NOTIZIARIO  STAMPA DETTI E SCRITTI 3 MARZO 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/rubriche/lodio-e-il-motore-della-letteratura-e-dellarte-viva-lodio/

NOTIZIARIO  STAMPA DETTI E SCRITTI 3 MARZO 2020

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

In guerra il termine “difesa” significa conoscere sé stessi.

Quando sai di non possedere la forza per vincere,

pensa a rinsaldare le difese

e attendi il momento più propizio per annientare l’avversario.

Cina XV secolo, Cento strategie non ortodosse, Beat, 2017, pag. 160

 

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Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

Tutti i numeri dell’anno 2018 e 2019 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com

 

 Precisazioni

 

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Le immagini e le foto presenti nel Notiziario, pubblicati con cadenza pressoché giornaliera, sono raccolte dalla rete internet e quindi di pubblico dominio. Le persone interessate o gli autori che dovessero avere qualcosa in contrario alla pubblicazione delle immagini e delle foto, possono segnalarlo alla redazione scrivendo alla e-mail redazionedettiescritti@gmail.com 

La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.

 

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SOMMARIO

 

La riduzione dei parlamentari e il televoto

LA CORONA PER IL VIDEO PIÙ STRONZO VA AI FRANCESI DI CANAL+, CON IL PIZZAIOLO ITALIANO CHE SCATARRA SULLA MARGHERITA

Pandemia del virus della paura

Altro che coronavirus, c’è una crisi di civiltà: responsabili politici e giornali

Frode bonus cultura, Gdf sequestra beni per 1,4 milioni

I nomadi digitali

CORONAVIRUS DELIRIUM: UNA QU€STIONE ISTITUZIONAL€ (E CE LO DICE IL CHIEF ECONOMIST DI MOODY’S)

CACCA-VIRUS – UN IMMIGRATO AFRICANO NON SI TIENE E SI METTE A FARE I SUOI BISOGNI DENTRO LA FONTANA DELL’OSPEDALE DI BORGO TRENTO (VERONA)

Guerra civile. In Europa. Ora

Propaganda occidentale contro la Turchia

L’odio è il motore della letteratura (e dell’arte). Viva l’odio!

Quanti intrighi dietro la possibile vendita di due Fregate all’Egitto!

Pechino ed Ankara s’incontrano sulle “Nuove vie della seta”.

Più Europa per cosa? Quando non fa danni, l’Ue è assente

IL VIRUS DELLA GLOBALIZZAZIONE

La Svezia si scopre trans, tra le giovani disforia di genere in crescita del 1.500%

Gioele Magaldi: non tutti i coronavirus vengono per nuocere

Semi geneticamente modificati: concepiti come arma

La Francia apre al 5G di Huawei col benestare dei Servizi Segreti

Il mito della “rivoluzione siriana” fabbricato dal Regno Unito

 

 

EDITORIALE

La riduzione dei parlamentari e il televoto
Manlio Lo Presti – 3 marzo 2020

I cosiddetti “costi della politica” rappresentano una quarantesima parte di quello che i parlamentari percepiscono dai gruppi di pressione (farmaceutiche, armamenti, grande distribuzione, militari, potenze straniere, ecc. ecc. ecc.).

UNA PRASSI CHE ESISTE FIN DAI SECOLI PASSATI IN TUTTO IL MONDO.

Va considerato che una campagna elettorale media

costa almeno 5.000.000 di euro,

mentre l’indennità parlamentare di euro 20.000

per 60 mesi ammonta a euro 1.200.000 

Questo semplice calcolo evidenzia che il problema è altrove, ma alcuni gruppi politici emersi da poco tempo – distraendo la popolazione dai gravissimi problemi in corso con una politica PAUPERISTICA DI DECRESCITA FELICE costruita da opposizioni alle infrastrutture e erogazione dall’alto di assegni di reddito poi revocabili in qualsiasi momento e non frutto di contrattazione fra parti sociali e quindi DIRITTI SOCIALI – si concentrano su

 questo finto problema per screditare con ogni mezzo il parlamento certificando di fatto che non servirebbe a nulla per due motivi:
1) perché le decisioni le prende Bruxelles, anche e sempre più contro la volontà dei Paesi membri!!!!!

2) perché costoro propagandano la cosiddetta DEMOCRAZIA DIRETTA MEDIANTE VOTO AL COMPUTER (e prossimamente su catene robotiche BLOCKCHAIN), come si fa con il TELEVOTO USATO NELLE TRASMISSIONI DI INTRATTENIMENTO TRASH alle quali ci hanno abituato da tempo (con il proposito di renderlo una prassi quotidiana e per nulla misteriosa. Aggiungiamo che tale prassi elettronica viene usata massicciamente per esprimere giudizi su ogni argomento e soprattutto su questioni di scarsa importanza ai fini di tutela delle libertà civili individuali e collettive, libertà che stanno pericolosamente scomparendo!

Una prassi pericolosa – IL TELEVOTO –  che vorrebbe eliminare anche i Referendum!!!

Questa prassi antidemocratica è affiancata da tempo dal rituale delle PRIMARIE i cui partecipanti non sono censiti,
non si controlla la congruenza del numero dei voti con i partecipanti che quindi possono ripetere la propria scelta
presentandosi in vari banchetti ed essendo anche di opinione diversa da quella del partito sotto valutazione.

Si dimentica, pericolosamente, che le democrazie moderne sono strutture evolute e perciò complesse costruite su numerose funzioni che si bilanciano fra loro e che devono essere gestite e controllate ciascuna da un gruppo parlamentare composto da tutti i partiti e che si avvalgono di esperti per le varie materie trattate.

TUTTO CIÒ PREMESSO

I Paesi che hanno un numero inferiore di parlamentari hanno anche una struttura statale ridotta all’osso e spesso con le funzioni pubbliche devolute ai privati che forniscono i servizi solo a chi PUÒ PERMETTERSI DI PAGARNE GLI ALTI COSTI, ESCLUDENDO LA MASSA DI COLORO CHE NON HANNO REDDITI E PROCEDENDO COSÌ ALLA LORO ESPULSIONE DI MASSA VERSO I MARGINI DELLA POVERTÀ E DELLA
ESCLUSIONE POLITICA, ECONOMICA E SOCIALE.

La diseguaglianza è servita.

Il principio di questa “operazione coperta” di riduzione dei parlamentari ha la funzione quindi di controllare più facilmente e di corrompere un numero minore di parlamentari, cercando di dimostrare in tal modo che ORAMAI NON SERVONO A NIENTE, VISTO CHE DECIDE TUTTO BRUXELLES !!!!!!!!!!!

Ricordo per sempre un cartello di un dimostrante dove c’era scritto:

LA PRIVATIZZAZIONE CI PRIVERÀ DI TUTTO.

Va aggiunto che questa COVERT OPERATION è la pignola esecuzione di quanto previsto nel documento trovato nel 1978 nella villa di Licio Gelli (uomo di Cefis che fece assassinare Olivetti e Mattei – E a sua volta pretoriano al servizio della OSS poi della CIA).

Per chi volesse approfondire, senza farsi prendere per il c.lo, può consultare e studiare CON CALMA E BENE il documento chiamato P.R.D. – PIANO DI RINASCITA DEMOCRATICA – reperibile in internet in formato Pdf. (*) (**)

P.Q.M.

Mi oppongo alla riduzione del numero dei parlamentari e voterò contro …

 

Note

*) Copia del PIANO DI RINASCITA DEMOCRATICA

https://www.byoblu.com/wp-content/uploads/PianoDiRinascitaDemocratica.pdf

**) Testo intero di 188 pagine della Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta di inchiesta sulla loggia P2: 

https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/909679.pdf

https://www.dettiescritti.com/editoriale/la-riduzione-dei-parlamentari-e-il-televoto/

 

 

 

 

 

IN EVIDENZA

LA CORONA PER IL VIDEO PIÙ STRONZO VA AI FRANCESI DI CANAL+, CON IL PIZZAIOLO ITALIANO CHE SCATARRA SULLA MARGHERITA

NELLA FINTA PUBBLICITÀ DELLA ”PIZZA CORONA”, CONDITA CON IL VIRUS – FIANO E LA MELONI D’ACCORDO: ”VIDEO VERGOGNOSO. PRETENDIAMO LE SCUSE”

3 marzo 2020

VIDEO QUI: https://www.dagospia.com/rubrica-39/salute/corona-video-piu-stronzo-va-francesi-canal-228666.htm

Fabio Franchini per www.ilgiornale.it

 

Mentre in Italia il coronavirus ha contagiato 2036 persone, provocando 52 decessi, in Francia pensano bene di prenderci in giro.

 

CORONA PIZZA CANAL+

 

Spieghiamo. Canal+, noto canale televisivo transalpino di proprietà di Vivendi, ha mandato in onda uno spot che pensando di fare satira e ironia dice: “Questo spettacolo è offerto dalla pizza Corona. La nuova pizza italiana che farà il giro nel mondo”.

Ma le parole sono forse niente rispetto alle immagini.

 

Nel video fa capolino un attore travestito da pizzaiolo che sforna pizze e tossisce. Ne tira fuori una con la pala e dopo un colpo di tosse ci sputa (finto) catarro verde, inquadrato in primo piano: stomachevole.

Dunque, compare in sovraimpressione la scritta “Corona pizza” con la parola “Corona” (in

 

Continua qui: https://www.dagospia.com/rubrica-39/salute/corona-video-piu-stronzo-va-francesi-canal-228666.htm

 

 

 

 

 

 

Pandemia del virus della paura

di Manlio Dinucci

L’esagerazione della pericolosità del coronavirus rispetto ad altre malattie, nonché la preparazione della risposta all’epidemia dei principali protagonisti due mesi prima che questa si manifestasse, lasciano sbigottiti. Per il momento non è possibile trarre conclusioni.

RETE VOLTAIRE | ROMA (ITALIA) | 25 FEBBRAIO 2020

 

Premesso che il Coronavirus non va sottovalutato e che si devono seguire le 10 regole preventive del Ministero della salute, occorre adottare una 11a regola fondamentale: impedire il diffondersi del virus della paura.

Esso viene sparso soprattutto dalla televisione, a partire dalla Rai che dedica i telegiornali quasi interamente al Coronavirus. Il virus della paura penetra così in ogni casa attraverso i canali televisivi.

Mentre lanciano il massimo allarme per il Coronavirus, essi tacciono sul fatto che l’influenza stagionale, epidemia molto più mortale, ha provocato in Italia durante la 6a settimana del 2020 – secondo l’Istituto superiore di sanità – in media 217 decessi al giorno, dovuti anche a complicanze polmonari e cardiovascolari legate all’influenza.

Tacciono sul fatto che – secondo l’Organizzazione mondiale della sanità – muoiono in Italia in un anno per Hiv/Aids oltre 700 persone (in media 2 al giorno), su un totale mondiale di circa 770.000.

A proposito della campagna allarmistica sul Coronavirus, Maria Rita Gismondo – direttore di Macrobiologia clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze del laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano, dove si analizzano i campioni di possibili contagi – dichiara: «A me sembra una follia. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Guardate i numeri. Non è una pandemia».

La voce della scienziata non arriva però al grande pubblico, mentre ogni giorno, dalla Rai, servizio che dovrebbe essere pubblico, ai canali Mediaset e non solo, si diffonde tra gli italiani la paura per «il mortale virus che dalla Cina dilaga nel mondo».

Campagna di fatto funzionale a quanto dichiara il segretario Usa al commercio Wilbur Ross in una intervista a Fox Business: «Penso che il Coronavirus contribuirà al ritorno di posti di lavoro dalla Cina negli Usa. In Cina c’è stata prima la Sars, dopo la peste suina, ora il Coronavirus». Quindi, commenta il New York Times, «la perdita per la Cina potrebbe essere un guadagno per l’America».

In altre parole, il virus potrebbe avere un impatto distruttivo sull’economia cinese e, in una reazione a catena, su quelle del resto dell’Asia, dell’Europa e della Russia, già colpite dal calo dei flussi commerciali e turistici, a tutto vantaggio degli Usa rimasti economicamente indenni.

Global Research, il centro di ricerca sulla globalizzazione diretto dal prof.

 

Continua qui: https://www.voltairenet.org/article209326.html

 

 

 

 

 

 

Altro che coronavirus, c’è una crisi di civiltà: responsabili politici e giornali

Fausto Bertinotti — 29 Febbraio 2020

 

Un’epidemia è un’epidemia, si potrebbe dire classicamente. Ma la diffusione del coronavirus sancisce anche qualcos’altro oltre a quello che manifesta direttamente, ovvero l’esistenza di una crisi di civiltà e la totale sparizione degli intellettuali.

L’epidemia e la crisi di civiltà sono sorelle. C’è un’evidenza che si manifesta anche nelle citazioni che si sentono in questi giorni come la peste raccontata dal Manzoni ne I promessi sposi e nella Storia della colonna infame. La peste, del tutto imparagonabile al virus dei nostri giorni, ha in comune con ciò che stiamo vivendo la manifestazione di una paura che persino con la peste era largamente sovrastimata, tanto che il Manzoni denuncia la caccia all’untore. La prima ragione per la quale viene denunciata risiede nel principio della carità cristiana.

 

Questa citazione mette in luce una necessità, a cui tuttavia non si può dare seguito, perché la carità cristiana, così rilevante in Manzoni, è uno dei tanti elementi che vengono messi in crisi nella civiltà dei nostri giorni. Manca cioè l’anticorpo a cui, nella sua grande narrazione, il Manzoni faceva riferimento. Tuttavia, la cosa è ugualmente indicativa, perché c’è un bisogno di far fronte al fenomeno, secondo le difese dell’umanità e della razionalità ma la crisi di civiltà le ha consumate.

LEGGI ANCHE

Le vicende dei nostri giorni – che sono francamente clamorose – ci inducono e ci obbligano a un’indagine sia sulla crisi della politica, che sulla crisi più profonda, quasi di natura antropologica del vissuto dei nostri giorni. La crisi della politica è molto evidente. Assistiamo a un fenomeno che sarebbe potuto essere fronteggiato con le armi ordinarie del contenimento, dell’informazione, dell’introduzione degli elementi necessari contro un male oggettivo, ma assolutamente circoscrivibile. Invece tutto questo è diventata una patologia, perché si è depositato in questa così diffusa e sistemica crisi. Sul banco degli accusati, prima ancora della deficitaria politica, va il sistema delle

Continua qui: https://www.ilriformista.it/altro-che-coronavirus-ce-una-crisi-di-civilta-responsabili-politici-e-giornali-55229/3/

 

 

 

 

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Frode bonus cultura, Gdf sequestra beni per 1,4 milioni

3, marzo, 2020

 

 

Attraverso un sistema di false attestazioni, trasmesse al Ministero dei Beni e delle attività culturali, usavano il bonus cultura “18app” per l’acquisto di beni non previsti dalla normativa.

La guardia di finanza di Crotone ha sequestrato beni per quasi 1,4 milioni di euro a una società di capitali calabrese e a 6 persone. L’indagine, coordinata dalla Procura di Crotone, ha preso origine da un’analisi effettuata dal Nucleo Spesa Pubblica e Repressione Frodi della Guardia di Finanza di Roma attraverso le banche dati dalla quale è emerso un cospicuo numero di buoni spesi.

In particolare, su disposizione del gip, sono state sequestrate quote societarie, denaro contante, un immobile, conti correnti postali e bancari e 5 autovetture.

Gli accertamenti sono stati eseguiti su 4.027 fruitori che hanno compiuto il diciottesimo anno di età negli anni 2016, 2017 e 2018 rilevando situazioni di irregolarità per l’86% delle singole erogazioni con verbalizzazione di 3516 illeciti.  ANSA

https://www.imolaoggi.it/2020/03/03/frode-bonus-cultura-gdf-sequestra-beni-per-14-milioni/

 

 

 

 

I nomadi digitali
LAVORARE GIRANDO IL MONDO

Testo e fotografie di Daniele Cagnazzo – 14 FEBBRAIO 2020

Il vento soffia forte nella piccola baia di playa honda, dove la bassa marea ha allontanato la furia dell’oceano oltre la banchina e le stradine ormai deserte sanciscono la fine della giornata per i piccoli ristoratori e commercianti. La serata è piacevole, mite, immersa nel silenzio di un semplice paese di una provincia qualsiasi, mentre nel piccolo aeroporto a picco sul mare un altro aereo pieno di passeggeri si appresta ad atterrare.

Lanzarote, la perla delle isole canarie, ospita ogni giorno centinaia di turisti provenienti da tutta Europa, negli ultimi anni è diventata una delle destinazioni preferite dei “nomadi digitali”, lavoratori viaggiatori che vivono il lavoro in modo flessibile e smart, grazie alla forte trasformazione digitale degli ultimi anni.

Secondo Intuit, società americana di sviluppo software, negli Stati Uniti si stimano circa 7,5 milioni di nomadi digitali nel 2020. Estendendo il radar a livello globale, si stima che nel 2035 questo universo arrivi a contare quasi un miliardo di individui.

Un trend in forte crescita tra le nuove generazioni, stanche di collocarsi all’interno di schemi prestabiliti e gerarchici, e che decidono di scappare dai ritmi frenetici della città e dai suoi alti costi, prediligendo una migliore qualità della vita in luoghi dalle condizioni meteorologiche ottimali, con un accesso a internet veloce e senza intoppi.

Osservando la tranquillità e al tempo stesso la moltitudine di servizi offerti dall’isola, Lanzarote è diventata “the place to be” per il nomadismo digitale.

Fabrizio, 31 anni, da tre a Lanzarote. Si occupa di Web marketing design, lavorando da remoto per un’azienda spagnola che opera nel campo del turismo. Laureato in Comunicazione, ha deciso di intraprendere questa strada in seguito alle (poche) opportunità di lavoro in Italia.

Dallo studio di casa sua, Fabrizio lavora in piena autonomia, rispondendo alle varie richieste del team spagnolo: “Non hai altre distrazioni, ma sei concentrato nel lavorare e a completare tutte le richieste che ti vengono

Continua qui: https://it.insideover.com/reportage/societa/nomadi-digitali.html

 

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

CORONAVIRUS DELIRIUM: UNA QU€STIONE ISTITUZIONAL€ (E CE LO DICE IL CHIEF ECONOMIST DI MOODY’S)

VENERDÌ 28 FEBBRAIO 2020

 

Emerge che invertire SUBITO tagli alle strutture ospedaliere, assumendo medici, infermieri, tecnici per nuove unità attrezzate, adeguando la recettività in rianimazione, sarebbe politica anticiclica prioritaria. Anche perché i virus sono esigenza periodica
Fare spesa pubblica mirata a soluzione strutturale di medio periodo su emergenza non certo imprevedibile, per chi si occupa di ricerca epidemiologica, e che inoltre abbia il + elevato moltiplicatore, darebbe segnale risolutivo su crescita, produzione e occupazione nazionali

Incremento e valorizzazione delle alte professionalità italiane, nel campo medico e della ricerca, oltre a restaurare l’immagine della Repubblica e ad iniettare fiducia nell’intero tessuto socioeconomico, avrebbe ricadute generali su alta formazione in tutti i settori.

(E alcuni problemi pratici, determinati dalla follia deflazionista euro-fiscale degli ultimi decenni, sono ovviabili attraverso misure che, pure, in altri casi, sono state contemplate:

Antonello Zedda@AntonelloZedda

 

 

Se ripristinano oggi il diritto allo studio i medici da assumere ci saranno, forse, fra dieci anni.
I liberisti sanno fare le cose per bene, peraltro indisturbati. https://twitter.com/LucianoBarraCar/status/1233334452190957568 …

LucianoBarraCaraccio@LucianoBarraCar

Emerge che invertire SUBITO tagli alle strutture ospedaliere, assumendo medici, infermieri, tecnici per nuove unità attrezzate, adeguando la recettività in rianimazione, sarebbe politica anticiclica prioritaria. Anche perché i virus sono esigenza periodicahttps://twitter.com/PgGrilli/status/1233329592443768832?s=20 …

 

LucianoBarraCaraccio@LucianoBarraCar

 

Li si può far rientrare dai paesi in cui sono dovuti emigrare. Lo stesso vale per ricercatori e infermieri. Si possono dare incentivi fiscali e adottare procedure snellite per l’assunzione, avendo però ampliato normativamente l’organico e

 

Continua qui: https://orizzonte48.blogspot.com/2020/02/coronavirus-delirium-una-qustione.html

 

 

 

 

 

 

 

CACCA-VIRUS – UN IMMIGRATO AFRICANO NON SI TIENE E SI METTE A FARE I SUOI BISOGNI DENTRO LA FONTANA DELL’OSPEDALE DI BORGO TRENTO (VERONA)

 

CHE IN QUESTI GIORNI STA SANIFICANDO I REPARTI PER VIA DEL CORONAVIRUS – L’UOMO SI È PRESO TUTTO IL TEMPO DEL MONDO, SI È ACCOMODATO COME SE FOSSE A CASA E UNA VOLTA FINITO HA…

3 MAR 2020

 

 

IMMIGRATO FA LA CACCA NELLA FONTANA DELL’OSPEDALE DI BORGO TRENTO

Alessandro Gonzato per “Libero quotidiano”

 

C’ è sanificazione e sanificazione. Quella da Coronavirus, all’ ospedale veronese di Borgo Trento, è in atto già da qualche giorno. Quella della fontana al centro del grande atrio del Polo Confortini, invece, ieri è stata un inedito. Non perché la vasca d’ acqua non venga regolarmente disinfettata, no di certo, ma perché nessuno prima d’ ora aveva pensato di utilizzarla come una latrina, e dunque la procedura di igienizzazione stavolta è stata differente.

 

Veniamo (purtroppo) ai fatti. È accaduto che un ragazzone di colore, una «risorsa» come lo definirebbe qualche noto esponente progressista, probabilmente attirato dalla pulizia e dalla lucentezza del bordo in marmo della fontana vi si è seduto sopra, si è calato le brache, e come nulla fosse vi ha defecato dentro. Orrore, schifo, raccapriccio: ma come diavolo è possibile! Di questi tempi lo è.

 

È successo in pieno giorno sotto lo sguardo attonito di medici, infermieri e pazienti. L’ incivile immigrato non ha nemmeno tentato di farla di nascosto. Non è stato vittima di un incontenibile attacco di dissenteria, come gli improvvidi turisti che nei Paesi esotici bevono l’acqua del rubinetto e subito dopo accusano movimenti tellurici allo stomaco. L’ africano era tranquillo, si è preso

 

Continua qui: https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/cacca-virus-ndash-immigrato-africano-non-si-tiene-si-mette-fare-228674.htm

 

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Guerra civile. In Europa. Ora

2 Marzo 2020 DI PANAGIOTIS GRIGORIOU

greekcrisis.fr

In Grecia la situazione dei migranti sta precipitando, e non da ieri, come sembrano far intendere i media mainstream. Già ad inizio febbraio sulle isole la situazione era pronta ad esplodere, con i migranti che attaccavano bancomat e perfino ospedali, appiccando incendi in zone pericolose per la sopravvivenza stessa delle isole che li ospitano. Fin dall’inizio del mese, gli abitanti delle isole si andavano organizzando in squadre di autodifesa, anche armate. I politici locali si sono ribellati e il sentimento antigovernativo (ed antipolitici in generale, Tsipras compreso) potrebbe presto sfociare in violenza fisica. I cittadini sono in armi, a Lesbo ed a Chios, in reazione a episodi di reiterata e gratuita violenza da parte delle forze antisommossa (MAT) mandate sull’isola, che avevano infierito ed insultato anche vecchi e bambini. Così i MAT hanno dovuto rifugiarsi nella caserma dell’esercito, circondata dalla folla inferocita. A Chios i MAT sono stati picchiati e derubati nei loro alloggi. E nel battere in ritirata, i MAT si sono anche abbandonati a vandalismi e distruzione di tutto ciò che incontravano. E alla fine, il governo con una mano ha disposto il loro ritiro dalle isole, mentre con l’altra varava un piano per costruire nuovi villaggi di accoglienza nella Grecia continentale che favoriva senza dubbio alcuni amici dell’oligarchia locale impegnati nell’industria delle costruzioni. I MAT se ne vanno ed i riservisti di Chios e Lesbo consegnano simbolicamente le armi, per non doverle usare, ma gli isolani non consegneranno i loro fucili da caccia, che pure hanno deciso di non usare, per il momento. Intanto, la Turchia organizza pullman di profughi (veri e presunti) e li invia al confine con la Grecia, che, con la scusa che alcuni di loro provengono dall’Iran (dove sta diffondendosi il coronavirus), prova a respingerli. Ma i sedicenti migranti – nessuno dei quali siriano – sono armati di granate e lacrimogeni, forniti gentilmente dall’esercito turco. Forse però è la volta buona che le elites stiano compiendo l’errore fatale: stanno oltrepassando il segno e la paura ha cambiato lato. Ora sono “loro” – nella persona dei loro strumenti, i MAT – ad avere paura. La Turchia scorta i profughi al confine, ma ora c’è un’opposizione ad attenderli. Lo Stato nazionale è l’unico luogo dove può realizzarsi una reazione valida. E la Grecia sta ricordandosi di essere una Nazione.

 Da “Punto di non ritorno” – Venerdì 7 febbraio 2020

ARTICOLO ORIGINALE QUI

 

La guerra in corso sta diventando più chiara e si prepara a raggiungere soglie più dannose che mai, sia a livello locale che nazionale. (…)

Perché altrove, nelle isole greche del Mar Egeo, e in particolare a Lesbo, i migranti musulmani che sono stati sfruttati dalla mafia delle ONG sul posto, le ONG sostenute dall’ONU, dall’UE, da Berlino e dalla nebulosa di Sóros, stanno ora seminando il caos, attaccando e minacciando apertamente la popolazione greca. Tra le altre violenze e saccheggi, nelle ultime settimane ci sono stati incendi su case e magazzini e persino il saccheggio di ospedali, come sull’isola di Leros, e questo è solo l’inizio.

Poi si arriva a un punto di non ritorno. Lesbo e le isole, così come alcuni quartieri delle grandi città sono le micro-fotografie del prossimo futuro, se nulla cambia. (…) È anche noto che il Memorandum Tsípras-Troika firmato nel 2015, cioè Tsípras-Berlino, proibisce espressamente alle forze armate greche di prendere qualsiasi iniziativa di difesa senza l’approvazione della Troika, nota anche come Troika di Berlino. (…)”.

Quindi non si può tornare indietro. (…) Dopo tutto, l’attivismo dell’immigrazione si è trasformato in una carriera professionale che genera redditi più che generosi. Molti migranti hanno anche creduto alle rivendicazioni dei contrabbandieri turchi, assicurando loro una vita comoda, il passaggio verso l’Europa occidentale e i suoi benefici. L’atterraggio è poi brutale. Il loro numero molto elevato e le condizioni generalmente miserabili alimentano la rabbia e la violenza. Gli scontri etnici assumono dimensioni senza precedenti. Le rapine e le aggressioni sessuali, anche su minori, erano all’ordine del giorno.

Molto spesso si formano bande armate di coltelli. È significativo che, non appena cala il buio, gli operatori delle ONG e tutti i tipi di volontari di solito lasciano i campi. Temono per la loro sicurezza personale. Tuttavia, (…) è pratica comune delle ONG non pubblicare informazioni che creino un’immagine negativa dei migranti, che sono quindi loro clienti, o meglio, i loro sfruttatori. (…)

La guerra in corso si sta facendo più chiara (…) Nella storia, a volte tutto diventa crudelmente semplice: ribellarsi o meno e comunque morire.

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Da “Tsipras è turco” – Domenica 16 febbraio 2020

ARTICOLO ORIGINALE QUI

Realtà disarticolate… che ci danno un sacco di problemi da affrontare. (…)

in vista del suo desiderio di infliggere l’invasione migratoria ai greci e del risveglio tardivo dei cittadini delle isole e della terraferma, il “governo” Mitsotákis ha appena ordinato, per decreto, la requisizione di terreni ed edifici, sia comunali che privati, con l’obiettivo di creare nuovi campi per i migranti, Ricordiamoci dei clandestini e dei musulmani imposti alla Grecia dalla Turchia e, tra le altre forze, dalla Germania, con il chiaro obiettivo di sostituire la sua popolazione, per spezzare per sempre la resistenza del popolo greco e poi addirittura smembrare le sue realtà, anche il suo territorio.

(…)

Non c’è bisogno di insistere sull’etimologia dell’ibridazione derivata da hybris. La hybris è questa nozione ereditata dall’antichità greca e spesso viene tradotta come “eccesso”. (…) È la tentazione dell’eccessiva o imprudente follia degli uomini, tentati di competere con gli dei. Di solito si risolve in terribili punizioni da questi ultimi.

(…) La reazione locale sembra quindi radicale. I consiglieri locali di Lesbo, in particolare, hanno deciso di interrompere la cooperazione con l’amministrazione di Atene e il governo, nonché con la regione dell’Egeo settentrionale.

(…) Ma ci sono cose peggiori. I rappresentanti locali eletti di Lesbo occidentale

 

Continua qui: https://comedonchisciotte.org/guerra-civile-in-europa-ora/

 

 

 

 

Propaganda occidentale contro la Turchia

di Thierry Meyssan

Fingendo di protegger la Turchia, la propaganda occidentale ne nasconde le invocazioni d’aiuto. Il problema non sono assolutamente gli scontri con i russi a Idlib, né la sorte delle famiglie degli jihadisti. La questione è molto più grave. Il mondo è crudele. Chiudendo gli occhi non potremo soccorrere le popolazioni minacciate.

RETE VOLTAIRE | DAMASCO (SIRIA) | 3 MARZO 2020

econdo la stampa occidentale, il tono dello scontro tra le forze turche e russe sale, facendo temere una «pericolosa escalation attorno a Idlib». Un modo di affrontare l’argomento che contraddice quanto detto dai protagonisti. Una contraddizione che ci offre l’occasione di esporre il nostro metodo di analisi. Per farci capire meglio prendiamo l’esempio del “quotidiano francese di riferimento” (sic), Le Monde.

Il punto di vista franco-tedesco

Nell’edizione del 29 marzo 2020, Le Monde mette in primo piano tre punti:
«i soldati di Bashar al-Assad» appoggiati dall’aviazione russa hanno ucciso 33 soldati turchi;
«per rappresaglia», Ankara ha bombardato le postazioni siriane e minaccia gli europei;
negli ultimi tre mesi 900 mila persone sono fuggite dai combattimenti.

Nell’editoriale, il quotidiano mette in risalto una tribuna di 14 ministri degli Esteri europei, fra cui quello francese e tedesco, che chiedono «al governo siriano e ai suoi alleati, russi e iraniani, di porre fine all’offensiva e di tornare ai termini dell’accordo del cessate-il-fuoco concluso a Sochi nel 2018».

Un’operazione di disinformazione

S’impongono alcune osservazioni preliminari:

I soldati siriani non sono di Bashar al-Assad, ma della Repubblica Araba Siriana. Il presidente Bashar al-Assad ne è il comandante in capo non a titolo personale, ma in quanto presidente democraticamente eletto dalla maggioranza schiacciante dei siriani. Certamente a nessun giornalista verrebbe in mente di parlare dell’esercito francese come dell’“esercito di Emmanuel Macron”.

I 33 soldati turchi uccisi non sono all’origine della crisi. Questa è iniziata il 1° febbraio, con l’uccisione da parte della Turchia, in un’imboscata ad Aleppo, di quattro ufficiali russi dell’FSB; fatto non riportato dal quotidiano, ma che è stato sulle prime pagine della stampa russa. Da quel momento la Turchia ha moltiplicato le provocazioni nei confronti della Russia.

Il numero di 900 mila persone fuggite dai combattimenti è pura fantasia. Dall’inizio della guerra contro la Siria (a metà 2012, dopo la destabilizzazione della “primavera araba”), la stampa occidentale spara cifre spaventose, smentite dai fatti. Per esempio, durante la crisi della Ghuta i media occidentali affermarono sfacciatamente che il numero di persone prigioniere nell’enclave era dieci

Continua qui: https://www.voltairenet.org/article209371.html

 

 

 

 

 

CULTURA

L’odio è il motore della letteratura (e dell’arte). Viva l’odio!

di Adriano Angelini Sut, in In Cold BloodRubriche, del 2 Mar 2020

 

Questa è una breve lezione di letteratura popolare contemporanea.

Gioverà sicuramente alle sardine ignoranti che vengono invitate in vari consessi dove si riuniscono i “poteri forti” di questo Paese (da Maria de Filippi, agli incontri bilaterali con le istituzioni italiane, passando per gli “approfondimenti” dei vari talk show e i giornali mainstream); sardine inscatolate che fanno discorsi contro l’odio (in realtà contro un solo obiettivo: Matteo Salvini). Questa è una breve lezione per tutti coloro che si vantano di essere buonisti e di sinistra e magari i libri che citerò li hanno anche letti ma non si rendono conto di essere dei beoti. Anzi, degli utili idioti del sistema di potere che oggi domina con “l’amore” forzato. Imponendo l’amore, ohibò. Anzi, a tal proposito, prenderò in considerazione solo libri che in un certo modo rientrano nelle abituali letture della vulgata “narrativosa” di sinistra.

Senza l’odio, un autore come Chuck Palanhiuk non esisterebbe. Immagino che le sardine all’ascolto (o in lettura) avranno letto quel capolavoro assoluto che è “Fight Club”, o quanto meno avranno visto il film di David Fincher. Tutta l’opera, a detta dei tanti critici e ammiratori dell’autore di Pasco, Washington, gira intorno alla rabbia che il narratore senza nome prova per la società in cui si trova. Dove è costretto a vivere facendo lavori che non gli piacciono, sottopagati o umilianti. Tanto che a un certo punto decide di sfogarla, questa rabbia, e apre un Fight Club, un luogo dove i rabbiosi del suo universo mondo si radunano per pigliarsi a cazzotti (e più tardi per costituire un ipotetico esercito di rivoltosi). Tutto il libro è un inno all’odio contro il capitalismo che mercifica e sfrutta le persone; il finale poi è decisamente epico. La distruzione di un grattacielo della City, l’epicentro degli affari del grande capitale (qualcuno ci ha visto un presagio degli attentati islamici dell’11 settembre 2001 a New York, altri una citazione da “Zabriskie Point” di Michelangelo Antonioni).

Senza l’odio, un capolavoro come “American Tabloid” di James Ellroy (che il fighettume di sinistra ha innalzato a uno dei libri simbolo contro l’America contemporanea) non esisterebbe. L’opera è un poderoso inno all’odio dei potenti nella loro gestione quotidiana degli affari. Dalle mafie ai servizi segreti, dall’amministrazione Kennedy dell’epoca fino alle starlette e ai faccendieri che compongono il caleidoscopio di personaggi, è tutto un susseguirsi di cattiverie, furbizie, meschinerie, infamie, tradimenti, uccisioni, depistaggi; l’autore, uno dei monumenti della narrativa contemporanea planetaria, sceglie volontariamente un linguaggio e uno stile incalzante, ossessivo,

http://www.atlanticoquotidiano.it/rubriche/lodio-e-il-motore-della-letteratura-e-dellarte-viva-lodio/

 

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Quanti intrighi dietro la possibile vendita di due Fregate all’Egitto!

Cartina al tornasole dei movimenti geostrategici nel Mar Mediterraneo (grazie ENI)

2 MARZO 2020 DI FRANCO LEAF

 

Franco per www.mittdolcino.com

INTRODUZIONE

Le Fregate della “Classe FREMM” sono la spina dorsale della flotta militare italiana. Sostituiscono le vecchie Fregate “Classe Maestrale”, che hanno ormai superato i 35 anni di servizio.

Vista la situazione sempre più esplosiva del Mediterraneo centro-orientale, queste Fregate assicurano, assieme ad altri vascelli (pattugliatori, sommergibili, cacciatorpediniere, navi tutto ponte porta aeromobili etc.), uno strumento di deterrenza appena sufficiente in un bacino per noi essenziale (praticamente casa nostra).

Ma c’è un problema. Le prime Fregate FREMM rischiano di non entrare in servizio nella Marina Militare Italiana, ma di essere dirottate verso la flotta egiziana.

I primi sospetti nacquero quando ad una di queste fu cancellato lo “ship number”, che poi misteriosamente riapparse, generando confusione sulla sua reale destinazione: forse l’Egitto?

Ma noi italiani, che vantaggio possiamo trarne?

E’ conveniente privarci di due navi così sofisticate (le migliori al mondo nella loro “classe”), considerando che potremmo essere coinvolti in molteplici missioni di controllo sulle linee mediterranee di comunicazione e di approvvigionamento energetico, con il rischio di non avere un numero di navi sufficiente, quando potrebbero essere (e lo saranno!) necessarie?

Vediamo. Da qualche anno l’Egitto, grazie all’attività dell’ENI, è venuto a trovarsi in una situazione senza precedenti. Da importatore di energia è diventato, potenzialmente, uno dei principali esportatori di gas del Mediterraneo. 

La maggior parte dei giacimenti si trova nella sua “zona economica esclusiva” marittima (ZEE). Solo Zohr, il più importante giacimento di gas, varrebbe più di cento miliardi di euro.

Il Paese si è così trovato (da “potenza regionale terrestre” che era) a doversi proiettare sul mare, per controllare e proteggere le sue risorse dall’aggressiva politica turca, che rivendica assurdamente le risorse del Mediterraneo Orientale, minacciando non solo l’Egitto, ma anche la Grecia (ha praticamente cancellato dalle mappe l’isola di Creta), Cipro ed Israele.

Questi quattro paesi, comunque, hanno già varato una seppur informale alleanza militare, per la difesa comune dei loro interessi energetici.

Di quest’alleanza se ne parla davvero poco nella blogosfera, ma era logica e necessaria, vista l’aggressività dei Turchi e le loro mire neo-ottomane, sviluppatesi in modo molto più rapido di quanto inizialmente si fosse supposto.

LA RISPOSTA EGIZIANA

Per vedersi consegnare un’unità navale militare, dal momento dell’ordine, possono passare anche 5-6 anni.

Ma la Marina Egiziana ha un bisogno immediato di nuove e sofisticate unità, per competere con la più numerosa flotta turca e per proiettarsi anche nel Mar Rosso, senza sentirsi inferiore all’Arabia Saudita, soprattutto come conseguenza dei suoi aiuti finanziari (nel prosieguo, l’importanza dell’intervento della CDP).

Recentemente, l’Egitto ha acquistato due “portaelicotteri anfibie” francesi “Classe Mistral” — che non potevano più essere vendute alla Russia come conseguenza delle sanzioni — e una Fregata FREMM francese, con le stesse modalità con cui vorrebbe acquistare quelle italiane, nonostante il vascello francese, al di là delle apparenze, sia abbastanza diverso dal “gemello italiano” (decisamente più sofisticato).

Attualmente, sono in costruzione, quasi pronte alla consegna, solo le due FREMM italiane.

Entro al massimo due anni potrebbero essere operative, con il vantaggio di essere già ampiamente sperimentate — e ritenute ai vertici mondiali per la loro qualità (non casualmente hanno destato l’interesse della Marina Statunitense).

L’Egitto, ad Aprile dello scorso anno, aveva anche firmato un Contratto per 6 “Fregate Leggere” tedesche “Classe Meko 200”, ma la loro costruzione è appena iniziata e, forse, il numero sarà ridimensionato perché imparagonabili a

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https://www.mittdolcino.com/2020/03/02/quanti-intrighi-dietro-la-possibile-vendita-di-due-fregate-allegitto-cartina-al-tornasole-dei-movimenti-geostrategici-nel-mar-mediterraneo-grazie-eni/

 

 

 

 

 

ECONOMIA

Pechino ed Ankara s’incontrano sulle “Nuove vie della seta”.

Scritto da Aldo Giannuli – 11 febbraio 2020

Con rinnovato piacere vi propongo questo articolo di Nicola Dell’Oro. Buona lettura! A.G.

Dal II secolo a.C. fino alla caduta dell’impero mongolo la Via della Seta collegò i popoli eurasiatici dal Mar Giallo al Mare Nostrum istituendo così il primo modello di mercato globale. La Cina, nel XXI secolo, ambisce a riattivare questa rete commerciale con il progetto Belt and Road Initiative per affrontare la supremazia economica americana.

Un simile piano necessita tuttavia di solide alleanze e l’intesa con la Russia non è sufficiente. Nell’estremo opposto dell’Asia, la Turchia, a causa delle tensioni con Washington, cerca un nuovo partner strategico in grado di difenderla dalle minacce a stelle e strisce: se la Turchia farà qualcosa che, nella mia grande e impareggiabile saggezza, ritengo superi i limiti, io distruggerò totalmente e annienterò l’economia della Turchia (l’ho fatto prima!) – tweet di Trump del 13 gennaio 2019. Questo scenario geopolitico forgia così l’asse sino-turco.

L’Impero del Centro ha bisogno di uno Stato stabile, in grado di collaborare per la sicurezza dei traffici, ma soprattutto strategico per il collegamento al mercato europeo. La Turchia incarna perfettamente l’alleato ideale, può agire su tre quadranti diversi -Medioriente, Nordafrica ed Europa balcanica-, possiede un esercito capace di difendere le rotte commerciali ed è privilegiata nella cooperazione con le nazioni turcofone dell’Asia centrale, importanti zone di transito delle rotte commerciali della BRI. Xi Jinping, conscio dell’ingente apporto strategico che offre Ankara, negli ultimi anni ha quindi elargito innumerevoli aiuti economici all’industria turca più che mai vulnerabile, visto il tentativo in atto di emancipazione dalla Nato. Favori che però non sono gratuiti, infatti Pechino grazie ad essi ha imposto ad Ankara di ritirare le accuse sui trattamenti riservati agli uiguri e di non interferire con il controllo del Xinjiang, snodo vitale per le Nuove Vie Della Seta.

La Turchia d’altro canto non vuole diventare un proconsolato della Cina, per questo motivo la risoluta adesione alla Belt And Road Initiative è dettata da ragioni più profonde di semplici entrate nelle casse dello Stato. Il neo-ottomanesimo di Erdogan vede di buon occhio questa collaborazione con i cinesi poiché la possibilità di proiettare nell’Asia centrale il proprio softpower

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PANORAMA INTERNAZIONALE

Più Europa per cosa? Quando non fa danni, l’Ue è assente

di Max Del Papa, in PoliticaQuotidiano, del 3 Mar 2020

Il senatore vivente Mario Monti, che i media di regime chiamavano “Supermario”, ottimo burocrate ma professore dimenticabile, uomo di governo catastrofico, uno che come cura da cavallo ammazzava il cavallo, insiste: “Ci vuole più Europa”. Una fissa quasi sessuale, preoccupante. Ci vuole più Europa, mantra in sé insignificante, che può significare tutto e niente: sarebbe da chiedere lumi al professore, più Europa in che senso? Per cosa? Il progetto europeo nacque già tarato, sciagurato. Un tasso di cambio demenziale, grazie all’omologo Prodi, utile alla Germania per scaricare sul continente i costi della riunificazione. Un asse franco-tedesco evidente da subito, a scapito in particolare della fascia mediterranea. Parametri esoterici, buoni a distruggere chirurgicamente precisi sistemi-paese, al di là delle pecche nazionali, e sono finalmente uscite le telefonate coperte a dimostrare un cinismo criminale: i greci? Ma sì, che crepino tutti, così noi ci spartiamo le spoglie. Sono usciti anche certi tweet da cosca, in cui i mammasantissima si rallegrano dei processi all’italiano Salvini in questi termini precisi: bene, distruggerlo, farlo fuori, è solo l’inizio, la magistratura saprà finire il compito. Toni da centro sociale, da sardine o da fotografi fuori di testa.

Ma in concreto non c’è un solo aspetto di cui si possa dire che l’Europa è stata non si dica risolutrice ma almeno presente. La gestione dei migranti dopo anni è ancora al palo dei vertici, dei brindisi, “adesso si fa sul serio, adesso si cambia passo”. L’hanno cambiato, hanno rimesso in Italia un governo di sinistra e gli sbarchi sono decuplicati, siamo sempre a Pozzallo, a Lampedusa. Sulla sicurezza contro il terrorismo islamista nessuna azione se non quella del fatalismo e del conformismo, dei gessetti, dei palloncini, se ammazzano un giovane ingenuo come Antonio Megalizzi l’Europa gli costruisce sopra un’aura di santità, inspiegabile quanto ipocrita, stando bene attenta a non specificare da chi è stato abbattuto e in quali circostanze. Dove sta l’Europa sulla questione Regeni? Sul coordinamento di forze di controllo e di polizia? Su una azione di coordinamento economico razionale? Dove si è mai vista l’Europa Unita in supporto di una Italia ottusamente lasciata a cavarsela da sola, qualsiasi cosa le accada, meritata o meno? E andrebbe anche bene, se non che le soluzioni che siamo chiamati ad adottare da soli vengono inesorabilmente complicate, disinnescate. Anche sull’ultima emergenza, legata al coronavirus, non si è visto lo straccio di una presenza e l’analista e ricercatore Lorenzo Castellani ha giustamente notato: non un’idea, un progetto, una direzione, una strategia, l’Unione ha brillato per inesistenza.

Più Europa per cosa, senatore Monti? Per la censura delle idee e degli scritti? Per il genderismo infantile? Per il petalosismo Erasmus? Per la metastasi di raccomandazioni, adempimenti, tributi, normative, procedure astruse che finiscono di distruggere la vita a cittadini e aziende? Per il rigore fasullo sui conti, per il feticismo dei bilanci, per i patti e le clausole manicomiali? Per potenziare questo curioso, malsano ibrido, iperliberista in economia, sovietico sui diritti personali e civili? Più Europa dove, come se l’Europa Unita non

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IL VIRUS DELLA GLOBALIZZAZIONE

18 febbraio 2020

Philip Wade ha sessant’anni, una cattedra di Storia contemporanea al “Birkbeck” College di Londra, il celebre istituto di ricerca di Eric Hobsbawm, e ha vissuto molte vite. Figlio della working class di Liverpool, studente di letteratura a Oxford, allievo di Federico Caffè a Roma, oggi è incline alla malinconia: sogna ancora un mondo animato dai lumi della ragione e dai principi di uguaglianza. Sogna. Lo siamo andati a trovare per avere la sua in merito alle implicazioni del Coronavirus su economia e società nell’epoca della globalizzazione.

Abbiamo incontrato Philip Wade – protagonista de La fine del tempo, l’ultimo libro di Guido Maria Brera in uscita per la La nave di Teseo il 20 febbraio – per avere la sua in merito alle implicazioni del Coronavirus su economia e società nell’epoca della globalizzazione.

 

Professor Wade, cosa sta succedendo?

A un’occhiata superficiale, niente di strano. Come ogni tema da prima pagina, il Coronavirus è diventato un campo di battaglia politico. Sarebbe lo stesso anche se non si trattasse di un fatto epocale.

 

Lo è?

Siamo al day after. L’apocalisse c’è già stata. Stiamo osservando la sconfitta di chi pensava che l’accelerazione del progresso non avesse freni.

 

Qualcuno però obietterebbe che il mondo ha già conosciuto e superato la peste…

Nessuna epidemia ha mai surgelato il mondo come oggi. Nessuna guerra. Questo virus è la minaccia più grande ai mercati e alla globalizzazione di sempre.

 

Parlava di campo di battaglia politico.

Sì, dove stanno nascendo alleanze suggestive. Da una parte le anime belle, non so se sprovvedute o ipocrite, che sottostimano la portata della questione e considerano il virus una sorta di emanazione del razzismo latente. Dall’altra parte le

 

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La Svezia si scopre trans, tra le giovani disforia di genere in crescita del 1.500%

2 Marzo 2020

europa.today.it – Redazione Bruxelles

Sono sempre di più le giovani svedesi che si sentono intrappolati in un corpo che non li rappresenta, e questo sta facendo aprire un forte dibattito nel Paese sull’opportunità o meno di sostenere anche a livello pubblico cure ormonali e operazioni per cambiare il proprio sesso.

Disforia in crescita
Un rapporto del Board of Health and Welfare del Paese ha ha mostrato che c’è stato un aumento di ben il 1.500% tra il 2008 e il 2018 nelle diagnosi di disforia di genere tra le ragazze tra i 13 e i 17 anni. Lo studio ha anche sottolineato che il 32,4% di loro soffriva anche di ansia, il 28,9% depressione e 15,2% di autismo. Tra le persone trans i livelli più alti di depressione e ansia indicando spesso la difficile esperienza che vivono in un corpo che si scontra con la loro identità di genere, in particolare quando non si sentono accettati nella società. Le leggi nazionali sul matrimonio omosessuale hanno contribuito far diminuire il numero di suicidi e il governo tempo fa stava anche per andare oltre.

Il cambio di sesso per i giovani
Come racconta il Guardian nell’autunno del 2018, i socialdemocratici aveva proposto una nuova legge che puntava a ridurre l’età minima per le cure mediche di riassegnazione del sesso da 18 a 15 anni, eliminando ogni necessità per i genitori di acconsentire e che consentiva anche ai minori di 12 anni di cambiare il proprio genere legale. Ma il dibattito sul tema, che è infuriato su diversi i media, ha fatto rallentare le cose e sorgere non pochi dubbi sull’opportunità di un intervento del genere.

Il dibattito
A marzo dell’anno scorso Christopher Gillberg, psichiatra dell’Accademia Sahlgrenska di Göteborg, ha scritto un articolo sul giornale Svenska Dagbladet avvertendo che il trattamento ormonale e la chirurgia sui giovani erano un grande azzardo che rischiava di diventare uno dei peggiori scandali medici del paese. Diversi programmi televisivi hanno portato alla luce casi di persone che hanno cambiato sesso e poi si sono pentiti di questa operazione irreversibile, facendo sorgere molti interrogativi sull’opportunità di consentirla anche a minorenni. A finire nel mirino di un programma di giornalismo investigativo, chiamato Uppdrag Granskning, è stato il

 

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Gioele Magaldi: non tutti i coronavirus vengono per nuocere

Scritto il 03/3/20

 

L’emergenza spread, l’incubo Mario Monti e “l’economicidio” del Pil, il crollo del made in Italy e il boom della disoccupazione. Infine, al posto di una doverosa battaglia per il ritorno alla sovranità nazionale, è andata in scena l’emergenza migranti, presentata come piaga biblica. Ora siamo all’emergenza virus, e senza colpo ferire: ovvero, senza che nel frattempo la politica sia rinsavita, si sia ripresa, sia riuscita finalmente a uscire dal coma, a recuperare lucidità.

La parola “sfacelo”, forse, rende l’idea: la Libia nel caos e l’Italia sfrattata da Tripoli, il disastro del viadotto Morandi, Salvini al Papeete e le Sardine alla corte dei Benetton, concessionari negligenti delle autostrade. C’è qualcosa che non stia franando, in Italia? Vedasi il Movimento 5 Stelle, fino a ieri plebiscitario: dal referendum sull’euro alla genuflessione alla Merkel, tramite Ursula von der Leyen, fino all’inaudito governo-vergogna col nemico storico, il Pd, servizievole maggiordomo di Bruxelles. Impossibile anche solo ipotizzare qualcosa di diverso dalla sottomissione, per personaggi come Gualtieri e Gentiloni: impensabile, il pretendere dignità per l’Italia schiacciata dal rigore, dal Mes, da qualunque diavoleria progettata per mantenere sotto scacco la penisola.

Quanto a Conte, giù la maschera: prima scatena il panico, poi si accorge dei danni anche economici provocati dalla gestione dilettantesca dell’epidemia. Ma attenti: forse, non tutti i coronavirus vengono per nuocere. Lo afferma, provocatoriamente, un osservatore come Gioele Magaldi. Il suo Movimento Roosevelt è nato nel 2015 per tentare di scuotere i partiti, risvegliandoli: non possiamo continuare così, incassando sconfitte e rinunciando a riconquistare il futuro. Capitolo fondamentale, le regole europee: di rigore si muore, e il rigore non è figlio di nessuna saggezza economica. E’ solo delirio ideologico, partorito da menti malate e bugiarde: quelle di un’élite che Magaldi definisce “neoaristocratica”, che ha forgiato il dogma neoliberista (tagliare lo Stato, la spesa pubblica) per depredare interi paesi, privatizzando beni strategici e condannandoli così al declino, come avviene per l’Italia. Nel saggio “Massoni”, edito da Chiarelettere, Magaldi – massone lui stesso, di marca progressista – sostiene che sia interamente massonico il gotha del potere globalista. Dopo la stagione rooseveltiana e keynesiana del benessere diffuso, questo super-potere è stato egemonizzato da un’élite reazionaria, neo-feudale, ispirata anche filosoficamente da dottrine elitarie.

A reggere il pianeta sarebbe una sorta di aristocrazia dello spirito, nutrita di teorie come la “sinarchia” ottocentesca del marchese Alexandre Saint-Yves d’Alveydre: solo noi possiamo capire il mondo e dunque governarlo, non certo il popolo bue. Da lì all’attuale “aristocrazia del denaro”, il passo è breve: solo business, in poche mani, dietro le quinte della psico-geopolitica di oggi. Magaldi lo ripete fino alla nausea: smettiamo di ragionare in termini di Occidente, Russia e Cina. Non è più tempo, non serve: i sistemi-paese esistono sempre, anche in termini “imperiali”, ma a decidere sono ormai altri soggetti, che restano in ombra: conventicole trasversali, comitive apolidi, comitati d’affari composti da americani e cinesi, europei e russi. Detengono leve formidabili: finanziarie, militari, di intelligence, mediatiche. Sono loro, a monte, a fare e disfare qualsiasi progetto, dalle crisi economiche alle eroiche imprese dell’Isis. Lo scopo è sempre occulto, i metodi raffinati. Molto più a valle, i media – ormai innocui e reticenti – ripetono la lezioncina del momento. E in fondo alla catena ci siamo noi, sempre a corto di informazioni attendibili. Vale anche per il coronavirus?

Mentre giornali e televisioni si guardano bene dall’esplorare spiegazioni

 

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SCIENZE TECNOLOGIE

Semi geneticamente modificati: concepiti come arma

3 Marzo 2020 DI LARRY ROMANOFF

globalresearch.ca

 

Terza parte

I semi e gli alimenti geneticamente modificati comportano grandi rischi per tutte le nazioni, al punto che per molte ragioni è probabilmente indispensabile vietare apertamente questi alimenti. Questo argomento è troppo ampio per essere discusso qui, ma un aspetto richiede un breve cenno. Se dovessimo chiedere l’origine dei semi geneticamente modificati, come l’idea è stata concepita e sviluppata, chi ha svolto la ricerca e chi ha fornito il finanziamento, come risponderemmo? Potremmo ragionevolmente ipotizzare che forse il concetto è nato nel Dipartimento di Biologia o Agraria di alcune università, o che un laboratorio governativo che fa ricerca sulle forniture alimentari potrebbe aver concepito e perseguito l’idea. Oppure, potremmo ipotizzare che un’azienda privata nel settore agricolo era alla ricerca di varietà più produttive di cereali e si è imbattuta in questo processo.

Potremmo ipotizzare tutte quelle risposte, ma in ogni caso avremmo torto. Il seme geneticamente modificato è stato concepito, promosso, ricercato e finanziato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti – il Dipartimento Americano della Guerra. Il seme geneticamente modificato non è mai stato inteso come mezzo per nutrire gli affamati, ma è stato invece concepito e sviluppato come arma o, più precisamente, come sistema di armamento. Il seme geneticamente modificato non è mai stato destinato a sostenere la vita umana, ma a eliminarla.

Il seme geneticamente modificato non è né più produttivo, né più sano delle colture tradizionali, ed è molto più costosa e distruttivo, ma presenta vantaggi militari quasi invitanti contro qualsiasi nazione che diventi dipendente da questa fonte di cereali. Un fatto è che gli Stati Uniti possono usarlo come arma politica, rifiutando di fornire semi a una nazione sfavorita, forse causando una diffusa carestia e spostamento [di persone]. L’altro è più sinistro, in quanto molti gruppi hanno sperimentato la tecnologia di gene-splicing, inserendo DNA non correlato in vari semi.

In un caso in Canada, un dipartimento governativo ha scoperto un gene “antigelo” contenuto nel sangue dei pesci che vivono nelle acque artiche, che permette loro di sopravvivere in acque con temperatura sotto lo zero. (20) Gli scienziati hanno unito questo gene in colture di grano canadesi, permettendo al grano di resistere senza danni alle temperature di congelamento. La Monsanto ha anche imposto questi geni nei pomodori, dando origine al primo pomodoro OGM. (21) Un laboratorio di ricerca americano ha unito i

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La Francia apre al 5G di Huawei col benestare dei Servizi Segreti

Paolo Mauri – 2 MARZO 2020

“Non escludiamo alcun operatore, l’ipotesi non è neanche presa in considerazione”. Queste le parole di Pierre de Bousquet de Florian, coordinatore per l’intelligence e il controterrorismo francese, quando a Zagabria, dove si è tenuta la riunione tra i capi dell’intelligence europea per lanciare l’Intelligence college of Europe (Ice), ha risposto alle domande di Formiche.net.

La Francia, quindi, non ha alcuna intenzione di lasciare fuori il colosso cinese Huawei dalla possibilità di installare la propria rete 5G. “Sono voci che non hanno riscontro – dice infastidito Bousquet de Florian – il governo deve essere sicuro che la sicurezza delle attività strategiche e dei dispositivi utilizzati sia completa, specialmente delle aziende partecipate, perché lo deve ai contribuenti, ma non ricorrerà all’interdizione di operatori economici nel nostro Paese”.

Il colosso di Shenzen potrà così partecipare alle aste per assicurarsi la costruzione del 5G e della sua gestione insieme alle europee Nokia ed Ericsson, già scelte dalle compagnie francesi Orange e Free (Iliad) per la loro rete. Huawei è infatti molto quotata da Sfr e Bouygues Telecom che non possono né vogliono fare a meno.

La decisione sembra pertanto essere stata presa e a spingere per l’abbandono dell’ipotesi del bando della compagnia cinese ha concorso la stessa Pechino, che proprio due settimane fa aveva ammonito Parigi, tramite la sua ambasciata, che una tale decisione avrebbe avuto ripercussioni e innescato contromisure del governo contro i principali concorrenti europei: la finlandese Nokia e la svedese Ericsson.

A voler essere maligni non è forse nemmeno un caso che la decisione francese, espressa dalle parole di Bousquet de Florian, siano arrivate a poca distanza dall’annuncio del presidente di Huawei, Liang Hua, della costruzione in

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STORIA

Il mito della “rivoluzione siriana” fabbricato dal Regno Unito

di Thierry Meyssan

Sono trapelati nuovi documenti sull’organizzazione della propaganda britannica contro la Siria, che ci permettono di capire come giornalisti in buona fede abbiano potuto lasciarsi ingannare così a lungo dal mito della “rivoluzione siriana” e perché il Regno Unito si sia ritirato dalla Siria, nonostante il successo dell’operazione.

RETE VOLTAIRE | DAMASCO (SIRIA) | 25 FEBBRAIO 2020

La democrazia presuppone si possa discutere pubblicamente con onestà. La propaganda dovrebbe quindi essere appannaggio dei regimi non-democratici. La storia però ci insegna che la propaganda moderna fu inventata in occasione della prima guerra mondiale da Regno Unito e Stati Uniti e che Unione Sovietica e la Germania ne furono soltanto scialbe imitatrici.

Durante la guerra contro la Siria, Réseau Voltaire ha spesso spiegato che la realtà sul campo non corrispondeva affatto all’immagine che se ne aveva in Occidente. Abbiamo denunciato false prove, fabbricate dai servizi segreti statunitensi, britannici, francesi e turchi per nascondere l’aggressione occidentale e far credere si trattasse di una rivoluzione contro una dittatura.

Il giornalista Ian Cobain ha pubblicato su Middle East Eye documenti ufficiali britannici che fanno luce su come il Regno Unito, che non è più sul campo dal 2018, abbia massicciamente intossicato giornalisti in buona fede e si sia poi ritirato dalla Siria [1]. Già nel 2016 Cobain aveva pubblicato sul Guardian rivelazioni a proposito dell’organizzazione dell’operazione mediatica dell’MI6 [2].

È innanzitutto importante rammentarsi che l’obiettivo dei britannici non coincideva affatto con quello degli alleati statunitensi. Londra ambiva riacquistare l’influenza del periodo coloniale (così come Parigi). Il Regno Unito non ha perciò creduto che l’intenzione degli Stati Uniti fosse distruggere le strutture statali dell’insieme del Medio Oriente Allargato (strategia Rumsfeld/Cebrowski). Per questa ragione Londra ha concepito l’operazione “Primavera araba” sul modello della “Grande Rivolta Araba” di Lawrence d’Arabia (il ruolo dei wahhabiti durante la prima guerra mondiale oggi lo svolgono i Fratelli Mussulmani). La propaganda britannica fu perciò ideata in vista della creazione di una Nuova Siria, riunita attorno alla Confraternita, non già per dividere il Paese, come voleva e continua a volere la CIA.

Gli Occidentali si erano già lasciati convincere che le rivoluzioni in Tunisia, Egitto e Libia fossero reali. Perciò ancor più facile sarebbe stato dar loro a intendere l’esistenza di un quarto scenario operativo.

Alcuni giornalisti in buona fede furono portati da rivoluzionari siriani (in realtà dai servizi segreti turchi e della NATO) in un villaggio siriano, Jabal Al-Zaouia, perché assistessero a raduni dell’Esercito Siriano Libero e li filmassero. Molti si fecero ingannare e credettero a un sollevamento popolare. Quando Daniel Iriarte – che aveva notato sul posto la presenza di combattenti non già siriani, ma libici, agli ordini di Aldelhakim Belhaj e Mehdi al-Harati [3] – denunciò la messinscen sul quotidiano spagnolo ABC, la stampa si rifiutò di ammettere di essere stata manipolata. L’incapacità dei giornalisti di riconoscere i propri errori, anche quando sono dei colleghi a far vacillare le loro

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