diserzione elettorale alle amministrative. Politica defunta: l’unico solido leader dell’opposizione – Giorgia Meloni, mai scesa in piazza – propone di eleggere al Quirinale proprio Draghi, massimo responsabile del governo-disastro al quale Fratelli d’Italia finge di opporsi. Imbarazzante? Peggio: ricatto e intimidazione sono diventati gli strumenti principali, da usare contro i cittadini, ai quali sono ormai preclusi agli spazi pubblici per manifestare il dissenso. E tutto per cosa? Per un’affezione influenzale guaribile da casa? Guai a dirlo: nell’euro-Italia di Draghi, la verità è bandita.

FONTE: https://www.libreidee.org/2021/11/vaccini-farsa-se-ci-chiudono-in-casa-emergera-la-verita/

 

 

 

Ecco come aumentano i malati diCovid (seguite il denaro)

21 novembre 2021

GAZZETTA UFFICIALE DEL 19 novembre 2021 – n. 276

AGGIORNAMENTO TARIFFARIO DEGLI IMPORTI RELATIVI AI SOVVENZIONAMENTI PER I “RICOVERI DICHIARATI COVID”:
– incrementato a 3.713 euro per ogni degente (al giorno) per ricovero in area medica;
– incrementato a 9.697 euro per ogni degente (al giorno) se il degente transita in terapia intensiva.

Occhio, perché valete più da malati che da persone sane per certi OPERATORI SANITARI.

gazzetta-uff-2

 

La svendita di Tim  a KKR

Cesare Sacchetti ricorda il Britannia

L’offerta di acquisto del gruppo americano KKR mira a rilevare l’intero pacchetto azionario della TIM. Attualmente, il gruppo francese Vivendi è l’azionista di maggioranza relativa della TIM attraverso il 22% delle azioni. Le altre azioni sono sparse nelle mani di Cassa Depositi e Prestiti (9%) e diversi investitori stranieri. Per comprendere però chi detiene il fondo di investimenti KKR dobbiamo andare a vedere il suo azionariato. Qui scopriamo delle informazioni piuttosto interessanti. Tra i principali azionisti di KKR ci sono i fondi di investimenti americani BlackRock e Vanguard. Ci era già capitato in un articolo precedente di parlare di questi due fondi e abbiamo constatato come ogni piccolo tassello dell’economia quotidiana domestica e globale sia legata a questi due gruppi.

Ogni qualvolta che andiamo a fare la spesa al supermercato e ogni qualvolta che andiamo a fare benzina per la nostra auto, i nostri soldi vanno finire in società che sono a loro volta partecipate da Vanguard e BlackRock. Il 90% della popolazione ignora chi siano queste società eppure questi conglomerati dispongono di un potere unico sull’economia mondiale. Per poter capire chi detiene queste società occorre vedere chi sono gli azionisti e se facciamo questa ricerca scopriamo che Vanguard controlla BlackRock. Se invece proviamo a indagare sui proprietari di Vanguard tutto si complica. Molti azionisti sono anonimi. Per scoprire in quali mani risiede questa enorme ricchezza occorre andare a vedere quali sono le famiglie che hanno in mano il potere economico mondiale. Qui troviamo gli Illuminati. Coloro che siedono sul trono del potere mondialista. Qui troviamo i Rothschild, i Rockefeller, gli Astor, i Dupont e i Morgan.

Questo vuol dire che i massimi vertici del globalismo hanno deciso di prendersi la principale compagnia telefonica italiana strategica per controllare le comunicazioni del Paese e quindi, di fatto, l’Italia intera. Il regime di Draghi non sembra ovviamente essere interessato a mettersi di traverso. La carriera di Draghi nel mondo della finanza ha preso il volo servendo questi poteri. Fu Draghi a consegnare l’intera ricchezza pubblica dell’industria italiana ai Rothschild e alle altre famiglie. Fu Draghi a portare avanti un omicidio dell’economia nazionale a bordo del Britannia, il panfilo della Regina Elisabetta sul quale si consumò il tradimento più infame della storia d’Italia. Le grandi famiglie mondialiste hanno ordinato la venuta di Draghi per questa ragione. Hanno ordinato la sua venuta per completare l’omicidio dell’economia italiana. Draghi è stato scelto per questo. Non esiste al mondo un sicario economico più letale di lui.
https://money.cnn.com/quote/shareholders/shareholders.html?symb=KKR&subView=institutional

Cnn (https://money.cnn.com/quote/shareholders/shareholders.html?symb=KKR&subView=institutional)
KKR – KKR & Co Inc Stock quote – CNNMoney.com
Find real-time KKR – KKR & Co Inc stock quotes, company profile, news and forecasts from CNN Business.

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/mario-draghi-ha-incontrato-klaus-schwab/

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

I lavori sulla “base militare cinese” negli Emirati Arabi Uniti sono stati abbandonati dopo l’intervento degli Stati Uniti

Secondo quanto riferito, le immagini satellitari hanno rilevato la costruzione di una struttura segreta nel porto di Khalifa in mezzo alla crescente rivalità tra Stati Uniti e Cina

Una nave portacontainer è ormeggiata nel porto Khalifa di Abu Dhabi, dove l'intelligence statunitense ha concluso che erano in corso attività di costruzione sospette, tra cui enormi scavi
Una nave portacontainer è ormeggiata nel porto Khalifa di Abu Dhabi, dove l’intelligence statunitense ha concluso che si stavano svolgendo attività di costruzione sospette. Fotografia: Satish Kumar/Reuters

Secondo un rapporto di venerdì, le agenzie di intelligence statunitensi hanno trovato prove quest’anno dei lavori di costruzione di quella che credevano fosse una struttura militare cinese segreta negli Emirati Arabi Uniti , che è stata fermata dopo l’intervento di Washington.

Il Wall Street Journal ha riferito che le immagini satellitari del porto di Khalifa avevano rivelato lavori di costruzione sospetti all’interno di un terminal container costruito e gestito da una società di navigazione cinese, Cosco.

Le prove includevano enormi scavi apparentemente per un edificio a più piani e il fatto che il sito fosse coperto in un apparente tentativo di eludere il controllo.

Secondo il rapporto, l’amministrazione Biden ha avuto colloqui urgenti con le autorità degli Emirati Arabi Uniti, che sembravano non essere a conoscenza delle attività militari. Ha detto che le discussioni includevano due conversazioni dirette tra Joe Biden e il principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed al-Nahyan, a maggio e agosto.

Alla fine di settembre, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti , Jake Sullivan, e il coordinatore della Casa Bianca per il Medio Oriente, Brett McGurk, si sono recati negli Emirati Arabi Uniti e hanno presentato i dettagli dell’intelligence statunitense sul sito alle autorità degli Emirati, con McGurk che è tornato questa settimana a incontrare il principe ereditario. Dopo che i funzionari statunitensi hanno recentemente ispezionato il sito di Khalifa, i lavori di costruzione sono stati sospesi, afferma il rapporto.

Il rapporto arriva quattro anni dopo che la marina cinese ha stabilito una struttura a Gibuti, la sua prima base d’oltremare, che è stata collocata all’interno di un porto commerciale gestito dalla Cina, a Doraleh.

L’ambasciata degli Emirati Arabi Uniti a Washington non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento, ma ha dichiarato al Wall Street Journal: “Gli Emirati Arabi Uniti non hanno mai avuto un piano di accordo, colloqui o intenzione di ospitare una base militare cinese o un avamposto di alcun tipo”.

“Gli Emirati hanno detto che questo non sta accadendo”, ha detto un alto funzionario degli Stati Uniti. “Vi rimando agli Emirati per questo progetto specifico. Ma posso dirvi che siamo impegnati nella nostra partnership duratura tra gli Stati Uniti e gli Emirati Arabi Uniti”.

Il rapporto degli Emirati Arabi Uniti è l’ultimo esempio di una rivalità globale sempre più acuta tra Stati Uniti e Cina . Lo stesso giorno, il dipartimento di stato ha avvertito Pechino che gli Stati Uniti sarebbero intervenuti per difendere le navi filippine in caso di attacco armato cinese, a seguito di un incidente in cui le navi militari cinesi hanno usato cannoni ad acqua contro le navi di rifornimento filippine nel Mar Cinese Meridionale.

Il portavoce del dipartimento di stato, Ned Price, ha definito l’azione cinese “pericolosa, provocatoria e ingiustificata”.

Pechino “non dovrebbe interferire con le attività filippine lecite nella zona economica esclusiva delle Filippine”, ha affermato Price in una nota. “Gli Stati Uniti sono con i nostri alleati filippini nel sostenere l’ordine marittimo internazionale basato sulle regole e riaffermano che un attacco armato alle navi pubbliche filippine nel Mar Cinese Meridionale invocherebbe gli impegni di difesa reciproca degli Stati Uniti”.

Il coordinatore della Casa Bianca per l’Indo-Pacifico, Kurt Campbell, ha dichiarato: “La caratteristica principale delle relazioni USA-Cina in questo momento è la concorrenza, e stiamo competendo ovunque su tutta la linea”.

“Crediamo che sia possibile competere responsabilmente in modo sano, ma allo stesso tempo, il presidente… riconosce che sarà importante cercare di stabilire dei guardrail… che impediranno alla relazione di virare in pericolose arene di scontro”, Campbell ha detto venerdì all’Istituto americano per la pace.

Campbell ha affermato che durante il loro vertice virtuale all’inizio della settimana, Biden e Xi Jinping hanno concordato passi provvisori verso l’instaurazione di colloqui tra i funzionari di entrambi i paesi volti a ridurre il rischio di conflitto per incidente o errore di calcolo, soprattutto quando si tratta di armi nucleari.

“Quello che vorremmo fare… è coinvolgere la Cina nelle discussioni su cosa faremmo se dovessimo affrontare una sorta di atti involontari”, ha detto. “Siamo nelle primissime fasi di quel tipo di discussione, e penso che sarebbe giusto dire che il presidente Xi ha indicato che si sarebbe almeno impegnato in quella discussione, che avremmo identificato potenzialmente chi sarebbero le persone giuste per questo. una sorta di discussione, e forse coinvolgerebbe persone dal lato militare, e anche altre parti dei nostri governi”.

Campbell ha affermato che Biden aveva anche cercato colloqui sulle politiche nucleari di entrambe le nazioni, ma ha suggerito che Xi dovesse ancora accettare questo tipo di discussioni.

“Vogliamo solo avere una discussione molto generale su quelle che potremmo chiamare questioni dottrinali su… alcuni passi che potresti intraprendere nel regno nucleare [che] sarebbero potenzialmente destabilizzanti”, ha detto. “La Cina in passato non è mai stata interessata al controllo degli armamenti. Sono stati generalmente riluttanti a parlare di limitazioni operative. E sono stati molto attenti a rivelare qualsiasi cosa associata agli attributi chiave della loro posizione di difesa e simili. Quindi penso che andiamo in questo con attenzione.

“Ero alla riunione”, ha aggiunto Campbell. “Penso che il presidente Xi abbia indicato di essere preparato per alcune di queste cose, ma penso che dovrà essere testato nel tempo”.

… visto che vieni con noi dall’Italia, abbiamo un piccolo favore da chiederti. Decine di milioni hanno riposto la loro fiducia nel giornalismo di grande impatto del Guardian da quando abbiamo iniziato a pubblicare 200 anni fa, rivolgendosi a noi nei momenti di crisi, incertezza, solidarietà e speranza. Più di 1,5 milioni di lettori, provenienti da 180 paesi, hanno recentemente fatto il passo per sostenerci finanziariamente, mantenendoci aperti a tutti e fieramente indipendenti.

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Il nostro obiettivo è offrire ai lettori una prospettiva globale e internazionale sugli eventi critici che modellano il nostro mondo: dal movimento Black Lives Matter, alla nuova amministrazione americana, alla Brexit e alla lenta uscita del mondo da una pandemia globale. Ci impegniamo a difendere la nostra reputazione di reportage urgenti e potenti sull’emergenza climatica e abbiamo deciso di rifiutare la pubblicità delle aziende di combustibili fossili, di disinvestire dalle industrie petrolifere e del gas e di impostare una rotta per raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2030.

FONTE: https://www.theguardian.com/world/2021/nov/19/chinese-military-base-uae-construction-abandoned-us-intelligence-report

 

 

 

Il Giappone esalta le frequenti sortite delle navi da guerra del PLA “con la coscienza sporca”

Pubblicato: 23 novembre 2021

   

Un elicottero a bordo di una nave attaccato a una flottiglia navale sotto il comando del teatro meridionale del PLA decolla dalla fregata missilistica guidata Hengyang (Hull 568) durante un'esercitazione combinata di addestramento alle armi. La flottiglia in addestramento ha percorso più di 8.000 miglia nautiche in oltre 30 giorni, conducendo dozzine di elementi di esercitazione tra cui difesa aerea e missilistica, operazioni antiterrorismo e antipirateria e ricerca e soccorso congiunti. Foto: Cina militare online

Un elicottero a bordo di una nave attaccato a una flottiglia navale sotto il comando del teatro meridionale del PLA decolla dalla fregata missilistica guidata Hengyang (Hull 568) durante un’esercitazione combinata di addestramento alle armi. La flottiglia in addestramento ha percorso più di 8.000 miglia nautiche in oltre 30 giorni, conducendo dozzine di elementi di esercitazione tra cui difesa aerea e missilistica, operazioni antiterrorismo e antipirateria e ricerca e soccorso congiunti. Foto: Cina militare online

Il Giappone ha intensificato gli sforzi per promuovere la “teoria della minaccia cinese” mentre continuava a emettere comunicati stampa che mostravano che le navi da guerra della Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione Cinese (PLA) hanno effettuato almeno sei transiti in stretti strategicamente importanti vicino al Giappone in meno di due settimane . Gli esperti hanno detto il Martedì che il Giappone ha agito fuori dalla propria coscienza sporca come una scusa per modificare la sua costituzione pacifista e aumentare il suo bilancio della difesa

La Maritime Self-Defense Force Giappone avvistato un tipo 054A fregata lanciamissili della Marina PLA il Venerdì come i cinesi nave da guerra ha fatto un transito nello stretto di Miyako. Lo stesso giorno, un altro tipo 054A della Marina del PLA è stato avvistato in transito nello stretto di Tsushima, secondo due comunicati stampa emessi lunedì dal Ministero della Difesa giapponese.

Questa non è la prima volta che le navi da guerra del PLA hanno fatto viaggi simili di recente, poiché hanno effettuato almeno sei di questi transiti solo a novembre, secondo i comunicati giapponesi. Questi riguardavano non solo le fregate missilistiche guidate Tipo 054A, ma anche i cacciatorpediniere missilistici guidati Tipo 052D e una nave rifornimento completa Tipo 903A.

All’inizio di quest’anno, altre navi da guerra del PLA, tra cui il grande cacciatorpediniere da 10.000 tonnellate Tipo 055, sono transitate attraverso gli stretti vicino al Giappone.

Pubblicando queste attività di navi da guerra PLA vicino al Giappone, il Ministero della Difesa giapponese continua a promuovere la “teoria della minaccia cinese” in modo da poter modificare la sua costituzione, espandere le sue forze armate e aumentare il suo budget militare, Song Zhongping, un esperto militare cinese e commentatore televisivo , ha dichiarato martedì al Global Times.

Il Giappone è vicino alla Cina e le navi da guerra cinesi sono destinate a navigare attraverso alcuni stretti internazionali vicino ad esso, hanno detto gli analisti, osservando che la Cina mira a costruire una marina d’altura e che i viaggi potrebbero essere esercitazioni, pattuglie e missioni di scorta.

Considerandosi una grande potenza tecnologica, il Giappone ora invidia il rapido sviluppo della Marina dell’PLA negli ultimi anni rispetto allo sviluppo della propria forza di autodifesa marittima, ha affermato Song.

Il Giappone dovrebbe rendersi conto che lo sviluppo militare della Cina è quello di salvaguardare la sua sovranità nazionale, sicurezza e interessi di sviluppo, ha detto Song, osservando che ciò non costituirà una minaccia per il Giappone, e il clamore giapponese della “teoria della minaccia cinese” espone solo la propria coscienza sporca.

La Forza di autodifesa marittima giapponese ospita ill’esercitazione multinazionale ANNUALEX nel Mare delle Filippine dal 21 al 30 novembre, con la partecipazione anche di forze navali di Australia, Canada, Germania e Stati Uniti. Gli esperti hanno affermato che l’esercitazione ha lo scopo di dissuadere la Cina e alcuni politici e media giapponesi desiderano impiegare forze al di fuori dell’Asia per creare problemi all’ascesa della Cina.

FONTE: https://www.globaltimes.cn/page/202111/1239750.shtml

I bombardieri statunitensi si sono esercitati nell’uso di armi nucleari contro la Russia questo mese – Shoigu

23 NOVEMBRE 2021

Il ministro della Difesa russo ha affermato che la distanza minima dal nostro confine di stato era di 20 km

Il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu Alexei Yereshko/Ministero della Difesa russo/TASS

Il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu

© Alexei Yereshko/Ministero della Difesa russo/TASS

MOSCA, 23 novembre. /TASS/. La Russia vede l’attività intensificata dei bombardieri strategici statunitensi in prossimità dei suoi confini, ha detto martedì il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu.

“Stiamo assistendo a un notevole aumento dell’attività dei bombardieri strategici statunitensi vicino ai confini russi. Nell’ultimo mese hanno effettuato circa 30 voli verso i confini della Federazione Russa, o 2,5 volte di più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, Lo ha detto il capo della difesa russo durante i colloqui con il suo omologo cinese Wei Fenghe.

Come ha sottolineato il ministro della difesa russo, “questo mese, nel corso dell’esercitazione Global Thunder del comando strategico degli Stati Uniti, 10 bombardieri strategici si sono esercitati nell’impiego di armi nucleari contro la Russia in realtà simultaneamente dalle direzioni occidentale e orientale”.

“La distanza minima dal nostro confine di stato era di 20 km”, ha sottolineato Shoigu.

Lo sviluppo dell’interazione tra Russia e Cina è particolarmente importante tra “l’intensificarsi delle turbolenze geopolitiche e il crescente potenziale di conflitto in varie regioni del mondo”, ha affermato.

“La Cina e la Russia sono partner strategici da molti anni. Oggi è particolarmente vitale sviluppare la nostra interazione nelle condizioni dell’intensificarsi della turbolenza geopolitica e del crescente potenziale di conflitto in varie regioni del mondo”, ha sottolineato Shoigu.

FONTE: https://tass.com/defense/1365179

 

NATO – Domande e risposte

22 NOVMEBRE 2021

D: Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha affermato che se la Germania si rifiuta di schierare le armi nucleari della NATO, potrebbero essere trasferite ad altri paesi europei, compresi i paesi della parte orientale dell’Europa. Pensa che avvicinare l’arsenale nucleare ai confini della Russia potrebbe avere conseguenze negative dal punto di vista della stabilità strategica?

R: Come ribadito all’ultimo vertice della NATO, l’obiettivo fondamentale della capacità nucleare della NATO è preservare la pace, prevenire azioni coercitive e scoraggiare qualsiasi forma di aggressione. La NATO e la Russia hanno assunto impegni relativi allo spiegamento di armi nucleari ai sensi dell’Atto istitutivo NATO-Russia.

Desideriamo continuare – prima con gli Alleati all’interno della NATO e poi con la Russia – uno sforzo rigoroso sul controllo degli armamenti al fine di affrontare le conseguenze della sua continua erosione e garantire la stabilità strategica dell’Europa preservando gli interessi di sicurezza degli europei.

 

 

 

CULTURA

Il Nobel Parisi contro gli stregoni no-vax

Federica Francesconi – 23 11 2021

Dopo averci etichettato come untori ignorantoni, puzzoni terrapiattisti, distruttori del nuovo disordine scientifico, rovina dello Stato e della società “civile”, undicesima piaga d’Egitto ecc., i big della scienza alzano il tiro: adesso noi No Vax siamo anche stregoni e fattucchiere. E quanto asserisce Parisi, Premio Nobel per la fisica in un’intervista a La Stampa:
“Insieme a un vorace consumismo tecnologico si diffondono largamente le pratiche astrologiche, omeopatiche e antiscientifiche – vedi per esempio NoVax…”.
Con la mia passione per le scienze occulte, che studio ormai da 25 anni, mi sono sempre considerata un po’ ai margini della pseudocultura ufficiale, ma devo ammettere che la dichiarazione di Parisi mi inorgoglisce non poco. Felice di essere una neostrega che combatte contro l’ortodossia scientista. Felice di essere un’eretica da bruciare sul rogo per avere osato rinnegare il pensiero unico di cui Parisi è sponsor. Felice di essere un’anticonformista maledetta dai detentori del ciarpame pseudointellettuale. Felice di avere sempre seguito gli impulsi provenienti dalla mia anima e non i condizionamenti della casta scientista di cui Parisi è membro.
Per distinguersi dal gregge bisogna avere coraggio ed osare. E se oggi avere il coraggio di essere diversi è equiparato alla stregoneria, felice di esserne un’adepta. Strega nacqui per predestinazione animica, strega sono e strega morirò secula seculorum.
P.s. Poteva andarmi peggio. Potevo nascere Selvaggia Lucarelli.

FONTE: https://www.facebook.com/1165264657/posts/10223164006626257/

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Abbiamo passato un anno a indagare su cosa sta comprando l’esercito cinese. Ecco cosa abbiamo imparato.

I documenti pubblicamente disponibili mostrano come i progressi cinesi nell’IA militare siano guidati, in parte, dall’accesso alla tecnologia e al capitale americani.

I soldati cinesi dell'Esercito di liberazione popolare indossano maschere protettive mentre marciano dopo una cerimonia che segna il 70° anniversario dell'ingresso della Cina nella guerra di Corea, il 23 ottobre 2020 presso la Grande Sala del Popolo a Pechino, Cina.

La scorsa settimana, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha pubblicato il suo rapporto annuale sul potere militare cinese , menzionando l'”intelligenza artificiale” 20 volte separate. Il rapporto fa eco alle preoccupazioni di vecchia data secondo cui l’Esercito Popolare di Liberazione Cinese sta investendo pesantemente nella “guerra intelligente” – una strategia basata sul rendere i sistemi di armi e le operazioni militari più interconnesse e autonome – e che l’intelligenza artificiale potrebbe “cambiare il futuro della guerra più velocemente del previsto .”

La cosiddetta corsa agli armamenti per l’IA è arrivata a definire i dibattiti sulla competizione tra Stati Uniti e Cina. L’idea che le due nazioni stiano correndo per dominare l’intelligenza artificiale – e, in particolare, che la Cina stia avanzando in questa corsa – ha raccolto sostenitori di alto profilo e scettici . Ma mentre molte discussioni, incluso il rapporto del Dipartimento della Difesa, si sono concentrate sui grandi piani a lungo termine della Cina per diventare una superpotenza dell’IA, è stato meno chiaro ciò che il paese sta facendo a breve termine per trasformare queste ambizioni in realtà.

Nell’ultimo anno ho fatto parte di un team di ricercatori del Center for Security and Emerging Technology che ha vagliato 350 contratti di attrezzature militari cinesi relativi specificamente all’IA. Il campione che abbiamo analizzato fa parte di un set di dati più ampio e pubblicamente disponibile di 66.000 record di appalti pubblicati tra aprile e novembre 2020.

Il nostro rapporto appena pubblicato , basato interamente su informazioni open source, mostra come la Cina stia già utilizzando l’intelligenza artificiale nella sua strategia militare, nonché come intenda acquisire future capacità di intelligenza artificiale. Abbiamo scoperto che l’esercito cinese sta “intelligendo” la guerra acquistando sistemi di intelligenza artificiale per tutti i tipi di applicazioni, inclusi veicoli autonomi, analisi di intelligence, supporto decisionale, guerra elettronica e operazioni informatiche. Allo stesso tempo, abbiamo trovato motivo di essere scettici nei confronti delle previsioni più inquietanti sugli sforzi della Cina per automatizzare completamente la guerra attraverso armi simili al “giorno del giudizio”.

Forse la cosa più importante per i politici statunitensi, la nostra indagine sulle abitudini di acquisto del PLA mostra come i progressi cinesi nell’IA militare siano guidati, in parte, dall’accesso alla tecnologia e al capitale americani. Il nostro rapporto mette in evidenza il ruolo fondamentale svolto dalle aziende statunitensi nel fornire alla Cina dati, software e finanziamenti. Ciò indica gravi carenze nel sistema di controllo delle esportazioni degli Stati Uniti, che non è stato costruito per schermare l’elevato volume di trasferimento di tecnologia e flussi di capitali in Cina e che fatica a distinguere tra acquirenti militari e civili. Anche se gli Stati Uniti tentano di separare le catene di approvvigionamento dalla Cina quando si tratta di merci americane, devono anche prendere in considerazione nuove strategie per impedire che il know-how americano alimenti inavvertitamente i progressi tecnologici della Cina.

I contratti di appalto mostrano ciò che l’esercito cinese vuole acquistare, cosa sta effettivamente acquistando e da dove. Alcuni dei contratti che abbiamo esaminato sono banali e documentano gli acquisti di forniture per ufficio come carta igienica e cucitrici. Più salienti sono i documenti che mostrano che la Cina sta lavorando per rendere le sue forze armate più connesse e autonome nell’immediato futuro. Abbiamo trovato diversi casi in cui le unità PLA stavano già acquistando droni autonomi commerciali e standard e software di sorveglianza abilitato per l’intelligenza artificiale, in altre parole, strumenti di intelligenza artificiale già pronti che possono essere utilizzati immediatamente.

I veicoli intelligenti e autonomi, ad esempio, hanno rappresentato più di un terzo dei contratti nel nostro set di dati. Questi includono sciami di droni ad ala fissa e velivoli ad ala rotante, che potrebbero essere utilizzati per saturare le difese aeree statunitensi o taiwanesi in un conflitto sull’isola. Parecchie unità del PLA sembravano acquistare veicoli senza pilota attraverso “la rete dei droni”, un mercato online simile a eBay, ma per attrezzature militari.

In particolare, sulla base dei contratti pubblici nel nostro set di dati, la Cina non sembra focalizzata su armi letali autonome o sul lancio nucleare automatizzato , come alcuni hanno suggerito. In effetti, delle sette aree esaminate nel nostro rapporto, i sistemi di comando e controllo e il software di targeting automatizzato sono stati acquistati meno spesso e la maggior parte di questi sistemi sembra progettata per supportare i processi decisionali umani, non per sostituirli del tutto. Come gli Stati Uniti, le applicazioni AI più promettenti della Cina finora sembrano essere per attività di back-office come l’analisi dell’intelligence e la manutenzione predittiva . Nel complesso, mentre il budget annuale delle forze armate statunitensi eclissa ancora quello cinese di 500 miliardi di dollari, stimiamo che i paesi spendano all’incirca la stessa cifra sull’intelligenza artificiale militare, probabilmente più di $ 1,6 miliardi.

La nostra ricerca evidenzia anche che le aziende statunitensi stanno inavvertitamente alimentando i progressi militari cinesi nell’intelligenza artificiale. La stragrande maggioranza dei chip per computer avanzati nel cuore dei sistemi di intelligenza artificiale militari cinesi sono progettati da aziende statunitensi come Intel, NVIDIA e Xilinx e prodotti a Taiwan . Abbiamo scoperto che i fornitori hanno effettivamente raffigurato i processori a marchio NVIDIA nelle foto dei loro prodotti , fornendo una chiara prova del ruolo svolto dalla tecnologia statunitense nel potenziare i progressi della Cina. Una società, che ha vinto un contratto per la fornitura di chip per la Forza di supporto strategico del PLA, ha persino acquistato il dominio “nvidiagpu.com”.

Alcuni fornitori cinesi fanno un intero business acquistando dati o componenti stranieri e rivendendoli a società di difesa cinesi sanzionate e unità dell’esercito. Altri collaborano con aziende tecnologiche statunitensi nella ricerca sull’intelligenza artificiale o acquistano dati di localizzazione delle navi da società satellitari statunitensi . In particolare, alcune aziende che forniscono all’esercito cinese software di gestione delle battaglie e di sicurezza informatica basati sull’intelligenza artificiale sono finanziate da società di venture capital con sede negli Stati Uniti.

Sebbene la Cina stia lavorando diligentemente per rendere la sua catena di approvvigionamento militare più indipendente dagli Stati Uniti e liberarsi dalla dipendenza da Taiwan per i semiconduttori, i leader del settore affermano che probabilmente ci vorranno anni prima che Pechino possa realizzare il suo sogno di autosufficienza.

L’interdipendenza tra gli Stati Uniti e la Cina è stata ben documentata, ma il nostro rapporto fornisce una delle illustrazioni più chiare di come le scappatoie e le carenze nel sistema di controllo delle esportazioni stiano consentendo il deflusso del know-how tecnico degli Stati Uniti al PLA. Tra i 273 fornitori di apparecchiature per l’intelligenza artificiale identificati nello studio, meno dell’8% si trova nell’elenco delle entità del dipartimento del commercio di individui e organizzazioni soggetti ai requisiti di licenza del governo degli Stati Uniti. La stragrande maggioranza dei fornitori di PLA non è nemmeno inserita nella lista nera né dal Dipartimento del Tesoro né dal Dipartimento della Difesa .

Per essere onesti, il sistema di controllo delle esportazioni degli Stati Uniti non è mai stato concepito per negare risorse alla seconda base industriale della difesa al mondo. È stata sollevata per esercitare una pressione selettiva sugli stati canaglia e le società coinvolte nella proliferazione delle armi nucleari o nelle violazioni dei diritti umani, con la promessa di una rampa di lancio se rispettano le norme e i regolamenti internazionali. Questo approccio ad hoc al trasferimento di tecnologia semplicemente non è costruito per gestire la ” sfida numero uno del ritmo ” dell’America , un’economia titanica profondamente intrecciata con il mercato statunitense.

Allo stato attuale, l’ aggiunta di un’entità a una delle tante liste nere del governo degli Stati Uniti richiede mesi di pianificazione e qualsiasi aggiunta proposta deve superare un rigoroso processo interagenziale. L’errore di ortografia o l’omissione di qualsiasi parte del nome di una società può rendere inefficace l’intero elenco, supponendo che il designato non si limiti a cambiarlo . La due diligence e la responsabilità sono importanti, ma queste inefficienze sono un problema.

Un altro problema per il sistema di screening delle esportazioni degli Stati Uniti è che le linee tra entità militari e civili in Cina stanno diventando meno chiare. Molte aziende vendono al PLA ma anche ad aziende civili. Questo fa parte dell’enfasi del presidente cinese Xi Jinping sulla ” fusione militare-civile ” o sull’integrazione delle industrie della tecnologia civile e militare. Nell’ambito della fusione militare-civile, le aziende private che contribuiscono alla modernizzazione militare della Cina ricevono dallo stato ingenti sussidi alla ricerca e agevolazioni fiscali. In effetti, la nostra ricerca indica che le aziende private sono i principali fornitori di apparecchiature per l’intelligenza artificiale del PLA, in contrasto con la narrativa di lunga data secondo cui l’industria della difesa cinese è dominata da imprese statali gonfiate.. Più del 60 percento dei 273 appaltatori nel nostro studio sono aziende private.

Il ruolo crescente del settore privato cinese rappresenta una sfida importante per i regolatori statunitensi. All’interno dell’Ufficio per l’industria e la sicurezza del Dipartimento del commercio, solo sette funzionari del controllo delle esportazioni hanno il compito di esaminare ogni richiesta di vendita di apparecchiature a individui e organizzazioni nel suo elenco di entità. La BRI elabora già più di 30.000 domande di licenza di esportazione ogni anno e l’aggiunta di migliaia o decine di migliaia di altre società cinesi alla sua lista di controllo amplierebbe la sua responsabilità per ordini di grandezza. Come hanno recentemente sottolineato due analisti in queste pagine, con un budget stagnante e billette fisse, il Dipartimento del Commercio fa già fatica a tenere il passo.

Sebbene sia ancora vitale che le autorità di regolamentazione statunitensi continuino a identificare e inserire nella lista nera entità specifiche, la vastità della sfida richiede approcci più adattabili. Una soluzione potrebbe essere quella di esaminare le transazioni che riguardano ampie categorie di tecnologia, piuttosto che indagare su singole aziende o persone. Ma il governo degli Stati Uniti non ha nemmeno stabilito quelle categorie: i regolatori devono ancora pubblicare l’elenco delle ” tecnologie emergenti e fondamentali ” che il Congresso ha imposto nell’Export Control Reform Act del 2018. E per consentire alle agenzie statunitensi di esaminare più transazioni, il Congresso deve aumentare i finanziamenti.

Come dice il vecchio proverbio, “Mostrami il tuo budget e ti dirò la tua strategia”. Con l’aiuto di documenti pubblicamente disponibili, abbiamo fatto luce non solo su quanto la Cina sta spendendo per l’IA militare, ma anche su come si sta già preparando per il futuro della guerra. Speriamo che il nostro lavoro aiuti i politici a trasformare un dibattito spesso astratto sulla ricerca del primato tecnologico da parte della Cina in un vero progetto su come affrontarlo.

FONTE: https://www.politico.com/news/magazine/2021/11/10/chinese-army-ai-defense-contracts-520445

 

Intelligence e Sicurezza. Ecco chi consiglia Biden

Di Ferruccio Michelin –

Intelligence e Sicurezza. Ecco chi consiglia Biden

Ecco come Biden si circonda di figure affidabili appartenenti al comparto sicurezza, difesa e intelligence e procede nelle attività di transizione nonostante Trump non voglia concedere la vittoria e intralci il lavoro del Transition Team (criticato dai Repubblicani)

Il presidente eletto statunitense, Joe Biden, ha ricevuto un briefing su dinamiche diplomatiche e sicurezza nazionale a cui hanno partecipato una dozzina di ex alti funzionari. L’incontro c’è stato martedì 17 novembre e come scrive NBC News (che ha dato la notizia) il meeting sottolinea un aspetto: l’amministrazione Trump esclude ancora Biden da questo genere di briefing (anche quelli contenenti materiale riservato), a cui invece il vincitore democratico di Usa2020 avrebbe diritto come parte delle attività di transizione.

L’esclusione è parte dell’operazione con cui il presidente uscente Donald Trump vuole intralciare il lavoro in divenire del candidato che l’ha sconfitto, d’altronde. All’incontro con Biden erano presenti tra gli altri l’ex vice segretario di Stato e vice consigliere per la sicurezza nazionale Tony Blinken (per lui è previsto un ruolo importante nella futura amministrazione), l’ex vicedirettore della Cia Avril Haines, l’ex ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite Samantha Power, l’ex comandante delle operazioni speciali, l’ammiraglio William McRaven, e l’ex comandante del CentCom, il generale Lloyd Austin.

C’era anche Stanley McChrystal, un generale noto per il carattere rude, famoso per aver guidato le truppe americane in Afghnistan ma anche per essere stato costretto alle dimissioni dall’incarico dopo che un suo commento non proprio affettuoso nei confronti di Biden arrivò ai giornali. Era il 2009: ora McCrhystal è tra coloro che hanno fornito un endorsement pubblico a favore del democratico e contro Trump. “Ho lavorato a stretto contatto con Obama e Biden quando ero in Afghanistan. Non vedevano tutte le cose come me – ha  detto durante il programma condotto da Joe Scarborough – ma in ogni caso, hanno ascoltato. In ogni caso, hanno tenuto conto del mio punto di vista. In ogni caso ho sentito che stavano cercando di prendere la decisione migliore sulla base di tutte le informazioni che avevano e sulla base di un fondamento di valori”.

Le persone presenti al briefing con Biden sono tutte figure note dell’amministrazione Obama, di cui Biden è stato vicepresidente per due mandati. Se è vero che il democratico intende creare una squadra attenta a “riflettere le diversità” degli Stati Uniti, come lui stesso ha dichiarato, è altrettanto vero che i prossimi assidui collaboratori della Casa Bianca sembrano rientrare innanzitutto nella categoria degli intimi dell’ex senatore del Delaware. E tra questi, una posizione di rilievo sembrano averli quelli del comparto sicurezza (inteso allargato a Difesa e Intelligence).

Quest’ultimo aspetto è certamente in netto contrasto con l’amministrazione precedente, dove il mondo degli apparati – di cui Difesa, Intelligence, Sicurezza, dipartimento di Stato, Congresso sono i cardini – era considerato quasi un corpaccione ostile. Donald Trump e i suoi fan sono abituati a riferirsi a quel settore cruciale dello stato (fondamentale nella storia degli Stati Uniti per come li conosciamo) come “deep state”.

Sono in effetti uno stato profondo, nel senso che rappresentano i meandri del corpo statuale (spesso lontani dai riflettori sebbene più vicini alle decisioni operativi), ma l’accezione nel vocabolario trumpiano ha un chiaro valore negativo. Trump li ha accusati di aver cercato di intralciare il suo operato, normalizzando la sua visione rivoluzionaria del mondo; tuttora vengono tirati in ballo dal pensiero trumpista quando si parla della longa manus dietro alle elezioni che secondo il presidente e i suoi uomini sono state truccate (nota: quando si scrivono certe cose servirebbe mettere come fanno i social network una postilla esplicativa per indicare che certe affermazioni sono senza prova, almeno per ora).

L’incontro di martedì, a cui ha partecipato anche la vicepresidente Kamala Harris, era chiuso alla stampa, ma il Transition Team (che lavora da Wilmington, nel Delaware) ha diffuso una nota in cui indica che si è parlato delle “sfide diplomatiche, di difesa e di intelligence che l’amministrazione erediterà il primo giorno, concentrandosi sia sul panorama strategico che sulla prontezza della nostra politica estera, dei dipartimenti e delle agenzie di sicurezza nazionale”. Tra queste molto probabilmente Biden dovrà gestire il ritiro da alcuni teatri critici come l’Afghanistan, l’Iraq e la Somalia, che Trump sta spingendo e per propaganda e per intralciare il lavoro del democratico. Dossier su cui figure come McChrystal o Austin e McRaven saranno fondamentali.

Lo statement polemizza sulle attività dell’amministrazione, che starebbe tenendo fuori il team di transizione dai briefing con i funzionari attivi. Aspetto che sta diventando controverso e problematico, che divide i Repubblicani perché considerata una mossa troppo spinta dai non trumpiani. “I nostri avversari non aspetteranno”, ha detto il senatore della Florida Marco Rubio, che presiede ad interim la Commissione intelligence: “Dare a [Biden] l’accesso a informazioni aggiuntive non pregiudica le pretese elettorali del presidente”. La concessione a Biden dell’accesso a briefing classificati “deve avvenire in modo che, indipendentemente dall’esito delle elezioni, in qualunque modo vadano, le persone possono essere pronte per quel compito effettivo”, ha aggiunto James Lankford, un alto senatore repubblicano dall’Oklahoma.

Diversi repubblicani stanno abbandonando la linea del presidente – la polemica sulle elezioni è considerata troppo aggressiva – e stanno tentando di farlo cercando argomenti laterali (sebbene importanti). Questo dei briefing di intelligence è uno, e viene tirata in ballo l’affidabilità di Biden e del team di persone che lo circonda per giustificare una posizione più istituzionale davanti a elettori che invece sembrano preferire la linea agguerrita del presidente. Tra le figure certe del governo Biden ci sono Ron Klainnominato capo dello staff; e poi ancora Cedric RichmondSteve RichettiMike DonilonDana Remus. Tutti esperti delle dinamiche del governo e della Casa Bianca.

FONTE: https://formiche.net/2020/11/biden-team-natsec/

 

 

 

 

 

DIRITTI UMANI

L’EVENTO SLOVENO è avvenuto il 29 luglio

Come dimostra l’abbigliamento dell’intervistatrice, estivo e sbracciatissimo. Lo ripetiamo qui, vero o no che sia:

* Ieri  (sic) in Slovenia è scoppiato un grande scandalo e oggi tutta la Slovenia parla di una grande vaccinazione.  La caposala dell’University Medical Center, un centro clinico di Lubiana, che si occupa di ricevere i flaconi e gestisce tutto, si è dimessa, è uscita davanti alle telecamere e ha tirato fuori flaconi con flaconi di liquidi.  Ha mostrato alle persone i codici sulle bottiglie in cui ognuna contiene 1, 2 o 3 cifre nel codice, e poi ha spiegato il significato di quei numeri.

* Il numero 1 è placebo, soluzione salina.  Il numero 2 è una classica bottiglia di RNA.  Il numero 3 è un bastoncino di RNA che contiene il gene onco, legato all’adenovirus che contribuisce allo sviluppo del cancro.  Per queste bottiglie, il numero 3 dice che le persone che lo hanno ricevuto entro 2 anni avranno il cancro dei tessuti molli.

* Dice, ha assistito personalmente alla puntura di tutti i politici e magnati e tutti hanno ricevuto la puntura numero 1, quindi hanno ricevuto una soluzione salina, un placebo.  E questo spiega perché uno stesso personaggio accoltella tutti i nostri politici quando scattano foto per i media.

FONTE: https://www.facebook.com/stoplaznivimmedijem/videos/190515176301913

 

 

 

ECONOMIA

IL “TRATTATO DEL QUIRINALE”, CHE VERRÀ FIRMATO CON LA FRANCIA GIOVEDÌ PROSSIMO, 25 NOVEMBRE, NON E’ STATO DISCUSSO IN PARLAMENTO.

Vincenzo Rotunno – 22 11 2021

 

Insomma, la Sinistra al Governo ci riprova a penalizzare l’Italia.
Ci aveva provato segretamente nel 2015 il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni con l’ “Accordo di Caen” per la cessione alla Francia di porzioni pescose di mare italiano, poi sventato.
Ora la Sinistra al Governo ci riprova con il “Trattato del Quirinale”, inchinandosi di nuovo alla Francia in materia di Difesa e di Sicurezza.
Un’altra mortificazione del Parlamento italiano messo in un angolo, non coinvolto in importanti decisioni.

P. S.
Mia nota polemica: “Ora capisco perché personaggi politici italiani ricevono incarichi di prestigio dalla Francia (esempi? Sandro Gozi ed Enrico Letta).

***

Dal giornale web “Formiche”:
Giulio Sapelli, economista con rilevanti competenze in materia afferma: “L’Italia deve riequilibrare un rapporto che ad oggi è gravemente sbilanciato, subalterno.
La Francia continua a intervenire nella nostra vita economica, e ci riesce anche”.
Il trattato comporta impegni sul fronte Difesa e Sicurezza.
Alla domanda sul rischio che la Francia voglia affermare una posizione di supremazia europea, il professore è netto: “Non è un rischio, è il piano, alla luce del sole.
Ripeto, il partenariato può essere un bene ma il tempismo non è ideale.
Ci sono partite industriali in sospeso che è opportuno risolvere prima.
Dalla vicenda Leonardo-Oto Melara alla trattativa fra Vivendi e Kkr in Tim.
E poi c’è una questione di metodo.
Il modo in cui è stato negoziato è una vergogna.
Secretato, sottratto al controllo del Parlamento, cucito da privati cittadini, senza l’ombra di un dibattito pubblico.
Mattarella dovrebbe dire una parola”.
Ma non la dice.
Non la dice proprio nessuno.

FONTE: https://www.facebook.com/groups/209056506174846/permalink/1321700771577075/

SIAMO SICURI CHE SI TRATTI DI VERA INFLAZIONE?

Siamo sicuri che si tratti di vera inflazione?Quando tutti gli esperti sono d’accordo, tende a succedere qualcos’altro” (Bob Farrellanalista finanziario).

A leggere i giornali sembra che stiamo vivendo una tempesta di inflazione. Ma l’inflazione è un aumento persistente del livello generale dei prezzi al consumo quando tutto in generale diventa più costoso. Non è sufficiente che aumenti il prezzo di qualche bene e neppure che tutti i prezzi dell’intera economia aumentino una volta sola. Affinché l’inflazione reale si verifichi, l’aumento dei prezzi deve essere persistente, generale e di lungo periodo.

Ora, se all’improvviso si paga in modo esponenziale per qualche prodotto, servizio o utenza essenziali perché a causa di un fatto imprevedibile l’offerta non è stata in grado di tenere il passo con la domanda, la logica impone che, se non aumentano i redditi, si avrà una capacità ridotta di acquistare altri beni e servizi, attenuando così le pressioni sui prezzi in altre parti dell’economia per cui non ci può essere un aumento generalizzato dei prezzi. L’attuale aumento, causato dallo shock pandemico sull’offerta di alcuni settori, in assenza di espansione monetaria e speculativa, non avrà mai le gambe per trasformarsi in inflazione reale. Tale pronostico si basa sull’esame dei tre fattori che guidano le dinamiche dell’aumento dei prezzi di lungo periodo: la velocità di circolazione del denaro, il mercato obbligazionario e il corso della principale moneta di riserva, il dollaro.

La velocità di circolazione del denaro è la frequenza con cui l’unità monetaria è spesa e rispesa nell’economia per acquistare beni e servizi in un determinato periodo di tempo e si calcola dividendo il Pil per lo stock monetario, quest’ultimo solitamente indicato con l’aggregato monetario m2 (circolante, depositi e attività finanziarie con alto grado di liquidità). Pertanto, Pil/m2=Velocità di circolazione. Solo quando i consumatori beneficiano dell’espansione monetaria, le transazioni economiche si verificano più frequentemente e il numeratore di questo rapporto aumenta rispetto al denominatore.

Un esempio elementare: se nell’economia vengono spese 100 unità di denaro all’anno, il Pil sarà di 100. Se le stesse 100 unità vengono spese due volte l’anno, vuol dire che la velocità del denaro è raddoppiata e pertanto anche il Pil raddoppia. Di fatto, solo una di queste tre cose si verifica: o la quantità di beni e servizi si raddoppia; o l’inflazione sale al 100 per cento; oppure si verifica una combinazione di queste due possibilità. Nella realtà, poiché ci vuole tempo perché il Pil reale cresca, si verifica l’effetto intermedio e l’ipotetico raddoppio del prodotto lordo dipende soprattutto dall’inflazione ed è la velocità con cui vengono spesi i soldi a creare l’enorme impatto sull’aumento dei prezzi.

In Italia, a partire dagli anni Settanta e fino agli Ottanta del secolo scorso, si ebbe un’inflazione persistente e generalizzata: era l’epoca della scala mobile che indicizzava automaticamente i salari agli aumenti dei prezzi per contrastare il “carovita”. La Banca d’Italia “stampava moneta” che, entrando effettivamente nelle tasche del pubblico, veniva spesa il più velocemente possibile, facendo decollare l’inflazione. Tutto ciò portò alla svalutazione della lira. L’aumento del prezzo del petrolio non sarebbe stato di per sé sufficiente a aumentare il livello generale dei prezzi, ci voleva il concorso di tutti gli altri fattori. All’epoca il rapporto Pil/m2 arrivò anche a 6 segnalando che, grosso modo, la domanda monetaria del pubblico era pari a solo 1/6 del reddito disponibile mentre il resto veniva speso. Nulla di tutto questo sta avvenendo oggi: la velocità della circolazione si aggira attorno all’unità, segnalando che a livello aggregato il denaro circola poco più di una volta, il che vuol dire riluttanza a spendere.

Il secondo indicatore a dirci cosa sta accadendo è il mercato obbligazionario. Analizzando un secolo di storia, risulta che tale mercato ha sempre predetto l’inflazione a lungo termine. Infatti, sono i rendimenti obbligazionari a lungo termine a rappresentare aspettative di crescita e aumenti generali dei prezzi. Prendiamo in considerazione il Tesoro Usa a 10 anni, probabilmente l’obbligazione più importante al mondo che oscilla in base a una serie di fattori come crescita economica, bilanciamento del portafoglio, politica monetaria, situazione nei mercati obbligazionari internazionali e così via. Il suo tasso di rendimento rispetto al quale vengono valutate tutte le altre attività finanziarie è, al momento in cui scriviamo, pari all’1,6 per cento, troppo basso affinché si verifichi l’inflazione di lungo periodo. Per anticipare l’inflazione reale, il rendimento dovrebbe essere molto più elevato come avvenne nel 1973, all’epoca dell’embargo dell’Opec, quando salì oltre il 6 per cento prefigurando l’inflazione del 15 per cento degli anni Ottanta.

Riflettiamo ora un momento: come è possibile una crescita economica continuata con aumenti di prezzo dell’energia che riducono ancora il reddito disponibile, con tassazione e disoccupazione in aumento, con investimenti privati in contrazione e con banche che investono sempre meno nell’attività di prestito e sempre più in quella finanziarie assai più smobilizzabile? L’attuale aumento dei prezzi segnala, secondo noi, un contesto futuro tipicamente deflazionistico. Il terzo e forse più importante fattore a guidare la dinamica dell’inflazione è il corso del dollaro, la valuta principale di riserva detenuta dalle banche centrali, dalle principali istituzioni finanziarie e la più usata nei pagamenti internazionali. Se ci fosse inflazione vera, il dollaro si sarebbe già svalutato mentre invece si è super apprezzato! Un dollaro alto segnala scarsità di danaro, non abbondanza e infatti a livello globale c’è un’incredibile richiesta solo per pagare gli interessi sul debito in questa valuta, il che crea forti pressioni deflazionistiche, non inflazionistiche.

Quando la valuta di riserva globale diventa più costosa, le condizioni del credito globale diventano più rigide. I Paesi in via di sviluppo, ad esempio, in Asia o Sud America, che si indebitano solo in dollari poiché gli investitori non si fidano delle loro valute nazionali, si trovano improvvisamente sotto pressione aumentando il rischio di default e riducendo la quantità di denaro che possono spendere per la crescita. Per contro, una forte valuta di riserva globale rende anche quasi tutto il resto più economico, frenando in particolare il prezzo delle materie prime e dell’energia, quotati quasi al cento per cento in dollari. Alla fine, dunque, crediamo che l’attuale situazione dei prezzi debba sgonfiarsi e, fermo restando che il futuro riserva sempre delle sorprese, non è escluso che entro questo ventennio si verifichi un vero e proprio collasso di tutti i prezzi a livello globale a seguito del crash dell’ormai insostenibile debito globale.

FONTE: https://www.opinione.it/economia/2021/11/23/gerardo-coco_inflazione-economia-redditi-domanda-mercato/

 

 

 

Nell’economia reale (mentre i media parlano solo di covid)

da DWN:

Il colosso delle materie prime: Trafigura avverte l’Europa di interruzioni di corrente nel prossimo inverno

Il CEO della società commerciale di materie prime Trafigura, attiva a livello globale, Jeremy Weir, avverte di interruzioni di corrente diffuse in Europa in vista del prossimo inverno. “Ad essere onesti, al momento non abbiamo abbastanza gas naturale. Non immagazziniamo per l’inverno. Quindi ci sono serie preoccupazioni sul fatto che se avremo un inverno freddo vedremo interruzioni di corrente diffuse in Europa “, ha affermato il Financial Times ha citato Weir.

Weir ha anche descritto il rapido aumento dei prezzi del gas come “impegnativo” per l’industria. Il prezzo di riferimento TTF, decisivo per il mercato europeo, è aumentato di quasi sei volte da marzo, passando da circa 15 euro per megawattora agli attuali 85 euro circa. La ragione principale di ciò è stata una rimozione dall’inventario superiore alla media a causa di un inverno 2020/21 insolitamente freddo , che non è stato rifornito in tempo.

Secondo Weir, la situazione sul mercato petrolifero è “molto, molto tesa”. Investimenti insufficienti nella ricerca e nello sviluppo di nuovi giacimenti petroliferi nel recente passato hanno fatto sì che “un prezzo del petrolio a tre cifre sia molto probabile”. I prezzi del greggio sui mercati mondiali oscillano attualmente intorno alla soglia degli 80 dollari USA al barile (159 litri).

Secondo Weir, l’economia globale continuerà ad aver bisogno di petrolio e gas per il prossimo futuro, nonostante gli sforzi degli Stati per eliminare gradualmente i combustibili fossili. La strategia di una “decarbonizzazione” del ciclo economico connessa con l’obiettivo della “tutela del clima” non può essere fatta semplicemente “premendo un bottone”. “Sono assolutamente convinto che dobbiamo continuare a investire in queste industrie per poter fornire energia in futuro”, ha affermato Weir. Trafigura continuerà a commerciare carbone finché ci sarà domanda.

Trafigura è una delle cinque società di commercio di materie prime più importanti al mondo. L’azienda movimenta ogni giorno circa 6,5 ​​milioni di barili di greggio e prodotti petroliferi. Per fare un confronto: il consumo globale totale di greggio è attualmente di circa 95 milioni di barili. Allo stesso tempo, l’azienda sta investendo sempre più in fonti energetiche alternative ed è attiva nello scambio di certificati di emissione.

Gli avvertimenti di Weir si basano sugli sforzi dei paesi industrializzati per limitare il riscaldamento globale. La necessaria uscita da forme di energia fossile come carbone, petrolio greggio e gas naturale incontra sempre più ostacoli perché forme alternative di generazione elettrica come turbine eoliche e sistemi solari non garantiscono un funzionamento controllabile.

La Germania deve fare affidamento sul gas

È quindi prevedibile una svolta globale verso l’energia nucleare e il gas naturale, che provocano emissioni di anidride carbonica inferiori rispetto a petrolio e carbone.

Per questo motivo, l’industria tedesca considera assolutamente necessaria nei prossimi anni una massiccia espansione delle centrali elettriche a gas come tecnologia di transizione. Il presidente dell’industria Siegfried Russwurm ha parlato martedì a un congresso sul clima della Federazione delle industrie tedesche (BDI) dell’aggiunta di 43 gigawatt di centrali a gas entro il 2030. “Sono molti”. successivamente convertito in “idrogeno verde”. Il nuovo governo deve decidere rapidamente di costruire nuove centrali elettriche a gas.

Ma questo è controverso. Nel programma delle elezioni verdi, ad esempio, si afferma che le nuove centrali o infrastrutture a gas che sarebbero necessarie per l’eliminazione graduale del carbone dovrebbero esistere solo se sono “attualmente indispensabili” e “pronte per l’idrogeno” sono già in fase di progettazione e costruito.

La BDI aveva già sottolineato in uno studio presentato un mese fa che erano necessarie nuove centrali elettriche a gas per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento. Le ultime centrali nucleari rimaste in Germania dovrebbero andare offline alla fine del 2022. Il possibile nuovo governo federale composto da SPD, Verdi e FDP vuole eliminare la fase del carbone. “Idealmente”, questo dovrebbe accadere già nel 2030 e non prima del 2038 come previsto in precedenza, come affermato nel documento esplorativo. Finora, tuttavia, ci sono stati molti ostacoli all’espansione dell’elettricità verde dal vento e dal sole.

Poco prima della prevista fine dei negoziati sulla coalizione del semaforo, l’industria ha presentato un piano in cinque punti su ciò che il nuovo governo deve attuare rapidamente. In vista degli obiettivi climatici in nove anni, Russwurm ha affermato: “Dal punto di vista dell’industria, il 2030 è domani”. Ha fatto riferimento ai cicli di investimento nell’economia. Molte aziende sono pronte a investire. Tuttavia, l’infrastruttura per le energie rinnovabili deve essere ampliata in modo più rapido e massiccio.

(Ma loro hanno bloccato   il Nord Stream 2)

E in Italia?

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/nelleconomia-reale-mentre-i-media-parlano-solo-di-covid/

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

L’Antitrust sanziona Apple e Amazon per 200 milioni di euro per concorrenza sleale

di Piermario Boccellato | 

Applicavano restrizioni arbitrarie e “discriminatorie” nei confronti di rivenditori ufficiali e non ufficiali di prodotti Apple, consentendo l’accesso alla piattaforma solo a una stretta cerchia di soggetti. Le sanzioni sono pari a 68,7 milioni di euro alle società del gruppo Amazon e 134,5 milioni di euro alle società del gruppo Apple.

Applicavano restrizioni arbitrarie e “discriminatorie” nei confronti di rivenditori ufficiali e non ufficiali di prodotti Apple, consentendo l’accesso alla piattaforma solo a una stretta cerchia di soggetti. Con questa accusa il Garante della Concorrenza e del Mercato ha sanzionato Amazon e la multinazionale di Cupertino per complessivi 200 milioni di euro, al termine dell’istruttoria sulle restrizioni all’accesso al marketplace Amazon.it da parte di rivenditori legittimi di prodotti a marchio Apple e Beats “genuini”.

Le sanzioni, spiega in una nota l’Antitrust, sono pari a 68,7 milioni di euro alle società del gruppo Amazon e 134,5 milioni di euro alle società del gruppo Apple.

L’autorità ha intimato a tali società di porre fine alle restrizioni, permettendo l’accesso ad Amazon.it ai rivenditori di prodotti Apple e Beats “genuini” in modo non discriminatorio.

L’istruttoria dell’Antitrust

L’istruttoria, spiega l’Antitrust, ha permesso di accertare che talune clausole contrattuali di un accordo stipulato in data 31 ottobre 2018 – che vietavano ai rivenditori ufficiali e non ufficiali di prodotti Apple e Beats di utilizzare Amazon.it, permettendo la vendita dei prodotti Apple e Beats in tale marketplace solo ad Amazon e a taluni soggetti scelti singolarmente e in modo discriminatorio – violano l’art. 101 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. Nell’istruttoria si è infatti appurata la volontà di introdurre una restrizione meramente quantitativa del numero di rivenditori, permettendo solo ad Amazon e a taluni soggetti, individuati in modo discriminatorio, di operare su Amazon.it. Le clausole dell’accordo hanno altresì limitato le vendite transfrontaliere, in quanto si è operata una discriminazione dei rivenditori su base geografica. Le restrizioni dell’accordo si sono riflesse sul livello degli sconti praticati dai soggetti terzi su Amazon.it, diminuendone l’entità. La restrittività di tali condotte appare confermata dalla circostanza che Amazon.it rappresenta il luogo di commercio elettronico dove si realizza almeno il 70% degli acquisti di prodotti di elettronica di consumo in Italia, di cui almeno il 40% è rappresentato da rivenditori che utilizzano Amazon come piattaforma di intermediazione. Appare quindi fondamentale che l’applicazione delle regole di concorrenza assicurino un level playing field per tutti i rivenditori che utilizzano i marketplace come luogo sempre più rilevante per lo svolgimento della propria attività commerciale, soprattutto nel contesto odierno, evitando la realizzazione di condotte discriminatorie che restringono la concorrenza. In questa prospettiva, la decisione dell’Autorità riconosce, in linea con la giurisprudenza della Corte di giustizia UE, la necessità che i sistemi di distribuzione, al fine di essere compatibili con le regole sulla concorrenza, si basino su criteri di natura qualitativa, non discriminatori e applicati indistintamente a tutti i potenziali rivenditori. L’Autorità è stata capofila in tale azione e, grazie al suo intervento e alla collaborazione prestata, le autorità nazionali di concorrenza della Germania e della Spagna hanno successivamente avviato analoghi procedimenti, conclude il comunicato.

La difesa di Apple e Amazon: “Faremo ricorso”

Rispettiamo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ma crediamo di non aver fatto nulla di sbagliato e intendiamo fare ricorso”, ha commentato Apple. “Lavoriamo duramente per creare i migliori prodotti al mondo in grado di offrire una grande esperienza utente. Per garantire la sicurezza dei nostri clienti e l’integrità dei prodotti che acquistano, è importante che i clienti sappiano che stanno acquistando prodotti originali. I prodotti non originali offrono un’esperienza inferiore e possono spesso essere pericolosi“, precisa Apple. “Per garantire che i nostri clienti acquistino prodotti originali, lavoriamo a stretto contatto con i nostri partner rivenditori e abbiamo team dedicati di esperti in tutto il mondo che collaborano con le forze dell’ordine, le dogane e i distributori per garantire che vengano venduti solo prodotti Apple originali”.

“Siamo in profondo disaccordo con la decisione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) e intendiamo fare ricorso. La sanzione comminata è sproporzionata e ingiustificata”. Spiega in una nota Amazon a seguito della decisione dell’Agcm sull’accordo con Apple. “Respingiamo – continua l’azienda – le considerazioni dell’AGCM secondo cui Amazon tragga vantaggio dall’esclusione dei partner di vendita dallo store, poiché il nostro modello di business si basa sul loro successo. Grazie all’accordo con Apple, i clienti italiani possono trovare gli ultimi prodotti Apple e Beats sul nostro store, beneficiando di un catalogo più che raddoppiato, con offerte migliori e spedizioni più veloci”.

FONTE: https://www.key4biz.it/lantitrust-sanziona-apple-e-amazon-per-200-milioni-di-euro-per-concorrenza-sleale/383117/

 

 

 

SUPER GREENPASS

Federica Francesconi – 23 11 2021

La vostra nuova diavoleria, il Super Green Pass, non riuscirà a piegare coscienze ben strutturate abituate da anni a stare in piedi sulle rovine della civiltà. Siete voi, macellai del Nuovo Disordine Mondiale, che state camminando su una strada lastricata di cocci di vetro. Noi non abbiamo paura della morte. Voi, ometti lustrascarpe dei padroni del mondo, invece, dovreste temerla assai, poiché se in vita avete ottime possibilità di sfuggire al giudizio dei contemporanei e dei posteri, dopo la morte non sfuggirete al giudizio di Dio per le empietà di cui vi state macchiando. Ed è questa certezza che non la sfangherete a sostenermi interiormente nella mia lotta contro l’aberrazione che rappresentate e a darmi la forza per resistere alla Grande Tribolazione. Polvere siete e polvere ritornerete, ossami di morti.
W i ribelli! W la Patria! W la libertà dell’anima!

FONTE: https://www.facebook.com/1165264657/posts/10223168737144517/

GEOGRAFIA GIUDIZIARIA DECENTRATA E GIUSTIZIA DI PROSSIMITÀ

Geografia giudiziaria decentrata e giustizia di prossimitàCome si evince anche dalla recente narrazione giudiziaria, è sempre più consuetudinaria l’incapacità dell’attuale pletorica e anomica legislazione italiana di garantire la certezza del diritto, in cui ormai il cittadino rimane irretito perché defesso e inerme, dove la certezza di garantire lo Stato di diritto è più un’aspirazione utopistica che un’effettiva declinazione dei dispositivi costituzionali, i quali vengono continuamente compromessi con l’elusione, o peggio ancora, con la violazione dei principi inviolabili che sono alla base della principale fonte della gerarchia delle fonti del nostro diritto. In questa costante incertezza del diritto, sale alla ribalta della cronaca l’impotenza giuridica di tutelare il Diritto civile come il diritto della proprietà o del possesso, tanto quanto di garantire il Diritto penale, come la certezza della pena. Tutta questa imperitura e caotica anomia ha reso necessario una radicale e profonda riforma della giustizia italiana, che rappresenta un caposaldo del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza).

Questa riforma, oltre a prevedere l’incremento del numero di magistrati e del numero di assunzioni del personale amministrativo, non potrà non tener conto sia dell’obiettivo di ridurre i tempi del processo, applicando riforme strutturali, non limitandosi solamente a modificare le norme di rito, e sia dell’intento di risolvere l’annoso problema riguardante la geografia giudiziaria nella scelta tra un accentramento o un decentramento degli uffici giudiziari, optando definitivamente per il secondo, in nome della giustizia di prossimità, senza la quale non può esistere alcuna reale giustizia e nessuno Stato di diritto.

Parte della magistratura è propensa, invece, verso un drastico accentramento e tale tendenza è riassunta nella posizione espressa dal magistrato Edmondo Bruti Liberati in un articolo pubblicato sul “Corriere della Sera”, in cui letteralmente afferma che “il Tribunale sotto casa non ce lo possiamo più permettere; inoltre le innovazioni cui siamo stati “forzati” dall’emergenza Covid-19 una volta a regime vedranno uno sviluppo del processo telematico civile e penale. La comparizione personale delle parti e dei testimoni in molti casi potrà essere sostituita dal collegamento a distanza”, arrivando al punto di invocare misure draconiane per obliterare, secondo la sua stessa definizione, “l’insensatezza del Tribunale per ogni capoluogo di provincia”.

Per evitare di dare ansa alle critiche, come quella sopra riportata, della tesi, dal sottoscritto fermamente propugnata, di applicare un drastico decentramento degli uffici giudiziari, adduco quanto stabilisce il dispositivo dell’articolo 24 della Costituzione italiana: “Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione. La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari”. In questo dettame costituzionale vengono sanciti due principi inviolabili dell’ordinamento, che sono rispettivamente il diritto alla tutela giudiziaria e il diritto alla difesa in ogni giurisdizione.

A tutela del diritto alla tutela giurisdizionale, la nostra Carta costituzionale garantisce a ciascun cittadino di essere titolare del diritto di rivolgersi al giudice per tutelare i propri diritti, escludendo in modo categorico che lo Stato o qualsiasi altra autorità possano ostacolare o impedire l’accesso al “sistema giudiziario” e quindi agli uffici giudiziari, in cui le sue funzioni vengono svolte nel modo più consono, permettendo che il cittadino possa difendersi nella maniera più costituzionalmente compiuta in ogni stato e grado del giudizio, dove con stato del giudizio si intende un momento del grado del processo o il periodo che intercorre tra due gradi dello stesso, mentre per grado del processo s’intende una fase del processo.

Poiché l’esercizio del diritto di agire in giudizio in modo rispettoso del suddetto dettame costituzionale può concretizzarsi solo con la presenza delle parti in un ufficio giudiziario, questa modalità resta esclusiva per tutelare i loro diritti e le loro libertà costituzionali. Inoltre a conferma di quanto sostengo, cito ciò che stabilisce la stessa Unione europea nelle sue “linee guida sulla revisione della geografia giudiziaria” del 2013, con cui asserisce in modo apodittico ed inconfutabile che lo Stato di diritto impone come valore fondante l’applicazione della giustizia di conformità, che garantisce per tutti la parità di accesso alla giustizia, sia a chi risiede in un centro rurale sia a chi invece vive in un grande centro urbano, sia a chi è abbiente e sia a colui che è indigente, tanto a chi è esperto di nuove tecnologie informatiche e telematiche quanto a chi non lo è. Proprio per questi motivi l’Unione europea prevede che le riforme del Pnrr ineriscano ai principi dello Stato di diritto, condizionando l’erogazione del prestito del “Recovery Fund” al rispetto di tali principi. Perché, anche in riferimento all’ambizioso obiettivo di completare l’arduo processo di integrazione europea, l’Ue considera pernicioso l’accentramento dei tribunali, in quanto limiterebbe a pochi il confronto dialettico e quindi umano con il giudice naturale.

Inoltre, i grandi Tribunali sono fonte di inefficienza e ciò induce a un razionale ed equo riordino territoriale degli uffici giudiziari, ab imis, che secondo quanto afferma nella sua parenesi l’Ue, deve basarsi sulla creazione di sedi giudiziarie di medie dimensioni. Al postutto, da quanto finora esposto non può non dedursi che l’accentramento dei Tribunali è diametralmente antitetico all’efficienza e alla funzione che la giustizia deve esercitare per la tutela dei diritti dei cittadini.

Cuique defensio tribuenda” (Tacito)

FONTE: http://www.opinione.it/politica/2021/11/23/fabrizio-valerio-bonanni-saraceno_giustizia-diritto-civile-penale-pnrr-sistema/

 

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

CHI DI SPADA FERISCE…

Francesco Berardino – 23 11 2021

In un liceo di Torino, fanno scrivere student* con l’asterisco per non distinguere i maschi dalle femmine.

A questi insegnanti bisognerebbe mettere l’asterisco al posto dell’ultima cifra dello stipendio.

Per esempio, al posto di 1800, 180*.

FONTE: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2016123555229239&id=100004948412919

 

 

 

NOTIZIE DAI SOCIAL WEB

Togliere l’opzione tampone per ottenere il GP

Federica Francesconi – 23 11 2021

 

Per obbligarmi a fare il sacro veleno, visto che ormai i macellai italiani della Nuova Macelleria Mondiale minacciano apertamente di togliere l’opzione tampone per ottenere il GP o comunque di ridurne la validità per il solo luogo di lavoro, deve venire l’esercito a casa a prelevarmi con la forza. Ma non un militare. Ne servono 5, perché io sono determinata a vendere cara la pelle.
Ma se anche un kommando di militari mi prelevasse da casa per portarmi in un hub vaccinale per inocularmi in modo coatto il sacro veleno, i macellai cosa sperano di ottenere? La resa della mia anima? Giammai! Non sanno, queste anime dannate, che l’anima rinasce per espletare un determinato compito? Il mio ho sempre saputo qual è e non sarà un regime distopico o la paura della morte violenta a farmi indietreggiare dal mio cammino in questo spazio-tempo, assegnatomi ancor prima che la mia anima venisse al mondo.
Potete escogitare tutte le diavolerie di questo mondo per provare a sottomettere il corpo e la mente, ma non riuscirete mai a dominare l’anima di persone come me. E se anche una sola anima resisterà alla dissoluzione in atto, ciò basterà per sancire il vostro fallimento.
Non temete: il mondialismo imploderà. Finché resterà sulla Terra anche una sola anima libera, il mondialismo non avrà alcuna speranza di dissolvere l’umanità e i macellai si scanneranno tra loro.

FONTE: https://www.facebook.com/1165264657/posts/10223167216946513/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

HELSINKI ELIMINA LA CARNE DAGLI EVENTI UFFICIALI MA IN EUROPA SI PARLA DI INSETTI DA MANGIARE

FONTE: INSTAGRAM/DIEGO FUSARO

Mario Draghi ha incontrato Klaus Schwab (con aggiunta)

“Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato oggi pomeriggio, a Palazzo Chigi, il Fondatore e Presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF), Klaus Schwab. Il colloquio si è incentrato sul prossimo Meeting Annuale del WEF previsto a Davos a gennaio del 2022 e sui principali dossier globali oggetto anche della Presidenza italiana del G20, con particolare riferimento al tema della ripresa economica e sociale post pandemica.”

https://www.governo.it/it/articolo/il-presidente-draghi-ha-incontrato-il-presidente-esecutivo-del-world-economic-forum/18614

Questo è  il communicato ufficiale del governo. Ovviamente nulla si comunica  di  quello che si sono detti. Ma è  una conferma in più di chi Draghi attua il programma: nessuna”ripresa economica”, ma il Gran Reset per arrivare alla miseria generale, al reddito universale di base e alll’esproprio della proprietà privata immobiliare secondo il  programma della “lettera dal Canada”.

Covid-19: il Grande Reset

Scritto dal fondatore del World Economic Forum, Klaus Schwab, e pubblicato a metà 2020.

Dalle pagine introduttive

Il libro prende in esame le implicazioni di vasta portata e drammatiche della pandemia sul mondo che ci attende negli anni a venireLa crisi mondiale innescata dalla pandemia di coronavirus non ha paralleli nella storia moderna. Non possiamo essere accusati di iperbole quando diciamo che sta precipitando il nostro mondo nella sua interezza e che ciascuno di noi individualmente si trova nei tempi più difficili che abbiamo mai affrontato da generazioni. Nessuna industria o impresa sarà risparmiata dall’impatto di questi cambiamenti. Milioni di aziende rischiano di scomparire e molte industrie affrontano un futuro incerto; alcuni prospereranno. Su base individuale, per molti, la vita come l’hanno sempre conosciuta, andrà a scemare a una velocità allarmante. Molti di noi stanno pensando a quando le cose torneranno alla normalità. La risposta breve è: maiNulla tornerà mai al senso di normalità “rotto” che prevaleva prima della crisi, perché la pandemia di coronavirus segna un punto di svolta fondamentale nella nostra traiettoria globale. Alcuni analisti la definiscono una grande biforcazione, altri una profonda crisi di proporzioni “bibliche”, ma l’essenza rimane la stessa: il mondo come lo conoscevamo nel i primi mesi del 2020 non è più, dissolto nel contesto della pandemia“.

Del WEF cosa sanno in Romania

a una TV romena un generale dell’esercito romeno ha testimoniato che a una delle riunioni con WEF a cui ha partecipato ha saputo che la Romania verrà totalmente consegnata a Bruxelles con tutte le risorse minerarie e la prima dittatura che ci sarà in Europa nascerà in Italia!
[21/11, 22:17] Em Gloria 2: https://youtu.be/rP9813yzbLY
[21/11, 22:17] Em Gloria 2: Per chi sa il rumeno

YouTube (https://youtu.be/rP9813yzbLY)
SENIORII MISTERELOR (EMIL STRĂINU)
Emisiune difuzată în 26.03.2021

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/mario-draghi-ha-incontrato-klaus-schwab/

 

Democrazia Futura. G20/Cop26/Vertice Usa-Cina: i 15 giorni che illusero il Mondo

di Giampiero Gramaglia, giornalista, co-fondatore di Democrazia futura, presidente uscente di Infocivica | 

Giampiero Gramaglia racconta delle due settimane di slalom diplomatico ai massimi livelli, dal G20 di Roma, del 30 e 31 ottobre, alla Cop26 a Glasgow, terminata domenica 14, fino al vertice virtuale Usa-Cina.

Giampiero Gramaglia

Con un intervento dedicato agli ultimi eventi sulla scena diplomatica internazionale del co-fondatore di Democrazia futura Giampiero Gramaglia che ringraziamo per il contributo dato in questo primo anno di avvio della rivista, riprende la collaborazione con Key4biz per la pubblicazione in anteprima degli articoli del quarto fascicolo autunnale del nostro trimestrale. A parere di Gramaglia  “Due settimane abbondanti di slalom diplomatico ai massimi livelli, il G20 a Roma il 30 e 31 ottobre, la Cop26 a Glasgow fino a domenica 14, infine il vertice virtuale Usa-Cina nella nostra notte tra lunedì e martedì hanno sortito “parole, parole, parole”, come dicevano Mina e Alberto Lupo nel 1972, oppure un “blablabla”, come dice più terraterra Greta Thunberg oggi”.

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Chi s’era illuso che sarebbero stati i 15 giorni “che sconvolsero il Mondo”, parafrasando il titolo del bel libro di John Reed sulla Rivoluzione bolscevica, ci sarà rimasto male. Due settimane abbondanti di slalom diplomatico ai massimi livelli, il G20 a Roma il 30 e 31 ottobre, la Cop26 a Glasgow fino a domenica 14, infine il vertice virtuale Usa-Cina nella nostra notte tra lunedì e martedì hanno sortito “parole, parole, parole”, come dicevano Mina e Alberto Lupo nel 1972, oppure un “blablabla”, come dice più terraterra Greta Thunberg oggi.

Chi contava che ne sarebbe uscito un Mondo migliore, più coeso e solidale nella lotta contro la pandemia e più sicuro e meno ‘caldo’ sul fronte clima, avrà ormai rinfoderato le speranze, in parte alimentate dalle trionfalistiche e partigiane letture italiane del G20 ‘in casa’: Draghi sarà pure un ‘Super-Mario’, ma non fa la primavera del pianeta – e neppure trasforma in fatti gli impegni sempre labili di una dichiarazione congiunta -.

L’incontro virtuale tra i presidenti Usa Joe Biden e cinese Xi Jinping è stato lungo – ben tre ore, con una pausa -, ma s’era fatto pure attendere a lungo: 11 mesi, il tempo passato da Biden alla Casa Bianca senza incontrare l’omologo cinese, in un crescendo di screzi e di tensioni. Il presidente russo Vladimir Putin, Biden lo aveva visto a Ginevra a metà giugno – un colloquio, per altro, senza sviluppi concreti e senza ulteriori seguiti -.

A parte il gesto non protocollare di Xi, che ha fatto ciao con la mano al “vecchio amico” – i due si erano già incontrati più volte, la prima quando Xi era ancora vice-presidente -, il vertice Usa-Cina ha prodotto solo una generica promessa a migliorare la cooperazione – del resto, fare peggio vuol dire litigare di brutto, se non farsi la guerra – e a mantenere le linee di dialogo aperte. Ma sui temi caldi, questioni commerciali, cyber-sicurezza, Taiwan, diritti umani, non ci sono stati passi avanti, mentre le due Super-Potenze navigano entrambe in acque perigliose, tra rallentamenti della crescita e aumento dell’inflazione.

Lo stesso patto sul clima tra Washington e Pechino, annunciato a Glasgow con enfasi, e letto con superficiale entusiasmo dai media di mezzo mondo, rivela una disponibilità alla collaborazione positiva, ma non indica obiettivi precisi. Tant’è vero che non è servito a dare mordente alle conclusioni della Cop26, dove Usa e Cina si sono arresi senza troppa resistenza alle pretese dell’India sul carbone e alle reticenze di molti altri Paesi – che, in fondo, facevano comodo pure a loro -.

Così, la conferenza s’è chiusa con l’ennesimo rinvio all’anno prossimo – la Cop27 sarà in Egitto -, con la ovvia promessa di fare di più per contenere il riscaldamento globale (entro 1,5 gradi rispetto all’era pre-industriale) e per aiutare le nazioni più vulnerabili, per contrastare la deforestazione e incrementare le fonti alternative, ma lasciando irrisolte questioni cruciali, tipo di quanto e quanto rapidamente ciascun Paese debba ridurre le sue emissioni in questo decennio.

Ne deriva una profonda contraddizione. L’insieme delle misure annunciate a Glasgow – e resta da vedere se attuate – non garantisce il contenimento del riscaldamento globale entro 1,5 gradi centigradi. Una prova chiara e lampante che lo slancio del G20 non era sufficiente. Ma i diplomatici degli oltre 200 Paesi ed enti internazionali partecipanti alla Cop26 si soddisfano del fatto che esse costituiscano “un significativo passo sul percorso verso un futuro più sicuro”: un’intesa “imperfetta, ma essenziale”. Greta e i suoi giovani dei Fridays for Future’ sono meno compiacenti: i risultati di Glasgow sono “ancora più vaghi del solito … Sono riusciti ad annacquare il ‘blablabla’ … Ci sono tanti piccoli passi avanti, ma il documento è molto, molto, molto generico“.

E sul fronte del clima c’è un ostacolo analogo a quello emerso sul fronte della pandemia negli ultimi 18 mesi: la polarizzazione politica degli schieramenti, con la vecchia destra che, invocando la libertà, s’abbarbica a letture revisioniste e negazioniste di fatti e dati naturali e scientifici. Lo conferma un sondaggio negli Usa per conto di Abc e WP: c’è una maggioranza di statunitensi che pensa che il riscaldamento globale è un problema serio e grave; ma fra i democratici la percentuale è salita di 10 punti negli ultimi anni, fino al 95 per cento, mentre fra i repubblicani è scesa di 10 punti nello stesso periodo, al 39 per cento. Effetto Trump?, o forse, Trump è un effetto di questa tendenza?

L’alleanza climatica fra Usa e Cina riuscirà a consolidare i risultati della Cop26, dando loro sostanza? La speranza c’è, nonostante il Vertice tra Biden e Xi proietti più ombre che luci. Certo, non bisogna sopravvalutare il fatto che l’incontro sia stato solo virtuale e non in presenza: Xi non ha mai lasciato la Cina dallo scoppio della pandemia ed è pure stato assente dal G20 e dalla Cop26, esponendosi a molte critiche proprio perché la Cina è la maggiore produttrice di gas da effetto serra.

Ma è vero che Usa e Cina danno l’impressione di gettarsi a vicenda granelli di sabbia, anzi bastoni, tra le ruote: Washington solleva, a ragione, la questione del (mancato) rispetto dei diritti umani nello Xinjiang, in Tibet, a Hong-Kong. Pechino torna a evocare la riunificazione di Taiwan alla Madre Patria. Entrambe alzano il livello del confronto militare e strategico nel Mar cinese meridionale.

il Vertice è stata solo una parentesi fra le punture di spillo. Poche ore dopo l’incontro fra i due leader, aerei cinesi sorvolavano lo spazio aereo di Taiwan – un rito ormai consueto -, mentre a Washington iniziava a circolare con insistenza l’ipotesi che gli Usa boicottino diplomaticamente le Olimpiadi d’Inverno a Pechino l’anno prossimo.

C’è un po’ l’impressione che Biden e Xi usino la loro fermezza reciproca per puntellare posizioni non fortissime in patria in questo momento: il cinese deve rilanciare un’economia che rallenta; l’americano è al minimo storico dei suoi consensi perché l’inflazione galoppa e la crescita è inferiore alle attese. I cittadini statunitensi approvano, in maggioranza, l’approccio ‘rooseveltiano’ di Biden, investimenti pubblici a sostegno della ripresa, nella sanità e nel sociale, nell’energia e nelle infrastrutture fisiche e virtuali; ma non ne vedono ancora i risultati. I tempi dell’economia non sono spesso compatibili con quelli delle elezioni.

FONTE: https://www.key4biz.it/democrazia-futura-g20-cop26-vertice-usa-cina-i-15-giorni-che-illusero-il-mondo/382409/

 

 

Dalla pandemia alle tecnologie verdi, le ombre cinesi sull’intervento di Biden all’Onu

 La Repubblica INTERNO

La geometria delle alleanze si sposta e si ricompone verso Oriente.

Dalla pandemia alle tecnologie verdi, le ombre cinesi sull’intervento di Biden all’Onu di Federico Rampini. (afp). Pechino è il filo rosso che dà senso alle parole di Biden.

Anche la lotta per il clima è vista come una competizione

(La Repubblica)

Su altre testate

Secondo le stime di Our World in Data, oggi il 43,5% della popolazione internazionale ha ricevuto almeno una dose di vaccino. Biden vorrebbe che un maggior numero di governi seguisse l’esempio americano, impegnandosi a donare più dosi rispetto a quanto fatto finora. (L’HuffPost)

Attualmente nel mondo sono circa 6 miliardi le dosi di vaccino somministrate, grazie alle quali circa 2,5 miliardi di persone sono pienamente vaccinate, il 33% della popolazione mondiale. In fondo alla classifica Paesi come il Camerun, dove poco più dell’1% della popolazione ha ricevuto almeno una dose (laRegione)

”Non vogliamo una guerra fredda o un mondo diviso in blocchi rigidi”, ha spiegato,”anche se abbiamo dei disaccordi vogliamo il dialogo”. ”Sara’ impossibile risolvere le sfide economiche e di sviluppo, se le due maggiori economie del mondo sono in disaccordo”, ha messo in guardia Antonio Guterres (Lettera 22)

Per Biden però il problema degli esuli al confine col Messico è grave. E se questo succede oggi in America con un presidente democratico, non è certo un esempio di rispetto per la “dignità umana” (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Senza contare lo stop dei negoziati sulla riforma della polizia, la cosiddetta legge Floyd, che potrebbe allontanare dal presidente gran parte dell’elettorato afroamericano. Una progressione negativa che potrebbe peggiorare vista la bufera che si sta abbattendo sulla Casa Bianca per la crisi degli immigrati al confine col Messico. (Corriere del Ticino)

A livello globale, gli Usa sono il paese che ha affrontato nel modo peggiore l’epidemia di Covid-19. Gli Stati Uniti hanno già propagandato questa vertice da lungo tempo, descrivendolo come “il più grande vertice di capi di stato per affrontare l’epidemia”. (Radio Cina Internazionale)

FONTE: https://www.informazione.it/a/D20FACA9-3207-4910-9BD8-D05275E11AC8/Dalla-pandemia-alle-tecnologie-verdi-le-ombre-cinesi-sull-intervento-di-Biden-all-Onu

 

 

 

Caso Gibilterra: tutti vaccinati ma Natale in lockdown

SOSPESE LE CELEBRAZIONI DEL NATALE: COSA INSEGNA IL CASO GIBILTERRA

gibilterra lockdown

di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi

Come si può facilmente controllare, Gibilterra è stata portata ad esempio per essere il primo posto al mondo dove tutti sono vaccinati (“prima nazione al mondo”).

Ieri il governo di Gibilterra ha annunciato che sospende le celebrazioni del Natale causa aumento dei contagi che sono ora oltre 500 al giorno su una popolazione di 33mila abitanti!

Questa è la dimostrazione empirica più clamorosa del fatto che la vaccinazione non risolve il problema e fa aumentare i contagi. Abbiamo in altre occasione portato esempi dall’Islanda, Maldive, Seychelles, Singapore, paesi dove nel 2020 la Covid-19 era quasi inesistente, che però per ragioni di turismo o altro hanno vaccinato il 90% della popolazione e quest’anno hanno avuto un’esplosione di contagi. In nessuno di questi paesi puoi dire che si tratti di “epidemia di non vaccinati” perché il 90% della popolazione è vaccinata. Ma il caso di Gibilterra dovrebbe chiudere ogni discussione in merito.

FONTE: https://www.nicolaporro.it/caso-gibilterra-tutti-vaccinati-ma-natale-in-lockdown/

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

IL NOBEL PARISI VUOLE DETTARE UNILATERALMENTE COSA E’ SCIENZA!

Rosanna Spadini 23 11 2021

Giorgio Parisi professore emerito della Sapienza e premio Nobel per la fisica 2021, è intervenuto alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2021-2022 dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” con la lectio magistralis dal titolo “Il senso della Scienza”. Durante il suo intervento Parisi ha attaccato le tendenze antiscientifiche che stanno prendendo piede nella nostra società. In particolare ha criticato il fatto che stia “per essere riconosciuta da una legge dello stato italiano” l’agricoltura biodinamica, che ha definito come “una pratica francamente stregonesca”. Il disegno di legge citato dal Nobel equiparerebbe l’agricoltura biodinamica all’agricoltura biologica. Su quel testo si sono espressi molti rappresentanti della comunità scientifica. In diverse interviste al Foglio hanno parlato, per esempio, la senatrice Elena Cattaneo, che è tornata sul tema anche durante il nostro Festival dell’innovazione 2021, l’Accademia dei Lincei – una delle istituzioni scientifiche più antiche d’Europa –, Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” Irccs, oltre ad Alessandro Vitale e Gennaro Ciliberto della Federazione italiana Scienze della Vita.

“Vorrei rassicurarla sulla agricoltura biodinamica di cui ha parlato”, ha risposto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “È una questione che sta nel Parlamento e io notoriamente non posso pronunciarmi ma posso ben dire che vi sarebbero, perché diventasse legge, alcuni altri passaggi – parlamentari anzitutto – che rendono lontana questa ipotesi”.

La lectio magistralis di Parisi
“Ci sono forti tendenze antiscientifiche nella società attuale, il prestigio della scienza e la fiducia in essa stanno diminuendo velocemente. Insieme a un vorace consumismo tecnologico si diffondono largamente le pratiche astrologiche, omeopatiche e antiscientifiche e sta per essere riconosciuta da una legge dello stato italiano una pratica francamente stregonesca come l’agricoltura biodinamica”, ha detto Parisi. “Non è pensabile lo sviluppo tecnologico senza un parallelo avanzamento della scienza pura e la profonda integrazione tra scienza e tecnica potrebbe far pensare che la scienza abbia un futuro radioso in una società che diventa sempre più dipendente dalla tecnologia avanzata. In realtà oggi sembra vero tutto il contrario: ci sono forti tendenze antiscientifiche nella società attuale, il prestigio della scienza e la fiducia in essa stanno diminuendo. Abbiamo il dovere di promuovere una cultura basata sui fatti per impedire che si diffonda una pseudoscienza”, ha sottolineato Parisi.

“Non è facile – secondo il premio Nobel – capire fino a fondo l’origine di questo fenomeno: è possibile che questa sfiducia di massa nella scienza che arriva fino al nostro parlamento sia dovuta anche a una certa arroganza degli scienziati che presentano la scienza come sapienza assoluta, rispetto agli altri saperi opinabili, anche quando in realtà non lo è sempre. Proprio il rifiuto di non accettare i propri limiti può indebolire il prestigio degli scienziati che a volte sbandierano un’eccessiva sicurezza che non è autentica, davanti a un’opinione pubblica che in qualche modo ne avverte la parzialità di vedute e i limiti”.

Parisi, nel suo intervento, ha parlato anche delle responsabilità di quei “cattivi divulgatori che presentano i risultati della scienza quasi come una superiore stregoneria le cui motivazioni sono comprensibili solo agli iniziati”. Secondo Parisi “per affermare la scienza come cultura bisogna rendere la popolazione consapevole di cosa è la scienza. Stiamo entrando in un periodo di pessimismo sul futuro che ha la sua origine da crisi di varia natura, mentre una volta si pensava che il futuro sarebbe stato necessariamente meglio del presente, si è intaccata la fede nel progresso, nelle magnifiche e progressive sorti dell’umana gente: molti temono che le future generazioni staranno peggio di quelle attuali. E come la scienza aveva il merito del progresso, così adesso la scienza riceve il biasimo del declino”. Infine, il Nobel ha sottolineato che “abbiamo il dovere di promuovere una cultura basata sui fatti per impedire che si diffonda una pseudoscienza”.

FONTE: https://www.facebook.com/groups/Finanzcapitalismo/permalink/1720615624794077/

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